LAVORO un tempo per il lavoro nelle Scritture

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: LAVORO

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"un tempo per… il lavoro” nelle Scritture Islamiche

"un tempo per… il lavoro” nelle Scritture Islamiche

Dedicato al Popolo palestinese

Dedicato al Popolo palestinese

Dedicato a

Dedicato a

Una preghiera islamica per mettersi in ascolto • Dio, non consentire che sia io

Una preghiera islamica per mettersi in ascolto • Dio, non consentire che sia io il carnefice che sgozza gli agnelli, né un agnello nelle mani dei carnefici. Aiutami a dire sempre la verità anche in presenza dei forti, e a non dire giammai bugie per guadagnare gli applausi deboli. Mio Dio, se tu decidessi di darmi la fortuna, non togliermi mai la pace e la felicità;

Ricordami che l’esperienza di una sconfitta nelle tue mani può trasformarsi in un successo

Ricordami che l’esperienza di una sconfitta nelle tue mani può trasformarsi in un successo maggiore. O Dio ! Fammi sentire che il perdono è il maggior indice di forza, e che la vendetta è soltanto una prova di debolezza. Se mi toglierai la fortuna, lasciami la speranza. Se mi mancherà la salute, confortami con la grazia della fede.

E quando l’ingratitudine dovesse ferirmi, fa’ che l’incomprensione dei miei fratelli crei nella mia

E quando l’ingratitudine dovesse ferirmi, fa’ che l’incomprensione dei miei fratelli crei nella mia anima la forza della scusa e del perdono. E finalmente, Signore, se io dovessi dimenticar. Ti, ti prego lo stesso, Signore, non dimenticarti mai di me! (Sufi, anonimo del XIX secolo, ispiratosi a Qadiri àl. Jilàni, di Baghdàd)

Dio non si dimentica mai di noi. E noi ci ricordiamo degli altri? Persone

Dio non si dimentica mai di noi. E noi ci ricordiamo degli altri? Persone in cerca di riconoscimen to e di un dignitoso lavoro

I BEI NOMI DI DIO • • • Allâh Colui al di fuori del

I BEI NOMI DI DIO • • • Allâh Colui al di fuori del quale non c’è altro Dio Ar-Rahmân Il Compassionevole Ar-Rahîm Il Misericordioso Al-Quddûs Il Santo As-Salâm La Pace Al-Mu'min Il Fedele Al-Khâliq Il Creatore Al-Musawwir Colui che da forma a tutte le cose Al-Ghaffâr Colui che perdona

 • Ar-Razzâq Colui che provvede, il sostenitore • Al-'Alîm Il Sapiente, il Saggio

• Ar-Razzâq Colui che provvede, il sostenitore • Al-'Alîm Il Sapiente, il Saggio • As-Sami' Colui che tutto ascolta • Al-Basîr Colui che tutto osserva • Al-'Adel Il Giusto • Al-Halîm Il Paziente, il Tenero • Al-'Adhîm L'Immenso, il Sublime • Al-'Aliyy L'Altissimo • Al-Kabîr Il Grande • Al-Mujîb Colui che risponde

 • Al-Wâsi' Colui che è largo nel dare • Al-Hakîm Il Saggio •

• Al-Wâsi' Colui che è largo nel dare • Al-Hakîm Il Saggio • Al-Wadûd L'Amorevole (Colui che t’ama per quel che sei) • Al-Bâ'ith Colui che resuscita • Al-Hâqq Il Vero, la Verità • Al-Hamîd Il Degno di lode • Al-Mu'îd Colui al quale tutto ritorna • Al-Hayy Il Vivente • Al-Wahid L'Uno

 • Al-Ahad /Al Fard L'Unico • As-Sâmad L'Assoluto, l'Eterno, l'Impenetrabile, a cui tendono

• Al-Ahad /Al Fard L'Unico • As-Sâmad L'Assoluto, l'Eterno, l'Impenetrabile, a cui tendono tutte le creature • Al-Muqtadir L'Onnipotente • Al-Awual Il Primo • Al- khir L'Ultimo • Al-Barr Il Caritatevole

 • At-Tawâb Colui che accoglie il pentimento • Af-Ra'ûf Il Dolcissimo • An-Nûr

• At-Tawâb Colui che accoglie il pentimento • Af-Ra'ûf Il Dolcissimo • An-Nûr La Luce • Al-Hadi Colui che guida • Al-Bâqî L'Eterno • As-Sabûr Il Paziente • Al-Jami Colui che riunisce

LODI DI DIO ALTISSIMO San Francesco di Assisi • Tu sei santo, Signore solo

LODI DI DIO ALTISSIMO San Francesco di Assisi • Tu sei santo, Signore solo Dio, che operi cose meravigliose • Tu sei forte, • Tu sei grande, • Tu sei altissimo • Tu sei re onnipotente, • Tu, Padre santo, re del cielo e della terra • Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei, • Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero

 • Tu sei amore e carità, • Tu sei sapienza, • Tu sei

• Tu sei amore e carità, • Tu sei sapienza, • Tu sei umiltà, • Tu sei pazienza, • Tu sei bellezza, • Tu sei mansuetudine • Tu sei sicurezza, • Tu sei quiete. • Tu sei gaudio e letizia, • Tu sei nostra speranza • Tu sei giustizia.

Tu sei temperanza, sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza. Tu sei bellezza, Tu

Tu sei temperanza, sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza. Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore, Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio. Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede. Tu se la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

Secondo il Corano, l’uomo è il rappresentante di Dio sulla terra (2, 30) •

Secondo il Corano, l’uomo è il rappresentante di Dio sulla terra (2, 30) • Nella tradizione ebraico-cristiana il primo uomo è posto da Dio • • nel giardino a oriente (gan), avendo ricevuto dal Creatore una precisa mansione lavorativa che è quella del giardiniere/ ortolano, oltre che del custode (Genesi 2, 15). Dopodiché Dio crea la sua compagna, e l’uomo, istigato da lei, disubbidisce e fatalmente cade. Anche secondo il canone islamico Dio pose il primo uomo nel Giardino, ma gli affidò mansioni più ampie. Infatti, diversamente dal canone ebraico-cristiano, il Corano dichiara che Adamo fu il luogotenente o il vicario di Dio, ḫalīfat Allāh, “califfo di Dio”. E' detto che “il tuo Signore disse agli angeli: “Io metterò sulla terra un Mio vicario” (2, 30) [1]. • 1 La traduzione del Corano, qui e in seguito, segue A. Ventura (a cura di), Il Corano, trad. di I. Zilio-Grandi, Mondadori, Milano 2010.

Come dire “lavoro” in arabo • La prima, necessaria, considerazione su lavoro nel contesto

Come dire “lavoro” in arabo • La prima, necessaria, considerazione su lavoro nel contesto • culturale islamico è terminologica, e riguarda la voce che dice “lavoro” in arabo, la lingua islamica per eccellenza visto che il Libro sacro di questa religione, il Corano, è redatto in arabo e in arabo è da sempre letto e recitato. Per dire “lavoro” si impiega quasi invariabilmente il termine ‘amal, che però significa in generale “azione”, “attività”, “opera” o “cosa agita”, “gesto”. Il verbo da cui deriva, ‘ amila, vale infatti per “agire” o “essere attivo”, ma anche per “lavorare”, “produrre”, “costruire”. • Nell’arabo contemporaneo, ad esempio, “diritto del lavoro” si • dice qānūn al-’amal, locuzione che alla lettera significa “statuto [o meglio regolamentazione] del fare [o dell’agire]”. “Statuto dei lavoratori” - è un altro esempio - si dice niẓām al’amal e/o niẓām al-’ummāl, espressioni che si potrebbero tradurre, rispettivamente, come “ordinamento dell'azione” e “ordinamento di coloro che agiscono”.

Simile ampiezza e genericità dei contenuti si ritrova nei lemmi di senso contrario: biṭāla

Simile ampiezza e genericità dei contenuti si ritrova nei lemmi di senso contrario: biṭāla o “disoccupazione” • vale in generale per “inazione” o “inattività”, e • • • secondo il contesto può significare anche “falsità”, “nullità”, “vacuità” o “non senso”. Ancora un esempio è “disoccupato”, che si dice ‘āṭil ‘an al-’amal cioè, letteralmente, “colui che si astiene dall’azione ed è in ozio” oppure “colui che si trova in una condizione di riposo”. In sostanza, nella tradizione culturale islamica – che trova la propria espressione di base nella lingua araba – l’idea di “lavoro” non si distingue dall’idea assai più generica di “azione”.

Di conseguenza “lavorare” significa semplicemente “essere impegnati nel fare qualcosa”. • Dunque, in questa

Di conseguenza “lavorare” significa semplicemente “essere impegnati nel fare qualcosa”. • Dunque, in questa lingua e nella cultura che si esprime per suo tramite manca la distinzione precisa e puntuale tra l'azione in generale e “l'azione faticosa”, distinzione che invece è implicita impiegando l’italiano “lavoro” a partire dal latino labor, cioè “fatica”, “operare faticando”; nell’italiano, a distinguere l’azione comunemente intesa dal lavoro, fisico o intellettuale, sono appunto la fatica, l’impegno, lo sforzo. • Ma questo non vuol dire che l’idea di lavoro non esista nella tradizione culturale islamica, o che manchi la concezione di lavoro come operazione faticosa; vuol dire piuttosto che è l'azione in genere ad essere considerata lavoro, e che ogni fare richiede applicazione e impegno.

Il Corano contiene un passo interessante a questo proposito, nella sura detta “degli abitanti

Il Corano contiene un passo interessante a questo proposito, nella sura detta “degli abitanti di Saba” • si tratta del profeta Salomone e dei genii che Dio pose al suo • servizio perché fondessero e lavorassero il rame per lui e per il suo popolo; nello stesso versetto compare anche il figlio di Salomone, il profeta Davide, al quale il Signore concesse la capacità di lavorare il ferro. A Salomone abbiamo asservito il vento, il vento che percorreva il cammino di un mese il mattino e di un mese la sera, abbiamo fatto colare per lui la Sorgente di Rame. Tra i jinn c’era chi lavorava (oppure operava, agiva, ya ‘malu) per lui con il permesso del suo Signore, mentre quelli che avevano deviato dal Nostro comando, per quelli c’è il tormento del Fuoco ardente. Costruivano (ya ‘malū) per lui quel che voleva, templi, statue, piatti ampi come abbeveratoi, e caldaie solide.

Famiglia di Davide, lavorate e siate grati (i ‘malū shukran), ma pochi dei Miei

Famiglia di Davide, lavorate e siate grati (i ‘malū shukran), ma pochi dei Miei servi sono grati “(34, 12 -13) • In questo passo, il medesimo verbo ‘amila con i • suoi derivati serve a esprimere, da un lato, il lavoro vero e proprio – quello metallurgico o quello edile, evidentemente faticosissimi entrambi – e, dall’altro, l’azione comune; o meglio, l’azione comune secondo religione, quella di chi non devia dal sentiero prescritto da Dio e pertanto scamperà all'inferno; si ricordi: c’era chi lavorava per lui […], mentre quelli che avevano deviato [. . . ], per quelli c’è il tormento del Fuoco”.

L’insegnamento è: • l’azione secondo religione comporta applicazione e sforzo • • personale né

L’insegnamento è: • l’azione secondo religione comporta applicazione e sforzo • • personale né più né meno di un’opera metallurgica o edile; l'azione secondo religione, inoltre, procura un vantaggio che è almeno equiparabile ai beni materiali, quali gli edifici monumentali o le stoviglie in metallo pregiato; un vantaggio che viene qualificato innanzitutto dalla sua durata – quella di un tempio di pietra o di un vassoio di rame – cioè, appunto, il paradiso. Infine, l’azione secondo religione e il lavoro, unificati nel lessico e nel senso, richiedono allo stesso modo, e proprio in virtù del vantaggio che procurano, gratitudine alla divinità e trovano risoluzione nel ringraziamento (si ricordi: “Famiglia di Davide, lavorate e siate grati […]”). I passi coranici che insistono sulla necessità del fare, che è insieme agire e lavorare, nonché sulla punizione riservata a chi è inattivo, ozioso o sfaccendato, sono moltissimi.

Lo statuto religioso del lavoro • Proprio questo sostrato culturale – che pensa da

Lo statuto religioso del lavoro • Proprio questo sostrato culturale – che pensa da un lato al lavoro come azione qualsiasi e, dall'altro, all'azione umana in genere come opera ponderosissima, essendo supplenza di Dio – fece infiammare un celebre intellettuale musulmano della modernità, il libanese Šakīb Arslān (18691946), letterato, pensatore e attivista nella liberazione del Libano dall'ingerenza francese nel 1918 con la vittoria degli Alleati. • Arslān scrive: L'uomo inoperoso è chi ha dichiarato guerra alle scienze naturali, alle matematiche, alla filosofia, alle loro arti e attività, con la scusa che sono le scienze dei miscredenti e che i risultati di queste scienze l'Islam li proibisce. Ciò che egli lascia in eredità ai figli è la sua stessa miseria […] • Il musulmano inoperoso non sa che con questa bevanda sta mandando in malora la sua comunità, abbassandola sotto il livello delle altre nazioni [. . . ]. Siffatte persone […], che piacciono tanto a molti musulmani, non fanno nulla, non hanno alcuna occupazione e altro non sono, in verità, che membra storpie nel corpo della società islamica; siffatte persone sono quelle che fanno dire ai francesi che l'Islam è fatalista e non incita al lavoro (perché quel che c'è, sia che le creature facciano sia che non facciano.

Eppure nulla è più eloquente del Corano • nel dimostrare la turpitudine di questa

Eppure nulla è più eloquente del Corano • nel dimostrare la turpitudine di questa opinione francese, • • • poiché esso incita ad agire incoraggiando le ambizioni, rinvigorendo i propositi, facendo leva sui premi e i castighi dell'aldilà, sul successo e l'insuccesso che il lavoro umano procura, essendo l'uomo responsabile delle sue azioni […]. L'Islam è la religione del lavoro e non la religione dell'indolenza (Non è affatto la religione di chi delega ogni cosa al decreto divino imperscrutabile. Come quegli sfaticati dervisci che dicono: “Lavoriamo o non lavoriamo, tanto Dio si prende cura del nostro sostentamento”. Non è affatto vero quel che scrivono certi autori francesi con le loro belle maniere, che “la religione islamica è la religione dell'inerzia, del deferimento, dell'arrendevolezza e che proprio da questo dipende il ritardo dei musulmani [. . . ]. Se vi fosse un briciolo di verità in quel che essi dicono, i Compagni del Profeta, che conoscevano l'Islam meglio di tutti non avrebbero conquistato mezzo globo in cinquant'anni”.

Un pensatore contemporaneo piuttosto noto, il siriano Muḥammad b. Luṭfī al-Ṣabbāġ (n. 1935), docente

Un pensatore contemporaneo piuttosto noto, il siriano Muḥammad b. Luṭfī al-Ṣabbāġ (n. 1935), docente di scienze coraniche e tradizionistiche nell'Università Mālik Sa’ūd di Riad (Arabia Saudita), insiste, con altri, sullo statuto religioso del lavoro, motivato non soltanto dal contenuto del Corano ma anche dalla letteratura cosiddetta “tradizionistica”, quella congerie di racconti di varia estensione che vedono protagonista Muhammad il profeta dell'Islam e che formano la Sunna; l'insieme delle due fonti Corano e Sunna - forma la šarī’a o “Legge religiosa”. Un esempio di racconto è il seguente, costruito sulla necessità religiosa di guardarsi dalla mendicità; per comprenderlo meglio, occorre ricordare il fastidio che l'Islam nutre per chi trasporta e vende legna da ardere, chiaro simbolo dell'inferno:

Disse l'Inviato di Dio: • “Che uno di voi prenda il suo fardello, che

Disse l'Inviato di Dio: • “Che uno di voi prenda il suo fardello, che vada con la sua fascina sulle • • spalle e la venda – distolga il Suo volto da costui – è meglio per costui che chiedere la carità alla gente [. . . ]” (Ṣaḥīḥ al-Buḫārī, n. 1385). Ecco ora un racconto simile al precedente, più corposo e anche più noto: Un uomo, un convertito di Medina, andò dal Profeta a chiedere la carità e il Profeta gli domandò: - A casa tua non c'è nulla? - Sì - rispose l'uomo, c'è una coperta, che un po' indossiamo e un po' usiamo da giaciglio, e una coppa, che ci serve per bere. Il Profeta gli disse: - Portamele tutti e due. - L'uomo gliele portò, il Profeta le prese in mano e chiese alla gente: - C'è qualcuno che le vuole comperare? Io, - rispose uno, – le prendo per un dirham. Il Profeta chiese ancora: - C'è qualcuno che le compra per più di un dirham? Ripeté la domanda due o tre volte finché un altro disse: - Li compro io per due dirham. - Il Profeta prese i due dirham e li diede al convertito di Medina dicendo: - Con un dirham compra del cibo e nutri la tua famiglia, con l'altro compra una testa d'ascia e portala da me. Quando l'uomo gliela portò il Profeta, con le sue stesse mani, la legò stretta a un bastone e poi gli disse: - Va' a far legna e vendila, e non tornare prima di quindici giorni. - L'uomo di Medina se ne andò a far legna e a venderla, e quando tornò aveva dieci dirham. Il Profeta gli disse: - Per te, questo è meglio che presentarti nel Giorno del Giudizio con i segni della mendicità sul viso”.

La retribuzione • nella mentalità islamica va di pari passo con l'idea di azione:

La retribuzione • nella mentalità islamica va di pari passo con l'idea di azione: se l'azione buona è retribuita con il premio e l'azione cattiva con il castigo, in questo mondo e nell'aldilà, altrettanto dovrà dirsi del lavoro. • La stessa ampiezza del termine ‘amal, “azione” o “lavoro”, si riflette nella pari ampiezza del termine ağr o “retribuzione”, termine che compare nel Corano più di un centinaio di volte a indicare sia la ricompensa escatologica, spettanza del pio, sia la paga o il salario, spettanza di chi lavora. • Per esempio, nella sura intitolata al profeta Hūd, lo stesso Hūd, che “lavora” a beneficio del suo popolo giacché lo ammonisce sulla potenza dell'unico Dio, esclama: Popolo mio, io non vi chiedo alcuna ricompensa (ağr) per questo, la mia ricompensa (ağr-ī) sta solo a Chi mi ha creato, non comprendete? ” ( Cor. 11, 51).

Dopo averlo creato, Dio ordinò al primo uomo: “Adamo, abita questo giardino, tu e

Dopo averlo creato, Dio ordinò al primo uomo: “Adamo, abita questo giardino, tu e la tua sposa […]” (2, 35, cfr. 7, 19) • Secondo il credo islamico, Adamo non era semplicemente un agricoltore: ebbe l'incarico di abitare e di operare nel mondo, incarico di estrema dignità che certo gli comportò la fatica più radicale; si trattava infatti di luogotenenza divina, di agire al posto di Dio e come avrebbe agito Dio. • Sorta di supplente del creatore, Adamo adempirà al proprio compito nonostante la disubbidienza: il Corano afferma che Dio gli perdonò il suo peccato, e la dottrina islamica lo considera il primo profeta dell’umanità.

Anche nel racconto della creazione di Adamo, • questa volta per via narrativa, la

Anche nel racconto della creazione di Adamo, • questa volta per via narrativa, la tradizione islamica dilata l'ambito del lavoro, ne fa un contenitore capiente giacché lo identifica, né più né meno, con l'azione buona e giusta. • Adamo e i suoi discendenti sono incaricati di agire, cioè di prendersi cura del mondo - e anche di se stessi come parte del mondo - come farebbe Dio.

Ne consegue la sua responsabilità per la configurazione che concorre a dare al mondo.

Ne consegue la sua responsabilità per la configurazione che concorre a dare al mondo. • Nel testimoniare la sua dedizione a Dio, il fedele • • • deve impegnare tutte le sue forze creative. I problemi decisivi della vita possono essere risolti per mezzo delle capacità della persona, ma sotto la guida di Dio. Il suo guadagno non va oltre la misura del suo impegno (13, 39). “A favore dell’anima ciò che essa ha lucrato, a suo sfavore ciò che ha perduto” (2, 286). “Io vivo ore di creatività divina”: così il Profeta descrisse la sua dinamica del lavoro.

“Quando la preghiera è terminata, disperdetevi nel paese e lavorate! Profittate dei benefici di

“Quando la preghiera è terminata, disperdetevi nel paese e lavorate! Profittate dei benefici di Dio e pensate sovente a lui, affinché abbiate successo” (61, 11) • “Lavorate, così Dio e il suo Inviato vedranno la • vostra opera”. Si desume chiaramente dai versetti del Corano citati che il musulmano non deve attendere che nella vita gli venga regalato qualcosa, egli deve lavorare per poter contare sul risultato desiderato. Scopo del lavoro è di soddisfare le sue esigenze personali, ma anche estinguere una parte di quel debito che si ha nei confronti dei genitori, che hanno provveduto con tanta pazienza e sacrificio alla crescita dei figli.

Divenuti adulti, i figli devono ricordarsi dei loro anziani genitori e assisterli attivamente se

Divenuti adulti, i figli devono ricordarsi dei loro anziani genitori e assisterli attivamente se sono soli. • Innanzitutto l’uomo lavora per se stesso e per la sua famiglia, • • • ma parte dei ricavi che provengono dal lavoro spettano anche alla comunità: ai vicini, ai parenti, ai fratelli, di fede e a tutti coloro che sono nel bisogno (S. Hodzic, Ahlak [La dottrina morale Islamica], Sarajevo 1940, p. 48). Ogni lavoro onesto è permesso dalla religione ed è degno di lode. Non è ammesso - oltre alle opere ritenute generalmente immorali - la produzione di alcolici e di narcotici, a meno che sia per scopi medici o industriali. Un lavoro socialmente positivo conta come servizio reso a Dio (‘ibada, ghayra).

Allorquando ai tempi di Muhammad, prima che iniziasse la preghiera mattutina, • nella grande

Allorquando ai tempi di Muhammad, prima che iniziasse la preghiera mattutina, • nella grande moschea di Medina si vide un • • giovane che a passi rapidi raggiungeva senza preoccuparsi della preghiera che stava per iniziare, qualcuno fece la seguente considerazione: che giovane diligente! Se mettesse tanto zelo nell’esercizio delle preghiere d’obbligo non vi sarebbe uomo migliore di lui» . «Non dire così, replicò Muhammad lì presente, “perché se questo giovane lavora per i suoi genitori o per sua moglie o per i suoi figli, allora egli agisce in nome di Dio”.

“Ma se il lavoro serve ad ammucchiare capitali o a soddisfare la sua avidità,

“Ma se il lavoro serve ad ammucchiare capitali o a soddisfare la sua avidità, allora egli agisce in nome del diavolo”. [Hodzic, 49] • Si riferisce dello stesso Muhammad che egli soleva • • trascorrere l’intera giornata lavorando, inizialmente commerciante, poi però come maestro della comunità e come suo più importante operatore sociale. Ma egli è sempre rimasto modesto. Il suo vitto quotidiano si limitava sovente a una focaccia, alcuni datteri e uno o due bicchieri di latte. Non si vergognava di aiutare nei lavori i domestici, di attizzare il fuoco, di sistemare la sua stanza o di spazzolarsi egli stesso l’abito o le scarpe.

Non uscì mai di casa senza essersi pettinato o sistemato i vestiti. • Portava

Non uscì mai di casa senza essersi pettinato o sistemato i vestiti. • Portava costantemente con sé un pettine, un • legnetto dal buon profumo che gli serviva da stuzzicadenti e uno specchietto Ai suoi amici soleva dire: “A Dio è cosa grata ed è cosa piacevole agli uomini se si giunge in società vestiti acconciamente e ben puliti” [S. Balič, Ruf vom Minarett, Wien 1979 II^, p. 25]. • Quanto Muhammad fosse legato al problema del • lavoro lo dimostrano questi detti: “Lavora per questo mondo come se volessi vivere per sempre! Lavora per l'al di là come se tu dovessi morire domani! Chi lavora è un amico di Dio”.

 «Prima lega il cammello e solo dopo fa affidamento su Dio, Paga il

«Prima lega il cammello e solo dopo fa affidamento su Dio, Paga il lavoratore prima ancora che il suo sudore si sia asciugato. • Colui che provvede per una vedova sola o per un senzatetto può essere paragonato a un combattente in prima linea, a chi prega di continuo o a un digiunatore" (Balič, p. 71). • In un mondo altamente tecnologizzato chi attende a una macchina deve eseguire il proprio lavoro disciplinatamente e da sobrio. • Una delle premesse fondamentali è di evitare l'alcol, anche in piccole quantità. È dimostrato che il consumo di alcol, quando si deve eseguire un lavoro tecnico, mette in pericolo la vita dell'uomo, i suoi beni, e i suoi strumenti. Nella formazione di uomini sobri e responsabili l'Islam individua uno dei suoi compiti più nobili.

La libertà responsabile dell'uomo, in base alla quale soltanto egli può essere giudicato eticamente

La libertà responsabile dell'uomo, in base alla quale soltanto egli può essere giudicato eticamente e religiosamente, e il libero sviluppo • delle forze creative sono le premesse di una • • esistenza islamica consapevole. Dove mancano non è possibile imitare fecondamente l'esempio di Muhammad. Solo sfruttando responsabilmente la sua libertà e mobilitando tutte le sue forze Muhammad riuscì a diventare quell'esempio trainante che i suoi seguaci tentarono di emulare per loro convinzione religiosa e per l'amore che avevano per lui.

Il lavoro è importante ma non è tutto • “Egli è colui che fa

Il lavoro è importante ma non è tutto • “Egli è colui che fa discendere per voi dell’acqua dal cielo perché in parte vi disseti e in parte dia pascoli per i vostri armenti” (16, 10); • “E vi ha asservito la notte e il giorno, il sole, la luna e le stelle, li ha sottomessi a voi per Suo ordine, c’è un segno in questo per gente che ragiona” (16, 12); • “E' colui che vi ha soggiogato la terra. • Camminate sul dorso della terra, cibatevi dei doni di Dio, verso di Lui è la resurrezione” (67, 15).

Zakat • Il quarto dovere fondamentale, imposto dal ciclo esterno • • • completo

Zakat • Il quarto dovere fondamentale, imposto dal ciclo esterno • • • completo della religiosità islamica, è l'esborso di una tassa a scadenza annuale. Vi è tenuto ogni fedele, sia uomo che donna, il cui patrimonio superi una determinata entità. L'eccedenza, che è determinante per giustificare tale dovere, non deve essere inferiore al valore corrente di 96 grammi d'oro o di 641 grammi d'argento. Questa tassa religiosa (chiamata a torto anche "tassa per l'elemosina" nel diritto islamico viene chiamata zakat (in italiano: «purificazione» ). La consistenza della tassa per gli oggetti patrimoniali ammonta al 2, 5 % del valore, per le rendite agricole al 5 o al 10% del prodotto. Il versamento della zakat ha motivazioni puramente religiose ed è spontaneo, ma in particolari circostanze ma la società o lo Stato possono pretenderne poi la riscossione.

LA TASSA SOCIALE • è concessa di preferenza ai parenti poveri, tuttavia il •

LA TASSA SOCIALE • è concessa di preferenza ai parenti poveri, tuttavia il • • benefattore non può versarla a favore del padre, della moglie, dei figli, dei nipoti e dei nonni. Per determinare l'ammontare del contributo sociale annuale non basta prendere in considerazione solo i proventi dell'attività esercitata, il calcolo si basa sull'intero capitale che supera il fabbisogno familiare. II fine del contributo sociale da versare annualmente è da vedere nei seguenti punti: 1) il fedele si mostra riconoscente per i beni che Dio gli ha donato; 2) i contrasti sociali e le differenze di classe vengono mitigati e viene promossa un'equa ripartizione dei beni; 3) vengono promossi la generosità e l'amore reciproco tra gli uomini. Il punto di partenza del pensiero sociale islamico è che i diritti di proprietà, la sovranità e il potere sono nelle mani di Dio.

Avere beni con modo e misura • I fiumi, i monti, le ricchezze minerarie

Avere beni con modo e misura • I fiumi, i monti, le ricchezze minerarie e le forze della natura sono stati creati per il benessere di tutti. • L'Islam condanna i metodi di guadagno smisurato e, qualora vi sia accumulazione di capitale in un'unica mano, pretende l'assunzione di obblighi solidali. • Una ricchezza accumulata illegalmente è un bene infamante [haram).

La tassa viene versata in denaro o in prodotti naturali durante il mese del

La tassa viene versata in denaro o in prodotti naturali durante il mese del digiuno. • • • Essa torna a profitto di coloro che non dispongono di mezzi di sostentamento: agli schiavi che vogliano riscattarsi (in passato), ai debitori che senza colpa sono incappati in difficoltà economiche, a coloro che combattono spontaneamente per la fede o per la patria, per quanti si sono messi in viaggio e sono rimasti senza mezzi, per gli studenti privi di mezzi. Da questo fondo per i poveri si può attingere per chiunque sia in stato di bisogno, uomo o donna, musulmano/a, cristiano/a o ebreo/a. La tassa va concessa di preferenza ai parenti poveri, tuttavia il benefattore non può versarla a favore del padre, della moglie, dei figli, dei nipoti e dei nonni. Per determinare l'ammontare del contributo sociale annuale non basta prendere in considerazione solo i proventi dell'attività esercitata, il calcolo si basa sull'intero capitale che supera il fabbisogno familiare.

Il fine del contributo sociale • da versare annualmente è da vedere nei seguenti

Il fine del contributo sociale • da versare annualmente è da vedere nei seguenti punti: • 1) il fedele si mostra riconoscente per i beni che Dio gli ha donato; • 2) i contrasti sociali e le differenze di classe vengono mitigati e viene promossa un'equa ripartizione dei beni; • 3) vengono promossi la generosità e l'amore reciproco tra le persone.

Il punto di partenza del pensiero sociale islamico • è che i diritti di

Il punto di partenza del pensiero sociale islamico • è che i diritti di proprietà, la sovranità e il potere sono nelle mani di Dio. • I fiumi, i monti, le ricchezze minerarie e le forze della natura sono stati creati per il benessere di tutti. • L'Islàm condanna i metodi di guadagno smisurato e, qualora vi sia accumulazione di capitale in un'unica mano, pretende l'assunzione di obblighi sociali.

L'usura è proibita e • una ricchezza accumulata illegalmente è un bene • •

L'usura è proibita e • una ricchezza accumulata illegalmente è un bene • • infamante [haram). Un peso esatto e un margine di guadagno adeguato, ossia non esagerato, costituiscono nel commercio ulteriori richieste severamente ribadite dalla morale sociale islamica. Un terzo dei proventi delle miniere e della natura dovrebbe tornare a vantaggio dello Stato. Sono considerati usura parecchie forme di prestito a interesse. Tuttavia occorre distinguere tra il concetto di interesse e quello di usura.

Nelle comunità odierne è a volte un problema la riscossione della zakat. • Per

Nelle comunità odierne è a volte un problema la riscossione della zakat. • Per esempio c’è da valutare il valore del patrimonio, quando si tratta di macchine, di fabbriche e di azioni, e il problema dell’accertamento di coloro che sono autorizzati a ricevere la zakat. • Dizionario Comparato delle Religioni Monoteistiche , Ebraismo, Cristianesimo, Islam, Piemme 1998, pp 720 ss

È tempo di rinnovare “la nostra chiamata alla speranza e al cambiamento” sett ecum

È tempo di rinnovare “la nostra chiamata alla speranza e al cambiamento” sett ecum 13

Lavori di ieri e di oggi

Lavori di ieri e di oggi

Nell’attuale deserto di lavoro possono fiorire nuove opportunità

Nell’attuale deserto di lavoro possono fiorire nuove opportunità

Oltre le nuvole, nuove prospettive

Oltre le nuvole, nuove prospettive