IL MUSEO ARCHEOLOGICO Centro di documentazione dei siti

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IL MUSEO ARCHEOLOGICO Centro di documentazione dei siti archeologici territoriali

IL MUSEO ARCHEOLOGICO Centro di documentazione dei siti archeologici territoriali

Planimetrie del primo piano e del pianterreno Sala consiliare, già Chiesa della Madonna della

Planimetrie del primo piano e del pianterreno Sala consiliare, già Chiesa della Madonna della Mattonata, dove si conserva parte della decorazione originaria con un affresco raffigurante San Sebastiano (XIV sec. ) e, sulla volta, pitture settecentesche con le tre Virtù Teologali.

La sede cinquecentesca dell’Antiquarium racchiude un’ ampia panoramica dell’antropizzazione del territorio nocerino, tra le

La sede cinquecentesca dell’Antiquarium racchiude un’ ampia panoramica dell’antropizzazione del territorio nocerino, tra le più antiche in Italia, con un terminus a quo fissato al Paleolitico inferiore (800. 000 anni b. p. ). Risale a questa fase dell’Età della Pietra l’industria litica rinvenuta in località Pascigliano, a pochi chilometri dal centro urbano, a cui è dedicata la prima sezione del museo. I manufatti in selce e in calcare di facies arcaica, consistono in choppers, chopping-tools, grattatoi, raschiatoi, punte, lame e schegge mentre alcuni reperti, recuperati in altre località limitrofe come Sorifa, Colle Croce, Cordaia e Salmata e lavorati con tecnologia più avanzata, definita Levallois, fanno salire la datazione sino al Paleolitico Medio (120. 000 – 35. 000 anni b. p. ). La sezione Preistorica si chiude con i reperti del Neolitico e della Media età del Bronzo. I primi, provenienti da uno stretto terrazzo fluviale sul Topino (loc. Le Spogne), consistono in industria litica affinata nella lavorazione e nel “ritocco” e frammenti ceramici appartenenti a due diverse facies dell’Italia neolitica, quella della ceramica impressa adriatica e tirrenica, la cui compresenza nel sito evidenzia che, già 5000 anni a. C. , l’areale nocerino si trovava lungo vie di transizione tra i due mari. I materiali della Media età del Bronzo, perlopiù frammenti fittili di scodelle, brocche, ciotole carenate con motivi angolari e meandriformi incisi, olle e anse nastriformi o a bastoncello sono stati rinvenuti in località Sorifa, una zona ricca di acque, con terrazze fluviali ed alture idonee ad uno stanziamento di tipo pastorale che fanno supporre la presenza di un villaggio di capanne della cultura appenninica. Le testimonianze archeologiche, presenti nella sezione protostorica del museo, mostrano come le sommità del territorio cominciano ad essere regolarmente abitate a partire dall’ VIII sec a. C. ; nelle fasce collinari sono impiantati i villaggi fortificati e i sepolcreti, dai quali provengono soprattutto ceramica e oggetti di corredo in bronzo come pendagli, armillae, bracciali a spirale e dischi circolari lavorati a sbalzo. Le vette più alte, come quelle del Monte Pennino e di Campo la Piana, sono adibite al culto e all’osservanza dei riti. Suggestivi gli ex voto a forma umana stilizzata e i resti di sacrificio animale.

Sala preromana

Sala preromana

Anche la Noukria preromana comincia, nel IV secolo a. C. , a subire gli

Anche la Noukria preromana comincia, nel IV secolo a. C. , a subire gli influssi massivi dei vicini Etruschi e Romani. Le testimonianze risiedono nei ritrovamenti di numerosi Skiphoi e crateri a figure rosse e di ceramica a vernice nera che attestavano la pratica del banchetto e del simposio. L’assetto politico ed economico del centro umbro deve essere cambiato radicalmente dopo l’esito della battaglia di Sentino del 295 a. C. dove una coalizione di etnie italiche, tra cui probabilmente anche gli Umbri, venne sconfitta dalla crescente forza di Roma, nei pressi dell’odierna Sassoferrato. Nocera probabilmente, seguendo la sorte della vicina Camerino, entrò a far parte della romanità con un aequum foedus, cioè mantenendo una certa autonomia amministrativa e traendo ulteriore beneficio, soprattutto economico, dalla costruzione della Flaminia, nel 220 a. C. circa. Strabone, geografo greco vissuto a cavallo dell’anno 0, afferma infatti : “Vi sono altre borgate popolose più in grazia della loro posizione lungo la via che per importanza politica, come Foro Flaminio, Nocera, che fabbrica vasi di legno e Foro Sempronio”.

Sala romana con epigrafi e teche di necropoli

Sala romana con epigrafi e teche di necropoli

Alcune epigrafi e basi di colonna, dedicate a Gallieno, Caligola, Adriano e Giulia Domna,

Alcune epigrafi e basi di colonna, dedicate a Gallieno, Caligola, Adriano e Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, sono testimoni di come, nel corso degli anni, siano stati compiuti lavori di ristrutturazione dell’arteria a spese dell’impero. Iscrizioni funebri provengono dalle località Le Case e da Maestà di Picchio che fissano i due estremi geografici a nord e sud, entro i quali si doveva necessariamente snodare la città romana di Nuceria, probabilmente situata ai piedi del colle dove sorge oggi quella medioevale. Nella sezione romana si apre una grande sala dedicata alla via Flaminia in cui è possibile, grazie ad un plastico, seguirne il tracciato antico e scorrere interattivamente le evidenze archeologiche si sviluppano ancora oggi lungo il suo percorso. Nella stessa sala è esposto il frammento di un mosaico circolare tardo-imperiale di matrice termale con diametro originale di 9 metri. Venne scavato parzialmente negli anni ‘ 70 , rinvenuto nei pressi di Nocera Scalo, in località Le Spogne, e riferibile con molta probabilità ad un ampliamento del complesso termale-residenziale di epoca imperiale che si trova poco sopra, su di un terrazzamento artificiale lungo la Flaminia. Un altro scavo ha permesso di individuare nel 1996 un area termale, riferibile ad abitazione privata romana del I secolo d. C. in località Zingaretti, alle porte di Nuceria. Tra i reperti esposti sono, tra i più significativi, un frammento di bottiglia in vetro blu con incisione paleocristiana del IV secolo, una statua di Venere con Priapo, alcuni stucchi ornamentali e marmi pregiati che provenivano da tutto l’impero e ornavano l’interno della villa. Di enorme interesse archeologico risulta la successione stratigrafica della villa che evidenzia un continuum abitativo di circa 8 secoli, in cui si sono alternati culture e popoli diversi. La struttura muraria e il mosaico subirono ristrutturazioni già nel IV secolo d. C. .

Sala romana con riproduzione della via Flaminia

Sala romana con riproduzione della via Flaminia

Durante la guerra greco-gotica del 550 d. C. i resti della dimora vennero adibiti

Durante la guerra greco-gotica del 550 d. C. i resti della dimora vennero adibiti probabilmente ad avamposto militare dalle truppe in forza a Totila ed infine divennero le basi per la costruzione di una chiesa-basilica durante l’altomedioevo. Ed è proprio a questa epoca che è dedicata l’ultima sezione del Museo archeologico. Nelle teche prendono posto alcuni dei 168 corredi tombali longobardi della Necropoli del Portone; un cimitero che ha fama in tutto il mondo per essere tra i più ricchi e vasti mai rinvenuti. Le tombe vennero alla luce, dapprima fortuitamente, poi con uno scavo regolare condotto da Angelo Pasqui tra il 1897 e il 1898. Le sepolture femminili prevedevano collane in ametista, pasta vitrea e oro, pettini in osso, croci in lamina d’oro, pendagli e fibule in bronzo lavorate a sbalzo mentre quelli maschili, di carattere prevalentemente militare, erano composti da grandi spade in ferro, punte di lancia, umboni, morsi e sgabelli da campo in ferro ageminato in argento. Il sepolcreto è riferibile alla prima fase della discesa dei Longobardi in Italia, intorno al 570 d. C. e rimane attivo fino alla prima metà del 600, quando Nocera doveva trovarsi sulla linea di confine tra il Ducato di Spoleto e il corridoio bizantino. Gli studiosi pertanto collocano la città tra i gastaldati del ducato, ovvero tra i punti cardini della potenza militare longobarda, in questo caso in difesa dei limes. I materiali sono attualmente conservati nel Museo dell'Alto Medioevo di Roma e a Milano, parte presso le Civiche Raccolte Archeologiche e parte nei magazzini del Castello Sforzesco. Un altro cimitero longobardo trovò la luce negli anni ‘ 70, nei pressi di Nocera, in località Pettinara. La qualità dei corredi, di lunga inferiore a quelli del Portone, fa credere agli studiosi di essere di fronte ad una popolazione autoctona sottomessa dai Longobardi, che viveva in un insediamento rustico non lontano dal sepolcreto. Alcuni reperti provengono dalle stratigrafie riferibili alla basilica altomedioevale in località Zingaretti.

ASCIA IN ARENARIA Rinvenuta nel sito delle Spogne, l’ascia ad accettina caratterizza l’industria in

ASCIA IN ARENARIA Rinvenuta nel sito delle Spogne, l’ascia ad accettina caratterizza l’industria in pietra levigata del Neolitico antico. Esposta al Museo Archeologico.

EX VOTO STILIZZATI Dal santuario di Campo La Piana, rinvenuto nel 1890 e pubblicato

EX VOTO STILIZZATI Dal santuario di Campo La Piana, rinvenuto nel 1890 e pubblicato da E. Brizio nel 1891 in Notizie degli scavi. Nel corso dell'esplorazione furono recuperati numerosi bronzetti votivi a figura umana schematica, che dalla descrizione appaiono del consueto tipo umbro, guerrieri quelli maschili e donne oranti quelli femminili databili al VI-V secolo a. C. . Esposti presso il Museo Archeologico.

BLOCCO DI TRAVERTINO PIU’ VOLTE RIUTILIZZATO Provenienza sconosciuta, murato nel monastero di San Giovanni

BLOCCO DI TRAVERTINO PIU’ VOLTE RIUTILIZZATO Provenienza sconosciuta, murato nel monastero di San Giovanni con lato della croce a vista. Fronte A: rilievo figurato con due brocche, prima età imperiale Fronte B: priva di decorazioni Fronte C: rilievo con croce astile, ai lati della croce si riconoscono alcune lettere, XIII-XIV secolo Fronte D: iscrizione in caratteri gotici con l’indicazione acqua santa, XIII secolo circa

FRAMMENTO DI SARCOFAGO Provenienza sconosciuta, murata sulla fronte del monastero di San Giovanni. Frammento

FRAMMENTO DI SARCOFAGO Provenienza sconosciuta, murata sulla fronte del monastero di San Giovanni. Frammento di sarcofago in marmo con raffigurazione di Medusa, III sec. d. C. Museo Archeologico.

MOSAICO TARDO-ANTICO Pertinente ad un ampliamento o ad un rifacimento del complesso de le

MOSAICO TARDO-ANTICO Pertinente ad un ampliamento o ad un rifacimento del complesso de le Spogne in epoca tardo-antica è l’imponente edificio rinvenuto nel 1959 al livello della strada antica durante gli scavi per la realizzazione di un distributore di benzina. Lo schema decorativo del mosaico circolare (7 m circa) è composto di fasce concentriche ad ornato geometrico e figurato (metà IV sec. d. C. ). Il frammento è conservato presso il Museo Archeologico.

SCAVO ARCHEOLOGICO IN LOCALITA' ZINGARETTI – il doppio utilizzo Rinvenuta nel 1999 nei pressi

SCAVO ARCHEOLOGICO IN LOCALITA' ZINGARETTI – il doppio utilizzo Rinvenuta nel 1999 nei pressi dell'incrocio tra la Via Flaminia antica e la strada diretta a Septempeda e Ancona. Identificabile con una residenza privata di alto livello. Sono stati indagati quattro ambienti dotati del sistema di riscaldamento con ipocausto ed un ambiente sotterraneo. I pavimenti sono impreziositi da mosaici in bianco e nero, con motivi figurati e geometrici inquadrabili tra la fine del I secolo d. C. e gli inizi del successivo, con restauri di età tardoantica. L’utilizzo della villa in epoca gota è testimoniato dalla suddivisione interna degli ambienti mediante strutture realizzate con materiali di reimpiego, nella tipica tecnica “a spina di pesce” e dal rinvenimento di ceramiche e monete. Non si esclude che tali interventi possano essere legati ad una riconversione della residenza a scopo militare, nel corso delle operazioni della guerra greco -gotica che si conclude presso Gualdo Tadino con la morte del re goto Totila ad opera del generale di Giustiniano, Narsete (552 d. C. ). La posizione dell’edificio lungo la via Flaminia favorisce, tra l’età longobarda e quella carolingia, l’impianto di un insediamento religioso sulle strutture ormai abbandonate della villa. Il complesso risulta costituito da una chiesa, con fronte rivolta alla via Flaminia, ed un lungo edificio indagato solo in parte, per il quale si può ipotizzare, tra le varie destinazioni possibili, anche quella di luogo d’accoglienza per i pellegrini.

PETTINE IN OSSO EPOCA LONGOBARDA Rinvenuto nella necropoli di Piazza Medaglie d’Oro nel 1953,

PETTINE IN OSSO EPOCA LONGOBARDA Rinvenuto nella necropoli di Piazza Medaglie d’Oro nel 1953, fa parte del corredo funebre di una delle quattro tombe recuperate. È ora conservato presso il Museo Archeologico. Sul piano sociale, il possesso di questo strumento indicava uno status elevato, in quanto era un manufatto prezioso, frutto di un lungo e complesso processo di lavorazione. Quella dei pettini è una produzione che accompagna le sepolture sia maschili che femminili e funzionale alla cura della barba e dei capelli. Realizzato in osso di bue, cavallo o maiale è grande circa 20 cm per 5 cm ad una sola fila di denti con chiodini e decorato con motivi ad occhi di dado e linee incise.

SEDIA PIEGHEVOLE (tomba 79) Formata da due telai rettangolari in ferro, fissati al centro

SEDIA PIEGHEVOLE (tomba 79) Formata da due telai rettangolari in ferro, fissati al centro dei lati lunghi mediante due perni. La parte interna presenta degli anelli per la sospensione del sedile, fatto probabilmente di stoffa o cuoio. Decorata con motivi a spina di pesce, onde, girali e tralci vegetali. Raramente rinvenute in sepolture con un ricco corredo, costituisce un indicatore di alto rango. La sedia plicatile però non è solo prerogativa di elementi maschili del gruppo, poiché distingue anche sepolture femminili. L’accurato lavoro all’agemina di queste sedie si pone nell’alveo della tradizione romano-bizantina. Esposta nel Museo Archeologico.

FIBULA AD ARCO (tomba 22) Rinvenuta nella necropoli del Portone. Argento dorato. Placca di

FIBULA AD ARCO (tomba 22) Rinvenuta nella necropoli del Portone. Argento dorato. Placca di testa rettangolare e piede ovale. Museo Archeologico.

Oreficeria Longobarda VII secolo d. C. - Museo Archeologico Collana di grani di coralli

Oreficeria Longobarda VII secolo d. C. - Museo Archeologico Collana di grani di coralli e pasta vitrea con pendente di ametista. Tomba 60, Necropoli del Portone. Collana di grani di pasta vitrea e di grani rivestiti di lamina d’oro. Tomba 22, Necropoli del Portone

CROCE IN LAMINA D’ORO (tomba 22) Crocetta funeraria con sagoma a croce greca (in

CROCE IN LAMINA D’ORO (tomba 22) Crocetta funeraria con sagoma a croce greca (in cui gli assi hanno le medesime dimensioni). Venivano posizionate in prossimità del volto o lungo il busto di defunti di entrambi i sessi. La presenza di forellini alle estremità fa pensare che esse fossero cucite al sudario che avvolgeva i corpi nelle tombe. La croce è a superficie liscia con estremità leggermente patenti. Necropoli del Portone Museo Archeologico