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• • • Link Capitolo VII. Linguaggio e comunicazione Linguaggio gestuale Sito ufficiale dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche dedica un’intervista a Silvana Vegetti Finzi sul tema del linguaggio del corpo Origini del linguaggio Sito dedicato dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche dedica un’intervista a Tullio De Mauro sul tema delle origini del linguaggio Mass Media Sito ufficiale dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienza Filosofiche dedica un’intervista a Gianfranco Bettetini sul tema dei mass media Radio Sito ufficiale della Rai che dedica numerose informazioni sulla radio: sulle origini, sulla struttura, sul lavoro, i programmi, ecc. Cinema Sito dedicato al cinema con numerosi informazioni sui protagonisti, novità e curiosità, anteprime , recensioni, notizie dai festival, una banca dati del cinema mondiale

 • Interrogarsi sulle origini del linguaggio equivale a interrogarsi sulle origini dell’uomo e

• Interrogarsi sulle origini del linguaggio equivale a interrogarsi sulle origini dell’uomo e quindi sulla creazione. La questione è profondamente legata alla dimensione religiosa. Non a caso nella tradizione ebraico-cristiana, Dio è il «verbo» e la parola è ciò che rende l’uomo simile a Dio.

 • Stando alla narrazione biblica, abbiamo diversi esempi: • Adamo dopo essere stato

• Stando alla narrazione biblica, abbiamo diversi esempi: • Adamo dopo essere stato creato diede un nome a tutte le cose, le piante e gli animali del giardino dell’Eden. Egli compì così la prima operazione linguistica, un’operazione cognitiva. Poi sappiamo, si lasciò anche convincere da Eva a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza e qui la lingua compare per la seconda volta, però come mezzo di comunicazione (anzi, di seduzione, con effetti disastrosi per lui e per tutti coloro che lo seguirono);

 • quando gli uomini vogliono innalzare una torre che raggiunga il cielo, Dio

• quando gli uomini vogliono innalzare una torre che raggiunga il cielo, Dio interviene per punire la loro arroganza confondendo i loro linguaggi in modo che da quel momento in poi non parleranno più la stessa lingua. Da allora la torre di Babele è diventata la metafora dell’incomunicabilità e dell’incomprensione tra gli uomini; • nel Nuovo Testamento, lo Spirito Santo discende sugli apostoli (la liturgia ricorda l’evento nel giorno di Pentecoste) e li mette in grado di parlare le lingue dei popoli tra i quali dovranno diffondere la nuova fede.

 • Al di là della religione, possiamo dire che la riflessione sul rapporto

• Al di là della religione, possiamo dire che la riflessione sul rapporto tra parole, concetti e cose è il tema centrale della filosofia dalle origini ai nostri giorni. • A parte la narrazione biblica, gli studiosi si sono posti il problema se le tante lingue che si parlano ora sulla terra (se ne contano circa 5 mila) non derivino tutte da una stessa lingua comune originaria.

 • Prima questione: origine del linguaggio • Ipotesi monogenetica c’è chi sostiene che

• Prima questione: origine del linguaggio • Ipotesi monogenetica c’è chi sostiene che le lingue attuali sono prodotte per differenziazione da un’unica lingua; • Ipotesi poligenetica e chi sostiene la pluralità dei ceppi linguistici originari. • E’ un problema connesso a quello che si sono posti gli studiosi dell’origine della specie umana. • Anche in questo, le ipotesi sono diverse: alcuni sostengono che l’uomo sia comparso in un solo punto, probabilmente in Africa, e di lì si sia diffuso e differenziato; altri propendono per l’ipotesi della comparsa indipendentemente in aree diverse.

 • Il problema non è facilmente risolvibile sul piano scientifico in modo rigoroso

• Il problema non è facilmente risolvibile sul piano scientifico in modo rigoroso perché abbiamo traccia delle lingue usate in passato solo a partire dagli ultimi 6 mila anni, cioè da quando è stata introdotta la scrittura, mentre le popolazioni umane usavano il linguaggio già da centinaia di migliaia di anni.

 • Non c’è dubbio che le lingue attualmente parlate siano il risultato di

• Non c’è dubbio che le lingue attualmente parlate siano il risultato di un processo di differenziazione linguistica che è avvenuto nel corso degli ultimi millenni. • L’evoluzione delle lingue è molto rapida rispetto all’evoluzione genetica; basta che due popolazioni un tempo unite e parlanti la stessa lingua si separino, ad esempio per effetto delle migrazioni, e dopo mille anni (e forse anche meno) non sono più in grado di intendersi tra loro (Cavalli. Sforza 1996). Ad esempio, le cosiddette lingue romanze (italiano, francese, castigliano, portoghese, rumeno, catalano, ecc. ) derivano tutte dal latino e si sono differenziate nel corso del tempo.

 • Seconda questione: il linguaggio è • innato • acquisito Se ammettiamo come

• Seconda questione: il linguaggio è • innato • acquisito Se ammettiamo come plausibile l’ipotesi unitaria del linguaggio si rafforza anche la tesi di coloro che sostengono che il linguaggio è innato nella specie umana, una sorta di «caratteristica» del patrimonio biologico della specie umana formatasi gradualmente nel corso del processo di evoluzione. Quanto estesa sia questa base, quanto ci sia di innato e quanto di acquisito nelle competenze linguistiche, è una questione a cui, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile dare una risposta.

 • Secondo un grande linguista americano, Noam Chomsky (1968) le analogie che si

• Secondo un grande linguista americano, Noam Chomsky (1968) le analogie che si riscontrano in tutte le lingue fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata, fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi (cioè, di successioni di suoni) che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre. • Sulla base di questa sintassi-grammatica universale si svilupperebbero poi, per processi secondari di differenziazione, le grammatiche delle singole lingue particolari, con tutte le loro specificità semantiche (cioè, relative al significato delle parole) legate alle diversità degli ambienti nei quali si sono trovate a vivere le popolazioni umana.

 • La teoria della grammatica trasformazionale e generativa di Chomsky (1965) • La

• La teoria della grammatica trasformazionale e generativa di Chomsky (1965) • La teoria di Chomsky costituisce forse il tentativo più ambizioso di cogliere le strutture immutabili e innate che costituiscono la base comune di tutte le lingue. A partire da uno schema fondato geneticamente, è possibile, secondo Chomsky, individuare una serie di regole generali di trasformazione, in base alle quali si formano gli enunciati derivati delle grammatiche particolari in cui si manifestano gli aspetti creativi del linguaggio. • Si tratta, allora, di concepire le strutture come uno schema fisso innato che costituisce la base comune delle lingue e presiede alle loro trasformazioni.

 • Mentre, i biologi evoluzionisti considerano il linguaggio come un processo di selezione

• Mentre, i biologi evoluzionisti considerano il linguaggio come un processo di selezione naturale, che avrebbe fornito alla specie umana un decisivo vantaggio evolutivo rispetto ad altre specie animali. • La considerazione teorica riguarda appunto il problema dei vantaggi evolutivi, cioè di quei tratti che pongono coloro che li posseggono in una posizione di vantaggio, aumentando la probabilità che riescono a sopravvivere e a riprodursi. • Seguendo la schema proposto da Lieberman (1984): il linguaggio verbale è un’invenzione dell’homo sapiens, gli ominidi che l’hanno preceduto comunicavano probabilmente con gesti e con sistemi di segni non verbali, sia pure più evoluti di quelli delle specie animali.

 • Disturbi del linguaggio • Lo studio di alcuni disturbi del linguaggio, indipendenti

• Disturbi del linguaggio • Lo studio di alcuni disturbi del linguaggio, indipendenti dal livello intellettuale, si manifestano nell’incapacità di usare certe categorie grammaticali (ad es. , l’uso del plurale e la coniugazione temporale dei verbi) • E’ stato provato (Pinker 1994), che questi disturbi sono ereditari e si trasmettono nelle famiglie seguendo il classico ordine mendeliano (dal nome del biologo boemo Gregor Mendel che formulò le leggi di trasmissione dei caratteri ereditari), avvalorando quindi l’ipotesi che vi siano dei geni specifici ai quali è da attribuire l’acquisizione di determinate competenze linguistiche, la cui assenza (per fortuna assai rara) spiega l’insorgenza di queste forme di patologia del linguaggio.

 • Le argomentazioni dei teorici dell’evoluzione, e ora anche qualche prova empirica convincente,

• Le argomentazioni dei teorici dell’evoluzione, e ora anche qualche prova empirica convincente, lasciano presumere quindi che vi sia una base biologica del linguaggio nel patrimonio genetico della specie umana. • Quanto estesa sia questa base, quanto ci sia quindi di innato e quanto di acquisito nelle competenze linguistiche è una questione a cui, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile dare una risposta. • Importate aver acquisito due punti: • 1) le lingue umane hanno un fondamento comune; • 2) la loro origine si confonde con l’origine stessa della specie.

 • Le funzioni del linguaggio: pensare e comunicare • Tre idee importanti: •

• Le funzioni del linguaggio: pensare e comunicare • Tre idee importanti: • a) il linguaggio nasce insieme al pensiero; • b) le prime parole usate dagli uomini sono costruite imitando i suoni naturali; • c) nei bambini possiamo rintracciare i modi di esprimersi di un’umanità ricacciata a uno stadio primitivo dopo il diluvio universale. • Possiamo pensare che i primi uomini che guardano attoniti un cielo con dei lampi, emettono suoni simili al tuono per indicare la potenza misteriosa che li sovrasta.

 • L’idea dell’esistenza di uno stretto legame tra pensiero e linguaggio, dove il

• L’idea dell’esistenza di uno stretto legame tra pensiero e linguaggio, dove il pensiero contribuisce alla formazione del linguaggio e questo a sua volta arricchisce gli strumenti del pensare, è stata al centro dell’attenzione di filosofi, linguisti, psicologi e, recentemente, anche di sociologi. • Non possiamo pensare senza linguaggio e quindi attraverso il linguaggio possiamo accedere al funzionamento della mente.

 • Il linguaggio svolge due importanti funzioni: • cognitiva: pensare il «mondo» verbalmente

• Il linguaggio svolge due importanti funzioni: • cognitiva: pensare il «mondo» verbalmente o mentalmente, cioè stabilire un rapporto tra un significante e un significato; classificare le cose, cioè stabilire tra loro rapporti di uguaglianza o diversità, vuol dire raggruppare i «significanti» , le parole, in classi omogenee per qualche caratteristica; quantificare vuol dire stabilire se in una classe vi siano una, due o più cose, cioè «enumerarle» ; individuare uno stato o un’azione di una cosa vuol dire assegnarle un predicato; localizzare una cosa nello spazio o un suo movimento vuol dire applicare uno dei complementi di luogo. • Ad ogni modo, il linguaggio non serve solo a pensare il «mondo» , ma anche a comunicare ad altri il nostro pensiero e a ricevere dagli altri i messaggi nei quali è formulato il loro pensiero;

 • comunicativa: per comunicare dobbiamo avere qualcosa da comunicare, un’idea, un sentimento, un’informazione

• comunicativa: per comunicare dobbiamo avere qualcosa da comunicare, un’idea, un sentimento, un’informazione che abbiamo dovuto pensare se non con gli strumenti che ci sono forniti dal linguaggio. Comunicare il proprio pensiero è un forte incentivo per elaborarlo e chiarirlo anche a se stessi.

 • Codice comunicativo • Affinché abbia luogo un atto comunicativo devono essere presenti

• Codice comunicativo • Affinché abbia luogo un atto comunicativo devono essere presenti alcuni elementi: • un emittente • un ricevente • un canale (ad es. , la voce, lo scritto, il gesto, l’immagine) • un codice • un messaggio • L’emittente deve tradurre quello che vuole comunicare in una serie di segni o suoni seguendo le prescrizioni del codice del canale utilizzato, e confezionare così il messaggio. • Il ricevente, a sua volta, deve utilizzare un codice analogo per decifrare il messaggio. • Perché ci possa essere comunicazione, il codice deve essere condiviso da emittente e ricevente. Condiviso non vuol assolutamente identico, nessuno parra esattamente la stessa lingua, ma senza un grado minimo di condivisione del codice la comunicazione risulta impossibile.

 • Il concetto di condivisione del linguaggio indica che il linguaggio: • è

• Il concetto di condivisione del linguaggio indica che il linguaggio: • è una convenzione sociale, un patto implicito stabilito all’interno di una comunità; • ha un carattere normativo, cioè è formato da un insieme di norme (regole), che definiscono quali sono i modi ammissibili di confezionare i messaggi, affinché questi possano essere recepiti con successo dal ricevente. • L’acquisizione delle competenze linguistiche è un fenomeno abbastanza misterioso. Non sappiamo bene come avvenga, ma sappiamo per certo che l’acquisizione del linguaggio richiede un’assidua prolungata e costante interazione sociale.

 • La variabilità dei linguaggi umani nello spazio e nel tempo • Tutte

• La variabilità dei linguaggi umani nello spazio e nel tempo • Tutte le lingue presentano caratteristiche strutturali comuni ed hanno delle parole particolari per indicare chi è, o fa, qualcosa, in che modo, come, dove, quando (nomi, pronomi, aggettivi, verbi, soggetti, predicati, complementi, ecc. ). Le strutture grammaticali e sintattiche sono quelle che presentano la maggiore stabilità nel tempo e uniformità nello spazio. • Partendo da questa osservazione, e sulla base del lavoro pionieristico del linguista ginevrino Ferdinand de Saussure (1857 -1913), si è sviluppata una scuola di linguistica che è stata chiamata scuola strutturalista.

 • Gli appartenenti a questa scuola studiano la lingua «in sé e per

• Gli appartenenti a questa scuola studiano la lingua «in sé e per sé» , come un sistema strutturato di parti interdipendenti che rispondono a una serie di regole astratte. In ogni lingua vi sono degli elementi stabili, i tratti fondamentali della grammatica e della sintassi, detti anche universali linguistici, e di elementi di natura convenzionale e arbitraria. • La lingua può essere analizzata come sistema statico, quale si presenta in un dato momento e quindi nella sua dimensione sincronica. La descrizione di questo stato è data dalla grammatica, che comprende tradizionalmente la morfologia (categorie di parole: verbi, nomi, pronomi, aggettivi; forme della flessione: coniugazione, declinazione) e la sintassi o analisi delle funzioni connesse all’impiego delle diverse forme studiate dalla morfologia.

 • In realtà, Saussure considera la distinzione tra morfologia e sintassi come «illusoria»

• In realtà, Saussure considera la distinzione tra morfologia e sintassi come «illusoria» , in quanto esiste un’intima solidarietà tra forme e funzioni, che rende quasi impossibile separarle. • Il sistema linguistico tuttavia non è in sé statico, ma si trasforma continuamente; perciò occorre anche tener conto della sua dimensione diacronica, analizzando in modo particolare le leggi e le cause dei cambiamenti fonetici, le innovazioni analogiche, le trasformazioni dell’etimologia popolare, i fenomeni di agglutinazione (unione di due elementi originariamente distinti, ad es. , tous jours diventa toujours), ecc.

 • Le alterazioni del sistema della lingua, che provengono dalla parola, non agiscono

• Le alterazioni del sistema della lingua, che provengono dalla parola, non agiscono mai inizialmente sull’intero sistema, ma sull’uno o l’altro degli elementi e tuttavia le trasformazioni debbono essere studiate, secondo Saussure, in relazione al sistema stesso. Ogni cambiamento ha infatti un’incidenza, più o meno grande, sull’intero sistema e può, al limite, rivoluzionarlo completamente. • La nuova impostazione metodologica, inaugurata da Saussure, ha influenzato tutta la linguistica successiva.

 • Ben diversa era invece la prospettiva dei linguisti della scuola romantica: essi

• Ben diversa era invece la prospettiva dei linguisti della scuola romantica: essi vedevano nella lingua l’espressione più genuina dello «spirito» di un popolo, il fondamento della sua identità collettiva, e quindi erano portati a mettere in evidenza ciò che differenzia una lingua dalle altre piuttosto che ciò che le rende simili. La semantica prende il sopravvento sulla sintassi. • La scuola è fiorita in Germania e in tutta l’area centro-europea intorno alla metà dell’Ottocento. Non è un caso che ai maggiori esponenti di questa scuola i fratelli Grimm, si debba, oltre a una famosa raccolta di racconti popolari, la pubblicazione dei primi volumi (nel 1854) di un monumentale dizionario della lingua tedesca.

 • In questa prospettiva, la lingua rappresenta la sedimentazione delle esperienze storiche di

• In questa prospettiva, la lingua rappresenta la sedimentazione delle esperienze storiche di un popolo, le tracce del suo rapporto con l’ambiente naturale e dei suoi modi di affrontare i problemi quotidiani. • In breve, la lingua viene colta come espressione della cultura e delle sue infinite variazioni che fanno di una popolazione un’entità ben definita. Si chiede Jacob Grimm: Che cos’è un popolo? Un popolo sono gli uomini che parlano la stessa lingua: questa per noi tedeschi è la più innocente e al tempo stesso la più orgogliosa delle definizioni perché essa supera di slancio ogni barriera e già ora guida lo sguardo verso un futuro più o meno, ma vorrei dire inevitabilmente in cammino, nel quale ogni barriera cadrà e verrà riconosciuto il diritto naturale secondo cui non sono i fiumi né i monti a dividere i popoli, ma è la lingua sola a segnare il confine per quei popoli che monti e fiumi hanno varcato.

 • Linguaggio e stratificazione sociale • Il nostro parlare rivela diversi elementi: la

• Linguaggio e stratificazione sociale • Il nostro parlare rivela diversi elementi: la nostra identità; cosa crediamo di essere e come vogliamo apparire agli altri. Tra le varie informazioni che, spesso inconsapevolmente, trasmettiamo vi è anche la nostra collocazione nello spazio socioculturale, vale a dire nella stratificazione sociale. • William Labov (1966) ha rilevato nelle sue ricerche differenze sostanziali tra appartenenti alla classe media e appartenenti alla classa operai in relazione: • agli aspetti fonetici il modo col quale le parole vengono pronunciate; • al lessico utilizzo di certe parole ed espressioni ricorrenti.

 • Non solo certe parole o espressioni ricorrono con frequenza diversa a seconda

• Non solo certe parole o espressioni ricorrono con frequenza diversa a seconda della collocazione sociale dei parlanti, ma, in generale, la ricchezza lessicale aumenta significativamente salendo la scala sociale, come pure varia la frequenza d’uso di forme grammaticali e sintattiche più elaborate (ad es. , l’uso del congiuntivo e di proposizioni subordinate).

 • Basil Bernstein (1971), un sociolinguista inglese che ha dedicato moltissime ricerche allo

• Basil Bernstein (1971), un sociolinguista inglese che ha dedicato moltissime ricerche allo studio della variabilità sociale della lingua, ha rilevato una forte discrepanza tra: • le forme di comunicazione richieste dalla scuola; • le pratiche linguistiche spontaneamente adottate dagli alunni. • A tale discrepanza è imputabile, secondo Bernstein, il diverso rendimento scolastico dei bambini di classe operaia e di classe media, indipendentemente dalle capacità intellettive misurate con i test di intelligenza. • I bambini di classe operaia acquisiscono, nell’interazione familiare e tra compagni, un «codice ristretto» , particolaristico, localistico, fortemente dipendente dal contesto, mentre i bambini di classe media adottano un «codice elaborato» , universalistico e meno dipendente dal contesto.

 • Le varie classi usano infatti codici comunicativi diversi, acquisiti spontaneamente nell’interazione familiare

• Le varie classi usano infatti codici comunicativi diversi, acquisiti spontaneamente nell’interazione familiare e nei primi stadi della socializzazione infantile e riconducibili al contesto delle relazioni sociali, connesse alla posizione occupata dalla famiglia nella divisione sociale del lavoro.

 • Non dobbiamo pensare che la disuguaglianza è l’unica fonte di variabilità sociale

• Non dobbiamo pensare che la disuguaglianza è l’unica fonte di variabilità sociale del linguaggio. • Qualsiasi forma di differenziazione sociale, che porta alla formazione di gruppi, si riflette in altrettante varianti linguistiche. Basti pensare, ad es. , al rapporto tra linguaggio e genere, cioè alle diversità dei linguaggi maschili e femminili: certe espressioni, o addirittura certo toni della voce, possono essere prescritte o vietate a seconda che il parlante sia uomo o donna. Ancora oggi, ad es. , si sente dire che «certe cose non si dicono, e certe espressioni non si usano, in presenza di una donna!» .

 • Tra le varianti linguistiche segnaliamo: • maschi/femmine, linguaggio maschile/femminile; • città/campagna, linguaggio

• Tra le varianti linguistiche segnaliamo: • maschi/femmine, linguaggio maschile/femminile; • città/campagna, linguaggio urbano/contadino; • gruppi professionali linguaggi tecnici (basta ascoltare, ad es. , l’arringa di un avvocato in un’aula di tribunale per rendersi conto che parla in un linguaggio specialistico, comprensibile solo dagli addetti ai lavori).

 • Tipi di linguaggio: privato, pubblico, orale e scritto • Il linguaggio varia

• Tipi di linguaggio: privato, pubblico, orale e scritto • Il linguaggio varia tuttavia anche in relazione alla situazione sociale nella quale avviene la comunicazione. Ognuno di noi, infatti, cambia registro a seconda dell’interlocutore che ha di fronte, del mezzo che usa e della specificità del contesto. • Una delle prime distinzioni da fare è proprio quella tra: • linguaggio privato fra amici, familiari: ciò che conta è farsi capire, non stiamo molto attenti alla correttezza delle forme grammaticali e sintattiche; • linguaggio pubblico rivolto a un pubblico e non a una serie di persone ben individuate: maggiore controllo formale, sia per le scelte lessicali e sia per le forme grammaticali e sintattiche.

 • Le differenze diventano poi ancora più evidente a seconda che la comunicazione

• Le differenze diventano poi ancora più evidente a seconda che la comunicazione avvenga con il: • linguaggio orale presenza di elementi metacomunicativi: forniscono all’interlocutore una serie di messaggiuntivi, con i quali interpretare il significato del messaggio verbale. Per cui, al di là del contenuto e della forma del messaggio, si aggiunge una serie di elementi metacomunicativi che sono assenti nella comunicazione scritta. Il tono e l’intensità della voce, il dosaggio delle pause e tutta la gamma del linguaggio gestuale;

 • linguaggio gestuale postura del corpo, movimenti delle braccia e delle mani, direzione

• linguaggio gestuale postura del corpo, movimenti delle braccia e delle mani, direzione dello sguardo, accompagnano il messaggio verbale e forniscono all’interlocutore una serie di messaggiuntivi con i quali interpretare il significato del messaggio verbale ; • linguaggio scritto maggiore controllo formale, maggiore intenzionalità, differimento temporale (la formulazione del messaggio e la sua ricezione sono quasi differiti nel tempo, salvo nelle chat lines), assenza elementi metacomunicativi.

 • Linguaggio e interazione sociale • Per quanto variabile e soggettiva, la comunicazione

• Linguaggio e interazione sociale • Per quanto variabile e soggettiva, la comunicazione verbale segue determinate regole che dipendono : • a) dal contesto nel quale avviene l’interazione • nei contesti altamente formalizzati vigono regole molto precise su chi ha diritto di iniziare, interrompere, concludere l’interazione. • vi è una netta asimmetria tra gli interlocutori.

 • Ad es. , in un’aula di tribunale l’imputato in genere parla solo

• Ad es. , in un’aula di tribunale l’imputato in genere parla solo se interrogato, oppure se chiede formalmente di fare una dichiarazione; • in sede di esame è evidentemente l’esaminatore che fa le domande e l’esaminato che dà le risposte; • quando andiamo dal medico ci aspettiamo che inviti a parlare dei nostri disturbi e riterremmo assai strano che egli ci parlasse dei suoi.

 • b) dalla posizione sociale relativa degli interlocutori • Il linguaggio utilizzato varia

• b) dalla posizione sociale relativa degli interlocutori • Il linguaggio utilizzato varia molto a seconda dello status del nostro interlocutore. • Ad es. , nell’interazione tra professore e studente sarà diversa in situazione di esame, oppure nelle parole che si scambiano alla fine della lezione, oppure in un incontro casuale al bar, e muterà a seconda che siano presenti altri studenti, oppure altri professori. • solo nell’interazione tra pari vige una vera reciprocità e l’interazione non è deformata dalle differenze di status.

 • Uno degli aspetti della comunicazione interpersonale riguarda il turno di parola, cioè

• Uno degli aspetti della comunicazione interpersonale riguarda il turno di parola, cioè l’avvicendamento dei partecipanti in una conversazione. Quando qualcuno sta parlando una norma di cortesia è quella di non interromperlo e lasciargli, almeno, finire la frase. Alcuni «si prendono» letteralmente la parola, interrompendo chi sta parlando per controbattere le sue argomentazioni, spesso alzando il tono di voce in modo da «zittire» chi parla o chi per caso volesse intervenire.

 • Ci possono essere delle strategie per ridurre la probabilità di essere interrotto,

• Ci possono essere delle strategie per ridurre la probabilità di essere interrotto, ad es. , chi parla può dichiarare all’inizio del suo intervento che ha «tre cose da dire» , in modo che gli altri interlocutori siano scoraggiati ad intervenire prima che abbia concluso di dire la «terza cosa» , oppure può evitare di interrompersi in modo da non dare occasione ad altri di introdursi nella conversazione. Ad ogni modo, oltre le strategie, valgono le regole dell’educazione e della cortesia.

 • Analisi conversazionale, è l’analisi dell’interazione verbale all’interno di un gruppo. • Essa

• Analisi conversazionale, è l’analisi dell’interazione verbale all’interno di un gruppo. • Essa è in grado di mettere in luce la struttura dei rapporti sociali tra i membri del gruppo, in particolare dei rapporti di potere, l’esistenza di regole più o meno implicite, la loro eventuale violazione e le dinamiche vengono messe in atto per ristabilirle o modificarle.

 • In contesti informali, ad es. , nella conversazione tra amici, tali regole

• In contesti informali, ad es. , nella conversazione tra amici, tali regole sono per lo più implicite e dipendono dalle buone maniere dei partecipanti, mentre in situazioni più formalizzate, ad es. , nell’assemblea dei soci di una associazione, è necessario che l’uguaglianza formale dei partecipanti sia garantita da regole esplicite e da organi che guidino l’interazione. Vi è in genere un presidente che dà o toglie la parola, al quale bisogna rivolgersi per chiedere di intervenire e che quindi stabilisce chi, in quale ordine e per quanto tempo ha il diritto di parlare.

 • Le comunicazioni di massa • La comunicazione interpersonale non è l’unica forma

• Le comunicazioni di massa • La comunicazione interpersonale non è l’unica forma di comunicazione, e in alcuni casi nemmeno la più preponderante. • La diffusione, la pervasività, le logiche della comunicazione di massa hanno prodotto un progressivo interesse sui suoi meccanismi ed effetti. Leggiamo libri, giornali, riviste, andiamo al cinema, ascoltiamo la radio, guardiamo la televisione, riceviamo cioè messaggi che non sono rivolti a noi personalmente, ma ad una moltitudine di persone.

 • Viviamo nell’epoca delle comunicazioni di massa, delle comunicazioni cioè che raggiungono in

• Viviamo nell’epoca delle comunicazioni di massa, delle comunicazioni cioè che raggiungono in modo rapido e simultaneo una pluralità di individui che generalmente vivono in luoghi diversi anche molto distanti l’uno dall’altro. • La diffusione, la pervasività, le logiche della comunicazione di massa hanno prodotto un progressivo interesse sui suoi meccanismi ed effetti.

 • In sociologia vi è un’importante tradizione di pensiero che ha assunto un

• In sociologia vi è un’importante tradizione di pensiero che ha assunto un orientamento critico nei confronti della cultura di massa e dei mezzi di comunicazione che la veicolano: questi sono visti essenzialmente come strumenti di manipolazione in mano a interessi economici e politici, che se ne servono per fini di profitto, creando «falsi bisogni» , o di controllo politico, creando un consenso fondato sulla passività. • Gli esponenti di questa «scuola» sono stati i fondatori di quella che è stata chiamata Teoria critica della società (Horkheimer e Adorno 1947; Marcuse 1964).

 • Influenza dei media • Per studiare i media e i loro effetti

• Influenza dei media • Per studiare i media e i loro effetti bisogna coglierne le varie fonti di variabilità. Secondo Harold Lasswell, per descrivere e spiegare un atto comunicativo, è necessario rispondere alle seguenti domande: • chi? si riferisce all’emittente • dice che cosa? riguarda i contenuti dei messaggi trasmessi • attraverso quale canale? il tipo di mezzo (stampa, televisione, ecc. ) e il tipo di linguaggio (parola, immagine, suono) utilizzati • a chi? la definizione dei destinatari e le loro caratteristiche • con quale effetto? le risposte comportamentali destinatari.

 • La ricerca sociologica sulle comunicazioni di massa ha affrontato tutte e cinque

• La ricerca sociologica sulle comunicazioni di massa ha affrontato tutte e cinque queste domande. Ci si è resi conto che gli effetti delle comunicazioni: • non variano soltanto a seconda della segmentazione del pubblico lungo le consuete dimensioni sociodemografiche (età, sesso, classe sociale, livello di istruzione, condizione professionale, ecc. ); • ma anche a seconda delle reti di relazione nelle quali gli individui sono inseriti: il pubblico non è composto da individui atomizzati, ma da individui che vivono in contesti di relazione. In molti casi i messaggi non arrivano direttamente ai destinatari, ma attraverso la mediazione di amici, parenti, conoscenti ai quali viene attribuita maggiore o minore credibilità.

 • La comunicazione quindi circola attraverso le reti sociali e in questa circolazione

• La comunicazione quindi circola attraverso le reti sociali e in questa circolazione i contenuti dei messaggi possono risultare rafforzati o al contrario indeboliti a seconda del tipo di rapporti tra le persone. • Katz e Lazarsfeld 1955 parlano di un flusso di comunicazione a due stadi per indicare che tra emittente e ricevente vi è spesso un elemento intermedio costituito dalle relazioni di gruppo.

 • Le persone bene informate sono coloro che ricevono e trasmettono ad altri

• Le persone bene informate sono coloro che ricevono e trasmettono ad altri le informazioni, ma non le trasmettono così come le hanno ricevute, bensì integrandole con i loro schemi interpretativi. (Lazarsfeld e altri 1944) hanno studiato, ad es. , come gli effetti sul comportamento di voto della propaganda elettorale siano prodotti dalla mediazione dei cosiddetti opinion leaders, da coloro cioè che nell’ambito delle relazioni informali influenzano i modi di selezione, ricezione e interpretazione dei messaggi e quindi gli stessi comportamenti elettorali.

 • Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione • Cinema, radio e televisione

• Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione • Cinema, radio e televisione hanno segnato il mondo della comunicazione del XX secolo; il nuovo millennio vedrà il dominio della comunicazione digitale mediante telefonia mobile, calcolatori elettronici, ovvero mediante le Ict (Information and Communication Technologies) sono destinate a modificare non solo i modi di comunicare, ma anche i modi di lavorare, apprendere, interagire, aggregarsi. • Caratteristiche fondamentali dei nuovi media: • selettività, la possibilità per l’utente di selezionare le informazioni alle quali desidera accedere; • interattività, la possibilità, non soltanto di ricevere, ma anche di inviare comunicazioni;

 • multimedialità, la possibilità di combinare sia in entrata sia in uscita vari

• multimedialità, la possibilità di combinare sia in entrata sia in uscita vari tipi di messaggi (parole, suoni, immagini) usando insieme le potenzialità dei computer, della televisione, della telefonia cellulare; • virtualità, la possibilità di creare dei mondi artificiali con i quali entrare in rapporti e interagire. • La navigazione in internet è diventata per una parte crescente della popolazione del mondo avanzato e soprattutto per i giovani un’importante nuova forma di socialità. • La velocità impressionante di diffusione dei nuovi media, il loro impatto sulla vita quotidiana di milioni di persone, sia nella sfera lavorativa sia nel tempo libero, fanno giusto ritenere che stiamo assistendo ad una rivoluzione tecnologica e sociale di portata paragonabile alla rivoluzione neolitica e a quella industriale.