e genio e follia nella letteratura greca da

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ἄτη, δαίμων e μανία: genio e follia nella letteratura greca da Omero ai Cristiani

ἄτη, δαίμων e μανία: genio e follia nella letteratura greca da Omero ai Cristiani Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a. a. 2017/2018 – C. Neri camillo. neri@unibo. it 1

D’altra parte quanto più è perfetto l’amore, tanto più è grande, tanto più beato

D’altra parte quanto più è perfetto l’amore, tanto più è grande, tanto più beato il delirio. Quale sarà dunque quella vita celeste che fa tanto sospirare le anime pie? Lo spirito, che è il più forte, sarà vittorioso, e assorbirà il corpo tanto più facilmente perché già in vita lo avrà mortificato e indebolito in vista di una simile trasformazione. Poi sarà a sua volta mirabilmente assorbito da quella somma Mente la cui potenza è infinitamente superiore. A questo punto l’uomo sarà interamente fuori di sé, e solo per questo felice, perché, essendo fuori di sé, subirà non so quale ineffabile influsso di quel sommo Bene che tutto trae a sé. (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia 67) prologo 2

Stay hungry, stay foolish. (Steve Jobs) Ecco i pazzi. Il disadattati. I ribelli. I

Stay hungry, stay foolish. (Steve Jobs) Ecco i pazzi. Il disadattati. I ribelli. I facinorosi. Le spine nei fori quadrati. Quelli che vedono le cose diverse. Non sono appassionati di regole. E non hanno alcun rispetto per lo status quo. Si possono citare, essere in disaccordo con loro, glorificarli o denigrarli. L’unica cosa che non si può fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana nel futuro. Mentre alcuni possono vederli come pazzi, noi li vediamo come geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelli che lo fanno davvero 3 (Apple, Think different)

 • i canoni dell’umano • follia, malattia, pericolo • genio e follia: innovazione

• i canoni dell’umano • follia, malattia, pericolo • genio e follia: innovazione e futuro • follia, vita, allegria • follia, giovinezza, vecchiaia • follia e divino • passione, bellezza, amore nomi e manifestazioni dell’irrazionale 4

un incontro di persone e obiettivi presentazioni reciproche: attese e obiettivi presentazione del corso:

un incontro di persone e obiettivi presentazioni reciproche: attese e obiettivi presentazione del corso: • gli obiettivi • i modi • programma e calendario • le verifiche • il materiale 5

gli obiettivi • approfondire una lingua nei suoi contesti • comunicare, insegnare, autovalutarsi •

gli obiettivi • approfondire una lingua nei suoi contesti • comunicare, insegnare, autovalutarsi • fare ricerca: metodi e strumenti 6

i modi • lezioni introduttive e finestre di approfondimento • lezioni-Referate • esercizi personali

i modi • lezioni introduttive e finestre di approfondimento • lezioni-Referate • esercizi personali 7

programma e calendario • il programma e la tabella delle lezioni • Storia della

programma e calendario • il programma e la tabella delle lezioni • Storia della lingua: Grammatica: 2. 10 -8. 11 13. 11 -13. 12 • i libri in programma • date degli appelli 8

le verifiche • autovalutazione: le schede di verifica • Referate • esame finale: la

le verifiche • autovalutazione: le schede di verifica • Referate • esame finale: la tematica e il saggio (freq. ) i testi e il manuale (non freq. ) 9

il materiale http: //www 2. classics. unibo. it/Didattica /Programs/20172018/Neri/ 10

il materiale http: //www 2. classics. unibo. it/Didattica /Programs/20172018/Neri/ 10

follie, demoni, impulsi • errore, sviamento, nocumento, accecamento • un moto della mente e

follie, demoni, impulsi • errore, sviamento, nocumento, accecamento • un moto della mente e dell’animo • rabbia lupesca, rapina, ostilità • scipitezza, stupidità, bestialità • il divino cui non si vuole o non si può dare nome • impulso, attacco, slancio, tafano • la sfera delle passioni in movimento • la sfera dell’irrazionalità 19

ILIADE 20

ILIADE 20

“Ate mi ha accecato” • il discorso di Agamennone e la pacificazione • follia

“Ate mi ha accecato” • il discorso di Agamennone e la pacificazione • follia e responsabilità individuale • gli dèi (Zeus, Moira, Erinni) e l’Ate • Ate e apate: l’inganno di Era e la follia di Zeus • il giuramento (folle) • la storia di Eracle (epos nell’epos) • follia, gelosia, potere • la rapina e la restituzione 23

Lingue letterarie e lingue parlate Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro

Lingue letterarie e lingue parlate Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro sono ‘formalizzate’) è per noi una lingua letteraria (ma ciò, come sempre avviene per le lingue antiche, è dovuto anche al processo della tradizione). Il complesso dei linguisti e il sospetto verso le lingue letterarie: l’esempio del latino da Augusto al Rinascimento (o al Concilio Vaticano II) e del sanscrito, il divaricarsi dei piani. Le lingue letterarie come forme ‘normalizzate’ del parlato e come insiemi compatti di regole fissate e codificate, e le lingue parlate come incerti oggetti di ricerca (quale lingua parlata? quali atlanti linguistici? ). L’importanza, anche modellizzante, delle lingue letterarie (es. il gotico di Ulfila, lo slavone di Salonicco di Cirillo e Metodio, l’armeno dei primi traduttori biblici, l’arabo del Corano) e le lingue comuni in nuce (es. di Dante, Petrarca e Boccaccio). Νon di rado una lingua letteraria diventa lingua comune. 24

Dal parlato alla ‘letteratura’ Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose, sono un

Dal parlato alla ‘letteratura’ Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose, sono un tipo particolare di lingue ‘speciali’ o ‘tecniche’. Parlate locali (ogni gruppo locale ha la sua) e parlate speciali (gruppi professionali, esercito, sport). Il carattere esoterico e ‘segreto’ delle lingue speciali, che le rende così difficili da studiare. I caratteri delle lingue speciali: il mantenimento della fonetica e del sistema grammaticale, e la differenziazione lessicale (il lessico ha una certa autonomia ed è più facilmente modificabile: per es. la lingua dei ragazzi); forestierismi, neologismi, slittamenti semantici. 25

Lingue letterarie religiose e profane Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e

Lingue letterarie religiose e profane Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e l’esigenza di discontinuità e di oscurità (terminologica e sintattica: l’es. di Ahura Mazdah); le Gatha, gli inni vedici, il Carmen fratrum Arvalium, l’Inno a Zeus dell’Agamennone di Eschilo. Il processo di laicizzazione delle lingue religiose: l’intervento di elementi esterni (i re stranieri in India) e il proselitismo (l’alfabeto gotico, slavo, armeno). Il processo di cristallizzazione e di irrigidimento indotto dalle lingue religiose divenute letterarie: la chiave di interpretazione della realtà e la meccanizzazione del pensiero. L’internazionalismo delle lingue letterarie. Le lingue letterarie di origine profana: thul islandesi, filé irlandesi, scop anglosassoni, chansons de gestes francesi. 26

Il greco come lingua profana Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi

Il greco come lingua profana Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi dei gruppi; la scarsa incidenza dell’elemento religioso sulla lingua e sulla letteratura elleniche. I caratteri delle lingue letterarie: arcaismo e dialettalismo (il dialetto diverso da quello su cui riposa la lingua corrente); differenze grammaticali (il passato remoto, il congiuntivo, …), fonetiche (gorod e grad in russo), lessicali (corsiero, affinché, concerne, sono a dirle, èspleta; l’esempio dei Cechi e dei Francesi: ordinateur e computer), di ordo verborum (le esigenze di autonomia e completezza delle frasi letterarie). Parlato (varietas e irregolarità grammaticale, monotonia nei tipi di frase e nel lessico) versus letterario (regolarità [monotonia] grammaticale, varietà nei tipi di frase e nel lessico). 27

ESIODO 28

ESIODO 28

L’età dell’argento • la poesia esiodea e il mito delle razze • il peggioramento

L’età dell’argento • la poesia esiodea e il mito delle razze • il peggioramento e i cicli • la lunga fanciullezza e la madre • l’età adulta, della ragione, e il dolore • la violenza inter homines • la noncuranza del divino • l’argentea secondarietà • la beatitudine post mortem 31

La lingua di Omero? Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria.

La lingua di Omero? Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria. L’età prealessandrina: il sostrato acheo (arcadico-cipriota); il sostrato eolico (ma tessalico più che lesbico) e le differenti spiegazioni degli eolismi omerici; la fase ionica; l’edizione pisistratidea e l’atticizzazione (? ); il μεταχαρακτηρισμός ionico del 403 (l’esempio di ΕΟΣ); edizioni κατ’ ἄνδρα e κατὰ πόλιν. L’età alessandrina e postalessandrina: il lavoro degli Alessandrini (Zenodoto, Aristofane di Bisanzio) e le edizioni ‘selvagge’ dei papiri; Aristarco e la sua scuola; l’erudizione ellenistica (Aristonico e Didimo, Erodiano e Nicanore: il commento dei quattro); il Venetus A e la tradizione medioevale. Il problema degli arcaismi: il testo come risultato di un continuo compromesso tra le esigenze della tradizione e della metrica da un lato e della modernizzazione e dell’uditorio dall’altro. La fissazione del testo omerico risale a un’epoca in cui la pronuncia si era già differenziata rispetto a quella degli antichi aedi. Le differenze/oscillazioni (dovute al destinatario: Ioni, Eoli, ecc. ) già nel testo 32 antico.

Incoerenze omeriche L’azione del digamma (ϝ) ‘scoperto’ da Richard Bentley: a) i 350 casi

Incoerenze omeriche L’azione del digamma (ϝ) ‘scoperto’ da Richard Bentley: a) i 350 casi in cui ϝ fa posizione nei tempi forti dell’esametro (ma non nei deboli). b) i migliaia (oltre 2000) di casi in cui ϝ evita lo iato. c) la consonante che si sta indebolendo (il passaggio da Omero a Esiodo). Il dativo plurale delle declinazioni tematiche: le forme antiche ‑οισι e ‑ῃσι (circa 3000) e le forme recenti ‑οις e ‑ῃς/‑αις (circa 100). Forme non contratte e forme contratte: a) il genitivo singolare: ‑οιο, ‑οο e ‑ου/‑ω. b) le contrazioni indebite (δείδοα ed ἠόα). c) il caso εἵως, ἕως, ἧος, εἷος, ἇ(ϝ)ος. 33

La παλαιὰ Ἰάς: diacronia e sincronia Le forme eoliche nelle iscrizioniche di Chio, e

La παλαιὰ Ἰάς: diacronia e sincronia Le forme eoliche nelle iscrizioniche di Chio, e le forme eoliche metricamente ‘protette’ (o metricamente ‘necessarie’). Il metro ionico. Il passaggio di ᾱ a η. I duali in ‑ᾱ , i gen. in ‑αο e in ‑άων, λαός / νηός. I nomi di Posidone e degli Ioni (pers. Yauna). Dativi plurali in ‑εσσι (ποσ(σί), Τρώεσσι) e aoristi in ‑σσ‑. Le forme dell’articolo plurale. Forme con nasali geminate e pronomi (e aggettivi) personali. Esiti di labiovelari (πίσυρες, πέλωρ, πέλομαι, βέρεθρον). Desinenze di infiniti (atem. -μεν, -μεναι, -ναι, tem. -εν, -μεν). I participi perfetti in ‑ντ‑ (κεκλήγοντες). Le varie forme delle preposizioni (πρός, ποτί, προτί). Le particelle modali: (οὐ) κεν e (οὐκ) ἄν. I nomina agentis: ‑τωρ/‑τηρ per i nomi semplici e ‑τᾱς/‑της per i composti (come in eolico). 34 Il destinatario ionico e il sostrato eolico (l’Asia Minore ionicizzata).

Il carattere arcaico della lingua epica La presenza intermittente dell’aumento, non rintracciabile in alcun

Il carattere arcaico della lingua epica La presenza intermittente dell’aumento, non rintracciabile in alcun testo di prosa. L’autonomia degli avverbi, non ancora preposizioni o preverbi. L’alternanza di ‑σσ‑ con ‑σ‑: τόσσος e τόσος, μέσσος e μέσος, (ἐ)κάλεσσα ed (ἐ)κάλεσα. La progressiva scomparsa (non rivoluzionante) di alcune libertà e di alcune oscillazioni: la regolarizzazione linguistica del greco postepico. 35

Una lingua letteraria e internazionale L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del duale (ὄσσε, ὀφθαλμός). Il

Una lingua letteraria e internazionale L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del duale (ὄσσε, ὀφθαλμός). Il pubblico aristocratico e la corporazione internazionale degli aedi. I composti ‘letterarizzanti’ e termini peregrini (γλῶτται). Opera ‘aperta’, formularità, pensiero individuale e libero dei personaggi. 36

SOLONE 37

SOLONE 37

follia politica • l’Atene di inizio-VI sec. e le fazioni • i cittadini e

follia politica • l’Atene di inizio-VI sec. e le fazioni • i cittadini e i capi del popolo • l’“ingiusta mente” • denaro, ὕβρις, κόρος, ἄτη • il non rispetto degli dèi e di Δίκη: la τίσις • eterie, guerra civile, povertà, esilio • la funzione conciliatoria dell’Εὐνομίη • ἄρτια καὶ πινυτά: la conservazione ‘moderna’ 39

IPPONATTE 40

IPPONATTE 40

Insultare lo stupido • Ipponatte, l’aristocrazia, i tiranni, la nuova borghesia • l’artigianato urbano

Insultare lo stupido • Ipponatte, l’aristocrazia, i tiranni, la nuova borghesia • l’artigianato urbano • l’homo novus cretino • i costumi sessuali e l’insulto politically incorrect • la jella (contro cui non ci si difende) • lo slang • il morso della satira • dalla pazzia all’idiozia 42

L’invenzione dell’articolo La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua

L’invenzione dell’articolo La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua come mezzo di conoscenza: le premesse linguistiche della scienza e la selezione degli elementi linguistici necessari all’elaborazione teorica. La fissazione dell’universale in forma determinata e il processo di astrazione (nomi propri [l’individuale], nomi comuni [il generale: classificazione, generalizzazione e prima conoscenza], astratti [mere astrazioni senza plurale; ‘nomi mitici’-personificazioni e metafore: antropomorfizzare l’incorporeo]): l’invenzione dell’articolo e la sostantivazione dell’aggettivo e delle forme verbali. Funzioni dell’articolo: determinare l’immateriale, porlo come universale, determinare singolarmente l’universale (farne cioè un nome astratto, comune e proprio a un tempo). L’uso particolare, determinato (“questo qui”), dell’articolo omerico (ed esiodico): il valore dimostrativo e l’assenza degli articoli veri e propri; il valore oppositivo (“questi … quelli”); il valore anaforico (“Odisseo … lui”); il valore ‘connettivo-relativo’ (“e quelle …”); il valore prolettico (“questo: . . . ”); il valore dimostrativo-apposizionale (“quella, l’isola”); il valore individualizzante (“tutte quelle altre volte”); il valore enfatico (“questo tuo dono”). La prima comparsa della prosa e la presenza dell’articolo (a eccezione delle iscrizioni cipriote e di quelle panfilie, che lo presentano assai di rado): il valore determinativo; il valore di rinvio e riferimento; il valore di opposizione; l’interposizione e la creazione del gruppo del sostantivo; la sostantivazione di qualsiasi elemento della frase e l’algebra linguistica; «un processo privo di ogni valore affettivo ma comodo per l’esposizione 43 delle idee, e di un’agilità e varietà che non hanno riscontro nella prosa di nessun’altra lingua indoeuropea» (A. Meillet).

SAFFO 44

SAFFO 44

equilibri familiari • la ‘nuovissima’ Saffo e i carmi di famiglia • l’ansia, la

equilibri familiari • la ‘nuovissima’ Saffo e i carmi di famiglia • l’ansia, la follia, la chiacchiera vuota • la pietas e la preghiera • le tempeste della vita e la liberazione • l’‘alzare la testa’ • da νήπιος ad ἀνήρ • la liberazione dall’angoscia 46

IBICO 47

IBICO 47

follie amorose • il locus amoenus e l’irruzione della follia amorosa • la mancanza

follie amorose • il locus amoenus e l’irruzione della follia amorosa • la mancanza di quiete • la folgore e il vento • Eros e Cipride • le brucianti, torride follie • il colore scuro della pazzia • l’impassibilità della guardia carceraria • il cuore ‘chiuso a chiave’ 49

PINDARO 50

PINDARO 50

la pazzia di Tantalo • la festa ‘privata’, simposiale, di Ierone • maldicenza ed

la pazzia di Tantalo • la festa ‘privata’, simposiale, di Ierone • maldicenza ed empietà poetica: il disclaimer • la poesia, gli dèi, il guadagno • ὄλβος, κόρος, ἄτη, τίσις • la pena eterna: un mito di separazione • il vagare: la condizione del pazzo • la punizione con fatica e lavoro • speranza, fallimento, limite 52

Le lingue dei lirici I dativi plurali in ‑οις, ‑αις (strum. ai. ‑aih ,

Le lingue dei lirici I dativi plurali in ‑οις, ‑αις (strum. ai. ‑aih , ir. ‑a iš. lit. ‑ais) e in ‑οισι, ‑αισι/‑ῃσι (loc. ‑su in indoiranico e baltosla-vo): ‑οισι in ionico, ‑οις nei dialetti doricooccidentali (eccezioni in argivo, corinzio, laconico), ‑οισι (agg. e sost. ) e ‑οις (dim. ) nel lesbico, le oscillazioni dell’attico e delle lingue letterarie (la tragedia, la commedia di Epicarmo, i poeti lirici). L’uso intermittente, arcaico (ábharat e bhárat) e omerico, dell’aumento: libero nella lirica corale e in quella eolica, costante (tranne omeriche eccezioni) in quella ionica. L’uso intermittente, ‘poetico’, dell’articolo (raro negli elegiaci, nella lirica monodica e corale, più frequente nel giambo, come poi nella commedia e nella prosa). L’iperbato e l’ordo verborum artificiale. 53

I generi della lirica Il fondo ionico (κότ’, κως, etc. ) e gli epicismi

I generi della lirica Il fondo ionico (κότ’, κως, etc. ) e gli epicismi dell’elegia: ionicismi (o atticismi: δορί? ) non epici (la progressiva riduzione) ed epicismi non ionici (il progressivo incremento). L’epigramma dalla dialettizzazione alla maggiore letterarietà (fine IV sec. ). Il verso popolare (con paralleli nel vedico) e lo ionico corrente (cólto, non parlato: la lingua delle iscrizioni) del giambo (forme contratte, crasi, declinazione ‘attica’, termini volgari, la riduzione degli epicismi non ionici). L’incomparabile lirica eolica (in mancanza di una prosa eolica e di una lirica corale epicorica; il limitato apporto delle iscrizioni: fonetica e morfologia, non lessico) e beotica (Corinna), i metri ‘innodici’ indoeuropei, il lessico e lo stile semplici; la lingua delle persone cólte contemporanee (tranne la rarità dell’articolo e delle forme contratte): eolico nei lesbici, ionico in Anacreonte, beotico in Corinna. La lirica corale: il ‘dorico’ di poeti non dorici; composizioni corali per feste religiose pubbliche e successiva laicizzazione; l’ᾱ, gli infiniti in ‑μεν, gen. in ‑ᾶν e dat. in ‑εσσι, la mancanza di aoristi in ‑ξα e di ‘futuri dorici’, la rarità di ϝ (tranne che in Alcmane e in Pindaro: la confusione ϝ/γ nei codici), l’alternanza σύ/τύ, la presenza di ἄν e κε(ν), Μῶσα e Μοῖσα, i gen. in 54 ‑οιο, κῆρ > κέαρ, i composti e la lingua solenne.

ESCHILO 55

ESCHILO 55

SOFOCLE 58

SOFOCLE 58

esibire la follia • il giudizio delle armi e la follia di Aiace •

esibire la follia • il giudizio delle armi e la follia di Aiace • l’ingiustizia e la rovina • strage e distruzione di sé: la legge della violenza • lo spettacolo osceno della pazzia • la paura del pazzo • l’ironia e il dialogo ‘corrotto’ • la condizione di tutti gli uomini • misura e rispetto del limite: la della ragione 63

Il teatro: festa religiosa e laica Le maschere da armamentario cultuale a istituto letterario

Il teatro: festa religiosa e laica Le maschere da armamentario cultuale a istituto letterario e mezzo di rappresentazione. Lo scenario (il teatro di Dioniso), il pubblico (l’intera polis) e la formalizzazione. La commistione di generi poetici non attici: il genere lirico religioso dorico e quello lirico narrativo ionico. Dalla lirica corale alla tragedia: il coro, il canto ‘a solo’, il parlato-recitato (l’attività di Arione di Metimna a Corinto e l’origine doricocorinzia? ). 64

Commistione linguistica nella tragedia I cori: i metri e la lingua lirici, l’ᾱ ,

Commistione linguistica nella tragedia I cori: i metri e la lingua lirici, l’ᾱ , le ultime tracce del ‘sacro’ (le oscillazioni testuali e il problema della tradizione linguistica dei testi scenici). Il parlato giambo-trocaico, la lingua di Atene e gli ionismi letterarizzanti: la grammatica attica; α ed η attici; la sporadicità del duale; σσ (non ττ) e ρσ (non ρρ) e gli iperionismi (πυρσός); forme ioniche letterarie (ὄπωπα per ἐόρακα, δούρατος e δορός per δόρατος, γῆθεν, -οισι/-ησι). La volontà di distaccarsi dall’attico quotidiano e di ‘alzare il tono’: gli omerismi (forme non contratte, lunghe ει e ου per ε e ο, des. in ‑οιο ed ‑εσσι, forme pronominali e articolo-relativo, diverse forme verbali, comp. ἀρείων e βέλτερος, preposizioni, congiunzioni e particelle) e il gioco dei verbi composti (e dei preverbi ‘esaustivi’); la glossa in luogo del nome comune; occidentalismi (nel coro e nel dialogo: dal coro al dialogo o da Corinto ad Atene? Metricismi, poetismi, tecnicismi, ᾱ originari); ionismi non omerici (e. g. κεῖνος, ἱστορέω, φερνή, ἀγρεύω, 65 Θρῇξ, πρευμενής, αἰών ‘vita’).

EURIPIDE 66

EURIPIDE 66

la strage dei propri cari • il ritorno di Eracle e la quiete domestica

la strage dei propri cari • il ritorno di Eracle e la quiete domestica • l’odio di Era e di Iris per il ‘semi-dio’ • il rito interrotto e l’insorgere del furore • il riso e il terrore • gli affetti familiari e l’occhio della Gorgone • gli urli, i pianti, la strage • l’intervento della ragione • strage e sonno (infelice): la sventura umana 71

La cultura ‘di tipo ateniese’ La commistione stilizzata di tutte le espressioni letterarie precedenti.

La cultura ‘di tipo ateniese’ La commistione stilizzata di tutte le espressioni letterarie precedenti. La lirica discorsiva e narrativa ionica e la lirica religiosa dorica. Il carattere interdialettale e tendenzialmente ‘imperialista’ della letteratura ateniese. La preparazione di una nuova lingua comune (che però sarà creata dalla filosofia, dalla scienza e dalla storiografia più che dalla poesia). 72

ARISTOFANE 73

ARISTOFANE 73

il genio inascoltabile di Penia • il sogno-incubo di una Ricchezza che ci vede

il genio inascoltabile di Penia • il sogno-incubo di una Ricchezza che ci vede • ricchezza, onestà, giustizia: la favola comica • Cremilo, Trimalcione, la faccia di chi guarda i soldi • Pluto: un vecchio malridotto • l’onnipotenza cieca di Pluto • la saggezza inascoltabile di Penia: due follie a confronto • lo stimolo di ogni virtù, motore di vita e progresso sociale • il valore strumentale • la folle utopia del benessere di tutti • la geniale prigione della ricchezza 77

Il ‘dramma’ siciliano e la commedia La misteriosa (l’assenza di opere intere fino a

Il ‘dramma’ siciliano e la commedia La misteriosa (l’assenza di opere intere fino a Teocrito e ad Archimede) ma influente (l’esempio delle monete del VI sec. a. C. ) cultura siciliana e le origini doriche del dramma (δρᾶμα) La koine occidentale di tipo dorico: Epicarmo (il nome di un genere? ) e Sofrone (la fortuna). I genitivi ἐμέος e τέος, ϝίσαμι (< ϝίσαντι), δεικνύειν (< δεικνύοντι), πεφύκειν, πέποσχα, il dat. pl. in ‑εσσι, κάρρων (per κρείσσων), ψιν, ψε (per σφιν, σφε) Le differenze dall’attico, la lingua naturale e ‘parlata’, i composti parodici, l’influsso della tragedia. 78

La commedia attica L’ateniese parlato e le differenze tra Aristofane e Menandro: i volgarismi.

La commedia attica L’ateniese parlato e le differenze tra Aristofane e Menandro: i volgarismi. La grammatica attica (imperativi in ‑ο e in ‑σο, ἔδοσαν ed ἔδωκαν, futuri dorici e non, ἔμελλον ed ἤμελλον, comparativi in ‑ω e in ‑ονα, πλέον / πλεῖον ἢ …), i cori e i composti paratragici (e paraepici e paralirici), gli ‘stranieri’ parlanti nei dialetti locali (le lingue diverse ma comunicanti), i metricismi (-οιατο, -μεσθα, etc. ), Erfindungen comiche. La letteratura ateniese e panellenica. 79

ERODOTO 80

ERODOTO 80

Cambise, il pazzo • il problema di una società multiculturale • la demolizione del

Cambise, il pazzo • il problema di una società multiculturale • la demolizione del culto e del potere sacerdotale • il riso e la derisione • religione e νόμος • l’importanza del νόμος e l’autocentrismo umano • la follia della tabula rasa • νόμος πάντων βασιλεύς (Pind. fr. 169, 1 M. ) 84

Un’invenzione ionica: la prosa La poesia degli Eoli e la prosa degli Ioni: l’affrancamento

Un’invenzione ionica: la prosa La poesia degli Eoli e la prosa degli Ioni: l’affrancamento dalla tradizione e dal sentimento e la riproduzione intellettuale e discorsiva di una realtà positiva. Gli Ioni alla guida culturale e spirituale della Grecia dall’età arcaica all’inizio di quella classica: i Greci yauna, l’influsso sull’architettura, sulle arti e sulla scienza orientale (persiana in primis). La koiné ionica e l’influenza dell’alfabeto ionico (l’es. di χ), poi generalizzato (Atene 403, Beozia 370, ecc. ), e della terminologia ionica. L’estrazione e la lingua ionica dei primi prosatori (Talete, Anassimandro, Anassimene; Eraclito; Ecateo), e quindi del genere in quanto tale (Erodoto e Tucidide; Ippocrate di Coo; Antioco di Siracusa, Ellanico di Lesbo); le poche tracce di una prosa dorica (dalle Dialexeis ad Archimede); le differenze stilistiche (maggiore o minore letterarietà), non linguistiche tra i γένη della prosa; poetismi e/o arcaismi. 85

La prosa ‘paraletteraria’: αἶνοι, λόγοι, μῦθοι, leggi ed elenchi L’Αἴσωπος λογοποιός e i riflessi

La prosa ‘paraletteraria’: αἶνοι, λόγοι, μῦθοι, leggi ed elenchi L’Αἴσωπος λογοποιός e i riflessi poetici da Archiloco a Platone (Phaed. 60 c, 61 b). Genealogie, elenchi di vincitori (ad Olimpia dal 776 a. C. ), liste di sacerdoti o governanti (gli efori a Sparta dal 757 a. C. , gli arconti ad Atene dal 683 a. C. ), leggi. 86

La prosa didascalica e narrativa: logografia, storiografia, scienza, filosofia La lingua dei primi logografi

La prosa didascalica e narrativa: logografia, storiografia, scienza, filosofia La lingua dei primi logografi tra pretese poetiche e koiné d’uso microasiatica. Epicismi, forme non contratte, ionismi arcaici, l’‘ingenuità’ e il gusto narrativo (l’esempio degli Iamata di Epidauro). 87

Erodoto, la filosofia, la medicina La lingua semplice (scevra di γλῶσσαι), varia e ‘internazionale’

Erodoto, la filosofia, la medicina La lingua semplice (scevra di γλῶσσαι), varia e ‘internazionale’ del viaggiatore di Alicarnasso. Arcaismi, forme non contratte, epicismi e atticismi, periodi più articolati: la tradizione manoscritta e la stilizzazione letteraria. Le γνῶμαι filosofiche tra retorica e poesia: Eraclito e Democrito. Ippocrate ἄκρατος: concisione e chiarezza. 88

IPPOCRATE 89

IPPOCRATE 89

cervello, fuoco e umidità • Ippocrate e la medicina fisico-scientifica • il ‘morbo sacro’

cervello, fuoco e umidità • Ippocrate e la medicina fisico-scientifica • il ‘morbo sacro’ • la centrale delle emozioni • follia, terrore, sogno • la secchezza dell’anima (Eraclito) e del cervello • movimento e quiete • la spiegazione fisica e la sapienza dei Magi 92 • l’uomo come microcosmo: un modello scientifico

PLATONE 93

PLATONE 93

il demone di Socrate • la voce divina di Socrate • “sin da bambino”:

il demone di Socrate • la voce divina di Socrate • “sin da bambino”: la natura • distogliere, non spingere • τὸ συμβεβηκὸς τοῦτο ἀγαθόν • εὐέλπιδες davanti alla morte • la morte come indicazione divina • il ‘fastidio’ filosofico e la scala dei valori • la sorte migliore 96

la divina mania • la μανία come causa dei beni più grandi • le

la divina mania • la μανία come causa dei beni più grandi • le profetesse di Delfi, di Dodona, la Sibilla • mania e mantica • l’aruspicina, la profezia, il culto • la mania poetica • l’insufficienza della tecnica • la mania che vince la σωφροσύνη • l’ispirazione divina 99

La lingua ufficiale della dodecapoli e della giambografia: la prosa ‘orale’ Il carattere autoctono

La lingua ufficiale della dodecapoli e della giambografia: la prosa ‘orale’ Il carattere autoctono della prosa ionica e il rifiuto dei concetti tradizionali di origine orientale (ma si veda Eraclito): i fatti e la ragione. Gli scritti per la lettura (cf. Plat. Parm. 127 c) e il carattere orale delle frasi (le ripetizioni, le pospositive, i parallelismi e la sottolineatura continua della struttura della frase). Dalle parole-forza alle parole-segno (es. di ὕπνος, φύσις, ἀνάγκη). Il pensiero discorsivo e razionale: l’isolamento e l’espressione distinta di ogni nozione (l’opposizione dei termini, l’articolo e l’aggettivo neutro, le formanti nominali ‑της, ‑σις e 100 ‑μα e la razionalizzazione del linguaggio), agilità e precisione.

ISOCRATE 101

ISOCRATE 101

la pazzia della guerra • Isocrate e il Sulla pace • le scaramucce interelleniche

la pazzia della guerra • Isocrate e il Sulla pace • le scaramucce interelleniche • la follia della violenza • le conseguenze della guerra • la pedagogia della pace • assennatezza, definizione, deliberazione consapevole • l’ultima grande prosa attica per l’ultimo progetto panellenico 103

Atene e la retorica La sopravvivenza della lingua di cultura ionica. La prosa fatta

Atene e la retorica La sopravvivenza della lingua di cultura ionica. La prosa fatta per l’azione: l’attico dall’arcaismo (il duale, i verbi atematici, λαμβάνω/λήψομαι, πόλις, ‑ττ‑ e ‑ρρ‑) alla Kunstprosa. La retorica di importazione (Siracusa? ): Gorgia di Leontini (le figure retoriche), Trasimaco di Calcedonia (il ritmo prosastico e i cola). Politologia e storiografia: la Costituzione degli Ateniesi e Tucidide (ἐς, αἰεί, ἵνα, ὡς, ἤν, δορί, οὐ σμικρός, μὴ θέλω). Lisia figlio di Cefalo (l’atticismo giudiziario); Antifonte e la differenza tra Tetralogie e discorsi giudiziari; Iperide e l’anticipo della koiné; Demostene e la prosa di tutta la 104 Grecia.

Filosofia e retorica: Isocrate e Platone La conversazione cólta di Platone: i poetismi, le

Filosofia e retorica: Isocrate e Platone La conversazione cólta di Platone: i poetismi, le etimologie popolari (vd. Cratilo), l’attico puro (il duale), parole usuali in significato generale (i neutri e l’articolo), l’algebra linguistica. La storia girovaga di Senofonte: l’attico impuro e l’annuncio della koiné (la rarità del duale, dorismi e ionismi, poetismi, coinismi). La lingua aulica e la grammatica attica di Isocrate. La koiné in Aristotele: l’attico che diventa greco comune e prosa del pensiero razionale (l’ordo verborum, le pospositive, gli elementi verbali e nominal-verbali, l’articolo dimostrativo, varietas e unità). La lingua dei vasai e delle tabellae defixionis: l’attico che non rimane. Il problema della tradizione manoscritta e l’emendazione (già 105 antica) delle anomalie.

ARISTOTELE 106

ARISTOTELE 106

poetiche follie • l’arte vivida e visuale • il πρέπον • l’importanza dell’effetto, ἔργον

poetiche follie • l’arte vivida e visuale • il πρέπον • l’importanza dell’effetto, ἔργον • la ‘persuasione’ poetica • la natura • il πάθος che suscita πάθος • l’elemento μανικόν • l’ἔκστασις 108

L’unità di tre nozioni La lingua letteraria da Aristotele all’età moderna: la lingua di

L’unità di tre nozioni La lingua letteraria da Aristotele all’età moderna: la lingua di Polibio, di Strabone, di Plutarco; la lingua avversata dagli atticisti. La lingua parlata, d’uso, dell’età di Alessandro Magno e dei secoli successivi: la testimonianza dei papiri documentari e di opere a finalità non principalmente letteraria come il Nuovo Testamento; l’evoluzione della lingua in rapporto ad Aufstieg und Niedergang dell’impero culturale greco; l’inevitabile varietas di ogni lingua parlata. La lingua ‘madre’ del greco medioevale e moderno, con la sua nuova differenziazione in parlate non corrispondenti in nulla agli antichi dialetti, e caratterizzate da una sostanziale unità di fondo. La codificazione ortografico-grammaticale e l’insegnamento scolastico da un lato, le varietà e ‘irregolarità’ fonetiche e di pronuncia dall’altro: la koiné come fluttuante insieme di tendenze (la progressiva e inarrestabile scomparsa del perfetto, dell’ottativo, del futuro, dell’infinito, la semplificazione del sistema dei casi). La norma ideale e le tendenze naturali, la tradizione e l’evoluzione, la 109 fissità e il cambiamento.

MENANDRO 110

MENANDRO 110

la misantropia • la sofferenza nel contatto con gli altri (misantropia) • l’incontro come

la misantropia • la sofferenza nel contatto con gli altri (misantropia) • l’incontro come prevaricazione • il moralismo e la chiusura • la sfiducia negli altri • il pessimismo come ermeneutica • l’immodificabilità dell’atteggiamento • l’incomprensione del sentimento • apertura verso gli altri, generosità, attenzione ai 112 sentimenti, flessibilità nei modi: il gentleman

Il quadro storico Commercianti, soldati, intellettuali dalle πόλεις-stato alla cittadinanza ‘allentata’ dell’età ellenistica: la

Il quadro storico Commercianti, soldati, intellettuali dalle πόλεις-stato alla cittadinanza ‘allentata’ dell’età ellenistica: la lingua locale dalla funzione politica di lingua della comunità a vernacolo per esteriori rivendicazioni di indipendenza. Le tappe di un’evoluzione storico-linguistica: le invasioni persiane, l’egemonia ateniese, l’egemonia macedone e l’impero di Alessandro Magno, l’impero romano. La minaccia persiana: dalla koiné ionica del VI sec. a. C. alla koiné ionico-attica (475431 a. C. ); la resistenza contro i Persiani e l’egemonia di Atene e di Sparta. L’impero culturale di Atene: il sistema giudiziario (dal 446 a. C. ), le cleruchie, le arti e l’aristocrazia dello spirito (l’ininfluenza linguistica delle egemonie di Sparta e di Tebe). I Macedoni da Alessandro I (490 -454) ad Archelao (413 -400) e da Filippo ad Alessandro Magno, e la consacrazione dell’attico sotto l’impero macedone: il nuovo periodo di espansione (a differenza del V secolo) e l’affermarsi della cultura ellenistica (Alessandria, Pergamo, Antiochia). La soppressione delle peculiarità attiche e il formarsi di una lingua comune dalla Sicilia all’India, dall’Egitto al Mar Nero: la lingua urbana e ufficiale delle classi dirigenti e i patois locali (il declino delle koinai occidentali). Il carattere ‘impoetico’ della koiné, lingua della scienza e della filosofia: il lessico intellettuale dell’Occidente (precisione e sfumature). I confini del greco: latino, aramaico, partico, arabo, armeno, slavo; influenze, 113 prestiti, calchi.

PLUTARCO 114

PLUTARCO 114

superstizione e ateismo • il riso (folle) dell’ateo • il riso del folle sui

superstizione e ateismo • il riso (folle) dell’ateo • il riso del folle sui folli • la superstizione come rinuncia alla volontà • superstizione e paura • l’empietà dell’ateismo: l’irrisione degli altri • l’empietà della superstizione: il terrore degli altri • instabilità, ira, rancore, suscettibilità • la follia come perdita di identità 117

Le fonti della koiné I testi documentari (lettere, conti, ecc. ) e gli errori

Le fonti della koiné I testi documentari (lettere, conti, ecc. ) e gli errori (ει/ι, la pronuncia delle occlusive, α/ε, gli errori dei forestieri). Papiri (Egitto ed Ercolano ante 79 d. C. ) e iscrizioni: le differenti tipologie di errore (fonetica [per es. ει/ι] e morfologia [per es. εἶδα]) I testi letterari e gli inconvenienti della ‘tradizione’ (quella ‘a monte’: letterarizzante; quella ‘a valle’: analogista e/o innovatrice); i testi documentari come indicatori della lingua d’uso nelle opere letterarie. I testi ‘paraletterari’: i Settanta e il Nuovo Testamento; il valore documentario dei testi biblici per lo studio della koiné e l’antichità della loro tradizione (il Vaticano e il Sinaitico del IV sec. , l’Alessandrino del V sec. ); il problema della paternità delle particolarità (gli autori o i copisti? ). L’influenza del parlato sulla lingua ufficiale: l’esempio di οὐδείς/οὐθείς e dei gruppi ‑ττ‑/‑σσ‑ tra parlato e letteratura (atticizzante). I testi letterari non arcaizzanti (Aristotele, Menandro, Polibio) e il greco moderno: l’evoluzione della lingua. 118

I caratteri della koiné Da un ritmo quantitativo a un ritmo accentuativo (fenomeno indoeuropeo,

I caratteri della koiné Da un ritmo quantitativo a un ritmo accentuativo (fenomeno indoeuropeo, cui si oppone in parte solo il lituano): l’ingresso dell’accento nella ritmica e l’affievolirsi delle distinzioni quantitative all’interno dello stesso timbro. La scomparsa generalizzata di ϝ, y, s‑ (gli ipercorrettismi ἐφέτος e μεθαύριον). La scomparsa del duale (Ar. : 37 x δύο: 10 x + δραχμάς, 27 x + duale; Men. : δύο + pl. ) e la rianimazione fittizia degli atticisti. La scomparsa dell’ottativo, doppione del congiuntivo (vd. sanscrito, persiano, latino, ecc. ): il mantenimento del valore desiderativo, il progressivo arretramento di quello potenziale (la concorrenza del futuro: qualcuno potrebbe fare / farà forse), di quello irreale (la concorrenza del passato: facciamo come se tu fossi / che eri), di quello dipendente dai tempi storici (‘congiuntivo del passato’: la concorrenza del congiuntivo); «la perdita di un’eleganza da aristocratici» (Meillet). Il verbo dalla complicazione indoeuropea (le ‘anomalie’) all’uniformazione paradigmatica: i verbi atematici e le forme ‘irregolari’ ricondotti a una coniugazione ‘normale’; la debole e ambigua des. 3 pers. pl. ‑ντ e il prevalere di ‑σαν. La riduzione delle forme nominali anomale, la riduzione dei comparativi, la progressiva scomparsa del medio, la rapida scomparsa del perfetto (la concorrenza dell’aoristo, nello sbiadirsi dei valori aspettuali), la scomparsa della flessione consonantica, lo 119 sviluppo delle preposizioni (specie nei Settanta: es. πέποιθα ἐπί).

I LXX: QOELET 120

I LXX: QOELET 120

‘tutto è vanità’ • il pessimismo qoeletiano • la ‘follia delle follie’ • l’inutilità

‘tutto è vanità’ • il pessimismo qoeletiano • la ‘follia delle follie’ • l’inutilità degli sforzi umani • la ciclicità nauseante del semper eadem • l’incompiutezza di ogni cosa • la vanità della memoria • il περισπασμὸς πονηρός e la προαίρεσις πνεύματος • la conoscenza come dolore 123

IL NUOVO TESTAMENTO: MATTEO 124

IL NUOVO TESTAMENTO: MATTEO 124

le vergini stolte • μωραί e φρόνιμοι • il simbolo (implicito) del sale •

le vergini stolte • μωραί e φρόνιμοι • il simbolo (implicito) del sale • il simbolo dell’olio e della luce • il prestito e l’acquisizione personale • la saggezza come essere pronti • la porta chiusa • la follia come entità non (ri)conoscibile • la saggezza come veglia 127 • la parabola come mezzo di conoscenza (e di esclusione? )

IL NUOVO TESTAMENTO: 1 CORINZI 128

IL NUOVO TESTAMENTO: 1 CORINZI 128

 • inclusione o esclusione: l’incomunicabilità • la malattia isolante e l’autenticità della vita

• inclusione o esclusione: l’incomunicabilità • la malattia isolante e l’autenticità della vita • tra razionalità e passioni • un problema di identità: chi sono io? • la regola e l’eccezione i matti e i geni come possibilità dell’umano, tra spiazzamento, accoglienza, condivisione alla fine di una carrellata. . . 132

Ecco. Ho una vecchia cagna lupetta, da undici anni per casa, bianca e nera,

Ecco. Ho una vecchia cagna lupetta, da undici anni per casa, bianca e nera, grassa, bassa e pelosa, con gli occhi già appannati dalla vecchiaja. Tra me e lei non c'erano mai stati buoni rapporti. Forse, prima, essa non approvava la mia professione, che non permetteva si facessero rumori per casa; s'era messa però ad approvarla a poco, con la vecchiaja; tanto che, per sfuggire alla tirannia capricciosa dei ragazzi, che vorrebbero ancora ruzzare con lei giú nel giardino, aveva preso da un pezzo il partito di rifugiarsi qua nel mio studio da mane a sera, a dormire sul tappeto col musetto aguzzo tra le zampe. Tra tante carte e tanti libri, qua, si sentiva protetta e sicura. Di tratto in tratto schiudeva un occhio a guardarmi, come per dire: «Bravo, sì, caro: lavora; non ti muovere di lì, perché è sicuro che, finché stai lì a lavorare, nessuno entrerà qui a disturbare il mio sonno. » Così pensava certamente la povera bestia. La tentazione di compiere su lei la mia vendetta mi sorse, quindici giorni or sono, all'improvviso, nel vedermi guardato così. Non le faccio male; non le faccio nulla. Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero un momento, mi alzo cauto, piano, dal mio seggiolone, perché nessuno s'accorga che la mia sapienza temuta e ambita, la mia sapienza 133

formidabile di professore di diritto e d'avvocato, la mia austera dignità di marito, di

formidabile di professore di diritto e d'avvocato, la mia austera dignità di marito, di padre, si siano per poco staccate dal trono di questo seggiolone; e in punta di piedi mi reco all'uscio a spiare nel corridojo, se qualcuno non sopravvenga; chiudo l'uscio a chiave, per un momento solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d'esser pazzo per un attimo solo, d'uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta, di distruggere, d'annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia; corro a lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di dietro e le faccio fare la carriola: le faccio muovere cioè otto o dieci passi, non più, con le sole zampette davanti, reggendola per quelle di dietro. Questo è tutto. Non faccio altro. Corro subito a riaprire l'uscio adagio, senza il minimo cricchio, e mi rimetto in trono, sul seggiolone, pronto a ricevere un nuovo cliente, con l'austera dignità di prima, carico come un cannone di tutta la mia sapienza formidabile. Ma, ecco, la bestia, da quindici giorni, rimane come basita a mirarmi, con quegli occhi appannati, sbarrati dal terrore. Vorrei farle intendere – ripeto 134

– che non è nulla; che stia tranquilla, che non mi guardi così. Comprende,

– che non è nulla; che stia tranquilla, che non mi guardi così. Comprende, la bestia, la terribilità dell'atto che compio. Non sarebbe nulla, se per scherzo glielo facesse uno dei miei ragazzi. Ma sa ch'io non posso scherzare; non le è possibile ammettere che io scherzi, per un momento solo; e seguita maledettamente a guardarmi, atterrita. (L. Pirandello, La carriola) 135

solitudine, lentezza, visione La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto

solitudine, lentezza, visione La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere [. . . ]. Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata (…) Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone. (Franco Basaglia) il matto sulla collina 136

camillo. neri@unibo. it 137

camillo. neri@unibo. it 137