Capitolo 19 Le imposte sulle societ di capitali

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Capitolo 19 Le imposte sulle società di capitali Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5

Capitolo 19 Le imposte sulle società di capitali Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

L’IRES In Italia la tassazione del reddito d’impresa è distinta a seconda della forma

L’IRES In Italia la tassazione del reddito d’impresa è distinta a seconda della forma giuridica adottata: il reddito prodotto dalle imprese individuali e dalle società di persona è tassato con l’imposta personale sul reddito (IRPEF), mentre il reddito delle società di capitali è tassato con l’imposta sui redditi delle società (IRES). La società di capitali è una forma di organizzazione imprenditoriale in cui il diritto di proprietà è rappresentato da certificati di partecipazione trasferibili e i soci hanno responsabilità limitata al capitale da essi investito. Le società sono entità legali separate dai proprietari; possono concludere contratti, detenere proprietà, contrarre debiti, citare ed essere citate in giudizio. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Perchè un’imposta ad hoc sulle società di capitali Ma perché esiste un tributo ad

Perchè un’imposta ad hoc sulle società di capitali Ma perché esiste un tributo ad hoc per le società di capitali? Da un punto di vista giuridico la società è una persona, ma dal punto di vista economico questo concetto non ha molto senso: solo le persone in quanto tali sono in grado di pagare le imposte. Perché l’attività di una società dovrebbe essere soggetta a una particolare imposta? Non è sufficiente tassare, come avviene per le società di persone, il reddito dei proprietari della società con l’imposta personale sul reddito? Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Le possibili giustificazioni 1. Esiste un’autonoma capacità contributiva delle imprese rispetto alla capacità contributiva

Le possibili giustificazioni 1. Esiste un’autonoma capacità contributiva delle imprese rispetto alla capacità contributiva dei singoli soci: le società, soprattutto le grandi società, hanno migliaia di soci, per cui vi è una netta separazione tra chi le possiede e chi le amministra. 2. Le società di capitali hanno alcuni privilegi, primo fra tutti la responsabilità limitata dei soci, e l’imposta dovrebbe essere intesa come il corrispettivo di questo beneficio. 3. L’imposta sulle società assicura la completezza della tassazione sul reddito personale. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Le possibili giustificazioni L’ultima argomentazione deve essere approfondita. Ipotizziamo che in un dato anno

Le possibili giustificazioni L’ultima argomentazione deve essere approfondita. Ipotizziamo che in un dato anno Carlo, azionista di una certa società, riceva 10 000 euro di dividendi. Secondo la definizione del reddito-entrata questa somma è effettivamente un’entrata, sia che la somma rimanga alla società sia che venga versata a Carlo. Se gli viene versata, entrerà a far parte del suo reddito e verrà conseguentemente tassata; se invece viene reinvestita nell’impresa, e se non esistesse un’imposta sulle società, questa fonte di reddito non rientrerebbe in alcuna base imponibile. Si potrebbe obiettare che, prima o poi, il denaro verrebbe comunque versato al socio e tassato; questo è vero, ma nel frattempo questa somma si rivaluterebbe a un tasso di interesse netto da imposte. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

L’integrazione della tassazione personale e societaria Per definizione, l’imposta sul reddito delle società di

L’integrazione della tassazione personale e societaria Per definizione, l’imposta sul reddito delle società di capitali non altera le decisioni distributive delle imprese se il carico fiscale non varia al variare della quota di utili distribuiti, e questo dipende dal trattamento fiscale dei dividendi. Per capire meglio, consideriamo i tre sistemi più diffusi di integrazione della tassazione personale con quella societaria: • il sistema classico; • l’integrazione completa; • il credito d’imposta totale. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema classico È il sistema adottato negli Stati Uniti e prevede che tutti

Il sistema classico È il sistema adottato negli Stati Uniti e prevede che tutti gli utili d’impresa siano tassati con l’aliquota dell’imposta societaria, mentre l’aliquota dell’imposta personale è applicata solo sugli utili distribuiti. Ipotizzando che non sia tassato l’eventuale incremento del valore capitale delle azioni determinato dalla non distribuzione degli utili, questo sistema non può essere considerato neutrale, perché l’onere tributario aumenta al crescere della quota di utili distribuiti e in pratica i dividendi sono tassati due volte. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema classico Perché allora anche nei Paesi dove questo sistema è adottato, le

Il sistema classico Perché allora anche nei Paesi dove questo sistema è adottato, le imprese distribuiscono comunque i dividendi? Perché la distribuzione dei dividendi esprime la forza finanziaria di un’impresa: nella percezione dei finanziatori, le imprese che distribuiscono regolarmente i dividendi sono“solide”, quindi distribuire gli utili aumenta il valore delle quote di partecipazione di un’impresa; viceversa, quando un’impresa preferisce reinvestire gli utili, può dare l’impressione di essere in condizioni finanziarie difficili. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema di integrazione completa Con il sistema dell’integrazione completa (detto anche criterio della

Il sistema di integrazione completa Con il sistema dell’integrazione completa (detto anche criterio della partnership), adottato in Italia per i redditi delle società di persone, l’utile d’impresa rientra nella base imponibile del reddito personale, ed è tassato con l’aliquota dell’imposta personale. Questo sistema evidentemente è perfettamente neutrale rispetto alle scelte distributive delle imprese. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema del credito d’imposta È il sistema che è stato adottato in Italia

Il sistema del credito d’imposta È il sistema che è stato adottato in Italia fino al 2004 per il reddito delle società di capitali. In questo caso l’imposta pagata applicando l’aliquota dell’imposta sui redditi societari, che si chiamava IRPEG, agli utili dell’impresa, costituiva un credito d’imposta (denominato anche “imposta velo”) per il calcolo dell’imposta personale sul reddito. In questo modo, l’imposta societaria era applicata ai soli utili non distribuiti ed era neutrale nei confronti delle politiche distributive dell’impresa. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema del credito d’imposta Con la Riforma Tremonti del 2004 e l’introduzione dell’IRES

Il sistema del credito d’imposta Con la Riforma Tremonti del 2004 e l’introduzione dell’IRES si è abbandonato il meccanismo del credito d’imposta. Oggi gli utili (distribuiti e non) sono tassati in capo alla società con l’aliquota dell’IRES e quelli distribuiti sono tassati in capo agli individui con una distinzione tra partecipazioni qualificate e non qualificate. In particolare, le partecipazioni qualificate costituiscono parte della base imponibile dell’IRPEF per un valore pari al 49, 72%, come stabilito dalla legge 138 del 2011. Le partecipazioni non qualificate sono invece tassate con una ritenuta del 20% al momento della loro riscossione. Una delle ragioni che hanno spinto ad abbandonare il sistema del credito di imposta è che quel meccanismo non si poteva applicare agli azionisti non residenti, che risultavano così svantaggiati. In un’economia sempre più integrata e competitiva a livello internazionale si è voluta eliminare tale discriminazione e adottare un sistema separato e con aliquote inferiori a quelle dell’imposta ordinaria sul reddito. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il regime di esenzione da partecipazione Nel 2004 è stato introdotto anche il regime

Il regime di esenzione da partecipazione Nel 2004 è stato introdotto anche il regime di esenzione da partecipazione per tener conto del fatto che, molto frequentemente, le società di capitali partecipano al capitale di altre società e quindi derivano da queste dividendi, plusvalenze e minusvalenze. Poiché sia le società partecipanti sia quelle partecipate sono soggetti passivi dell’imposta, si pone il problema della doppia tassazione. La norma adottata prevede che le plusvalenze siano esentate, anche se parzialmente. La completa esenzione delle plusvalenze sarebbe infatti giustificata se queste riflettessero solo l’esistenza di utili non distribuiti, mentre è possibile che rispecchino anche altri fenomeni economici. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il regime di esenzione da partecipazione In particolare, sono esenti da imposte il 95%

Il regime di esenzione da partecipazione In particolare, sono esenti da imposte il 95% delle plusvalenze di una società partecipata, a condizione che si tratti di una società che esercita effettivamente un’attività commerciale, che la partecipazione sia iscritta nel bilancio della partecipante tra le immobilizzazioni finanziarie per un periodo non inferiore a 18 mesi e che la partecipata non sia localizzata in Paesi con sistemi fiscali privilegiati. Anche i dividendi sono esclusi dal reddito imponibile per il 95% del loro ammontare (senza le restrizioni a cui sono soggette le plusvalenze), mentre le minusvalenze sono totalmente indeducibili. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

I soggetti passivi e l’aliquota dell’IRES I soggetti passivi dell’IRES sono le società per

I soggetti passivi e l’aliquota dell’IRES I soggetti passivi dell’IRES sono le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società cooperative e di mutua assicurazione, gli enti pubblici e privati diversi dalle società, le società e gli altri enti non residenti sul territorio dello Stato ma che operano stabilmente in esso. L’aliquota IRES è stata portata dal 33% al 27, 5% con la manovra di finanza pubblica del 2007; contemporaneamente è stata anche ridotta l’aliquota dell’IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive), dal 4, 25% al 3, 9%. In quell’occasione è stata quindi complessivamente ridotta l’aliquota gravante sulle imprese dal 37, 25% al 31, 4%. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

La base imponibile è data dal reddito d’impresa, definito come l’utile netto risultante dal

La base imponibile è data dal reddito d’impresa, definito come l’utile netto risultante dal conto economico. Nel calcolo dell’utile netto le poste positive sono: • i ricavi che derivano dalla cessione di beni o servizi alla cui produzione e scambio è diretta l’attività d’impresa; • le variazioni delle rimanenze, ossia delle scorte; • le plusvalenze patrimoniali per i beni dell’impresa diversi da quelli alla cui produzione o scambio è dedicata l’attività d’impresa; • le sopravvenienze attive, ossia proventi a fronte di costi sostenuti in altri esercizi o costi divenuti insussistenti; • i dividendi e gli utili derivanti da partecipazioni in altre società, come pure gli interessi passivi su capitali dati a prestito. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

La base imponibile Sono invece componenti negative: • i costi di esercizio, tra cui

La base imponibile Sono invece componenti negative: • i costi di esercizio, tra cui fondamentali sono il costo del lavoro e gli acquisti di beni e servizi necessari all’attività dell’impresa; • le minusvalenze; • le sopravvenienze passive; • gli interessi passivi; • una deduzione forfettaria pari al 10% dell’IRAP pagata su interessi passivi e spese personale dipendente; • gli ammortamenti. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Le modalità di finanziamento e la neutralità del sistema fiscale La tassazione delle società

Le modalità di finanziamento e la neutralità del sistema fiscale La tassazione delle società dovrebbe essere neutrale non solo rispetto alla scelta relativa alla distribuzione degli utili, ma anche rispetto alle loro scelte di finanziamento. Per finanziarsi un’impresa ha due possibilità: 1. chiedere denaro in prestito, indebitandosi. In questo caso l’azienda deve pagare un interesse e, alla scadenza, restituire il capitale. Se non fosse in grado di farvi fronte potrebbe subire gravi conseguenze; 2. emettere titoli azionari. In questo caso deve emettere azioni e poi distribuire gli utili tra gli azionisti proporzionalmente alle loro quote di partecipazione. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il teorema di Modigliani-Miller In assenza di imposte e presupponendo una completa certezza sugli

Il teorema di Modigliani-Miller In assenza di imposte e presupponendo una completa certezza sugli esiti di un investimento per le imprese, è irrilevante se si ricorre all’indebitamento o all’emissione di nuovi titoli azionari (teorema di Modigliani-Miller). È chiaro che se, come previsto dalla normativa italiana, le imprese possono dedurre gli interessi passivi dal loro reddito imponibile, ma non possono fare altrettanto con i dividendi, si sta favorendo il finanziamento con indebitamento. Considerazioni simili si devono fare anche dal lato del risparmiatore che deve decidere se prestare denaro a un’impresa o se partecipare al capitale di una società. Come visto in precedenza, dal 1 gennaio 2012 sia le obbligazioni sia le partecipazioni non qualificate sono tassate con un’aliquota del 20% nell’intento di non distorcere la scelta del risparmiatore. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

La Dit Per ovviare a questa distorsione nel 1996, l’allora Ministro Visco aveva promosso

La Dit Per ovviare a questa distorsione nel 1996, l’allora Ministro Visco aveva promosso l’introduzione della c. d. Dual Income Tax (DIT). Questo metodo di tassazione riduceva il vantaggio del finanziamento con indebitamento, perché riduceva l’aliquota che grava sulla remunerazione ordinaria del capitale. Era infatti prevista un’aliquota agevolata, pari al 19%, da applicare alla remunerazione ordinaria dell’incremento dello stock di capitale aumentato del 40% e scritto in bilancio a partire dal 1996 per le società di capitale. Per le imprese individuali e le società di persone la remunerazione ordinaria del capitale si calcolava sull’intero stock di capitale. La remunerazione ordinaria del capitale altro non era che un tasso fissato annualmente dal Ministero delle Finanze in relazione all’andamento del mercato dei capitali. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

…e la sua abolizione Questa forma di agevolazione è stata abolita dalla Riforma Tremonti,

…e la sua abolizione Questa forma di agevolazione è stata abolita dalla Riforma Tremonti, che ha ricondotto il vantaggio fiscale attribuito all’indebitamento a una questione di elusione e ha introdotto alcune norme antielusive volte a limitare il fenomeno della sottocapitalizzazione (o thin capitalisation). Le norme antielusive introdotte limitano la deducibilità degli interessi passivi quando il finanziamento è fatto da un socio o da imprenditori individuali qualificati (devono avere almeno il 25% del capitale sociale) e per somme rilevanti. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il deprezzamento economico e il calcolo dell’ammortamento deducibile a fini fiscali Il sistema fiscale

Il deprezzamento economico e il calcolo dell’ammortamento deducibile a fini fiscali Il sistema fiscale può influire sulle scelte di investimento anche tramite la definizione delle quote di ammortamento. L’acquisto di un bene che fornisce un servizio per più anni è un costo che va imputato di anno in base al contributo al processo produttivo che quel bene fornisce in quell’anno. Quindi, per definire in modo coerente il reddito della società XYZ nel primo anno di esercizio, si deve dedurre il deprezzamento economico riferibile al primo anno di vita utile del bene che servizi per più anni, e così negli anni successivi. Questo principio è molto più facile da enunciare che da applicare. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il deprezzamento economico e il calcolo dell’ammortamento deducibile a fini fiscali In pratica, il

Il deprezzamento economico e il calcolo dell’ammortamento deducibile a fini fiscali In pratica, il fisco non conosce esattamente il deprezzamento annuale di ciascun bene, e nemmeno quale sia la durata del suo utilizzo. La legge perciò classifica i beni acquistabili dalle imprese e stabilisce le quote e i periodi di ammortamento (vita fiscale) secondo alcune tipologie standard. Le quote di ammortamento stabilite dalla legge necessariamente rappresentano un’approssimazione del vero deprezzamento economico Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il sistema fiscale e le scelte di investimento Infine, l’imposta influisce sull’ammontare complessivo dell’investimento

Il sistema fiscale e le scelte di investimento Infine, l’imposta influisce sull’ammontare complessivo dell’investimento in beni capitali materiali (fabbricati, impianti e macchinari)? L’analisi sugli effetti della tassazione sulle scelte di investimento richiede una visione condivisa sulle motivazioni di tali scelte e sulle variabili che maggiormente le influenzano. Come vedremo tale visione condivisa non esiste, e la risposta alla domanda se l’ammortamento accelerato e il credito d’imposta stimolino gli investimenti dipende da come si ritiene che avvengano le scelte di investimento. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Modello dell’investimento con acceleratore Supponiamo che nella produzione il rapporto tra capitale e prodotto

Modello dell’investimento con acceleratore Supponiamo che nella produzione il rapporto tra capitale e prodotto sia fisso. In questo caso il fattore determinante dell’ammontare dell’investimento è la variazione del livello di output. Secondo questo approccio, definito modello dell’investimento con acceleratore, le deduzioni delle quote di ammortamento e il credito d’imposta per gli investimenti sono irrilevanti, poiché, se è la tecnologia a dettare il rapporto in cui capitale e output devono essere utilizzati, conta solo il livello di produzione. Le agevolazioni fiscali che rendono meno costoso il capitale non vengono considerate perché la domanda di capitale non dipende dal suo prezzo. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il modello neoclassico In realtà l’impresa può scegliere fra tecnologie alternative. Secondo il modello

Il modello neoclassico In realtà l’impresa può scegliere fra tecnologie alternative. Secondo il modello neoclassico di Jorgenson (1963) la variabile fondamentale nella scelta se investire o meno è il costo d’uso del capitale, cioè il costo che l’impresa sostiene per possedere un bene. Il costo d’uso del capitale comprende sia il costo opportunità derivante dalla rinuncia ad altri investimenti, sia i costi diretti quali l’ammortamento e le imposte. Il costo d’uso del capitale indica il tasso di rendimento che un progetto deve raggiungere per assicurare un profitto positivo Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il modello neoclassico Nel modello neoclassico, quando il costo del capitale aumenta, le imprese

Il modello neoclassico Nel modello neoclassico, quando il costo del capitale aumenta, le imprese scelgono tecnologie che richiedono minor impiego di capitali e viceversa. Se la politica fiscale riduce il costo del capitale, aumenta l’ammontare di capitale che le imprese sono disposte a detenere e quindi gli investimenti. Questo ragionamento lascia in sospeso due problemi importanti: le modifiche al sistema fiscale possono influire sul costo d’uso del capitale? Quanto è sensibile l’investimento alle variazioni del costo d’uso del capitale? Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il modello del cash-flow Se chiedete a un uomo d’affari che cosa determini l’ammontare

Il modello del cash-flow Se chiedete a un uomo d’affari che cosa determini l’ammontare dei suoi investimenti, probabilmente vi risponderà il cash flow. Il cash flow è la differenza tra i ricavi e i costi degli input. Più liquidità si ha a disposizione, maggiore è la capacità di investimento. Se alla base del modello neoclassico c’è l’assunzione che il costo del finanziamento con fondi propri sia uguale a quello sul mercato, molti economisti credono che tale assunzione sia priva di fondamento e ritengono invece che le scelte di finanziamento siano condizionate da fenomeni di asimmetria informativa. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il modello del cash-flow Supponiamo che gli amministratori dell’impresa che produce chip abbiano maggiori

Il modello del cash-flow Supponiamo che gli amministratori dell’impresa che produce chip abbiano maggiori informazioni sulle prospettive di questo prodotto di quante ne abbiano i potenziali finanziatori esterni. Se così è i finanziatori esterni sono portati a chiedere un tasso d’interesse molto alto e il costo del finanziamento interno è minore del costo di quello esterno. Per questo l’ammontare dell’investimento dipende dal flusso dei fondi interni, cioè dal cash flow. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl

Il modello del cash-flow Secondo alcuni studiosi (Fazzari, Hubbard e Peterson 1988) tra cash

Il modello del cash-flow Secondo alcuni studiosi (Fazzari, Hubbard e Peterson 1988) tra cash flow e investimento ci sarebbe addirittura una relazione statistica, anche se la sua interpretazione non è evidente. Le aziende investono perché il loro cash flow è alto, oppure le aziende affermate hanno sia cash flow elevati sia investimenti elevati? In ogni caso, se la teoria del cash flow è corretta, essa ha importanti implicazioni per le conseguenze delle imposte sulle scelte di investimento delle imprese. Per esempio nel modello neoclassico un’imposta forfettaria sulle società non avrebbe alcun effetto sull’investimento; invece, se il modello del cash flow è valido, l’investimento si ridurrebbe. Rosen, Gayer, Scienza delle finanze 5 e Copyright © 2018 Mc. Graw-Hill Education (Italy) srl