LA RICOSTRUZIONE DELLIMPLICITO TESTUALE NELLA DIDATTICA DELLA LETTURA

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LA RICOSTRUZIONE DELL'IMPLICITO TESTUALE NELLA DIDATTICA DELLA LETTURA BRESCIA, 5. 04. 2018 I LINCEI

LA RICOSTRUZIONE DELL'IMPLICITO TESTUALE NELLA DIDATTICA DELLA LETTURA BRESCIA, 5. 04. 2018 I LINCEI PER UNA NUOVA DIDATTICA NELLA SCUOLA: UNA RETE NAZIONALE RAFFAELA PAGGI – GIACOMO GREGORI

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? M’è dato un corpo Osip Ėmil'evič Mandel'štam, 1909

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? M’è dato un corpo Osip Ėmil'evič Mandel'štam, 1909 M’è dato un corpo – che ne farò io di questo dono così unico e mio? Sommessa gioia di respirare, esistere: a chi ne debbo essere grato? Ditemi. Io sono giardiniere, e sono fiore; nel mondo-carcere io non languo solo. Già sui vetri dell’eternità è posato il mio respiro, il caldo del mio fiato. L’impronta lasceranno di un disegno, e più non si saprà che mi appartiene. Scoli via la fanghiglia dell’istante: rimarrà il caro disegno, intatto. • QUALI ANTINOMIE? DONO COMPITO IO GLI ALTRI EFFIMERO ETERNO • PERCHÉ POSSIAMO DIRE CHE LE ANTINOMIE SONO SOLO APPARENTI? • QUAL È IL PUNTO SINTETICO, IL SENSO DEL TESTO?

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? «È necessario accordarci pregiudizialmente su una definizione di

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? «È necessario accordarci pregiudizialmente su una definizione di comprensione che non si riduca a mero riconoscimento del significato delle parole» L. Lumbelli, Fenomenologia dello scrivere chiaro Comprendere un testo non vuol dire solo sommare i significati delle parole o delle sue parti. Equivale a individuare gli scopi comunicativi espressi nel testo (questa concezione del comprendere tiene conto del testo nel suo insieme e nel suo contesto).

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? Il testo vede il suo originarsi in una

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? Il testo vede il suo originarsi in una domanda, in un bisogno comunicativo, che sottende il gesto dello scrivere. Come ogni azione complessa, l’atto di scrittura chiede di essere articolata in una serie di singoli atti, dotati di una loro autonomia, ma nel contempo funzionali al compito globale del testo. Tale articolazione implica la presenza di connettivi (relazioni logiche) nel tessuto testuale, che assicurano il filo del discorso. Ciò permette che la struttura gerarchica della logica testuale si manifesti in una linearità (il senso è un punto, il testo una linea). Non sempre tali connettivi sono resi espliciti da connettori. (cf. M. C. Gatti)

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? è necessario scavare nelle pieghe del testo fino

CHE COSA SIGNIFICA COMPRENDERE UN TESTO? è necessario scavare nelle pieghe del testo fino ad arrivare alla domanda che lo ha originato nella didattica della lettura occorre porre al testo le domande giuste per cogliere i significati particolari e quello generale, lo scopo per cui è stato costruito affinché lo studente giunga a comprendere il senso occorre spesso un lavorio paziente, un tempo disteso per interrogare il testo

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? Ciò che un testo complessivamente comunica è

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? Ciò che un testo complessivamente comunica è composto da ciò che in esso si dice esplicitamente più ciò che esso implica, cioè suggerisce, permette di inferire, sia in virtù di convenzioni linguistiche, sia con l'appoggio di assunti riguardanti la situazione comunicativa. La comprensione di un testo è quindi comprensione del detto, più comprensione dell'implicito.

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Studiare i presupposti e i sottintesi, essere

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Studiare i presupposti e i sottintesi, essere in grado di riconoscerli, stanarli, formularli esplicitamente è aumentare la nostra capacità di comprendere testi» M. Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Anche un testo relativamente semplice da un

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Anche un testo relativamente semplice da un punto di vista linguistico, lessicale o sintattico, può presentare difficoltà insormontabili per chi non condivide l’automatismo dei riferimenti a determinate conoscenze indispensabili per ricavare le informazioni principali del testo» L. Lumbelli, Fenomenologia dello scrivere chiaro

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Ricavare informazioni esplicite e implicite da testi

DA CHE COSA È COMPOSTO UN TESTO? «Ricavare informazioni esplicite e implicite da testi espositivi, per documentarsi su un argomento specifico o per realizzare scopi pratici» «Per l’educazione linguistica sono importanti i processi di produzione e di organizzazione delle informazioni primarie e inferenziali, le capacità che si acquisiscono studiando con metodo i testi allo scopo di apprendere il lessico specifico e imparare a concettualizzare esponendo in forma orale e scritta» Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione

IMPLICITO ≠ NON DETTO Ciò che viene detto implicitamente Ciò che un testo non

IMPLICITO ≠ NON DETTO Ciò che viene detto implicitamente Ciò che un testo non dice affatto

1. PRESUPPOSIZIONI = INFORMAZIONI LA CUI VERITÀ È DATA PER SCONTATA DALL'USO DI UN

1. PRESUPPOSIZIONI = INFORMAZIONI LA CUI VERITÀ È DATA PER SCONTATA DALL'USO DI UN CERTO ENUNCIATO, SULLA BASE DI CARATTERISTICHE LINGUISTICHE DELL'ENUNCIATO STESSO Es: «I tribuni della plebe avevano smesso di difendere i diritti del popolo» (presuppone: in tempi precedenti, i tribuni della plebe usavano difendere i diritti del popolo) Es: «Giorgio si rende conto che Gabriella e Alberto richiedono più attenzioni da parte della mamma» (presuppone: è vero che Gabriella e Alberto richiedono più attenzioni da parte della mamma) Es. «Ulisse è riuscito a sconfiggere Polifemo» (presuppone: era difficile sconfiggere Polifemo) Es. «Sono ritornato a Massaua» (presuppone: nel passato sono già stato a Massaua) Es. «Sono ritornato da Massaua» (presuppone: in un tempo precedente sono andato a Massaua)

PRESUPPOSIZIONI = INFORMAZIONI LA CUI VERITÀ È DATA PER SCONTATA DALL'USO DI UN CERTO

PRESUPPOSIZIONI = INFORMAZIONI LA CUI VERITÀ È DATA PER SCONTATA DALL'USO DI UN CERTO ENUNCIATO, SULLA BASE DI CARATTERISTICHE LINGUISTICHE DELL'ENUNCIATO STESSO Es. di elementi testuali che possono attivare le presupposizioni : verbi di cambiamento di stato come “cominciare”, “continuare”, “smettere”; verbi fattivi come “sapere” o “rendersi conto (che)”; verbi implicativi come “dimenticare (di)” o “riuscire”; elementi lessicali con il prefisso “ri-” come “ripercorrere”, “rilanciare”, “riaprire” o “ritornare”.

PRESUPPOSIZIONI D’ESISTENZA = PRESUPPOSIZIONI CHE CONSISTONO NEL CONFERIRE LO STATUS DI INFORMAZIONE DATA PER

PRESUPPOSIZIONI D’ESISTENZA = PRESUPPOSIZIONI CHE CONSISTONO NEL CONFERIRE LO STATUS DI INFORMAZIONE DATA PER SCONTATA ALL’ESISTENZA DEGLI OGGETTI, SITUAZIONI, EVENTI A CUI L’ENUNCIATO FA RIFERIMENTO Es: «Il merito maggiore di Carlo fu la fondazione del Sacro Romano Impero» . Presupposizione esistenziale: il Sacro Romano Impero (prima non esisteva, poi) venne fondato. Es: «Carlo fu un grande guerriero ed ebbe a sua disposizione l’esercito meglio addestrato d’Europa» . Presupposizioni esistenziali: - Esistono Carlo e l’Europa. - Esistevano in Europa eserciti in varia misura bene addestrati. - Esisteva in Europa uno e un solo esercito meglio addestrato degli altri.

PRESUPPOSIZIONI D’ESISTENZA = PRESUPPOSIZIONI CHE CONSISTONO NEL CONFERIRE LO STATUS DI INFORMAZIONE DATA PER

PRESUPPOSIZIONI D’ESISTENZA = PRESUPPOSIZIONI CHE CONSISTONO NEL CONFERIRE LO STATUS DI INFORMAZIONE DATA PER SCONTATA ALL’ESISTENZA DEGLI OGGETTI, SITUAZIONI, EVENTI A CUI L’ENUNCIATO FA RIFERIMENTO Es. di elementi testuali che possono attivare le presupposizioni esistenziali: nomi propri, nomi e sintagmi nominali definiti superlativi relativi sintagmi nominali indefiniti e quantificatori (presuppongono esistenza, non unicità)

QUANDO VALE LA PENA METTERE A TEMA LE PRESUPPOSIZIONI? Le presupposizioni hanno un ruolo

QUANDO VALE LA PENA METTERE A TEMA LE PRESUPPOSIZIONI? Le presupposizioni hanno un ruolo centrale nell’economia di un testo. Contribuiscono alla sua connessività, lo mettono in relazione a discorsi precedenti, contribuiscono a collocare il testo nella situazione comunicativa, svolgono funzione informativa (senza tediare il destinatario che sa già e offrendo i dati a chi non sa). Possono essere persuasive perché spingono a vedere il mondo come l’autore vuole, impediscono discussioni su alcune affermazioni, criteri di valore, interpretazioni tendenziose… Se le presupposizioni sono impliciti la cui verità viene data per scontata da chi accetta come appropriato il proferimento di un certo enunciato, non sempre è utile per la comprensione del testo metterle a tema. A volte invece è utile esplicitarle per colmare l’asimmetria tra il mondo noto allo studente e quello presupposto dal testo. Perché le si vuole mettere in discussione. In tal caso solo esplicitandole si può fruirne criticamente. Es. «Non sarai uno di quelli a cui piace studiare!» (presuppone: studiare è un’azione negativa)

2. IMPLICATURE Inferenze suggerite da singole parole usate nel testo oppure da aspetti della

2. IMPLICATURE Inferenze suggerite da singole parole usate nel testo oppure da aspetti della struttura e del significato di una porzione di testo. Non si tratta di informazioni che formano uno sfondo dato per scontato, ma di informazioni aggiunte a ciò che l’enunciato proferito dice esplicitamente o di suoi aggiustamenti. . Diversamente dalla presupposizione, l'implicatura quindi non può essere contenuta in quello che il testo dice.

IMPLICATURE CONVENZIONALI: DIPENDONO DAL SIGNIFICATO CONVENZIONALE DELLE PAROLE O ESPRESSIONI LINGUISTICHE USATE Molte dipendono

IMPLICATURE CONVENZIONALI: DIPENDONO DAL SIGNIFICATO CONVENZIONALE DELLE PAROLE O ESPRESSIONI LINGUISTICHE USATE Molte dipendono da connettori, come “cioè”, “per esempio”, “insomma”, “infatti”, “pertanto”, “ma”, “però”, “tuttavia”, “dunque” Es: «Le leggi romane vietavano alla nobiltà di dedicarsi al commercio. Questi mestieri dunque venivano esercitati da un'altra classe: i cavalieri» . Implicatura convenzionale: il commercio veniva esercitato dalla classe dei cavalieri perché alla nobiltà era vietato dedicarsi ad esso.

IMPLICATURE CONVERSAZIONALI: INFERIBILI MEDIANTE UN PERCORSO ARGOMENTATIVO, CHE COMPRENDE UN RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE COMUNICATIVA

IMPLICATURE CONVERSAZIONALI: INFERIBILI MEDIANTE UN PERCORSO ARGOMENTATIVO, CHE COMPRENDE UN RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE COMUNICATIVA IN CUI L’ENUNCIATO O IL DISCORSO SONO STATI PRODOTTI Inferenze che il ricevente è portato a trarre da un E in base al principio di cooperazione e alle massime conversazionali che ne discendono (P. Grice, Logic and conversation 1967). Quantità: rendi il contributo tanto informativo quanto è richiesto (non di più, non di meno) Qualità: tenta di dare un contributo che sia vero Relazione: sii pertinente Modo (comprensibilità): sii perspicuo

IMPLICATURE CONVERSAZIONALI: INFERIBILI MEDIANTE UN PERCORSO ARGOMENTATIVO, CHE COMPRENDE UN RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE COMUNICATIVA

IMPLICATURE CONVERSAZIONALI: INFERIBILI MEDIANTE UN PERCORSO ARGOMENTATIVO, CHE COMPRENDE UN RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE COMUNICATIVA IN CUI L’ENUNCIATO O IL DISCORSO SONO STATI PRODOTTI Es: «Sparta era governata da un'aristocrazia di guerrieri che sfruttavano il lavoro di popolazioni autoctone ridotte in servitù, gli iloti» . Implicatura (violazione della massima della quantità: se non è eccesso di informazione specificare che gli iloti erano popolazioni «autoctone» , allora) l'aristocrazia era di provenienza straniera. Es: «Seguendo l'esempio di Teodolinda, molti altri Longobardi si convertirono e i rapporti con gli italici migliorarono» . Implicatura (violazione della massima del modo: se l’autore non vuole essere poco chiaro utilizzando una «e» e l'ordine d'esposizione è appropriato, allora): I rapporti con gli italici migliorarono dopo e grazie alla conversione dei Longobardi.

NON ESISTE TESTO SENZA IMPLICITI L'essere accompagnato da un alone di impliciti è caratteristica

NON ESISTE TESTO SENZA IMPLICITI L'essere accompagnato da un alone di impliciti è caratteristica costante di ciò che viene detto conviene «fare i conti» con l’implicito ed educare all’implicito «L’esplicito è la punta di un iceberg, non lo possiamo gestire senza tener conto in qualche modo della base, della vasta mole sottomarina» M. Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita

LA PARAFRASI SELETTIVA Rendere conto complessivamente del messaggio comunicato dal testo di partenza, con

LA PARAFRASI SELETTIVA Rendere conto complessivamente del messaggio comunicato dal testo di partenza, con mezzi sia espliciti che impliciti «Se la parafrasi di un testo deve essere a sua volta un testo, il tentativo di elencare tutti gli impliciti di un testo non costituisce una parafrasi di esso, e tantomeno una buona parafrasi» M. Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita

L’IMPLICITO A SCUOLA Ipotesi: l'abilità a ricavare esplicitamente le informazioni che un testo lascia

L’IMPLICITO A SCUOLA Ipotesi: l'abilità a ricavare esplicitamente le informazioni che un testo lascia implicite facilita la comprensione del testo stesso e quindi l'apprendimento delle nozioni da esso comunicate. Scommessa: quest'abilità si può insegnare, o perlomeno sviluppare ed affinare.

L’IMPLICITO A SCUOLA «Presupposti e sottintesi sono dappertutto. Contribuiscono in modo determinante al senso

L’IMPLICITO A SCUOLA «Presupposti e sottintesi sono dappertutto. Contribuiscono in modo determinante al senso delle nostre comunicazioni linguistiche o, più precisamente, dei testi. […] Sono ineliminabili. Questo libro non suggerisce modi per liberarcene, ma di accettare il loro gioco e imparare a padroneggiarli» M. Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita

L’IMPLICITO A SCUOLA Il processo inferenziale si scatena in un’interconnessione fra la dimensione cognitiva

L’IMPLICITO A SCUOLA Il processo inferenziale si scatena in un’interconnessione fra la dimensione cognitiva (ciò che si sa) e la dimensione affettiva (ciò per cui si prova un interesse; il rapporto fra l’alunno e la maestra o il professore…)

L’IMPLICITO A SCUOLA Occorre indurre gli allievi a giocare il gioco linguistico “scopri l'implicito”

L’IMPLICITO A SCUOLA Occorre indurre gli allievi a giocare il gioco linguistico “scopri l'implicito” attraverso strategie di carattere diffuso e strategie di tipo mirato. L'attività più ovvia è quella di rispondere a domande che richiedono o coinvolgono l'esplicitazione di impliciti.

DOMANDE per suscitare PARAFRASI ESPLICITANTI non devono assumere a loro volta lo stesso implicito

DOMANDE per suscitare PARAFRASI ESPLICITANTI non devono assumere a loro volta lo stesso implicito non devono includere una formulazione esplicita di quell’implicito è meglio che siano domande contenenti un elemento interrogativo, e quindi una variabile, piuttosto che domande a risposta sì/no chi pone le domande deve avere ben chiaro qual è l’implicito a cui vuole mirare e quali caratteristiche del testo lo attivano devono essere comprensibili devono evitare di introdurre elementi di disturbo devono facilitare l’identificazione degli aspetti del testo in cui la risposta va cercata

COMPETENZE richieste e sviluppate dalle PARAFRASI ESPLICITANTI Competenze linguistiche di carattere sintattico Competenza lessicale

COMPETENZE richieste e sviluppate dalle PARAFRASI ESPLICITANTI Competenze linguistiche di carattere sintattico Competenza lessicale Competenze testuali Competenze logiche e argomentative Competenza alla cooperatività conversazionale Competenza al riconoscimento di soggettività Possesso di conoscenze di sfondo Competenze al monitoraggio dei propri impliciti

BIBLIOGRAFIA SBISÀ, M. (2007). Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita. Roma- Bari:

BIBLIOGRAFIA SBISÀ, M. (2007). Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita. Roma- Bari: Laterza. SBISÀ, M. La pragmatica nell’educazione linguistica e nella didattica. Parafrasi e acquisizione di informazioni, uscito col titolo È implicito, quindi è importante, in “Italiano&Oltre (1999), n 1”. SBISÀ, M. (1991). Sperimentazione di strategie pragmatiche nella comprensione e produzione di testi scritti. In M. A. Cortelazzo (a cura di), Scrivere nella scuola dell’obbligo. Firenze: La Nuova Italia. LUMBELLI, L. (2009). La comprensione come problema. Il punto di vista cognitivo. Roma-Bari: Laterza. LUMBELLI, L. (1989). Fenomenologia dello scrivere chiaro. Roma: Editori Riuniti. CAFFI, C. (2002). Sei lezioni di pragmatica linguistica. Genova: Name. GATTI, M. C. (2014) Il “filo del discorso”: congruità, coerenza e coesione. Milano: Fondazione per la sussidiarietà.