LAMERICA MULTICULTURALE 1 LE MIGRAZIONI EUROPEE LE NUOVE

  • Slides: 29
Download presentation
L’AMERICA MULTICULTURALE 1: LE MIGRAZIONI EUROPEE

L’AMERICA MULTICULTURALE 1: LE MIGRAZIONI EUROPEE

LE NUOVE MIGRAZIONI Fondamentalmente, fino alla Guerra civile gli Stati Uniti hanno una popolazione

LE NUOVE MIGRAZIONI Fondamentalmente, fino alla Guerra civile gli Stati Uniti hanno una popolazione «bianca» le cui origini sono localizzate in massima parte nelle isole britanniche, nel Nord Europa, in Francia e in Germania. La composizione etnica della nazione comprende anche, ovviamente, i nativi americani e gli afroamericani, che però sono privi di pressoché tutti i diritti, a partire da quello di cittadinanza. Pertanto, fino al 1865 gli USA possono essere considerati come una nazione WASP, con una presenza ancora poco rilevante di cattolici ed ebrei. La situazione cambia radicalmente nell’ultimo terzo dell’Ottocento, con l’avvio del fenomeno delle grandi migrazioni da altre aree dell’Europa (e non solo), e la trasformazione della società statunitense in una società multiculturale.

I NUOVI MIGRANTI EUROPEI Una serie di ragioni innesca le grandi migrazioni di fine

I NUOVI MIGRANTI EUROPEI Una serie di ragioni innesca le grandi migrazioni di fine Ottocento-inizio Novecento: povertà carestie espulsioni dalle campagne a causa del consolidamento del sistema capitalistico nell’Europa continentale persecuzioni religiose e politiche Tra il 1870 e il 1920, oltre 20 milioni di migranti arrivano dall’Europa, e progressivamente l’area di provenienza diventa sempre più quella centro-meridionale e orientale.

LE MIGRAZIONI ASIATICHE Nel corso della Ricostruzione post. Guerra civile, oltre mezzo milione di

LE MIGRAZIONI ASIATICHE Nel corso della Ricostruzione post. Guerra civile, oltre mezzo milione di cinesi e giapponesi emigra nella West Coast, per lavorare nelle ferrovie, cercare oro e creare imprese a conduzione familiare.

LE MIGRAZIONI “AMERICANE” Negli stessi decenni, più di 250. 000 migranti arrivano dalle Indie

LE MIGRAZIONI “AMERICANE” Negli stessi decenni, più di 250. 000 migranti arrivano dalle Indie occidentali (Caraibi) e si stabiliscono prevalentemente negli Stati del Sud-Est. Più di 700. 000 messicani emigrano negli Stati del Sud. Ovest.

ATTRAVERSO L’OCEANO I migranti europei arrivano a bordo di navi a vapore: viaggiano in

ATTRAVERSO L’OCEANO I migranti europei arrivano a bordo di navi a vapore: viaggiano in terza classe, in ambienti chiusi e sovraffollati, con poca acqua e poco cibo a disposizione, dove si diffondono facilmente varie malattie. Il porto di approdo è Ellis Island, davanti a New York.

I NUOVI AMERICANI I migranti devono adattarsi prima possibile alla nuova realtà, profondamente diversa

I NUOVI AMERICANI I migranti devono adattarsi prima possibile alla nuova realtà, profondamente diversa da quella di origine per lingua, cultura e religione. In gran parte provengono da aree rurali, ma si stanziano nelle grandi città. Devono quindi reinventare la propria identità, e diventare «americani» . Inizialmente, i migranti cercano di stabilirsi in comunità etniche omogenee, e trovano appoggio in varie istituzioni non governative, come le chiese o le sinagoghe, i circoli (social clubs), le società di mutuo soccorso. Un ruolo importante è svolto dalla stampa periodica nella lingua di origine.

LA REAZIONE “NATIVISTA” I grandi flussi migratori producono reazioni xenofobe nella popolazione WASP. L’ideologia

LA REAZIONE “NATIVISTA” I grandi flussi migratori producono reazioni xenofobe nella popolazione WASP. L’ideologia del Melting Pot (dal titolo della commedia di Israel Zangwill, del 1908), secondo cui i migranti devono abbandonare la loro cultura e «fondersi» nel «calderone» della cultura americana, trova la resistenza di chi vuole conservare le proprie radici. I movimenti nativisti (tra cui il Ku Klux Klan) affermano che i migranti non possono integrarsi pienamente negli Stati Uniti e devono quindi essere mantenuti in una condizione subordinata rispetto ai «nativi» . In particolare, l’ostilità dei nativisti si rivolge agli asiatici, agli ebrei e agli italiani.

IMMIGRAZIONE E URBANIZZAZIONE Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti diventano una società

IMMIGRAZIONE E URBANIZZAZIONE Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti diventano una società prevalentemente urbana. La maggior parte degli immigrati si insedia nelle grandi città soprattutto nel Nord-Est e nel Midwest. Nel 1910, oltre metà della popolazione delle 18 più grandi città degli USA è composta da immigrati. L’afflusso degli immigranti nelle aree centrali delle città, dove è possibile trovare lavoro con più facilità, crea problemi di sovrappopolazione (gli immigrati vanno a vivere nelle tenement houses, grandi palazzi di appartamenti con scarsa ventilazione e pessime condizione igieniche), e spingono le classi medio-alte «native» a spostarsi nei quartieri periferici, i suburbs.

LE POLITICAL MACHINES Le migrazioni di massa producono anche un cambiamento radicale nel sistema

LE POLITICAL MACHINES Le migrazioni di massa producono anche un cambiamento radicale nel sistema politico americano. Nascono le political machines, gruppi organizzati di uomini politici (i bosses) che controllano i partiti nelle grandi città grazie all’appoggio e al voto dei migranti cui in cambio viene offerto lavoro, assistenza medica e sostegno finanziario.

RANDOLPH BOURNE E L’AMERICA TRANSNAZIONALE Il termine “transnazionale” viene utilizzato per la prima volta

RANDOLPH BOURNE E L’AMERICA TRANSNAZIONALE Il termine “transnazionale” viene utilizzato per la prima volta da Randolph Bourne nell’articolo «Trans-National America» (1916), in cui l’autore, influenzato dal saggio di Horace Kallen «Democracy Versus the Melting-Pot» (1915), afferma che gli Stati Uniti dovrebbero accogliere le culture dei migranti in una «cosmopolitan America» invece di costringerle ad assimilarsi nel «calderone» della cultura WASP (tradendo così il principio fondante della nazione stessa, quello della libertà). Bourne propone quindi una visione multiculturale della società statunitense, partendo dal presupposto che tutti (o quasi) gli americani sono «foreign-born or the descendants of foreign-born» , e che le loro differenti culture costituiscono la vera ricchezza dell’America. Il concetto di transnazionalismo si è poi evoluto, ed è arrivato a indicare il complesso di connessioni e interazioni che collegano individui, comunità e istituzioni oltre i confini delle singole nazioni, e che attraversano identità dei singoli soggetti, configurandole come eminentemente «multiple» .

LA DIASPORA EBRAICO-AMERICANA Una delle migrazioni verso gli USA più consistenti e importanti tra

LA DIASPORA EBRAICO-AMERICANA Una delle migrazioni verso gli USA più consistenti e importanti tra fine Ottocento e inizio Novecento è quella degli ebrei, che si recano in America partendo prevalentemente dall’Impero austro-ungarico (soprattutto per motivi economici) e dalla Russia zarista (soprattutto per sfuggire alle persecuzioni religiose, che si concretizzano in massacri di massa, i pogrom). Benché anche negli Stati Uniti gli ebrei subiscano spesso intolleranza e discriminazione, in molti casi la loro condizione risulta di gran lunga migliore rispetto a quella dei paesi d’origine. Si viene a creare il mito della Goldene Medine (la «Terra d’Oro» , in yiddish, il dialetto germanico con influenze dell’ebraico antico che molti di loro parlano e continuano a parlare in America), perché il Nuovo mondo è immaginato come il luogo dove si può essere liberi sia di professare la propria religione sia di raggiungere il benessere economico. Il sonetto «The New Colossus» (1883) di Emma Lazarus, proveniente da una famiglia ebrea di origine portoghese, descrive la Statua della Libertà come una «madre di migranti» , che accoglie tutti coloro che cercano in America la possibilità di iniziare una nuova vita. Nel 1903 la poesia è stata incisa nel piedistallo della Statua.

 «THE NEW COLOSSUS» Not like the brazen giant of Greek fame, With conquering

«THE NEW COLOSSUS» Not like the brazen giant of Greek fame, With conquering limbs astride from land to land; Here at our sea-washed, sunset gates shall stand A mighty woman with a torch, whose flame Is the imprisoned lightning, and her name Mother of Exiles. From her beacon-hand Glows world-wide welcome; her mild eyes command The air-bridged harbor that twin cities frame. “Keep, ancient lands, your storied pomp!” cries she With silent lips. “Give me your tired, your poor, Your huddled masses yearning to breathe free, The wretched refuse of your teeming shore. Send these, the homeless, tempest-tossed to me, I lift my lamp beside the golden door!”

ANZIA YEZIERSKA Anzia Yezierska nasce a Plinsk, sul confine tra Russia e Polonia, ed

ANZIA YEZIERSKA Anzia Yezierska nasce a Plinsk, sul confine tra Russia e Polonia, ed emigra in America con la famiglia nel 1892, che si stabilisce nel Lower East Side di New York, quartiere che diventa una sorta di «Nuova Gerusalemme» . Yezierska si gudagna di che vivere negli sweatshops, le fabbriche in cui i migranti erano costretti a lavorare in condizioni quasi disumane. Un gruppo di supporto di donne ebree di origine tedesca le permette di iscriversi alla Columbia University. Nel 1915 pubblica il suo primo racconto, “Free Vacation House”, e nel 1920 raggiunge il successo con la raccolta di racconti Hungry Hearts. La sua vicenda sembra quindi incarnare il mito dell’ascesa “from rags to riches”, che nel caso di molti ebrei americani si concretizza grazie alla capacità di utilizzare le facoltà creative e le conoscenze acquisite con l’istruzione.

 «AMERICA AND I» Nel 1923 appare in Children of Loneliness il racconto “America

«AMERICA AND I» Nel 1923 appare in Children of Loneliness il racconto “America and I”, in cui Yezierska rielabora la sua esperienza nella ricerca di un lavoro che le permetta di esprimere la sua creatività. All’inizio questa speranza Yezierska si scontra con una realtà completamente diversa: non conoscendo l’inglese, è costretta a lavorare come domestica presso una famiglia di origine russa che non la paga proprio perché, non sapendo l’inglese, lei non ha alcun valore. Yezierska lascia quindi la famiglia a va a lavorare in uno sweatshop, dove viene sfruttata e infine licenziata quando protesta per gli orari di lavoro. Grazie all’esperienza accumulata, però, riesce a trovare un impiego in una fabbrica “regolare”, che le lascia del tempo libero per studiare. Quando cerca un lavoro che le permetta di esprimere la sua creatività, un consulente le dice che può dedicarsi a disegnare modelli di gonne. Yezierska inizia a dubitare della “verità” del Sogno americano, ma leggendo la storia dei Padri Pellegrini capisce che l’America non è un «prodotto finito» , ma un work in progress, e decide quindi di scrivere (nell’inglese che ora ha imparato a usare) la storia di chi, vivendo la sua stessa esperienza di migrante, sta come lei contribuendo alla costruzione dell’America. Il racconto narra quindi la realizzazione del mito americano attraverso il racconto stesso. Raccontare la propria esperienza è ciò che la riscatta e permette, condividendola, di superarla. L’identità individuale di Yezierska come scrittrice si successo si fonda pertanto sull’appartenenza a una comunità (tanto quella ebraico-americana quanto in senso più generale quella di tutti i migranti) che grazie a lei trova la possibilità di esprimersi.

LE MIGRAZIONI ITALO-AMERICANE Dopo l’unità d’Italia, nel 1861, prende avvio la prima ondata migratoria,

LE MIGRAZIONI ITALO-AMERICANE Dopo l’unità d’Italia, nel 1861, prende avvio la prima ondata migratoria, proveniente soprattutto dalle regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest. Progressivamente, l’origine dei flussi migratori si sposta nelle regioni del Sud. I migranti meridionali sono prevalentemente contadini che fuggono dalle dure condizioni economiche nelle campagne nel periodo post-Unità, e dagli effetti dei terremoti del 1905 (Calabria) e del 1908 (Messina, più di 100. 000 morti). Alla partenza molti migranti pensano di essere “uccelli di passaggio”, perché hanno come obiettivo finale il ritorno in Italia una volta che abbiano conseguito il benessere economico. Più del 90% degli italiani si stabilisce in 11 stati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Massachusetts, California, Connecticut, Illinois, Ohio, Michigan, Missouri e Louisiana. Le regioni della costa orientale centro-settentrionale attraggono la maggioranza degli immigrati italiani. Gli italiani devono affrontare condizioni di lavoro brutali e un atteggiamento dichiaratamente razzista da parte della popolazione WASP. Tra il 1901 e il 1950 il 50% degli immigrati italiani torna in Italia.

IL LINCIAGGIO DI NEW ORLEANS Il 14 marzo 1891, a New Orleans, una folla

IL LINCIAGGIO DI NEW ORLEANS Il 14 marzo 1891, a New Orleans, una folla di cittadini assale la prigione locale e uccide 11 migranti italiani, in particolare siciliani. Partecipano al linciaggio dalle 3. 000 alle 20. 000 persone, guidate da membri dell’alta borghesia, in quello che è considerato il più grande linciaggo di massa nella storia degli Stati Uniti. Le vittime erano state accusate dell’assassinio del Sovrintendente della polizia, ma otto di loro erano state

AL CINEMA I primi film sugli italoamericani li rappresentano spesso come mafiosi, ad esempio

AL CINEMA I primi film sugli italoamericani li rappresentano spesso come mafiosi, ad esempio nei film muti The Black Hand (1906), The Italian Blood (1911) e. The Last of the Mafia (1915), e nei film sonori Little Caesar (1931) e Scarface (1932).

LA NASCITA DELLA LETTERATURA ITALOAMERICANA Il primo testo “ufficiale” della letteratura italoamericana è Peppino

LA NASCITA DELLA LETTERATURA ITALOAMERICANA Il primo testo “ufficiale” della letteratura italoamericana è Peppino (1885) di Luigi Ventura. Negli anni Novanta dell’Ottocento Bernardino Ciambelli pubblica (in italiano) una raccolta di storie sensazionalistiche ambientate nella Little Italy di New York (I misteri di Mulberry). Negli anni Venti del Novecento si diffondono le autobiografie letterarie che descrivono le condizione dei migranti italiani, come The Soul of an Immigrant (1921) di Constantine Panunzio e Pascal D’Angelo, Son of Italy (1924) di Pascal D’Angelo.

PIETRO DI DONATO CHRIST IN CONCRETE Il primo romanzo italoamericano capace di conquistare pubblico

PIETRO DI DONATO CHRIST IN CONCRETE Il primo romanzo italoamericano capace di conquistare pubblico e critica è Christ in Concrete (1939) di Pietro di Donato, che viene scelto dal Book-of-the-Month Club battendo The Grapes of Wrath di John Steinbeck. Si tratta di una rappresentazione epico-tragica della comunità dei muratori italoamericani, che hanno contribuito a costruire «materialmente» l’“American Dream” ma ne sono esclusi, soggiogati come sono dalla logica brutale dello sfruttamento capitalistico. La storia di Paul, ancora bambino ma costretto a sostituire nel cantiere il padre Geremio (morto un Venerdì Santo, sepolto nel cemento dopo il crollo dell’impalcatura dove sta lavorando), riflette la storia di tanti italoamericani per i quali (almeno all’inizio) il Sogno americano si è rivelato un incubo. Nel romanzo, il lavoro è una specie di divinità ( «Job» , con l’iniziale maiuscola. Che rimanda anche a Giobbe, il profeta della pazienza) crudele e capricciosa che fa e disfa a suo piacimento le vite di chi la venera, e che pazientemente dove sopportare le terribili condizioni da essa dettate per garantire la sopravvivenza alla propria famiglia.

UN’IDENTITÀ FRATTURATA Christ in Concrete propone un’immagine della comunità italoamericana che è fratturata come

UN’IDENTITÀ FRATTURATA Christ in Concrete propone un’immagine della comunità italoamericana che è fratturata come l’edificio che crolla su Geremio. Questa «fratturazione» riflette nel linguaggio del romanzo, uno strano ibrido tra l’inglese americano standard e le cadenze e le strutture sintattiche non tanto dell’italiano quanto del dialetto abruzzese. Il senso di precaria instabilità che permea il libro rimanda anche al paradossale posizionamento degli italoamericani nella società statunitense dei primi decenni del Novecento, ai margini perché non-WASP (e spesso assimilati agli afroamericani) e al tempo stesso (proprio come gli afroamericani) al centro, perché impegnati in prima persona nella costruzione della ricchezza americana (gli afroamericani come schiavi, fino alla Guerra civile, gli italoamericani come costruttori dei grandi grattacieli della «nuova» America). Anche gli italoamericani hanno quindi una double consciuousness. La loro lingua «fratturata» evoca inoltra il linguaggio «primitivo» (o meglio, considerato tale dalla cultura dominante) degli afroamericani, e il romanzo stesso propone più volte allusioni alla «somiglianza» tra le due identità e condizioni.