SVILUPPO PRENATALE PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA

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SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott.

SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

Modalita’ Primitive di Azione e sviluppo motorio parte 2 b

Modalita’ Primitive di Azione e sviluppo motorio parte 2 b

RIFLESSI DEFINIZIONE: «… sono meccanismi di sopravvivenza geneticamente tramandati che permettono ai bambini di

RIFLESSI DEFINIZIONE: «… sono meccanismi di sopravvivenza geneticamente tramandati che permettono ai bambini di rispondere al loro ambiente attraverso l’adattamento prima ancora di cominciare ad apprendere» (Santrock et al. P. 124)

ELENCO DEI RIFLESSI

ELENCO DEI RIFLESSI

ELENCO DEI RIFLESSI

ELENCO DEI RIFLESSI

RIFLESSO DI MORO L’esaminatore produce un rumore improvviso o tiene in braccio B e

RIFLESSO DI MORO L’esaminatore produce un rumore improvviso o tiene in braccio B e lascia cadere di pochi centimetri la testa. B ALLARGA LE BRACCIA E POI LE STRINGE INSIEME VERSO LA PARTE MEDIANA DELLA

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RIFLESSO DI PRENSIONE L’esaminatore inserisce un dito o una matita nel palmo della mano

RIFLESSO DI PRENSIONE L’esaminatore inserisce un dito o una matita nel palmo della mano di B. B AFFERRA IL DITO O L’OGGETTO CON FORZA

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RIFLESSO DI DEAMBULAZIONE B viene tenuto diritto mentre l’esaminatore lo sposta in avanti e

RIFLESSO DI DEAMBULAZIONE B viene tenuto diritto mentre l’esaminatore lo sposta in avanti e lo fa piegare da un lato B FA QUALCHE MOVIMENTO COME STESSE CAMMINANDO

RIFLESSO DI RICERCA DEL CIBO L’esaminatore stimola B in un angolo della bocca o

RIFLESSO DI RICERCA DEL CIBO L’esaminatore stimola B in un angolo della bocca o della guancia B GIRA LA TESTA VERSO IL DITO APRE LA BOCCA E CERCA DI SUCCHIARE

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RIFLESSO DI SUZIONE L’esaminatore inserisce un dito nella bocca di B B COMINCIA A

RIFLESSO DI SUZIONE L’esaminatore inserisce un dito nella bocca di B B COMINCIA A SUCCHIARE

TUTTAVIA n NON TUTTI I COMPORTAMENTI DEL NEONATO SONO ATTIVAZIONE DI COMPORTAMENTI MOTORI DI

TUTTAVIA n NON TUTTI I COMPORTAMENTI DEL NEONATO SONO ATTIVAZIONE DI COMPORTAMENTI MOTORI DI TIPO RIFLESSO (e neppure quando lo sono possono essere considerate di tipo motorio) (attenzione: Piaget supponeva il contrario come Pavlov e Watson) n ATTENZIONE A TUTTI GLI ALTRI: sia che si tratti di comportamenti riflessi di altro tipo ( es. strumenti di segnalazione sociale: pianto sorriso) o non rilessi

SVILUPPO MOTORIO

SVILUPPO MOTORIO

IMPORTANTE: Per la comprensione del funzionamento della mente di b. durante la prima infanzia

IMPORTANTE: Per la comprensione del funzionamento della mente di b. durante la prima infanzia è necessario considerare 2 fenomeni: n n PERCEZIONE INTERMODALE: COPPIA PERCETTIVO-MOTORIA

PERCEZIONE INTERMODALE: « integrazione delle informazioni provenienti da due o più modalità sensoriali» (es.

PERCEZIONE INTERMODALE: « integrazione delle informazioni provenienti da due o più modalità sensoriali» (es. vista con tatto o con udito) Contrariamente a ciò che si credeva in passato (es. Piaget) alcune forme di percezione intermodale sono presenti già nei neonati: girano occhi e testa in direzione di un suono Tuttavia durante i primi 6 faticano nel collegare informazioni provenienti da diverse modalità sensoriali, ma da tale età riescono sempre più a creare le associazioni mentali necessarie

COPPIA PERCETTIVO-MOTORIA n «La distinzione fra percepire ed agire è sato un argomento principe

COPPIA PERCETTIVO-MOTORIA n «La distinzione fra percepire ed agire è sato un argomento principe della psicologia per lungo tempo. Tuttavia un gruppo di esperti dello sviluppo percettivo e motorio si domandano se questa distinzione abbia senso di per sé» TEORIA DEI SISTEMI DINAMICI (THELEN): assunto Gibson e sostenuto dalla teoria dei sistemi-dinamici «l’azione può guidare la percezione può guidare l’azione» SONO QUINDI DA CONSIDERARE AGENTI IN COPPIA n

Teoria Sistemi Dinamici I modelli «riconducibili alla … teoria dei sistemi dinamici hanno portato

Teoria Sistemi Dinamici I modelli «riconducibili alla … teoria dei sistemi dinamici hanno portato all’estemo la visione secondo la quale che lo sviluppo motorio ma anche cognitivo, è un prodotto dell’interazione bidirezionale fra B. e A. … l’influenza di A. viene in questo caso intesa a livelli diversi e molteplici, da quello più microscopico relativo alle interazioni fra geni e ambiente, da quello più microscopico relativo alle interazioni tra i tessuti muscolari e le strutture ossee coinvolte nell’esecuzione di un movimento, a quello più macroscopico che chiama in causa la forza di gravità cui è sottoposto il nostro corpo che si muove nello spazio» (Macchi Cassia et al. , p. 27)

SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott.

SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

Capacità di Apprendimento p. 2 c

Capacità di Apprendimento p. 2 c

MEMORIA « E’ la capacità di immagazzinare, conservare e recuperare informazioni» Non esisterebbe vita

MEMORIA « E’ la capacità di immagazzinare, conservare e recuperare informazioni» Non esisterebbe vita psichica se il passato non sopravvivesse ed in qualche modo non influenzasse gli eventi attuali «la memoria diventa …la struttura psichica che organizza l’aspetto temporale del comportamento» Canestrari, 1984

APPRENDIMENTO « modificazione del comportamento sulla base dell’esperienza» Spesso è stato utilizzato per dimostrare

APPRENDIMENTO « modificazione del comportamento sulla base dell’esperienza» Spesso è stato utilizzato per dimostrare la presenza della capacità mnestica

SISTEMI DI MEMORIA Esistenza di SISTEMI DI MEMORIA multipli e dissociabili: n n -

SISTEMI DI MEMORIA Esistenza di SISTEMI DI MEMORIA multipli e dissociabili: n n - MEMORIA DI LAVORO MEMORIA A LUNGO TERMINE: - memoria dichiarativa (esplicita) - memoria non dichiarativa (implicita)

Memoria Esplicita n n n Memoria episodica Memoria Autobiografica Memoria semantica

Memoria Esplicita n n n Memoria episodica Memoria Autobiografica Memoria semantica

Memoria Implicita n n n Memoria procedurale: conoscenze percettive e abilità motorie; Apprendimento associativo

Memoria Implicita n n n Memoria procedurale: conoscenze percettive e abilità motorie; Apprendimento associativo e tramite condizionamento; Priming;

Alla nascita Gli studi di De. Casper hanno evidenziato come il neonato possieda conoscenze

Alla nascita Gli studi di De. Casper hanno evidenziato come il neonato possieda conoscenze mnestiche TUTTAVIA Lo sviluppo di tale capacità avviene per tutta l’infanzia e la fanciullezza Il processo di sviluppo non è uguale per tutti i tipi di memoria: sia il periodo necessario allo sviluppo di una traccia di memoria che la durata di ritenzione della traccia dipendono dal tipo di memoria che viene esaminato

Sviluppo memoria implicita Studio di Rovee-Collier (1997) Studio sul condizionamento dello scalciare - -

Sviluppo memoria implicita Studio di Rovee-Collier (1997) Studio sul condizionamento dello scalciare - - B di 2 mesi e 3 mesi con un nastro alla caviglia 1 - registrazione del comportamento spontaneo 2 - il nastro alla caviglia viene collegato ad una giostrina che si muove con lo scalciare di B 3 - viene scollegata la giostrina e registrato il comportamento LA DIFFERENZA FRA IL RITMO DELLO SCALCIARE FRA 1 e 3 DA UNA MISURA DEL RICORDO A BREVE TERMINE DELLA CONTINGENZA SCALCIARE-MOVIMENTO GIOSTRINA

Sviluppo memoria implicita Studio di Rovee-Collier (1997) La durata della ritenzione della traccia di

Sviluppo memoria implicita Studio di Rovee-Collier (1997) La durata della ritenzione della traccia di memoria viene misurata a qualche giorno di distanza mettendo il nastro al piedino e confrontando la differenza nel ritmo dello scalciare con e senza nastro - A 2 mesi: è presente una traccia per un breve periodo - A 3 mesi: il ricordo è presente fino a 2 giorni dopo e per alcuni fino a 8

Da studi condotti con il paradigma della giostrina è emerso che n n La

Da studi condotti con il paradigma della giostrina è emerso che n n La durata delle traccia mnestica aumenta in modo lineare con l’età Il tempo necessario per l’immagazzinamento dell’informazione diminuisce con l’età (2 mesi=3 -6 min; 3 mesi=2 -3 min; 6 mesi=1 min) n La capacità di rievocare il ricordo nei B piccoli (2 -6 mesi) è limitata alla presentazione di stimoli identici ciò non è più vero per quelli più grandi (Macchi-Cassia et al, p. 49 -50) -

COMPETENZE NEONATALI Parte 2 d CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa

COMPETENZE NEONATALI Parte 2 d CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

Imitazione neonatale B di pochi giorni di vita o poche settimane sono in grado

Imitazione neonatale B di pochi giorni di vita o poche settimane sono in grado di imitare movimenti del volto Come sorridere, spalancare la bocca, tirare fuori la lingua, eccetera (Meltzoff & Moore, 1997)

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Imitazione differita n n A 6 settimane i B sono in grado di riprodurre

Imitazione differita n n A 6 settimane i B sono in grado di riprodurre alcune espressioni facciali imitate anche dopo 24 ore A 6 mesi i B sono in grado di riprodurre azioni imitate dopo 24 ore

RIASSUMENDO

RIASSUMENDO

Continuità nello sviluppo durante il primo anno di vita n n Gli studi riguardanti

Continuità nello sviluppo durante il primo anno di vita n n Gli studi riguardanti la prima infanzia hanno dimostrato che : Il primo anno di vita è un periodo di attivo sviluppo su cui incidono contemporaneamente fattori biologici, ambientali e di interazione fra i due La mente di B. si sviluppa contemporaneamente alla maturazione biologica in interazione con l’ambiente, in primis di tipo sociale Le traiettorie dei destini individuali si tracciano grazie all’esperienze non condivise e b. sviluppa le diverse abilità di base in diversi contesti e grazie ai principi dell’apprendimento

La mente del neonato non è una tabula rasa

La mente del neonato non è una tabula rasa

Maturazione organica e caratteristiche biologiche della nostra specie n Rapido Sviluppo SNC e periferico:

Maturazione organica e caratteristiche biologiche della nostra specie n Rapido Sviluppo SNC e periferico: alla base dello sviluppo delle diverse abilità sia base che complesse (vedi memoria o sviluppo motorio) n Evidenziazione di tendenze universali di comportamento umano n Evidenziazione di tendenze universali di motivazioni umane primarie: es. socialità

SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott.

SVILUPPO PRENATALE & PRIME COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2020 -2021 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

COMPETENZE NEONATALI Parte 3 a CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa

COMPETENZE NEONATALI Parte 3 a CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

COMPORTAMENTI INNATI AD ALTA VALENZA SOCIO-COMUNICATIVA

COMPORTAMENTI INNATI AD ALTA VALENZA SOCIO-COMUNICATIVA

COMPORTAMENTI AD ALTA VALENZA SOCIALE Il repertorio comportamentale del neonato è molto limitato. Nel

COMPORTAMENTI AD ALTA VALENZA SOCIALE Il repertorio comportamentale del neonato è molto limitato. Nel corso dello sviluppo aumenterà progressivamente. Tuttavia fin da ll’inizio sono presenti alcuni comportamenti che hanno un altissimo valore comunicativo, ossia B è dotato di strumenti di segnalazione sociale specie-specifici: Pianto; Sorriso; In un secondo tempo emerge anche il riso • DA UN PUNTO DI VISTA EVOLUZIONISTICO Questi COMPORTAMENTI HANNO UN FORTISSIMO VALORE ADATTIVO E LA LORO FREQUENZA DI EMISSIONE DETERMINA LA PROBABILITA’ GENERALE DI SOPRAVVIVENZA DI B

IL PIANTO

IL PIANTO

IL PIANTO - IL PIANTO DI B. ha un fortissimo potere avversivo per il

IL PIANTO - IL PIANTO DI B. ha un fortissimo potere avversivo per il caregiver , che ha il potere di attivarlo per trovare soluzioni che possano alleviare la sofferenza di B. ( predisposizione biologica a vivere come estremamente avversivo lo stimolo «pianto di B. ) • Inizialmente il pianto di B. è una risposta reattiva, ad uno stato di disagio organico, psicofisiologico, provocato da stimoli ambientali, ecc. • intorno all’anno i bambini iniziano ad usarlo

IL PIANTO - è un comportamento altamente organizzato costituito da quattro fasi: espiratoria, riposo,

IL PIANTO - è un comportamento altamente organizzato costituito da quattro fasi: espiratoria, riposo, inspiratoria, riposo la cui scansione temporale può variare e dare origine a diversi tipi di pianto • DA FAME • DA RABBIA • DA DOLORE

IL SORRISO

IL SORRISO

IL SORRISO n è tipico della nostra specie ha un altissimo valore rinforzante per

IL SORRISO n è tipico della nostra specie ha un altissimo valore rinforzante per il caregiver , predisposizione biologica a vivere come estremamente gratificante LO STIMOLO «sorriso di B» nè presente fin dalla nascita, ma inizialmente si tratta di un sorriso riflesso. n Dal secondo mese di vita compare soprattutto in contesti interpersonali, elicitato da stimoli quali gli occhi di un’altra persona n A circa tre mesi diventa sociale n

Spitz e la genesi del sorriso sociale e delle relazioni affettive di B. SPITZ

Spitz e la genesi del sorriso sociale e delle relazioni affettive di B. SPITZ E’ STATO IL PRIMO AUTORE A STUDIARE IN MODO APPROFONDITO LO SVILUPPO DEL SORRISO DI B. CHE DA REAZIONE RIFLESSA ALLO STIMOLO VOLTO UMANO (SOTTO FORMA DI GESTALT) DIVENTA UN INDICE DEL FATTO CHE IL BAMBINO STA COSTRUENDO RELAZIONI SOCIALI CON GLI ALTRI, IN PRIMIS CON IL CAREGIVER IL SORRISO RIVOLTO SELETTIVAMENTE A INDIVIDUI DURANTE LE INTERAZIONI SOCIALI, CIOE’ IL SORRISO SOCIALE, VIENE CONSIDERATO IL PRIMO ORGANIZZATORE DELL’ATTIVITA’ PSICHICA DI B. , CIOE’ UN INDICE DELLA PRESENZA DI UNA «PRIMA FORMA DI ATTIVITA’ PSICHICA» DI TIPO SINCRETICO E’ INTERESSANTE NOTARE COME LE RIFLESSIONI DI SPITZ ANTICIPASSERO MOLTI DEI TEMI PROPOSTI DA BOWLBY E LE SUCCESSIVE EVOLUZIONI DELLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

Spitz (1958): «Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali

Spitz (1958): «Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali « “ …. . L’interesse esclusivo che il lattante manifesta nel secondo mese per il viso umano, preferito ad ogni altro oggetto che lo circonda, si cristallizzerà al terzo mese in una reazione di forma particolare e specifica. La maturazione corporea e lo sviluppo psichico sono progrediti sufficientemente permettere al lattante di attivare i suoi mezzi fisici al servizio delle sue esperienze, in forma di risposte psichiche. Risponderà cosí prontamente col sorriso al viso dell’adulto, al quale aveva già assegnato in precedenza un interesse speciale, un posto privilegiato nella globalità del suo ambiente. Si tratta, per cosí dire, della prima manifestazione attiva diretta ed intenzionale, il primo debole segno del passaggio dalla passività completa ad un comportamento attivo, che va progressivamente aumentando.

Il lattante reagisce col sorriso al viso umano a condizione che l’adulto gli presenti

Il lattante reagisce col sorriso al viso umano a condizione che l’adulto gli presenti il viso di fronte, in modo che gli occhi siano ben visibili; inoltre il viso deve essere in movimento. Poco importa che il movimento sia costituito da un sorriso, da un accennare della testa o altro ancora. In questo periodo nessun altro oggetto, il nutrimento incluso, provoca questa risposta. Se a quest’epoca si presenta il poppatoio pieno di latte al lattante allevato artificialmente, si noterà spesso un cambiamento nel suo comportamento. I bambini in un periodo piú avanzato del loro sviluppo smettono di agitarsi; a volte fanno con la bocca dei movimenti di suzione, altre volte tentano di portare le braccia al poppatoio. Non si osserva mai il sorriso. Bambini meno sviluppati non modificheranno minimamente il loro comportamento, tuttavia alla stessa epoca questi bambini rispondono con un sorriso al sorriso dell’adulto

Ho descritto questa reazione in una monografia, pubblicata sotto il titolo The Smiling Response

Ho descritto questa reazione in una monografia, pubblicata sotto il titolo The Smiling Response (La risposta del sorriso). In questa ricerca ho esaminato 147 bambini dalla nascita fino ad un anno. Sono giunto alla conclusione che non è giustificato affermare che la percezione del volto umano e la risposta del sorriso a questo, al terzo mese, siano una vera relazione oggettuale. Questo perché ho potuto stabilire che ciò che il bambino percepisce non è un partner, né una persona, né un oggetto ma solamente un segnale. È vero che questo segnale è costituito dal viso umano, ma le mie esperienze dimostrano che il segnale non è costituito dalla totalità del viso, si tratta piuttosto di una Gestalt privilegiata. Questa Gestalt privilegiata è costituita dall’insieme: fronte, occhi e naso, il tutto in movimento. In effetti questa risposta non è limitata ad “un” individuo, ad es. la madre. A quest’epoca gli individui ai quali il bambino risponde col sorriso sono intercambiabili. Non solo la madre, ma chiunque altro può provocare il sorriso, se sono rispettate le condizioni prescritte per la realizzazione della Gestalt privilegiata. Per queste ragioni chiamo questa configurazione Gestalt-segnale.

È possibile fare un’esperienza assai semplice per convincersi che si tratta di una Gestalt

È possibile fare un’esperienza assai semplice per convincersi che si tratta di una Gestalt segnale, che fa parte del viso umano. Si stabilisce un rapporto col lattante presentandogli il viso sorridente e con movimenti della testa dall’alto al basso, cosa che provoca nel bambino la risposta del sorriso. Se a questo punto si volge lentamente il viso di profilo, continuando a sorridere e a muovere il capo immediatamente il bambino cessa di sorridere. Assume in generale un’espressione di estraneità; i bambini piú sviluppati qualche volta cercano il secondo occhio nella regione auricolare; i bambini piú sensibili sembrano subire uno choc. Di fronte a questa reazione ci si rende conto pienamente che il viso umano di profilo non è riconosciuto dal bambino, vale a dire che questi non riconosce veramente il suo partner, ma solo la Gestalt fronte-occhi-naso. Se questa Gestalt viene modificata, il cosí detto oggetto non è piú riconosciuto, perde cioè la sua qualità oggettuale.

Per queste ragioni abbiamo chiamato questa Gestalt oggetto precursore. Infatti il bambino non riconosce

Per queste ragioni abbiamo chiamato questa Gestalt oggetto precursore. Infatti il bambino non riconosce nella Gestaltsegnale le qualità essenziali dell’oggetto (cioè quelle qualità grazie alle quali l’oggetto soddisfa i bisogni e protegge); si tratta invece di attributi non sostanziali. È proprio questo che distingue l’oggetto libidico dalle “cose”: l’oggetto libidico è caratterizzato da qualità essenziali, ancorate alla sua genesi. Queste qualità restano immutabili attraverso tutte le vicissitudini, che trasformano gli attributi esteriori dell’oggetto libidico. Al contrario le “cose” sono caratterizzate dai loro attributi, e tutte le variazioni di questi attributi ostacoleranno il riconoscimento della a cosa”. La Gestalt-segnale costituisce quindi un attributo che compete piú alle “cose” che all’oggetto libidico, quindi un attributo effimero. Tuttavia, il fatto che questo segnale è stato elaborato grazie alla genesi delle relazioni oggettuali, gli conferisce una qualità che trascende la “cosa” assicurandogli un posto nella genealogia dell'oggetto libidico, che si sviluppa.

Si può eseguire questa esperienza in modo piú marcato presentando al bambino una maschera

Si può eseguire questa esperienza in modo piú marcato presentando al bambino una maschera di cartone. Ho eseguito una serie di film in cui si dimostra che in quest’epoca il bambino sorride sia alla maschera, sia al viso umano, e che cessa di sorridere di nuovo quando si mostra la maschera di profilo. Si tratta quindi di un segnale. Ma questo segnale appartiene e deriva dal viso della madre: è legato alla nutrizione, al senso di sicurezza; piú tardi si svilupperà e costituirà un vero oggetto, la madre nella sua totalità. Per questo ho chiamato questa risposta, limitata ad una parte del viso umano, una relazione pre-oggettuale ed oggetto precursore il segnale che viene riconosciuto» (R. Spitz, 1958) Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali, Giunti-Barbera, Firenze, 1972

nuovi studi Macchi-Cassia et, al. «la cognizione sociale» p. 155 -160 n

nuovi studi Macchi-Cassia et, al. «la cognizione sociale» p. 155 -160 n

IL RISO n è tipico della nostra specie nsopraggiunge dopo il sorriso, quando il

IL RISO n è tipico della nostra specie nsopraggiunge dopo il sorriso, quando il bambino ha circa 4 -5 mesi di vita n ha un altissimo valore rinforzante per il caregiver , predisposizione biologica a vivere come estremamente gratificante lo stimolo riso di un bambino

COMPETENZE NEONATALI Parte 2 d CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa

COMPETENZE NEONATALI Parte 2 d CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2012 -2013 Dott. ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI p. 3 b

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI p. 3 b

Maturazione organica e caratteristiche biologiche della nostra specie n n n Rapido Sviluppo SNC

Maturazione organica e caratteristiche biologiche della nostra specie n n n Rapido Sviluppo SNC e periferico: alla base dello sviluppo delle diverse abilità sia base che complesse (vedi memoria o sviluppo motorio) Evidenziazione di tendenze universali di comportamento umano Evidenziazione di tendenze universali di motivazioni umane primarie 65

INTENZIONALITA’ DEL COMPORTAMENTO n n OGNI COMPORTAMENTO SIA UMANO CHE ANIMALE E’ ORIGINATO DA

INTENZIONALITA’ DEL COMPORTAMENTO n n OGNI COMPORTAMENTO SIA UMANO CHE ANIMALE E’ ORIGINATO DA ALMENO UNA INTENZIONE DEL SOGGETTO DI RAGGIUNGERE UN DETERMINATO OBIETTIVO ATTRAVERSO L’AZIONE LE INTENZIONI DIETRO I SINGOLI COMPORTAMENTI POSSONO ESSERE SINGOLE O MULTIPLE 66

INTENZIONALITA’ DEL COMPORTAMENTO n n n LE DIVERSE INTENZIONI POSSONO ESSERE RAGGRUPPATE IN CATEGORIE

INTENZIONALITA’ DEL COMPORTAMENTO n n n LE DIVERSE INTENZIONI POSSONO ESSERE RAGGRUPPATE IN CATEGORIE ES. affiliativa, egoistica, di difesa, ecc. POSSONO INOLTRE ESSERE PROPOSTE IN UNA STRUTTURA GERARCHIZZATA IN CUI VENGONO SCHEMATIZZATE COME «SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI» 67

SISTEMA MOTIVAZIONALE PRIMARIO Esistenza di un sistema cerebrale e mentale che regola comportamento ed

SISTEMA MOTIVAZIONALE PRIMARIO Esistenza di un sistema cerebrale e mentale che regola comportamento ed emozioni in vista di una meta ben definita. n Sistema funzionale complesso, concepito come simile ai sistemi fisiologici (complesso ed omeostatico, cioè non “meccanico” come l’istinto, né “idraulico” come la “pulsione”). n è “universale” (Liotti) n 68

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI Per poter definire una motivazione come primaria o fondamentale è necessario

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI Per poter definire una motivazione come primaria o fondamentale è necessario che vengano rispettati dei criteri (Baumeister e Leary, 1995): - Universalità (e comparsa precoce) - Effetti chiari in situazioni avverse cioè di frustrazione della stessa - Condizioni di frustrazione o meno hanno conseguenze dirette di tipo diverso e/o opposto su: cognizione e emozione - La frustrazione può portare a malattia o a morte (es. studi di Spitz – dispensa su teoria attaccamento – Bowlby) 69

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI n n Elicita comportamenti diretti ad uno scopo Non deriva da

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI n n Elicita comportamenti diretti ad uno scopo Non deriva da altre motivazioni Esercita effetti su vaste categorie di comportamento È implicata nel generale funzionamento psichico dell’individuo sia nel presente che rispetto ai piani ed al destino futuro 70

SISTEMA MOTIVAZIONALE PRIMARIO Esistenza di un sistema cerebrale e mentale che regola comportamento ed

SISTEMA MOTIVAZIONALE PRIMARIO Esistenza di un sistema cerebrale e mentale che regola comportamento ed emozioni in vista di una meta ben definita. n Sistema funzionale complesso, concepito come simile ai sistemi fisiologici (complesso ed omeostatico, cioè non “meccanico” come l’istinto, né “idraulico” come la “pulsione”). n è “universale” (Liotti) n 71

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI Per poter definire una motivazione come primaria o fondamentale è necessario

SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI Per poter definire una motivazione come primaria o fondamentale è necessario che vengano rispettati dei criteri (Baumeister e Leary, 1995): - Universalità (e comparsa precoce) - Effetti chiari in situazioni avverse cioè di frustrazione della stessa - Condizioni di frustrazione o meno hanno conseguenze dirette di tipo diverso e/o opposto su: cognizione e emozione - La frustrazione può portare a malattia o a morte (es. studi di Spitz – dispensa su teoria attaccamento – Bowlby) 72

ELENCO SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI n n n Alcuni sono in comune con altre specie

ELENCO SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI n n n Alcuni sono in comune con altre specie animali pur assumendo connotazioni specifiche Alcuni sono specie-specifici l’elenco non è esaustivo, tiene conto dei maggiori contributi presenti in letteratura

ELENCO MOTIVAZIONI PRIMARIE UMANE: GERARCHIA DEI BISOGNI DI MASLOW

ELENCO MOTIVAZIONI PRIMARIE UMANE: GERARCHIA DEI BISOGNI DI MASLOW

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI SOCIALITA’-COMUNICAZIONE: innate tendenze a creare legami con gli altri ed ad

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI SOCIALITA’-COMUNICAZIONE: innate tendenze a creare legami con gli altri ed ad organizzarsi in gruppi dove gli individui hanno ruoli distinti - La frustrazione crea dolore fisico o emotivo, solitudine, vulnerabilità ATTACCAMENTO: innate tendenze a creare legami affettivi con gli altri La frustrazione crea dolore fisico o emotivo, solitudine, vulnerabilità APPARTENENZA: derivante dal bisogno primario di sentirsi amati ed accettati dagli altri, sentirsi parte di un gruppo - La frustrazione crea dolore … COMPETIZIONE: risorse limitate - siamo pre-programmati per sopravvivere a gruppi e quindi tendiamo ad accettare segnali di sfida • COOPERAZIONE: propensione a raggiungere un obiettivo congiunto grazie ad un altro – tende a strutturarsi secondo alcuni autori sotto forma di ALTRUISMO (Tomasello) PROSOCIALITA’ E ALTRUISMO: tendenza innata a favorire l’altro anche a scapito personale 75

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI ACCUDIMENTO: percezione di stato di vulnerabilità dell’altro ed attivazione spontanea di

SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI ACCUDIMENTO: percezione di stato di vulnerabilità dell’altro ed attivazione spontanea di comportamenti di accudimento fisico e psicologico tende a strutturarsi secondo alcuni autori sotto forma di ALTRUISMO INTERSOGGETTIVITA’: la motivazione a condividere un universo mentale con l’Altro da Sé SESSUALITA’-RIPRODUZIONE: emerge in adolescenza ESPLORAZIONE-AZIONE sull’ambiente fisico: tendenza innata degli individui ad esplorare l’ambiente anche allo scopo di produrre effetti desiderati 76