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Dipartimento di Scienze Umane Percorso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le

Dipartimento di Scienze Umane Percorso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità Insegnamento Didattica speciale: Approccio metacognitivo e cooperativo A. A. 2016/2017 Approccio metacognitivo 11/12 novembre 2017 Prof. Domenico Milito 1

Indice - L’apprendimento - La metacognizione - La didattica metacognitiva: approccio, scopo, ottica e

Indice - L’apprendimento - La metacognizione - La didattica metacognitiva: approccio, scopo, ottica e ruolo del docente - Gli elementi costitutivi della didattica metacognitiva: Livelli - Caratteristiche positive dell’approccio metacognitivo - Strategie di autoregolazione comportamentale - Modelli esplicativi nello studio della metacognizione - La didattica metacognitiva per gli allievi con BES Prof. Domenico Milito 2

L’apprendimento - Non è un fatto puramente individualistico - È un processo intersoggettivo nel

L’apprendimento - Non è un fatto puramente individualistico - È un processo intersoggettivo nel quale il docente: a) favorisce la costruzione delle strutture cognitive b) fa scoprire la progressiva possibilità di aggregare i quadri concettuali ricavati dall’esperienza all’interno di repertori via più formali, che permettono, poi, a ciascun allievo di apprendere Prof. Domenico Milito

L’apprendimento Avviene nella misura in cui gi elementi di base sono in movimento: -

L’apprendimento Avviene nella misura in cui gi elementi di base sono in movimento: - gli input efficaci incidono sull’azione - l’azione si modifica positivamente, si concretizza e riesce a produrre risultati - i risultati ritornano, diventano nuovi input La consapevolezza dell’alunno agisce e incide sulle successive azioni in un continuo anello ricorsivo Prof. Domenico Milito 4

La metacognizione Avvio dei principali studi relativi alla metacognizione nell’ambito della Psicologia cognitiva –

La metacognizione Avvio dei principali studi relativi alla metacognizione nell’ambito della Psicologia cognitiva – fine anni ‘ 70 applicata all’educativa Prof. Domenico Milito 5

Svolta della ricerca: dall’analisi dei processi cognitivi indispensabili per l’apprendimento allo studio delle modalità

Svolta della ricerca: dall’analisi dei processi cognitivi indispensabili per l’apprendimento allo studio delle modalità che portano alla consapevolezza, nel soggetto, dei processi mentali posti in essere Prof. Domenico Milito 6

Modelli esplicativi funzionali a evidenziare le variabili cognitive, motivazionali, personali e situazionali che condizionano

Modelli esplicativi funzionali a evidenziare le variabili cognitive, motivazionali, personali e situazionali che condizionano la riflessione sui processi di apprendimento Prof. Domenico Milito 7

Ampliamento del concetto d metacognizione: dalla consapevolezza del soggetto circa i propri processi cognitivi

Ampliamento del concetto d metacognizione: dalla consapevolezza del soggetto circa i propri processi cognitivi (conoscenza cognitiva) all’attività di controllo esercitata sui processi stessi (processi metacognitivi di controllo) Prof. Domenico Milito 8

Le ricerche sui processi metacognitivi hanno fatto registrare interessanti ricadute, in termini applicativi in

Le ricerche sui processi metacognitivi hanno fatto registrare interessanti ricadute, in termini applicativi in campo didattico Prof. Domenico Milito 9

L’efficacia della didattica metacognitiva è stata verificata in diversi ambiti: qla lettura e la

L’efficacia della didattica metacognitiva è stata verificata in diversi ambiti: qla lettura e la comprensione del testo qla matematica qla scrittura ql’iperattività con disturbi di attenzione qle difficoltà di apprendimento qil ritardo mentale lieve Prof. Domenico Milito 10

La metacognizione Approccio metodologico che si riferisce fondamentalmente a: q Conoscenza metacognitiva (consapevolezza del

La metacognizione Approccio metodologico che si riferisce fondamentalmente a: q Conoscenza metacognitiva (consapevolezza del soggetto rispetto ai propri processi cognitivi) q Processi metacognitivi di controllo (consapevolezza del soggetto rispetto all’attività di controllo esercitata sui suddetti processi) 11 Prof. Domenico Milito

a) Conoscenza metacognitiva È riconducibile alle idee che una persona sviluppa sul suo funzionamento

a) Conoscenza metacognitiva È riconducibile alle idee che una persona sviluppa sul suo funzionamento mentale, includendo impressioni, intuizioni, nozioni, sentimenti, autopercezioni (C. Cornoldi) Prof. Domenico Milito 12

b) Processi metacognitivi di controllo Riguardano la capacità di verificare l’andamento della propria attività

b) Processi metacognitivi di controllo Riguardano la capacità di verificare l’andamento della propria attività mentale e di mettere in atto particolari strategie di controllo Prof. Domenico Milito 13

Una didattica per operazioni mentali q Rovescia il tradizionale approccio che parte dai contenuti

Una didattica per operazioni mentali q Rovescia il tradizionale approccio che parte dai contenuti rigidamente separati q Pone al centro l’apprendimento del soggetto Prof. Domenico Milito

La didattica metacognitiva È efficace per: Øaffinamento di competenze trasversali (attenzione, memoria, metodo di

La didattica metacognitiva È efficace per: Øaffinamento di competenze trasversali (attenzione, memoria, metodo di studio) Øapprendimento di abilità prettamente curricolari, (lettura e comprensione del testo, matematica, scrittura) Prof. Domenico Milito 15

L’approccio metacognitivo Consente agli insegnanti di non separare i necessari interventi di recupero o

L’approccio metacognitivo Consente agli insegnanti di non separare i necessari interventi di recupero o sostegno individualizzato dalla didattica normale rivolta all’intera classe Tale approccio: Øsi fonda su un comune riferimento metodologico (la metacognizione e le strategie cognitive) Ø utilizza una serie di collegamenti operativi tra insegnamento normale e speciale e tra gli alunni (tecniche di insegnamento reciproco, apprendimento cooperativo, tutoring) Prof. Domenico Milito 16

Che cos’è la didattica metacognitiva? È un filone di didattica speciale che riguarda l’autoregolazione

Che cos’è la didattica metacognitiva? È un filone di didattica speciale che riguarda l’autoregolazione consapevole nell’apprendimento L’attenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi nuovi per “insegnare come fare a …”, quanto a formare quelle abilità mentali superiori di autoregolazione che vanno al di là dei “semplici” processi cognitivi primari (es. : leggere, calcolare, ricordare, etc. ). Prof. Domenico Milito 17

Andare oltre la cognizione significa innanzitutto sviluppare nell’alunno la consapevolezza di quello che sta

Andare oltre la cognizione significa innanzitutto sviluppare nell’alunno la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo e in quali condizioni L’approccio metacognitivo forma la capacità di essere il più possibile “gestori” dei propri processi cognitivi, dirigendoli attivamente con proprie valutazioni e indicazioni operative Prof. Domenico Milito 18

Scopo della didattica metacognitiva Offrire agli allievi opportunità di imparare a: q interpretare, organizzare

Scopo della didattica metacognitiva Offrire agli allievi opportunità di imparare a: q interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente q sviluppare la capacità di riflettere su tali processi per diventare sempre più autonomi nell’affrontare situazioni nuove Prof. Domenico Milito 19

La didattica metacognitiva ha dimostrato la sua efficacia per: - l’affinamento di competenze trasversali

La didattica metacognitiva ha dimostrato la sua efficacia per: - l’affinamento di competenze trasversali (attenzione, memoria, metodo di studio) - l’apprendimento di abilità più prettamente curricolari, (lettura e comprensione del testo, matematica, scrittura) Prof. Domenico Milito

Ottica del docente Non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi nuovi per

Ottica del docente Non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi nuovi per “imparare a fare”, bensì a formare quelle abilità mentali sovraordinate che vanno al di là dei semplici processi primari (es. : leggere, scrivere, ricordare) Prof. Domenico Milito 21

Ruolo del docente L'approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale al docente: facilitatore di cambiamenti

Ruolo del docente L'approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale al docente: facilitatore di cambiamenti strutturali negli alunni, a prescindere dalla compensazione di particolari comportamenti, da singole abilità e specifiche competenze, L’obiettivo è coinvolgere direttamente la struttura dei processi mentali 22 Prof. Domenico Milito

Idea di fondo Ogni forma di disabilità pone alla ricerca scientifica il problema di

Idea di fondo Ogni forma di disabilità pone alla ricerca scientifica il problema di esperire e validare forme sempre nuove di intervento orientate a migliorare la qualità dell’integrazione e dell’inclusione * Milito D. , Belsito F. , Strategie metodologiche per l’integrazione e l’inclusione, Anicia, Roma, 2014 23 Prof. Domenico Milito

Gli elementi costitutivi della didattica metacognitiva La didattica metacognitiva interviene su quattro livelli diversi

Gli elementi costitutivi della didattica metacognitiva La didattica metacognitiva interviene su quattro livelli diversi che rappresentano altrettante dimensioni ben distinte della metacognizione, anche se strettamente interconnesse: 1° livello: Conoscenze sul funzionamento cognitivo in generale 2° livello: Autoconsapevolezza del proprio funzionamento 3° livello: Uso generalizzato di strategie di autoregolazione cognitiva 4° livello: Variabili psicologiche di mediazione Prof. Domenico Milito 24

1° livello Conoscenze sul funzionamento cognitivo in generale (teoria della mente) Include una serie

1° livello Conoscenze sul funzionamento cognitivo in generale (teoria della mente) Include una serie di conoscenze su come funziona la mente umana L’insegnante fornisce all’alunno informazioni generali, organizzate in una sorta di teoria della mente, rispetto a: - vari processi cognitivi e risolutivi (come funziona la memoria, la soluzione di problemi, lo scrivere, etc. ), - meccanismi che li rendono possibili, - limiti che condizionano le prestazioni mentali, - fenomeni tipici più frequenti Prof. Domenico Milito 25

L’alunno si può rendere conto che, nella mente umana, si svolge una notevole varietà

L’alunno si può rendere conto che, nella mente umana, si svolge una notevole varietà di attività differenti ma interconnesse tra di loro: - immagazzinamento di informazioni - successiva ricerca e recupero - autosservazione delle proprie prestazioni - confronto di queste osservazioni con standard più o meno elevati - emozioni e stati d’animo (paura, ansia, collera, gioia) - sogno, immaginazione, desiderio, dubbio, sospetto - fare piani e progetti concreti - etc. Prof. Domenico Milito 26

2° livello Autoconsapevolezza del proprio funzionamento È il ponte che collega la conoscenza teorica

2° livello Autoconsapevolezza del proprio funzionamento È il ponte che collega la conoscenza teorica sulla mente al suo concreto utilizzo individuale nell’autodirezione dei processi cognitivi È riferita a q introspezione q autoanalisi q autoconsapevolezza di “cosa e come sto pensando, valutando, ricordando” Prof. Domenico Milito 27

Trovarsi contemporaneamente nel ruolo di osservatore e di osservato non è certo una situazione

Trovarsi contemporaneamente nel ruolo di osservatore e di osservato non è certo una situazione semplice dal punto di vista psicologico È fondamentale, perciò, il ruolo del feedback sociale positivo che l’adulto deve fornire sulle prestazioni dell’alunno L’analisi guidata e sistematica degli errori commessi, ma anche delle situazioni affrontate e risolte positivamente, è un’ottima occasione per far crescere nell’alunno la consapevolezza di cosa non ha funzionato in lui, o viceversa Prof. Domenico Milito 28

3° livello Uso generalizzato di strategie di autoregolazione cognitiva Scopo Autodirigere attivamente e deliberatamente

3° livello Uso generalizzato di strategie di autoregolazione cognitiva Scopo Autodirigere attivamente e deliberatamente i propri processi cognitivi e comportamentali L’alunno q dirige consapevolmente e attivamente se stesso q governa lo svolgersi dei propri processi cognitivi Prof. Domenico Milito 29

Autoregolazione di un processo attraverso l’attivazione di apposite fasi: 1. fissarsi un chiaro obiettivo

Autoregolazione di un processo attraverso l’attivazione di apposite fasi: 1. fissarsi un chiaro obiettivo di funzionalità ottimale del processo 2. darsi delle istruzioni, suggerimenti o aiuti per svolgere concretamente le operazioni tipiche del processo (es. : annotare su un foglio di ripetere mentalmente cinque volte la lista di parole che dovranno essere poi rievocate) 3. osservare l’andamento del processo, raccogliere dati sui risultati prodotti e renderli disponibili per una successiva valutazione 4. confrontare questi dati prodotti con gli obiettivi e gli standard che nella prima fase si erano fissati 5. valutare come positivo lo svolgimento delle varie operazioni richieste se il confronto ha dato esiti positivi, oppure, in caso contrario, valutare come negativo e insoddisfacente il proprio operato Prof. Domenico Milito 30

Affrontare in modo metacognitivo una situazione di problem solving Fasi: 1. Riconoscere che la

Affrontare in modo metacognitivo una situazione di problem solving Fasi: 1. Riconoscere che la situazione da affrontare è di problem solving e non, ad esempio, di memorizzazione di sequenze ordinate o di applicazione routinaria di regole già apprese 2. Ricordare che nel problem solving sono di norma attivate funzioni psicologiche quali la definizione oggettiva e realistica delle caratteristiche e richieste del problema, la creatività e il pensiero divergente nella fase di brainstorming e di “invenzione” di varie ipotesi di soluzione, la valutazione razionale dei vantaggi/costi delle varie ipotesi, la scelta dell’azione, l’esecuzione dell’azione stessa, 31 etc. Prof. Domenico Milito

3. Ricordare come si dovrebbero svolgere queste attività specifiche, soprattutto nella loro sequenza, che

3. Ricordare come si dovrebbero svolgere queste attività specifiche, soprattutto nella loro sequenza, che deve seguire quell’ordine particolare che costituisce il “metodo” tipico del problem solving 4. Essere eventualmente consapevole che egli stesso incontra delle difficoltà nella sequenza di attività di problem solving: ad esempio, è troppo impulsivo nella fase di brainstorming 5. Darsi degli aiuti concreti che lo guidino nello svolgimento corretto del problem solving 6. Osservare i propri progressi sia nella soluzione del problema che nell’applicazione delle strategie di aiuto che ha deciso di utilizzare Prof. Domenico Milito 32

Processi metacognitivi di controllo: Cornoldi (1990) - Problematizzazione (rendersi conto del fatto che esiste

Processi metacognitivi di controllo: Cornoldi (1990) - Problematizzazione (rendersi conto del fatto che esiste un problema) - Comprensione e definizione del problema-compito (valutarne la difficoltà) - Collegamento di quel particolare compito ad altri simili già affrontati - Attivazione delle conoscenze precedenti implicate in quel tipo di compito - Integrazione delle varie informazioni provenienti da fonti diverse - Definizione dei livelli di prestazione e soluzione attesi - Generazione delle alternative per la soluzione del problema - Esame delle alternative e decisione rispetto alle azioni da compiere - Applicazione del piano strategico di soluzione che è stato scelto - Inibizione delle alternative che per il momento non si vogliono attivare Prof. Domenico Milito 33

Processi metacognitivi di controllo: Cornoldi (1990) - Raccolta e valutazione dei feedback (automonitoraggio) -

Processi metacognitivi di controllo: Cornoldi (1990) - Raccolta e valutazione dei feedback (automonitoraggio) - Valutazione della distanza dalla soluzione - Aggiustamenti del piano che si sta seguendo - Decisione di quando è opportuno sospendere l’esecuzione del piano - Valutazione dei risultati finali - Autovalutazione e autorinforzamento - Spiegazione di un eventuale insuccesso e corretta attribuzione di cause - Decisione di riprovare o predisporre un piano strategico alternativo Prof. Domenico Milito 34

Processi metacognitivi di controllo: Nisbet e Shucksmith (1986) Ritengono che le strategie potrebbero essere

Processi metacognitivi di controllo: Nisbet e Shucksmith (1986) Ritengono che le strategie potrebbero essere organizzate globalmente in modo gerarchico su tre livelli, da quelle più generali a quelle specifiche I tre livelli: - Primo livello: strategia centrale - Secondo livello: macrostrategie - Terzo livello: microstrategie 35 Prof. Domenico Milito

- Primo livello: strategia centrale Stile globale di approccio ai compiti di apprendimento nel

- Primo livello: strategia centrale Stile globale di approccio ai compiti di apprendimento nel senso della planfulness (Brown, 1974) , cioè della disposizione mentale dell’alunno a fare pian sistematici e consapevoli di approccio ai vari compiti, in stretta relazione con fattori motivazionali, di atteggiamento e di livello intellettivo generale 36 Prof. Domenico Milito

- Secondo livello: macrostrategie Processi metacognitivi di controllo come il monitoraggio, la verifica, la

- Secondo livello: macrostrategie Processi metacognitivi di controllo come il monitoraggio, la verifica, la revisione e l’autovalutazione. Si tratta di strategie molto generalizzabili, che migliorano con l’età e con l’esperienza e che si possono insegnare, anche se con una certa difficoltà, agli alunni con deficit intellettivi 37 Prof. Domenico Milito

- Terzo livello: microstrategie Consistono nel rivolgersi particolari domande e nel pianificare le proprie

- Terzo livello: microstrategie Consistono nel rivolgersi particolari domande e nel pianificare le proprie azioni in un ambito specifico ben definito. Dovrebbero essere strategie più legate a un tipo specifico di compito (es. : come si fa la divisione a due cifre, come si scrive un testo argomentativo) 38 Prof. Domenico Milito

Attività di controllo metacognitivo: Brown (1980) La Brown, nell’analisi delle strategie cognitive utilizzate nella

Attività di controllo metacognitivo: Brown (1980) La Brown, nell’analisi delle strategie cognitive utilizzate nella comprensione di un testo scritto, individua le seguenti attività di controllo metacognitivo: - Rendere ben chiari ed espliciti gli obiettivi di ciò che si sta facendo (il perché si legge un brano) - Identificare gli aspetti del testo che sono più importanti - Distribuire l’attenzione in modo che sia concentrata sui contenuti principali piuttosto che sui dettagli % Prof. Domenico Milito 39

-Monitorare continuamente le attività di lettura per rendersi conto se effettivamente si sta comprendendo

-Monitorare continuamente le attività di lettura per rendersi conto se effettivamente si sta comprendendo appieno il significato del testo - Verificare, attraverso domande rivolte a se stessi, se si stanno raggiungendo gli obiettivi inizialmente definiti nella comprensione - Prendere misure correttive se ci sono problemi nella comprensione - Riprendere velocemente l’attenzione dopo interruzioni o distrazioni Prof. Domenico Milito 40

Processi metacognitivi di controllo sulla propria prestazione di lettura: Garner (1987) Abilità di comprensione

Processi metacognitivi di controllo sulla propria prestazione di lettura: Garner (1987) Abilità di comprensione del testo scritto: 1. Essere consapevoli che il leggere non è soltanto il pronunciare ad alta voce e in modo fluido le parole che si vedono scritte, ma è principalmente per comprenderne a fondo il significato 2. Riconoscere il livello di importanza delle varie informazioni contenute in un brano % Prof. Domenico Milito 41

3. Riconoscere e reagire attivamente a eventuali incongruenze di significato 4. Avere un approccio

3. Riconoscere e reagire attivamente a eventuali incongruenze di significato 4. Avere un approccio differenziato ai vari testi, in funzione delle loro rispettive caratteristiche 5. Valutare le relative difficoltà e la comprensibilità delle varie parti di un testo e prestare un’attenzione differenziata 6. Riconoscere l’importanza di alcune strategie attive per il miglioramento della comprensione (es. : fare previsioni su cosa accadrà più avanti nel racconto) % Prof. Domenico Milito 42

7. Comprendere le differenze tra tipi diversi di testo e tra parti dello stesso

7. Comprendere le differenze tra tipi diversi di testo e tra parti dello stesso testo, nonché conoscere il ruolo indicatore di alcuni elementi grafici tipici (il neretto, i livelli dei sottotitoli, etc. ) 8. Utilizzare sistematicamente le conoscenze che già si posseggono per riattivare una rete di dati che permetterà una migliore comprensione delle nuove informazioni Prof. Domenico Milito 43

Strategie di controllo metacognitivo: Derry (1990) Tre categorie utili nello studio e nell’apprendimento autogestito

Strategie di controllo metacognitivo: Derry (1990) Tre categorie utili nello studio e nell’apprendimento autogestito 1. Strategie per l’acquisizione di conoscenze di base legate ai contenuti (strategie di comprensione e strategie di memorizzazione): - focalizzazione dell’attenzione e cioè uso strategico dell’attenzione selettiva per contrastare la tendenza alla distrazione (es. : sottolineare le informazioni importanti) - costruzione di schemi che organizzano l’informazione (es. : grafici e figure, diagrammi a forma di mappe cognitive o reti) a beneficio sia della comprensione concettuale sia del successivo ricordo % Prof. Domenico Milito 44

- strategie di anticipazione su ciò che probabilmente verrà detto dall’insegnante o sarà letto

- strategie di anticipazione su ciò che probabilmente verrà detto dall’insegnante o sarà letto nel libro - monitoraggio continuo dell’avvenuta comprensione, con immediata consapevolezza della perdita di significato e relativa richiesta di chiarificazione o aiuto (es. : rivolgersi frequentemente domande di verifica sulla comprensione oppure fermarsi ogni tanto nella lettura, prendere appunti e fare dei piccoli riassunti % Prof. Domenico Milito 45

- strategie di collegamento e di elaborazione originale delle nuove informazioni attraverso le quali

- strategie di collegamento e di elaborazione originale delle nuove informazioni attraverso le quali esse siano messe in relazione significativa conoscenze precedentemente apprese e ben ricordate, anche attraverso immagini, collegamenti logici o qualsiasi altra tattica che riesca a connettere in modo sicuro il nuovo materiale ad altre informazioni già stabilmente immagazzinate nella memoria a lungo termine e di facile accesso e recupero Prof. Domenico Milito 46

2. Strategie per il perfezionamento dei livelli di competenza raggiunti Queste strategie puntano a

2. Strategie per il perfezionamento dei livelli di competenza raggiunti Queste strategie puntano a un affinamento delle abilità acquisite, attraverso, se possibile, un’analisi approfondita degli schemi concettuali che costituiscono l’essenza interna di un’abilità (si pensi ai concetti matematici e logici su cui si fonda l’operazione della divisione) Prof. Domenico Milito 47

3. Strategie per potenziare la motivazione In questa categoria vengono ricordate le seguenti strategie:

3. Strategie per potenziare la motivazione In questa categoria vengono ricordate le seguenti strategie: - ridurre la complessità di un compito suddividendolo in parti più accessibili - autorinforzarsi sistematicamente anche per piccoli passi compiuti in direzione della meta finale Prof. Domenico Milito 48

Strategie di autoregolazione cognitiva: Ianes (1990) Utili nella prassi didattica ed educativa: problem solving

Strategie di autoregolazione cognitiva: Ianes (1990) Utili nella prassi didattica ed educativa: problem solving eplanning- programmazione di una sequenza di azioni Prof. Domenico Milito 49

Problem solving L’allievo si trova a fronteggiare una situazione per lui nuova, che non

Problem solving L’allievo si trova a fronteggiare una situazione per lui nuova, che non può risolvere con le consuete modalità e che perciò gli richiede lo sforzo creativo di scoprire una nuova e più adatta soluzione attraverso un procedimento paziente di prove ed errori oppure con un’intuizione improvvisa che, riorganizzando tutti gli elementi del campo, gli “faccia vedere” la soluzione 50 Prof. Domenico Milito

Fasi: 1. definire il problema, in cosa consiste cioè l’ostacolo all’azione abituale e quale

Fasi: 1. definire il problema, in cosa consiste cioè l’ostacolo all’azione abituale e quale sarà l’obiettivo da raggiungere; 2. pensare una gamma di ipotesi di soluzione il più possibile ampia, attivando al massimo la creatività (brainstorming); 3. valutare razionalmente i pro e i contro di ogni ipotesi immaginata e definirne la “fattibilità” (”abbiamo tutto quello che ci serve? ”) e la probabilità di successo; % 51 Prof. Domenico Milito

4. scegliere l’ipotesi di soluzione probabilmente più efficace, sulla base delle suddette valutazioni 5.

4. scegliere l’ipotesi di soluzione probabilmente più efficace, sulla base delle suddette valutazioni 5. applicare concretamente questo tentativo di soluzione 6. verificarne gli esiti; in caso positivo continuare l’applicazione, in caso negativo ricominciare da capo il processo di problem solving 52 Prof. Domenico Milito

Planning- programmazione di una sequenza di azioni L’alunno programma una sequenza stabile di azioni,

Planning- programmazione di una sequenza di azioni L’alunno programma una sequenza stabile di azioni, aiutandosi a svolgerla regolarmente senza ometterne nessuna componente Operazioni di planning: 1. Definire chiaramente l’obiettivo o il risultato voluto e la sequenza di operazioni che devono essere fatte; 2. Attivare la prima azione 3. Controllare la corretta esecuzione della prima azione 4. Attivare la seconda azione 5. Controllare la corretta esecuzione della seconda azione e così via per l’intera sequenza di azioni 6. Eseguire l’ultima azione, riconoscere che è l’ultima e verificare se il risultato concretamente ottenuto risponde all’obiettivo inizialmente 53 fissato Prof. Domenico Milito

Tecniche per l’uso del problem solving e del planning Insegnamento dell’autoistruzione verbale (Whitman, 1990)

Tecniche per l’uso del problem solving e del planning Insegnamento dell’autoistruzione verbale (Whitman, 1990) L’insegnante q pronuncia le istruzioni per svolgere le varie fasi (che effettivamente esegue lui stesso, ponendosi come modello sia delle strategie di autoistruzione verbale, sia delle azioni richieste dal compito) q riduce sempre di più il suo aiuto, finchè è soltanto l’alunno a parlare, a voce alta, suggerendosi l’operazione che deve fare in quella fase Prof. Domenico Milito 54

4° livello: Variabili psicologiche di mediazione a) b) c) d) Locus of control e

4° livello: Variabili psicologiche di mediazione a) b) c) d) Locus of control e stili di attribuzione Senso di autoefficacia Autostima Motivazione Prof. Domenico Milito 55

a) Locus of control e stili di attribuzione Indica il luogo dove l’alunno ritiene

a) Locus of control e stili di attribuzione Indica il luogo dove l’alunno ritiene si trovino i fattori responsabili di quello che gli accade, nel bene e nel male, e cioè dove siano le cause dei successi e degli insuccessi L’intervento più appropriato è quello di dare all’alunno un senso di controllo positivo, almeno su alcuni settori della sua vita Prof. Domenico Milito 56

b) Senso di autoefficacia È la convinzione delle proprie capacità di raggiungere il successo

b) Senso di autoefficacia È la convinzione delle proprie capacità di raggiungere il successo nell’esecuzione di un compito, e cioè il senso di “potercela fare” Il senso personale di autoefficacia è costituito dall’interazione di un’infinità di fattori (Bandura, 1996), ma risente molto dell’atteggiamento ottimistico dell’insegnante che trasmette fiducia, una sorta di empowerment psicologico (trasmissione di forza) È essenziale, comunque, una programmazione didattica basata sul successo, che sia concretamente in grado di garantire all’alunno esperienze vere di efficacia, su cui gli sia possibile rimodellare le proprie percezioni personali, che, in molti casi di alunni con difficoltà di apprendimento, sfiorano il totale senso di impotenza e le caratteristiche cliniche della depressione Prof. Domenico Milito 57

c) Autostima È il complesso di giudizi di valore e sentimenti che proviamo nei

c) Autostima È il complesso di giudizi di valore e sentimenti che proviamo nei confronti dei molti aspetti della propria personalità È essenziale operare didatticamente secondo il principio della “speciale normalità” Atteggiamenti e materiali il più possibile uguali a quelli dei compagni, proprio per trasmettere il senso positivo e valorizzante dell’ essere considerato come tutti gli altri 58 Prof. Domenico Milito

d) Motivazione È strettamente legata all’autostima: se l’allievo ha una buona autostima e un’aspettativa

d) Motivazione È strettamente legata all’autostima: se l’allievo ha una buona autostima e un’aspettativa di successo da un lato potrà sviluppare una maggiore motivazione, dall’altro si troverà a percepire una condizione di competenza e autoefficacia ottimali per affrontare i compiti proposti Prof. Domenico Milito 59

Può essere: Intrinseca: svolgere un’attività perchè è gratificante per se stessa; Estrinseca: impegnarsi in

Può essere: Intrinseca: svolgere un’attività perchè è gratificante per se stessa; Estrinseca: impegnarsi in particolari compiti in relazione alla possibilità di conseguire gratificazioni o rinforzi esterni Prof. Domenico Milito 60

Le inteconnessioni tra le varie dimensioni metacognitive I quattro livelli metacognitivi: 1° livello: Conoscenze

Le inteconnessioni tra le varie dimensioni metacognitive I quattro livelli metacognitivi: 1° livello: Conoscenze sul funzionamento cognitivo in generale 2° livello: Autoconsapevolezza del proprio funzionamento 3° livello: Uso generalizzato di strategie di autoregolazione cognitiva 4° livello: Variabili psicologiche di mediazione costituiscono altrettante dimensioni di analisi e di lavoro didatticoeducativo da attivare e far funzionare in modo integrato e interconnesso 61 Prof. Domenico Milito

Risultati e punti di forza di un insegnamento metacognitivo Dalle numerose ricerche effettuate sull’utilità

Risultati e punti di forza di un insegnamento metacognitivo Dalle numerose ricerche effettuate sull’utilità dell’approccio metacognitivo nel ritardo mentale emergono i seguenti punti di forza: - il linguaggio, che svolge u ruolo importantissimo nello sviluppo dell’autoregolazione nel ritardo mentale; - forme di autoconsapevolezza non verbale dei propri processi cognitivi/comportamentali - insegnamento e uso di meccanismi e strategie di autoregolazione che utilizzano mezzi visivi (es. : figure, fotografie, sequenze di disegni, etc. ) Prof. Domenico Milito 62

Caratteristiche positive dell’approccio metacognitivo 1. Adattabilità: sapersi orientare autonomamente attraverso un continuo automonitoraggio e

Caratteristiche positive dell’approccio metacognitivo 1. Adattabilità: sapersi orientare autonomamente attraverso un continuo automonitoraggio e controllo dell’esito delle proprie azioni rispetto agli obiettivi inizialmente definiti 2. Obiettività dell’analisi della situazione problematica che l’alunno deve affrontare: importanza di una raccolta completa di dati oggettivi e dell’analisi razionale dei vari fattori coinvolti nel problema % Prof. Domenico Milito 63

3. Autoconsapevolezza: l’alunno deve osservarsi attentamente, cogliere vari aspetti di sé, diventarne ben consapevole,

3. Autoconsapevolezza: l’alunno deve osservarsi attentamente, cogliere vari aspetti di sé, diventarne ben consapevole, elaborare conoscenze precise sul proprio funzionamento, sui punti di forza, sui deficit e sulle proprie particolarità 4. Centralità dell’allievo che apprende 5. Attenzione ai materiali e agli stimoli speciali 6. Linguaggio 7. Apprendimento cooperativo e tutoring 64 Prof. Domenico Milito

Strategie di autoregolazione comportamentale 1. Creazione di ambienti facilitanti 2. Routine e strutturazione dei

Strategie di autoregolazione comportamentale 1. Creazione di ambienti facilitanti 2. Routine e strutturazione dei tempi di lavoro 3. Sviluppo diretto e strutturato di competenze “antagoniste” ai comportamenti problema Prof. Domenico Milito 65

1. Creazione di ambienti facilitanti sia dal punto di vista degli spazi e delle

1. Creazione di ambienti facilitanti sia dal punto di vista degli spazi e delle attrezzature. Scopo q Aiutare i bambini a produrre comportamenti prosociali e positivi q Evitare situazioni che favoriscano comportamenti problema 66 Prof. Domenico Milito

2. Routine e strutturazione dei tempi di lavoro Scopo q Evitare che un bambino

2. Routine e strutturazione dei tempi di lavoro Scopo q Evitare che un bambino con problemi di comportamento possa essere disorganizzato e cogliere con difficoltà i segnali che l’insegnante gli manda rispetto ai comportamenti che si attende da lui q. Strutturare nella classe molte routine chiare, ricorsive e prevedibili, note e ben codificate Prof. Domenico Milito 67

3. Sviluppo diretto e strutturato di competenze antagoniste ai comportamenti problema Scopo Strutturare un

3. Sviluppo diretto e strutturato di competenze antagoniste ai comportamenti problema Scopo Strutturare un buon lavoro di sviluppo di competenze interpersonali e prosociali, giacchè sul versante dell’autocontrollo emotivo (collera e abilità interpersonali), dell’autoregolazione dei processi attentivi, di pianificazione delle proprie azioni e di problem solving, una delle caratteristiche più evidenti di un bambino con problemi di comportamento è la sua difficoltà relazionale con gli altri, spesso vissuta con ansia, rabbia o evitamento, che può diventare anche isolamento o aggressione Prof. Domenico Milito 68

Strategie “calde” di autocontrollo Classi di competenze antagoniste ai problemi di comportamento: - capacità

Strategie “calde” di autocontrollo Classi di competenze antagoniste ai problemi di comportamento: - capacità di interagire con gli altri - capacità di esprimere positivamente le proprie emozioni Prof. Domenico Milito 69

Strategie “fredde” di autocontrollo Dialogo interno/autoistruzioni verbali, che l’alunno usa per osservare il suo

Strategie “fredde” di autocontrollo Dialogo interno/autoistruzioni verbali, che l’alunno usa per osservare il suo comportamento e dirigerlo conseguentemente verso obiettivi di adeguata funzionalità Autoregolazione dei processi attentivi e di pensiero che consentono all’alunno di apprendere e partecipare alla vita scolastica Prof. Domenico Milito 70

Modelli esplicativi nello studio della metacognizione 1. Modello di Flavell e Wellmann 2. Modello

Modelli esplicativi nello studio della metacognizione 1. Modello di Flavell e Wellmann 2. Modello della Brown 3. Modello di Borkowski e collaboratori 4. Modello di Cornoldi e collaboratori Prof. Domenico Milito 71

1. Modello di Flavell e Wellmann Mette in evidenza la necessità, per l’individuo, di

1. Modello di Flavell e Wellmann Mette in evidenza la necessità, per l’individuo, di padroneggiare quattro tipologie principali di informazioni per sviluppare una conoscenza metacognitiva su: - attributi personali; - caratteristiche del compito; - strategie impiegabili per affrontarlo; - condizioni nelle quali deve essere effettuato il compito Limite del modello: non spiega come le persone collegano le diverse 72 conoscenze metacognitive Prof. Domenico Milito

2. Modello della Brown q. Intende la metacognizione come il controllo dei processi q.

2. Modello della Brown q. Intende la metacognizione come il controllo dei processi q. Propone una precisa analisi di questi meccanismi Aspetti che condizionano il controllo metacognitivo: üRendersi conto dell’esistenza di un problema; üSaper predire la propria prestazione; üPianificare l’attività cognitiva; üRegistrare e guidare l’attività cognitiva in relazione agli obiettivi Prof. Domenico Milito 73

3. Modello di Borkowski e collaboratori Mette in evidenza una serie di caratteristiche cognitive,

3. Modello di Borkowski e collaboratori Mette in evidenza una serie di caratteristiche cognitive, motivazionali, personali e situazionali (cerca di delineare le caratteristiche di quello che gli autori chiamano un “buon elaboratore di informazioni”): • conoscere un ampio numero di strategie di apprendimento; • capire quando, in quali contesti e perché queste strategie sono importanti; • selezionare le strategie ed effettuare con attenzione il monitoraggio sulle stesse; % Prof. Domenico Milito 74

 • credere che le capacità mentali possano crescere; • essere intrinsecamente motivato, orientato

• credere che le capacità mentali possano crescere; • essere intrinsecamente motivato, orientato sul compito e fissare obiettivi di padronanza; • non temere il fallimento, • possedere molteplici e concrete immagini di “possibili Sé”; • possedere conoscenze approfondite di molti argomenti ed avere un rapido accesso a queste conoscenze Prof. Domenico Milito 75

4. Modello di Cornoldi e collaboratori Distingue - conoscenza metacognitiva di base (atteggiamento metacognitivo):

4. Modello di Cornoldi e collaboratori Distingue - conoscenza metacognitiva di base (atteggiamento metacognitivo): riguarda la generale propensione a riflettere sulla natura della propria attività cognitiva e a riconoscere la possibilità di utilizzarla ed estenderla; - processi cognitivi di controllo: si concretizzano nella scelta, applicazione e valutazione delle strategie adeguate alla soluzione di un qualsiasi compito di natura mentale 76 Prof. Domenico Milito

I diversi modelli esplicativi nello studio delle competenze metacognitive Considerano fondamentali variabili di tipo

I diversi modelli esplicativi nello studio delle competenze metacognitive Considerano fondamentali variabili di tipo Øcognitivo Øemotivo-motivazionali Prof. Domenico Milito 77

Variabili di tipo cognitivo La teoria della mente può essere assimilata ad una sorta

Variabili di tipo cognitivo La teoria della mente può essere assimilata ad una sorta di sensibilità metacognitiva, che porta i bambini ad attribuire stati mentali a se stessi e agli altri In seguito diventano fondamentali le strategie cognitive, attraverso le quali gli allievi migliorano le loro capacità di risolvere compiti di apprendimento 78 Prof. Domenico Milito

Variabili di tipo emotivo-motivazionali - Stili di attribuzione (locus of control) - Percezione di

Variabili di tipo emotivo-motivazionali - Stili di attribuzione (locus of control) - Percezione di autoefficacia - Autostima - Motivazione Prof. Domenico Milito 79

La didattica metacognitiva per gli allievi con bisogni educativi speciali 1. Sviluppo della teoria

La didattica metacognitiva per gli allievi con bisogni educativi speciali 1. Sviluppo della teoria della mente per bambini autistici 2. Promozione dell’impiego delle strategie di memoria 3. Utilizzo di strategie di autoregolazione Prof. Domenico Milito 80

1. Sviluppo della teoria della mente per bambini autistici Solo recentemente si è cominciata

1. Sviluppo della teoria della mente per bambini autistici Solo recentemente si è cominciata ad indagare la possibilità di far apprendere ai bambini autistici a leggere la mente e si è tentato di verificare l’efficacia di tale impostazione metodologica Prof. Domenico Milito 81

È stato elaborato da Howlin et alii un Programma di intervento ispirato ai principi

È stato elaborato da Howlin et alii un Programma di intervento ispirato ai principi della teoria della mente, che prevede l’insegnamento progressivo degli stati mentali in tre aree: - Emozioni - Sistema delle credenze e delle false credenze -Gioco simbolico, con particolare riferimento al gioco di finzione Prof. Domenico Milito 82

2. Promozione dell’impiego delle strategie di memoria Da vari anni si sta sperimentando un

2. Promozione dell’impiego delle strategie di memoria Da vari anni si sta sperimentando un programma educativo che si indirizza alla promozione della capacità di utilizzare specifiche strategie di memoria Tale curricolo, strutturato per allievi senza particolari deficit cognitivi, propone numerose applicazioni didattiche utilizzabili anche con bambini che presentano bisogni educativi speciali 83 Prof. Domenico Milito

3. Utilizzo di strategie di autoregolazione Mira a rendere l’allievo maggiormente autonomo nella gestione

3. Utilizzo di strategie di autoregolazione Mira a rendere l’allievo maggiormente autonomo nella gestione del proprio processo di apprendimento; capace, cioè, di assumere decisioni pertinenti in relazione alle modalità migliori per affrontare un compito Prof. Domenico Milito 84

Procedure per l’autoregolazione nell’apprendimento Autoistruzione: capacità del soggetto di fornire a se stesso le

Procedure per l’autoregolazione nell’apprendimento Autoistruzione: capacità del soggetto di fornire a se stesso le istruzioni verbali necessarie all’esecuzione di un compito Automonitoraggio: prevede che l’allievo controlli le proprie performance annotando i riscontri delle prestazioni personali e la rispondenza di esse al piano d’azione stabilito Prof. Domenico Milito 85