I DIRITTI UMANI LINIZO DI UNA LUNGA STORIA

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I DIRITTI UMANI: L’INIZO DI UNA LUNGA STORIA 7 novembre 2015 Università migrante Milano

I DIRITTI UMANI: L’INIZO DI UNA LUNGA STORIA 7 novembre 2015 Università migrante Milano Modulo 1

La nostra è l “età dei diritti” L’età dei diritti umani inizia nel 1948,

La nostra è l “età dei diritti” L’età dei diritti umani inizia nel 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Da allora, il linguaggio dei diritti umani è diventato la lingua franca, il linguaggio comune, della politica, nazionale e internazionale. Ad avere diritti non sono solo i cittadini e le cittadine: si parla, di diritti delle donne, dei bambini, dei consumatori, dei migranti, degli LGBT, (e degli animali) Si chiede che questi diritti siano riconosciuti, diventino leggi che tutelino i soggetti che ne sono titolari.

Paradossi Assistiamo ad un evidente paradosso: più si insiste sui diritti umani, più non

Paradossi Assistiamo ad un evidente paradosso: più si insiste sui diritti umani, più non sono rispettati. Tutti noi assistiamo quotidianamente all’esodo, inesorabile, di migliaia di persone che si spostando da un paese all’altro chiedendo che venga rispettato il diritto di asilo. In questo mondo globale, in cui tutto è connesso e tutti si spostano, la circolazione delle persone è meno libera di quello che sembra: “Nuovi muri rigano il globo, muri la cui costruzione procedeva in maniera forsennata anche mentre si celebrava a livello internazionale il crollo delle vecchie bastiglie dell’Europa della Guerra Fredda e dell’apartheid in Sud Africa. I più noti sono quello americano, gigantesco, che corre lungo il confine meridionale degli Stati Uniti, e quello israeliano che si snoda attraverso la Cisgiordania. Ma ve ne sono molti altri. Il Sud Africa del postapartheid presenta ancora al suo interno un complicato labirinto di muri e di checkpoint, e mantiene una controversa barriera elettrificata di sicurezza lungo il confine con lo Zimbabwe. L’Arabia Saudita ha ultimato di recente la costruzione di una struttura di pilastri di cemento alti più di tre metri sul confine con lo Yemen […] L’India ha costruito barriere piuttosto rudimentali che ‘murano fuori’ il Pakistan, il Bangladesh e Burma e ‘murano dentro’ il territorio che contende con il Kashmir. Ancora, in reazione a movimenti insurrezionali nella Thailandia meridionale e per combattere l’immigrazione illegale e il contrabbando, la Thailandia e la Malaysia hanno collaborato alla costruzione di una barriera di cemento e di acciaio lungo la frontiera comune. Il Brunei sta facendo lo stesso nei confronti degli immigranti e dei contrabbandieri che arrivano da Limbang. La Cina sta murando fuori la Corea del Nord per arrestare l’ondata di rifugiati coreani, ma anche i nord coreani stanno costruendo un muro, parallelo a un tratto di quello cinese, per tagliare fuori la Cina […]» [W. Brown, Stati murati, Laterza, 2013]

Più che i singoli diritti riconosciuti dai 30 articoli della Dichiarazione dell’ONU, mi interessa

Più che i singoli diritti riconosciuti dai 30 articoli della Dichiarazione dell’ONU, mi interessa il Preambolo: “Considerando che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo; Considerando che il non riconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno condotto ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani saranno liberi di parlare e di credere, liberati dal terrore e dalla miseria, è stato proclamato come l'aspirazione più alta dell'uomo; Considerando che i diritti dell'uomo siano protetti da un regime di diritto per cui l'uomo non sia mai costretto, in supremo ricorso, alla rivolta contro la tirannia e l'oppressione; Considerando che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni; Considerando che nella Carta dei popoli le Nazioni Unite hanno proclamato di nuovo la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne, e che si sono dichiarati decisi a favorire il progresso sociale e a instaurare le migliori condizioni di vita nella libertà più grande; Considerando che gli Stati-Membri si sono impegnati ad assicurare, in cooperazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali; Considerando che una concezione comune di questi diritti di libertà è della massima importanza per assolvere pienamente a tale impegno; ”

Da questo preambolo segue che “L'Assemblea generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti

Da questo preambolo segue che “L'Assemblea generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo come l'ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni affinché tutti gli individui e tutti gli organi della società, tenendo sempre presente allo spirito tale dichiarazione, si sforzino, attraverso l'insegnamento e l'educazione, di sviluppare il rispetto di tali diritti e libertà e di assicurarne, attraverso misure progressive di ordine nazionale e internazionale, il riconoscimento e la applicazione universale ed effettiva, sia fra le popolazioni degli Stati-Membri stessi, sia fra quelle dei territori riposti sotto la loro giurisdizione”. Come è evidente, dopo la barbarie delle due guerre mondiali, viene posto un nesso strettissimo tra diritti umani, pace (“amicizia tra le nazioni”) e giustizia (“regime di diritto” o democrazia) È altrettanto evidente che si usa un linguaggio morale: si parla di “famiglia umana” e coscienza”, per esempio, non sono termini giuridici Quella nei diritti umani, è una fede, da tutti condivisa, un’aspirazione ideale, ma l’ideale deve diventare reale, realizzarsi in concerto, grazie all’impegno delle istituzioni nazionali e sovrannazionali o internazionali : è questo che la Dichiarazione chiede.

“Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti” (art. 1

“Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti” (art. 1 dichiarazione ONU). Non è sempre stato così: non è da sempre che gli uomini si pensano come liberi ed eguali. Io vorrei provare, con voi, a vedere, quando e come, si è affermata questa idea. Guardo indietro, ad una parte, forse non la prima, della storia dei diritti umani. Adottando uno sguardo storico, faccio anche una scelta teorica

Che cosa sono i diritti umani? Ci sono almeno due modi per rispondere a

Che cosa sono i diritti umani? Ci sono almeno due modi per rispondere a questa domanda: 1) 2) Dire che cosa è l’Uomo Mostrare come si sono affermati i diritti umani La prima via, quella del fondamento, è molto problematica: -non è descrittiva, ma normativa e prescrittiva -deve fare i conti con il pluralismo e il multiculturalismo delle nostre società, oppure appellarsi ad una idea di natura umana che è vera e quindi condivisibile da tutti. La seconda via, quella storica, ha meno pretese: -è descrittiva, non normativa -ammette che i diritti umani sono l’esito, non scontato, di un processo storico molto complesso, che riguarda solo una parte del mondo, quello occidentale -riconosce che non c’è un universale idea di uomo cui appellarsi: ci sono certi uomini che, nel tempo, hanno lottato perché fossero riconosciuti certi diritti umani N: B: Seguire la seconda via non significa negare che i diritti umani siano universali e vadano tutelati in tutto il mondo. Semmai, significa accettare che la loro universalità e la loro tutela è ex post, non ex ante: non si dà a priori, ma a posteriori, e quindi può essere o non essere condivisa.

Come ogni storia, la storia che vi racconto non è quella vera, ma una

Come ogni storia, la storia che vi racconto non è quella vera, ma una delle possibili storie che si possono raccontare. Non la racconto tutta, ma isolo certi momenti che mi sembrano particolarmente significativi per capire, guardando indietro, quello che succede oggi. Mi muovo tra il 1550 e il 1795, cioè tra la Giunta di Valladolid e la pubblicazione della Pace perpetua di Kant. In questo periodo, come vedrete, diritto, scienza politica, filosofia politica e teologia, non sono separati come (forse) lo sono adesso, ma si sovrappongono continuamente. Questa storia si divide in 4 parti: 1) La conquista: diritti di chi? 2) Liberi ed eguali: giusnaturalismo e contrattualismo 3) Le rivoluzioni o la “giurisdicizzazione” e l’allargamento dei diritti umani 4) Kant o le origini del cosmopolitismo e del pacifismo istituzionale

Una premessa terminologica Stiamo parlando di diritti soggettivi, di rights e non di law:

Una premessa terminologica Stiamo parlando di diritti soggettivi, di rights e non di law: i teorici di cui vi parlerò attribuiscono agli esseri umani una serie, più o meno ampia, di diritti indipendentemente da quello che è stabilito in qualche codice. (Detto in altri termini: un diritto umano, è una cosa diversa dal diritto del lavoro: il termine diritto ha significati diversi nelle due espressioni) La storia che vi racconto è anche la storia di come i diritti umani, teorizzati da filosofi e pensatori politici tra cinque e seicento, sono diventati “leggi” alla fine del settecento (punto 3)

1) La conquista A seguito di una lunga polemica sul diritto da parte degli

1) La conquista A seguito di una lunga polemica sul diritto da parte degli spagnoli di muovere guerra agli indigeni, il 16 aprile 1550 l’imperatore Carlo V sospese tutte le esplorazioni nel Nuovo Mondo e convocò quella che prenderà il nome di Giunta di Valladolid (15501551) con lo scopo di creare una solida base teologica e giuridica che legittimasse la conquista del Nuovo Mondo da parte degli spagnoli. La conquista dell’America è l’atto di nascita della Modernità (il Medioevo, di solito nei manuali di storia, finisce il 12 0 ttobre del 1492, quando Colombo scopre l’America). Per alcuni storici, l’età della conquista è l’età in cui il mondo occidentale fa la esperienza della prima forma di globalizzazione e del primo genocidio della storia. Partecipano alla discussione della giunta, che è durata due anni, diversi teologi e giuristi. A noi interessa lo scontro tra Sepulveda e Las Casas. Entrambi si richiamano alle posizioni che Vitoria, il massimo teologo dell’epoca, che si è espresso sulla questione nelle Relectiones de Indiis, le lezioni tenute agli studenti dell’Università di Salamanca nel 1539.

1 a) Vitoria In queste lezioni Vitoria si chiede se la guerra contro gli

1 a) Vitoria In queste lezioni Vitoria si chiede se la guerra contro gli Indios e giusta e legittima (ius ad bellum). Vitoria esclude alcuni degli argomenti che erano comunemente accettati per legittimare la conquista. Per esempio, esclude: - che la guerra è giusta perché gli indios, essendo barbari, infedeli e a-mentes, cioè privi di ragione, non possono essere considerati proprietari (veri domini) delle terre in cui abitano (= la proprietà privata non può essere violata nemmeno con l’autorizzazione dal papa, perché il papa è dominus mundi, cioè signore del mondo, se non per quanto riguarda i beni spirituali, non quelli materiali) -che la guerra è giusta perché bisogna impedire che gli indios commettano peccati come sacrifici umani, siano idolatri etc. . (commettere peccato per Vittoria non ha a che fare col diritto)

La guerra è giusta, per Vitoria, perché esistono dei diritti universali, che tutti gli

La guerra è giusta, per Vitoria, perché esistono dei diritti universali, che tutti gli uomini hanno per natura: -Il diritto di viaggiare -Il diritto di commerciare -Il diritto di essere “ospiti” di un paese e chiedere, per i figli che nascono lì, la cittadinanza - il diritto di predicare il Vangelo (non di imporre una religione con la forza, ma di diffondere il suo credo, se volessimo essere benevoli verso Vitoria, potremmo dire, che si tratta di qualcosa che ha a che fare con la libertà di opinione ) Se gli Indios violano questi diritti degli Spagnoli, la guerra degli Spagnoli è giusta perché gli Spagnoli si difendono da una in-iuria, dalla violazione di un diritto (ius) che spetta a loro in quanto membri del genere umano In sostanza, la conquista è una guerra per legittima difesa… Ma c’è un ultimo motivo che Vitoria riconosce come giusto titolo per muovere guerra: La presenza di leggi tiranniche, che violano i diritti che gli indios, come tutti gli uomini, hanno ad essere governati giustamente. Anche se non lo chiedono, per Vitoria, gli Indios vanno difesi con una guerra dall’ingiustizia. La conquista, per Vitoria, è anche una guerra umanitaria Il ragionamento di Vitoria è chiaramente asimmetrico: affronta la questione solo dal punto di vista degli Spagnoli, ma per giustificare quello che fanno, usa il linguaggio universale dei diritti dell’uomo.

1. b) Sepulveda Conosciamo gli argomenti che Sepulveda ha sostenuto nella disputa di Valladolid

1. b) Sepulveda Conosciamo gli argomenti che Sepulveda ha sostenuto nella disputa di Valladolid grazie al Democrates secundus e all’Apologia pro libro de iustis bellis causiis. Sepulveda è convinto che gli Indios siano servi per natura (natura servi) perché non sono uomini (homines) ma homuncoli, che vivono more ferarum, come le bestie (non hanno stati, organizzazione politica. . ). Per lui gli uomini non sono tutti uguali. Questa antropologia (=visione dell’uomo) ha radici antiche e solide: risale ad Aristotele. Il paradigma aristotelico è stato dominante dal IV a. C fino al 1600: per Aristotele (Politica) gli uomini non sono tutti uguali. Sono cittadini, che hanno il “diritto” di partecipare alla vita politica, solo i maschi, liberi, nati ad Atene da genitori ateniesi, che hanno il pieno esercizio della ragione, a differenza delle donne, degli schiavi (i barbari vinti in guerra), ma anche dei vecchi e dei bambini (cittadini scaduti e non-ancora cittadini, cittadini in potenza) e degli stranieri. Sepulveda si muove in questo quadro teorico e lo rielabora. Non nega l’umanità degli Indios, ma individua diversi gradi di umanità: gli Indios occupano il gradino più basso, gli Sapgnoli quello più alto. Forzando alcuni argomenti di Vitoria, arriva a sostenere che la guerra contro gli Indios è giusta perché “è condotta secondo la legge di natura con grande utilità di coloro che sono vinti, affinché apprendano dai cristiani, la civiltà”. La conquista è una missione civilizzatrice. Gli spagnoli, quindi, non hanno solo il dritto, ma anche il dovere, di muovere guerra agli Indios, per renderli umani fino in fondo. In questa prospettiva, tra le giuste cause della guerra civilizzatrice degli Spagnoli contro gli Indios ci sono anche le violazioni della legge di natura come i sacrifici umani e l’idolatria, che Vitoria, invece aveva escluso.

1. c) Las Casas, più che un teologo, è un umanista, influenzato da tesi

1. c) Las Casas, più che un teologo, è un umanista, influenzato da tesi erasmiane. A differenza di Vitoria e Sepulveda, ha visto la distruzione delle Indie (e ne ha scritto). Nella sua Apologia, il testo del suo intervento alla Giunta di Valladolid, usa gli argomenti di Vitoria a favore degli Indios. Ribalta, quindi, il ragionamento di Sepulveda. La guerra degli spagnoli è illegittima. Sono gli Indios ad aver diritto di far guerra agli spagnoli perché vedono violati i diritti che appartengono loro per natura. Las Casas chiarisce anche -il vangelo non si predica armis et bombardis -ci sono uomini che sono servi per natura, ma se si conoscono meglio gli usi e i costumi degli Indios, si vedrà che essi non rientrano in questa categoria (Las Casas guarda cultura degli Indios con gli occhi degli Indios, proponendo analisi entnografiche o di antropologia comparata). -la legge di natura stabilisce che ogni popolo ha i suoi governanti, per cui non si può assalire un popolo con il pretesto che non è civile (è quello che noi oggi chiamiamo diritto all’autodeterminazione dei popoli) -i sacrifici umani fanno meno danni della guerra: si sceglie il male minore, per difendere il valore della vita

La legge di natura Sia Vitoria sia Sepulveda sia Las Casas fanno appello alla

La legge di natura Sia Vitoria sia Sepulveda sia Las Casas fanno appello alla legge di natura per sostenere le loro tesi. Più in particolare si riferiscono alla distinzione che Tommaso d’Aquino, su basi aristoteliche, aveva proposto nel XIII secolo. Per Tommaso esistono 3 tipi di leggi: La legge divina, cioè la legge di Dio che è rivelata nella Bibbia La legga naturale, cioè la legge che gli uomini, creati da Dio conoscono, con la ragione La legge positiva, cioè la legge che fa chi governa gli uomini, la legge di uno Stato. Queste tre leggi devono essere in armonia tra di loro: la legge positiva non può violare la legge divina, la legge naturale, che è universale, valida per tutti gli uomini e pe tutti i popoli, è la base della legge positiva Nel caso di Vitoria, Sepulveda, e Las Casas, la concezione tomista di legge di natura viene applicata per risolvere questioni che riguardano quello che i romani chiamavano ius gentium, il diritto dei popoli, e che noi oggi chiameremmo diritto internazionale.

2. Giusnaturalisti e contrattualisti Nel Seicento, un gruppo di pensatori detti giusnaturalisti elabora una

2. Giusnaturalisti e contrattualisti Nel Seicento, un gruppo di pensatori detti giusnaturalisti elabora una diversa concezione della legge di natura, riprendendo alcune tesi di Cicerone, un filosofo romano vissuto nel I a. C. Nel De republica, Cicerone dice che La vera legge è senza dubbio la retta ragione, in perfetto accordo con la natura, diffusa in tutti, invariabile, eterna […] A questa legge non è possibile porre delle modifiche, né è lecito togliere da essa qualche disposizione, né è possibile abrogarla completamente […] Non ci sarà una legge a Roma, una ad Atene, una adesso, una dopo, ma una sola legge eterna e immutabile governerà tutti i popoli in ogni tempo […] e chi non gli obbedirà fuggirà se stesso disprezzando la natura degli uomini […]. Seguendo Cicerone, tutti i giusnaturalisti sono convinti che Esiste uno ius naturalis, un diritto naturale, che l’uomo conosce con la ragione Questo diritto di natura è superiore al diritto positivo: è un diritto non scritto, razionale, comune a tutti gli uomini, che funge da criterio per giudicare le leggi scritte (se è giusto ciò che stabilisce una legge come faccio a dire che una legge è ingiusta? Lo posso dire perché c’è una legge superiore, comune, la legge di natura…. . )

Si è soliti distinguere i giusnaturalisti in due gruppi, quello dei giuristi e quello

Si è soliti distinguere i giusnaturalisti in due gruppi, quello dei giuristi e quello dei filosofi. A noi interssano Grozio e Locke 2. a) Huig Van Groot Grozio ci interessa perché nel De iure belli ac pacis (1625) elabora una teoria della legge di natura in cui naturale non è più sinonimo di divino. Grozio sostiene infatti che le leggi di natura valgono esti Deus non daretur, anche se Dio non esistesse. . Le leggi di natura sono i dettami della retta ragione con cui valutiamo se una azione e giusta, e quindi va compiuta, oppure no. Giusto significa moralmente corretto, razionale, necessario, per Grozio come per Cicerone, ma Grozio, diversamente da Cicerone, non rtiene più che ciò che è giusto è anche divino. La ragione, che scopre le leggi di natura, è autonoma, auto-sufficiente Il fondamento di ciò che è giusto è morale, non religioso. E la morale si svincola dalla teologia, è una morale laica… Dio esiste, per Grozio, ma non è la sua esistenza a giustificare la possibilità di riferirsi alle leggi naturali…

I giusnaturalisti filosofi sono contrattualisti: Sono convinti (contro Aristotele) che lo stato, la società

I giusnaturalisti filosofi sono contrattualisti: Sono convinti (contro Aristotele) che lo stato, la società politica, non esiste per natura, ma sia una creazione umana e artificiale che nasce con un contratto. Questo contratto non è storico, ma teorico: il contratto è un espediente che i contrattualisti usano per interrogarsi sull’esistenza di forme di governo legittime e giuste. Quando un governo è giusto? Quando si può supporre che sia nato, per contratto, ossia, diremmo noi oggi, col consenso degli uomini. Ogni altro possibile fondamento del potere è escluso. I re o i magistrati non governano gli uomini per diritto divino, perché sono l’immagine di Dio in terra, o perché esercitano un potere analogo a quello che il padre (superiore) esercita sui figli (inferiori), ma solo perché gli uomini hanno dato loro il “premesso” di farlo. Esistono forme diverse di contrattualismo, a noi interessa quella che Locke propone nel Secondo Trattato sul governo, che è scritto nel 1669 ed è pubblicato 1689.

2. b) Locke immagina che il contratto sia stipulato dagli uomini per uscire dallo

2. b) Locke immagina che il contratto sia stipulato dagli uomini per uscire dallo stato di natura ed entrare nella società civile. Lo stato di natura è una condizione di vita prepolitica in cui gli uomini, hanno dei diritti, naturali, comuni a tutti: il diritto alla libertà, alla proprietà privata, alla vita. Sono diritti inalienabili, a cui non possono rinunciare. Lo stato di natura è uno stato di guerra perché ognuno si fa giustizia da solo, non c’è nessuno che amministri la giustizia, che punisca, per esempio, chi viola la proprietà di qualcun altro. Per porre fine alla guerra, gli uomini si uniscono e decidono di comune accordo, con un patto, di sottomettersi e obbedire ad una terza persona (monarchia) o a un gruppo di persone (aristocrazia o democrazia ), che li governi facendo rispettare la giustizia. Il patto pone fine alla vita nello stato di natura e dà unizio alla vita nella società politica. Col patto nasce lo stato. Gli uomini obbediscono a chi li governa, allo stato, solo condizione che siano tutelati i diritti naturali, cui non rinunciano col patto. Secondo il modello lockeano: , La sottomissione al potere politico è parziale e volontaria Il potere appartiene al popolo ( =gli uomini che si uniscono e fanno il patto), non a chi lo governa Il governo fa rispettare la giustizia perché ha due poteri, che vanno esercitati da organi separati: il potere di promulgare le leggi (potere legislativo) e il potere di farle eseguire (potere esecutivo, non ancora separato da quello giudiziario). Le leggi che il governo non devono violare i diritti naturali che ciascun uomo ha per natura. Se questo avviene, i cittadini (=sudditi) hanno diritto di resistere al potere, possono, diremmo noi, cambiare governo.

Locke è il padre del liberalismo Chi governa, governa per delega, con compiti e

Locke è il padre del liberalismo Chi governa, governa per delega, con compiti e fini limitati Il limite è posto dal rispetto dei diritti naturali e inviolabili dell’uomo: libertà, proprietà e sicurezza. Lo stato è un mezzo, non è un fine: è lo stato serve all’individuo, non l’individuo che serve lo stato Gli uomini sono liberi prima che esista lo stato, conservano questa libertà nello stato, la fanno valere contro lo stato, obbediscono alle leggi, ma sono leggi che Non siamo animali politici per natura, come credeva Aristotele. Siamo esseri dotati di ragione, che scelgono di essere governati da qualcun altro per essere certi che i nostri diritti siano rispettati.

3. Le rivoluzioni La teoria lockeana del contratto è alla base delle Dichiarazione dei

3. Le rivoluzioni La teoria lockeana del contratto è alla base delle Dichiarazione dei diritti della Virgina del 1776, che funge da modello prima per la Dichiarazione di indipendenza, che il congresso degli Stati Uniti di America approva il 4 luglio del 1776, poi per la Costituzione americana (in particolare, i primi dieci emendamenti in particolare, la cosiddetta Carta dei diritti), che entra in vigore il 15 dicembre del 1791. DICHIARAZIONE DEI DIRITTI FATTA DAL CORPO RAPPRESENTATIVO DEL BUON POPOLO DELLA VIRGINIA, RIUNITO IN PIENA E LIBERA CONVENZIONE; QUESTI DIRITTI APPARTENGONO AD ESSO E ALLA SUA POSTERITÀ, COME BASE E FONDAMENTO DEL GOVERNO Sec. 1 – Tutti gli uomini sono da natura egualmente liberi e indipendenti, e hanno alcuni diritti innati, di cui, entrando nello stato di società, non possono, mediante convenzione, privare o spogliare la loro posterità; cioè, il godimento della vita, della libertà, mediante l’acquisto ed il possesso della proprietà, e il perseguire e ottenere felicità e sicurezza. Sec. 2 – Tutto il potere è nel popolo, e in conseguenza da lui è derivato; i magistrati sono i suoi fiduciari e servitori, e in ogni tempo responsabili verso di esso. Sec. 3 – Il governo è, o deve essere, istituito per la comune utilità, protezione e sicurezza del popolo, della nazione o comunità. Di tutti i diversi modi e forme di governo, quello è migliore che è capace di produrre il maggior grado di felicità e di sicurezza, ed è di fatto il più sicuro contro il pericolo di cattiva amministrazione. Quando un governo appaia inadeguato o contrario a questi scopi, la maggioranza della comunità ha un sicuro, inalienabile e indefettibile diritto a riformarlo, mutarlo o abolirlo, in quella maniera che sarà giudicata meglio diretta al bene pubblico

Si sente l’eco della teoria lockeana anche nella Dichirazione dei diritti dell’uomo e del

Si sente l’eco della teoria lockeana anche nella Dichirazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Solo sei settimane dopo la presa della Bastiglia, e appena tre settimane dopo l’abolizione del sistema feudale, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e dei Cittadini viene adottata dall’Assemblea Costituente Nazionale come primo passo verso la stesura di una costituzione per la Repubblica Francese DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO DEL 26 AGOSTO 1789 I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri […. ] Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino : Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune. Art. 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Art. 3 – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa. Art. 4 – La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.

Con le dichiarazioni settecentesche i diritti umani, diventano diritti positivi, stabiliti e garantiti per

Con le dichiarazioni settecentesche i diritti umani, diventano diritti positivi, stabiliti e garantiti per legge I diritti umani diventano diritti veri e propri ma hanno un contenuto morale, che è formulato anche in termini religiosi In linea di principio sono diritti di tutti gli uomini, ma di fatto sono i diritti dei cittadini francesi o americani: sono universali in potenza, validi in atto all’interno di uno stato. . È lo stato, francese o americano che fa rispettare questi diritti: diversamente dai “diritti umani” di Locke, i diritti umani delle dichiarazioni non limitano il potere dello stato, ma ne presuppongono l’esistenza Sono diritti politici (diritto di voto, attivo e passivo), civili (libertà di opinione, riunione etc. . ) e solo in minima parte di diritti sociali come l’istruzione, la sanità, la prevdienza sociale come L’egualité della rivoluzione francese è uguaglianza giuridica, non economica

Forse non tutti sanno che Non appena i diritti umani vengono riconosciuti per legge,

Forse non tutti sanno che Non appena i diritti umani vengono riconosciuti per legge, si allarga la classe dei soggetti che ne sono titolari. Questo allargamento è anche, indirettamente, una prova della loro limitata universalità I diritti degli uomini e delle donne Nel pieno della Rivoluzione francese, che aveva visto anche le donne scendere in piazza a rivendicare i diritti politici e civili negati dall’assolutismo monarchico, Olympe de Gouges pubblica (settembre del 1791) la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Si tratta di un testo che ricalca in modo polemico la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Questo testo denuncia la mancanza di libertà delle donne e chiede il riconoscimento di una serie di garanzie ed opportunità che rendano effettivi i principi della Rivoluzione anche per le donne. Le richieste di Olympe de Gouges non sono accolte: non solo Robespierre proibì le associazioni femminili e chiuse i loro clubs ed i loro giornali, ma Olympe de Gouges fu ghigliottinata (novembre 1793) «per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso» ed «essersi immischiata nelle cose della Repubblica» . Inizia però con la De Gouges la “prima ondata” del femminismo. La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina è uno dei primi passi copiuti per la “liberazione” delle donne, oltre che per il loro inserimento nella categoria di chi è titolare di “diritti umani”

La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1) La donna nasce libera

La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1) La donna nasce libera e resta eguale all’uomo nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune. 2) Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione. 3) Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata. 4) La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione. …. . Od. G sostituisce donna a uomo, in questo modo mostra che i diritti umani, più che universali, sono maschili

Olympe de Gouges non si è impegnata solo per i diritti delle donne. Nel

Olympe de Gouges non si è impegnata solo per i diritti delle donne. Nel 1788 pubblica anche le Riflessioni sugli uomini negri, in cui prende posizione contro la schiavitù nelle colonie. Il 5 maggio del 1791 agli uomini “di colore” liberi la Costituente concede i diritti politici. Questa concessione viene però Immediatamente revocata. Robespierre si oppone alla revoca, con un famoso discorso, pronunciato il 24 settembre del 1791: “Ma io, per cui la libertà è un idolo, io che non conosco né felicità, né prosperità, né moralità per gli uomini, e per le nazioni, senza libertà, io dichiaro che aborro tali sistemi, che reclamo la vostra giustizia, l’umanità e l’interesse nazionale in favore degli uomini di colore liberi” (Oeuvres completes, VII, p. 738).

4. Per la pace perpetua di Kant applica il modello contrattualista alle relazioni fra

4. Per la pace perpetua di Kant applica il modello contrattualista alle relazioni fra gli stati. Gli stati, come gli individui nello stato di natura sono in uno stato di guerra perenne, potenziale o attuale. Kant trova nel contrattualismo una via, giuridica, per porre fine alla guerra e creare la pace. Gli sati si uniscono creando non una società civile universale, ma una federazione di stati (Foederation), una lega (Bund) permanente. Gli stati conservano la loro autonmia/sovranità perché non si sottomettono a nessuno: fanno un patto per porre fine a tutte le guerre. Con un linguaggio diverso da quello usato da Kant, noi diremmo che gli stati non formano uno Stato federale (uno Stato di stati, una monarchia universale, che darebbe vita a un “orribile dispotismo”), ma danno vita ad una confederazione. Guardando avanti, possiamo dire che la confederazione auspicata da Kant è la prima organizzazione internazionale della Storia. Questo libricino ha cambiato il mondo: senza di esso, non ci sarebbe stata l’Onu né la UE

L’accordo tra stati è un accordo giuridico, un foedus pacis, che cerca di ottenere

L’accordo tra stati è un accordo giuridico, un foedus pacis, che cerca di ottenere la pace non con la forza, ma con il diritto Perché questo avvenga, gli stati che sottoscrivono il patto devono essere repubbliche. Per Kant repubblica indica quella forma di governo in cui: -i cittadini sono liberi ed eguali davanti alla legge -i governanti hanno bisogno del consenso dei cittadini perché il loro potere dipende da un contratto (rispetto della volontà popolare attraverso il principio della rappresentanza) Da questo contratto interno, dipende il contratto tra Stati: il primo è la condizione di possibilità del secondo Es: se io vivo in uno stato “repubblicano” in cui c’è bisogno del mio consenso, e del consenso degli altri cittadini per decidere di muover guerra ad una nazione, è meno probabile che la guerra ci sia Se i governanti non hanno bisogno del consenso del popolo, faranno più guerre.

I tre articoli definitivi per la pace perpetua tra gli stati 1)La costituzione civile

I tre articoli definitivi per la pace perpetua tra gli stati 1)La costituzione civile di ogni stato deve essere repubblicana 2) Il diritto internazionale deve essere fondato su un federalismo di liberi stati 3)Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni della universale ospitalità

2) Il diritto internazionale deve essere fondato su un federalismo di liberi stati La

2) Il diritto internazionale deve essere fondato su un federalismo di liberi stati La guerra non può essere la soluzione ai conflitti e alle controversie tra gli stati Per kant la pace si crea col diritto. La sua difesa della pace non è una difesa morale, basata sulla benevolenza, ma una difesa giuridica, basata sul diritto. È questo il mezzo con cui l’uomo istituisce la pace. Il diritto internazionale non è il diritto di guerra, un insieme di regole che stabilisce se e come è giusto che uno stato faccia guerra ad un altro, ma un diritto di pace, un insieme di regole, che stabiliscono come regolare per via giuridica i conflitti

3) Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni della universale ospitalità Kant inventa

3) Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni della universale ospitalità Kant inventa un nuovo tipo di diritto, che regola il rapporto di un cittadino di uno Stato X con gli altri Stati membri della confederazione. Detto in modo più semplice, il cittadino è cittadino di tutti gli stati del mondo. Il cardine di questo diritto è il diritto di ospitalità: “ospitalità significa il diritto di uno straniero, che arriva sul territorio altrui, a non essere trattato ostilmente. [. . ] Non si tratta di un diritto a cui lo straniero po’ fare appello […] ma di un diritto di visita spettante a tutti gli uomini […] in virtù del comune possesso della terra. Per Kant il diritto di visita è la libertà di muoversi, di far circolare idee e beni (Kant difende la libertà di commercio, ritiene che la guerra la danneggi, ma sottolinea anche commerciare non è conquistare. . ).

È questa libertà di muoversi a far sì che “la violazione del diritto avvenuta

È questa libertà di muoversi a far sì che “la violazione del diritto avvenuta in un punto della terra è avvertita in tutti punti”. Su questa base, va fondato un “diritto pubblico” universale che consenta di realizzare la pace perpetua La pace perpetua è un’ideale che si può raggiungere non “una rappresentazione fantastica di menti esaltate”

Bibliografia di irferimento Kant I. , Per la pace perpetua, Editori Riuniti, Roma 2001

Bibliografia di irferimento Kant I. , Per la pace perpetua, Editori Riuniti, Roma 2001 Locke J. , Il secondo trattato sul governo, BUR, Milano, 2013 Facchi A. , Breve storia dei diritti umani, Il Mulino, Bologna, 2007 Flores M. , Storia dei diritti umani, Il Mulino, Bologna, 2008 Bobbio N. , L’età dei diritti, Einaudi, Torino, 2008 Baccelli L. , I diritti dei popoli: universalismo e differenze culturali, Laterza, Roma-Bari, 2013

Sitografia http: //www. olympedegouges. eu/ http: //www. ohchr. org/EN/UDHR/ http: //www-3. unipv. it/webdsps/storiadoc/Doc http:

Sitografia http: //www. olympedegouges. eu/ http: //www. ohchr. org/EN/UDHR/ http: //www-3. unipv. it/webdsps/storiadoc/Doc http: //www. dircost. unito. it/cs/docs/francia 1789. htm