SETTORE INDUSTRIALE Nei due secoli successivi alla rivoluzione

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SETTORE INDUSTRIALE • Nei due secoli successivi alla rivoluzione industriale ha inciso vistosamente sull’organizzazione

SETTORE INDUSTRIALE • Nei due secoli successivi alla rivoluzione industriale ha inciso vistosamente sull’organizzazione economica e territoriale dello spazio terrestre producendo trasformazioni così profonde che non hanno uguali nella storia dell’umanità • La sua nascita no evento improvviso ma preceduto da trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche • Così come la diffusione non interessò inizialmente tutte le regioni del mondo, così oggi non si estende uniformemente sulla superficie terrestre → presenta uno sviluppo profondamente squilibrato e discontinuo • Per via degli stretti legami con altri comparti dell’economia (agricoltura, commercio, trasporti…) è estremamente importante in tutti i sistemi economici moderni e il suo sviluppo produce conseguenze vistose su reddito e occupazione

SETTORE INDUSTRIALE I legami tra attività industriale e comparti situati a vale e a

SETTORE INDUSTRIALE I legami tra attività industriale e comparti situati a vale e a monte della produzione sono stretti e inscindibili ↓ L’industria opera nel sistema economico non isolatamente ma instaurando un indispensabile fascio di relazioni funzionali che si fanno via più complesse ↓ Tali relazioni sono fattori essenziali di localizzazione e organizzazione del territorio ↓ L’organizzazione industriale dipende da un insieme di relazioni complesse ↓ Spazio discontinuo - spazio di relazioni tra molteplici elementi variamente localizzato

TAPPE PROCESSO INDUSTRIALIZZAZIONE Industria dal latino «attività» ↓ Più antiche forme risalgono agli albori

TAPPE PROCESSO INDUSTRIALIZZAZIONE Industria dal latino «attività» ↓ Più antiche forme risalgono agli albori della storia (scoperta rame, bronzo, piombo…) ↓ Sino al XVIII sec. aveva caratteristiche artigianato ↓ Scoperta America → spostamento baricentro economico dal Mediterraneo al Mare del Nord → fioritura commercio →capitalismo mercanti → prime innovazioni ↓ Prima Rivoluzione Industriale (1730 -1860; Inghilterra) → macchina a vapore → industria siderurgica → applicazione a navi e locomotive (rivoluzione trasporti) ↓

TAPPE PROCESSO INDUSTRIALIZZAZIONE Seconda Rivoluzione Industriale (1870 -1940) USA, Germania) → invenzione dinamo →

TAPPE PROCESSO INDUSTRIALIZZAZIONE Seconda Rivoluzione Industriale (1870 -1940) USA, Germania) → invenzione dinamo → energia elettrica → introduzione lavoro a catena →motore a scoppio, telegrafo, telefono ↓ Battuta d’arresto processo di industrializzazione con le Guerre Mondiali ↓ Terza Rivoluzione Industriale (dopo WWII. ; USA, Giappone) → energia atomica → petrolchimica → elettronica

CLASSIFICAZIONE INDUSTRIE • INDUSTRIA DI BASE: Partendo dalle materie prime, con un numero di

CLASSIFICAZIONE INDUSTRIE • INDUSTRIA DI BASE: Partendo dalle materie prime, con un numero di operazioni relativamente limitato fabbrica i prodotti intermediari; settori che trasformano ghisa, acciaio, lingotti, acidi…. • INDUSTRIA MANIFATTURIERA (TRASFORMAZIONE): Parte dai prodotti intermediari e, attraverso una gamma di operazioni più o meno ampia, fabbrica oggetti finiti. Si distinguono: 1) Industrie di beni strumentali: producono soprattutto macchinari che costituiscono strumenti utilizzati per altre attività industriali o per infrastrutture civili (locomotive, motori navali, materiale elettrico ecc). 2) Industrie di beni di consumo: producono oggetti destinati a soddisfare bisogni diretti.

INDUSTRIA DI BASE 1) Siderurgia: produzione e la lavorazione industriale dell’acciaio e della ghisa

INDUSTRIA DI BASE 1) Siderurgia: produzione e la lavorazione industriale dell’acciaio e della ghisa a partire da minerali o da rottami ferrosi. 2) Metallurgia: comprende attività di raffinazione e trasformazione di minerali non ferrosi. 3) Chimica primaria: produce acidi inorganici, materie plastiche, fibre sintetiche e altre sostanze che poi vengono trasformate dalla chimica fine in prodotti più complessi.

INDUSTRIA MANIFATTURIERA 1) Tessile: comprende tutte le attività che trasformano la fibra in tessuti.

INDUSTRIA MANIFATTURIERA 1) Tessile: comprende tutte le attività che trasformano la fibra in tessuti. 2) Meccanica: costruzione di mezzi di trasporto pesanti e leggeri, macchine strumentali e utensili, carpenteria metallica, strumenti elettronici e ordigni bellici. E’ il ramo più complesso e importante per valore aggiunto e manodopera impiegata (settore automobilistico, settore elettronico). 3) Alimentare: comprende tutte le operazioni di trattamento e trasformazione dei prodotti vegetali ed animali. 4) Chimica fine o secondaria: fabbrica prodotti ad alto contenuto tecnologico (medicinali, cosmetici, coloranti, additivi per alimenti, acidi utilizzati dall’industria della fotografia, ecc).

ALTRE CLASSIFICAZIONI 1) Industrie ad alta intensità di capitale e a bassa capacità di

ALTRE CLASSIFICAZIONI 1) Industrie ad alta intensità di capitale e a bassa capacità di occupazione = industrie di base 2) Industrie ad elevato impiego di manodopera ea a scarsa intensità di capitale = rami industria manifatturiera 3) Industrie ad alto valore aggiunto = valore aggiunto è la differenza fra valore complessivo di un prodotto finito e quello dei materiali→ tanto più elevato quanto maggiore è il numero di operazioni richieste → industrie manifatturiere più sofisticate 4) Industrie a basso valore aggiunto = breve ciclo operazioni → industrie di base

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO • FORDISMO (in uso sino al 70): accentramento intero ciclo produttivo

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO • FORDISMO (in uso sino al 70): accentramento intero ciclo produttivo all’interno di una stessa fabbrica → catena di montaggio → produzione di massa → sistema rigido → TAYLORISMO: scomposizione in segmenti del processo produttivo e separazione netta mansioni • TOYOTISMO (usato sino al 70/80): sostituisce una specializzazione flessibile in modo da orientare la produzione verso le mutevoli esigenze del mercato → settore automobilistico • SISTEMA KAMBAN: flessibilità all’interno dell’azienda → ogni operaio compie operazioni sul prodotto che possono essere diversi in modo da modificare il piano di produzione → ogni pezzo ha un cartellino con le indicazioni dell’utilizzo → possibile grazie a nuove tecnologie informatiche

IMPRESE Capitale delle imprese: 1) Liquido: moneta 2) Circolante: formato dalle scorte di materie

IMPRESE Capitale delle imprese: 1) Liquido: moneta 2) Circolante: formato dalle scorte di materie prime e dagli stock di manufatti per la vendita 3) Fisso: rappresentato dai beni immobili (terreno, edifici, macchinari, infrastrutture Nel panorama economico mondiale dominano le piccole e medie imprese

PICCOLE IMPRESE 1) Coincidenza tra gestione e proprietà 2) Assenza di personale specializzato nelle

PICCOLE IMPRESE 1) Coincidenza tra gestione e proprietà 2) Assenza di personale specializzato nelle diverse funzioni 3) Incapacità di finanziarsi attraverso il mercato azionario o i finanziamenti istituzionali 4) Rapporto personale tra proprietari, impiegati e clienti 5) Stretto rapporto con comunità locale 6) Dipendenza dal mercato locale

CATEGORIE PICCOLE IMPRESE 1) SPECIALIZZATE: settori in cui la produzione in serie non soddisfa

CATEGORIE PICCOLE IMPRESE 1) SPECIALIZZATE: settori in cui la produzione in serie non soddisfa clientela facoltosa che vuole prodotti più pregiati per gusto ed esclusività (abbigliamento, arredamento…) 2) SUBORDINATE: in settori produttivi monopolizzati da grande imprese cui sono legate da rapporti di dipendenza (produzione di pezzi che concorrono al prodotto finito) 3) INTERSTIZIALI: si inseriscono tra uno spazio e l’altro dei mercati lasciati liberi dalle grandi imprese 4) URBANE: producono beni di consumo immediato a servizio della popolazione locale (panifici, pasticcerie, officine…)

COSTI DELL’IMPRESA • Nella gestione economica di un impresa bisogna distinguere costi fissi e

COSTI DELL’IMPRESA • Nella gestione economica di un impresa bisogna distinguere costi fissi e costi variabili 1) COSTI FISSI: spese per l’allestimento e la gestione delle strutture e per l’organizzazione generale (ricerca, marketing, pubblicità…) 2) COSTI VARIABILI: spese destinate alla produzione dei manufatti

ECONOMIE DI SCALA Il termine fu coniato dall’economista Alfred Marshall nel 1890 Vantaggi connessi

ECONOMIE DI SCALA Il termine fu coniato dall’economista Alfred Marshall nel 1890 Vantaggi connessi alla produzione di massa Per ottimizzare i costi fissi ed abbassare i costi di produzione le imprese aumentano la scala, cioè la dimensione della produzione globale Il costo medio di un oggetto diminuisce mano che cresce l’entità della produzione perché i costi fissi si distribuiscono su un numero più ampio di prodotti

ECONOMIE DI SCALA • Le economie di scala si possono ottenere attraverso tre forme

ECONOMIE DI SCALA • Le economie di scala si possono ottenere attraverso tre forme di concentrazione industriale 1) Concentrazione tecnica verticale (integrazione): un’impresa concentra nello stesso stabilimento o in stabilimenti diversi le diverse fasi produttive che concorrono alla fabbricazione del prodotto finito (es. petrolio) 2) Concentrazione tecnica orizzontale: un’impresa acquisisce sotto la stessa direzione diversi stabilimenti tecnicamente omogenei (che fabbricano lo stesso prodotto) 3) Concentrazione economica: alcune imprese che operano nello stesso settore o in settori analoghi creano unioni commerciali e finanziarie più o meno complesse che mirano, più che ad aumentare la produzione, ad accrescere i profitti con accordi relativi alla politica dei prezzi Le diverse forme di concentrazione hanno condotto alla costituzione di imprese gigantesche, le multinazionali

IMPRESE MULTINAZIONALI • Non esiste definizione univoca • Peculiarità riconducibile a 3 caratteristiche: 1)

IMPRESE MULTINAZIONALI • Non esiste definizione univoca • Peculiarità riconducibile a 3 caratteristiche: 1) Coordinamento e controllo di varie fasi della catena di produzione localizzate in paesi differenti 2) Capacità di trarre vantaggio dalle differenze geografiche nella distribuzione dei fattori di produzione e nelle politiche nazionali 3) Potenziale flessibilità, ovvero capacità di mutare o intercambiare forniture e operazioni tra le varie località geografiche

IMPRESE MULTINAZIONALI • Le trasformazioni più vistose dello spazio industriale dipendono dal comportamento delle

IMPRESE MULTINAZIONALI • Le trasformazioni più vistose dello spazio industriale dipendono dal comportamento delle imprese di grande dimensione, che, essendo in grado di travalicare gli ambiti regionali o nazionali, spesso assumono un’organizzazione multinazionale • Si distinguono per i cospicui investimenti diretti all’estero, pur mantenendo i centri decisionali nei paesi di origine. • Investimenti diretti all’estero (IDE): Trasferimenti di capitali per la creazione di nuove attività produttive o per l’acquisizione di imprese già operanti. • Allo scoppio della Seconda guerra mondiale gli IDE erano rivolti soprattutto all’America latina e all’Asia, mentre dagli anni Settanta si sono concentrati nelle realtà economicamente avanzate.

IMPRESE MULTINAZIONALI • Fenomeno antico che comincia a manifestarsi vistosamente negli anni 60 con

IMPRESE MULTINAZIONALI • Fenomeno antico che comincia a manifestarsi vistosamente negli anni 60 con internazionalizzazione imprese statunitensi • FATTORI: 1) Accordi di Bretton Woods 1944: progressiva eliminazione delle barriere commerciali → penetrazioni multinazionali USA in Europa 2) Innovazioni tecnologiche 3) possibilità di scomporre maggiormente il ciclo produttivo → disseminazione impianti manifatturieri destinati a produzioni standardizzate con manodopera non qualificata 4) Sviluppo delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione → allentamento vincoli distanza fisica 5) Omogeneizzazione dei mercati;

POTENZA MULTINAZIONALI • POTERE ECONOMICO: giro d’affari che supera il PIL di molte economie

POTENZA MULTINAZIONALI • POTERE ECONOMICO: giro d’affari che supera il PIL di molte economie nazionali→ concetti di spazio nazionale e economia nazionale perdono importanza • POTERE DECISIONALE: modellano lo spazio economico → guidano l’organizzazione del territorio (opifici e soprattutto infrastrutture) → spesso sono Stati negli Stati che nelle strategie di sviluppo determinano la pianificazione di interi paesi, soprattutto quelli arretrati • POTERE POLITICO: uguale a quello economico → molte vicende politiche del mondo attuale (guerre e colpi di stato nei PVS) sono il risultato di manovre condotte dalle grandi multinazionali statunitensi, soprattutto petrolifere

RUOLO MULTINAZIONALI • Vettori di innovazioni tecnologiche: secondo alcuni senza le economie sottosviluppate non

RUOLO MULTINAZIONALI • Vettori di innovazioni tecnologiche: secondo alcuni senza le economie sottosviluppate non potrebbero neanche valorizzare le risorse naturali → fattori di innovazione in modo diretto (trasferimento risorse umane qualificate e centri di ricerca) →in modo indiretto (le imprese locali reagiscono con adattamenti imitativi alla presenza estera • Fattori di destabilizzazione e frenanti: secondo altri riducono il risparmio interno e i tassi d’investimento soffocando concorrenza → non reinvestono in loco i profitti → accentuano il dualismo strutture economiche e disuguaglianze →aggravano squilibrio aree urbane e rurali → se chiudono disoccupazione e tensioni

DISTINZIONI • IMPRESA MULTINAZIONALE: possiede all’estero almeno il 25% degli investimenti produttivi e dei

DISTINZIONI • IMPRESA MULTINAZIONALE: possiede all’estero almeno il 25% degli investimenti produttivi e dei dipendenti • IMPRESA INTERNAZIONALE: impresa nazionale con apposita sezione internazionale • IMPRESA TRANSNAZIONALE: appartiene a operatori di più paesi ma ha un centro unico non soggetto a vincoli dei paesi dei proprietari • IMPRESA SOVRANNAZIONALE: presente in gran parte del mondo e regolata da accordi internazionali

TRAIETTORIE EVOLUTIVE MULTINAZIONALI • Tra WWII e crisi ‘ 73 → eccezionale crescita grandi

TRAIETTORIE EVOLUTIVE MULTINAZIONALI • Tra WWII e crisi ‘ 73 → eccezionale crescita grandi imprese • Anni 80: mutazione strategica → alla tradizionale struttura industriale tesa ad internalizzare le varie funzioni decentrando attività standardizzate nei PVS si sostituisce una nuova tipologia → IMPRESA MULTINAZIONALE GLOBALE: sempre più geograficamente differenziata e incentrata sulla ricerca di accordi di cooperazione

IMPRESA A RETE • Forma più recente di internazionalizzazione dell’industria (anni 80/90) • Organizzazione

IMPRESA A RETE • Forma più recente di internazionalizzazione dell’industria (anni 80/90) • Organizzazione aziendale che tende a sovrapporsi al commercio internazionale e agli IDE • Risulta più idonea a padroneggiare la rapidità delle trasformazioni di una economia che tende alla globalizzazione • Strategie di collaborazione • Strategie produttive più flessibili

IMPRESA MULTINAZIONALE GLOBALE • A una struttura tendenzialmente rigida si sostituisce una notevole flessibilità

IMPRESA MULTINAZIONALE GLOBALE • A una struttura tendenzialmente rigida si sostituisce una notevole flessibilità organizzativa → RETE • La presenza di produzioni altamente specializzate e di altre standardizzate implica l’adozione di logiche e strategie differenziate • La produzione può avvenire contemporaneamente in paesi differenti • Le fasi di fornitura possono essere affidate a imprese indipendenti operanti su scale geografiche differenti o a imprese affiliate

IMPRESA GLOBALE • Negli ultimi due decenni del XX Sec si sono affermate nuove

IMPRESA GLOBALE • Negli ultimi due decenni del XX Sec si sono affermate nuove performance dell’impresa, basate sulla ricerca di alleanze e su accordi di cooperazione con altri soggetti • In particolare si sono rilevate: 1) Acquisizioni – Le unità acquisite mantengono la propria autonomia giuridica e funzionale, ma rientrano in una più ampia rete d’impresa. 2) Joint Ventures e Accordi di cooperazione – Le imprese autonome collaborano in specifiche iniziative produttive (sperimentazione e sviluppo tecnologico, nonché commercializzazione), mediante l’utilizzo sinergico delle risorse conferite da ciascuna impresa, ma partecipano anche all’equa suddivisione dei rischi legati all’investimento. 3) Alleanze strategiche– Le imprese ubicate in aree diverse, ma impegnate nello stesso comparto, stipulano accordi di collaborazione per la ricerca di vantaggi competitivi e continuano ad operare ognuna all’interno del proprio mercato (cioè non si scontrano tra loro).

IMPREA GLOBALE • E’ un’impresa multinazionale più flessibile e libera di localizzarsi in diversi

IMPREA GLOBALE • E’ un’impresa multinazionale più flessibile e libera di localizzarsi in diversi continenti, la quale, nell’intento di minimizzare i costi (di produzione, di approvvigionamento della materia prima, dei semilavorati e della tecnologia), scompone in molteplici fasi il ciclo produttivo. • Caratteristiche: 1) Flessibilità organizzativa e produttiva 2) Produzione sia di beni altamente specializzati sia di quelli standardizzati per il consumo di massa; 3) Le unità produttive assumono comportamenti differenti nella scelta della localizzazione: per alcune il differenziale di costo (soprattutto salariale) costituisce il principale fattore localizzativo, per altre, invece, è la tecnologia. A differenza dell’impresa multinazionale - persegue una strategia di adattamento e di integrazione nel contesto ospitante; - integra in una strategia mondiale le attività appartenenti al core business, mentre lascia alle unità all’estero l’autonomia di decidere sulle funzioni aziendali critiche, che variano da paese.

IMPRESA GLOBALE • Si afferma il fenomeno della fornitura internazionale →alcune imprese, autonome o

IMPRESA GLOBALE • Si afferma il fenomeno della fornitura internazionale →alcune imprese, autonome o appartenenti a gruppi, si specializzano nella produzione di materie prime o di semilavorati, diventando fornitori delle stesse in ogni parte del mondo (Es. le componenti elettroniche provenienti da Taiwan, Singapore, Hong Kong). • Nuova divisione internazionale del lavoro → In passato, le aree del sottosviluppo approvvigionavano di materie prime i paesi sviluppati, che, dopo aver realizzato i prodotti finiti, li rivendevano anche alle economie in ritardo per coprire i costi di acquisto delle risorse naturali → Attualmente, la situazione è mutata per la capacità di alcune economie in ritardo di attivare al loro interno processi produttivi.

MODELLI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE • TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO •

MODELLI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE • TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO • TEORIA DEL POTERE TRIPOLARE

TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO • Economista Vernon (anni 60/70) • L’internazionalizzazione

TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO • Economista Vernon (anni 60/70) • L’internazionalizzazione riguarda le imprese con forti capacità innovatrici e si realizza attraverso 4 fasi: 1) Prima fase: prodotto nuovo commercializzato nel mercato interno dove non trova concorrenza→ condizione monopolistica ed economie esterne 2) Seconda fase: quando il mercato comincia a saturarsi o vi sono imitazioni → esportazione 3) Terza fase: successivamente anziché il prodotto l’impresa trasferisce all’estero il processo produttivo creando filiali →regioni con manodopera abbondante e a basso costo 4) Quarta fase: prodotto maturo, tecnologia accessibile, imitazione → abbandono produzione nel proprio paese continuandola all’esterno e importando il bene Il ciclo si chiude e l’azienda si dedica a una nuova produzione

TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO • Ad ognuna delle fasi corrispondono gruppi

TEORIA DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO • Ad ognuna delle fasi corrispondono gruppi di paesi gerarchicamente collegati • Il sistema industriale mondiale risulta strutturato in 3 livelli distinti: 1) INNOVAZIONE: operazioni concentrate in un numero limitato di PS (USA, Giappone, Germania, GB, Francia) 2) MATURITA’: necessaria struttura industriale solida per accogliere innovazioni e avviare produzioni di massa (Italia) 3) STANDARDIZZAZIONE: PVS con basso costo lavoro (Asia sud-occidentale, America Latina, Mediterraneo extraeuropeo)

TEORIA DELLA TRIADE GLOGALE • Economista giapponese Ohmae (anni 80) • Oltre a offrire

TEORIA DELLA TRIADE GLOGALE • Economista giapponese Ohmae (anni 80) • Oltre a offrire una spiegazione della internazionalizzazione offre un modello della distribuzione spaziale delle multinazionali • 3 aree in cui si concentra il potere economico globale: USA, Europa Occ. , Giappone • Nella triade risiedono anche i principali mercati di consumo, si originano le minacce competitive e si generano nuove tecnologie • Le grandi imprese cercano di insediarsi in ognuna delle 3 regioni • Per ragioni storico-geografiche stabiliscono rapporti privilegiati anche con PVS situati a Sud della casa madre (USA in America Latina, Europa in Africa e vicino oriente, Giappone in Asia sud-occidentale)

ECONOMIE ESTERNE • Riduzione dei costi quando un’impresa si localizza in un’area già industrializzata

ECONOMIE ESTERNE • Riduzione dei costi quando un’impresa si localizza in un’area già industrializzata dove si è venuto a creare un complesso di condizioni che facilitano le relazioni industriali (informazioni, servizi, trasporti, energie…) • Possibilità di ripartire i costi fissi • Vantaggi dalla riduzione delle scorte • Anche le piccole imprese riunite possono avere i vantaggi delle economie di scala delle grandi imprese

VANTAGGI ECONOMIE ESTERNE 1) 2) 3) 4) 5) 6) Riduzione delle scorte Risparmi sugli

VANTAGGI ECONOMIE ESTERNE 1) 2) 3) 4) 5) 6) Riduzione delle scorte Risparmi sugli acquisti Risparmi sui trasporti Controlli sulla qualità della merce Atteggiamento delle banche = accesso al credito Miglioramento efficienza complessiva della produzione 7) Immagine positiva dei prodotti di un area

ECONOMIE DA AGGLOMERAZIONE • Insieme delle economie che derivano alle imprese dalla loro concentrazione

ECONOMIE DA AGGLOMERAZIONE • Insieme delle economie che derivano alle imprese dalla loro concentrazione spaziale • VANTAGGI: 1) Divisione del lavoro tra le diverse unità produttive o anche decentramento produttivo 2) Possibilità di utilizzare congiuntamente un unico sistema di infrastrutture e servizi 3) Particolare atmosfera industriale presente in un’area (fitto interscambio personale e di informazioni-rapida diffusione conoscenza-rivalità che stimola processi innovatividiffusione cultura industriale-formazione professionale forza lavoro) 4) Reputazione prodotti provenienti da un’area

ECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • Se l’agglomerazione industriale si sviluppa entro un’area urbana di medie

ECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • Se l’agglomerazione industriale si sviluppa entro un’area urbana di medie o grandi dimensioni. Le imprese insediate ricevono vantaggiuntivi • Le grandi aree urbane offrono opportunità di successo alle industrie: ECONOMIE DA URBANIZZAZIONE 1) Più vasto mercato di sbocco per i prodotti 2) Nascita di ogni genere di attività produttive 3) Vasta gamma di servizi collettivi ed infrastrutture di livello superiore 4) Manodopera specializzata e generica e mercato del lavoro maggiormente differenziato 5) Ampia gamma di servizi per la produzione e di attività collaterali (ricerca, finanziamento…. )

ECONOMIE DA AGGLOMERAZIONE • L’economista Camagni classifica le economie da agglomerazione in: 1) Economie

ECONOMIE DA AGGLOMERAZIONE • L’economista Camagni classifica le economie da agglomerazione in: 1) Economie interne all’impresa: economie di scala di tipo produttivo, distributivo e finanziario 2) Economie di localizzazione (esterne all’impresa ma interne all’industria): vantaggi derivanti dalla localizzazione concentrata di imprese appartenenti alla stessa industria o settore produttivo 3) Economie di urbanizzazione (esterne all’impresa e all’industria: vantaggi tipici di un ambiente urbano

DISECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • La produttività delle industrie aumenta con il crescere della dimensione

DISECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • La produttività delle industrie aumenta con il crescere della dimensione urbana (economie esterne) ma con un incremento non proporzionale e con tasso decrescente • Superata una certa soglia l’efficienza del sistema industriale si riduce • Diseconomie: svantaggi di una eccessiva concentrazione: 1) Concorrenza eccessiva 2) Forte sindacalizzazione manodopera 3) Scarsa disponibilità spazi edificabili 4) Congestione trasporti 5) Peggioramento qualità dei servizi

DISECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • Molte imprese lasciano gli ambiti urbani e si localizzano o

DISECONOMIE DA URBANIZZAZIONE • Molte imprese lasciano gli ambiti urbani e si localizzano o nei suburbi dove possono usufruire delle economie di agglomerazione o in località rurali • Gli impianti vengono decentrati ma le funzioni direzionali, di ricerca, di progettazione, finanziamento e mercato restano di pertinenza urbana • Su scala mondiale: decentramento aree industrializzate del mondo occidentale verso aree sottosviluppate o sovrappopolate dell’emisfero meridionale • NUOVA DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO

PROCESSI DI DEGLOMERALIZZAZIONE 1) RILOCALIZZAZIONE O DECENTRAMENTO TERRITORIALE 2) DECENTRAMENTO PRODUTTIVO 3) FORMAZIONE SISTEMI

PROCESSI DI DEGLOMERALIZZAZIONE 1) RILOCALIZZAZIONE O DECENTRAMENTO TERRITORIALE 2) DECENTRAMENTO PRODUTTIVO 3) FORMAZIONE SISTEMI INDUSTRIALI PERIFERICI

RILOCALIZZAZIONE O DECENTRAMENTO TERRITORIALE • Le imprese spostano le sede delle attività produttive in

RILOCALIZZAZIONE O DECENTRAMENTO TERRITORIALE • Le imprese spostano le sede delle attività produttive in aree suburbane o regioni più lontane • Suburbanizzazione • Ricerca costi di insediamento meno elevati • Conservazione vantaggi vicinanza vecchio centro urbano • Esempio: Detroit industria automobilistica- corridoi industriali • Rilocalizzazione di ampio raggio: PVS

DECENTRAMENTO PRODUTTIVO • Il ciclo produttivo viene scomposto in segmenti assegnati ad altre imprese

DECENTRAMENTO PRODUTTIVO • Il ciclo produttivo viene scomposto in segmenti assegnati ad altre imprese di modesta dimensione non necessariamente presenti nella stessa area geografica • Esempio: USA vecchi centri industriali Nordest e Mid-west hanno decentrato negli anni 70 la produzione negli Stati del sud e dell’ovest

FORMAZIONE SISTEMI INDUSTRIALI PERIFERICI • Si sviluppano in parte come effetto del decentramento in

FORMAZIONE SISTEMI INDUSTRIALI PERIFERICI • Si sviluppano in parte come effetto del decentramento in parte autonomamente • Esempio: Italia centrale e nord-orientale (NEC) • Piccole e medie imprese • Distretti industriali: ogni distretto costituisce un sistema territoriale caratterizzato da un’atmosfera industriale (milieu), da una sua identità specifica e da un insieme di risorse non riproducibili (economiche, sociali, culturali…) • Affermazione modello industrializzazione periferica

COMPONENTI DEL SISTEMA NEC • Presenza capitale formatosi endogenamente e disponibile ad essere investito

COMPONENTI DEL SISTEMA NEC • Presenza capitale formatosi endogenamente e disponibile ad essere investito • Tradizione commerciale ed artigianale radicate in una fitta rete di città medie e piccole • Forza lavoro con solidi legami con agricoltura • Struttura familiare allargata • Cultura positiva del lavoro • No diseconomie da urbanizzazione • Forte coesione sociale e culturale

RADICAMENTO TERRITORIALE IMPRESE MULTINAZIONALI • Secondo alcuni le imprese multinazionali sono imprese nazionali che

RADICAMENTO TERRITORIALE IMPRESE MULTINAZIONALI • Secondo alcuni le imprese multinazionali sono imprese nazionali che hanno ampliato i propri orizzonti economici • Secondo altri le pressioni globali stanno uniformando il modello di organizzazione, struttura e strategia rendendo le multinazionali di fatto sradicate da qualsiasi contesto geografico • La localizzazione geografica continua a rivestire un ruolo fondamentale → conoscenze, capacità, infrastrutture di uno specifico contesto geografico, nonché gli elementi cognitivi, culturali, sociali, politici ed economici

SISTEMI CULTURALI D’IMPRESA • I vari ambiti nazionali rappresentano sistemi culturali d’impresa che influenzano

SISTEMI CULTURALI D’IMPRESA • I vari ambiti nazionali rappresentano sistemi culturali d’impresa che influenzano gli attori economici • Anche nell’ambito della TRIADE GLOBALE sono rinvenibili orientamenti economici nazionali diversi: 1) SISTEMA AMERICANO 2) SISTEMA GIAPPONESE 3) SISTEMA EUROPEO

SISTEMA AMERICANO • Scopo primario attività economica massimizzare ricchezza beneficiando consumatori • Considerata secondaria

SISTEMA AMERICANO • Scopo primario attività economica massimizzare ricchezza beneficiando consumatori • Considerata secondaria la distribuzione • Consentita qualsiasi attività economica • Promozione concorrenza → intervento ridotto Stato • Grande impresa ha obblighi minimi verso dipendenti e comunità → scopo principale generare profitti per investitori e azionisti

SISTEMA GIAPPONESE • L’economia nella cultura nipponica è subordinata ad obiettivi sociali più ampi

SISTEMA GIAPPONESE • L’economia nella cultura nipponica è subordinata ad obiettivi sociali più ampi e soprattutto all’ideale di raggiungere l’occidente • Shintocapitalismo →ibrido tra ideale capitalistico e sentimento nazionale • Intervento marcato dello stato nell’economia • Perseguimento equità sociale • Protezione specifici settori industriali per promuovere competitività • Ideale superiorità cultura e potenza nipponica • Massimizzazione profitti spesso subordinata ad obiettivi sociali (livelli elevati occupazione) • Il settore privato si sente investito di responsabilità pubbliche verso i cittadini • I meccanismi associativi delle imprese sono lontani dall’ideale antitrust statunitense (Keiretzu)

SISTEMA EUROPEO • Pur con forti differenze nazionali la prospettiva capitalistica europea si colloca

SISTEMA EUROPEO • Pur con forti differenze nazionali la prospettiva capitalistica europea si colloca in una posizione intermedia • Attività economica e di impresa subordinata al benessere sociale • Intervento dello stato nella vita economica di intensità intermedia rispetto al modello statunitense e nipponico • Sistema neocorporativo → capitale, associazioni di interesse e Stato cooperano nella gestione dell’economia • Ulteriore caratteristica → importanza delle banche operano in stretta connessione con la grande industria → ridimensionamento ruolo e peso azionisti

MODELLI DI CAPITALISMO • Nel panorama delle grandi imprese, soprattutto di quelle quotate in

MODELLI DI CAPITALISMO • Nel panorama delle grandi imprese, soprattutto di quelle quotate in borsa, si possono distinguere alcuni modelli di capitalismo industriale: 1) MODELLO ANGLOSASSONE 2) MODELLO GERMANICO 3) MODELLO GIAPPONESE

MODELLO ANGLOSASSONE • Gli azionisti sono costituiti, oltre che da una miriade di piccoli

MODELLO ANGLOSASSONE • Gli azionisti sono costituiti, oltre che da una miriade di piccoli e grandi risparmiatori, da fondi di pensione e compagnie di assicurazione • Borsa e giochi di borsa • Gran Bretagna- USA- Canada- Australia

MODELLO GERMANICO • La grande impresa appartiene ad un intreccio di azionisti molto più

MODELLO GERMANICO • La grande impresa appartiene ad un intreccio di azionisti molto più robusti quali banche, società di assicurazione, fondazioni, fondi collegati a dipendenti e sindacati • Alla guida ci sono i banchieri • Tra i managers le autorità pubbliche e molte associazioni espressione della società civile • Dialogo costante • No borsa • Svizzera- Austria- Olanda- Svezia

MODELLO GIAPPONESE • I gruppi di comando sono banche insieme a società di assicurazione

MODELLO GIAPPONESE • I gruppi di comando sono banche insieme a società di assicurazione e di trading • Fitto intreccio tra gruppi perché ciascuno possiede quote di minoranza nelle industrie di altri gruppi → partecipazioni azionarie incrociate • Borsa di Tokyo → vengono trattate solo le azioni di minoranza mentre il capitale di comando resta ben saldo nelle mani dei gruppi finanziari

SISTEMA INDUSTRIALE GLOBALE • TRIADE GLOBALE: Il mondo economico è organizzato essenzialmente intorno a

SISTEMA INDUSTRIALE GLOBALE • TRIADE GLOBALE: Il mondo economico è organizzato essenzialmente intorno a una macrostruttura tripolare (Nord America, Europa e Asia orientale e sudorientale), i cui vertici raccolgono gran parte della produzione, del commercio e degli investimenti diretti. • Cina e India sono economie emergenti, non più strettamente in posizione subalterna rispetto alle economie della Triade

SISTEMA INDUSTRIALE GLOBALE Presenta una struttura territoriale articolata, in modo gerarchico, su tre livelli.

SISTEMA INDUSTRIALE GLOBALE Presenta una struttura territoriale articolata, in modo gerarchico, su tre livelli. 1) I grandi centri metropolitani dei paesi industriali avanzati, ove più immediato e agevole è il contatto reciproco fra i soggetti (New York, San Francisco, Los Angeles, Tokyo, Londra, Parigi…), accolgono le funzioni di decisione, pianificazione strategica, ricerca e sviluppo. 2) Le aree già dotate di una consolidata base industriale, che, da un lato, tende a riconvertirsi verso attività a più alto contenuto tecnologico e, dall’altro, si ridimensiona a vantaggio del settore terziario (città della Ruhr, città padane, Chicago, Detroit, Boston. . ). Questi grandi centri industriali, dunque, accolgono altre funzioni produttive che richiedono lavoro qualificato e infrastrutture specifiche (trasporti, energia, scuole professionali ecc. ). 3) Le aree di decentramento delle funzioni produttive più standardizzate. Tra questi paesi rientrano anche i cosiddetti NIC (New Industrialized Countries: Taiwan, Singapore, Corea del Sud, Hong Kong…), che, in alcuni comparti, hanno sviluppato un’industrializzazione autonoma, cioè indipendente dalle imprese multinazionali straniere.

PICCOLE IMPRESE NELLO SCENARIO GLOBALE Nuove forme di organizzazione flessibile della produzione Crescente differenziazione

PICCOLE IMPRESE NELLO SCENARIO GLOBALE Nuove forme di organizzazione flessibile della produzione Crescente differenziazione dei mercati Aumento del costo del lavoro nei paesi sviluppati ↓ Affermazione delle piccole imprese, altamente specializzate e contrapposte ai sistemi verticalmente integrati (grandi imprese). Le regioni periferiche dei paesi industrializzati hanno registrato, di recente, i più alti tassi di sviluppo delle piccole imprese, a differenza degli scorsi decenni, allorquando i processi di industrializzazione e di urbanizzazione hanno riguardato le grandi imprese. Proprio per la loro elevata flessibilità, sono sempre più coinvolte, unitamente a quelle di grandi dimensioni, nella ricerca e nello sviluppo di produzioni tecnologicamente avanzate

IMPRESA INNOVATIVA • Quella che impegna cospicui investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) di

IMPRESA INNOVATIVA • Quella che impegna cospicui investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) di prodotti e di tecnologie produttive; • l’attività di R&S, oltre ad essere svolta dalla grande impresa, si realizza all’interno delle unità di piccole dimensioni, fra le quali si stabiliscono stretti legami e reciproci scambi di informazioni e di personale tecnico, al fine di creare le condizioni utili alla produzione di innovazioni sia di prodotto sia di processo.