Uno spazio politico in costruzione rappresentanza politica e

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Uno spazio politico in costruzione: rappresentanza politica e sindacale in Italia tra 800 e

Uno spazio politico in costruzione: rappresentanza politica e sindacale in Italia tra 800 e 900 Prof. Pasquale Iuso Storia dei movimenti e dei partiti politici a. a. 2020 -2021 Corso di Laurea in Scienze Politiche

Di cosa parleremo Ho diviso questa parte in due sezioni A) Rappresentanza politica B)

Di cosa parleremo Ho diviso questa parte in due sezioni A) Rappresentanza politica B) Rappresentanza sindacale Per la rappresentanza politica e la nascita di un moderno sistema di partiti, copriremo un arco di tempo che va dagli anni Ottanta dell’ 800 all’Italia giolittiana (1914) con un veloce accenno agli anni Venti del 900 necessario per chiudere il ragionamento Per la rappresentanza sindacale rimarremo all’interno del periodo 1880 -1910 con un solo cenno al sindacalismo cattolico successivo.

Domanda: Quando nasce una rappresentanza politica e sindacale in Italia? A questa domanda dobbiamo

Domanda: Quando nasce una rappresentanza politica e sindacale in Italia? A questa domanda dobbiamo rispondere partendo dal momento in cui – nei diversi stati europei – giungono a conclusione processi politici ed economici di lungo periodo Quindi una grande differenziazione nelle risposte perché diversi sono i momenti e soprattutto diversi sono i punti di avvio e conclusione di questi processi Possiamo tuttavia cercare di individuare alcuni elementi di differenziazione e precisazione che ci aiutano nella definizione dello spazio politico italiano e del suo processo di riempimento

Lo Spazio Politico Italiano �Socialisti �Cattolici �Liberali �Nazionalisti �Repubblicani �Partito Popolare Italiano �Partito Comunista

Lo Spazio Politico Italiano �Socialisti �Cattolici �Liberali �Nazionalisti �Repubblicani �Partito Popolare Italiano �Partito Comunista d’Italia �Partito Nazionale Fascista �In questa sede prenderemo in considerazione soprattutto il mondo socialista e quello cattolico con un breve cenno ai nazionalisti e ai liberali

Elementi di differenziazione comparativa Esistono almeno 5 elementi che differenziano la nascita della rappresentanza

Elementi di differenziazione comparativa Esistono almeno 5 elementi che differenziano la nascita della rappresentanza politica nel mondo occidentale � i diversi momenti storici in cui si avvia e termina il processo di formazione di uno stato unitario e si avvia quello di nazionalizzazione. l’affermarsi di un processo di sviluppo economico di tipo industriale che induce la società a differenziarsi progressivamente in classi, secondo la tipologia di lavoro, L’emergere e l’affermarsi di quelle idee e culture politiche tra 800 e 900 contribuiscono alla definizione, formazione e delimitazione di un proprio spazio di rappresentanza al cui interno trovano posto e si riconoscono le diverse componenti socialie di classe della società di massa

Elementi di differenziazione comparativa esistono diversi modelli di sistemi di partiti � � �

Elementi di differenziazione comparativa esistono diversi modelli di sistemi di partiti � � � Il caso di maggior differenziazione è quello inglese (Labour party e TUC). Il caso franco/italiano: Il caso tedesco (complesso) che nasce fortemente condizionato dalle vicende e dalle caratteristiche del processo unitario, dai caratteri della società tedesca, e dalla conformazione istituzionale Tutti seguono dei singoli e diversi processi storici di formazione istituzionale, sociale ed economica Questi elementi di differenziazione sono indispensabili a coglierne nel lungo periodo passaggi e trasformazioni

Elementi di differenziazione comparativa in Italia possiamo parlare di nascita dei partiti di massa

Elementi di differenziazione comparativa in Italia possiamo parlare di nascita dei partiti di massa � con l’affermarsi dello stato unitario (non della sua costituzione), � con l’allargamento del suffragio e quindi degli spazi della politica, � con l’avvio del decollo industriale tra 800 e 900, � con il riconoscimento che la classe dirigente liberale opera nei confronti del mondo socialista all’indomani della crisi di fine secolo (una crisi tra due anime della borghesia: progressista e imprenditoriale rispetto all’anima conservatrice che aveva appoggiato il progetto autoritario)

Il caso italiano � Rispetto alla nascita ed affermazione di un moderno sistema di

Il caso italiano � Rispetto alla nascita ed affermazione di un moderno sistema di partiti di massa in Italia possiamo fissare tre paletti di di rilievo. datazione: tra ‘ 800 e primo decennio del ‘ 900 l’ottocento italiano è uno spazio politico in costruzione, al cui interno si muove prima di tutto la questione della “legalità e legittimità dello stato liberale (processo risorgimentale ed effettiva costruzione postunitaria dello stato). Nel corso dell’ 800 si individuano alcune caratteristiche poi ritroviamo al momento della genesi delle parti politiche.

Il caso italiano � Punto di partenza è lo “spirito di associazione”: prototipo del

Il caso italiano � Punto di partenza è lo “spirito di associazione”: prototipo del futuro modello partitico italiano. L’associazionismo è uno dei fulcri della definizione e della storia delle classi e delle strutture della società italiana tra 800 e 900. � Questo spirito si presenta nell’ 800 in: circoli ed associazioni di elites; associazioni economiche; mutalismo; cooperazione e sindacato; professioni; associazionismo patriottico (reducismo irredentismo garibaldinismo). Da queste emergeranno alcune delle future forze politiche italiane � I primi effetti sono le cd. forme improprie o protopartitice (il P. O. I. ) che avranno un peso decisivo nell’evoluzione delle forme organizzative e delle idee politiche si affermeranno nel corso del ‘ 900.

Il caso italiano � Volendo individuare una periodizzazione rispetto al sistema dei partiti in

Il caso italiano � Volendo individuare una periodizzazione rispetto al sistema dei partiti in una moderna società di massa possiamo dire che: Un primo punto di arrivo sarà la guerra 15/18 dalla quale emergerà una radicale modifica di queste linee ottocentesche; Un secondo punto di arrivo, al di la del quale si entra nella seconda parte del secolo, è – per l’Italia – il periodo 1943 -45 (Resistenza) Gli anni della Repubblica dove il definito e stabilizzato sistema dei partiti gioca un ruolo centrale. Questo sistema giunge alla fine della guerra fredda.

Le culture politiche di lunga durata � All’interno di questi elementi si definiscono culture

Le culture politiche di lunga durata � All’interno di questi elementi si definiscono culture politiche concorrono alla formazione di movimenti e di partiti una cultura repubblicana/radicale (nel senso otto-novecentesco del termine) legata a Mazzini e Garibaldi una cultura liberale protagonista del processo risorgimentale legata alla monarchia ed alle elite risorgimentali e postrisorgimentali, incapace di esprimere un partito vero e proprio sia prima sia dopo il primo conflitto mondiale una cultura socialista che esprimerà un moderno partito di massa mantenendo le sue caratteristiche di “arcipelago” pur rappresentando l’alveo di due grandi partiti di massa (PSI e PCI) una cultura cattolica che superata con difficoltà la crisi con lo stato che non viene riconosciuto fino al periodo giolittiano; una cultura che esprimerà partiti di massa (PPI, DC) tali da divenire uno dei due assi principali del sistema e della storia politica italiana. una cultura nazionalista che dal suo definirsi ottocentesco (nazionalitarismo e nazionalismo) sarà protagonista almeno fino alla caduta del fascismo, assorbendo e sostanziando di una cultura un movimento come quello fascista che cultura politica e radici storiche non aveva.

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � La politica moderna (nata con

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � La politica moderna (nata con la rivoluzione francese) si manifesterà nelle forme associative (ad esempio durante il Risorgimento italiano o nell’immediata fase post unitaria) e nella clandestinità (Carboneria, Anarchici, Cattolici) � I partiti sono un fattore qualificante della partecipazione politica e della operatività delle istituzioni. Ne consegue che la costruzione dello stato nazionale all’indomani dell’unità, è una questione che si intreccia con la formazione di movimenti e partiti, e con la reale consistenza delle basi dello Stato unitario � In un tempo più lungo le differenti culture politiche si radicheranno in alcune zone geograficamente identificabili, fornendo il consenso (e quindi le basi) ai principali partiti italiani.

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Movimento repubblicano e radicale: radicale

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Movimento repubblicano e radicale: radicale Eredita i connotati dalla Rivoluzione francese e da quella americana. Già negli anni Trenta dell’ 800 opera in clandestinità Gli ideali perseguiti sono: il progresso, la questione sociale, quella del mondo del lavoro, le libertà civili. � L’area repubblicana (Mazzini – Giovane Italia) è influenzata dal socialismo utopistico di Saint Simon, si caratterizzerà con un programma definito, un’organizzazione stabile, con un’azione di proselitismo e con propri dirigenti. Smantellato nel 1834, assumerà un peso importante dopo il 1861 con la costruzione di una propria tradizione. Obbiettivo ultimo è l’unificazione nazionale in senso repubblicano e interclassista. Nel 1895 nascerà il PRI che avrà anche un proprio gruppo parlamentare. Le trasformazioni indotte dal decollo industriale e dall’affermarsi di una società di massa divisa in classi ne restringeranno molto gli spazi politici.

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � L’area radicale è definibile partendo

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � L’area radicale è definibile partendo da quella repubblicana, ma con un maggior peso delle � � esperienze francesi e del liberalismo inglese. In Italia è influenzata da Carlo Cattaneo (modernizzazione della società, stato federale, democrazia e partecipazione) e, dopo la morte di Mazzini (1872), dal superamento della pregiudiziale astensionista e repubblicana Tende ad aprirsi alla vita parlamentare, costituendo la cosiddetta Estrema che siederà in Parlamento ma che porterà ad una divaricazione fra radicalismo moderato (riformista, che esprime gli interessi della media borghesia urbana progressista) e radicalismo autoritario e nazionalistico (Crispi) Un partito radicale nasce nel 1904 ma con una debole istituzionalizzazione, dovuta ad una mancata centralizzazione e ad una inefficiente disciplina. Non riesce a superare in questa forma la trasformazione di fine secolo e l’affermarsi dei partiti di massa. Come il PRI riemergerà più tardi

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il movimento liberale Il processo

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il movimento liberale Il processo risorgimentale e la costruzione dello stato postunitario, � � avvennero nel segno dell’egemonia liberale. Non si afferma come partito basandosi su gruppi, associazioni e comitati, quindi sulla convergenza di interessi e posizioni «partitiche» fluttuanti verso il centro del sistema (una costante: mezze ali, tendenza centripeta) a causa della simmetria esistente con la classe dirigente e le clientele elettorali. Con la crisi di fine secolo emergono i due punti di riferimento (Giolitti e Sonnino). Giolitti sviluppò una strategia in grado di mantenere l’egemonia liberale sfruttando l’equilibrio fra le due ali del liberalismo (conservatrice e democratica) per influenzare i due poli esterni al sistema politico; una tecnica che alimentò il peso dei gruppi di pressione, destinata ad entrare in crisi con il suffragio universale maschile (1912) quando, l’allargamento delle basi dello stato, rompe l’egemonia liberale. Il mondo liberale non riuscirà a formare né un partito legato alla borghesia né un partito conservatore. Come partito si affaccerà sulla scena politica con la crisi del fascismo.

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il socialismo: stretta connessione con

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il socialismo: stretta connessione con il movimento operaio e contadino e con gli anarchici � In Italia, rispetto ad altri paesi, paga il ritardo del decollo industriale, l’arretratezza e la complessità della costruzione unitaria di fine 800, l’assenza di un proletariato industriale. � Si sviluppa attraverso alcune tappe, tra le quali: rottura di Andrea Costa con l’anarchismo (1879), nascita del Partito socialista rivoluzionario di Romagna (1881 - politicizzare le associazioni e raccordare gli interessi delle classi subalterne con le istituzioni), nascita del POI (1882 – dove confluiscono la tradizione democratico-mazziniana e l’anima operaista), fallimento del congresso anarchico di Capolago (1891), progressivo affermarsi delle strutture operaie (Cd. L e Leghe). � Nel 1895 nasce il PSI, con due anime che danno vita ad un arcipelago di sfumature: essere una identità politica alternativa e anti-sistemica; assolvere alla funzione di integrazione delle classi subalterne nella vita politica e sociale. � Con il decollo industriale, la crisi economica, la crisi libica e il progressivo inaridirsi della politica giolittiana, tende a prevalere la componente rivoluzionaria e massimalista (1912).

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Movimento cattolico Centrale è il

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Movimento cattolico Centrale è il rapporto tra l’associazionismo di ispirazione religiosa e le � � � istituzioni ecclesiastiche. La rottura con lo stato nazionale sancita dal non expedit (1874), non cancella un’Italia «reale» che trova spazio nell’associazionismo laico, e che punta a mantenere spazi di agibilità sociale e culturale in funzione politica, identitaria e di rivendicazione. 1874 nasce l’Opera dei congressi che di fatto assume una valenza organizzativa in senso politico. Alla formazione dell’Italia cattolica concorrono quindi: Opera Congressi, la stampa conciliatorista, le istituzioni associative e assistenziali. La contrapposizione con lo Stato si attenua con il modificarsi del quadro ad inizio 900. Rimane la questione della collocazione nello spazio politico, che trova una risposta nell’alleanza tra clericali e liberali moderati, che si oppone sia al radicalismo borghese e massonico, sia al socialismo. Nel 1913, in funzione di contenimento rispetto agli effetti del suffragio universale maschile, viene superato l’astensionismo: i cattolici partecipano aprendo la via ad un partito (1919)

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il movimento nazionalista Non va

Le culture politiche e i partiti nell’Italia liberale � Il movimento nazionalista Non va confuso con i movimenti nazionali che tendono � � � all’indipendenza del proprio paese e che caratterizzano l’ 800. In Europa la declinazione autoritaria e di mobilitazione delle masse si diffonde fra i due secoli. In Italia nasce come movimento intellettuale, organizzato e volto alla mobilitazione politica. Trova spazio nelle «mortificazioni» subite dall’Italia Liberale rispetto alle grandi potenze. Antisocialista, antiparlamentare, antiliberale ed antidemocratico, il nazionalismo italiano tra il 1907/8 perde i caratteri estetici ed passa ad una fase politica, colonialista ed aggressiva in politica estera. Attraverso l’irredentismo si colloca nello spazio pubblico 1910 nasce l’ANI che raccoglie le molteplici anime del nazionalismo, configurandolo in termini associativi come una forza assolutamente nuova nel panorama nazionale e in grado, per il substrato culturale ed intellettuale su cui si basa – futurismo ma non solo, di presentarsi con una capacità di condizionamento e di presa ben superiore all’effettiva consistenza numerica. Nel 1913 entra in Parlamento sancendo (con Alfredo Rocco) la rottura con il mondo liberale sia in termini economici, sia in termini politico istituzionali

Conclusioni � 1. tra il 1910 e il 1913 lo spazio politico italiano può

Conclusioni � 1. tra il 1910 e il 1913 lo spazio politico italiano può dirsi completato almeno in termini di � � movimenti e partiti, con questi ultimi che si definiranno nell’immediato primo dopoguerra (PSI, PPI, PCd. I, Movimento dei Fasci e poi PNF). 2. decollo industriale, progressivo definirsi di una società in classi, introduzione del suffragio universale maschile, necessità di allargamento delle basi dello Stato: sono alcuni degli elementi che determinano una modifica profonda nella rappresentanza e nelle organizzazioni politiche 3. l’Italia giolittiana vede il primo modificarsi della classe dirigente postunitaria e l’affermarsi di nuove prospettive culturali e politiche. Molto è legato alla grande effervescenza culturale di quegli anni 4. la prima guerra mondiale e il dopoguerra segneranno l’affermarsi di partiti di massa e la sparizione delle loro forme ottocentesche 5. a partire dal 1919 -21 lo spazio politico italiano è pronto a subire le torsioni dei nuovi scenari: la partecipazione politica diviene di massa; demonizzazione del nemico; l’idea di nazione curva in senso autoritario e nazionalista; lo spazio politico si sposta nelle piazze dove trionfano retorica e personalismo

La nascita della rappresentanza sindacale 1881 -1914 ESTRANEITÀ E LEGITTIMAZIONE

La nascita della rappresentanza sindacale 1881 -1914 ESTRANEITÀ E LEGITTIMAZIONE

1880 -1891. Gli anni dell’estraneità �Scenario: la questione unitaria e costruzione dello Stato la

1880 -1891. Gli anni dell’estraneità �Scenario: la questione unitaria e costruzione dello Stato la Destra e Sinistra storiche espressione della stessa classe dirigente crisi agraria degli anni 80 Crispi e la rivolta dei fasci siciliani la grande emigrazione la crisi di fine secolo il PSI e i nuovi equilibri sociali

1880 -1891 � Il movimento sindacale si diffonde dopo l’Unità nelle molte “Italie”. �

1880 -1891 � Il movimento sindacale si diffonde dopo l’Unità nelle molte “Italie”. � Il suo procedere risente di questa diversità che diverrà una caratteristica centrale in questa prima fase � Nelle sue prime forme di diffusione si riscontra una forte motivazione ideologica e di scontro fra la componente anarchica e quella socialista � La base di riferimento in questo periodo sono gli artigiani del centro e del nord, ma tende ad accavallarsi e confondersi con i primi nuclei del proletariato industriale (Tessili) settentrionale e con quelle categorie più combattive (Edili)

1880 -1891 � Negli anni ’ 70 dell’ 800 si verificano i primi scioperi

1880 -1891 � Negli anni ’ 70 dell’ 800 si verificano i primi scioperi ma in un contesto organizzativo decisamente proto-sindacale � Interpretazione di questo processo: la rete mutualistica, delle associazioni e del cooperativismo non consente una linea interpretativa unica del processo di formazione, in quanto troppo condizionato dal contesto socio-economico nel quale si sviluppa � Il salto di qualità si avrà con la differenziazione netta tra il generale movimento associativo e il movimento delle leghe operaie � Con questo passaggio ( anni 80) termina il proto-sindacalismo

1880 -1891 � In termini fattuali le rivendicazioni ed i risultati che si ottengono

1880 -1891 � In termini fattuali le rivendicazioni ed i risultati che si ottengono (specie sui salari) perdono i contorni del mutualismo e, della reciproca assistenza e del paternalismo, per assumere come centrali le questioni salariali, le lotte contrattuali, le lotte rivendicative. � A fine secolo si delinea stabilmente un’istituzione sindacale che prende a diffondersi a macchia di leopardo, rimanendo ancorata a quelle tante differenziazioni locali e geografiche contraddistinguono l’Italia. � In sintesi il punto discriminante è la “conflittualità”

1900 -1910: dall’estraneità alla legittimazione � La nascita del POI nel 1882 pone il

1900 -1910: dall’estraneità alla legittimazione � La nascita del POI nel 1882 pone il problema del rapporto fra rivendicazione/sciopero e organizzazione, nell’alveo dell’associazionismo sindacale del lavoratori, inteso pregiudizialmente come luogo all’interno del quale giungere alla definizione degli interessi dei lavoratori stessi. � In questo passaggio risiede la maggior solidità e omogeneità dell’organizzazione sindacale rispetto a quella partitica. � Si sanziona così la separazione di classe e la fine del paternalismo ottocentesco. � La risposta dello Stato e dei settori economici è duplice: Dapprima (1880 -1899): repressione e contenimento Dopo (1900 -1910): ricerca di un’intesa sul piano del riformismo ma del mantenimento delle gerarchie di classe

Le forme organizzative del modello sindacale italiano �La Lega (forma organizzativa di I^ livello)

Le forme organizzative del modello sindacale italiano �La Lega (forma organizzativa di I^ livello) �La Camera del Lavoro (forma organizzativa di II^ livello) �La Federazione di categoria (forma organizzativa di II^ livello) �La Confederazione Generale (forma organizzativa di III ^ livello)

1900 -1910 – Le leghe � Sono forme organizzative di primo grado che nascono

1900 -1910 – Le leghe � Sono forme organizzative di primo grado che nascono territorialmente negli ultimi venti anni dell’ 800 � Al loro interno, dal mutualismo, si definisce il conflitto ed i suoi contorni sindacali � Hanno il limite di svilupparsi in un quadro economico che non aveva come esclusivo punto di riferimento la fabbrica � Deriva da ciò una diversificata diffusione e caratteristiche fortemente legate al contesto lavorativo (dai tipografi agli edili) � Il progressivo affermarsi della meccanizzazione modifica il quadro

1900 -1910 – Le leghe � Negli ultimi decenni del XIX secolo, con la

1900 -1910 – Le leghe � Negli ultimi decenni del XIX secolo, con la crescita del proletariato industriale e il diffondersi delle idee socialiste nacquero le leghe di resistenza. � Le leghe erano espressione dei soli lavoratori e avevano un programma politico e rivendicativo che si contrapponeva agli interessi dei datori di lavoro. La principale novità introdotta da queste formazioni di classe fu lo strumento rivendicativo dello sciopero, ovvero l'astensione dal lavoro contro il 'padrone' per rivendicare aumenti di salario e diritti e per denunciare lo sfruttamento. � � Nell'Ottocento, infatti, le paghe erano basse, gli orari di lavoro lunghi, gli incidenti mortali frequenti e la disoccupazione molto alta. � Sull'onda degli scioperi nacquero molte delle leghe di mestiere tra le quali la lega dei muratori e la lega dei metallurgici, sorte a Milano alla fine degli anni Novanta dell'Ottocento.

Le Camere del Lavoro �Organizzazione italiana a base territoriale (modello originario francese), che raggruppa

Le Camere del Lavoro �Organizzazione italiana a base territoriale (modello originario francese), che raggruppa gli iscritti ai vari sindacati professionali in un determinato territorio. �La prima nasce a Piacenza nel 1891 subito seguita da quella più famosa di Milano per opera di Osvaldo Gnocchi Viani. �Ebbero inizialmente scopi puramente economici; persero quindi d’importanza di fronte alle leghe operaie mano che il fine della lotta di classe andò innestandosi sugli obiettivi originari.

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le prime sono i

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le prime sono i nuclei originari della diffusione territoriale del sindacalismo � La Camera del Lavoro di Milano è, assieme a quella di Piacenza, la prima struttura territoriale d’Italia; fu fondata nel 1891, sulla scorta dell’esperienza francese delle Bourse de travail, e divenne un modello di riferimento per le Camere del lavoro che andavano diffondendosi lungo la penisola (Gnocchi Viani) � Le Cd. L tesero a includere nello stesso spazio fisico le Leghe pur mantenendo competenze tendenzialmente differenti (territoriali e di mestiere)

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le Federazioni di mestiere

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le Federazioni di mestiere – attraverso le quali avviene il passaggio ad un vero e proprio modello sindacale – si formano in tempi diversi ma lungo l’asse del progressivo incontro fra le singole Leghe dello stesso mestiere � In taluni casi (edili, tipografi, metallurgici) assumono una caratteristica corporativa � Con la nascita e lo sviluppo delle istituzioni sindacali di secondo grado si avvia la fase di legittimazione dell’organizzazione sindacale (Italia giolittiana)

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le Camere del Lavoro

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni � Le Camere del Lavoro e le Federazioni sono forme organizzative di secondo grado � Le prime sono i nuclei originari della diffusione territoriale del sindacalismo � La Camera del Lavoro di Milano è, assieme a quella di Piacenza, la prima struttura territoriale d’Italia; fu fondata nel 1891, sulla scorta dell’esperienza francese delle Bourse de travail, e divenne un modello di riferimento per le Camere del lavoro che andavano diffondendosi lungo la penisola (Gnocchi Viani) � Le Cd. L tesero a includere nello stesso spazio fisico le Leghe pur mantenendo competenze tendenzialmente differenti (territoriali e di mestiere)

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni �Le Federazioni di mestiere –

1900 -1910 - Le Cd. L e le Federazioni �Le Federazioni di mestiere – attraverso le quali avviene il passaggio ad un vero e proprio modello sindacale – si formano in tempi diversi ma lungo l’asse del progressivo incontro fra le singole Leghe dello stesso mestiere �In taluni casi (edili, tipografi, metallurgici) assumono una caratteristica corporativa �Con la nascita e lo sviluppo delle istituzioni sindacali di secondo grado si avvia la fase di legittimazione dell’organizzazione sindacale (Italia giolittiana)

Gli anni della legittimazione � Con la svolta di Giolitti (politica delle mezze ali,

Gli anni della legittimazione � Con la svolta di Giolitti (politica delle mezze ali, del riformismo/conservatorismo, espressione della classe dirigente liberale, sciopero economico/sciopero politico, ciclo economico positivo, crisi del 1907, tendenze nazionaliste della borghesia imprenditoriale, consenso degli agrari e latifondisti) si produce contestualmente una stabilizzazione delle Cd. L ed una espansione delle forme organizzative federali (a edili e tipografi si aggiungono i ferrovieri, i trasporti, i metallurgici) � Questo duplice processo spinge verso un primo tentativo di coordinamento nazionale (il Segretariato Generale della Resistenza, 1902, con a capo Rinaldo Rigola poi primo segretario generale della Cgdl che dirige dal 1906 al 1918. Esponente principale del riformismo sindacale italiano, entra spesso in contrasto sia con il Partito, in particolare con la dirigenza massimalista, arrivando a ipotizzare la nascita di un “Partito del Lavoro” - con le componenti del sindacalismo rivoluzionario, riunite nell’Usi anarchica - di area riformista)

Gli anni della legittimazione � Il fallimento del Segretariato non fermerà il processo che

Gli anni della legittimazione � Il fallimento del Segretariato non fermerà il processo che nel 1906 porterà alla nascita della CGd. L � Sarà il tetto del percorso formativo e del modello sindacale italiano, potendosi basare su un lungo processo di definizione ma anche su una pluralità di centri di rappresentanza e aggregazione (riunisce Cd. L, Leghe e Federazioni in una forma confederale – caratteristica del sindacalismo italiano in generale) � Porrà subito una questione centrale nella storia del lavoro, del sindacalismo ma anche dell’Italia contemporanea, quella della correlazione esistente fra il principio contrattuale ed il rapporto fra Stato e sindacato � Importanza del ruolo, incanalato fra legittimazione a far politica e ruolo proprio della rappresentanza sindacale federale, territoriale e nazionale

Gli anni della legittimazione � Con la costituzione della Cgd. L abbiamo così tre

Gli anni della legittimazione � Con la costituzione della Cgd. L abbiamo così tre livelli: Le Leghe: in generale rivolte ai conflitti ed alla definizione delle prime piattaforme rivendicative Le Cd. L e Federazioni: con funzioni di coordinamento e di omogeneizzazione contrattuale per area geografica e per categoria (più tardi per settore produttivo che da una parte stimola forme corporative, ma dall’altra si somma al principio tutto politico del diritto alla rappresentanza economica – elemento di derivazione sindacalista rivoluzionaria) La Cgd. L: con funzioni di organismo generale di rappresentanza degli interessi del mondo del lavoro, che si dota di una piattaforma programmatica e politica (elemento accentuato dalla politica giolittiana)