SPECIALMENTE AUTISMO prof ssa G Armillotta prof ssa

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SPECIAL-MENTE AUTISMO prof. ssa G. Armillotta, prof. ssa L. Rendiniello 1

SPECIAL-MENTE AUTISMO prof. ssa G. Armillotta, prof. ssa L. Rendiniello 1

Cos'è l'autismo Con il termine “Autismo” vengono comunemente definite alcune sindromi di natura neurobiologica

Cos'è l'autismo Con il termine “Autismo” vengono comunemente definite alcune sindromi di natura neurobiologica raggruppate sotto la categoria dei Disturbi dello Spettro Autistico (ASD). L’eziologia dell’autismo rimane nella maggioranza dei casi sconosciuta e, ad oggi, non esistono cure risolutive: con l’autismo si nasce e con l’autismo si vive tutta la vita. Esso rientra nei disturbi mentali ed è indicato con la sigla ICD 10 dall’OMS. Prima del 2013 gli neuropsichiatri avevano più etichette per classificare l’autismo: autismo non ulteriormente specificato, autismo ad alto funzionamento, Sindrome di Asperger, ecc. Ecco che , si è sentita l’esigenza di coniare il termine di Spettro Autistico che mette insieme più aspetti dell’autismo con caratteristiche diverse.

In breve: l’Autismo è un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo. E’ un disturbo del sistema

In breve: l’Autismo è un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo. E’ un disturbo del sistema nervoso centrale quindi di natura organica. Non è una malattia, ma una sindrome, cioè una serie di sintomi, ossia segni osservabili. E’ un disordine dello sviluppo, non una malattia mentale I soggetti affetti da sindrome autistica presentano un funzionamento mentale atipico, disomogeneo a cui si può accompagnare un ritardo mentale. 3

L’intervento rivolto alle persone con Spettro Autistico deve essere teso a capire il loro

L’intervento rivolto alle persone con Spettro Autistico deve essere teso a capire il loro “funzionamento”, ossia come funzionano quando sono sollecitate dall’ambiente circostante. Il funzionamento deve aiutarci a capire il comportamento della persona e i suoi bisogni. Solo se si punta sul funzionamento si può migliorare la qualità della loro vita. Non si può curare l’Autismo, ma si può lavorare sul funzionamento per costruire potenzialità più costruttive.

 Classificazioni OMS Classificazione Internazionale delle malattie” (ICD, 1970) (ICD-10 è la decima revisione

Classificazioni OMS Classificazione Internazionale delle malattie” (ICD, 1970) (ICD-10 è la decima revisione di ICD adottata nel 1990 dall’Assemblea Mondiale della Sanità (WHA) ed è in vigore dal 1 Gennaio 1993). Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap” (ICIDH, 1980). Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, ICF (2001) Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, ICF – CY (2007) Versione dell’ICF per bambini e adolescenti

ICF ICF, CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL FUNZIONAMENTO E DELLA SALUTE. DALLA PROSPETTIVA SANITARIA ALLA PROSPETTIVA

ICF ICF, CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL FUNZIONAMENTO E DELLA SALUTE. DALLA PROSPETTIVA SANITARIA ALLA PROSPETTIVA BIO-PSICO-SOCIALE DISABILITÀ = RISULTANTE DELLA CONDIZIONE DI SALUTE IN UN AMBIENTE SFAVOREVOLE IL MODELLO DI SALUTE E DI DISABILITÀ ICF È UN MODELLO BIOPSICOSOCIALE CHE COINVOLGE TUTTI GLI AMBITI DI INTERVENTO DELLE POLITICHE PUBBLICHE ED IN PARTICOLARE LE POLITICHE DI WELFARE, LA SALUTE, L’EDUCAZIONE, IL LAVORO

Autismo ad alto funzionamento Gli epidemologi sostengono che c’è una parte della popolazione che

Autismo ad alto funzionamento Gli epidemologi sostengono che c’è una parte della popolazione che oltre allo S. A. ha anche una Disabilità Intellettiva. S. A. e D. I. possono avere diversi gradi (lieve, medio, e grave). Inoltre lo S. A. si può associare alla Iperattività, S. A. , D. I. e Iperattività o ancora S. Asperger e alto funzionamento. Le persone con autismo ad alto funzionamento non devono essere considerati geni, ma persone con capacità intellettive entro la norma.

Il funzionamento La ricerca sostiene che il funzionamento di bambini con spettro autistico se

Il funzionamento La ricerca sostiene che il funzionamento di bambini con spettro autistico se sottoposti ad apprendimento per prove ed errori senza mediazione sociale apprendono più velocemente rispetto ad un bambino normale; se l’apprendimento ha una mediazione sociale esso si abbassa. Infatti, se al bambino autistico si chiede di guardare l’insegnante mentre disegna sulla lavagna (apprendimento per imitazione) e gli si chiede di imitarlo, lui non lo fa. Se invece, gli si fa vedere un video ( video modelling) dove l’insegnante disegna lui mostra interesse, lo imita e quindi apprende. Questo accade perché nel primo caso l’insegnante è animato, mentre nel secondo caso l’insegnante è inanimato.

Allora, l’autismo ad alto funzionamento non ha disturbi di apprendimento. In particolare, se non

Allora, l’autismo ad alto funzionamento non ha disturbi di apprendimento. In particolare, se non c’è mediazione sociale l’apprendimento è più veloce. Se c’è mediazione sociale l’apprendimento diventa più lento.

COME SI MANIFESTA L’Autismo è una disabilità complessa e colpisce il soggetto nel suo

COME SI MANIFESTA L’Autismo è una disabilità complessa e colpisce il soggetto nel suo modo: di comunicare: è incapace di appropriarsi di quei codici che servono nella comunicazione verbale e non verbale di socializzare: è seriamente compromessa la sua capacità di interazione sociale, di condividere con l’altro emozioni, interessi e di acquisire stili di comportamenti insiti nel gruppo di appartenenza. nel comportamento: sono presenti movimenti, gesti, azioni che, sia per la loro frequenza che per la scarsa aderenza con il contesto, assumono la caratteristica di comportamenti bizzarri. 10

In particolare ricordiamo: Atteggiamento selettivo: non riuscire a gestire la frustrazione. Esempio dei soldatini.

In particolare ricordiamo: Atteggiamento selettivo: non riuscire a gestire la frustrazione. Esempio dei soldatini. Stereotipia: comportamento non finalizzato ripetuto. Il comportamento diventa stereotipia per chi lo osserva, ma necessario per l’autistico perché lo fa stare bene Autolesionismo: atteggiamenti violenti verso se stessi più difficili da correggere

Il metodo A. B. A. ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis (tradotto in

Il metodo A. B. A. ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis (tradotto in italiano con Analisi Comportamentale Applicata) ed è la scienza applicata che deriva dalla scienza di base conosciuta come Analisi del Comportamento (Skinner, 1953).

Il metodo A. B. A. Ci sono tre componenti per avere una terapia ABA

Il metodo A. B. A. Ci sono tre componenti per avere una terapia ABA che devono lavorare insieme: il team, il programma e gli esercizi, ed essi devono lavorare insieme per un periodo, circa due anni, o più a lungo. Le persone sono: un analista comportamentale, i terapisti, la famiglia e generalmente (ma non all'inizio) lo staff scolastico. L'analista comportamentale, generalmente chiamato consultant, è responsabile delle altre componenti del team, del programma e della sua messa in pratica L’intervento deve essere: precoce, partendo dai due anni di età, perché sia più efficace deve essere strutturato a casa, a scuola ed essere intensivo

A. B. A. Modificare il comportamento inadeguato Insegnare competenze

A. B. A. Modificare il comportamento inadeguato Insegnare competenze

I comportamenti problema sono comportamenti di intensità e durata che mettono a rischio la

I comportamenti problema sono comportamenti di intensità e durata che mettono a rischio la persona. Essi possono essere: Autolesionismo Aggressione violenta Distruzione di cose Crisi o capricci Autostimolazioni Il comportamento problema dipende dal contesto in cui si verifica.

Valutazione del comportamento Per valutare il comportamento bisogna: 1. Identificare le caratteristiche del comportamento

Valutazione del comportamento Per valutare il comportamento bisogna: 1. Identificare le caratteristiche del comportamento problema (assessment) non quelle della persona che lo manifesta 2. valutare le caratteristiche del comportamento problema in relazione alle variabili ambientali e di contesto 3. sulla scorta delle prime due scegliere l’intervento da attuare in funzione della diagnosi del problema

Skinner definisce il comportamento “operante” quando opera sull’ambiente. Segnale Comportamento Conseguenza è lo stimolo

Skinner definisce il comportamento “operante” quando opera sull’ambiente. Segnale Comportamento Conseguenza è lo stimolo o l’evento ambientale che determina il comportamento Qualcosa che la persona mette in atto che può essere definita Stimolo che segue l’emissione del comportamento. Un esempio è il rinforzo. Si hanno due tipi di rinforzo: positivo e negativo

Rinforzo positivo Stimolo Risposta Srinforzo + Esempio: la palla sta sull’armadio (Stimolo), mamma mi

Rinforzo positivo Stimolo Risposta Srinforzo + Esempio: la palla sta sull’armadio (Stimolo), mamma mi prendi la palla (Risposta), la mamma consegna la palla ( rinforzo +).

Rinforzo negativo Stimolo avversativo Risposta Srinforzo – Ad Alessio viene chiesto di fare un

Rinforzo negativo Stimolo avversativo Risposta Srinforzo – Ad Alessio viene chiesto di fare un compito di matematica (Stimolo avversativo), Alessio non vuole farlo (Risposta), la mamma gli propone un puzzle (rinforzo negativo perché in questo modo rinforza la risposta a non fare il compito di matematica).

I disturbi del comportamento hanno sempre una motivazione. Per cui è necessaria un’analisi funzionale

I disturbi del comportamento hanno sempre una motivazione. Per cui è necessaria un’analisi funzionale descrittiva del comportamento che preveda: 1. Elencare i comportamenti che non vanno bene 2. Decidere su quali lavorare 3. Lavorare su un problema alla volta 4. Osservare e registrare il comportamento dal momento in cui compare fino a quando scompare 5. Individuare la funzione del comportamento (ottenere attenzione, ottenere oggetti e/o attività) 6. Intervento che prevede la sostituzione del comportamento inadeguato con quello comunicativo adeguato 7. Valorizzazione del comportamento positivo ( rinforzo)

La prosocialità La prosocialità è l'insieme di quei comportamenti che, senza la ricerca di

La prosocialità La prosocialità è l'insieme di quei comportamenti che, senza la ricerca di ricompense esterne, estrinseche o materiali, favoriscono altre persone o gruppi, secondo i criteri di questi, o mete sociali obiettivamente positive e che aumentano la probabilità di generare una reciprocità positiva di qualità e solidale nelle relazioni interpersonali o sociali conseguenti, salvaguardando l'identità, la creatività e l'iniziativa degli individui o gruppi implicati. ” (Roche 1991).

Cosa significa essere prosociali Essere "prosociale" significa possedere una serie di abilità sociali e

Cosa significa essere prosociali Essere "prosociale" significa possedere una serie di abilità sociali e personali complesse, quali: la comunicazione, l'autocontrollo, l‘empatia, la buona stima di sé, l‘ affermatività, il problem solving che permettono alla persona di "vivere bene con sé e con gli altri".

Quando un’azione si può considerare prosociale Perché un'azione si possa considerare prosociale, il ricevente

Quando un’azione si può considerare prosociale Perché un'azione si possa considerare prosociale, il ricevente della stessa deve inoltre accettarla, approvarla ed esserne soddisfatto. Questo tipo di comportamento aumenta le probabilità di generare una reciprocità positiva e solidale nelle relazioni interpersonali o sociali successive, migliorando l'identità, la creatività, l'iniziativa positiva e l'unità delle persone o dei gruppi implicati.

I benefici di un’azione prosociale in individui con spettro autistico L'azione prosociale riduce la

I benefici di un’azione prosociale in individui con spettro autistico L'azione prosociale riduce la violenza e l'aggressività, e permette di promuovere l'acquisizione di competenze sociali quali la comprensione degli altri, l'assistenza, la promozione e lo sviluppo altrui, la valorizzazione della diversità, la solidarietà. Ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel fronteggiamento dello stress o della rabbia: la persona abituata a realizzare condotte prosociali, riuscirà a controllare in modo più efficace l'ansia. Migliora l'autostima e rinforza la positività dello stato d'animo

Bambini con spettro autistico educati alla prosocialità sono maggiormente in grado, in una interazione

Bambini con spettro autistico educati alla prosocialità sono maggiormente in grado, in una interazione comunicativa, di: dare informazioni e richiedere il feedback di collaborare con il proprio interlocutore per la soluzione del problema e nell'ambito di una discussione di gruppo di produrre un numero maggiore di soluzioni alternative

“ IL BAMBINO CON AUTISMO DIVENTA ADULTO” : DAL PEI AL PROGETTO DI VITA

“ IL BAMBINO CON AUTISMO DIVENTA ADULTO” : DAL PEI AL PROGETTO DI VITA

COSA VUOL DIRE OCCUPARSI DI AUTISMO Prendersi dura di un soggetto con autismo significa

COSA VUOL DIRE OCCUPARSI DI AUTISMO Prendersi dura di un soggetto con autismo significa intraprendere un percorso che lo accompagnerà in ogni momento e per tutta la vita. Per fare ciò sono indispensabili: Diagnosi precoce effettuata dall’èquipe multidisciplinare Valutazione che permetta di capire il livello di sviluppo del soggetto nelle diverse aree (autonomia, relazione, comunicazione, ecc. ) P. E. I. basato su strategie educative cognitivocomportamentali condivise da tutti in ogni contesto e nel rispetto delle motivazioni, peculiarità e potenzialità della persona con autismo. Progetto di vita una presa in carico globale e duratura della “persona” nel rispetto dei suoi diritti, necessità e potenzialità 27

LA NORMALE DIVERSITA’ Con la Convezione delle Nazioni Unite del 2006 sui diritti delle

LA NORMALE DIVERSITA’ Con la Convezione delle Nazioni Unite del 2006 sui diritti delle persone con Disabilità è stato sottolineato come la disabilità non sia nella persona stessa, ma il risultato dell’interazione fra il soggetto e l’ambiente in cui vive. E’ una sorta di rovesciamento di paradigma: curare il territorio per curare le persone, andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona con il fine ultimo di rendere la realtà della disabilità una delle tante che interagisce con altre realtà.

Ogni persona in qualunque momento della sua vita può trovarsi in condizioni di salute

Ogni persona in qualunque momento della sua vita può trovarsi in condizioni di salute che, in un ambiente ostacolante, divengono disabilità. In un contesto che facilita l’inclusione e la partecipazione sociale ognuno può avere spazio e senso.

IL PROGETTO DI VITA Questo comporta un approccio mentale aperto al cambiamento e al

IL PROGETTO DI VITA Questo comporta un approccio mentale aperto al cambiamento e al superamento di un’ottica d’intervento centrata sulla relazione duale “operatore/utente”, promuovendo le diverse dimensione della salute, intesa non come assenza di malattia macome stato di benessere biopsico-sociale, per accedere ad una visione progettuale e di lungo termine: il progetto di vita. Il progetto di vita non è solo il luogo della conoscenza e della programmazione di attività o opportunità formative: è prima di tutto il luogo della possibilità, dell’immaginazione, qualcuno direbbe della “creatività”. Come tale riguarda tutti i contesti in cui ogni persona, con disabilità o meno, vive.

INTEGRAZIONE ED INCLUSIONE SOCIALE Includere vuol dire offrire l’opportunità di essere cittadini a tutti

INTEGRAZIONE ED INCLUSIONE SOCIALE Includere vuol dire offrire l’opportunità di essere cittadini a tutti gli effetti, vuol dire spostare il focus di analisi ed intervento dalla persona al contesto, per individuare gli ostacoli e operare per la loro rimozione. L’obiettivo principale si focalizza sulla promozione di condizioni di vita dignitose e un sistema di relazioni soddisfacenti in modo che persone che presentano difficoltà nella propria autonomia personale e sociale possano sentirsi parte di comunità e di contesti relazionali dove poter agire, scegliere, giocare e vedere riconosciuto il proprio ruolo e la propria identità.

Il primo compito dell’educatore è promuovere il benessere della persona aiutandola a realizzare un

Il primo compito dell’educatore è promuovere il benessere della persona aiutandola a realizzare un proprio progetto di vita tenendo conto delle sue potenzialità. Ogni persona è educabile se messa nelle condizioni giuste di apprendere. Nel progetto di vita cambia la posizione dell’insegnante che assume un ruolo paritario con la persona con disabilità per condurlo all’acquisizione di quelle abilità trasversali che gli faranno fare scelte di vita Ecco che un buon piano educativo deve sfociare in un “progetto di vita”, che consente di pensare all’allievo come persona che cresce, che può, nella sua disabilità, diventare adulto (Ianes, Celi, Cramerotti, 2003).

FORMAZIONE PROFESSIONALE • Formazione professionale sinergia con gli Enti Territoriali in • Profili professionali

FORMAZIONE PROFESSIONALE • Formazione professionale sinergia con gli Enti Territoriali in • Profili professionali specifici • Attività formative e occupazionali in laboratorio • Percorsi formativi artistici

CORPO E MOVIMENTO Il corpo è il mezzo e il mediatore della conoscenza e

CORPO E MOVIMENTO Il corpo è il mezzo e il mediatore della conoscenza e la corporeità è l’elemento unificante di tutte le possibilità espressive, conoscitive e relazionali e mezzo/contesto per risvegliare i potenziali comunicativi, in qualsiasi situazione esistenziale. (P. Moliterni, didattiche e scienze motorie, Armando editore, Roma, 2013)

L’obiettivo è costruire un sistema per riuscire a costituire un approccio con persone in

L’obiettivo è costruire un sistema per riuscire a costituire un approccio con persone in situazione di disabilità attraverso la costruzione di uno sfondo su cui proiettare e produrre le attività educativa e didattica. Il corpo può essere “ un organizzatore di mediazioni” Con la danza teatrale c’è stato il progressivo sviluppo di un linguaggio articolato del corpo intessuto con elementi di creatività, valorizzando la conoscenza e l’intelligenza motoria pratica. Molti dei metodi più efficaci per insegnare la musica tentano di integrare voce, mani e corpo.

In questo contesto il Musical come il teatro facilitano l’inclusione. Essi, infatti servono a

In questo contesto il Musical come il teatro facilitano l’inclusione. Essi, infatti servono a diffondere una cultura dell’integrazione e dell’inclusione sociale con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di offrire a tutti l’opportunità di essere protagonisti e di assumere un ruolo attivo nella società.

INDICATORI PER L’INCLUSIONE Produrre politiche inclusive : Sviluppare pratiche 1 Sviluppare la scuola per

INDICATORI PER L’INCLUSIONE Produrre politiche inclusive : Sviluppare pratiche 1 Sviluppare la scuola per tutti 1 Coordinare l’apprendimento 2 Organizzare il sostegno alla 2 Mobilitare risorse diversità creare culture inclusive: 1 Costruire comunità 2 Affermare valori inclusivi

Le persone che seguono percorsi formativi integrati oltre ad avere acquisito nuove abilità e

Le persone che seguono percorsi formativi integrati oltre ad avere acquisito nuove abilità e tecniche specifiche hanno ottenuto significati progressi relativamente all’aspetto cognitivo, si è potuto riscontrare un notevole aumento delle capacità attentive e di concentrazione. Le attività proposte hanno promosso lo sviluppo del pensiero creativo e delle capacità immaginative, superando le problematiche legate alla rigidità cognitiva e incrementando le abilità di problem solving.

Le attività basate sulla recitazione, danza e la musica che culminano nel Musical valorizzano

Le attività basate sulla recitazione, danza e la musica che culminano nel Musical valorizzano il pensiero creativo e le potenzialità interpretative ed espressive attraverso un impegno cognitivo che favorisce la padronanza dei sentimenti e delle azioni offrendo l’opportunità di interagire in un processo ricco di forme artistiche in un contesto inclusivo, sviluppando la prosocialità attraverso l’educazione al rispetto alla collaborazione e cooperazione, offrendo a tutti la possibilità di esprimere il proprio talento.

I percorsi artistici integrati sviluppano coeducazione intesa come imparare a vivere nell’interazione umana. A

I percorsi artistici integrati sviluppano coeducazione intesa come imparare a vivere nell’interazione umana. A spingere verso la coeducazione nel gruppo eterogeneo non sono fattori solo di ordine socioculturali, ma ragioni pedagogiche in cui la cultura della differenza va verso la cultura della reciprocità e la cultura della reciprocità diventa cultura dell’incontro.

Terapia Multisistemica in Acqua Cos’è La TMA è una terapia che utilizza l’acqua come

Terapia Multisistemica in Acqua Cos’è La TMA è una terapia che utilizza l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, capace di spingere il soggetto con disturbi della comunicazione, autismo ad una relazione significativa. La TMA è multisistemica perché valuta ed interviene sui diversi sistemi funzionali del bambino, ossia sul sistema relazionale, cognitivo, comportamentale, emotivo, senso-motorio e motivazionale. La TMA utilizza le tecniche natatorie come veicolo per raggiungere obiettivi terapeutici e attuare il processo di socializzazione e integrazione con il gruppo dei pari.

Gli ideatori Il metodo è stato ideato ed elaborato in Italia, da tre psicologi,

Gli ideatori Il metodo è stato ideato ed elaborato in Italia, da tre psicologi, i dottori Caputo Giovanni, Maietta Paolo e Ippolito Giovanni. Questo tipo di intervento realizzato presso piscine pubbliche, favorisce l’integrazione sociale. Infatti, i bambini diversamente abili frequentano i corsi di nuoto con i loro coetanei supportati da un operatore (formato sul metodo e periodicamente supervisionato). Come si applica Attraverso la pianificazione di un intervento individualizzato fondato sul rapporto di empatia tra bambino e operatore e finalizzato alla riduzione dei sintomi e alla modificazione delle capacità comunicative.

La gestione dei comportamenti quando diventano un “problema”

La gestione dei comportamenti quando diventano un “problema”

I COMPORTAMENTI PROBLEMA I comportamenti problema sono comportamenti di intensità, frequenza o durata tali

I COMPORTAMENTI PROBLEMA I comportamenti problema sono comportamenti di intensità, frequenza o durata tali da mettere in pericolo la sicurezza fisica della persona o degli altri, o comportamenti che limitano seriamente l’accesso della persona ad attività, servizi ed esperienze comuni (Gavidia, Payne e Hudson 2003)

La funzione comunicativa dei comportamenti problema Ogni comportamento problema implica uno scopo. Occorre, quindi,

La funzione comunicativa dei comportamenti problema Ogni comportamento problema implica uno scopo. Occorre, quindi, domandarsi sempre perché la persona manifesta comportamenti problematici.

ANALISI FUNZIONALE (A) ANTECEDENTI (B) COMPORTAMENTO (C) CONSEGUENZE

ANALISI FUNZIONALE (A) ANTECEDENTI (B) COMPORTAMENTO (C) CONSEGUENZE

ANALISI FUNZIONALE DEL COMPORTAMENTO q Registrazione dell’episodio Target q Trascrizione nella griglia ABC (Antecedente

ANALISI FUNZIONALE DEL COMPORTAMENTO q Registrazione dell’episodio Target q Trascrizione nella griglia ABC (Antecedente – Comportamento – Conseguente ) q Individuazione delle variabili funzionali

VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI ANTECEDENTI q Stato fisico della persona q. Stato affettivo-emotivo del soggetto

VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI ANTECEDENTI q Stato fisico della persona q. Stato affettivo-emotivo del soggetto q Stato cognitivo del soggetto q Relazione con gli altri significativi attualmente presenti q Relazione più allargata a livello di gruppo q. Contesto

Dal fornaio con la mamma (A) Maria dice “mamma voglio la pizza” (B) La

Dal fornaio con la mamma (A) Maria dice “mamma voglio la pizza” (B) La mamma risponde: no tra poco andiamo a casa e devi mangiare (C) L a mamma risponde no tra Maria alza il tono della poco andiamo a casa e devi voce: ho fame voglio la pranzare. pizza bianca La mamma dice: ho detto di no. Il fornaio dice: “Signora gliene taglio solo un pezzetto, è calda. ”(A) Maria piange, grida , si butta a terra e dice: “ Voglio la pizza, ho detto che ho fame” La mamma guarda il fornaio e dice: “ Solo per questa volta te la prendo, visto che hai tanta fame” Maria smette di piangere e si alza da terra La mamma prende la pizza dal fornaio e la consegna a Maria La mamma prende la pizza Maria mangia la pizza dal fornaio e la consegna a Maria La mamma completa la spesa dal fornaio

INTERVENTO q. Si può intervenire sull’antecedente cercando di evitare le situazioni ad alto rischio

INTERVENTO q. Si può intervenire sull’antecedente cercando di evitare le situazioni ad alto rischio q. Agendo sulle conseguenze si modificano le risposte dell’ambiente che hanno un effetto rinforzante L’intervento deve essere individualizzato e comprensivo che indirizzi tutte le aree evolutive. Gli obiettivi devono seguire una sequenza evolutiva ed essere funzionali all’inserimento dell’individuo in un contesto sociale appropriato (casa, scuola, lavoro).