CATECHESI OSPITI CENTRO ANZIANI OPERA DON GUANELLA BARI
CATECHESI OSPITI CENTRO ANZIANI OPERA DON GUANELLA - BARI IL TEMPO DEL RACCOLTO VECCHIAIA VENERANDA, MAESTRA DI VITA: ELEÀZARO Meditazioni bibliche Vivere bene il tempo della vecchiaia
La vicenda di Eleazaro, vecchio novantenne che va incontro al supplizio pur di non scandalizzare i giovani, è descritta nel Secondo Libro dei Maccabei e si inserisce nel contesto di una lotta che il Popolo di Dio dovette subire contro la cultura e il dominio ellenistici negli anni 176 -161 a. C.
Le carni proibite Un editto del re Antioco impone ai giudei di passare alle usanze morali e religiose degli ellenisti, rinunciando alle prescrizioni della Legge del Signore. Diversi giudei si oppongono: fra questi Eleàzaro.
Di lui leggiamo: «Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, si incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere» (2 Mac 6, 18 -20).
Non si trattava, certo, della carne in se stessa, ma del suo significato: mangiare la carne proibita dalla Legge di Dio significava disprezzare la Legge e, ancor più, il suo Autore. Ogni israelita, specialmente se scriba, doveva avere un vero e proprio culto della Legge.
Alcuni amici, giudei rinnegati, suggeriscono ad Eleàzaro una scappatoia. C’è la possibilità di sottrarsi al supplizio: una bugia, una piccola bugia ed è la salvezza.
«. . . lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re, perchè, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell’antica amicizia che aveva con loro» (2 Mac 6, 21 -22).
Eleàzaro non ha dubbi: se da una parte c’è la vita, dall’altra c’è la coerenza alla scelta del bene operata durante tutta l’esistenza. Non rovinerà, proprio al termine, un cammino faticosamente percorso, giorno dopo giorno, nella luce della Legge del Signore!
La sua vecchiaia gli appare degna e veneranda, una età che ha un suo grande e nobile compito: essere maestra di vita per le nuove generazioni.
All’anziano di oggi che assiste, a volte sgomento, a un vertiginoso mutare di situazioni e di costumi, anche nel Popolo di Dio, Eleàzaro insegna a non lasciarsi tentare dal senso di inutilità e quindi dal disimpegno.
La «terza età» ha una sua vocazione, un compito ben definito e prezioso: deve, con l’esempio e con la parola, testimoniare la saggezza autentica e la vera sapienza della vita.
Non è degno della nostra età «Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero a morte. “Non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia
Eleàzaro non pensa solo a se stesso; pensa anche all’influsso che la sua scelta e la sua azione avranno sugli altri, in particolare sui giovani, ed è cosciente che la grazia e la responsabilità di edificare durano tutta la vita.
«. . . anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire ne da vivo ne da morto alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perchè sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi» (2 Mac 6, 26 -28).
È stupenda la professione di fede fatta da questo vecchio: con la finzione ci si può nascondere all’uomo, non a Dio che tutto vede, tutto giudica e tutto retribuisce secondo giustizia.
Eleàzaro ne è convinto, ma gli altri, i giudei rinnegati, considerano le sue parole una «pazzia» (2 Mac 6, 29).
È sempre così: la fede e la «Sapienza di Dio» ritenuta «follia» dal «mondo» . Al di sopra di tutto e di tutti sta l’amore per Dio.
LO DICHIARA APERTAMENTE IL VECCHIO ELEAZARO: «Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: “ll Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell`anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui”» (2 Mac 6, 30).
Il «santo timore di Dio» che è poi amore di lui. Di un amore simile, vissuto nella fedeltà alla Legge di Dio, il mondo d’oggi, anche quello dei giovani, ha immenso bisogno.
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