VITTIMOLOGIA n La vittimologia quella disciplina che studia

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VITTIMOLOGIA n La vittimologia è quella disciplina che studia il comportamento violento dalla parte

VITTIMOLOGIA n La vittimologia è quella disciplina che studia il comportamento violento dalla parte della vittima, ma che non trascura l’autore di reato e il contesto in cui il delitto avviene, quando questo è l’espressione di una costruzione più o meno consapevole, ma non casuale, tra la vittima e il suo carnefice. Include inoltre lo studio delle reciproche, possibili interazioni tra vittima, aggressore, sistemi della giustizia penale, comunicazioni di massa e agenzie di controllo sociale e di aiuto, al fine di giungere a un’esauriente conoscenza e compren sione dei protagonisti del reato, a scopo terapeutico, preventivo e riparatorio.

VITTIMOLOGIA Le due fasi della vittimologia sono n La conoscenza: studio delle interazioni tra

VITTIMOLOGIA Le due fasi della vittimologia sono n La conoscenza: studio delle interazioni tra autore e vittima n L’intervento: che fare per meglio rispondere ai bisogni della vittima (e dell’autore). Definizione di vittima (Risoluzione delle Nazioni Unite n. 40/34 del 29. 11. 1985) «Persona che, individualmente o collettivamente, ha sofferto una lesione, incluso un danno fisico o mentale, sofferenza emotiva, perdita economica o una sostanziale compressione o lesione dei propri diritti fondamentali attraverso atti od omissioni che siano in violazione delle leggi penali operanti all'interno degli Stati membri, incluse le leggi che proibiscono l'abuso di potere criminale» .

VITTIMOLOGIA A proposito del comportamento violento, mi è caro premettere una distin zione tra

VITTIMOLOGIA A proposito del comportamento violento, mi è caro premettere una distin zione tra n comportamento violento = condotta attraverso la quale si manifesta la di struttività umana, l’incapacità di comunicare, l’assenza o la perdita di rapporto significativo con l’altro(a): si tratta quindi di una condotta contro la vita e al servizio della morte; e n comportamento aggressivo = serie di condotte funzionali alla conserva zione e alla tutela dell’individuo e/o della specie: è quindi un movimento ver so la vita e non per la morte.

VITTIMOLOGIA n Il comportamento violento non è solo circoscritto alle manifestazioni estreme dell’uccidersi o

VITTIMOLOGIA n Il comportamento violento non è solo circoscritto alle manifestazioni estreme dell’uccidersi o dell’uccidere, ma con una frequenza infinitamente superiore si manifesta e si disperde in una miriade di espressioni che non toc canoil corpo come tale, bensì il cuore e la mente. Violenza è anche il tramon todella tenerezza e del dialogo, il silenzio scontroso, la rassegnazione, l’indifferenza, la rinuncia, l’abbandono, il dire e il fare intrisi di non rispetto, di rassegnata sfiducia o di sprezzante disistima.

VITTIMOLOGIA Ma non basta. Dal momento che ogni persona è inserita in un sistema

VITTIMOLOGIA Ma non basta. Dal momento che ogni persona è inserita in un sistema di cultura e in una struttura sociale, non si può sottacere il fatto che un’organiz zazione sociale confusiva, anomica e contraddittoria, in cui prevale una cultu ra scissionale, violenta e sadica che premia la legge del più “forte” o del più “furbo”, elide solidarietà e tolleranza, alimenta comportamenti regressivi, va nificail discorso dei limiti e interagisce in maniera negativa e talvolta deva stante sui singoli, alimentandone tratti sadici (“posso farti tutto ciò che vo glio”) o masochisti (“fammi tutto ciò che vuoi”).

VITTIMOLOGIA n La vittima di tutto ciò purtroppo è il protagonista che, nella sua

VITTIMOLOGIA n La vittima di tutto ciò purtroppo è il protagonista che, nella sua soggettivi tà, interessa di meno. È la notizia che interessa, non tanto in se stessa, quanto nella sua capacità di suscitare una reazione e una risonanza emotive nella gen te. Sono il tipo e le modalità di comunicazione che generano più o meno paura e insicurezza, non tanto la gravità del fatto che viene annunciato".

VITTIMOLOGIA Il “bambino traumatizzato”, la “sindrome della sposa battuta”, “vittimizzazioni sul luogo di lavoro”,

VITTIMOLOGIA Il “bambino traumatizzato”, la “sindrome della sposa battuta”, “vittimizzazioni sul luogo di lavoro”, lo “stalking” e il “mobbing” sono alcune delle macro espressioni più note il cui interesse non è circoscritto solo al bambino vio lato, maltrattato e battuto, ma è esteso agli effetti del trauma negli adulti, es sendo il comune denominatore in molti casi costituito da una riedizione e ritualizzazione di un rapporto sado masochistico, che vede sia nel sadico (il carnefice) sia nel masochista (la vittima) due persone che nella ripetizione del loro comportamento ricorrono a meccanismi opposti per gestire e ipercompensare fittiziamente i propri vissuti di autosvalutazione e di mancanza di fiducia in se stessi o applicano comportamenti appresi e derivati da un certo codice sociale e culturale.

VITTIMOLOGIA Un approccio al problema che voglia tracciare linee che aiutino a com prendere

VITTIMOLOGIA Un approccio al problema che voglia tracciare linee che aiutino a com prendere e, di conseguenza, a costruire ipotesi di intervento, è quello di ana lizzare il rapporto che si è venuto a creare tra vittima e carnefice, ricercare (dalla parte dell’autore e della vittima) i motivi che hanno spinto l’autore a scegliere quel dato soggetto piuttosto che un altro, sapere se sia stato sollecita to, provocato o meno dalla sua vittima, magari senza che questa se ne sia resa conto. Questa modalità conoscitiva può offrire un contributo importante non solo alla comprensione del reato commesso, ma anche all’aiuto di chi lo ha subito a capirne il perché e a superare i traumi che ne sono derivati e che ne possono derivare.

VITTIMOLOGIA Reali o presunte che siano, le caratteristiche relazionali e situazionali de vonopertanto essere

VITTIMOLOGIA Reali o presunte che siano, le caratteristiche relazionali e situazionali de vonopertanto essere sempre esplorate per comprendere appieno i ruoli rispet tivamente assunti. Dalla neutralità alla provocazione esiste tutta una serie di variabili e di sfumature che animano e caratterizzano gli scenari di violenza. Il rapporto che lega la vittima al suo carnefice, poi, può produrre addirittura una vera e propria inversione di funzioni, con assunzione da parte della vittima del ruolo di elemento scatenante e determinante l’evento.

VITTIMOLOGIA Caratteristiche situazionali. n Un soggetto, infatti, può diventare criminale o vittima secondo le

VITTIMOLOGIA Caratteristiche situazionali. n Un soggetto, infatti, può diventare criminale o vittima secondo le circostan ze; la vulnerabilità di una persona può derivare dal fatto di risiedere in determi nate aree urbane, in cui elevata è la possibilità di avere contatti con delinquenti. Caratteristiche culturali e sociali. n Minoranze, istituzioni e collettività costituiscono un altro fertile serbatoio che fornisce vittime e carnefici. Esistono poi dei casi in cui la vittimizzazione di un componente è l’espressione di un tipo particolare di cultura che vede la violenza come il modello condiviso e accettato di comunicazione interperso nale. Ne consegue che la vittima e il carnefice possono non avere o avere in sufficiente contezza del significato perverso, trasgressivo e delinquenziale del loro comportamento.

VITTIMOLOGIA Situazioni di conflittualità e ambivalenza autore/vittima. n In una relazione altamente conflittuale, l’autore

VITTIMOLOGIA Situazioni di conflittualità e ambivalenza autore/vittima. n In una relazione altamente conflittuale, l’autore può perdere (o teme o è convinto di perdere o di non possedere) la sua capacità di piacere, la sua ragione di vivere, il suo valore personale, la sua identità sociale e si sente non tanto offeso quanto devalorizzato; soffre di un convincimento più o meno pro fondoe problematizzato di indegnità e di incapacità amorosa e non si sente (più) risarcito nei propri bisogni di rassicurazione e di riconoscimento di sta tus che gli danno il senso del suo esistere. Analoga dinamica può essere ri scontratanella vittima partecipe, quando è la stessa che si propone in maniera molto ambivalente come colei che respinge/rifiuta e, al contempo, cerca/desidera il suo carnefice, per ottenere con la violenza quei rinforzi narcisi sticiche solo il carnefice è, a suo avviso, in grado di fornirle.

VITTIMOLOGIA Il ruolo della vittima, specie nei reati intrafamiliari e in quelli passionali, rappresenta

VITTIMOLOGIA Il ruolo della vittima, specie nei reati intrafamiliari e in quelli passionali, rappresenta un aspetto che non può essere collocato sullo sfondo della storia in cui uno o più personaggi interagiscono tra di loro, fino al tragico esito della stessa. Una delle espressioni più drammatiche e tuttora ampiamente occultate riguardano la violenza intrafamiliare. Le vittime di abusi, di maltrattamenti, di persecuzioni, di aggressioni fino all’omicidio rientrano nei seguenti capitoli di reato: Delitti contro la vita e l’incolumità individuale (omicidio, infanticidio, percosse e lesioni personali): artt. 575 ss. ; Delitti contro la libertà personale (violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, corruzione di minore): artt. 609 bis ss. ; Delitti contro l’assistenza familiare (abuso di mezzi di correzione o disciplina, maltrattamenti): artt. 571 ss. ; Delitti contro la morale familiare (incesto): art. 564.

VITTIMOLOGIA Per quanto riguarda le caratteristiche individuali delle vittime, occorre te nere presente che

VITTIMOLOGIA Per quanto riguarda le caratteristiche individuali delle vittime, occorre te nere presente che caratteristiche biofisiologiche (età e sesso), psicologiche (tratti di personalità) e/o sociali (professione, status, condizioni di vita, situazione economica) possono predisporre certi individui piuttosto che altri a divenire vit time di reato. Un aspetto molto sottolineato dagli psicologi del profondo è quel lo del ruolo giocato dai tratti di personalità della vittima nel conferire significati all’abuso subito. Viene in tal modo spostato l’interesse dello studioso sul dato che si riferisce ai meccanismi mentali organizzatori delle risposte specifiche e individuali al trauma subito (debolezza dell’Io, scarsa validità delle difese, precoce sviluppo istintuale, iperstimolazione libidica, carenze genitoriali, livello di frustrazione eccessivo, momento dello sviluppo in cui il trauma avviene) e alle conseguenze inerenti la definizione del Sé e il tipo di relazione che esso stabili sce con gli oggetti esterni (l’approccio qualitativo).

VITTIMOLOGIA A parte questi e altri tratti di personalità che possono costituirsi in veri

VITTIMOLOGIA A parte questi e altri tratti di personalità che possono costituirsi in veri e propri disturbi di personalità (dipendente e narcisista, ad esempio) talvolta an che gravi (funzionamenti borderline), non si dimentichi la vulnerabilità degli insufficienti mentali nei quali il deficit intellettivo talvolta è primitivo, ma più frequentemente è condizionato da elementi conflittuali reattivi o da carenza di fattori psicopedagogici, nozionistici, culturali e socio ambientali (cc. dd. fatto ri secondari); dei ciclotimici in fase ipomaniacale; degli schizofrenici nella fa se iniziale della loro malattia; degli organici: ognuno di questi pazienti contri buisce in maniera differenziata e specifica alla costruzione del contesto e della situazione vittimologica, giocando ruoli estremamente variabili a seconda del tipo di rapporto che si instaura con l’aggressore o l’induttore. Inoltre, un con tributonon certo indifferente danno soggetti alcool e tossicodipendenti.

VITTIMOLOGIA Nella criminogenesi e criminodinamica dei reati sessuali commessi nell'ambito della famiglia, quando scoperti

VITTIMOLOGIA Nella criminogenesi e criminodinamica dei reati sessuali commessi nell'ambito della famiglia, quando scoperti e perseguiti, di solito compaiono con frequenza significativa fattori sociali di isolamento, disgregazione, promiscuità, bassissimo livello culturale e ambientale, problemi relazionali tra i co niugi, delega di determinate funzioni dalla madre alla figlia, assenza di un si stema di valori coeso (motivazioni interpersonali e sociali).

VITTIMOLOGIA n Nelle vittime si osservano quadri varianti di immaturità, conflitti con la fi

VITTIMOLOGIA n Nelle vittime si osservano quadri varianti di immaturità, conflitti con la fi gura materna, diffusione di identità, cui si può aggiungere un deficit intelletti vo che talvolta è primitivo, ma più frequentemente è condizionato da elementi conflittuali reattivi o da carenza di fattori psicopedagogici, nozionistici, culturali e socio ambientali (cc. dd. fattori secondari). n La «cifra nera» che esiste in tutto il settore della vittimologia non consente altre considerazioni, che possono anche nettamente discostarsi da quelle di cui sopra, se cambiano lo sfondo socio culturale e il contesto relazionale in cui il reato si verifica.

VITTIMOLOGIA Altro tema di importanza fondamentale riguarda la distinzione tra n danno primario e

VITTIMOLOGIA Altro tema di importanza fondamentale riguarda la distinzione tra n danno primario e danno secondario: il primo deriva direttamente dal reato, il secondo deriva dalla risposta informale o formale alla vittimizzazione. Pertanto è fondamentale che la vittima, fin dai primi momenti, non si senta sola. Il senso d’isolamento è ciò che può produrre il maggior danno alla vitti ma (immediatezza dell’intervento); e n danno emotivo e danno economico: molti reati comuni, pur determinan do danni economici piuttosto limitati, possono produrre conseguenze rilevanti a danno della persona offesa: in particolare, alla vittimizzazione seguono spesso insicurezza, collera, paura, vergogna e depressione, le quali possono anche condurre a gravi forme di patologia cronica.

VITTIMOLOGIA n Le conseguenze individuali dell’essere stata vittima si possono distin guere in: vittimizzazione

VITTIMOLOGIA n Le conseguenze individuali dell’essere stata vittima si possono distin guere in: vittimizzazione primaria, diretta conseguenza dell’azione vittimizzante, quali: n evidenti cambiamenti nello stile di vita; riduzione delle attività sociali; cambi di residenza; installazione di sistemi di allarme; telefono sotto controllo; n cambiamento lavorativo e/o scolastico; distorsioni cognitive (pregiudizi e pre concetti di tipo vittimistico persecutorio); pensieri ricorrenti riguardanti l’evento traumatico; paura, angoscia, tensione, rabbia, depressione, sensazione di impotenza; disturbi dell’alimentazione, del sonno e somatizzazioni di vario genere; inizio o incremento dell’abuso di sostanze alcooliche e del fumo; pen sieri di morte; tentativi di suicidio; avversione sessuale, impotenza, frigidità; e

VITTIMOLOGIA vittimizzazione secondaria, legata ai diversi tipi di reazione alle quali la persona oggetto

VITTIMOLOGIA vittimizzazione secondaria, legata ai diversi tipi di reazione alle quali la persona oggetto di molestie, di aggressioni o di violenze variamente orientate va incontro, dal momento che spesso non sa con chi confidarsi; raramente chiede la solidarietà degli amici per non coinvolgerli e difficilmente informa i familiari per il timore di reazioni inconsulte da parte di questi ultimi verso il molestatore o di non essere creduta; denunciare la violenza subita per la don na, rappresenta un evento critico spesso peggiore dell’aggressione sessuale stessa. Così aumentano l’ansia e l’isolamento della vittima.

VITTIMOLOGIA n Inoltre la vittimizzazione secondaria avviene attraverso processi di vitti mizzazione processuale; giudiziaria;

VITTIMOLOGIA n Inoltre la vittimizzazione secondaria avviene attraverso processi di vitti mizzazione processuale; giudiziaria; peritale, assistenziale. n I costi che la vittima deve affrontare quando si svela come persona offesa sono diretta conseguenza anche dal fatto che la si possa e la si sappia o meno aiutare ad assumere questo ruolo, essendo possibile contrastare la vittimizza zione secondaria, purché si riesca a n non contribuire alla costruzione della “vittima oggetto”; n favorire la presentazione della “vittima soggetto”

VITTIMOLOGIA n Esistono inoltre programmi per le vittime n diretti a prevenire una nuova

VITTIMOLOGIA n Esistono inoltre programmi per le vittime n diretti a prevenire una nuova vittimizzazione; n diretti a fronteggiare la crisi della vittima immediatamente dopo il reato; n diretti ad assistere la vittima nell’ambito del sistema della giustizia penale. n diretti a rimediare ai danni provocati dal delitto, ovvero a risolvere il conflitto tra l’autore e la vittima di reato.

VITTIMOLOGIA n La giustizia riparativa. n Può essere definita come un modello di giustizia

VITTIMOLOGIA n La giustizia riparativa. n Può essere definita come un modello di giustizia che coinvolge la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di soluzioni agli effetti del conflitto generato dal fatto delittuoso, allo scopo di promuovere la riparazione del danno, la riconcilia zione tra le parti e il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo. Anche se la mediazione tra autore e vittima è più difficile quando il delitto è grave e non sem bra adeguata nei casi di violenza in famiglia, la ricerca in questo ambito ci dice che n le vittime che avevano partecipato ad una mediazione erano più soddi sfatte di quelle il cui autore aveva avuto un processo La mediazione riduce la paura di una nuova vittimizzazione; n i delinquenti che partecipano alla mediazione riconoscono la loro colpa e rispettano l’accordo sulla restituzione; inoltre recidivano meno degli altri (fre quenza e gravità dei delitti).

VITTIMOLOGIA Come possono partecipare alla mediazione gli “addetti ai lavori”? Attra verso quattro forme

VITTIMOLOGIA Come possono partecipare alla mediazione gli “addetti ai lavori”? Attra verso quattro forme d’intervento: n 1. mediazione terapeutica', 2. mediazione giudiziaria', 3. mediazione cultu rale', 4. mediazione sociale. Occorre pertanto: n Rassicurare la vittima con atteggiamenti di solidarietà, di fermezza e di efficienza. n Promuovere il dialogo contro la desertificazione del silenzio e del vuoto. n Ascoltare con empatia. n Mantenere la speranza nel cambiamento. n Progettare percorsi relazionali significativi. n Non solo “curare”, ma soprattutto “prendersi cura” della sofferenza umana.

VITTIMOLOGIA n Rispetto alla vittima sembra particolarmente urgente sviluppare il ruolo di mediazione tra

VITTIMOLOGIA n Rispetto alla vittima sembra particolarmente urgente sviluppare il ruolo di mediazione tra tali agenzie e l’autorità giudiziaria, traducendo i rispettivi discorsi, che di solito si collocano su piani tra di loro non articolati. n L’informazione, nell’ambito di una relazione significativa, previene o per lo meno riduce il processo di vittimizzazione, sia autoindotta (elaborazione per sonaledell’essere stata vittima), sia prodotta da uno scorretto uso dei mass me dia. n Abbiamo detto che il senso di isolamento è ciò che può produrre il mag gior danno nella vittima; un corretto intervento, invece, cambia il corso della vittimizzazione.

VITTIMOLOGIA n Le agenzie di aiuto, pertanto, devono agire in un rapporto di reciprocità,

VITTIMOLOGIA n Le agenzie di aiuto, pertanto, devono agire in un rapporto di reciprocità, di concordanza e di continuità, altrimenti aumenta il senso di insicurezza e di smarrimento nella vittima, la cui interpretazione soggettiva dell’atto subito è importante da valutare come elemento costitutivo dell’essere una vittima. Il dato oggettivo, in altre parole, deve sempre essere visitato alla luce di quello soggettivo: del significato, cioè, che la vittima e il contesto di riferimento con feriscono al fatto reato. n Il decreto legislativo n. 212 del 15 dicembre 2015 (entrato in vigore il 20. 1. 2016), ha recepito all’interno del nostro ordinamento la Direttiva n. 29 del 25 ottobre 2012, sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e pro tezionedelle vittime di reato e ha inciso sulla tutela processuale delle vittime attribuendo loro la qualifica di “soggetto processuale”.

VITTIMOLOGIA n In particolare: la Direttiva 2012/29/UE, ha introdotto il diritto della vitti ma

VITTIMOLOGIA n In particolare: la Direttiva 2012/29/UE, ha introdotto il diritto della vitti ma all’informazione (artt. 3 7); il diritto di accedere ai servizi di assistenza (artt. 8 9); il diritto di partecipare al procedimento penale (artt. 10 17); e, infine, il diritto di ricevere protezione, individualizzato a seconda di eventuali, specifiche esigenze di tutela (18 23). n Il decreto legislativo n. 212/2015, nell’attuare la Direttiva, ha modificalo otto articoli del codice di rito penale (artt. 90, 134, 190 tò, 351, 362, 398 e 498 c. p. p. ) e ha coniato quattro nuovi articoli codicistici (artt. 90 bis, 90 ter, 90 quater, 143 bis c. p. p. ) e due norme di attuazione (artt. 07 ter e 108 rir disp. att. c. p. p. ).

VITTIMOLOGIA In particolare: n in caso di incertezza in merito alla minore età della

VITTIMOLOGIA In particolare: n in caso di incertezza in merito alla minore età della persona offesa, il giudi ce dispone anche d’ufficio una perizia, per stabilire se, ai sensi del secondo comma del medesimo articolo, debbano subentrare i soggetti di cui agli artt. 120 e 121 c. p. nell’esercizio delle facoltà e dei diritti riconosciuti alla vittima minorenne; n la vittima minorenne ha il diritto di essere informata in merito al procedi mento penale che la coinvolge fin dal primo contatto con l’autorità che procede e ricevere, in una lingua a lei comprensibile, una serie di informa zioni riguardanti la sua posizione e i suoi diritti processuali;

VITTIMOLOGIA n la Polizia Giudiziaria può avvalersi di un esperto in psicologia nominato dal

VITTIMOLOGIA n la Polizia Giudiziaria può avvalersi di un esperto in psicologia nominato dal pubblico ministero che la coadiuvi nella acquisizione di informazioni da parte delle persone offese specie se vittime “particolarmente vulnerabili”, indipendentemente dall’età delle stesse e dai reati per cui si svolgono le indagi ni; n il PM, anche su richiesta della parte offesa, può chiedere l’incidente proba torioal Giudice per le indagini preliminari con audizione protetta tutte le vol te in cui trattasi di persona di “particolare vulnerabilità” anche se maggioren ne. È fatto peraltro obbligo alla PG di vigilare su questa forma di protezione;

VITTIMOLOGIA le condizioni di particolare vulnerabilità devono essere desunte, oltre che dall’età e dall’eventuale

VITTIMOLOGIA le condizioni di particolare vulnerabilità devono essere desunte, oltre che dall’età e dall’eventuale stato di infermità o di deficienza psichica, dal tipo di reato e dalle modalità e circostanze del fatto per cui si procede. Per la valuta zionedella condizione, prosegue la norma, si deve valutare se il fatto risulta commesso con violenza alla persona o con odio razziale, se è riconducibile ad ambiti di criminalità organizzata, di terrorismo o di tratta degli esseri umani, se si caratterizza per finalità di discriminazione, e se la persona offesa è affet tivamente, psicologicamente o economicamente dipendente dall’autore del reato;

VITTIMOLOGIA n qualora occorra procedere all’esame di una persona offesa che versi in condi

VITTIMOLOGIA n qualora occorra procedere all’esame di una persona offesa che versi in condi zione di particolare vulnerabilità, il giudice, su richiesta dell’offeso, potrà di sporre l’adozione di modalità protette, vale a dire l’impiego dell’esame schermato dal vetro specchio, l’esame condotto dal presidente, o l’esame pro tetto secondo le forme previste dall’art. 398, co. 5 bis, c. p. p. ; n forte tutela è garantita alla vittima particolarmente vulnerabile durante la sua audizione, sia essa svolta durante le indagini sommarie, in incidente probato rio o in seno al dibattimento. Anche al di fuori dei casi di assoluta indispensa bilità, è consentita la riproduzione delle dichiarazioni della persona offesa in condizione di particolare vulnerabilità. La polizia giudiziaria ha l’obbligo di assicurarsi che la persona offesa specialmente vulnerabile, durante l’audizio ne, non abbia contatti con l’indagato e non venga chiamata più volte salvo assoluta necessità a deporre.

VITTIMOLOGIA Le disposizioni si applicano anche a soggetti di nazionalità diversa da quella italiana.

VITTIMOLOGIA Le disposizioni si applicano anche a soggetti di nazionalità diversa da quella italiana. In campo intemazionale operano i decreti di protezione intemazionale che hanno la caratteristica di seguire la vittima di violenza in ciascuno Stato nel la quale ella si trovi a transitare o dimorare (direttiva 2011/99/UE del 13. 12. 2011).

VITTIMOLOGIA Accertamenti peritali sul testimone n Concetti generali n Il libro III, titolo II,

VITTIMOLOGIA Accertamenti peritali sul testimone n Concetti generali n Il libro III, titolo II, capo I del codice di procedura penale tratta dell’istituto della testimonianza (artt. 194 207). In particolare, l’art. 196 c. p. p. (Capacità di testimoniare) così recita: « 1. Ogni persona ha la capacità di testimoniare. 2. Qualora, al fine di valutare le dichiarazioni del testimone, sia necessario verifi carne l’idoneità fisica o mentale a rendere testimonianza, il giudice anche di ufficio può ordinare gli accertamenti opportuni con i mezzi consentiti dalla legge (omissis)» .

VITTIMOLOGIA n Non possono intervenire come testimoni ad atti del procedimento «i minori de

VITTIMOLOGIA n Non possono intervenire come testimoni ad atti del procedimento «i minori de glianni 14 e le persone palesemente affette da infermità di mente o in stato di ma nifestaubriachezza o intossicazione da sostanze stupefacenti o psicotrope» (art. 120 c. p. p. ). Peraltro, «la capacità si presume sino a prova contraria» (art. 120 c. p. p. ). n Ovviamente questo principio non vale, quando minore e infermo siano inter rogati come vittime di reato. Quindi anche il minore degli anni 14 può assumere la veste tecnica del testimone e la sua deposizione può legittimamente essere assunta come fonte di prova, purché il giudice di merito valuti la credibilità delle dichiarazioni rese.

VITTIMOLOGIA n In particolare (art. 498, 4° co. c. p. p. ): «L’esame testimoniale

VITTIMOLOGIA n In particolare (art. 498, 4° co. c. p. p. ): «L’esame testimoniale del minorenne è condotto dal presidente su domande e con testazioniproposte dalle parti. Nell’esame il presidente può avvalersi dell’ausilio di un familiare del minore o di un esperto in psicologia infantile (omissis)» . Nel corso dell’istruzione dibattimentale, il Presidente può consentire alle parti di condurre loro l’interrogatorio, purché esso sia fatto con le dovute cautele e nel rigoroso rispetto delle norme etico deontologiche. Se queste non so no tenute in adeguato conto o se il minore è troppo giovane per rispondere alle domande che gli vengono poste dalle parti, il Presidente avoca a sé il compito e pone lui i quesiti che per scritto le parti gli sottopongono. Secondo la situa zione da esaminare e dell’età del testimone, il Presidente della Sezione del Tribunale può anche decidere che l’audizione del minore avvenga in un luogo diverso da un’Aula di Giustizia (ad esempio, un Centro di assistenza familiare o in un luogo appositamente attrezzato per un’audizione protetta).

VITTIMOLOGIA n Nei confronti di un testimone (minore o adulto che sia) può essere

VITTIMOLOGIA n Nei confronti di un testimone (minore o adulto che sia) può essere disposta una perizia psichiatrica «purché sia indispensabile e sussistano gravi e fondati indizi che la rendano necessaria» (Cass. sez. I, 14. 3. 1980). Essa è finalizzata a valutarne «l’idoneità mentale a rendere testimonianza» . n Due sono i problemi che si pongono immediatamente a livello epistemologi co: quello dell’accertamento della verità processuale e quello della valutazione della verità clinica. Si tratta di due concetti che spesso e volentieri vengono tra di loro confusi, come se si trattasse della stessa cosa. Secondo gli obiettivi per seguiti nella strategia accusatoria o difensiva, può accadere che si invochi o si respinga con motivazioni per lo più pretestuose la perizia, come se il perito po tesse(nel primo caso) o non dovesse (nel secondo caso) accertare il vero.

VITTIMOLOGIA n Invece: n l’accertamento della verità processuale è compito di esclusiva pertinen za

VITTIMOLOGIA n Invece: n l’accertamento della verità processuale è compito di esclusiva pertinen za del magistrato che, attraverso l’acquisizione delle prove (interrogatori, so pralluoghi, testimonianze, perizie, ammissioni, riscontri obiettivi, ecc. ), si pre figge lo scopo di ricostruire il fatto reato in tutti i suoi momenti costitutivi e di attribuire le singole, specifiche, chiare responsabilità individuali; n la valutazione della verità clinica è frutto di un’indagine psicologico psichiatrica sul testimone vittima che il magistrato o il difensore possono utilizza reper ricostruire i fatti in base alla loro esposizione da parte della persona «offe sa» . Il ricorso allo strumento peritale ha come unico scopo quello di stabilire se le dichiarazioni, le confessioni, le ammissioni, le accuse di quel soggetto siano o meno espressione di un funzionamento mentale alterato da patologia psichiatrica o da disturbi della sfera cognitiva e/o affettivo relazionale che abbiano negativamente interferito sulla fissazione dell’evento e incidano sulla rievocazione dello stesso.

VITTIMOLOGIA n Ecco pertanto scaturire un altro settore di interesse peritale, in cui la

VITTIMOLOGIA n Ecco pertanto scaturire un altro settore di interesse peritale, in cui la perizia viene quasi sempre disposta nei confronti di un testimone che sia stato anche vit tima, ma non è escluso che l’accertamento possa riguardare anche un autore di reato o perché si è in presenza di versioni contrastanti o in caso di chiamata in correità. n Occorre, però, a questo punto, premettere alcune nozioni fondamentali: n

VITTIMOLOGIA TESTIMONIANZA Capacità di testimoniare (art. 196, 2° co. , c. p. p. )

VITTIMOLOGIA TESTIMONIANZA Capacità di testimoniare (art. 196, 2° co. , c. p. p. ) «qualora. . . sia necessario verificare l’idoneità fìsica o mentale a rendere testimonianza. . . » Credibilità del testimone (art. 236, 2° co. , c. p. p. ) «le sentenze. . . e i certificati del casellario giu diziale possono essere acquisti al fine di valu tare la credibilità di un testimone» Idoneità mentale (nozione clinica) Capacità che una persona possiede di rievocare in maniera sufficientemente obiettiva e precisa eventi che direttamente o indirettamente l’hanno interessata Attendibilità (nozione giuridica) • Possibilità che una persona con funzioni psichi che integre dica il vero, posto che lo voglia dire Credibilità (nozione giuridica) Veridicità Coincidenza tra le dichiarazioni rese e la verità processuale altrimenti accertata Costruzione della verità processuale

VITTIMOLOGIA In deroga a quanto stabilito nell’art. 220 c. p. p. che vieta la

VITTIMOLOGIA In deroga a quanto stabilito nell’art. 220 c. p. p. che vieta la c. d. «perizia psicologica» , è stato ampiamente accolto dalla giurisprudenza il principio del controllo peritale dell’idoneità a testimoniare di una persona, anche in assenza di condizioni patologiche. Le risposte cui si può giungere a livello peritale sono di due tipi: n 1) il testimone è idoneo a rendere testimonianza, nel senso che nei suoi meccanismi psichici non si ravvisa, da un punto di vista clinico, alcun proces so che possa inficiare precisione, obiettività, serenità di percezione, di conser vazionee di rievocazione (con tutte le riserve insite in ogni discorso che ri guardii ricordi. Il che non significa che egli dica o abbia affermato la verità. Può benissimo darsi che egli non la voglia dire, che sia un bugiardo, un calunniatore, un diffamatore. Affermare che egli è idoneo significa solo dire che egli, se vuole, è in grado di dichiarare la verità attraverso una narra zione e una rievocazione espositiva libere da funzionamenti mentali immaturi, conflittuali o patologici. Ne consegue che anche uno psicotico, il cui funzio namentomentale a proposito del fatto narrato è conservato, può essere rite nuto idoneo a rendere testimonianza. n In questi casi, pertanto, il magistrato, nella ricostruzione della verità processuale, potrà fare affidamento sul resoconto del testimone vittima; n

VITTIMOLOGIA n 2) il testimone è non idoneo a rendere testimonianza, perché nel suo

VITTIMOLOGIA n 2) il testimone è non idoneo a rendere testimonianza, perché nel suo fun zionamento mentale sono presenti alterazioni patologiche della memoria, del pensiero, della percezione, dell’affettività e di altre funzioni psichiche, tali da inficiare del tutto la sua possibilità di dire il vero, quand’anche egli lo voglia. n Oppure può trattarsi di un soggetto che, pur essendo in grado di percepire la realtà per quella che è, nel trasferirla ad altri tende a elaborare la stessa se condodirettive sue proprie e dinamismi immaturi o conflittuali che di volta in volta variano, ma che arricchiscono i fatti esposti di particolari del tutto gra tuiti e soggettivi. n In questi ultimi casi, il magistrato dovrà accertare la verità processuale attraverso altre fonti di prova sulla veridicità o falsità del ricordo.

VITTIMOLOGIA n Quello che al clinico importa stabilire è se la non idoneità a

VITTIMOLOGIA n Quello che al clinico importa stabilire è se la non idoneità a rendere testi monianza sia da attribuire a cause patologiche psichiche o a disturbi strutturali o emotivi della personalità (in tutti i casi); o a un quadro di disarmonie dello sviluppo cognitivo e/o affettivo relazionale (nella minore età); ovvero se la testimonianza resa sia da iscriversi in una struttura di personalità esente da al terazioni psicologiche o psicopatologiche rilevanti a fini forensi. n I settori su cui verte l’indagine sono: in assoluta prevalenza i bambini che si dichiarano vittime di maltrattamenti; coloro che denunciano di aver subito violenze sessuali di vario genere; molto minori sono gli accertamenti disposti su persone che si autodenunciano di fatti assurdi o comunque mai commessi (autocalunnia). Nel settore psicopatologico, l’accertamento può riguardare le persone anziane, in cui il contenuto della denuncia querela può essere frutto di un quadro involutivo senile; gli psicotici, in cui può essere espressione di un delirio; e così via.

VITTIMOLOGIA n Fermo resta il principio in base al quale n «Non è possibile

VITTIMOLOGIA n Fermo resta il principio in base al quale n «Non è possibile demandare a uno o più periti la verifica dell’attendibilità del te stimone, e spetta pur sempre al giudice il vaglio critico delle nozioni acquisite attra versol’attività svolta dai periti (omissis)» (Cass. Pen. sez. Ili, 6. 3. 2003). n Mai un perito o un consulente, pertanto, potrà concludere che ciò che la persona esaminata ha dichiarato è vero; nello stesso modo, infatti, ella può aver dichiarato e dichiarare il falso. Stabilire se abbia detto il vero o il falso è compito che non spetta al perito, bensì al giudice. L’accertamento dell’idoneità sta alla rispondenza o meno al vero di quanto dichiarato dal peri ziando, come quello della circonvenibilità sta alla dichiarazione dell’avvenuta o meno circonvenzione. Pertanto il magistrato dovrà raccogliere tutti gli ele mentidi prova per addivenire al suo convincimento (la verità processuale). n

VITTIMOLOGIA n Premesso che credibilità significa «possibilità di essere creduto» di «ispirare fiducia, di

VITTIMOLOGIA n Premesso che credibilità significa «possibilità di essere creduto» di «ispirare fiducia, di ottenere credito e riconoscimento» e che può coincidere con i termini di veridicità e di attendibilità, è chiaro che il perito/consulente deve limitare la sua indagine all’esame del modo «in cui la giovane vittima ha vissuto e rielaborato la vicenda» e l’eventuale «travisamento dei fatti» , a cau sae in conseguenza del suo funzionamento mentale: in altre parole, un sog getto che vive e rielabora l’accadimento o gli accadimenti funzionando cogni tivamente ed emotivamente in maniera adeguata, consona e aderente al reale, è soggetto idoneo e pertanto credibile. La selezione tra sincerità e menzogna è compito di spettanza del giudice, nella misura in cui rientra nel concetto di attendibilità e di veridicità. n

VITTIMOLOGIA Un resoconto retrospettivo credibile, mi ripeto, potrebbe essere quello di una narrazione che

VITTIMOLOGIA Un resoconto retrospettivo credibile, mi ripeto, potrebbe essere quello di una narrazione che si presenta logica e coerente intrinsecamente, aderente alla realtà e a dati circostanziali che siano fuori discussione, emotivamente parte cipata e rielaborata secondo criteri di congruità rispetto all’età e al contenuto della vicenda: ma questi (e altri se ne potrebbero elencare) sono tutti aspetti che riguardano l’idoneità a rendere testimonianza. Pertanto non si ravvisa la necessità di porre un’altra distinzione, che rischia solo di complicare il già difficile e delicato compito peritale.

VITTIMOLOGIA n I meccanismi del ricordo e del narrare È pur vero che la

VITTIMOLOGIA n I meccanismi del ricordo e del narrare È pur vero che la testimonianza è una conseguenza diretta della fissazione e dell’evocazione di un evento, ma è altrettanto vero che, pur in assenza di disturbi mentali a qualsiasi titolo intesi, già nell’immediatezza del fatto e an corpiù con il trascorrere del tempo, sia nei bambini sia negli adulti, interven gonoalmeno quattro fattori che possono disturbare e deformare la fissazione e, di conseguenza, la rievocazione del ricordo: n la carica affettiva che accompagna la particolare esperienza del soggetto; n i significati conferiti all’evento; n la suggestione di origine esterna; n la continua, normale interferenza dell’immaginario sul reale.

VITTIMOLOGIA n Il ricordo, quindi non è mai la riproduzione fedele di un evento.

VITTIMOLOGIA n Il ricordo, quindi non è mai la riproduzione fedele di un evento. n In generale, con il passare del tempo si ricorda di più, ma con minore pre cisione. Inoltre, mano che il tempo passa, i ricordi tendono a sbiadire, fi no al punto di essere perduti. n Pertanto, se accertamento deve essere fatto, il principio è valido a qualsiasi età, non potendosi presumere a priori una maggiore idoneità nell’adulto rispetto al bambino. Semmai, è valido il contrario, nel senso che il bambino più difficilmente elabora e arricchisce gratuitamente eventi di cui è stato vit tima, se non nel caso in cui è strumentalizzato dagli adulti con cui vive o sug gestionatodai racconti di suoi coetanei o influenzato dai mezzi di comunica zione. Vale inoltre la regola che con il progredire dell’età aumenta la capacità di portare dati di testimonianza (aspetto quantitativo), ma non ne aumenta nel la stessa misura la fedeltà (aspetto qualitativo), specie quando, invece che di testimonianza diretta (legata cioè al fatto che il testimone ha personalmente assistito all’evento) si tratti di testimonianza indiretta (il «sentito dire» ).

VITTIMOLOGIA n La valutazione della testimonianza costituisce dunque un problema molto complesso, infido e

VITTIMOLOGIA n La valutazione della testimonianza costituisce dunque un problema molto complesso, infido e difficile, nella misura in cui essa, pur quando prende le mosse dalla percezione diretta di fatti agiti o subiti o visti o sentiti raccontare è il risultato, più o meno consapevole, dell’elaborazione di tale percezione (ri salente ad un più o meno lontano passato). La memoria, infatti, n è quel meccanismo neuropsicologico che permette di fissare, conservare e rievocare esperienze e informazioni acquisite dall’ambiente (interno ed esterno) o derivate dal pensiero e dalle emozioni. È considerata come il «co pione» che rappresenta lo svolgimento temporale dell’esistenza dell’uomo, sottolineandone la continuità e mantenendo costante la sua identità. Attraverso la memoria, la persona umana è in grado di costruire la propria storia, di auto organizzarsi e di proiettarsi nel futuro; n

VITTIMOLOGIA n non è una semplice riproduzione (ripescaggio) di un evento, ma un pro

VITTIMOLOGIA n non è una semplice riproduzione (ripescaggio) di un evento, ma un pro cessodì ricostruzione dinamica (le memorie recuperate). Il processo di recu perodi un contenuto avviene a partire da una serie di informazioni e di dati presenti in memoria, non necessariamente ben collegati, anzi, quasi sempre fissati in engrammi separati e conservati in varie parti della corteccia cerebra le. Solo in un secondo momento noi li mettiamo insieme in modo che la nar razionedel nostro ricordo abbia un senso per noi; ricostruzione che è tanto più difficile quanto più è passato del tempo e quanto più l’evento è stato accom pagnato da uno stress emotivo.

VITTIMOLOGIA n Ne consegue che: n il ricordo è il risultato di processi di

VITTIMOLOGIA n Ne consegue che: n il ricordo è il risultato di processi di ragionamento e di elaborazione e non un semplice ripescaggio fedele e obiettivo di informazioni a suo tempo registrate; ricordare, infatti, significa andare a recuperare le tracce della memoria a lungo termine, che sono immagazzinate in maniera sparpagliata nelle varie parti della corteccia cerebrale, rimetterle insieme in modo coe rente, ricostruendo nel suo insieme la scena di cui si è stati vittime o prota gonisti;

VITTIMOLOGIA n questo dato è particolarmente importante nei casi in cui il trauma (fisico,

VITTIMOLOGIA n questo dato è particolarmente importante nei casi in cui il trauma (fisico, affettivo, sessuale) è stato violento e precoce (oppure si ripropone in maniera costante e ripetitiva) e ha azzerato, per così dire, la funzione riflessiva della coscienza e la «mentalizzazione» dell’evento; n nel mettere insieme i dati in memoria sull’evento (= la sua ricostruzione) possiamo utilizzare, in buona o in mala fede, anche memorie più recenti che non fanno parte del ricordo; n i dati più recenti possono influire sul ricordo dell’evento in questione e modificarlo (elaborazione e distorsione del ricordo);

VITTIMOLOGIA n le informazioni che si possono ricevere successivamente circa un deter minato evento

VITTIMOLOGIA n le informazioni che si possono ricevere successivamente circa un deter minato evento creano fenomeni di interferenza più o meno consapevole che distorcono il ricordo dell’evento originario; n il ricordare un evento molte volte aumenta il grado di distorsione del ricordo, perché sono aggiunte, in assoluta buonafede e del tutto inconsape volmente, nuove distorsioni ed elaborazioni; ne consegue che, quanto più si cerca di scavare nella memoria di una persona, tanto più si creano false memorie; n le memorie ricostruite (per suggestione e/o induzione da parte del genito re, del terapeuta o dell’interrogante), sotto ipnosi, mediante la tecnica del ri cordo guidato, pertanto, possono essere false;

VITTIMOLOGIA n normalmente è memorizzato meglio ciò che è oggetto diretto della nostra attenzione;

VITTIMOLOGIA n normalmente è memorizzato meglio ciò che è oggetto diretto della nostra attenzione; n l’attenzione casuale o memoria incidentale consiste in una codifica su perficiale, non accurata e centrata su determinati particolari che hanno stimo lato il soggetto (per la forte pregnanza emotiva, ad esempio); n si può creare un «effetto di disinformazione» (o «effetto di suggestiona bilità» ), per cui il ricordo di un evento può peggiorare fino a diventare falso, quando al soggetto vengono successivamente fornite informazioni errate o suggestive (misleading questions) o vengono rivolte domande che contengono elementi nuovi sull’evento in questione;

VITTIMOLOGIA n si parla di «effetto di compiacenza» , quando il testimone riferisce ciò

VITTIMOLOGIA n si parla di «effetto di compiacenza» , quando il testimone riferisce ciò che l’intervistatore vuole sentirsi dire, riportando la versione fornita da chi fa la domanda; in altre parole, quanto più si insiste nel sollecitare il ricordo, tanto più si creano false memorie; n la presenza di questi effetti dipende soprattutto dalla capacità di memo rizzaree dall’età. Nel valutare una testimonianza, pertanto, occorre tenere presenti i seguenti aspetti: n la capacità di ricordare con precisione un evento diminuisce con il passa re del tempo e può essere «contaminata» da informazioni successive e dal tipo di domande poste; n i ricordi si organizzano attorno a dettagli significativi che hanno stimolato l’attenzione e l’interesse della persona, piuttosto che in maniera sequenziale e lineare.

VITTIMOLOGIA Pertanto ogni testimonianza contiene sempre, nella sua rievocazione, un giudizio che soffre d’influenze

VITTIMOLOGIA Pertanto ogni testimonianza contiene sempre, nella sua rievocazione, un giudizio che soffre d’influenze cronologiche, affettive, culturali e ambientali, contingenti e relazionali le quali, a loro volta, assumono un loro pertinente significato solo se rapportate al contesto in cui sono state raccolte le diverse deposizioni e alle caratteristiche psicologiche o psicopatologiche del testimo ne, specie se anche vittima, nonché al contesto in cui si sarebbero verificati gli eventi narrati (memorie autobiografiche o episodiche recuperate). Donde l’importanza di un accurato esame della sua struttura di personalità, sia nella normalità sia nella patologia, avendo sempre presente, però, che il giudizio peritale sull’attendibilità di testimonianza dovrà essere innanzi tutto generico; il passaggio sullo specifico avviene solo in un secondo tempo, quando cioè il perito, alla luce degli elementi clinici di cui è venuto in possesso, valuterà quella testimonianza, quella denuncia, quell’esposto, quell’accusa, quella di fesa, oggetto del suo mandato peritale.

VITTIMOLOGIA Possiamo però fin d’ora fissare una prima regola fondamentale: n siccome si tratta

VITTIMOLOGIA Possiamo però fin d’ora fissare una prima regola fondamentale: n siccome si tratta di materiale clinico soggetto a modificazioni anche im portanticon il trascorrere del tempo e l’intervento di un numero imprecisato di estranei (amici, parenti, insegnanti, genitori di altri bambini, personale sco lastico) e di «addetti ai lavori» (ufficiali di polizia giudiziaria e procuratori della repubblica), è indispensabile videoregistrare o, almeno, registrare tutte le dichiarazioni della vittima in generale, del bambino in particolare, fin dalla prime sue ammissioni, in modo da avere fissato e datato per lo meno un dire dell’accusatore che possa costituire un punto fermo di inizio e di riferimento costante per le successive indagini, giudiziarie o cliniche.

VITTIMOLOGIA n L’audio videoregistrazione non si propone certamente come prova che af ferma o,

VITTIMOLOGIA n L’audio videoregistrazione non si propone certamente come prova che af ferma o, che esclude che un fatto reato sia (o non sia) accaduto, ma come un mezzo di ausilio clinico la cui idoneità deve essere accuratamente valutata attraverso nuovi accertamenti peritali di posti dal giudice. n

VITTIMOLOGIA La psicopatologia della memoria Varie sono le tipologie in cui si classifica la

VITTIMOLOGIA La psicopatologia della memoria Varie sono le tipologie in cui si classifica la memoria. Per i nostri fini, è utile ricordare le seguenti definizioni: n memoria a breve termine o memoria di fissazione (memoria primaria), a sua volta distinta in memoria a breve termine verbale (memoria fo nologica)e memoria a breve termine visuo spaziale e n memoria a lungo termine o memoria di rievocazione (memoria secon daria), distinta in memoria dichiarativa (esplicita) e memoria procedu rale(implicita, v. oltre).

VITTIMOLOGIA La memoria esplicita (cosciente o dichiarativa), a sua volta, è suddivisa nella memoria

VITTIMOLOGIA La memoria esplicita (cosciente o dichiarativa), a sua volta, è suddivisa nella memoria semantica, che si identifica con la rappresentazione concettuale di un evento e il conferimento di significato allo stesso attraverso la costru zione di schemi comuni cultural dipendenti e di elementi aggiuntivi (copioni o script) legati a preconcetti, pregiudizi, stati d’animo e stereotipi; e nella me moria episodica, che consiste nella rievocazione di determinati episodi di vita collocati in una dimensione temporo spaziale. La memoria implicita (o incon scia o procedurale) è invece quella che ci consente di eseguire operazioni au tomatichee di rievocare emotivamente un accadimento appreso e ritenuto in base a procedure inconsce; in particolari sue strutture sono depositate le memorie delle prime esperienze di attaccamento (sicuro, evitante, resistente) o disorganizzato e la rappresentazione di sé e del genitore nella relazione, guidandone i conseguenti comportamenti di attaccamento (Modelli operativi interni = M. O. I. ); le modalità di apprendimento e di ritenzione dei ricordi non sono mediate dal pensiero riflessivo e dal linguaggio; è indipendente dalla memoria episodica; non subisce l’effetto dell’età.

VITTIMOLOGIA n La memoria autobiografica è l’insieme delle informazioni relative alla propria identità, al

VITTIMOLOGIA n La memoria autobiografica è l’insieme delle informazioni relative alla propria identità, al proprio Sé e alla propria storia di vita; è basata sulla me moria episodica. n La memoria affettiva è il ricordo delle esperienze emotive correlate all’accadimento, che conferiscono al ricordo un significato particolare per l’individuo. Affinché un ricordo sia riconosciuto come tale e appartenente a chi lo rie voca, fondamentali sono la memoria episodica (dove, quando, chi, che cosa), unita a quella semantica (il significato conferito al ricordo di quello o di quegli episodi) e a quella autobiografica (l’appartenenza del ricordo al proprio Sé).

VITTIMOLOGIA n Il riconoscimento di un oggetto o di un luogo come tale vuol

VITTIMOLOGIA n Il riconoscimento di un oggetto o di un luogo come tale vuol dire che lo si è codificato (registrazione), lo si è consolidato (mantenimento) e si è in grado di recuperarlo (rievocazione), come tale e nel suo significato, dal magazzino del la memoria. n Se ora prendiamo in esame i meccanismi del ricordo e del narrare, vedia moche il processo di recupero di un contenuto (le memorie recuperate) av viene a partire da una serie di informazioni e di dati codificati e consolidati presenti in memoria che noi mettiamo insieme in modo che la narrazione del nostro ricordo abbia un senso per noi; pertanto ogni narrazione è fondamen talmenteun processo di tipo ricostruttivo e non di tipo riproduttivo, di sem plice ripescaggio.

VITTIMOLOGIA Pertanto ogni rievocazione comporta una riedizione del ricordo precedente con nuove modifiche elettrochimiche

VITTIMOLOGIA Pertanto ogni rievocazione comporta una riedizione del ricordo precedente con nuove modifiche elettrochimiche si sovrascrivono sulle precedenti e le cancellano: la ripetizione di un evento e una certa quantità di partecipazione emotiva favorisce la fissazione del ricordo. La storia personale può giocare un ruolo fondamentale nell’apprendimento, come ogni esperienza aggiorna il nostro precedente sapere, per cui in ogni rievocazione intervengono modifica zioni e “aggiornamenti” dovuti a quanto nel frattempo abbiamo appreso. La memoria, pertanto, svolge una funzione dinamica e creativa nei processi di apprendimento e di modellamento del nostro comportamento e dei nostri sin goli“stili di vita” (memoria di lavoro).

VITTIMOLOGIA Esaminiamo ora i disturbi patologici della memoria per ricordare che essi fondamentalmente si

VITTIMOLOGIA Esaminiamo ora i disturbi patologici della memoria per ricordare che essi fondamentalmente si distinguono nei seguenti tipi: n Amnesie funzionali o psicogene: il soggetto asserisce una completa perdita della memoria riguardo alla sua esistenza precedente o successiva a un evento psico traumatizzante; talvolta l’amnesia riguarda la sua stessa identità. È as sente una qualsiasi lesione del sistema nervoso centrale o un deterioramento mentale in genere. Un prolungato periodo di amnesia deve sempre far sorgere il dubbio di un’origine psicogena o simulata della stessa.

VITTIMOLOGIA n Amnesie organiche: sono caratterizzate da un difetto di fissazione e di ac

VITTIMOLOGIA n Amnesie organiche: sono caratterizzate da un difetto di fissazione e di ac quisizione di nuove informazioni (amnesia anterograda) e di rievocazione di eventi precedenti il trauma (amnesia retrograda). Analogamente in corso di episodi confusionali acuti, alcune manifestazioni critiche dell’epilessia, intossicazioni acute.

VITTIMOLOGIA n Paramnesie, a loro volta distinte in: n allomnesie: illusioni della memoria; trasformazione

VITTIMOLOGIA n Paramnesie, a loro volta distinte in: n allomnesie: illusioni della memoria; trasformazione del ricordo; in rap portoal tono affettivo e ai contenuti del pensiero (depressione maggiore, deliri cronici) o all’isteria (pseudologia fantastica); n pseudomnesie: allucinazioni della memoria (falsi riconoscimenti (dejà vu, dejà vecu) e falsi ricordi (confabulazione; s. Korsakoff); n criptomnesie: esperienza del non rendersi conto che si sta ricordando (mancato riconoscimento del ricordo come ricordo).

VITTIMOLOGIA Seguendo un criterio psicopatologico, i disturbi del funzionamento menta le che possono accompagnarsi

VITTIMOLOGIA Seguendo un criterio psicopatologico, i disturbi del funzionamento menta le che possono accompagnarsi con memorie deboli sono così schematizzabili. n Disturbi transitori dello stato di coscienza. n stati confusionali o oniroidi (fissazione): stupor, coma, delirium', epilessia; di sturbo acuto indotto da sostanze; n stati onirici (rievocazione con alterato conferimento di significato; disturbo nel processo di codificazione); n disturbo delirante acuto (rievocazione con alterato conferimento di significato; disturbo nel processo di codificazione); n disturbi cicloidi (rievocazione con alterato conferimento di significato; disturbo nel processo di codificazione); n disturbi del sonno (automatismi); n parasonnie R. E. M. : disturbi comportamentali (R. B. D. ); sleep sex (fissazione e rie vocazione); n parasonnie non R. E. M. : risvegli confusionali notturni; sonnambulismo (fissazio ne alterata).

VITTIMOLOGIA Disturbi del pensiero e della percezione: stati deliranti persistenti'. n disturbo delirante (paranoia);

VITTIMOLOGIA Disturbi del pensiero e della percezione: stati deliranti persistenti'. n disturbo delirante (paranoia); n schizofrenia (forme a decorso cronico); n disturbi persistenti indotti da sostanze. n Tipi di memoria alterata: semantica per disturbo nel processo di codifica zione, deficit di organizzazione delle informazioni; alterazioni nei conferi menti di significato. n In caso di disturbi organici o di deterioramento organico, alterazioni anche della memoria di fissazione.

VITTIMOLOGIA Disturbi della sfera cognitiva'. n insufficienze mentali n Lievi e medie (rievocazione) n

VITTIMOLOGIA Disturbi della sfera cognitiva'. n insufficienze mentali n Lievi e medie (rievocazione) n Tipo di memoria alterata: semantica ed episodica Gravi e gravissime (fissazione) Tipo di memoria alterata (episodica, semantica, autobiografica) n deterioramenti cognitivi Demenze, (Alzheimer e vascolari) n S. Korsakoff (amnesia a breve e lungo termine + confabulazione) n Traumi cranici (fissazione) n Disturbi persistenti indotti da sostanze (fissazione) n Tipi di memoria alterata', episodica e autobiografica.

VITTIMOLOGIA Disturbi dell’affettività: n depressione: deficit di attenzione, concentrazione, fissazione e rievocazione; alterazioni nei

VITTIMOLOGIA Disturbi dell’affettività: n depressione: deficit di attenzione, concentrazione, fissazione e rievocazione; alterazioni nei conferimenti di significato; n pseudo demenza depressiva nell’anziano: deficit memoria a breve e lungo termine; n mania: deficit di attenzione, concentrazione, fissazione; n disturbi d’ansia: deficit di attenzione e apprendimento, deficit di fissazione e rievocazione; n disturbo dell’adattamento; n disturbo acuto da stress; n disturbo post traumatico da stress; n disturbo d’ansia generalizzato; n disturbo di panico. n Tipi dì memoria alterata: autobiografica, episodica e semantica.

VITTIMOLOGIA Disturbi della volontà: n atti automatici (parasonnie); n impulsività (psicosi acute e croniche).

VITTIMOLOGIA Disturbi della volontà: n atti automatici (parasonnie); n impulsività (psicosi acute e croniche). Sotto il profilo strutturale, possiamo distinguere: I disturbi del funzionamento dell’Io'. n disturbi di personalità: (nevrosi e psicopatie); n amnesie psicogene e simulate; n stati emotivi e passionali; n disturbi gravi di personalità: il funzionamento borderline n alterazione del sentimento di realtà (perdita dei confini e della capacità di differenziare il Sé dal non Sé, il mondo interno da quello esterno con stato di panansietà e di panangoscia; restringimento dello stato di coscienza);

VITTIMOLOGIA il funzionamento psicotico n alterazione dell’esame di realtà (presenza di deliri, allucinazioni, disturbi

VITTIMOLOGIA il funzionamento psicotico n alterazione dell’esame di realtà (presenza di deliri, allucinazioni, disturbi cogni tivi; disturbi affettivi maggiori); utilizzo di meccanismi primari (scissione, negazione, identificazione proiettiva). I disturbi della coscienza dell’Io (amnesie funzionali o psicogene): n disturbo dissociativo dell’identità o Disturbo da personalità multipla (? ); n disturbo di depersonalizzazione; n amnesia dissociativa: sistematizzata, localizzata, generalizzata (rievocazione); n fuga dissociativa: amnesia e perdita/cambiamento di identità (rievocazione);

VITTIMOLOGIA n dissociazione (le isterie, il disturbo istrionico di personalità e i disturbi somato

VITTIMOLOGIA n dissociazione (le isterie, il disturbo istrionico di personalità e i disturbi somato formi): ricordi non accessibili alla coscienza {rimozione), nonostante una corretta fis sazione; presenza di automatismi psicologici a livello inconscio; n Sindrome di Ganser; n pseudologia fantastica o falsificazione della memoria (Sindrome di Miinchausen per procura). n Tipo di memoria alterata: episodica e autobiografica.

VITTIMOLOGIA n L’esistenza di tutti questi tipi di memorie deboli, sintomatiche di funzio namenti

VITTIMOLOGIA n L’esistenza di tutti questi tipi di memorie deboli, sintomatiche di funzio namenti mentali patologici di origine organica o non, incidono sulla idoneità a rendere testimonianza. n A parte i casi in cui è presente una lesione o una disfunzione neurologica o uno stato confusionale di varia origine, che altera la fissazione del ricordo, le testimonianze che sotto il profilo squisitamente psicopatologico possono invalidare in tutto o in parte una verità processuale sono dunque di origine funzionale. Abbiamo visto che in alcuni quadri il disturbo della memoria riguarda la rievocazione del momento nucleare, centrale dell’evento agito o pa tito; oppure tutto l’episodio viene scisso o rimosso (amnesie psicogene; stati dissociativi); in altri quadri l’evento è rievocato dal soggetto alla luce della patologia di cui è portatore, patologia che può conferire significati alterati al racconto retrospettivo (deliri, allucinazioni, alterazioni dell’affettività), ma non per questo privarlo di attendibilità;

VITTIMOLOGIA nei casi in cui è presente uno scom pensopsicotico acuto il ricordo può

VITTIMOLOGIA nei casi in cui è presente uno scom pensopsicotico acuto il ricordo può essere quello di uno stato sognante; se è presente anche una compromissione organica, la narrazione del sogno è con fusa e frammentaria per non registrazione e cancellazione di determinati pas saggi. Ne consegue che non esiste un rapporto obbligato, biunivoco, tra di sturbomentale e non idoneità a testimoniare e che idoneità a testimoniare e capacità di intendere e di volere sono concetti diversi. Pertanto, anche un por tatoredi disturbi mentali può fornire una versione dei fatti attendibile, purché essa non sia diretta espressione e conseguenza della patologia psichiatrica diagnosticata e purché trovi riscontro nella realtà dei fatti.

VITTIMOLOGIA n Schema di relazione peritale n Giunti a questo punto, penso sia utile

VITTIMOLOGIA n Schema di relazione peritale n Giunti a questo punto, penso sia utile proporre uno schema di stesura della perizia rinviando al paragrafo su «Il procedimento o metodo propriamente detto» per tutto ciò che concerne la metodologia e la costruzione peritale. 1) Premesse: n data dell’ordinanza; autorità che dispone la perizia; nome, cognome, tito li del perito; data del conferimento dell’incarico; n formulazione dei quesiti; n autorizzazioni richieste e concesse (ad eseguire esami; ad acquisire car tellecliniche; ad avvalersi di collaboratori, ex art. 228, 2° co. , c. p. p. ); a visita re e ad avere colloqui con il periziando ovunque questi si trovi ristretto, inter nato o ricoverato; a convocarlo in luogo precisato dal perito o dal magistrato; ad usare mezzi propri per l’espletamento dell’incarico peritale);

VITTIMOLOGIA n termine assegnato per la consegna dell’elaborato; n inizio delle operazioni peritali (data

VITTIMOLOGIA n termine assegnato per la consegna dell’elaborato; n inizio delle operazioni peritali (data e luogo); n nomina di eventuali consulenti di parte; n diario dello svolgimento delle operazioni peritali (non prescritto, ma op portuno); n la metodologia seguita e che ho già analiticamente esposto nella parte generale sulla perizia psichiatrica, paragrafo nove, sub 9 d. n Abbiamo già più volte detto che il nuovo codice di procedura penale pre vede ilrito orale.

VITTIMOLOGIA n Quindi la presentazione di una relazione scritta dovrebbe essere l’eccezione. Invece, nella

VITTIMOLOGIA n Quindi la presentazione di una relazione scritta dovrebbe essere l’eccezione. Invece, nella prassi, continua a imperare il «principio della carta scritta» , per cui giudici, difensori e pubblici ministeri danno per scontato che periti e consulenti consegnino, nei termini di tempo loro concessi, un elaborato. In effetti, è un criterio condivisibile quello che continua ad applicarsi nella prassi, poiché accertamenti di tipo psicologico psichiatrico sono talmente complessi e articolati che riferirne oralmente sarebbe molto più oneroso e pericoloso ri spetto a stendere uno scritto, sul quale si possono aprire esami e controesami da parte di tutti i protagonisti del processo (penale o civile che sia).

VITTIMOLOGIA D’altro canto, con sentenza n. 255/1992, la Corte Costituzionale ha negato che l'oralità

VITTIMOLOGIA D’altro canto, con sentenza n. 255/1992, la Corte Costituzionale ha negato che l'oralità rappresenti «il veicolo esclusivo della formazione della prova nel dibattimento» , In una successiva sentenza (n. 241/1994) la Consulta ha conia to il principio della «non dispersione» delle prove, in ossequio al quale può essere giustificata la necessità della stesura scritta e non della sola oralità del laperizia (e, più in generale, della consulenza tecnica d’ufficio e di quelle di parte), essendo anch’essa un mezzo di prova.

VITTIMOLOGIA La consegna della perizia o delia consulenza deve essere accompagnala dalla richiesta individuale

VITTIMOLOGIA La consegna della perizia o delia consulenza deve essere accompagnala dalla richiesta individuale o collegiale di liquidazione. Quest’ultima deve por tare il nome, il cognome, il domicilio il codice fiscale; inoltre deve precisare se la sua prestazione è non soggetta (artt. 5, d. p. r. 633/1972) o soggetta ad I. V. A. (è qui appena in caso di ricordare che lo psicologo e lo psichiatra, quan do prestano opera di periti o di consulenti del pubblico ministero, e quindi svolgono un ruolo valutativo e non una funzione terapeutica sono soggetti ad I. V. A. ; non sono soggetti a I. V. A. coloro che sono dipendenti a tempo pieno).

VITTIMOLOGIA Alla richiesta di liquidazione vanno allegate la nota delle spese sostenute per viaggi

VITTIMOLOGIA Alla richiesta di liquidazione vanno allegate la nota delle spese sostenute per viaggi e trasferte e le fatture quietanzate di esami di laboratorio o di sussi dio diagnostico o di eventuali consulenze di cui il perito si è avvalso per ri spondere ai quesiti posti dal magistrato (ricordarsi di far mettere nel verbale di conferimento dell’incarico tutte le autorizzazioni necessarie! In particolare, quella dell’uso del mezzo aereo deve essere rilasciata prima del giorno fissato per il conferimento dell’incarico peritale). È prevista un’indennità giornaliera di trasferta e un rimborso per ogni pasto, purché il tempo di lontananza dalla propria sede giustifichi la richiesta dell’indennità di trasferta e il nutrirsi due volte al giorno! Ovviamente, l’indennità di trasferta viene decurtata ogni volta di un terzo in base ai pasti consumati.

VITTIMOLOGIA n In materia psichiatrica i compensi sono fissati in apposite tabelle periodi camente

VITTIMOLOGIA n In materia psichiatrica i compensi sono fissati in apposite tabelle periodi camente aggiornate. n Tutte le spese che il perito e il consulente del pubblico ministero sosterranno in seguito alla consegna del loro elaborato peritale (trasferimenti per presenziare alle udienze e ogni altro esborso), saranno completamente a loro carico. n La liquidazione dei compensi al perito (nel campo penale) o al consulente tecnico (nell’ambito civile) è fatta con decreto motivato dal magistrato che lo ha nominato (art. 11, 1. 319/1980). In caso di ritardo nella consegna della rela zione rispetto al termine fissato dal magistrato, e in assenza di richiesta di pro rogae di concessione della stessa, l’onorario è ridotto di un quarto (art. 8, 1. 319/1980).

VITTIMOLOGIA n Per quanto riguarda le modalità di liquidazione del compenso nel caso di

VITTIMOLOGIA n Per quanto riguarda le modalità di liquidazione del compenso nel caso di incarichi collegiali (art. 6, 1. 8. 7. 1980, n. 319, in G. U. del 15. 7. 1980, n. 192) «il compenso globale è determinato sulla base di quello spettante ad un solo perito o consulente tecnico aumentato del quaranta per cento per ciascu no degli altri componenti il collegio» e poi diviso in parti uguali tra tutti i con sulenti, «salvo che l’autorità giudiziaria abbia disposto che ognuno degli inca ricati dovesse svolgere personalmente e per intero l’incarico affidatogli» . n Da parte dei giudici e dei periti occorre pertanto ricorrere a vere e proprie al chimieper poter giustificare una liquidazione che sia dignitosa per professioni sti di cui lo Stato si è dimenticato o la cui opera viene per lo meno tenuta in ben poca considerazione da un punto di vista della retribuzione professionale.

VITTIMOLOGIA n Esame e contro esame del perito e del consulente tecnico n Siccome

VITTIMOLOGIA n Esame e contro esame del perito e del consulente tecnico n Siccome il rito di escussione di un perito è orale, ritengo utile proporre qui di seguito un protocollo che, opportunamente modificato, ridotto o integrato a seconda del tipo e delle finalità dell’accertamento peritale richiesto, può esse re seguito nell’esame e nel contro esame di qualsiasi «esperto» , perito del g. i. p. , del giudice del dibattimento, del pubblico ministero o della difesa. n Questo procedimento si applica solo in ambito penale, sia pur con criteri difformi dal momento che si è del tutto privi di una metodologia concordata. n In sede civile mai accade che i consulenti d’ufficio e di parte siano esaminati in udienza, per le caratteristiche proprie del rito civile.

VITTIMOLOGIA n n n Da chi è stato(a) incaricato(a) di sottoporre a perizia (o

VITTIMOLOGIA n n n Da chi è stato(a) incaricato(a) di sottoporre a perizia (o consulenza tecnica) psi chiatrica (o psicologica) il (la) (nome e cognome del periziando/a)? E stato nominato(a) da solo(a) o in collegio? Se sì, con chi? Ha chiesto la nomina di altri collaboratori? Se sì, perché? Se no, perché? Può precisare in quali settori ha chiesto di potersi avvalere di collaboratori? A qual fine? Da chi è stato(a) informato(a) dei fatti? In quali termini? Come Le è stato formulato il quesito? (le esatte parole con cui è stato affidato l’incarico) Quale documentazione le è stata data in visione? (verbali, cartelle cliniche, relazioni sociali, precedenti accertamenti peritali, ecc. )

VITTIMOLOGIA n Quale documentazione ha acquisito direttamente? n Quanti colloqui ha avuto con il

VITTIMOLOGIA n Quale documentazione ha acquisito direttamente? n Quanti colloqui ha avuto con il (la) periziando(a)? In quali date? n Qual è stata la loro durata (singola o complessiva)? n Quante sedute psicodiagnostiche sono state fatte? n Da lei o da altri? n Quali altre indagini sono state eseguite? n Quale modello teorico di riferimento ha utilizzato? n Quale metodo ha utilizzato? (colloqui liberi, interviste strutturate, ecc. ) n Di quali mezzi si è avvalso(a) per memorizzare quanto narrato dal(la) perizian do^)? (videoregistrazione, audioregistrazione, scritto diretto, scritto differito, ecc. )

VITTIMOLOGIA n La storia di vita del(la) periziando(a) è di carattere puramente anamnestico descrittivo?

VITTIMOLOGIA n La storia di vita del(la) periziando(a) è di carattere puramente anamnestico descrittivo? n Se sì, perché? n Se no, perché? n Ha parlato con i familiari del(la) periziando(a)? n Se sì, perché? n Se no, perché? Secondo quali modalità ha riportato la storia di vita del(la) periziando(a)? n Nessuna n Narrativa n Classica (a. familiare, personale, fisiologica, patologica remota e prossima)

VITTIMOLOGIA n Sulla base dei dati descrittivi e obiettivi dell’anamnesi da lei raccolta, qual

VITTIMOLOGIA n Sulla base dei dati descrittivi e obiettivi dell’anamnesi da lei raccolta, qual è l’identikit del(la) periziando(a)? nella prima, nella seconda infanzia e nell’adolescenza? (se vengono espressi pareri, chiedere su quali dati essi si fondano) n Quale e quanta importanza ha riservato alle risultanze delle indagini psicodiagno stiche? n Quale e quanta importanza ha riservato ai risultati delle indagini di laboratorio e/o strumentali? n È in grado di ipotizzare un inquadramento diagnostico? n Se sì, quale? n Se no, perché? Quale «significato d’infermità» ha il fatto per cui si procede? n rilevante n nullo n Quale è la sua valutazione psichiatrico forense (risposte ai quesiti)?

VITTIMOLOGIA n Nei casi di vittima di reati sessuali, specie se minorenne n (Solo

VITTIMOLOGIA n Nei casi di vittima di reati sessuali, specie se minorenne n (Solo negli accertamenti sulla idoneità a rendere testimonianza) Secondo lei, nel succedersi delle sue deposizioni, il (la) periziando(a) è o non è coerente? Qual è il significato di un’eventuale escalation accusatoria? n nullo n scarso n rilevante n Ha collegato la sintomatologia e i problemi psicologici individuati nel(la) peri ziando^) agli asseriti maltrattamenti e/o abusi sessuali? n Se sì, come e perché? n Se no, come e perché?

VITTIMOLOGIA n (Nel caso sia stata formulata una sola ipotesi interpretativa) è in grado

VITTIMOLOGIA n (Nel caso sia stata formulata una sola ipotesi interpretativa) è in grado n n n n n di formula re ipotesi alternative all’unica da lei prospettata? Se sì, quali? Se no, perché? Ha evidenziato comportamenti sessualizzati? (si) (no) Ha evidenziato un PTSD? (si) (no) Nel caso di risposta affermativa: Con quale metodologia? Nel caso di descrizione fatta da altri: chi le ha descritto i comportamenti sessualizzati e/o PTSD? Con quali modalità e parole? Che significato assumono, secondo lei, nello specifico, comportamenti sessualiz zati e disturbi post traumatici da stress?

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