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Nel programma di catechesi parrocchiale , Don Goffredo ha pensato di fornire a tutti gli interessati un approfondimento e studio delle Sacre Scritture. Come primo approccio, data la mole di materiale contenuto nella Bibbia, ha scelto di affrontare i capitoli della Genesi. Questi libri unitamente all’Esodo, Levitico Numeri e Deuteronomio costituiscono il Pentateuco così chiamato perché dal materiale iniziale, che era di difficile consultazione, decisero di farne cinque libri che sono quelli citati, cosi da rendere più agevole la lettura e lo studio. La Genesi si divide in due parti disuguali: La prima parte che riguarda la storia primitiva che abraccia i capitoli 1 -11. 2) La storia patriarcale (ccc. 12 -50) che evoca le grandi figure dei grandi antenati. La prima parte è come un portico che precede la storia della salvezza che sarà raccontata da tutta la Bibbia; essa risale alle origine del mondo e stende la sua prospettiva all’intera umanità. , I commenti sono tratti da: la Bibbia di Gerusalemme Antico Testamento Commento del Card. Gianfranco Ravasi. RCS Quotidiani S. p. A 2006

Riferisce la creazione dell’universo e dell’uomo, la caduta originale e le sue conseguenze, la

Riferisce la creazione dell’universo e dell’uomo, la caduta originale e le sue conseguenze, la perversità crescente che è punita dal diluvio. A partire da Noè la terra si ripopola, ma tavole genealogiche sempre più ristrette concentrano finalmente l’interesse su Abramo, padre del popolo eletto. Abramo è l’uomo della fede, la cui obbedienza è ricompensata da Dio, il quale gli promette anche una posterità e la terra santa per i suoi discendenti 12, 1 -25, 18).

NOE’ ABRAMO Padre del popolo eletto Le frecce rappresentano le 12 tribu d’Israele

NOE’ ABRAMO Padre del popolo eletto Le frecce rappresentano le 12 tribu d’Israele

Incontriamo poi Giacobbe, l’uomo dell’astuzia, che soppianta il fratello Esaù, carpisce la benedizione del

Incontriamo poi Giacobbe, l’uomo dell’astuzia, che soppianta il fratello Esaù, carpisce la benedizione del padre Isacco, supera in furbizia lo zio Labano ma tutte queste abilità non servirebbero a nulla se Dio non lo avesse preferito a Esaù prima della nascita e non gli avesse rinnovato le promesse dell’alleanza concesse ad Abramo (25, 19 -36). Tra Abramo e Giacobbe, Isacco è una figura assai pallida, la cui vita è narrata specialmente per i rapporti che ha con suo padre o con suo figlio. I 12 figli di Giacobbe sono gli antenati delle 12 tribù d’Israele. A uno di loro è consacrata l’ultima parte della Genesi: i cc 37 -50 ( meno 39 e 49) sono una biografia di Giuseppe, l’uomo saggio per eccellenza. L’Antico Testamento è la storia della salvezza dell’uomo, attraverso le esperienze vissute e comunicateci attraverso i Profeti e i vari protagonisti delle sacre scritture. “Ora abbiamo davanti a noi un testo biblico di alcuni capitoli che dovremo leggere non più guardandolo dall’alto, ma scendendo nei particolari. Ci avviciniamo sempre più a quel desiderio che è un po’ di tutti: accogliere e approfondire il testo biblico, penetrando maggiormente nell’intimo, anche nei suoi piccoli segreti”.

Il commentatore del testo biblico, ha voluto iniziare con una domanda: UOMO DOVE SEI?

Il commentatore del testo biblico, ha voluto iniziare con una domanda: UOMO DOVE SEI? Non ha detto Adamo dove sei perché Adamo non è un nome proprio ma è il risultato della fusione di due elementi: un articolo (in ebraico l’articolo è ha) e un’altra parola: “adam. Questa è una parola che probabilmente si ricollega alla radice “terra”, anche al colore della terra d’oriente, un colore da fanghiglia, rossastro. Quindi abbiamo semplicemente un articolo e un nome comune. E allora la traduzione più corretta è semplicemente L’UOMO. Naturalmente l’UOMO in questione è agli occhi dell’autore una persona sola, un singolo, è la tipizzazione di una condizione. In Adamo ci rispecchiamo tutti. Ecco allora che quell’uomo non ha un nome: Adamo, ma dovremo chiamarlo L’UOMO PER ECCELLENZA. Pascal nel XVII secolo diede questa definizione: “Adamo è mio padre, sono io, ed è mio figlio” Possiamo ancora dire che Adamo è questo filo ininterrotto genealogico: là dove sulla terra appare l’umanità, là abbiamo Adamo. Fatte queste considerazioni dobbiamo dire che questa storia non è così lontana né riguarda un personaggio assolutamente remoto, collegato a noi con un filo così esile, da essere quasi irrilevante. Si tratta invece di noi; la questione è nostra; il protagonista è quel primo uomo, ma anche l’ultimo uomo. Prima di proseguire è utile analizzare, sebbene sinteticamente, quattro elementi che ci aiuteranno a capire il contenuto della Bibbia e fare tesoro dei suoi insegnamenti.

MITO, STORIA, SAPIENZA, LETTERATURA MITO: La prima strada è la strada più evidente e

MITO, STORIA, SAPIENZA, LETTERATURA MITO: La prima strada è la strada più evidente e più antica, usata costantemente dall’umanità: quella del MITO, del mito simbolico. E qui una volta per tutte dimentichiamo quella superficiale definizione del mito che lo equipara semplicemente a favola, o leggenda, o qualcosa del genere, per cui si ha sempre paura ad usare questo termine applicandolo alla Bibbia, perché sembra spregiativo. In realtà il mito è stato una delle grandi manifestazioni della cultura umana e soprattutto è stato la prima grande teologia. Il mito, preso seriamente, è un modo per parlare del mistero quando questo mistero ha in sé un che di ineffabile, un qualcosa che non può essere del tutto espresso con le categorie normali. E allora si ricorre alla forza del simbolo, forza che regge tutti coloro che vogliono penetrare nel mistero. Ecco allora, anche nella Bibbia, l’uso dei miti. La Bibbia si muove proprio partendo da una serie di ricerche “mitiche” che erano state fatte nell’antichità. Il commentatore del testo sacro cita alcuni di questi grandi miti. Nell’interno della Bibbia questi miti si vedono quasi come in una radiografia. La Bibbia li ha presi, li ha trasformati, qualche volta ha anche cancellato i loro elementi negativi e li ha riproposti. Possiamo dire perciò che nella Bibbia converge la ricerca dell’umanità antica. La Bibbia ci invita ad essere attenti ai grandi miti del nostro tempo, intendendo “mito” sempre nel senso scientifico del termine. Siamo invitati cioè a capire quei frammenti di verità grandi o piccoli che sono sepolti nei miti moderni, che sono le ideologie, la letteratura, la ricerca dell’uomo sotto i cieli più diversi. Siamo perciò come l’uomo della Bibbia, attenti a queste riflessioni sul mistero dell’uomo.

Se prendiamo il celebre poema mitico dell’antico Vicino Oriente l’Enuma Elish, vediamo che si

Se prendiamo il celebre poema mitico dell’antico Vicino Oriente l’Enuma Elish, vediamo che si tratta di un impasto di visione politeistica e immanentistica. Da questo poema emerge un Dio frammentato e anche disseminato nell’interno del terreno della storia per cui alla fine è un Dio un po’ contaminato. Per questo la Bibbia prenderà con cautela quest’immagine. Nel poema citato l’uomo è creato proprio da una serie di terreni; sono argille, sono sabbie diverse. Il Dio creatore trionfatore Marduk, prende questa pasta debole, peritura, mortale, materiale e con essa costruisce la creatura. Vedremo che anche la Bibbia ripete questo simbolo per indicare la nostra fragilità, la parentela dell’uomo con la materia. Però ecco il salto: la Bibbia introduce un intervento particolare di Dio alita in questa pasta creata, in questa statua e lascia una sua traccia misteriosa. Quest’ultima ha annullato la distanza che esisteva tra Dio e l’uomo. LA STORIA Fino a non molto tempo fa molti pensavano, e forse qualcuno lo pensa ancora, che queste pagine fossero la descrizione delle avventure del primo uomo, la registrazione storica di quello che ha fatto questo “signor Adamo”, che è vissuto , se stiamo all’ipotesi dell’australopiteco, 6 milioni di anni fa; o, se vogliamo, di quell’essere che cominciò ad avere un grado superiore di espressività umana qualche milione di anni dopo. Però quello che avviene all’interno di queste pagine è ciò che avviene sotto gli occhi dell’autore di allora. L’uomo che viene descritto nei cc. 2 e 3 della Genesi è l’uomo ebreo del X° sec. A. C, anche se la sua esperienza viene retroproiettata quasi agli inizi. Se prendo un inizio prendo tutta la catena della storia umana.

Quella raccontata dalla Bibbia è una storia in senso qualificato; è la storia esistenziale,

Quella raccontata dalla Bibbia è una storia in senso qualificato; è la storia esistenziale, è la verifica attraverso un procedimento a ritroso, partendo dall’orizzonte presente all’autore. Egli mette idealmente un punto di partenza, il quale sia come un riflettore che spiega tutto ciò che segue. Io ora ho davanti le lacrime e le glorie dell’uomo, io devo spiegarle e allora cerco di spiegarle attraverso una riflessione che proietto indietro, che sposto su quel punto di partenza ideale in modo che tutto l’uomo sia descritto e compreso oggettivamente. E allora non è la storia di un determinato tempo, è la storia che sempre riappare sulla faccia della terra. Questa pagina è una grande meditazione sull’uomo storico, così come sempre entra in scena sulla faccia della terra. La Sapienza La sapienza è una specie di atteggiamento fondamentale che l’uomo della Bibbia assume nei confronti dell’essere, del reale. E’ la vera e propria filosofia , è la vera e propria teologia. La Bibbia in queste pagine non vuole rispondere alla domanda: quando è avvenuto questo? Come è avvenuto? La Bibbia vuole rispondere ad un’altra domanda: che senso ha tutto questo? Allora la domanda fondamentale, la domanda di struttura è quella che vuole sviscerare il senso delle cose: abbiamo una direzione nella vita, nel nostro esistere? Come siamo nel nostro interno profondo? Che senso ha l’uomo? Che senso ha il mondo? Queste sono le domande della sapienza di Israele, le domande penultime e ultime. Sono le domande penultime concernenti tutti i problemi concreti: Perché c’è il vestito? Perché c’è la fatica del lavoro? Perché le doglie del parto? La Bibbia si preoccupa anche di rispondere a queste domande molto penultime.

La Bibbia si interroga: perché esiste la violenza sessuale? E cerca di risolvere il

La Bibbia si interroga: perché esiste la violenza sessuale? E cerca di risolvere il problema con una spiegazione che tutto sommato è ben attendibile anche ai nostri giorni. E ancora: perché nel mondo c’è questa dicotomia , questa antitesi continua, questa ostilità tra la natura e l’uomo? La natura si ribella all’uomo e l’uomo la usa in maniera ingiusta. Perché l’uomo è tentato? Perché l’uomo, che pure ha tutto è insoddisfatto? Che senso ha il fatto che noi sentiamo Dio lontano? Perché l’uomo che ha davanti a sé tutto l’orizzonte del cosmo, è scontento alla sera di questa avventura e vuole ancora qualcos’altro? Che senso ha il matrimonio? Che senso ha il fatto che noi sentiamo Dio lontano? E che senso ha invece sentirlo vicino, che passeggia con noi la sera? O sentirlo invece laggiù separato da una frontiera invalicabile, con delle guardie impossibili? Queste sono le domande fondamentali della storia, della filosofia, della teologia, sono le domande dell’uomo, che è apparso e che apparirà sulla faccia della terra, appena comincia ad avere un bagliore, o appena si ferma un istante e si interroga sul “perché”, e sul “che senso ha tutto questo? ”. La letteratura Noi abbiamo davanti due capitoli che sono il c. 1 che va fino al c. 2 versetto 4 a; poi comincia un’altra mano. E’ proprio come se due persone si sedessero ad un tavolo e componessero due diversi ritratti della stessa persona, da due angoli differenti. Sono autori molto diversi. Uno è giovanissimo; ha avuto grandi avventure ed ora è tornato alle sue origini, vuole ancora ritrovare le radici di se stesso. Questo autore in realtà è una tradizione, è detto convenzionalmente il sacerdotale, LA TRADIZIONE SACERDOTALE. Questa è fiorita attorno alla fine del VI secolo, quando gli ebrei avevano vissuto l’esperienza tragica, drammatica

Dell’esilio in Babilonia e stavano preparando il grande rientro nella loro terra. Ho detto

Dell’esilio in Babilonia e stavano preparando il grande rientro nella loro terra. Ho detto che è una figura giovane, è una persona dispersa, sbandata, è andata a finire lungo i fiumi di Babilonia e ora vuole ricomporre la sua identità, vuole sapere chi è, e si dipinge. Dall’altra parte abbiamo invece l’uomo molto più antico, molto più glorioso, una figura monumentale; è la TRADIZIONE chiamata JAHVISTA, perché usa il nome sacro, impronunciabile JHWH del Signore, il nome specifico di Dio. Questa tradizione è fiorita quando in Israele c’era lo splendore di Salomone nel X secolo a. C. Quest’uomo appartiene agli intellettuali di Salomone, rappresenta quel gusto di conoscenza, di approfondimento, di scavo della realtà che aveva Salomone. Ebbene, quest’uomo presenta, con lo scetticismo che è proprio degli intellettuali, la figura dell’uomo: da un lato l’uomo in tutta la sua grandezza, in tutte le sue potenzialità (c 2); dall’altro l’uomo con tutte le sue miserie (c. 3).

Immagine raffigurante il caos iniziale Le cose raccontate fino a questo momento, servono come

Immagine raffigurante il caos iniziale Le cose raccontate fino a questo momento, servono come introduzione alla lettura vera e propria del testo dei vari capitoli. A questo punto dobbiamo però domandarci qual è il motivo che ci sprona a leggere e studiare il testo Sacro. La conoscenza dei testi sacri dovrebbe essere un’esigenza intima di ogni cristiano. Non possiamo definirci cristiani se non conosciamo i testi, che attraverso i secoli , ci hanno trasmesso le basi della nostra fede. La Bibbia è un libro talmente importante che è studiata anche da i non cristiani. Anzi non è raro incontrare persone che il libro sacro lo hanno studiato nella sua interezza; anche se lo hanno fatto esclusivamente per motivi culturali, sono persone che sanno di cosa parlano. A noi i testi devono farci da guida per migliorare la nostra conoscenza della parola di Dio.

A questo punto cominciamo a leggere i testi. Alla fine di ogni capitolo ci

A questo punto cominciamo a leggere i testi. Alla fine di ogni capitolo ci sarà una breve spiegazione del testo. 1 CREAZIONE E RIPOSO DIVINO La creazione 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse: «Sia la luce!» . E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. 5 Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. 6 Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque» . 7 Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. La separazione delle acque di Michelangelo Cappella sistina

9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un

9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto» . E così avvenne. 10 Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11 Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie» . E così avvenne. 12 E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15 e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra» . E così avvenne. 16 E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20 Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo» . 21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra» . 23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24 Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie» . E così avvenne. 25 Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 26 Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» .

27 E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò:

27 E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» . 29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde» . E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Commento Lo scopo di questo primo capitolo della Genesi, attribuito alla fonte sacerdotale, è quello di dare una classificazione logica ed esauriente degli esseri, creati secondo un piano riflesso nel quadro di una settimana che si conclude con il riposo sabbatico. Gli esseri vengono all’esistenza per l’appello di Dio, secondo un ordine crescente di dignità, fino all’uomo, immagine di Dio e re della creazione. Non occorre ingegnarsi per trovare concordanze tra questo quadro e la nostra scienza moderna, ma piuttosto leggervi, sotto una forma che porta l’impronta della sua epoca, un insegnamento rivelato, con valore permanente, su Dio, unico, trascendente, anteriore al mondo, creatore. La terra era informe e deserta. Come il vento e le acque, sono immagini che, per il loro carattere negativo, preparano la nozione di creazione a partire dal nulla. Non si tratta qui dello Spirito di Dio e della sua funzione nella creazione. Questa è l’opera della parola di Dio e della sua azione.

1) Dio creo il cielo e la terra; 2) Dio crea la luce; 3)

1) Dio creo il cielo e la terra; 2) Dio crea la luce; 3) Dio crea il firmamento; Primo giorno Secondo giorno 4) Dio separò le acque e creò il mare e la terra e creò la vegetazione sulla terra; Terzo giorno 5) Dio creò le stelle, e le due lampade una più grande e una più piccola; Quarto giorno 6) Dio creò gli esseri viventi marini e terrestri; Quinto giorno 7) Dio creò l’uomo a Sua immagine e somiglianza; Sesto giorno 8) Dio si riposo; Settimo giorno La luce è una creazione di Dio, le tenebre non lo sono: esse sono negative. La creazione della luce è riferita per prima, perché la successione dei giorni e delle notti sta per essere il quadro entro cui si svolgera l’opera creatrice. Il firmamento: la “volta” apparente del cielo era per gli antichi semiti una cupola solida che racchiudeva le acque superiori; dalle sue aperture scorrerà il diluvio. Alla creazione per mezzo della parola, “Dio disse”, si aggiunge ora la creazione per mezzo dell’atto: “Dio fa” il firmamento, gli astri, gli animali. L’autore sacerdotale integra così nella sua concezione più spirituale della creazione una tradizione antica, parallela a quella del racconto successivo, secondo la quale Dio “fa” il cielo e la terra, l’uomo e gli animali. I nomi dei luminari sono omessi intenzionalmente: il sole e la luna, divinizzati da tutti i popoli vicini, sono qui semplici luminari che rischiarano la terra e fissano il calendario

E arriviamo al “facciamo “ che forse è dovuto al fatto che in ebraico

E arriviamo al “facciamo “ che forse è dovuto al fatto che in ebraico il nome di Dio è in forma plurale “Elohim”. Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo ……. Il plurale può voler indicare la deliberazione di Dio con la Sua corte celeste; oppure vuole esprimere la maestà e la ricchezza interiore di Dio. LA COSMOLOGIA DELLA GENESI Le cosmologie cominciavano sempre con un “quando” che comprendeva la descrizione del nulla, del vuoto, della non esistenza. Questo “quando” ha dopo di sé l’azione, l’irruzione di Dio, il Creatore. Adesso, noi abbiamo la descrizione di questo “quando” e del “poi” che ne consegue. Ma per capire bene quale tesi l’autore vuole presentarci, proveremo a dare prima di tutto uno sguardo d’insieme al capitolo. Questo capitolo è scandito su tre momenti diversi. Abbiamo innanzitutto il primo momento nel quale avviene una congiunzione, l’incontro di due poli lontani che si raggiungono: un incontro fondamentale. Primo incontro: abbiamo DIO LONTANISSIMO e abbiamo la POLVERE DELLA TERRA. Tra questi due poli estremi passa un respiro, il respiro di Dio che fa unire in una specie di dialogo misterioso, che si chiama la creazione- anche se la Bibbia non usa questo termine-, L’UOMO e DIO. Il grande protagonista di questa pagina, che si chiama Adam, cioè l’uomo, è descritto con la sua prima grande relazione, col suo primo incontro con Dio.

Secondo quadro: ormai l’obiettivo si sposta sulla piattaforma della terra, ove l’uomo sta camminando

Secondo quadro: ormai l’obiettivo si sposta sulla piattaforma della terra, ove l’uomo sta camminando e incontra davanti a sé un’altra realtà. Ancora una volta l’uomo più alto e un’altra realtà più bassa entrano in contatto. Sono L’UOMO e GLI ANIMALI. L’uomo li domina entrando in uno strano dialogo, quello del nome dato ai singoli animali. Terza ed ultima scena: è la scena più gloriosa, descritta in maniera impressionante anche dal narratore che ne resta affascinato; è un incontro alla pari cioè occhi negli occhi ed è l’incontro con la sua donna.