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SILSIS – Pavia - Area 3 Educazione Linguistica “Educare alla usabilità linguistica” lezione 1

SILSIS – Pavia - Area 3 Educazione Linguistica “Educare alla usabilità linguistica” lezione 1 stefano. rastelli@unipv. it

1. Educazione Linguistica (Cristina Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari, Roma, Carocci, cap. I) a.

1. Educazione Linguistica (Cristina Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari, Roma, Carocci, cap. I) a. Anni Settanta. L'irruzione della linguistica nella scuola italiana, cioè in un dominio in cui fino ad allora dire "lingua" equivaleva a dire "letteratura" (egemonia del concetto di stile, di modello). Erano gli anni della "nuova questione della lingua. b. Parallelo impegno sociale di alcuni linguisti a favore della diffusione dell'italiano standard* (non a scapito del dialetto e delle altre varietà diatopiche, diamesiche, diastratiche e diafasiche) quale mezzo di integrazione e di partecipazione alla vita democratica del paese. c. parole d'ordine: registro linguistico, adeguatezza comunicativa, trasversalità dell'educazione linguistica, testo e testualità * non aulico, non burocratico

2. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di

2. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica

3. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di

3. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica tesi VI. . . Come non insegna bene l’ortografia, così la pedagogia tradizionale non insegna certo bene la produzione scritta. Cali un veto pietoso sulla maniera fumosa e poco decifrabile in cui sono scritti molti articoli di quotidiani. E non si creda che l’oscurità risponda sempre e soltanto a un'intenzione politica, all'intenzione di tagliar fuori dal dibattito i meno colti. Una analisi di giornali di consigli di fabbrica mostra che in più d'uno il linguaggio non brilla davvero per chiarezza. E non sempre la limpidezza del vocabolario e della frase è caratteristica propria di tutti i comunicati delle confederazioni sindacali. Ora, è fuor di dubbio che gli operai e i sindacalisti non hanno alcun interesse a non essere capiti. L’oscurità, i periodi complicati sono il risultato della pedagogia linguistica tradizionale. La pedagogia linguistica tradizionale, dunque, non realizza bene nemmeno gli scopi su cui punta e dice di puntare. In questo senso, essa è inefficace. Perfino se gli scopi restassero gli stessi, nelle scuole bisognerebbe comunque cambiare tipo di insegnamento E' veramente così?

4. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di

4. Educazione Linguistica Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica" GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica tesi VIIc. . . Nella stessa produzione scritta, la pedagogia linguistica tradizionale tende a sviluppare la capacità di discorrere a lungo su un argomento, capacità che solo raramente è utile, e si trascurano altre e più utili capacità: prendere buoni appunti, schematizzare, sintetizzare, essere breve, saper scegliere un tipo di vocabolario e fraseggio adatto ai destinatari reali dello scritto , rendendosi conto delle specifiche esigenze della redazione di un testo scritto in rapporto alle diverse esigenze di un testo orale di analogo contenuto (cioè, imparando a sapersi distaccare, quando occorre, da una verbalizzazione immediata, irriflessa, che più è ovviamente presente e familiare al ragazzo). Se mettiamo tra parentesi il soggetto (la pedagogia tradizionale) il quadro è sicuramente ancora lo stesso

5. Educazione Linguistica Ma ciò accadeva in un altro mondo (in cui l'italiano non

5. Educazione Linguistica Ma ciò accadeva in un altro mondo (in cui l'italiano non era la madrelingua di moltissimi italiani) Le sfide oggi sono in parte le stesse (l'"usabilità linguistica") e in parte altre. a. italiano lingua seconda b. italiano lingua di contatto c. italiano lingua franca (egemone) d. nuove forme del sapere e. italiano e lingue straniere

6. ISTAT 2007 "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile

6. ISTAT 2007 "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007 Italofonia praticamente raggiunta*, attestato bilinguismo (talvolata con diglossia? ) italiano/dialetto, incremento delle lingua "altre" (pressione migratoria) quando si parla di "competenza", i parlanti monolingue sono da sommare ai bilingue tavola 1 (riassunto): tavola 2 (diffusione geografica): tavola 3: (italiano e professione):

7. ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile

7. ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007 tavola 4 (classi di età e titolo di studio): tavola 5: (con gli amici): tavola 7: (con gli amici, per professione):

8. ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile

8. ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007 tavola 9: (con gli estranei): tavola 11: (con gli estranei, per professione)***: tavola 17: conoscenza di una lingua straniera:

9. Una "nuova educazione linguistica"? Dovrebbe avere a che fare con il concetto di

9. Una "nuova educazione linguistica"? Dovrebbe avere a che fare con il concetto di usabilità dei testi scritti e orali (ma la colpa non sarebbe più certo della pedagogia tradizionale!) a) Le forme di un diverso "alfabetismo" dele nuove generazioni (distacco dalla verbalità: l'"accesso al proposizionale" non sembra più così importante) b) Gli effetti sul presente del particolare corso storico-linguistico dell'italiano (rispetto a quello di altre lingue europee) c) Il conseguente, profondo radicamento di alcuni modelli ideali di italiano scritto, debitori a loro volta di alcuni modelli retorici (rinforzati in ambiente scolastico: l'archetipo "tema in classe")

10. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001,

10. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001, Bari, Laterza) "Le forme di un diverso "alfabetismo" La scrittura ha esaltato il vedere rispetto all'udire, e contemporaneamente ha fatto emergere un nuovo tipo di vedere: la visione alfabetica Ci sono due tipi di intelligenza: intelligenza momentanea e intelligenza sequenziale. La prima ignora il tempo. La seconda segue invece la natura del testo (lineare) e non tanto la sua propria espandendo lo strumento dell'intelligenza sequenziale Siamo passati in un epoca in cui la conoscenza si acquisisce per via non sequenziale (TV, musica, ascolto , PC), cioè attraverso l'intelligenza non simultanea e l'elaborazione successiva (stimoli a basso governo). C'è il fenomeno del graduale arrestarsi in tutto il mondo del decremento dell'analfabetismo. Ci fa pensare che la diffusione dell'alfabeto abbia incontrato impedimenti profondi. Stiamo tornando a una dominanza dell'orecchio e della visione non alfabetica e le giovani generazioni sono all'avanguardia in questa migrazione a ritroso.

11. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001,

11. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001, Bari, Laterza) "Guardare è più facile che leggere" C'è una trasformazione dello stile conoscitivo Se la lettura è in calo, vuol dire che è in calo il tipoparticolare di inteligenza che le è specifica L'intelligenza della visione simultanea non è in grado di stabilire una gerarchia tra le informazioni che processa Però anche la visione addestra alcuni tipi di testualità: ci sono considerazioni che valgono per i testi verbali ma anche per i testi visivi, laddove si presentano ad esempio ordini inversi delle azioni (non naturali), simultanei, causali. Essi pure necessitano una qualche capacità elaborativa (che i bambini sviluppano dopo i sette anni). Ma i testi che si guardano sono molto meno strutturati di quelli che si leggono dal punto di vista dell'ordinamento degli eventi (si pensi alla difficoltà del montaggio in parallelo, mentre al testo scritto basta un "mentre" o al flash-back, mentre al testo scritto basta un "prima")

12. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001,

12. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo (2001, Bari, Laterza) "Il linguaggio dei giovani" Le giovani generazioni hanno adottato usanze comunicative diverse da quelle dei loro genitori e si stanno spostando gradualmente verso una sponda oltre la quale c'è il silenzio. Un linguaggio generico, mancante di referenti precisi, privo di entità cui attribuire i ruoli, in modo che il lettore riempia questi vuoti con la propria esperienza La pratica non proposizionale (non gerarchica, non strutturata, non referenziale, non analitica) che allude a parole generali entro le quali si può includere quello che si vuole (non referenzialità). Adesso forse alla verbalità si preferisce l'allusione e la condivisione di esperienze dirette le esperienze è molto meglio averle e rievocarle che raccontarle analiticamente o tradurle in discorsi. La musica esclude il proposizionale.

13. Modelli di italiano scritto Per tutti i sistemi di comunicazione si parla di

13. Modelli di italiano scritto Per tutti i sistemi di comunicazione si parla di alternativa fra un sistema centrato sull’utente e un sistema centrato sull’autore Il linguaggio burocratico italiano rimane l’esempio più clamoroso di lingua sender-oriented Dal 1993 a oggi i ministri della funzione pubblica (Frattini, Cassese, Bassanini) hanno cercato in tutti i modi di invertire l'orientamento del linguaggio della burocrazia e dell’amministrazione da sender-oriented a receiver-oriented. Hanno scritto alcune circolari e un Manuale di Stile (a cura di Aldo Fioritto, Bologna, Il Mulino, 1997)

14. Modelli di italiano scritto Il modello burocratico (il difficilese di De Mauro) è

14. Modelli di italiano scritto Il modello burocratico (il difficilese di De Mauro) è pervasivo. Alcuni studiosi hanno notato la tendenza degli italiani a scrivere in maniera molto diversa da come parlano, quasi imitando la lingua dei centri più accreditati di diffusione dei modelli linguistici (giornali, Tv, enti pubblici). Probabilmente questo presunto irrinunciabile potere referenziale posseduto in via esclusiva da alcune forme dell'italiano ufficiale (come scriveva lo storico della lingua italiana Luca Serianni nel 1996) costituisce un dato profondamente radicato nella coscienza linguistica del parlante medio. C'è una lingua selvaggia che non consiste nella deviazione dalla lingua difficile ma in una sua imitazione impossibile.

15. Modelli di italiano scritto Indicazioni: il betametasone è un corticosteroide di sintesi dotato

15. Modelli di italiano scritto Indicazioni: il betametasone è un corticosteroide di sintesi dotato di intensa attività antiinfiammatoria ed antireattiva pari a circa 8 -10 volte quella del prednisolone peso per peso. . Alterazione del bilancio idro-elettrolitico, soprattutto ipokaliemia, che raramente e soprattutto in pazienti predisposti possono arrivare all’ipertensione Come si presenta Che cosa è: zerinol è un analgesico e un antipiretico Perché si usa: zerinol si usa per i sintomi dell’influenza e del raffreddore Cosa fare durante la gravidanza e l’allattamento: zerinol non deve essere usato durante la gravidanza e l’allattamento Ogni biglietto vale per 2 viaggi ordinari urbani da convalidare su entrambe le facciate Al viaggiatore sprovvisto di biglietto o con biglietto non valido sarà applicata la normativa vigente sul vettore che rileva l’irregolarità. . . Può essere usato da più persone contemporaneamente purché una di esse sia in possesso della matrice

16. Modelli di italiano scritto

16. Modelli di italiano scritto

17. Modelli di italiano scritto (e orale) un benzinaio romano intervistato dal tg 5

17. Modelli di italiano scritto (e orale) un benzinaio romano intervistato dal tg 5 ore 13 del 9 gennaio 2001 dice: “i miei clienti coi punti delle promozioni non mi hanno mai chiesto buoni benzina, hanno sempre opzionato per i regali”

18. Storia linguistica Alcuni linguisti italiani (Tullio De Mauro, Maurizio Dardano, Marcello Duranti) sono

18. Storia linguistica Alcuni linguisti italiani (Tullio De Mauro, Maurizio Dardano, Marcello Duranti) sono d’accordo nel dire che il grado di verbosità della nostra lingua è alto, l’italiano usa più parole per esprimere lo stesso concetto senza però variare l’entità del lessico impiegato. Cioè l’italiano medio usa le parole a blocchi e le ripete fino alla nausea. Di che tipo di parole si tratta? Il nostro discorso è poco narrativo (cioè non è fatto di eventi perfettivi e di nomi concreti e semplici, che diano un’impronta dinamica al nostro racconto). La nostra lingua è inerte, non si muove perché chi parla e scrive raramente racconta dei fatti. Racconta più che altro la propria interpretazione dei fatti (si veda il libro del linguista Michele Lo Porcaro Cattive notizie: la retorica senza lumi dei mass-media italiani, Milano, Feltrinelli, 2005). C’è invece una eccessiva presenza di aspettualità imperfettiva e di divagazione. C’è l’amore tutto italiano anche da parte della gente comune per il tecnicismo, le formule e gli stereotipi verbali.

19. Storia linguistica La lingua italiana comune si è consolidata su un modello letterario

19. Storia linguistica La lingua italiana comune si è consolidata su un modello letterario scritto. Il prestigio del modello lettarario ha causato indirettamente la separazione tra il destino della lingua scritta e il destino della lingua parlata. Una lingua italiana comune e usata per la comunicazione quotidiana ha iniziato a formarsi a partire da da circa sessant'anni fa. L'uso massiccio dell'italiano da parte della gente e da parte dei media ha contribuito ad avvicinare il parlato e lo scritto. Al giorno d'oggi la strada della lingua italiana è ancora piena di lavori in corso, specialmente nella morfosintassi (Italiano dell'uso medio o neostandard). La gente mediamente si sente insicura del proprio mezzo linguistico e ciò avviene più frequentemente che in altri stati europei nei quali le lingue nazionali presentano meno differenza tra il parlato e lo scritto e dove hanno avuto centinaia di anni per consolidarsi e diffondersi. Quando la gente si sente insicura del proprio mezzo linguistico è convinta che la lingua che usa per parlare e scrivere nelle situazioni informali non sia adeguata per comunicare in situazioni formali. Quindi mediamente quando gli italiani scrivono a un destinatario non conosciuto preferiscono andare sul sicuro e imitare la lingua ufficiale.

20. (effetti della)Storia linguistica Resistenza al cambiamento La difficile ricerca di una "medietà" linguistica

20. (effetti della)Storia linguistica Resistenza al cambiamento La difficile ricerca di una "medietà" linguistica Pervasività del modello retorico del tema in classe (la sindrome del foglio di protocollo)