UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II FACOLTA

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN LOGOPEDIA MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA Dott. ssa Paola Villari A cura della dott. ssa Giuseppina Palmese e delle Studentesse Logopedia : Michela Del Prete Angela Sodano A. A. 2014/2015

Dott. ssa Giuseppina Palmese … anche l’occhio vuole la sua parte!!!. .

Dott. ssa Giuseppina Palmese … anche l’occhio vuole la sua parte!!!. .

L’APPRENDIMENTO DELLA LETTURA NON PUÒ PRESCINDERE DA UNA VISIONE INTEGRA ED EFFICIENTE CHE PARTENDO

L’APPRENDIMENTO DELLA LETTURA NON PUÒ PRESCINDERE DA UNA VISIONE INTEGRA ED EFFICIENTE CHE PARTENDO DALLA RETINA DELL’OCCHIO E CONTINUANDO NELLE SEDI SUCCESSIVE DELL’ELABORAZIONE VISIVA , ANALIZZA LE CARATTERISTICHE GRAFICHE COSTITUISCONO IL TESTO Dott. ssa Giuseppina Palmese

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA DEFINIZIONI ORIENTAMENTI TEORICI VALUTAZIONE LA TEORIA MAGNOCELLULARE DEFICIT VISIVO MOVIMENTI

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA DEFINIZIONI ORIENTAMENTI TEORICI VALUTAZIONE LA TEORIA MAGNOCELLULARE DEFICIT VISIVO MOVIMENTI SACCADICI CENNI DI TRATTAMENTO Dott. ssa Giuseppina Palmese

LA DISLESSIA è un disturbo specifico della lettura che riguarda la capacità di decodifica

LA DISLESSIA è un disturbo specifico della lettura che riguarda la capacità di decodifica del testo, misurata nei suoi parametri di VELOCITÀ e CORRETTEZZA.

LA DISLESSIA Può essere classificata in: Ø Dislessia evolutiva Dislessia acquisita

LA DISLESSIA Può essere classificata in: Ø Dislessia evolutiva Dislessia acquisita

LA DISLESSIA EVOLUTIVA : I FATTORI DI RISCHIO Deficit di natura linguistica ed analisi

LA DISLESSIA EVOLUTIVA : I FATTORI DI RISCHIO Deficit di natura linguistica ed analisi fonologica Deficit della capacità di denominazione rapida seriale di stimoli sia verbali che non verbali (Wolf e Bowers, 1999) Difficoltà di elaborazione visiva (compiti visuo - spaziali) Compromissione delle funzione esecutive Difficoltà di automatizzazione di una procedura

LA DISLESSIA EVOLUTIVA A sua volta viene classificata in: DISLESSIA FONOLOGICA DISLESSIA SUPERFICIAL Difficoltà

LA DISLESSIA EVOLUTIVA A sua volta viene classificata in: DISLESSIA FONOLOGICA DISLESSIA SUPERFICIAL Difficoltà nel leggere le non parole. Blocco dello sviluppo nel passaggio dallo stadio alfabetico a quello ortografico. difficoltà nel leggere le parole con eccezioni di pronuncia e di accentazione. Blocco dello sviluppo a livello dello stadio ortografico.

LA DIAGNOSI Secondo il DSM IV, per formulare la diagnosi di dislessia occorre che:

LA DIAGNOSI Secondo il DSM IV, per formulare la diagnosi di dislessia occorre che: - il livello raggiunto nella lettura sia sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all'età cronologica, al Q. I. e ad un'istruzione adeguata all'età; - Il disturbo interferisca con l'apprendimento scolastico e/o con le attività quotidiane che richiedono capacità di lettura; - Assenza di deficit sensoriale.

LA DIAGNOSI La diagnosi di dislessia non può essere formulata prima della fine della

LA DIAGNOSI La diagnosi di dislessia non può essere formulata prima della fine della II classe elementare. I parametri essenziali per la diagnosi sono: - la rapidità misurata come il tempo di lettura di brani, parole, non-parole o sillabe; - la correttezza misurata come numero di errori di lettura e scrittura; - la comprensione del testo non concorre alla formulazione della diagnosi di dislessia, ma si raccomanda di valutarlo in quanto fornisce informazioni utili sull'efficienza del lettore.

LA DIAGNOSI: STRUMENTI DI VALUTAZIONE Prove MT di comprensione, correttezza e rapidità (Cornoldi e

LA DIAGNOSI: STRUMENTI DI VALUTAZIONE Prove MT di comprensione, correttezza e rapidità (Cornoldi e Coll. , 1981; 1995) Batteria per la valutazione della dislessia e disortografia evolutiva (Sartori e Coll. , 1995)

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Difficoltà nel distinguere grafemi simili dal punto di vista

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Difficoltà nel distinguere grafemi simili dal punto di vista grafico Es. (“f-t”; “m-n”; “c-e”) Difficoltà nel distinguere grafemi uguali ma con diverso orientamento Es. (“d-q”; “p-b”; “a-e”; “u-n”; “b-d”) Difficoltà nel distinguere grafemi corrispondenti a fonemi somiglianti da un punto di vista percettivo-uditivo Es. (“t-d”; ”s-z”; “f-v”; “c-g”; “l-r”; “p-b”; “m-n”) Omissione di parole e/o salti di riga

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Omissione di grafemi e sillabe: durante la lettura il

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Omissione di grafemi e sillabe: durante la lettura il bambino non legge consonanti, vocali o sillabe intere Inversione di sillabe: il bambino inverte la posizione di una sillaba che compone la parola Aggiunte e ripetizioni di sillabe o grafemi della parola Es. campagnana

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Difficoltà nella lettura di parole poco comuni o a

ERRORI TIPICI DEI BAMBINI DISLESSICI Difficoltà nella lettura di parole poco comuni o a bassa frequenza d’uso Difficoltà di riconoscimento dei gruppi consonantici complessi (“gn”; “gh”; “gl”; “sc”) Prevalenza della componente intuitiva: poiché il bambino non riesce a leggere correttamente usa maggiormente la componente intuitiva, ossia anticipa quella che potrebbe essere la parole scritta, compiendo errori (iperanticipazione)

DIFFICOLTA’ DEI BAMBINI DISLESSICI I bambini dislessici inoltre hanno difficoltà in alcune aree di

DIFFICOLTA’ DEI BAMBINI DISLESSICI I bambini dislessici inoltre hanno difficoltà in alcune aree di apprendimento: Tabelline Serie numeriche Informazioni in sequenza (mesi dell’anno, giorni della settimana, lettere dell’alfabeto) Rapporti spazio-temporali (destra/sinistra, ieri/oggi) Alcune abilità motorie Attenzione e concentrazione

 DSA e SCUOLA

DSA e SCUOLA

I DSA: un’emergenza educativa Come far fronte all’emergenza? L. 170/2010 LEGGE 8 ottobre 2010,

I DSA: un’emergenza educativa Come far fronte all’emergenza? L. 170/2010 LEGGE 8 ottobre 2010, n. 170 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”

Legge 170/2010, comma 2 2. Agli studenti con DSA le istituzioni scolastiche garantiscono: a)

Legge 170/2010, comma 2 2. Agli studenti con DSA le istituzioni scolastiche garantiscono: a) l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata (PDP); b) l'introduzione di strumenti compensativi, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere; c) per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi, e ove risulti utile, la possibilità dell'esonero.

TEORIE ALLA BASE DELLA DISLESSIA Vi sono varie teorie scientifiche tentano di spiegare le

TEORIE ALLA BASE DELLA DISLESSIA Vi sono varie teorie scientifiche tentano di spiegare le cause d’insorgenza della dislessia, tra esse abbiamo: q Teoria del deficit fonologico; q Teoria del deficit di processing temporale; q Teoria cerebellare; q Teoria visiva; q Teoria magnocellulare.

TEORIA DEL DEFICIT FONOLOGICO Questa teoria presuppone che ciò che è danneggiato nei dislessici

TEORIA DEL DEFICIT FONOLOGICO Questa teoria presuppone che ciò che è danneggiato nei dislessici è la rappresentazione, l’immagazzinamento e/o il recupero dei suoni del parlato. È chiaro che se i suoni del parlato hanno rappresentazione, immagazzinamento e recupero deboli; si ha come risultato una comprensione insufficiente delle corrispondenze grafema-fonema della lingua, che è un pre-requisito indispensabile per imparare a leggere.

TEORIA DEL DEFICIT DI PROCESSING TEMPORALE Sostiene che i problemi fonologici alla base della

TEORIA DEL DEFICIT DI PROCESSING TEMPORALE Sostiene che i problemi fonologici alla base della dislessia deriverebbero da un deficit di tipo uditivo che comporta una difficoltà ad elaborare eventi acustici brevi o che variano rapidamente. Ciò causa ulteriori difficoltà quando tali eventi acustici rappresentano contrasti fonemici ( es: ‘ba’ e ‘da’ ).

TEORIA CEREBELLARE La teoria cerebellare (Fawcett & Nicolson) ha una base biologica e sostiene

TEORIA CEREBELLARE La teoria cerebellare (Fawcett & Nicolson) ha una base biologica e sostiene che il cervelletto dei dislessici sia lievemente disfunzionale; il cervelletto gioca un ruolo importante nel: - automatizzazione di abilità come la lettura; - controllo motorio, e di conseguenza nell’articolazione del parlato. Fawcett & Nicolson spiegano i problemi fonologici nei dislessici sostenendo che un’articolazione disfunzionale porterebbe a rappresentazioni fonologiche impoverite.

TEORIA VISIVA Tale teoria sostiene che i tipici errori commessi dai dislessici durante la

TEORIA VISIVA Tale teoria sostiene che i tipici errori commessi dai dislessici durante la lettura, come: inversione e sovrapposizione; sono imputabili ad un deficit del sistema visivo. Il sistema visivo, infatti, ricopre un ruolo importante nel processo della lettura, in quanto permette di riconoscere le lettere, la loro posizione e la relazione spaziale nella parola. Un danno al sistema visivo comprometterebbe tutte queste fasi della lettura.

TEORIA MAGNOCELLULARE TEORIA UNIFICANTE Deficit uditivo Deficit visivo Deficit cerebellare

TEORIA MAGNOCELLULARE TEORIA UNIFICANTE Deficit uditivo Deficit visivo Deficit cerebellare

 DEFICIT VISIVO La t. magnocellulare sostiene che in molti dislessici il sistema visivo

DEFICIT VISIVO La t. magnocellulare sostiene che in molti dislessici il sistema visivo magnocellulare non è del tutto efficiente e che la sensibilità del sistema visuo-motorio, in essi, è minore rispetto a quella dei soggetti che leggono senza difficoltà. Il controllo del meccanismo visivo, in tali pazienti, appare più debole; questo spiega la percezione che a volte hanno di lettere che sembrano muoversi e spostarsi nel corso della lettura.

LE ABILITÀ OCULOMOTORIE SI SVILUPPANO A PARTIRE DALLA NASCITA E, NEI PRIMI ANNI DI

LE ABILITÀ OCULOMOTORIE SI SVILUPPANO A PARTIRE DALLA NASCITA E, NEI PRIMI ANNI DI SCUOLA PRIMARIA RAGGIUNGONO LA MASSIMA EFFICIENZA E ACCURATEZZA. PRIMA DELLA SCUOLA PRIMARIA l’esperienza visiva del bambino si svolge in un contesto la cui componente principale è il gioco e quindi vi è la libertà di movimento. ALL’INIZIO DELLA SCUOLA PRIMARIA il bambino si ritrova immerso in un nuovo contesto caratterizzato da ambienti chiusi (l’aula), posizioni statiche e ristrette (il banco) ed esperienze visive che richiedono un elevato livello di attenzione.

È proprio nei primi anni di scuola primaria che molti bambini manifestano notevoli difficoltà

È proprio nei primi anni di scuola primaria che molti bambini manifestano notevoli difficoltà oculomotorie, perché: - le loro esperienze visive precedenti non hanno consolidato la coordinazione e il controllo neuromuscolare necessario per muovere gli occhi in modo efficace ed accurato (movimenti saccadici); - c’è un’incapacità del sistema magnocellulare di stabilizzare gli occhi in maniera normale.

…MA CHE COS’È IL SISTEMA MAGNOCELLULARE? Quando si inizia a leggere, tutte le lettere

…MA CHE COS’È IL SISTEMA MAGNOCELLULARE? Quando si inizia a leggere, tutte le lettere devono essere identificate e poi messe nel giusto ordine, affinché si possa avere un’accurata esecuzione e comprensione del testo che ci troviamo davanti. La visione è la traduzione di singoli attributi tra loro scorrelati, come: colore, forma, movimento e profondità. L'elaborazione di questi attributi o, più in generale, degli stimoli luminosi dagli occhi al sistema nervoso centrale, è opera del sistema visivo e, in particolare, dell'attività coordinata di diverse aree cerebrali nelle quali confluiscono le informazioni convogliate da due vie nervose, denominate Magnocellulare e Parvocellulare.

LE DUE VIE NERVOSE: MAGNOCELLULARE (M) E PARVOCELLULARE (P), FUNZIONANO IN PARALLELO E IN

LE DUE VIE NERVOSE: MAGNOCELLULARE (M) E PARVOCELLULARE (P), FUNZIONANO IN PARALLELO E IN PARTICOLARE: il sistema M: Il sistema P: - è formato da cellule grandi; - trasmette rapidamente lo stimolo; - non discrimina i colori; - riconosce la forma in movimento; - ha un ruolo fondamentale nel meccanismo di posizionamento dell’occhio su ciascuna lettera in sequenza. - È formato da cellule piccole; - Trasmette lentamente lo stimolo; - Discrimina i colori; - Discrimina la forma.

Leggere richiede un impegno notevole e prolungato; impegna gli occhi a muoversi in modo

Leggere richiede un impegno notevole e prolungato; impegna gli occhi a muoversi in modo sincronizzato e rapido mentre il corpo resta immobile e, allo stesso tempo, richiede un livello di attenzione elevato e una certa velocità nell’elaborazione degli innumerevoli stimoli, che vengono raccolti dagli occhi mentre scorrono sui simboli grafici bidimensionali.

MOVIMENTIOCULARI COINVOLTI NELLA LETTURA

MOVIMENTIOCULARI COINVOLTI NELLA LETTURA

MOVIMENTIOCULARI COINVOLTI NELLA LETTURA Durante la lettura, gli occhi si spostano continuamente da una

MOVIMENTIOCULARI COINVOLTI NELLA LETTURA Durante la lettura, gli occhi si spostano continuamente da una parola a quella successiva, per acquisire e quindi elaborare le informazioni contenute nel testo. I movimenti SACCADICI hanno un ruolo decisivo nella lettura, in quanto permettono agli occhi di spostarsi nei diversi punti della riga ed inoltre di andare a capo alla riga successiva Impiegano approssimativamente il 10% del tempo di lettura

Nel corso della lettura i movimenti saccadici eseguiti dagli occhi si possono suddividere quindi

Nel corso della lettura i movimenti saccadici eseguiti dagli occhi si possono suddividere quindi in tre tipologie: Saccade progressiva: è il movimento che gli occhi compiono da sinistra a destra seguendo il testo. Saccade regressiva: è il movimento che gli occhi compiono da destra a sinistra permettendo di riesaminare le parti di testo già lette. -Saccade di ritorno: corrisponde all’ampia saccade che, dal termine della riga, permette il ritorno a capo sulla riga sottostante; è spesso accompagnata da una saccade correttiva per allinearsi al carattere iniziale della riga.

FISSAZIONE la fissazione è importante in quanto, tra un movimento saccadico e l’altro, ci

FISSAZIONE la fissazione è importante in quanto, tra un movimento saccadico e l’altro, ci sono delle pause di fissazione in cui avviene il PROCESSO INFORMATIVO, fase in cui avviene la DECODIFICAZIONE DELLE LETTERE che costituiscono le parole.

Mediante questa sequenza di saccadi e fissazioni, a livello corticale, viene rappresentata un'immagine stabile.

Mediante questa sequenza di saccadi e fissazioni, a livello corticale, viene rappresentata un'immagine stabile.

MOVIMENTI SACCADICI ESTREMAMENTE VELOCI: Tra due saccadi successive, gli occhi fissano il testo per

MOVIMENTI SACCADICI ESTREMAMENTE VELOCI: Tra due saccadi successive, gli occhi fissano il testo per circa 200 -300 ms e, alla fine di ogni riga, una saccade inversa riporta la fissazione alla riga successiva. Servono a dirigere lo sguardo a una nuova porzione di testo distante circa 8 caratteri. Tale distanza, in media maggiore della lunghezza di una parola, indica che lo sguardo non posa su tutte le parole.

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? …E NEI DISLESSICI COSA ACCADE ?

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . I movimenti oculari avvengono in modo poco ordinato ed

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . I movimenti oculari avvengono in modo poco ordinato ed efficiente

 a)movimenti oculari registrati in un normolettore b) movimenti oculari registrati in un dislessico

a)movimenti oculari registrati in un normolettore b) movimenti oculari registrati in un dislessico durante la lettura di un breve brano.

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . ØImpiega più tempo nella fissazione della parola ØCompie numerose

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . ØImpiega più tempo nella fissazione della parola ØCompie numerose regressioni oculari ØLe saccadi in avanti sembrano essere brevi, numerose e catturabili da qualsiasi particella

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . La brevità e la maggior frequenza delle saccadi in

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . La brevità e la maggior frequenza delle saccadi in avanti sembra dipendere dalla necessità di utilizzare strategie ancora molto precoci di lettura (trasduzione grafema/fonema)

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . Dislessici: nessuna differenza tra il numero di movimenti oculari

MOVIMENTI OCULARI E DISLESSIA . Dislessici: nessuna differenza tra il numero di movimenti oculari fatti in avanti sulle parole e sulle non parole Normolettori : meno saccadi in avanti per le parole rispetto alle non parole De Luca et al. (2002)

TEST PER L'ANALISI DEI MOVIMENTI SACCADICI L'analisi dei movimenti saccadici, deve fornire delle indicazioni

TEST PER L'ANALISI DEI MOVIMENTI SACCADICI L'analisi dei movimenti saccadici, deve fornire delle indicazioni sull'abilità e sulla precisione con cui il soggetto sposta la fissazione da un punto all'alto del campo VISIVO. Si possono utilizzare degli esami oggettivi e soggettivi

TECNICHE VALUTATIVE Le tecniche oggettive si basano sull'osservazione diretta da parte dell'operatore, dei movimenti

TECNICHE VALUTATIVE Le tecniche oggettive si basano sull'osservazione diretta da parte dell'operatore, dei movimenti saccadici che vengono indotti presentando opportune mire Heinsen/Schrock System

TECNICHE VALUTATIVE Su di un cartoncino sono stampati una serie di simboli posti a

TECNICHE VALUTATIVE Su di un cartoncino sono stampati una serie di simboli posti a distanza ravvicinata tra loro: il soggetto deve di fissare la serie di simboli da sinistra a destra, mentre l'operatore valuta la precisione dei movimenti saccadici. Come stimoli di fissazione si possono utilizzare dei pallini, degli asterischi, dei numeri o delle lettere, stampati direttamente su di un foglio di plastica trasparente, oppure su un cartoncino con al centro un foro: in questo modo l'operatore può presentare la mira ed osservare più agevolmente i movimenti del soggetto in esame

TECNICHE VALUTATIVE Si basano sulla presentazione di una serie di simboli che il soggetto

TECNICHE VALUTATIVE Si basano sulla presentazione di una serie di simboli che il soggetto deve leggere più velocemente possibile e con la massima precisione, senza muovere la testa e senza seguire il segno con le dita. L'operatore misura il tempo che il soggetto impiega a leggere tutti i simboli e conta quanti errori commette: questi due dati, vengono inseriti in apposite formule con cui si calcola il punteggio, il quale viene poi confrontato con i valori medi forniti in apposite tabelle

CENNI DI TRATTAMENTO

CENNI DI TRATTAMENTO

SPUNTI DI TRATTAMENTO TACHISTOSCOPIO: Raggiungere i 200 ms. (tempo minimo di programmazione di una

SPUNTI DI TRATTAMENTO TACHISTOSCOPIO: Raggiungere i 200 ms. (tempo minimo di programmazione di una saccade) di esposizione con il Tachistoscopio per centrare il movimento oculare e favorire la lettura attraverso la via “LESSICALE” ü Iniziare con parole bisillabe piane (mare, cane, topo) per scendere appena possibile sotto i 200 ms di esposizione, ü piuttosto che con parolea CC: gnomo, consiglio, giglio…; lette per ore di (inutile) training a 800 / 1000 ms. di esposizione. Esercitarsi per mesi con il tachistoscopio tutti i giorni sopra i 200 ms. di esposizione serve a poco…(Benso, 2004) !

SPUNTI DI TRATTAMENTO

SPUNTI DI TRATTAMENTO

… anche l’occhio vuole la sua parte ma. . . …ATTENZIONE!!!

… anche l’occhio vuole la sua parte ma. . . …ATTENZIONE!!!

ATTENZIONE!!! La lettura impegna sia filtri percettivi che sia cognitivi (memoria ecc. ) L’

ATTENZIONE!!! La lettura impegna sia filtri percettivi che sia cognitivi (memoria ecc. ) L’ acuità visiva e i movimenti oculari sono guidati dall’orientamento e dalla focalizzazione dell’ATTENZIONE Tra saccade e orientamento visivo vi è una RELAZIONE DI IMPLICAZIONE SEMPLICE: se si muovono gli occhi si muove l’attenzione, ma se non è vera la proporzione inversa ( se si muove l’attenzione allora si muovono gli occhi) Evidenze sperimentali dimostrano che si può dislocare l’attenzione senza spostare lo sguardo

ATTENZIONE!!! 1) 2) 3) Postner e Peterson (1990) 3 fasi importanti sottostanti all’orientamento dell’attenzione

ATTENZIONE!!! 1) 2) 3) Postner e Peterson (1990) 3 fasi importanti sottostanti all’orientamento dell’attenzione Ancoraggio alla figura Disancoraggio Spostamento Postner e Cohen(1984) INIBIZIONE DI RITORNO Innata , impedisce ad eventi irrilevanti di catturare la nostra attenzione spaziale per un tempo definito, evitando un disancoraggio automatico dell’attenzione sulla parola scritta prima che questa venga elaborata o

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

GRAZIE PER L’ATTENZIONE