I Lincei per una nuova didattica nella Scuola

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I Lincei per una nuova didattica nella Scuola: una rete nazionale Edizione 2015/2016 Scuole

I Lincei per una nuova didattica nella Scuola: una rete nazionale Edizione 2015/2016 Scuole secondarie di I grado - Italiano Raffaela Paggi e Gabriele Grava 25 febbraio 2016 Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore

 «Che cos’è un parassita? » gli chiese la professoressa Agolzer, formulando la domanda

«Che cos’è un parassita? » gli chiese la professoressa Agolzer, formulando la domanda quasi come fosse rivolta a se stessa piuttosto che a lui. «Un parassita è un essere vivente che vive alle spalle di altri esseri viventi» rispose Piero con una certa sicurezza, sollevato dal fatto che gli fosse toccata una domanda così semplice. «Allora Mauro, che in questo momento vive alle tue spalle, è un parassita. E Fabrizio, che vive alle spalle di Mauro, è il parassita di Mauro. Mentre laggiù Elena, che è l’ultima della fila e alle spalle ha solo la parete e il cartellone del corpo umano, non è afflitta da alcuna forma di parassitismo, giusto? » Silenzio.

 «Un parassita è un essere vivente che vive a spese di un altro

«Un parassita è un essere vivente che vive a spese di un altro essere vivente» azzardai, con una voce tremolante quanto la grafia di un centenario. La professoressa Agolzer sgranò gli occhi, ma si trattenne dallo sgranarli sull’intera classe; per un momento, venni investito da tutto il gelo del suo sguardo, poi le sue labbra sembrarono sorridere. «La tua definizione di parassita è meno disastrosa di quella del tuo compagno, ma resta comunque una definizione barbara, manchevole di molti elementi. Diciamo che ti ha salvato quel “a spese” che hai buttato lì nella frase, non so quanto consapevolmente, ma diciamo anche resta una definizione molto lontana dall’oggetto che stiamo trattando» disse pressappoco così, già rivolgendosi alla classe.

 «Intanto bisogna partire dall’origine della parola, e questo né Pierluigi potevano saperlo: parassita

«Intanto bisogna partire dall’origine della parola, e questo né Pierluigi potevano saperlo: parassita viene dal greco, e precisamente da parásitos, che vuol dire commensale, qualcuno che sta vicino al cibo, insomma. E già da qui dovreste capire che, se c’è una mensa, ci deve essere anche un ospite, perché un commensale senza un ospite non è più un commensale, non è più un parásitos, giusto? » . Nel dire questo suscitò l’attenzione della classe, ventiquattro o venticinque faccine stavano sospese nel silenzio. «Ma un parassita» proseguì «è un commensale molto particolare. È uno scroccone, uno di quelli che si infilano, non invitati, nelle feste e mangia a sbafo, più che può. Di più: se è lì alla festa, gli invitati, quelli veri, pensano che sia un invitato anche lui, dal momento che è l’ospite colui che regola le relazioni fra le persone. Perché molte persone non si conoscono fra loro ma tutte si riconoscono nel fatto che sono state invitate a quella festa e non a un’altra, da quell’ospite e non da un altro. E allora che succede? Che gli invitati lasciano fare allo scroccone quello che gli pare: mangiare, ballare, bere fino alla sazietà. »

 «Con questa storiella abbiamo messo insieme quasi tutti i mattoni utili per dare

«Con questa storiella abbiamo messo insieme quasi tutti i mattoni utili per dare una buona definizione di parassita: c’è un ospite, c’è un commensale ma è un commensale scroccone, c’è una mensa o una festa, scegliete la parola che preferite, ci sono gli invitati e c’è il concetto di relazione o rapporto — anche in questo caso fate come sopra — e, soprattutto, invitati, ospite e commensale hanno una cosa in comune: nascono, si nutrono, crescono, si riproducono e muoiono. Sono degli esseri viventi, insomma; o, meglio, sono degli organismi viventi. Siamo noi, ed è il più piccolo dei batteri. Quindi proviamo a darla questa definizione: un parassita è un organismo o un’entità biologica che vive a spese…» e qui ebbi l’impressione che guardasse solo me con l’azzurro dei suoi occhi «di un organismo di specie diversa che si chiama ospite, utilizzandolo come una nicchia ecologica e affidandogli in parte o in tutto il compito di regolare i rapporti con l’ambiente esterno.

 «Che cosa abbiamo imparato dal nostro parásitos, oggi? Che le parole sono pesanti

«Che cosa abbiamo imparato dal nostro parásitos, oggi? Che le parole sono pesanti e ognuna di esse ha una storia, che alcune stanno legate fra loro in rapporti di parentela e che, quindi, vanno aperte come fossero delle noci. E come nelle noci si trova il gheriglio, allo stesso modo, una volta aperte, dentro le parole troviamo il concetto. E il concetto serve a orizzontarci con sicurezza dentro il nostro stesso pensare il mondo, non vi pare? » (da Pierluigi Cappello, Questa libertà, Rizzoli 2013, pp. 71 -75)

Per arricchire il lessico: § dare importanza all’etimologia delle parole; § cogliere i rapporti

Per arricchire il lessico: § dare importanza all’etimologia delle parole; § cogliere i rapporti di parentela che alcune parole hanno tra loro; § «aprire le parole come noci» per trovare in esse il concetto, la categoria intesa come strumento di lettura della realtà.

Per arricchire il lessico: § La congruità del testo dipende sia dai tratti semantici

Per arricchire il lessico: § La congruità del testo dipende sia dai tratti semantici della componente lessicale della parola che si attivano o si narcotizzano in rapporto alle altre parole di cui il testo si compone, sia dalle proprietà che la parola ha in quanto appartenente a una certa parte del discorso, proprietà che vanno rispettate e soddisfatte affinché il testo sia congruo, cioè sensato. § Un strada per arricchire il patrimonio lessicale degli studenti è dunque quella di accrescere la consapevolezza del significato della parola in sé e in rapporto alle parole con cui si combina nel testo e delle proprietà di ciascuna parte del discorso, attraverso la riflessione grammaticale e l’esperienza di lettura e scrittura.

Le parti del discorso § Trattare delle parti del discorso significa scoprire la particolare

Le parti del discorso § Trattare delle parti del discorso significa scoprire la particolare prospettiva secondo la quale ogni categoria lessicale legge la realtà e attesta il rapporto che il parlante instaura con essa. § La classificazione delle parti del discorso implica l’individuazione delle sue proprietà morfologiche, le sue potenzialità sintattiche, il suo apporto semantico, cioè la sua funzione in ordine al senso che il testo veicola. § Nella semantica di un lessema occorre considerare i tratti semantici contenuti nella sua componente lessicale e quelli derivanti dalla sua appartenenza a una certa classe

Il nome § La funzione semantica del nome è quella di indicare ciò che

Il nome § La funzione semantica del nome è quella di indicare ciò che c’è o ciò che può essere. § Nella comunicazione il nome è utilizzato per istituire riferimenti con oggetti presenti, con categorie di oggetti, concetti, eventi… tutto ciò insomma che può essere messo a tema in un discorso. § Il nome è da considerarsi elemento necessario per qualsiasi attività conoscitiva, poiché ha il potere di distinguere l’elemento fatto oggetto di interesse nell’insieme altrimenti caotico delle cose, le quali appunto vengono confinate solo se denominate.

Il nome § *Luca è proprio un parassita: ieri è andato al ristorante e

Il nome § *Luca è proprio un parassita: ieri è andato al ristorante e alla fine ha pagato lui. Il testo è incongruo, perché i tratti semantici del nome, inserito in sede predicativa, sono tutti soddisfatti tranne uno: il commensale, infatti, in questo caso non è scroccone. § Tutti i nomi presuppongono quattro condizioni, quattro pretese rispetto a ciò che denominano: 1. Realtà: il nome esprime un’ipotesi di realtà, esistenza o accadimento, l’ipotesi che qualcosa esista o che qualche evento abbia luogo. 2. Distinguibilità: si dà nome a ciò di cui si coglie la differenza rispetto ad altre realtà, la continuità indifferenziata non genera il bisogno di denominazione: . 3. Rilevanza: la distinguibilità è strettamente legata al bisogno e all’interesse: per una differenza di cui non si coglie la rilevanza non si conia un nome. 4. Tematicità: non si dà nome a ciò che non si presuppone possa essere messo a tema in un discorso.

ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Il senso della favola ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Il senso della favola ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Sequenze narrative ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Sequenze narrative ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Caratteristiche dei personaggi ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Caratteristiche dei personaggi ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ingordigia vanità ingenuità ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Confronto e dialogo ingordigia vanità ingenuità ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Ri-racconta Un cane stava nuotando in un fiume con un pezzo di carne in

Ri-racconta Un cane stava nuotando in un fiume con un pezzo di carne in bocca. Guardando il suo riflesso pensò di vedere un altro cane che come lui possedeva della carne e decise di rubargliela. Ingenuo, distratto dalla sua ingordigia e avidità, aprendo la bocca per addentarlo fece cadere la sua carne nel fiume perdendo il suo succulento pasto. F. ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Morale L’ingordigia porta a perdere ciò che si ha già. ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL

Morale L’ingordigia porta a perdere ciò che si ha già. ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Il nome astratto… … racconta non l’esistente di una realtà fisica ma il suo

Il nome astratto… … racconta non l’esistente di una realtà fisica ma il suo significato. È possibile scoprire questa nuova parola mettendo in relazione gli avvenimenti. … esprime il significato di un accadimento, nasce dunque da un’interpretazione del tessuto narrativo. Per approdare a un nome astratto bisogna leggere tra i fatti. … denota una proprietà ben distinguibile. … è necessario per spiegare e mettere a tema un concetto. ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Vocabolario - Raccolta - Definizione - Etimologia ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

Vocabolario - Raccolta - Definizione - Etimologia ESPERIENZA DIDATTICA: DALL’AGGETTIVO AL NOME ASTRATTO

§ Noi abbiamo, mi pare, un duplice genere di segni per indicare con la

§ Noi abbiamo, mi pare, un duplice genere di segni per indicare con la voce le cose. L’uno è chiamato nomi, l’altro verbi, Il segno che si riferisce alle azioni lo chiamiamo verbo, nevvero? Il segno, invece, che si riferisce a coloro stessi che compiono quelle azioni si chiama nome. Né, dunque, da nomi soli pronunciati di seguito deriva mai un discorso, e neppure, d’altro canto, da verbi proferiti senza nomi. § Questi termini pronunciati così, di seguito, non sono un discorso (lógos). Per esempio: “cammina corre dorme”, e tutti quanti gli altri verbi che significano azioni, anche se uno li dicesse tutti uno dopo l’altro, non per questo costruirebbe un discorso. Dunque, di nuovo, anche se si dice “leone cervo cavallo”, e tutti gli altri nomi che si possono riportare di coloro che compiono le azioni, anche secondo questa successione non si forma ancora un discorso. Né in questo caso né in quello, infatti, le parole pronunciate indicano azione o assenza d’azione, esistenza di un ente o di un non-ente, prima che uno abbia unito verbi e nomi. In questo secondo caso invece si accorderebbero e la prima connessione (symploké) subito formerebbe un discorso (lógos), direi il primo e il più breve dei discorsi.

§ Quando uno dice “l’uomo impara”, riconosci che questo è il più breve e

§ Quando uno dice “l’uomo impara”, riconosci che questo è il più breve e il primo discorso? Infatti, indica già in qualche modo le cose che esistono o che accadono, o che sono accadute, o che stanno per esistere, e non solo denomina, ma anche determina, connettendo i verbi con i nomi. Per questo noi diciamo che afferma e non solo che denomina, ed è in particolare a questo intreccio che noi diamo il nome di discorso. Così dunque come, delle cose, alcune si accordano fra di loro e altre invece no, anche per quanto riguarda i segni della voce, alcuni non si accordano, e quelli di essi che invece si accordano costruiscono un discorso. (Dal dialogo tra Teeteto e lo Straniero, a proposito di come si origina il discorso, tratto da Platonis Sophista 262 a - d; nella versione italiana del Sofista di C. Mazzarelli)

§ Il discorso non è una composizione per aggiunta di un elemento all’altro, ma

§ Il discorso non è una composizione per aggiunta di un elemento all’altro, ma un intreccio in cui lo spettro semantico della singola parola si modifica se combinata con altre parole. § Si confrontino ad esempio i seguenti testi: *Luca è un parassita: ieri è andato al ristorante e alla fine ha pagato lui. Luca sembra un parassita: ieri è andato al ristorante e alla fine ha pagato lui. Cosa rende congruo il secondo testo? La combinazione del verbo sembrare (=apparire ma non essere), con il nome parassita in sede predicativa, attiva solo alcuni dei tratti semantici della parola e permette di narcotizzarne uno (scroccone).

§ Qual è il compito del verbo in questo intreccio di parole, in cui

§ Qual è il compito del verbo in questo intreccio di parole, in cui l’armonia è condizione di sensatezza? 1. situare nel tempo l’azione Furto / rubò 1. porre in relazione l’evento con la persona Uno sconosciuto mi ha rubato la borsa in via Torino. Mi hanno rubato la borsa in via Torino. 3. essere vertice sintattico della frase Credo in te. Credo a Babbo Natale. Non credo in te (credo, non è che non credo, è che non ho fiducia in te…)

Io corro. Io sono un corridore. § La capacità predicativa è massima nei verbi

Io corro. Io sono un corridore. § La capacità predicativa è massima nei verbi intransitivi come correre, i quali spesso non necessitano di alcun sintagma che ne completi il senso e riescono a predicare intrecciandosi con il solo nome-soggetto, e minima nel verbo essere, il quale necessita di un aggettivo o di un sintagma nominale per predicare, pur assumendosi comunque il compito di situare la predicazione nel tempo e di indicare nel suo morfema la concordanza con il soggetto.

§ § VERBO PREDICATIVO INTRANSITIVO + SP- COMPLEMENTO entra in casa partecipa alla lezione

§ § VERBO PREDICATIVO INTRANSITIVO + SP- COMPLEMENTO entra in casa partecipa alla lezione VERBO PREDICATIVO TRANSITIVO + SN- COMPLEMENTO OGGETTO mangia un gelato tiene una lezione VERBO COPULATIVO + PREDICATIVO DEL SOGGETTO sembra felice diventerà un ottimo medico appare in forma VERBO OCCASIONALMENTE COPULATIVO + PREDICATIVO DEL SOGGETTO resta fermo rimane un valido aiuto è soprannominato “Superman” è stato giudicato innocente è considerato il miglior cantante corre veloce

Il nome che si intreccia con il verbo, anche quando è nucleo di un

Il nome che si intreccia con il verbo, anche quando è nucleo di un sintagma complemento, modifica in parte lo spettro semantico del verbo, attivando o narcotizzando alcuni dei suoi tratti semantici: Tuo figlio è molto magro… ma mangia? Oggi non mangerò il dolce. Tieni la destra! Luca tiene alla Juventus. La tua scusa non tiene! Trovane un’altra. mangiare= nutrirsi mangiare= ingerire tenere = procedere in una certa direzione tenere = parteggiare tenere = reggere È rimasto del gelato. Strano, di solito finisce tutto! rimanere = avanzare Sono rimasto basito dalla tua reazione. rimanere = trovarsi

Aristotele hypokeìmenon: ciò che sta sotto. kategoroùmenon: ciò che parla di. Verbo ≠ Predicato

Aristotele hypokeìmenon: ciò che sta sotto. kategoroùmenon: ciò che parla di. Verbo ≠ Predicato ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Gradi di predicatività ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Gradi di predicatività ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Gradi di predicatività Luca è ignorante Il verbo essere, copula, non ha altro contenuto

Gradi di predicatività Luca è ignorante Il verbo essere, copula, non ha altro contenuto se non quello di poter unire il soggetto a una sua caratteristica. Luca sembra ignorante Sembrare svela un’informazione più piena di significato, non dice solo di un modo di essere di Luca ma anche di come viene guardato. Luca è reputato ignorante Il soggetto subisce una vera e propria azione, ma il verbo non riesce a predicare senza il C. P. S. Luca ignora queste nozioni Il complemento oggetto è obbligatorio, nel senso che partecipa direttamente all’azione, ma non è parte dell’azione. A. ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Apposizione e Predicativo del Soggetto ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Modi di dire - Sono forme rigide e chiuse - Le loro parti non

Modi di dire - Sono forme rigide e chiuse - Le loro parti non sono sostituibili con espressioni sinonimiche - Spesso hanno origine metaforica. Formano un unico lessema ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Modi di dire Riscrivi le frasi sostituendo il modo di dire sottolineato con un’espressione

Modi di dire Riscrivi le frasi sostituendo il modo di dire sottolineato con un’espressione non metaforica. ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

Modi di dire Con l’ausilio del vocabolario, sostituisci nelle seguenti frasi il verbo con

Modi di dire Con l’ausilio del vocabolario, sostituisci nelle seguenti frasi il verbo con un sinonimo e riconosci quale tra di esse costruisce un’espressione idiomatica. Individuata, esplicitane il significato complessivo. Battere un chiodo Battere la squadra Battere il tempo Battere una lettera Battere un rigore Battere il ginocchio Battere le ore Battere moneta Battere la fiacca colpire un chiodo sconfiggere la squadra ritmare il tempo scrivere a macchina una lettera tirare un rigore urtare il ginocchio suonare le ore coniare moneta ? OZIARE ESPERIENZA DIDATTICA: IL VERBO NELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE

§ La dimensione lineare del discorso non deve illudere che il senso di un

§ La dimensione lineare del discorso non deve illudere che il senso di un testo si costruisca per addizione: il senso di un testo non è la somma dei significati delle sue parti. § Il senso è un , il testo una . _________ § . Il testo si organizza gerarchicamente intorno a un connettivo ultimo che domina strategicamente il discorso, lo situa in una dimensione comunicativa, lo aggancia al contesto.

Piove. C’è il sole. Tali frasi potrebbero risultare nella loro unione un non testo,

Piove. C’è il sole. Tali frasi potrebbero risultare nella loro unione un non testo, un’unione incongrua, oppure comporsi in un’organicità e dar vita a un testo congruo: Piove ma c’è il sole. Nonostante ci sia il sole piove. Ma e nonostante, entrambe congiunzioni, la prima coordinante, la seconda subordinante, svolgono il compito di connettori, cioè di elementi di raccordo atti a manifestare il connettivo tra le due frasi, il nesso logico che rende sensata la loro unione: il predicato ultimo intorno a cui il testo si struttura è il desiderio di comunicare all’interlocutore che la situazione descritta contraddice le aspettative. Infatti solitamente tali fenomeni atmosferici non si manifestano contemporaneamente.

Connettori come sintesi del senso J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit Cap. VI –

Connettori come sintesi del senso J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit Cap. VI – Dalla padella nella brace Il senso Da una situazione pessima ad una situazione ancora peggiore. Fatti essenziali - La compagnia sfugge agli orchi - La compagnia rischia di morire bruciata ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Connettori come sintesi del senso La compagnia sfugge agli orchi E rischia di morire

Connettori come sintesi del senso La compagnia sfugge agli orchi E rischia di morire bruciata. La compagnia sfugge agli orchi MA rischia di morire bruciata. A. M. BENCHÉ la compagnia sfuggita agli orchi, rischia di morire bruciata. C. La compagnia sfugge agli orchi E, COME SE NON BASTASSE, rischia di morire bruciata. J. ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Descrivi le differenti situazioni comunicative che esprimono le diverse congiunzioni nello stesso enunciato. Io

Descrivi le differenti situazioni comunicative che esprimono le diverse congiunzioni nello stesso enunciato. Io ti stimo benché tu sia un pirata. Io ti stimo perché tu sei un pirata. Io ti stimo se sei un pirata. Io ti stimo affinché tu sia un pirata. ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Io ti stimo benché tu sia un pirata. Io odio i pirati; ciononostante, anche

Io ti stimo benché tu sia un pirata. Io odio i pirati; ciononostante, anche se tu sei un pirata, riconosco che sei un brav’uomo. Io ti stimo perché tu sei un pirata. Ho sempre amato i pirati: è per questo che ti stimo. Io ti stimo se sei un pirata. Non so ancora se stimarti o no: prima voglio conoscere il tuo vero coraggio e scoprire se sei un vero pirata. Io ti stimo affinché tu sia un pirata. Sono certo che il mio affetto e la mia stima ti spingano a prendere la scelta giusta: vieni con noi, diventa pirata! ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Descrivi un contesto comunicativo per il quale la frase riportata, apparentemente insensata, acquisti un

Descrivi un contesto comunicativo per il quale la frase riportata, apparentemente insensata, acquisti un significato. Piove ma non esco. Ho comprato la giacca nuova e non vedo l’ora di provarla con il brutto tempo; ma, anche se sta piovendo, rimango in casa: sono troppo stanco. B. Vendo ombrelli: dovrei uscire immediatamente per venderli ai passanti. Purtroppo mio fratello è uscito, ha chiuso la porta e si è portato via le chiavi. Sono rimasto bloccato! F. Finalmente, dopo mesi di terribile siccità, piove! Vorrei scendere giù in giardino, inzupparmi di pioggia, saltare nelle pozzanghere. Ma la mamma me lo proibisce. C. ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Dalla paratassi all’ipotassi Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore,

Dalla paratassi all’ipotassi Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. C. Péguy, Il denaro ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Dalla paratassi all’ipotassi Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore,

Dalla paratassi all’ipotassi Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. Un tempo gli operai non erano servi anche se lavoravano poiché coltivavano un onore. Un tempo gli operai non erano servi poiché lavoravano coltivando un onore. Un tempo gli operai non erano servi ma lavoravano e coltivavano un onore. ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Dalla paratassi all’ipotassi La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale,

Dalla paratassi all’ipotassi La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta visto che era naturale, giacché era inteso ed era un primato. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta e infatti era naturale, era inteso, poiché era un primato. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta poiché era naturale ed inteso; ciononostante era un primato. ESPERIENZA DIDATTICA: DALLA PARATASSI ALL’IPOTASSI

Costruire un’esperienza didattica finalizzata a favorire la scoperta delle proprietà dell’aggettivo: 1. valore attributivo

Costruire un’esperienza didattica finalizzata a favorire la scoperta delle proprietà dell’aggettivo: 1. valore attributivo vs valore predicativo e suo apporto alla congruità testuale in combinazione con il nome o con il verbo (se si tratta di aggettivo predicativo). 2. valore denotativo vs valore connotativo e suo apporto alla costruzione di un’ambientazione. Testi proposti (ipoteticamente adatti a un lavoro rispettivamente in prima, seconda, terza media) tratti da: J. R. R. Tolkien, da Lo hobbit J. London, da Zanna Bianca e Il richiamo della foresta A. Manzoni, da I promessi sposi