naturalismo Sotto il termine naturalismo si classificano tutte

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naturalismo • Sotto il termine “naturalismo” si classificano tutte quelle filosofie che non riconoscono

naturalismo • Sotto il termine “naturalismo” si classificano tutte quelle filosofie che non riconoscono l’esistenza di nessun’altra realtà se non quella naturale. • Esistono differenti tipi di naturalismo a seconda del significato attribuito alla natura stessa, ma è comune a tutti un monismo metafisico che esclude altre forme di realtà accanto a quella che, secondo le diverse accezioni, viene intesa come naturale. • Storicamente due sono le dottrine naturalistiche presenti nell’antichità: il materialismo meccanicistico degli atomisti e il panteismo vitalistico degli stoici.

naturalismo contemporaneo • naturalismo ontologico: la scienza è misura di tutte le cose. L’arredo

naturalismo contemporaneo • naturalismo ontologico: la scienza è misura di tutte le cose. L’arredo ontologico del mondo è determinato dalla scienza. • naturalismo concettuale: una teoria è naturalistica se tutti i suoi termini sono analizzabili in termini di un certo vocabolario (può essere quello della fisica o di altre scienze come la biologia) • naturalismo metodologico: a) la filosofia non ha un ruolo fondativo rispetto alle scienze; b) la filosofia non ha uno statuto privilegiato rispetto alle scienze, ma è continua con esse, c) i risultati della ricerca scientifica sono indispensabili per la ricerca filosofica. • Marconi, Naturalismo e naturalizzazione, 1999.

3. 1 il naturalismo e le sue forme • una visione teologica delle origini

3. 1 il naturalismo e le sue forme • una visione teologica delle origini umane, dove la parola è oggetto di rivelazione e appare garantita la congruità, la specialità del nome rispetto alla cosa nominata. • si descrive la nascita del linguaggio come uno sviluppo spontaneo di potenzialità umane naturali contrapposto al modello teologico. • (più recente) si sottolinea l’importanza preponderante dei fattori filogenetici e delle componenti biologiche nell’apprendimento uso delle lingue. un fenomeno viene naturalizzato se c’è un ragionamento plausibile che lo ricostruisce come risultato dell’evoluzione, è possibile mostrarne il valore adattivo.

NATURA E CONVENZIONE • L’alternativa tra natura e convenzione, tra istinto e apprendimento non

NATURA E CONVENZIONE • L’alternativa tra natura e convenzione, tra istinto e apprendimento non si pone in maniera dilemmatica. • La distinzione tra l’anti-innatismo radicale della tradizione empirista (per cui la parola sarebbe iscritta dall’esperienza su una mente rappresentata come tabula rasa) • e l’innatismo radicale della tradizione razionalista ( che rivendica il merito di aver spiegato la complessità del linguaggio e la sua universalità sulla base di un “istinto”) • è dovuto a uno stereotipo storiografico.

Dante Alighieri: una teoria del volgare La varietà delle lingue è spiegata da Dante

Dante Alighieri: una teoria del volgare La varietà delle lingue è spiegata da Dante dalla maledizione babelica. Babele non è solo un facile principio di spiegazione empirica, ma piuttosto è assunta come discrimine tra la storia sacra e la storia profana, un evento a partire dal quale la spiegazione empirica dei fatti umani diventa plausibile e legittima. Dante assume una lingua comune da cui si sarebbero sviluppate tre gruppi principali: le lingue germaniche, il greco e le lingue romanze.

il volgare illustre Il problema centrale dello scritto è ricavare una lingua comune “il

il volgare illustre Il problema centrale dello scritto è ricavare una lingua comune “il volgare illustre”sovra-regionale e destinato alla comunicazione scientifica e letteraria. Questo non può essere il toscano, nonostante la riconosciuta superiorità della lingua del si sulle altre lingue romanze. Il volgare illustre deve essere consacrato dall’uso della corte e dell’amministrazione, in altri termini la lingua non può costituirsi se non in rapporto con il potere politico centralizzato. Il volgare non si identifica in nessun dialetto anche se è potenzialmente presente in tutti.

lingua e unità nazionale Egli ritiene che nessuno dialetto possa aspirare a diventare il

lingua e unità nazionale Egli ritiene che nessuno dialetto possa aspirare a diventare il linguaggio eletto, comune a tutti i letterati italiani; lo stesso toscano non era che turpiloquium, e "infroniti" (dissennati) coloro che, solo perché ne erano parlanti, lo ritenevano il dialetto migliore. La lingua nazionale si sarebbe potuta facilmente avere in Italia -secondo Dante- se ci fosse stata l'unificazione nazionale: in questo caso, alla corte del sovrano si sarebbero riuniti gli ingegni migliori di tutta la nazione, e dal loro contatto quotidiano sarebbe nata una lingua che, senza identificarsi con un dialetto particolare, avrebbe contenuto il meglio di tutti. Non essendo politicamente possibile l'unità, il volgare illustre si riduceva ad essere una costruzione artificiale di scrittori, poeti, ecc. : una lingua scritta, non parlata o parlata solo in ambienti molto ristretti, da persone di rango elevate.

Processo di grammaticalizzazione Quando scrive Dante la sola lingua affine ai volgari che fosse

Processo di grammaticalizzazione Quando scrive Dante la sola lingua affine ai volgari che fosse stata oggetto di considerazione grammaticale era il provenzale. A partire dall’umanesimo ha inizio la produzione di grammatiche e lessici delle varie lingue destinata a intensificarsi nel Cinquecento dovuta alla sempre maggiore concorrenza dei volgari nei confronti del latino nella comunicazione artistica, scientifica e religiosa, soprattutto con la Riforma. L’acquisita coscienza della varietà linguistica non toglie la tendenza a postulare o ricercare l’unità originaria della lingua. In questa nostalgia per la lingua dell’Eden sono da ricercare le radici del comparativismo ottocentesco.

Origini del comparativismo Punti fermi della filologia tardo rinascimentale: -esistenza di una protolingua da

Origini del comparativismo Punti fermi della filologia tardo rinascimentale: -esistenza di una protolingua da cui sarebbero derivati i principali gruppi linguistici europei; -sviluppo delle lingue in dialetti e di questi in lingue indipendenti; -indicazione dei criteri per accertare la derivazione di una parola da una lingua all’altra; -la parentela delle lingue si accerta confrontando le strutture grammaticali; -la validità di una etimologia deve essere confermata da regolarità fonetiche; -esistenza di una lingua adamica diversa da tutte le lingue storiche e madre di queste. In questo senso i testi sacri vanno interpretati e valutati storicamente. Spinoza sostiene che il testo sacro va sottoposto ad analisi esegetica come ogni altro testo.

l’indoeuropeo Nelle filologia del tardo medioevo fino ai primi dell’Ottocento ha un peso non

l’indoeuropeo Nelle filologia del tardo medioevo fino ai primi dell’Ottocento ha un peso non secondario la tradizione teolinguistica che induceva a considerare l’ebraico la lingua madre e cercare nella comparazione linguistica conferme al paradigma biblico. Il primato dell’ebraico viene messo in dubbio a metà del seicento quando comincia a farsi strada l’ipotesi scitica: l’idea di una comune origine delle lingue poi dette indo-europee dalle regioni a nord del Mar Nero (Scizia) e della loro separatezza dall’ebraico.

Leibniz linguista: origine delle parole Un filosofo in cui tutti questi fili si raccolgono

Leibniz linguista: origine delle parole Un filosofo in cui tutti questi fili si raccolgono è Leibniz: il sogno della costruzione di una lingua artificiale si accompagna infatti a interessi storico comparativi riguardanti l’origine delle lingue. Un primo punto fondamentale nella filosofia linguistica leibniziana è la limitazione alla arbitrarietà dei segni. I segni nelle lingue naturali sono causati e quindi motivati: la corrispondenza fra suoni e moti dell’animo, che si manifesta nell’onomatopea, è quella più frequentemente citata. Questo fondamento iconico delle parole non lo porta però a condividere le posizioni estremiste di Cratilo. Le lingue non nascono ex instituto per impulso naturale degli uomini che “adattano i suoni alle affezioni dell’animo”. Anche la lingua adamica sorse in questo modo. Il tempo e l’uso trasformano i significati delle parole rendendole irriconoscibili.

Leibniz linguista: origine delle parole Se quindi l’origine naturale della parola limita l’arbitrarietà, un

Leibniz linguista: origine delle parole Se quindi l’origine naturale della parola limita l’arbitrarietà, un secondo vincolo la esclude del tutto. Questo secondo principio, di natura sintattica, consiste nel rapporto, anch’esso naturale, che sussiste fra l’organizzazione dei segni e l’organizzazione delle cose: “Sebbene i caratteri siano arbitrari nondimeno il loro uso e la loro connessione hanno alcunché di non arbitrario, vale a dire qualche proporzione tra caratteri e cose. E questa proporzione o relazione è il fondamento della verità” (133). Questa relazione o proporzione tra disposizione delle parole e ordine delle cose che sta alla base del linguaggio naturale costituisce anche la legittimità della lingua logica.

Leibniz: la logica Le tematiche logiche principali del pensiero leibniziano sono i seguenti: 1)

Leibniz: la logica Le tematiche logiche principali del pensiero leibniziano sono i seguenti: 1) l’idea che sia possibile determinare una classe di termini semplici dai quali ottenere per combinazione i termini complessi, cioè la costituzione di una sorta di alfabeto dei pensieri umani. 2) La concezione di una lingua characteristica di una ideografia logica, e di un calculus ratiocinator, ossia di un calcolo logico ad essa associato. In sostanza deve essere possibile isolare una classe di costituenti ultimi, di concetti primitivi, che tramite le loro combinazioni si possano ottenere tutte le proposizioni complesse. Ogni numero è scomponibile nei suoi fattori primi ed è ottenibile come prodotto di questi fattori. Per fare questo è necessaria una characteristica universalis, ossia una lingua che stabilisca una corrispondenza biunivoca fra segni e idee semplici. In modo tale che l’espressione delle idee complesse sia raffigurata la relazione delle idee semplici componenti. A questa characteristica doveva associarsi un calculus ratiocinator ovvero regole formali per la derivazione di nuove espressioni da quelle date.

mistica del verbo • Ogni dottrina mistica esige sia l’individuazione e la descrizione delle

mistica del verbo • Ogni dottrina mistica esige sia l’individuazione e la descrizione delle tappe dell’ascesa a Dio, sia formulazioni adeguate ad esprimere l’esperienza del divino nel suo progressivo disvelarsi. • Entrambe le questioni sono tematizzate nel De mystica theologia di Dionigi Areopagita. Quest’opera, punto di riferimento della mistica medievale, ha per oggetto non solo l’ascesa dell’anima a Dio, ma anche la questione della dicibilità di Dio e dei suoi attributi. Il problema dell’ineffabilità di Dio.

Leibniz: conclusioni Gli scritti di Leibniz sono una enciclopedia del saper linguistico del tempo

Leibniz: conclusioni Gli scritti di Leibniz sono una enciclopedia del saper linguistico del tempo e si trovano due temi del dibattito linguistico del tempo: sono il progetto riguardanti la formulazione di una lingua artificiale e la cosiddetta mistica del Verbo, ovvero lo studio dell’universo simbolico condotta dal Mistico Boehme (per il quale l’universo era la rivelazione, l’esplicazione dell’essenza divina). Le due istanze non erano così divergenti: nei progetti di lingua artificiale vi era sia la motivazione pratica di una lingua scientifica, priva di ambiguità, adatta agli scienziati per superare la frammentazione linguistica indotta dall’avvento dei volgari, sia il desiderio di convertire gli infedeli e, più tardi, il desiderio di superare la frammentarietà dei credenti prodotta dalle guerre di religione. La ricerca mistica sulle radici dell’universo simbolico non era in conflitto con l’idea della natura inteso come linguaggio divino. Quando si parla di lingua universale nel Sei-Settecento si intendono due tipi di costruzione diverse: Una è la characteristica universalis, sistema di scrittura i cui caratteri denotino direttamente le cose (come si credeva facesse il cinese). Il secondo era la costruzione di una lingua filosofica o lingua universale.

Lingua universale: Bacone e Cartesio Per Francis Bacon la costruzione di una lingua universale

Lingua universale: Bacone e Cartesio Per Francis Bacon la costruzione di una lingua universale era presentata come rimedio all’inaffidabilità della lingua naturale, il modo migliore per combattere gli idola fori, le false immagini delle cose che apprendiamo con la lingua. Dietro i progetti di lingua universale vi era sia l’esigenza rinascimentale di sistematizzare la conoscenza umana, sia l’eredita delle arti della memoria rivolte al facile apprendimento e memorizzazione del sapere, sia l’avanzamento del sapere e infine anche esigenze di ordine pedagogico e religioso. Sull’argomento Cartesio si espresse in maniera molto cauta: finché non è stata edificata una vera filosofia che consenta di ordinare e numerare tutte le nozioni che compongono la conoscenza si può al limite ottenere una nomenclatura poliglotta che difficilmente diventerà una lingua.

5. 2 filosofia della storia filosofia della lingua Le diverse forme della mistica del

5. 2 filosofia della storia filosofia della lingua Le diverse forme della mistica del verbo condividono l’idea che l’arbitrarietà del segno sia un effetto dell’oblio della lingua originaria, la cui struttura si identificava senza mediazioni con la struttura del pensiero e in cui vigeva una totale aderenza tra le parole e le cose. La lingua originaria veniva ipostatizzata qui come un’entità metastorica. Nel Cinque e Seicento il giusnaturalismo (la discussione sui diritti naturali, inalienabili, che dovevano stare alla base del contratto tra il sovrano e i sudditi) aveva creato un interesse nuovo per la forme di vita pre-istituzionali e dunque per lo stato di natura, per la ricostruzione dello stato nascente delle istituzioni.

Giambattista Vico • Il caso più interessante d’intersezione teoria giuridica teoria della lingua è

Giambattista Vico • Il caso più interessante d’intersezione teoria giuridica teoria della lingua è la Scienza Nova di Vico. • (1708) De nostri temporis studiorum ratione. Contro Cartesio e una scienza matematizzante difende i diritti della fantasia e della memoria, i valore della retorica e dell’eloquenza. All’interno dell’opzione per lo sperimentalismo e in polemica con il razionalismo delinea quel criterio di verità per il quale si può conoscere con verità soltanto ciò di cui si è autori: “verum ipsum factum”.

(1725) Principi di una scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni • La “scienza

(1725) Principi di una scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni • La “scienza nuova” è la scienza della storia umana, della cui possibilità è garante il principio dell’identità del vero col fatto: poiché del mondo umano, fatto di istituzioni (linguaggio, miti, leggi), è certamente autore l’uomo, anche se assistito dal concorso divino, di esso all’uomo è possibile anche la conoscenza. Nella Scienza nuova Vico riconosce come oggetto proprio della conoscenza umana il mondo della storia. Nel mondo della storia l’uomo non è sostanza fisica o metafisica, ma prodotto e creazione della propria storia, sicché questo è il mondo umano per eccellenza, quello che certamente è stato fatto dagli uomini e di cui si possono cercare i principi nell’uomo stesso.

le tre età Vico proietta uno schema tratto dalla psicologia individuale sulla storia delle

le tre età Vico proietta uno schema tratto dalla psicologia individuale sulla storia delle nazioni in cui l’umanità si è storicamente articolata: “gli uomini prima sentono senz’avvertire, dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura” La storia profana ha inizio con il diluvio universale da cui origina l’età degli dei, epoca dominata da uomini sprovvisti di raziocinio e dominati dai sensi e dalla fantasia, che possiede una sapienza poetica fondata sulla personificazione delle forze naturali. Segue l’età degli eroi, una fase di regimi patriarcali e del potere aristocratico. Infine l’età degli umani con l’avvento della ragione e delle repubbliche.

evoluzione del linguaggio Il linguaggio passa dall’espressione muta fatta di gesti e rappresentazioni emblematiche

evoluzione del linguaggio Il linguaggio passa dall’espressione muta fatta di gesti e rappresentazioni emblematiche alla fase delle procedure simboliche proprie della mentalità primitiva, fino a quella del linguaggio ormai emancipato dalla sacralità delle formule e capace di esprimere astrazioni come si conviene “ ai tempi delle umane idee tutte spiegate”, quando gli umani si riconoscono “tutti uguali in ragionevol natura”. L’origine del linguaggio è un problema interno a quello della genesi delle istituzioni, le fasi della sua trasformazione coincidono con le fase della transizione istituzionale, secondo un cammino che porta alla progressiva separazione di mito e logo, di favola e discorso razionale. Trasformazione del diritto di proprietà. Come tra diritto naturale e positivo c’è per Vico continuità accertabile (come per tutti i sostenitori del diritto naturale) così anche nelle lingue convenzionali sussiste un elemento naturale. L’originario nucleo poetico ed eroico continua a operare al loro interno come rivelato dall’etimologia.

la metafora Nelle lingue delle prime nazioni, la povertà del parlare, l’incapacità di astrarre

la metafora Nelle lingue delle prime nazioni, la povertà del parlare, l’incapacità di astrarre stimolano la fantasia a registrare l’analogia tra cose distanti, a cogliere i tratti immediatamente caratterizzanti dell’oggetto e dare forma a universali fantastici sulla base di quei tratti; i primitivi hanno una mente cortissima si fermano a un solo aspetto delle cose il più rilevante e sensibile dell’oggetto definito. In questa fase la fantasia ha un’evidente funzione gnoseologica: l’universale fantastico isola una qualità dell’oggetto assumendola come tipo. Nell’età eroica, le sostanze naturali non sono più identificate con le figure degli dei, ma la generalizzazione fantastica è ancora alla base della denominazione. L’attività metaforizzante diventa principio permanente della produzione linguistica. Non c’è lingua che non incontri “la dura necessita di spiegare le cose spirituali per rapporto alle cose de’ corpi”.

mente e corpo Una teoria della lingua coerente con la filosofia vichiana e la

mente e corpo Una teoria della lingua coerente con la filosofia vichiana e la sua tensione tra il disegno provvidenziale di fondazione di un primato della mente pura e le istanze continuamente risorgenti della corporeità e dell’empiria. Questa tensione spinge Vico a teorizzare la perenne insufficienza del pensiero, la debolezza di una mente infetta dalla corporeità e a vedere nel linguaggio un continuo adattamento dell’espressione che deve rendere conto di un pensiero che si va formando.

5. 3 le mutazioni del trivio Con trivio e quadrivio si indicavano nel Medio

5. 3 le mutazioni del trivio Con trivio e quadrivio si indicavano nel Medio Evo le discipline che costituivano il curriculum di studio propedeutico allo studio della teologia e filosofia. Le discipline che comprendevano il quadrivio erano l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica Invece con le materie del trivio erano la retorica, la dialettica e la grammatica.

modisti • modisti o grammatici speculativi sono gli esponenti di un indirizzo di filosofia

modisti • modisti o grammatici speculativi sono gli esponenti di un indirizzo di filosofia del linguaggio (secc. XIII-XIV) che cercava di dare una giustificazione logica delle regole grammaticali e di mostrare la perfetta corrispondenza tra le parti del discorso (modi significandi), le categorie logiche (modi intelligendi) e le strutture della realtà (modi essendi) così da giungere a una grammatica universale comune a tutte le lingue. • Iniziatore del movimento era stato nel XII secolo Pietro d’Elia; principali modisti furono Ruggero Bacone, Martino di Dacia, Boezio di Dacia …

grammaire di Port-Royal • la Grammaire générale et raisonnée (1660) è una teoria delle

grammaire di Port-Royal • la Grammaire générale et raisonnée (1660) è una teoria delle parti del discorso con un capitolo dedicato alla fonetica. • Essa si occuperà delle “ragioni di ciò che è comune a tutte le lingue e delle principali differenze che vi si riscontrano”. le differenze sono in genere imputate al’uso della lingua. • Rispetto alle grammatiche tradizionali viene rescisso il legame tra ordine ontologico e ordine psicologico linguistico (modi essendi e modi intelligendi) rimane solo la relazioni tra strutture mentali e strutture linguistiche. • “per comprendere i fondamenti della grammatica occorre conoscere quello che avviene nella nostra mente”

La “logique de Port Royal” 1662 La differenza tra la logica tradizionale e quella

La “logique de Port Royal” 1662 La differenza tra la logica tradizionale e quella di Port Royal sta nell’oggetto considerato. La logica tradizionale aveva come oggetto i termini o i segni, cioè le parole con i loro significati e i rapporti tra questi significati. La logica di Port Royal ha per oggetto le operazioni dello spirito in quanto pensiero cioè nell’attività conoscitiva o teoretica. La Logica di Port-Royal intendeva denunciare l’inefficacia dei metodi sillogistici dal punto di vista di una epistemologia che intendeva privilegiare la scoperta sulla sistemazione della conoscenza, l’intuizione della verità sulla deduzione.

LE OPERAZIONI DELLO SPIRITO Le operazioni dello spirito sono quattro. Concepire che consiste nell’intuizione

LE OPERAZIONI DELLO SPIRITO Le operazioni dello spirito sono quattro. Concepire che consiste nell’intuizione delle cose che si presentano allo spirito e dà luogo all’idea. Introduce la distinzione tra comprensione/intensione e estensione di un’idea. Giudicare che consiste nell’unire o disunire le idee a seconda che convengano o meno tra loro. Analisi dei diversi tipi di enunciati. Ragionare che consiste nel formare un giudizio a partire da altri giudizi. Ordinare ossia nel disporre i diversi giudizi secondo un metodo,

Ordinare ossia nel disporre i diversi giudizi secondo un metodo compendiato nelle seguenti regole:

Ordinare ossia nel disporre i diversi giudizi secondo un metodo compendiato nelle seguenti regole: “ 1) non lasciare senza definizione nessun termine un po’ oscuro ed equivoco; 2) non impiegare nelle definizioni che termini perfettamente noti o già spiegati; 3) non assumere come assiomi che cose perfettamente evidenti; 4) assumere come evidente solo ciò che non ha bisogno che di un po’ di attenzione; 5) provare tutte le proposizioni un po’ oscure non impiegando nella loro dimostrazione che definizioni precedenti e assiomi accordati, oppure proposizioni già dimostrate; 6) non abusare mai della equivocità dei termini, trascurando di sostituire mentalmente le definizioni che li restringono o li spiegano; 7) trattare le cose, nella misura in cui ciò è possibile, nel loro ordine naturale, a cominciare dalle più generali e dalle più semplici, e spiegando tutto ciò che appartiene alla natura del genere prima di passare alle specie particolari; 8) dividere, nella misura del possibile, ogni genere in tutte le specie, ogni tutto in tutte le sue parti e ogni difficoltà in tutti i suoi casi. ”

carattere mentalistico della logica Carattere mentalistico della logica: le operazioni della logica sono attività

carattere mentalistico della logica Carattere mentalistico della logica: le operazioni della logica sono attività di uno spirito pensante. Lo spirito quindi come attività che unisce e divide, soprattuto unisce, ordinando secondo certi procedimenti o schemi. Un concetto di spirito che arriva sino a Kant.

5. 4 John Locke Essay on Human Understanding (1690) • Nella definizione di segno

5. 4 John Locke Essay on Human Understanding (1690) • Nella definizione di segno fornita da Locke sono inclusi non solo i segni linguistici, ma anche le rappresentazioni (idee) di oggetti, eventi o relazioni. • La categorizzazione mentale è un’attività semiotica. • Tutte le parole nascono come contrassegni di idee sensibili, anche quelle che paiono indicare nozioni lontani dai sensi hanno nel senso la loro origine: “spirito” viene da “alito”, “angelo” da “messaggero”. • L’origine metaforica del nome fornisce alle parole un originario fondamento iconico.

Termini generali • la maggior parte del lessico è composta da nomi generali. •

Termini generali • la maggior parte del lessico è composta da nomi generali. • Una lingua composta di soli nomi propri sarebbe ingestibile dal punto di vista mnemonico. • I nomi sono intelligibili perché generali, cioè sono intersoggettivi si riferiscono a collezioni che non sono necessariamente le stesse per tutti gli interlocutori. • La loro nascita si spiega osservano la funzione astrattiva dell’intelletto: coglie gli elementi comuni di idee semplici e formula così i termini generali che non esprimono l'essenza reale delle cose, che non si può conoscere, ma solo l'essenza nominale.

essenza nominale • L’essenza di una specie (o classe o sorta) di cose particolari

essenza nominale • L’essenza di una specie (o classe o sorta) di cose particolari è l’idea astratta, o essenza nominale, designata dal nome. • Si deve supporre sussista, nelle cose naturali, una costituzione reali delle parti da cui scaturiscono le qualità sensibili che ci servono per distinguerle e classificarle, ma è un essenza che non conosciamo e dunque non partecipa al processo di significazione. • Nel processo di significazioni sono coinvolti il nome, la cosa nominata e l’idea che funge da mediazione tra nome e cosa.

idee semplici e idee complesse • L’intervento dell’astrazione è minimo nelle idee semplici ch

idee semplici e idee complesse • L’intervento dell’astrazione è minimo nelle idee semplici ch si riferiscono immediatamente all’esperienza sensibile (una sensazione di calore, l’impressione di colore). • La libertà d’astrazione è massima invece nel caso delle idee complesse, soprattutto quelle che non hanno un referente oggettivo, un modello in natura (come nel caso dei termini morali o giuridici) Es. l’idea di resurrezione e l’idea di omicidio. • In questi casi quello che conta non è un modello naturale, una connessione reale tra le cose, ma una finalità pratica, che nasce dalle necessità della comunicazione dettata da fattori di costume, di tradizione, di abitudine. E questa la ragione per cui esistono parole che non hanno un corrispettivo in un’altra lingua e del continuo rinnovarsi delle lingue.

sui termini complessi • Questa mancanza di modelli vincolante nella costituzione di oggetti mentali,

sui termini complessi • Questa mancanza di modelli vincolante nella costituzione di oggetti mentali, vale sia pure in minor misura anche nel caso di oggetti esistenti in natura. • Termine “uomo”. • Queste variazioni non accadrebbero se le classi sulla cui base distinguiamo e nominiamo le cose non fossero opera dell’uomo, ma riproduzione di confini posti dalla natura. Nell’idea di un oggetto raccogliamo caratteristiche si suppongono presenti in natura ma quali e quante di queste caratteristiche è una scelta contingente. Cosa è oro cambia a seconda del parlante. • Il pensiero è dunque in parte determinato dal linguaggio, le lingue naturali ci inducono a pensare la realtà e a classificare le cose in certi modi invece che in altri.

linguistica illuminista • Gli esseri umani parlano tra loro come se le essenze nominali

linguistica illuminista • Gli esseri umani parlano tra loro come se le essenze nominali siano costanti e identiche nelle menti degli interlocutori, anche se in realtà variano da lingua e a volte da parlante. • Locke e la linguistica illuminista sono particolarmente sensibili al tema degli abusi e dei difetti della lingua: incertezza del riferimento, opacità dell’intensione, parole che hanno cambiato o perduto il significato. • Uso accorto del linguaggio.

termini generali o il problema degli universali Il realismo estremo, professato, fra gli altri,

termini generali o il problema degli universali Il realismo estremo, professato, fra gli altri, da Gugliemo di Champeaux (1070 -1122), afferma la realtà sostanziale dell'universale prima e separatamente da ciascun individuo, come idea perfetta o modello eterno nella mente divina. Ogni universale è presente interamente in ciascun individuo (per esempio: l'universale "umanità" rimane uno e identico in tutti gli individui, a cui si aggiungono in un secondo tempo qualità accidentali diverse in ogni singolo individuo). Il nominalismo estremo, solitamente attribuito a Roscellino di Compiègne (1050 -1120), sostiene non solo che nessun universale può esistere nelle cose, ma anche nessun universale esiste nella mente dell'uomo. L'universale si riduce così a flatus vocis, a una pura emissione di voce, senza alcun corrispettivo nella realtà. Il nominalismo moderato, o concettualismo, afferma la non esistenza dell'universale nelle cose, ma solo nella mente. Secondo Abelardo, gli universali sono dei segni mentali, dei sermones (discorsi, parole), ossia delle parole con significato. L'universale è un nome che designa l'immagine confusa estratta dal pensiero da una pluralità di individui di natura simile.

Locke e la mente opportunista • I contemporanei tendevano a interpretare la teoria lockiana

Locke e la mente opportunista • I contemporanei tendevano a interpretare la teoria lockiana come nominalista. L’inconoscibilità dell’essenza reale esclude la tesi realista. • I procedimenti di categorizzazione sono considerati solo dal punto di vista dei processi mentali e non dell’ontologia. La mente si comporta in maniera diversa nel caso degli oggetti naturali o in quello degli oggetti artificiali. • E’ concettualista quando classifica le sostanze (fa una ricognizione delle qualità e su questa base costruisce una classe i cui confini sono sempre incerti) • E’ una mente nominalista quando classifica enti pensabili, ma non empiricamente localizzabili.

 • le motivazioni del nominalismo lochiamo 1/2 la motivazioni è di natura etico-politica

• le motivazioni del nominalismo lochiamo 1/2 la motivazioni è di natura etico-politica e filosofica. • Nel ‘ 600 le discussioni sul diritto naturale e positivi avevano individuato due fonti di legittimazione del potere la natura (giusnaturalismo) e le istituzioni (contratto o patto). Nelle istituzioni, il linguaggio era apparso il criterio per eccellenza dei giudizi di valore. • Definire giusta un’azione significa risalire a quella norma positiva che stabilisce il significato di “giusto” e “ingiusto” • Il carattere delle leggi positive è quello di essere definizioni nominali, stipulazioni di significato. • Il nominalismo diventava il corrispettivo linguistico del contrattualismo.

le motivazioni del nominalismo lochiamo 2/2 • motivo epistemologico. Il problema della nuova fisica

le motivazioni del nominalismo lochiamo 2/2 • motivo epistemologico. Il problema della nuova fisica era quello di spiegare le qualità della materia senza fare riferimento a entità metafisiche. • Non le essenze reali rendono possibile il sapere, ma le essenze nominali. • “quello che oggi è erba domani è carne di pecora…”

la critica di Leibniz • Nouveax Essais sur l’entendement humain (scritti 1703/05, pubblicati nel

la critica di Leibniz • Nouveax Essais sur l’entendement humain (scritti 1703/05, pubblicati nel 176 • Distinzione tra idee e rappresentazioni mentali. Le prime (essenze, generi e specie) sono “possibilità indipendenti dal nostro pensiero”. • se nessuno avesse commesso un parricidio e nessun legislatore l’avesse previsto, la sua eventualità sarebbe tuttavia possibile “e la sua idea sarebbe reale. Poiché le idee sono in Dio da tutta l’eternità e sono anche in noi prima che vi pensiamo attualmente. ” • Le rappresentazioni mentali sono in noi in relazione ai nostri bisogni e conoscenze, tuttavia le idee guidano i processi umani di categorizzazione e ne sono le condizioni di possibilità