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L’I NTE RVENTO CON AN ZIANI AFFETTI DA DISAGI O

L’I NTE RVENTO CON AN ZIANI AFFETTI DA DISAGI O

La psicologia dell’età senile si va sempre più affermando come settore di studio che

La psicologia dell’età senile si va sempre più affermando come settore di studio che prende in esame non tanto le modificazioni delle singole funzioni quanto il funzionamento del singolo individuo nella sua globalità. La visone sistemica del disagio dell’anziano trova notevoli difficoltà ad affermarsi in quanto si tende tuttora a sottolineare e indagare gli aspetti psicopatologici e non quelli relazionali e psicosociologici, ossia a valutare come di pertinenza esclusivamente medico-farmacologica le sindrome organiche e a considerare quasi “impossibili” quelli psicoterapici.

Le manifestazioni psicopatologiche dell’anziano vanno dall’esperienza di confusione, di perdita di punti di riferimento

Le manifestazioni psicopatologiche dell’anziano vanno dall’esperienza di confusione, di perdita di punti di riferimento per difetti fisici, sensoriali, mnesici o di linguaggio, alla perdite relazionali e sociale (pensionamento, minor poter economico). Questo groviglio di fattori eterogenei (relazionali, personali, sociali) si intrecciano ai danni funzionali e organici, generando il disagio psichico.

IL RAPPORTO ANZIANO FAMIGLIA Numerose ricerche dimostrano che circa i ¾ degli eventi morbosi

IL RAPPORTO ANZIANO FAMIGLIA Numerose ricerche dimostrano che circa i ¾ degli eventi morbosi sono risolti senza il ricorso ai professionisti, nel contesto informale della famiglia nucleare e/o allargata. Le ricerche sui processi di ospedalizzazione degli anziani dimostrano come in molti casi la mancanza di una rete di supporto per l’assistenza quotidiana determini un aumento o comunque un’accelerazione dei processi di istituzionalizzazione. Offrire al nucleo strategie adattive per superare e far fronte alle fasi del ciclo di vita, è il primo livello di un sistema di organizzazione dei servizi.

LA DEPRESSIONE La depressione maggiore, detta anche depressione endogena o depressione unipolare, è un

LA DEPRESSIONE La depressione maggiore, detta anche depressione endogena o depressione unipolare, è un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi come: profonda tristezza, calo della spinta vitale, perdita di interesse verso le normali attività, pensieri negativi e pessimistici. E’ un disturbo molto frequente e diffuso e la sua incidenza è in aumento. L’organizzazione mondiale della sanità (WHO) valuta la depressione maggiore come uno dei disturbi più invalidanti al mondo con un costo sociale elevatissimo. Il disturbo depressivo maggiore è stato inserito nel 1980 all’interno del DSM-III, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali che oggi è alla sua quinta edizione (DSM-5).

La depressione maggiore è un disturbo psichiatrico che colpisce più frequentemente le donne rispetto

La depressione maggiore è un disturbo psichiatrico che colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini (con un rapporto di circa 2: 1) ed è caratterizzata da calo importante del tono dell’umore, pensieri negativi e pessimistici, sintomi comportamentali e peggioramento del funzionamento generale della persona. La depressione maggiore è un disturbo psichiatrico che coinvolge sia la sfera affettiva che quella cognitiva. Il paziente depresso infatti permane in uno stato di profonda tristezza, disperazione e apatia per tutto il giorno, continue rimuginazioni, cali dell’attenzione e pensieri negativi su di sé, sul proprio futuro e il contesto sociale che lo circonda.

SINTOMI DELLA DEPRESSIONE MAGGIORE I sintomi della depressione maggiore sono vari, molteplici e possono

SINTOMI DELLA DEPRESSIONE MAGGIORE I sintomi della depressione maggiore sono vari, molteplici e possono presentarsi in modo anche molto diverso tra loro. In linea generale gli aspetti tipici di questo disturbo sono l’umore deflesso (tristezza profonda) e la perdita di interesse verso le normali attività quotidiane. I sintomi della depressione maggiore li possiamo dividere in quattro aree: sintomi affettivi, cognitivi, comportamentali e corporei.

SINTOMI AFFETTIVI DELLA DEPRESSIONE Tra i sintomi affettivi, quello centrale nella depressione maggiore è

SINTOMI AFFETTIVI DELLA DEPRESSIONE Tra i sintomi affettivi, quello centrale nella depressione maggiore è la tristezza profonda, presente quasi sempre nell’arco della giornata e insensibile ad eventuali eventi positivi. La tristezza patologica è diversa rispetto alla comune tristezza. La tristezza non patologica infatti è situazionale, legata ad alcuni momenti, e non pervade l’intera vita dell’individuo. Chi soffre di depressione maggiore invece lamenta una tristezza profonda quotidiana che non si modifica nemmeno a fronte di eventi piacevoli e gioiosi. Altri sintomi affettivi della depressione sono: Angoscia, Senso di colpa, Sensazione di vuoto interiore, Disperazione per se stessi e per il proprio futuro, Perdita dell’interesse per le attività quotidiane, Ansia, Indecisione cronica, Sentimento dell’assenza di sentimento (si pensa di non provare più amore per i propri cari).

SINTOMI COGNITIVI DELLA DEPRESSIONE I sintomi cognitivi riguardano da una parte il contenuto dei

SINTOMI COGNITIVI DELLA DEPRESSIONE I sintomi cognitivi riguardano da una parte il contenuto dei pensieri, dall’altra le funzioni esecutive. Il contenuto dei pensieri di un paziente con depressione maggiore è contraddistinto da una negatività pervasiva. I pazienti depressi tendono ad avere una scarsa opinione di sé stessi (bassa autostima) e delle proprie capacità; inoltre mostrano aspettative e pensieri negativi nei confronti degli altri e delle persone che lo circondano e aspettative negative relative al proprio futuro. In genere il contenuto negativo dei pensieri peggiora con il peggiorare del disturbo depressivo maggiore, fino ad arrivare, in casi molto gravi, alla presenza di ideazioni deliranti (deliri di inguaribilità, di colpa, di rovina etc. ) oppure a ideazioni suicidarie.

SINTOMI COGNITIVI DELLA DEPRESSIONE Inoltre chi è affetto da depressione maggiore può percepire o

SINTOMI COGNITIVI DELLA DEPRESSIONE Inoltre chi è affetto da depressione maggiore può percepire o lamentare problemi cognitivi. Chi soffre di depressione infatti tende ad essere molto concentrato sul proprio mondo interno; isolamento sociale e tendenza a rimanere a letto per molte ore della giornata (clinofilia) portano ad aumentare la rimuginazione (cioè la tendenza ad un pensiero ripetitivo e circolare). Questo porta, oltre ad un peggioramento del quadro depressivo, a ridurre attenzione e concentrazione verso il mondo esterno. Si lamentano così difficoltà a memorizzare, a prestare attenzione, a ricordare ciò che si è letto o sentito. Inoltre, quando la depressione maggiore è molto pesante, si può osservare un rallentamento del flusso del pensiero (bradipsichismo).

SINTOMI COMPORTAMENTALI DELLA DEPRESSIONE • Tra i sintomi comportamentali più evidenti troviamo la riduzione

SINTOMI COMPORTAMENTALI DELLA DEPRESSIONE • Tra i sintomi comportamentali più evidenti troviamo la riduzione delle attività quotidiane. La perdita di piacere nel fare qualsiasi cosa (anedonia), la perdita di interesse (apatia) unite alla sensazione di stanchezza cronica portano il soggetto a ridurre gradualmente tutte le attività quotidiane, a ridurre i contatti sociali, chiudendosi così al mondo e alla vita. La riduzione progressiva e costante della attività quotidiane porta a disabilità percepita (“non sono più in grado di fare le mie cose”) e reale. Altri aspetti comportamentali tipici della depressione maggiore sono la progressiva scomparsa di azioni volte al proprio benessere e cura personale. • Chi ne soffre trova, in genere, penoso prendersi cura del proprio aspetto fisico e della propria igiene personale. Possono essere abbandonate abitudini come andare dal parrucchiere, truccarsi e pettinarsi, fare la doccia, lavarsi i denti etc. Inoltre si tende ad isolarsi sempre di più, a trovare pesante la compagnia di altre persone abbandonando quindi le relazioni sociali. In generale quindi assistiamo ad un progressivo e graduale abbandono di tutte le attività sociali con il risultato di un peggioramento della depressione maggiore.

SINTOMI SOMATICI DELLA DEPRESSIONE La depressione maggiore non colpisce solo “la mente” ma anche

SINTOMI SOMATICI DELLA DEPRESSIONE La depressione maggiore non colpisce solo “la mente” ma anche il corpo facendo sperimentare e vivere una molteplicità di sintomi somatici. A volte alcuni pazienti tendono a comunicare poco i sintomi emotivi e affettivi(tristezza profonda e ideazioni negative) concentrandosi maggiormente su particolari sintomi somatici (stanchezza cronica, dolori diffusi, problemi gastro-intestinali). In alcuni casi pazienti affetti da depressione maggiore possono negare il disturbo dell’umore preoccupandosi solamente dei sintomi fisici, fino a manifestare veri e propri deliri ipocondriaci. Oltre a manifestazioni somatiche un disturbo depressivo può manifestarsi attraverso un’alterazione del ritmo sonno-veglia, l’aumento o la diminuzione del sonno notturno, variazioni nelle abitudini alimentari (con aumento o diminuzione dell’appetito), riduzione del desiderio sessuale e altre problematiche relative alla sfera sessuale. In casi di depressione molto profonda possiamo osservare un rallentamento generale della motricità del paziente (rallentamento psicomotorio).

LA DEPRESSIONE DELL’ANZIANO Gli stati depressivi rischiano spesso di non esser diagnosticati perché la

LA DEPRESSIONE DELL’ANZIANO Gli stati depressivi rischiano spesso di non esser diagnosticati perché la semeiologia è atipica. Abbiamo, infatti, due tendenze diagnostiche erronee: 1) confondere i comportamenti sintomatici di depressione con manifestazioni di tipo demenziale 2) non individuare uno stato depressivo in quanto mascherato da disturbi somatici

Queste forme di depressione si manifestano con segni di stanchezza, disturbi del sonno, preoccupazioni

Queste forme di depressione si manifestano con segni di stanchezza, disturbi del sonno, preoccupazioni somatiche, paura dell’abbandono, insicurezza che alimentano comportamenti regressivi o si accompagnano a d angoscia e aggressività. Questi sintomi, più o meno consapevolmente, sembrano richiedere attenzione e interessamento da parte dei familiari. Con il termine demenze si indica un quadro piuttosto eterogeneo dal punto di vista clinico, con diverse alterazioni psichiche ed organiche. È complesso il processo diagnostico differenziale (fra forme organiche e depressive). Esistono forme miste psicorganiche.

PSICOTERAPIA SI FA CON L’ANZIANO? Si va sempre più affermando l’idea che “anche nell’anziano”

PSICOTERAPIA SI FA CON L’ANZIANO? Si va sempre più affermando l’idea che “anche nell’anziano” è possibile un trattamento psicoterapico. Idea che ha fatto non poca fatica ad affermarsi basti pensare che Freud aveva fissato il limite di analizzabilità dei pazienti ai cinquant’anni. A ciò si aggiunga anche la fatica della famiglia che deve fare i conti con le prime manifestazioni psicopatologiche. All’esordio della malattia occorre non olso diagnosi ma anche supportare ed orienatre il paziente e la sua famiglia (per scongiurare la eccessiva tendenza al ricovero, alla precoce istituzionalizzazione).

COUNSELING FAMILIARE In presenza di patologia di tipo organico (varie forme di demenza) i

COUNSELING FAMILIARE In presenza di patologia di tipo organico (varie forme di demenza) i familiari possono svolgere un importante lavoro di prevenzione dell’istituzionalizzazione precoci, muovendosi realisticamente verso un coordinamento delle risorse presenti nel contesto familiare e ambientale. Con il couseling, fare in modo che la famiglia gestisca in prima persona i vari momenti di intervento istituzionale coordinandoli fra di loro e aiutare psicologicamente i familiari dell’anziano.

DISADIO NEL FAMILIARE DELL’ANZIANO MALATO Molte ricerche mettono in evidenza la comparsa di disagio

DISADIO NEL FAMILIARE DELL’ANZIANO MALATO Molte ricerche mettono in evidenza la comparsa di disagio anche nei familiari che hanno incarico l’anziano (durante convivenza o ricovero): ü forme di stress e di conflitto nel rapporto fra i familiari durante il ricovero; ü Sentimenti di impotenza; ü Difficoltà nell’elaborare i sentimenti di lutto legati alla mancanza del convivente e/o alla sua nuova condizione psicofisica; ü Incapacità di riorganizzare la propria vota concentrata sull’assistenza del malato.

Fra i fattori ambientali di disadattamento dell’anziano predominano quelli familiari soprattutto quando, con la

Fra i fattori ambientali di disadattamento dell’anziano predominano quelli familiari soprattutto quando, con la diminuzione dei ruoli sociali, il campo affettivo è ristretto alla famiglia e al solo coniuge essendo magari i figli sposati e/o lontani. L’attenzione alle relazioni affettive deriva dalla consapevolezza, dimostrata anche sul piano scientifico, che gli individui isolati, o meno socialmente integrati, godono di minori salute psicofisica e sono più soggetti a manifestazioni di tipo psicopatologico e/o a malattie. Il compito evolutivo essenziale dell’adulto è la sua capacità di riorganizzare la struttura di vita in modo tale da prendere in considerazione le trasformazioni perturbanti del senso di sé e della realtà che il soggetto sta sperimentando.

CHI È, OGGI, L’ANZIANO? L’anziano non è più quello decritto nei tesi di biologia

CHI È, OGGI, L’ANZIANO? L’anziano non è più quello decritto nei tesi di biologia o di psicologia di vent’anni fa. La sua età cronologica è stata spostata in avanti: si è portata in avanti a 65 anni, ma il confine non è stabile. Esiste una terza età, e persino una quarta età, tutte da sfruttare, nelle quali dunque poter ancor esprimere risorse. La quarta età spesso viene indicata come “longevità”, al posto di “decrepitezza” e tutto questo la dice lunga sulla mutata filosofia della vecchiaia. Il concetto di invecchiamento è oggi un concetto dinamico, aperto e suo modo evolutivo: da un lato riconosce i limiti e le modificazioni involutive, dall’altro mette in risalto quello che l’individuo può ancora afre o sperimentare.

L’approccio sistemico si è gradualmente interessato al problema della vecchiaia, includendo in esso non

L’approccio sistemico si è gradualmente interessato al problema della vecchiaia, includendo in esso non solo il soggetto che invecchia ma la sua famiglia e la rete dei suoi rapporti (Weakland e Herr, 1979). Quindi per rispondere alla domanda “chi è l’anziano oggi”, occorre dare una risposta articolata, essendo definito da numerose variabili, anche quindi dalla posizione in cui si vede nelle relazioni con i numerosi sistemi di appartenenza.

PREGIUDIZI SULL’ANZIANO E SULLA SUA TERAPIA Le coppie anziane che vanno in terapia fanno

PREGIUDIZI SULL’ANZIANO E SULLA SUA TERAPIA Le coppie anziane che vanno in terapia fanno i contri con un pregiudizio: “siamo anziani” e come per i bambini si dice “che vuoi farci, sono bambini”, così l’anziano sa che altretatnto si pensa di lui. Tale pregiudizio ha valore di “carattere” che pesa come una limitazione alla quale corrispondono sentimenti diversi: autocompatimento, rassegnazione, ribellione, sfiducia, bisogno di rivalsa. A ciò si aggiunga questo pensiero: “che cosa gli altri pensano di noi … che diranno sapendo che andiamo dagli psicologi? ”

PREGIUDIZI SULL’ANZIANO E SULLA SUA TERAPIA Al passare degli anni si accompagna anche la

PREGIUDIZI SULL’ANZIANO E SULLA SUA TERAPIA Al passare degli anni si accompagna anche la perdita del senso delle distanze e delle differenze, a favore di un appiattimento dei ricordi, con l’abitudine frequente di rinvangare episodi lontanissimi come fossero appena conclusi. Un prima è sempre rintracciabile, e quindi anche conosciuto. Il “qui ed ora” è difficile da gestire, e addirittura, da circoscrivere. La coppia può avere scarsa fiducia di poter cambiare, il tempo trascorso è un po’ come una condanna! (”Cambiare dopo i sesant’anni… per fare cosa, per andare dove? Quello che la vita doveva darci lo ha dato, quello che è fatto. . . ”).

Non è facile far passare l’idea di che esite un agire autonomo, non contrattato

Non è facile far passare l’idea di che esite un agire autonomo, non contrattato né giustificato con i figli. Se la coppia, ad es. , continua a vedersi e comportarsi come prima, beneficiando dei tempi liberi lasciati dai figli (o che essi hanno ritenuto dovessero dipendere dai figli), sarà impossibile realizzare dei cambiamenti. L’attuale clima culturale ci aiuta perché ovunque si possono trovare iniziative a favore della terza età che gli operatori dovranno conoscere per meglio sostenere le proposte operative.

SPERIMENTARE UN NUOVO PROGETTO L’idea che l’autonomia è una faccenda attuale per loro, il

SPERIMENTARE UN NUOVO PROGETTO L’idea che l’autonomia è una faccenda attuale per loro, il cammino verso l’autonomia, coincide con una specie di rinascita alla vita propria e un’affermazione del diritto a viverla in prima persona. I due partner saranno collaboratori, uniti verso mete comuni, tanto più se sapranno essere separati realizzatori di mete individuali. Scongiurare il senso di solitudine e di abbandono senza alternativa. Mediante “piccoli progetti” trasmettere un atteggiamento prospettico che consente di assumere un modi di pensare e di agire evolutivo.