prof ssa Paola Avallone Insegnamento diLetteratura Italiana ALFONSO

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prof. ssa Paola Avallone Insegnamento di“Letteratura Italiana” ALFONSO GATTO IL POETA, L’UOMO Unitre Napoli

prof. ssa Paola Avallone Insegnamento di“Letteratura Italiana” ALFONSO GATTO IL POETA, L’UOMO Unitre Napoli -Vomero anno accademico 2018/2019

“Ad Alfonso Gatto, per cui vita e poesia furono un’unica testimonianza d’amore” Eugenio Montale

“Ad Alfonso Gatto, per cui vita e poesia furono un’unica testimonianza d’amore” Eugenio Montale

 «La nostra vita non è un’inezia, la nostra vita non è un’eredità, non

«La nostra vita non è un’inezia, la nostra vita non è un’eredità, non è un patrimonio di cui si possa godere impunemente, è qualche cosa che, giorno per giorno, meritiamo. » da un discorso tenuto al Comune di Salerno, il 10 marzo del 1964, in occasione del suo ritorno dopo trentadue anni di assenza

Sono diventato poeta per avere sempre sentito dietro di me, dalla nascita, altre stanze,

Sono diventato poeta per avere sempre sentito dietro di me, dalla nascita, altre stanze, altri luoghi, altre stagioni in cui ero vissuto…

Salerno, rima d'inverno, o dolcissimo inverno. Salerno, rima d'eterno. A ognuno di questi angoli

Salerno, rima d'inverno, o dolcissimo inverno. Salerno, rima d'eterno. A ognuno di questi angoli nel bianco murario di una Salerno radiosa e sciroccale, nel tepore o nella fredda tramontana dei suoi inverni forse, non sono passato invano.

25 Aprile … il cuore d’improvviso ci apparve in mezzo al petto. da La

25 Aprile … il cuore d’improvviso ci apparve in mezzo al petto. da La storia delle vittime. Poesie della Resistenza 1966

Amore notturno

Amore notturno

Se pensi al giorno del canto all’alta fronte del giorno, se pensi al bianco

Se pensi al giorno del canto all’alta fronte del giorno, se pensi al bianco eterno alla forza degli occhi al grido di tutte le piume, lo stesso pensiero tu guardi il tempo che non è più.

Remoto nel sogno lunare si spalanca un mattino di vette e case limpide argentee

Remoto nel sogno lunare si spalanca un mattino di vette e case limpide argentee sgusciano al cielo in mondi di tenero fiato. da Plenilunio Isola, 1932

Italo Calvino da I mille giardini 1976

Italo Calvino da I mille giardini 1976

La ballata delle donne Quando ci penso, che il tempo è passato, le vecchie

La ballata delle donne Quando ci penso, che il tempo è passato, le vecchie madri che ci hanno portato, poi le ragazze, che furono amore, e poi le mogli e le figlie e le nuore, femmina penso, se penso una gioia: pensarci il maschio, ci penso la noia. Quando ci penso, che il tempo è venuto, la partigiana che qui ha combattuto, quella colpita, ferita una volta, e quella morta, che abbiamo sepolta, femmina penso, se penso la pace… Edoardo Sanguineti

Le sue poesie Isola, Napoli 1932 Morto ai paesi, Modena 1937 Poesie, Milano 1939

Le sue poesie Isola, Napoli 1932 Morto ai paesi, Modena 1937 Poesie, Milano 1939 L'allodola, Milano 1943 La spiaggia dei poveri, Milano 1944 Amore della vita, Milano 1944 La spiaggia dei poveri, Milano 1944 Il sigaro di fuoco. Poesie per bambini, Milano 1945 Il capo sulla neve, Milano 1947 Nuove poesie 1941 -49, Milano 1949 La forza degli occhi, Milano 1954 La madre e la morte, Galatina 1959 Poesie 1929 -41, Milano 1961 Osteria flegrea, Milano 1962 Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, Milano 1963 La storia delle vittime, Milano 1966 Rime di viaggio per la terra dipinta, Milano 1969 Poesie 1929 -69, Milano 1972 Poesie d'amore (1941 -49; 1960 -72), Milano, 1973 Lapide 1975 ed altre cose, Genova, 1976. Desinenze, Milano 1977 Tutte poesie, a cura di Silvio Ramat, Collana Oscar moderni, Milano, 2017

Nella produzione poetica di Alfonso Gatto si possono individuare due fasi diverse tra loro

Nella produzione poetica di Alfonso Gatto si possono individuare due fasi diverse tra loro La prima Alfonso Gatto, Case sul mare è caratterizzata dall’adesione all’Ermetismo ed è poesia allusiva, ricca di simboli e di analogie, piuttosto oscura e non sempre decodificabile. Questa esperienza si conclude con il secondo dopoguerra. La seconda, a partire dalle raccolte Amore della vita e Il capo sulla neve, si ispira ad un sentito impegno civile, più vicina al reale, con una predilezione per il paesaggio, di più agevole lettura.

Poesia da Isola La raccolta comprende liriche composte tra il 1929 e il 1932

Poesia da Isola La raccolta comprende liriche composte tra il 1929 e il 1932 In ogni gioia breve e netta scorgo il mio pericolo. Circolo chiuso ad ogni essere è l’amore che lo regge. Tendo a questo dubbio intero, a un divieto in cui cogliere il sospetto e la lusinga del mio movimento. Universo che mi spazia e m’isola, poesia. Autoritratto - 1949

Isola Or nella solitaria cadenza d’un approdo, svanita la memoria al suo tepore effusa,

Isola Or nella solitaria cadenza d’un approdo, svanita la memoria al suo tepore effusa, esala bianca l’isola la brezza del mio cielo. La lirica è posta a chiusura dell’omonima raccolta

Carri d'autunno Nello spazio lunare pesa il silenzio dei morti. Ai carri eternamente remoti

Carri d'autunno Nello spazio lunare pesa il silenzio dei morti. Ai carri eternamente remoti il cigolìo dei lumi improvvisa perduti e beati villaggi di sonno. Come un tepore troveranno l’alba gli zingari di neve, come un tepore sotto l’ala i nidi. Così lontano a trasparire il mondo ricorda che fu d’erba, una pianura. da Isola

Plenilunio Poesie 1929 -1941 Remoto nel sogno lunare si spalanca un mattino di vette

Plenilunio Poesie 1929 -1941 Remoto nel sogno lunare si spalanca un mattino di vette e case limpide argentee sgusciano al cielo in mondi di tenero fiato. Calore d’esangue notte, all’onda remota dell’aria ai suoi vaghi pensieri l’anima ascolta, passano i lumi alle terrazze, il cielo. . . Il cielo sorge da lontano, riverbera solitario amore di mari morti e sereni. Deserta in vuoto candore al cheto villaggio d’infanzia terra del dolce sogno: azzurri carri di neve salivano ai monti pallidi e la notte era un vano chiamare nell’eco perduta dei morti.

AMICI Poesie 1929 -1941 Abitiamo in una sola piazza, tutti: la notte si parla

AMICI Poesie 1929 -1941 Abitiamo in una sola piazza, tutti: la notte si parla a stanza aperta dai letti. E la città lavata dal cielo la riceviamo nel petto, tra le braccia, come un'amante fresca. Napoli ci bacia: fragorosi cuscini passano alla testa ubriaca. In camicia gridiamo alla bella giornata e mascoloni e spettinati ci facciamo la barba agli specchi dei balconi.

Pensando a mia madre All’alba da Giornale di due inverni 1943 -’ 44 1964

Pensando a mia madre All’alba da Giornale di due inverni 1943 -’ 44 1964 -’ 65 da Amore della vita, 1944 Verrai quassù, ti porterò per mano per una dolce tregua, in un inverno che non conosci, ti dirò: « Milano s'illumina di sera, nell'interno delle sue case ha il vigile tepore dove si parla piano » . Tu sorridi da sempre in questo timido favore d'avere intorno il tremolío dei nidi. Mia madre all’alba non ha colore ma il freddo celesti aurore le porta nel seno, dolci paesi d’albicocca. Alle sue mani la musica degli anni, ascolta come l’oriente sereno indora i mesti inganni del suo sorriso. E d’un palpito ha gli occhi, d’un soffio il suo viso.

Bei monti della sera azzurra è già l'Italia. . . AI MONTI DI TRENTO

Bei monti della sera azzurra è già l'Italia. . . AI MONTI DI TRENTO da Arie e ricordi, 1941 Penso a mia madre sola con la luna nella notte d'ottobre, ancora estiva la brezza muove i suoi capelli, imbruna sulle case d'intorno. . . Così la chiara spera dei monti a lungo ammalia nei pascoli la sera. Odora già l'Italia di polvere e di rose. Era la luna ancora effusa al giorno, mia madre a lungo sul mio capo pose le mani e disse: “Vedi, a noi d'intorno il tempo s'è fermato. . . ” Bei monti della sera azzurro è il mio passato.

A mio padre da La storia delle vittime, 1945 Se mi tornassi questa sera

A mio padre da La storia delle vittime, 1945 Se mi tornassi questa sera accanto lungo la via dove scende l’ombra azzurra già che sembra primavera, per dirti quanto è buio il mondo e come ai nostri sogni in libertà s’accenda di speranze di poveri di cielo, io troverei un pianto da bambino e gli occhi aperti di sorriso, neri come le rondini del mare. Mi basterebbe che tu fossi vivo, un uomo vivo col tuo cuore è un sogno. Ora alla terra è un’ombra la memoria della tua voce che diceva ai figli: «Com’è bella la notte e com’è buona ad amarci così con l’aria in piena fin dentro al sonno» . Tu vedevi il mondo nel plenilunio sporgere a quel cielo, gli uomini incamminati verso l’alba.

San Liberatore Poesie 1929 -1941 Dalla nostra casa si vedeva il mare, nel golfo

San Liberatore Poesie 1929 -1941 Dalla nostra casa si vedeva il mare, nel golfo delle montagne. Il paese saliva con le sue scale verdi, tra gli alberi rugginosi ed incatenati, ad un gran terrapieno a picco sulla valle. Lievito d'acque, a sera, tra le canne ed il fogliame: odore d'erbe, aspro e rapido nel vento. A petto largo si fiutava lo spazio come un mare. Si capitava così nella notte: gli uomini lenti appendevano i lumi alle case, ed il paese rimaneva approdato ai banchi umidi. Letto di ferro: nella stanza nuda, odore di sorbe. Travi grosse al soffitto, dal balcone aperto il vasto soffio della terra. Intirizzivo nella mia carne, dormivo ridente ed intero.

Il vicolo della neve E' nella notte d'inverno il pallido azzurro fornaio disegnato di

Il vicolo della neve E' nella notte d'inverno il pallido azzurro fornaio disegnato di vene, la luna a mezzo febbraio, quel parlare di cene. Il vicolo aveva la neve del dolce nome granito, un uomo triste che beve il suo vino appassito. Il vicolo aveva il balcone della puttana smargiassa e quell'odore di nassa di polpo bollito e limone. Il vicolo aveva l'inverno il canto della canaria i numeri rossi del terno l'ultimo palpito d'aria di fresca cantina, d'arancio che torna - oh se torna! - nel grano fiorito della pastiera. da Desinenze, 1977 Il vicolo aveva nel gancio l'insegna contrabbandiera del c'era una volta il lontano racconto del tempo che fu. Straniero, se passi a Salerno in una notte d'inverno di luna a mezzo febbraio, se vedi il bianco fornaio che batte le mani sul tondo di quella faccia cresciuta, ascolta venire dal fondo degli anni la voce perduta. L'odore di menta t'invita, la tavola bianca, la stanza confusa dall'abbondanza. In quell'odore di forno per qualche sera la vita si scalda con le sue mani e quegli accordi lontani del tempo che fu.

La strada che da Vietri a Capodorso a Minori, ad Amalfi sale e scende

La strada che da Vietri a Capodorso a Minori, ad Amalfi sale e scende verso il mare di Conca e di Furore è strada di montagna: vi s'arrende la luce che nel trarla dosso ai suoi spicchi costrutti trova il fiore del lastrico deserto, la ginestra. E l'ombra passa a approfondire il verso dei suoi displuvi, l'onda dei tornanti alle case di vetta: una finestra dai vetri d'alba s'apre per l'oriente alla breva serale. La Costiera d’Amalfi da Rime di viaggio per la terra dipinta 1969 Calma fragranza, il sonno nel riverso meriggio è già l'amore, un frascheggio di pergole di scale e di voci passanti, il fumo di chi vive col suo niente una giornata d'aria.

Inverno a Milano da Il Vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di

Inverno a Milano da Il Vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, 1963 Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole d'inverno tra le nebbie, un ricordo del sole? Come la luna guarda e si lascia guardare. Milano a mezzogiorno è già crepuscolare. E gli alberi anneriti in quel freddo d'argento hanno rami gentili, a tratti passa il vento, un vento senza voce, a poco imbruna. Solo il piccolo sole come una grande luna. Così il Duomo fiorito di grigio e di lichene appare nelle nebbie delle notti serene.

Natale al caffè Florian da Il capo sulla neve, 1949 La nebbia rosa e

Natale al caffè Florian da Il capo sulla neve, 1949 La nebbia rosa e l’aria dei freddi vapori arrugginiti con la sera il fischio del battello che sparve nel largo delle campane. Un triste davanzale, Venezia che abbruna le rose sul grande canale. Cadute le stelle, cadute le rose nel vento che porta il Natale.

Mare in tempesta da Rime di viaggio per la terra dipinta, 1969 Ampio odore

Mare in tempesta da Rime di viaggio per la terra dipinta, 1969 Ampio odore ad ogni nuova alzata dell’onda e delle nuvole, ma il golfo non era più che un’isola stremata, un relitto di ciottoli, lo zolfo dei lampi sdrucciolava su quel verde dirupo da soffitta luminosa. Guardavo all’orizzonte ove si perde la stanca procellaria, dove posa dal ràbido destino che l’incalza. Una croce di legno, era Vervece, il suo scoglio di pietra: nera, scalza, la morte vi bruciava la sua pece.

La luna sul lago da Rime di viaggio per la terra dipinta, 1969 La

La luna sul lago da Rime di viaggio per la terra dipinta, 1969 La luna è lago alla sua bianca rete nella notte che cielo e terra aperti all’aria ne respirano la quiete. Ed io penso alla morte per averti. Sogno di braccia per andar lontano e stupore di credere che il nulla congiunto al tutto sillabi la calma, tu ghirlanda fiorita di fanciulla, io rozzo pescatore con la mano che non ti crede morta e che ti culla.

Le grandi notti d’estate che nulla muove oltre il chiaro filtro dei baci, il

Le grandi notti d’estate che nulla muove oltre il chiaro filtro dei baci, il tuo volto un sogno nelle mie mani. Lontana come i tuoi occhi tu sei venuta dal mare, dal vento che pare l’anima. E baci perdutamente sino a che l’arida bocca come la notte è dischiusa, portata via dal suo soffio. Poesia d’amore da Nuove poesie, 1941 -1949 Tu vivi allora, tu vivi, il sogno ch’esisti è vero. Da quanto t’ho cercata. Ti stringo per dirti che i sogni son belli come il tuo volto, lontani come i tuoi occhi. E il bacio che cerco è l’anima.

Sottovoce da Poesie d’amore, 1941 -1949 1960 -72, 1973 con la mesta sfiducia di

Sottovoce da Poesie d’amore, 1941 -1949 1960 -72, 1973 con la mesta sfiducia di sapere Una sera di nuvole, di freddo e di luce che spiega ad altro il senso che mai giunsi per tempo, che geloso della mia vita, questo vago accordo di te, del tuo passato, almeno vedo il tuo sguardo d’amore al primo di memorie in sordina, sottovoce incontro. di me, di te, poveramente assorti. Ma forse è giusto credere che allora Si resta a volte soli nella veglia tu m’avresti perduto: di un racconto sospeso, allora soli, come un ragazzo che si lascia indietro ignoti l’uno all’altro, ed ora uniti nella paura d’essere felice. dal ricordo che un nulla ci divise. Il rammarico punge, se mi dici: «bastava che quel giorno…» , ti sorrido

Girotondo da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età,

Girotondo da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, 1963 Ho preso tutti i bambini per mano, andiamo in corsa per la città. Alto più alto, nano più nano, evviva la libertà! Il cielo è netto col mare d’intorno, il sole odora di pane croccante e l’acqua è fresca, fragrante, ride alla bocca del giorno. Io sono pazzo di tutti i colori, il rosso è forte come un cazzotto, il verde spilla bibite e fiori, il bianco a sacchi di neve e brina ride al pagliaccio che s’infarina. Ho preso tutti i bambini per mano, ho preso tutti i colori e i pennelli. Tingiamo a nuovo case e ruscelli, le porte i chioschi, la barba al sultano. Ho preso tutte le nuvole a mano tutti i rumori, gli strilli, il baccano. Alto più alto, nano più nano, evviva la libertà!

I quattro mari da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di

I quattro mari da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, 1963 Se il Mar Rosso fosse rosso gli daremmo una vela blu, un vapore bianco di neve. Provate col lapis rosso, provate col lapis blu. Fate un disegno lieve, coloratelo con tutti gli occhi, con l’album sui ginocchi davanti al balcone, con tutta la luce addosso, il gran mare rosso come il sole, rosso come una bandiera, come la maglia del ciclista rosso, rosso come l’anguria che vi spacca la bocca, rosso come la rabbia rosso come la sabbia, rosso come scocca il toro che s’infuria… Se il Mar Nero fosse nero sarebbe un cimitero di pesci e di carbone. Forse solo un barcone moverebbe il rostro su quel mare d’inchiostro, lustro come un ombrello gonfio come un budello. Apparirebbe la luna gialla come un cero gialla come una duna sopra il grigio emisfero. Se il Mar Nero fosse nero sarebbe in Africa con tutti i negri e li terrebbe testoni allegri sul suo pancione nero. Se il Mar Giallo fosse giallo prenderemmo a secchi il mare per bollire la polenta. Griderebbe di luce il gallo, la gallina arcicontenta di quell’uovo suo frullato nella tazza della Cina. Se il Mar Bianco fosse bianco con la neve bianca addosso sarebbe vecchio di tutti gli anni, sarebbe il porto di tutti i porti: una bandiera di straccio rosso, uno sbrendolo di panni sopra un veliero di morti. Lasciate il foglio bianco, disegnate una croce nera. Vedete, è questo il mare del Polo dove non scende mai la sera, dove ognuno è solo, l’uomo, l’orso, la foca, il cielo… E bianco è tutto il vostro foglio ove ogni segno scompare, ove resta solo il cielo così sereno, così spoglio, come un mare che sogna nel mare.

La partita di calcio da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini

La partita di calcio da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, 1963 Boccaccio era il portiere, il gran portiere giallo della squadra del quartiere. Stava all’erta come un gallo sulla porta del campetto alla periferia. Diceva: "Qua sul petto, ed ogni palla è mia". Ma quel giorno, chi lo sa, sbuca di qua sbuca di là - Boccaccio attento! - pa pa la palla è in rete. "Ma va, ma va, Boccaccio, è uno". Attento, di qua di là, passa non passa, tira. Boccaccio si rigira; si tuffa - passerà? "Qui non passa nessuno", ma la palla è nel sacco. E son due. Lo smacco, i fischi, e poi sotto. . . "Salta a pugno, Boccaccio, ma non la vedi dov’è, salta". . . E son tre. E quattro e cinque e sei. - Boccaccio dove sei? E sette e otto e nove e piove con grandine e con tuoni. Quattordici palloni nella rete di Boccaccio poveretto poveraccio, bianco come uno straccio col berretto da fantino ubriaco senza vino. Quanti fischi! e poi "cretino", "pastafrolla", "posapiano", "tappabuchi", "moscardino!" Oh, quel povero Boccaccio nella furia del baccano si strappava i suoi capelli e la folla dai cancelli gridava: "Ancora, ancora". Tutti tutti, ad uno si strappò capelli e baffi e poi schiaffi sopra schiaffi si ridette per lezione. Restò lì con la sua testa tonda, liscia come palla. "Oh, son quindici con questa - gli gridò dietro la folla tappabuchi, pastafrolla vai a guardia d’un portone!" E difatti il buon Boccaccio col berretto e col gallone, mani pronte e spazzolone, oggi è a guardia d’un portone dove passano persone che fermare egli non può, dieci venti cento e più.

Ogni uomo è stato un bambino da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per

Ogni uomo è stato un bambino da Il vaporetto. Poesie, fiabe, rime, ballate per i bambini di ogni età, 1963 Ogni uomo è stato un bambino pensate – un bel bambino. Ora ha i baffi, la barba, il naso rosso, si sgarba per nulla… Ed era grazioso ridente arioso come una nube nel cielo turchino. Ogni uomo è stato un monello pensate – un libero uccello tra alberi case colori. Ora è solo un signore fra tanti signori, e non vola, e non bigia la scuola. Sa tutto e si consola con una vecchia parola: «l. O SONO. » Chi è? Ditelo voi, bambini ignari che camminate con un sol piede sui binari; e scrivete “abbasso tutti gli uomini brutti” col gesso e col carbone sul muro del cantone. Ditelo voi, bambini. EGLI È… «…un gallo chioccio che fa coccodè!» .