ISTITUTO COMPRENSIVO G ZANELLA Monteforte dAlpone VR ARTE
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ISTITUTO COMPRENSIVO “G. ZANELLA” - Monteforte d’Alpone (VR) - ARTE e IMMAGINE PROGETTO “CONOSCERE per CONSERVARE ” anno scolastico 2009 - 2010
• DESTINATARI: – Alunni della III A, B, C, D TEMPI: – • Primo quadrimestre • CONTROLLO: • • OBIETTIVI: • CONTENUTI: 1. 2. 3. 4. La storia sui muri Le vie del Comune La toponomastica G. Zanella “Poeta antico della nuova Italia” Attività documentata nel registro personale e di classe Migliorare le conoscenze dell’ambiente in cui gli alunni vivono sotto l’aspetto storico, geografico, artistico, sociale e acquisire una migliore visione della realtà che li circonda • RISORSE: • Fondo POF: 20 ore complessive • DOCENTI: • • Bertolazzi Massimiliano Zenaro Ketty
GIACOMO ZANELLA “Poeta antico della nuova Italia” Comune di Monteforte d’Alpone (VR) Classe III C a. s. 2009 -2010
Giacomo Zanella (Chiampo, 9 settembre 1820 – Cavazzale di Monticello Conte Otto, 17 maggio 1889)
Abitazione di Giacomo Zanella
“……. Io dentro picciol borgo, in erma valle, Cui fan digradanti Alpi corona, Vissi oscuri i miei di………. ” Con questi versi, scritti nel 1868, Giacomo Zanella descrisse il suo amato paese, Chiampo, situato nella campagna vicentina. In quel luogo sereno, il poeta nacque il 9 Settembre 1820, da famiglia di modeste condizioni. Il padre, Adriano, possedeva un negozio di generi vari e la madre, Laura Beretta, era imparentata con alcune notabili famiglie del luogo. A Chiampo egli trascorse i primi otto anni della sua vita. A Vicenza frequentò le prime due classi del Ginnasio comunale per poi iscriversi alle scuole del Seminario vescovile della stessa città. La lettura di Leopardi fu molto importante per la sua formazione culturale. Egli amò in modo particolare questo poeta, del quale accolse, nelle sue poesie, i temi e le cadenze. Gli autori italiani più studiati nel Seminario vicentino e che Zanella cominciò a conoscere ed amare furono Alfieri, Monti, Foscolo e Giuseppe Parini.
Fattosi chierico nel 1837, entrò negli ordini maggiori nel 1841. Il 16 agosto 1843 fu ordinato sacerdote e nel 1847 si laureò in filosofia presso l’Università di Padova, per essere subito dopo nominato professore nel Seminario, dove rimase fino al 1853. Nel 1853 fu allontanato dall’insegnamento e dallo stipendio a causa della sua fede negli ideali nazionali, venendo riabilitato solo quattro anni più tardi. Nel 1866 il Veneto fu annesso all’Italia e Zanella venne nominato docente di letteratura italiana all’Università di Padova. Nel 1871 fu eletto rettore dell’Università di Padova anno in cui la madre, alla quale il poeta era profondamente legato, si ammalò gravemente. La sua prematura morte lasciò in lui un grave stato di malinconia dal quale non seppe reagire per molti anni. Nel 1876 il poeta sembra riprendersi, ma sente il desiderio della solitudine e della pace per poter dimenticare, a contatto con la natura, il suo dolore. Nel 1878 si fece costruire una villetta a Cavazzale, sulle rive del fiume Astichello, e lì trascorse i suoi ultimi anni. Il 14 febbraio 1888 il poeta fu colto da grave malore e la notte del 17 maggio morì.
Le scelte poetiche dello Zanella contribuirono a collocarlo, nell’ambiente culturale del suo tempo, in una posizione anomala. Egli, infatti, fu mal visto sia dal mondo culturale laico, per il suo rifiuto delle tesi materialistiche, sia da una parte delle autorità ecclesiastiche per il patriottismo, la scienza e l’interesse per la questione sociale. L’operosità poetica di Zanella occupa circa un trentennio, dal 1860 al 1887. Diversi sono i temi sviluppati nelle sue poesie: Øil tema di Psiche, soggetto di lunga tradizione dal quale trasse ispirazione anche il Canova per una delle sue più belle sculture (Amore e Psiche); ØIl tema della patria nelle poesie del 1848 e dal 1867 al 1870 (Ad un amico abile suonatore di pianoforte – A Camillo Cavour – Madre un’altra volta); ØIl tema della campagna e degli umili (Per un mio amico parroco; ØIl tema della famiglia (Due vite – Il mezzogiorno in campagna); ØIl tema della scienza e della fede in cui il poeta contrappone la fede semplice degli umili alle teorie superbe dei filosofi che pretendono di abolire la religione sostituendo ad essa le nuove leggi scientifiche (Ad un’antica immagine della Madonna – La veglia – Pel taglio di un bosco – Alla Madonna di Monte – L’Imitazione di Cristo); ØIl tema del Cosmo (Microscopio e Telescopio).
La sua poesia più famosa è Sopra la conchiglia fossile - nel mio studio. Motivo d’ispirazione fu la vista di una conchiglia fossile, trovata in un luogo montano e adoperata come fermacarte. Il poeta, contemplando la conchiglia, medita sulle età più antiche della terra e sul destino dell’umanità, il cui il futuro nasce dalle ceneri del passato attraverso un percorso che coinvolge l’intero universo e la sua anima religiosa. Quest’ode fu scritta di getto tra l’ 8 e l’ 11 marzo del 1864 e fu apprezzata anche da Alessandro Manzoni, il quale volle impararla a memoria, come testimonia lo stesso Zanella lettera, datata 30 aprile 1869, inviata al collega Pietro Mugna: “… E' qui il marchese d’Adda di Milano, che volle conoscermi per dirmi che Manzoni aveva imparata a memoria la mia “Conchiglia” e che egli stesso lo aveva udito recitarla …” La figura della conchiglia, con il suo andamento spiraliforme, richiama in tutte le culture, fin dalla preistoria, l’idea dell’infinito dinamismo della natura. Con la sua crescita regolare esprime anche i concetti di continuità e di progresso e contiene in sé l’idea della trasformazione.
Sopra una conchiglia fossile nel mio studio Giacomo Zanella - 1864
SOPRA UNA CONCHIGLIA FOSSILE NEL MIO STUDIO di Giacomo Zanella Sul chiuso quaderno di vati famosi, dal musco materno lontana riposi, riposi marmorea dell’onde già figlia, ritorta conchiglia. Occulta nel fondo d'un antro marino, del giovane mondo vedesti il mattino; vagavi co’ nautili, co’ murici a schiera, e l’uomo non era. ………
v quaderno di vati famosi), con la funzione di fermacarte (riposi marmorea: ridotta ad un fossile pietrificato), lontana dalla vitalità e dal moto del grembo marino (dal musco materno lontana). steva arino glia àntro una difondo Nascosta v nel esordi del mondo (del giovane mondo vedesti il mattino) insieme a molluschi dei primordi (nautili, murici) quando l’uomo non era ancora stato creato (e l’uomo non era).
Questa poesia mi ricorda il mare … che con i suoi colori …. . blu, verde, azzurro …. mi infondono tranquillità ed un senso di infinito
Interpreto così la conchiglia che mi sa trasmettere un senso di bellezza, libertà e Infinito.
Con quale magnificenza si può descrivere una così semplice come una conchiglia!
Anch’io alcune volte mi sento solo come questa conchiglia …
L’autore mi ha trasmesso le sue emozioni e mi ha fatto riscoprire il fascino delle piccole cose ….
Traendo spunto dal fossile di una conchiglia l’autore vuole farci ricordare com’era il mondo prima della comparsa dell’uomo
Il poeta riflette sulle età più antiche della terra e sul destino dell’umanità il cui futuro nasce dalle ceneri del passato!
Una conchiglia usata come fermacarte mi evoca un sentimento di solitudine.
Il poeta medita sul passare del tempo ispirandosi alla conchiglia posta sulla sua scrivania.
Mi sono chiesto come poteva essere il luogo in cui il poeta compose i suoi versi
Leggendo questa poesia ho immaginato la conchiglia nel suo habitat naturale …
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