Il museo archeologico di Atene Il museo nazionale

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Il museo archeologico { di Atene

Il museo archeologico { di Atene

Il museo nazionale di archeologia di Atene è il più grande museo della Grecia

Il museo nazionale di archeologia di Atene è il più grande museo della Grecia ed è il più importante al mondo relativo all’arte ellenica. Contiene opere del periodo cicladico, del miceneo e di quello classico. L’edificio è in stile neoclassico. Il museo venne fondato nel 1834, ma, dato che risultò troppo piccolo, grazie ai contributi di privati cittadini, venne costruito un edificio più grande, la cui costruzione venne portata a termine nel 1880. Il progetto iniziale fu ideato da Ludwig Lange, e venne poi modificato da altri architetti, tra i quali Ernst Ziller. Nel 1925 fu necessario costruire una nuova ala. Nel 1999, a causa di un violento terremoto che inflisse gravi danni all’edificio, il museo rimase chiuso per un anno e mezzo per restauri e venne riaperto nel luglio del 2004 in occasione della XXVIII olimpiade di Atene. Le sale degli affreschi minoici sono state aperte al pubblico nel 2005 e nel maggio 2008 sono state inaugurate la collezione di antichità egiziane e la collezione di Eleni e Antonis Stathatos.

CRONIDE DI CAPO ARTEMISIO Il Cronide di Capo Artemisio è una statua bronzea, alta

CRONIDE DI CAPO ARTEMISIO Il Cronide di Capo Artemisio è una statua bronzea, alta 206 cm, databile al 480 -470 a. C. Fu ritrovata nei fondali marini davanti a capo Artemisio, un ex comune della Grecia Centrale, nell’isola di Eubea, nel 1926, e il recupero venne completato nel 1928. Si è cercato senza successo di attribuire l’opera ad uno scultore dell’epoca, come ad esempio Onata di Egina, Pitagora di Reggio e Calamide. La statua ritrae una figura maschile nuda protesa nel lancio di qualcosa in avanti. Il peso del corpo è sulla gamba sinistra e l’uomo si da la spinta con la gamba destra. Le braccia sono distese all’altezza delle spalle, il braccio sinistro sta prendendo la mira mentre quello destro è teso all’indietro. Non è chiaro cosa la statua dovesse tenere in mano, si pensa un fulmine o un tridente, facendo dunque ipotizzare che la statua raffiguri Zeus o Poseidone, entrambi figli di Crono, da cui il nome Cronide. Infatti, il volto barbuto e con quell’acconciatura è tipico delle statue di divinità. La posizione di gambe e braccia forma un chiasmo, cioè una figura simile alla lettera chi greca. Si pensa che in origine gli occhi fossero in avorio e che le sopracciglia fossero rivestite in argento.

DIADUMENO Il Diadumeno (in greco Diadùmenos, cioè «che si cinge la fronte» ) è

DIADUMENO Il Diadumeno (in greco Diadùmenos, cioè «che si cinge la fronte» ) è una statua realizzata da Policleto intorno al 430 a. C. , della quale oggi esistono solo copie romane in marmo, tra le quali la migliore è considerata quella conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. L’opera venne probabilmente scolpita ad Atene, dove Policleto conobbe Fidia, dal quale fu influenzato, come si può osservare nella forma della testa. Ne esistono più di trenta copie, e le più celebri sono quella ad Atene e quella di Vaison-la-Romaine, che si trova nel British Museum, dove è conservata anche un’altra copia, detta Farnese, che si pensa sia stata realizzata da Fidia. Al Louvre è esposta una testa di Diadumeno, un’altra al Museo Baracco di Roma e un’altra ancora al Museo Nazionale di Venosa. La statua raffigura un giovane atleta nudo che solleva la braccia per allacciarsi in testa la tenia, cioè la benda dei vincitori. Anche in questa statua è presente il chiasmo, ogni arto teso ha una sua adeguata contrapposizione. L’arco del bacino è inclinato verso la gamba flessa, ed è opposto allo spostamento delle spalle, dando di conseguenza un aspetto non statico alla figura.

EFEBO DI MARATONA L’Efebo di Maratona è una scultura di bronzo datata al 340

EFEBO DI MARATONA L’Efebo di Maratona è una scultura di bronzo datata al 340 -330 a. C. , è stata rinvenuta nel 1925 al largo della baia di Maratona, nel Mar Egeo. Si pensa che il soggetto raffigurato sia il vincitore di una gara di atletica leggera ai giochi Olimpici. A causa della muscolatura morbida e al chiasmo, il suo stile è stato associato con la scuola di Prassitele. Il braccio alzato e la distribuzione del peso indicano che originariamente la figura doveva essere appoggiata ad un supporto verticale, probabilmente una colonna. La scultura rappresenta un giovane nudo a grandezza leggermente inferiore a quella naturale, risultando alto 130 cm. Il peso è appoggiato sulla gamba sinistra mentre la gamba destra è posta dietro, seconda le regole del contrapposto di Policleto. La testa è rivolta verso sinistra. La stabilità della statua è assicurata da una colata di piombo presente nella gamba sinistra.

MASCHERA DI AGAMENNONE La Maschera di Agamennone è una maschera funebre rinvenuta nel 1876

MASCHERA DI AGAMENNONE La Maschera di Agamennone è una maschera funebre rinvenuta nel 1876 a Micene. Fu trovata sul volto di un corpo, e Heinrich Schliemann credette di aver scoperto i resti del leggendario re acheo Agamennone. La maschera è datata tra il 1550 e il 1500 a. C. La maggior parte degli studiosi propende per la sua autenticità, ma lo studioso americano William M. Calder ha messo in dubbio l’originalità della maschera, accusando Schliemann di aver commissionato un falso. La maschera, un bassorilievo raffigurante un volto maschile con barba e baffi, costituita da una lamina d’oro con dettagli a sbalzo, i due fori vicino alle orecchie indicano che la maschera veniva fermata sopra il volto del defunto con una corda sottile.

FRONTONI DEL TEMPIO DI ASCLEPIO A EPIDAURO I Frontoni del tempio di Asclepio a

FRONTONI DEL TEMPIO DI ASCLEPIO A EPIDAURO I Frontoni del tempio di Asclepio a Epidauro fanno parte del principale santuario dedicato a Asclepio e sono le decorazioni scultoree del piccolo tempio eretto al suo interno tra il 380 e il 375 a. C. Nonostante le loro condizioni non buone, rappresentano il migliore esempio, in quanto a conservazione, di sculture frontonali appartenenti al IV secolo a. C. Su ciascun frontone si distribuivano circa venti figure, a ovest è rappresentata un Amazzonomachia, con un amazzone centrale a cavallo circondata da un gruppo di persone, mentre ad est è raffigurata una Ilioupersis con figure più grandi rispetto a quelle presenti sul frontone opposto. Gli acroteri centrali erano costituiti da due Aure, probabilmente opera della bottega di Timoteo, e da una figura centrale di Nike, che si pensa sia stata scolpita dallo stesso Timoteo.

TAVOLE DI PITSÀ Le tavole di Pitsà sono un gruppo di tavolette votive in

TAVOLE DI PITSÀ Le tavole di Pitsà sono un gruppo di tavolette votive in legno risalenti al VI secolo a. C. trovate in una caverna vicino al villaggio di Pitsà nel 1935. Sono un esempio unico di pittura su tavolette in legno della Grecia Antica. Le tavole sono in legno di cipresso e sono coperte di gesso e dipinte a tempera. I colori si sono conservati molto bene. Non sono presenti ombreggiature o graduazioni di colore di alcun tipo. Il buon stato di conservazione è dovuto al deposito di cristalli di calcare sulla superficie e ad una frana che bloccando l’ingresso della caverna ha impedito l’ingresso di aria. La prima tavoletta raffigura un corteo sacrificale. La processione è ferma di fronte ad un altare, sotto il quale è acceso un fuoco. A fianco dell’altare c’è una donna che regge un disco di terracotta su cui sono posti degli strumenti sacrificali. La segue un ragazzo, probabilmente uno schiavo, che conduce la vittima del sacrificio, una pecora legata con una corda rossa. Sulla tavoletta sono presenti delle iscrizioni in dialetto dorico. Nella seconda tavoletta sono rappresentate tre donne, probabilmente ninfe. Delle figure sono rimaste solo i corpi e i piedi. La terza tavoletta è parzialmente conservata e raffigura tre donne di cui si vede solo il corpo e non la testa o i piedi. Nella quarta tavoletta ci sono due gruppi di tre donne rispettivamente.

VASO DEL DIPYLON Il vaso del Dipylon è un’anfora greca in stile tardo geometrico,

VASO DEL DIPYLON Il vaso del Dipylon è un’anfora greca in stile tardo geometrico, ritrovata nell’acropoli ateniese del Dipylon, datata al 750 a. C. . È considerata il capolavoro del Maestro del Dipylon. L’anfora era destinata ad essere usata come «sèma» , cioè come «segnale» che la persona sepolta appartenesse ad una famiglia importante che poteva permettersi di commissionare un’opera del genere. Il vaso aveva principalmente funzione commemorativa. L’anfora è completamente coperta da disegni ornamentali astratti e motivi tradizionali ripetuti. La decorazione che si trova nella parte centrale si chiama prothesis, o lamento funebre, e raffigura una figura umana in motivo geometrico.

{ Elena e Eugenia

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