CONFRONTI INTERTESTUALI Dante Alighieri Eugenio Montale ovvero Lo

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CONFRONTI INTERTESTUALI Dante Alighieri Eugenio Montale ovvero Lo sguardo della donna-angelo

CONFRONTI INTERTESTUALI Dante Alighieri Eugenio Montale ovvero Lo sguardo della donna-angelo

“Dante non può essere ripetuto……. Esempio massimo di oggettivismo e razionalismo poetico, egli resta

“Dante non può essere ripetuto……. Esempio massimo di oggettivismo e razionalismo poetico, egli resta estraneo ai nostri tempi, ad una società soggettivistica e fondamentalmente irrazionale perché pone i suoi significati nei fatti e non nelle idee. Ed è proprio la ragione dei fatti che oggi ci sfugge. Poeta concentrico, Dante non può fornire modelli ad un mondo che si allontana progressivamente dal centro e si dichiara in perenne espansione. Perciò la Commedia è e resterà l’ultimo miracolo della poesia mondiale…. » E. Montale- Da Atti del Congresso internazionale di Studi danteschi-20 -27 aprile 1965 -

Il dantismo iniziale…. Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra

Il dantismo iniziale…. Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’e tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

La donna-angelo: dallo Stil novo a Dante e a Montale

La donna-angelo: dallo Stil novo a Dante e a Montale

I’ son Beatrice che ti faccio andare vengo del loco ove tornar disio; amor

I’ son Beatrice che ti faccio andare vengo del loco ove tornar disio; amor mi mosse che mi fa parlare. (Inferno, II, 70 -72)

Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella,

Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi. Lucean gli occhi suoi più che la stella; (Inferno Questa è la presentazione di Beatrice, “beata e bella”; II, 52 -55) bastano due aggettivi per riassumere le sue qualità essenziali. Ma quello che colpisce Virgilio è la lucentezza degli occhi che, da questo momento in poi saranno la caratteristica principale di Beatrice. Poscia che m’ebbe ragionato questo li occhi lucenti lagrimando volse, (II,

Quando Dante raggiunge il paradiso terrestre, dopo che Virgilio ha esaurito il suo compito,

Quando Dante raggiunge il paradiso terrestre, dopo che Virgilio ha esaurito il suo compito, incontra Beatrice e, senza averla ancora veduta, perché è velata, riconosce “i segni de l’antica fiamma”. Il primo atto che Beatrice compie è rivolgere gli occhi verso Dante. l’angelica festa me di qua dal rio. Vidi la donna che m’appario velata sotto drizzar li occhi ver’ Beatrice svolgeva quando era in vita la funzione di guida per gat. XXX, 64 -66) questo, dopo la sua morte Dante, si è allontanato dalla retta via: Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte volto (Pur

Mille disiri più che fiamma caldi strinsermi gli occhi a li occhi rilucenti Tant’eran

Mille disiri più che fiamma caldi strinsermi gli occhi a li occhi rilucenti Tant’eran gli occhi miei fissi e attenti (XXXI vv. 118 -19) a disbramarsi la decenne sete, che li altri sensi m’eran tutti spenti. ( XXXII, 1 -3) Così Beatrice; e io, che tutto ai piedi d’i suoi comandamenti era divoto, la mente e li occhi ov’ella volle diedi. Dante rivolge la mente e gli occhi dove vuole Beatrice. (XXXII, Gli occhi di Beatrice assumono la funzione di specchi teologici della 106 -108) verità.

L’incontro ravvicinato con Dante avviene nelle “Occasioni” (1939) Ma in realtà, fin dalla prima

L’incontro ravvicinato con Dante avviene nelle “Occasioni” (1939) Ma in realtà, fin dalla prima lirica di “Ossi di seppia” (1925) incontriamo una figura evanescente, assolutamente indeterminata che però possiede già potenzialità salvifiche: “il fantasma che ti salva” (“In limine”)

Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne

Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’alte ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui. Mottetti, XII, da Le Occasioni (I ed. 1939) Qui Clizia (Irma Brandeis) riprende l’immagine guinizzelliana della donna-angelo, miracolo che non tutti possono vedere…. .

Come Beatrice anche Clizia rappresenta una mediazione tra l’uomo e Dio ed analogamente a

Come Beatrice anche Clizia rappresenta una mediazione tra l’uomo e Dio ed analogamente a Beatrice la donna-angelo montaliana si volge al sole, simbolo di Dio, e si libra dall’umano al sovrumano per riscattare l’uomo. Il personaggio di Beatrice, però, ha un significato ontologico-escatologico, fondato sulla filosofia tomistico-aristotelica, coscientizzata nell’anima e nella mente di Dante. Montale, invece, utilizza i temi e i concetti della religione cristiana nell’ambito di una cultura del tutto laica. Il poeta, insomma, potremmo dire tesaurizza l’alta esperienza del fiorentino per poi, però, adattarla al suo vissuto individuale e storico, realizzando nella sua arte“il dramma conoscitivo e poetico di tutto quanto il mondo moderno”.

Il dantismo di Montale riprende da Dante non solo aspetti linguistici e formali ma

Il dantismo di Montale riprende da Dante non solo aspetti linguistici e formali ma anche la struttura dell’allegoria Dante • aveva reso la propria vicenda personale paradigmatica, universale • aveva fatto ricorso ai temi e ai miti della cultura pagana allegoricamente, trasponendoli all’interno di quella cristiana Montale compie un’operazione simile • trasferisce su un piano di astrattezza metafisica e di universalità la propria vicenda biografica e storica • ripropone una figura di mediazione rispetto alla Divinità e al Valore (donna-angelo) • utilizza termini e concetti della religione cristiana all’interno di una nuova cultura tutta laica e di una nuova religione, quella delle lettere

Come Beatrice anche Clizia sembra impersonare, ma soltanto in un primo momento, i valori

Come Beatrice anche Clizia sembra impersonare, ma soltanto in un primo momento, i valori assoluti che si devono incarnare nella storia per poi trasferirsi nell’Eterno. Come Dante Montale, nel raffigurare la donna ideale, si serve di richiami biblici e della simbologia cristiana. Ma mentre il primo, proprio in virtù dell’intelletto d’amore e con la mediazione della donna-angelo, potrà congiungersi con l’Amore primo, il secondo rimane pur sempre legato alla sfera del mondo umano e la stessa Clizia si connota come simbolo della concezione poetica dell’autore e della sua religione: quella del rinnovamento umanistico delle lettere nella drammaticità del contingente storico.

SCHEDA INFORMATIVA Il nome di Clizia compare solo ne La Bufera e altro (precisamente

SCHEDA INFORMATIVA Il nome di Clizia compare solo ne La Bufera e altro (precisamente nella poesia La primavera hitleriana). Il personaggio è derivato dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui Clizia è l’amante del Sole, il dio Apollo, protettore della cultura. Il suo simbolo è il girasole che si volge sempre verso il sole, cioè verso quel valore supremo della cultura che caratterizza l’umanesimo fiorentino degli anni Trenta e la stessa ideologia montaliana. Per questo Clizia è una nuova Beatrice, l’annunciatrice di un nuovo valore e di una nuova religione: quella delle lettere. Simbolo di una strenua dedizione d'amore, Montale chiama con questo nome, secondo il modello del rapporto amoroso tradizionale (Dante e Beatrice, Petrarca e Laura), Irma Brandeis, un'ebrea americana, studiosa di Dante e dei mistici medievali, conosciuta al Vieussieux di Firenze nella primavera del 1933.

Nuove stanze Poi che gli ultimi fili di tabacco al tuo gesto si spengono

Nuove stanze Poi che gli ultimi fili di tabacco al tuo gesto si spengono nel piatto di cristallo, al soffitto lenta sale la spirale del fumo che gli alfieri e i cavalli degli scacchi guardano stupefatti; e nuovi anelli la seguono, più mobili di quelli delle tue dita. La morgana che in cielo liberava torri e ponti è sparita al primo soffio; s’apre la finestra non vista e il fumo s’agita. Là in fondo, altro stormo si muove: una tregenda d’uomini che non sa questo tuo incenso, nella scacchiera di cui puoi tu sola comporre il senso.

Il tema del dialogo con la donna assente è, da un lato, espressione del

Il tema del dialogo con la donna assente è, da un lato, espressione del senso di isolamento esistenziale che tormenta il poeta ma, dall’altro, può anche rimandare all’isolamento culturale e politico in cui vive l’intellettuale negli anni della dittatura fascista. Il mio dubbio d'un tempo era se forse tu stessa ignori il giuoco che si svolge sul quadrato e ora è nembo alle tue porte: follìa di morte non si placa a poco prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo ma domanda altri fuochi, oltre le fitte cortine che per te fomenta il dio del caso, quando assiste. (Nuove Stanze)

L’elemento fondamentale dello sguardo (tema chiave della lirica già a partire dai Siciliani) ci

L’elemento fondamentale dello sguardo (tema chiave della lirica già a partire dai Siciliani) ci rimanda agli occhi di Beatrice. Facendo un raffronto tra i versi 64 -72 del primo canto del Paradiso e la strofa finale di “Nuove stanze”, notiamo interessanti punti di contatto.

Paradiso (I, vv. 6472) Nuove stanze, “Le occasioni” Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa

Paradiso (I, vv. 6472) Nuove stanze, “Le occasioni” Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di lassù rimote. Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fè Glauco nel gustar de l’erba che ‘l fè consorto in mar de li altri dei. Trasumanar significar per verba Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco tocco la Martinella ed impaura le sagome d’avorio in una luce spettrale di nevaio. Ma resiste e vince il premio della solitaria veglia chi può con te allo specchio ustorio che acceca le pedine opporre i tuoi occhi d’acciaio. Eugenio Montale

Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei

Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei Beatrice sta “fissa” con gli occhi nei cieli e le luci fissi, di lassù rimote. Dante a sua volta “fissa” il suo sguardo (“le luci di lassù rimote”) in lei. È particolarmente interessante l’uso del termine “luci”. Anche se Dante si trova ancora nel paradiso terrestre e continua a conservare la sue caratteristiche umane, i suoi occhi si sono già trasformati in “luci” (come quelli delle anime beate che irradiano una luce che tutte le avvolge) e possono “fissare” il sole molto più a lungo di qualunque uomo.

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fè Glauco nel gustar de

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fè Glauco nel gustar de l’erba. che ‘l fè consorto in mar de Trasumanar li significar altri dei. per verba non si poria: però l’essemplo basti a di cui. Beatrice speranza grazia serba. Ma è attraverso lo sguardo che egli si sente trasformare dentro e comincia a trasumanare, fino a liberarsi da ogni elemento che possa trattenerlo sulla terra.

Nella visione laica di Montale la donna-angelo incarna i valori della cultura e con

Nella visione laica di Montale la donna-angelo incarna i valori della cultura e con i suoi “occhi d’acciaio” è in grado di opporsi alla barbarie del fascismo e alla sua incultura. Ma resiste e vince il premio della solitaria veglia chi può con te allo specchio ustorio che acceca le pedine opporre i tuoi occhi d’acciaio. Ciò si nota chiaramente analizzando questi ultimi versi della lirica “Nuove stanze”. Montale immagina di giocare a scacchi

Il poeta si sente assediato, e questo tema è molto diffuso tra gli intellettuali

Il poeta si sente assediato, e questo tema è molto diffuso tra gli intellettuali degli anni Trenta. L’opposizione alla dittatura è possibile solo con lo splendido isolamento nella “cittadella delle lettere”. Clizia donna-angelo diviene così portatrice di significato e di autenticità in un ambiente fortemente ostile. Analizzando il testo notiamo nel secondo verso il termine “impaura” che si riferisce agli uomini comuni, semplici pedine in una scacchiera, che sono impauriti dalla catastrofe imminente. In forte opposizione, sottolineata dal “Ma”, il termine “resiste” riferito a chi può contare sugli “occhi d’acciaio” di Clizia. Solo chi è unito a lei e protetto dal suo sguardo, può sconfiggere lo “specchio ustorio” che rappresenta le armi degli avversari che la donna è in grado di distruggere.

La potenza di questo sguardo ci riporta indietro nel tempo, alla Beatrice di Dante

La potenza di questo sguardo ci riporta indietro nel tempo, alla Beatrice di Dante i cui occhi, fissando il sole, permettono al poeta di trasumanare. Ma, mentre per Dante la donna è l’intermediaria tra uomo e Dio, per Montale è la guida salvifica, che permette all’uomo di superare le difficili condizioni storico-politiche del tempo, senza assumere nessun significato metafisico.

Mentre Dante , proprio in virtù dell’intelletto d’amore e con la mediazione della donna-angelo,

Mentre Dante , proprio in virtù dell’intelletto d’amore e con la mediazione della donna-angelo, potrà congiungersi con l’Amore primo, il poeta moderno rimane pur sempre legato alla sfera del mondo umano e la stessa Clizia si connota come simbolo della concezione poetica dell’autore e della sua religione: quella del rinnovamento umanistico delle lettere nella drammaticità del contingente storico. Clizia, inoltre, nella realtà anche biografica si cala perfettamente nella storia del suo tempo. Irma Brandeis, ebrea, eppure studiosa dei Padri della Chiesa ed illuminata dantista, è la vittima sacrificale che deve subire le leggi razziali. Nella sua persona il poeta sembra configurare, soprattutto nella silloge “Bufera ed altro”, un mutamento dall’allegoria di tipo umanistico a quella di carattere cristiano.

La delusione del dopoguerra e l’affermarsi della società di massa • Bufera: Nella sezione

La delusione del dopoguerra e l’affermarsi della società di massa • Bufera: Nella sezione “Silvae” la messaggera angelica Clizia cede il posto ad una creatura terrestre: Volpe (la giovane poetessa Maria Luisa Spaziani) • di fronte alla tragedia della guerra, alle delusioni del dopoguerra, all’avvento della società di massa, Clizia si rivela impotente • è quindi costretta ad una fuga in una sorta di “oltrecielo” che rievoca la fuga delle Grazie in Foscolo • perciò il poeta non cerca più la salvezza nei valori o nella cultura, ma si rifugia nella vitalità degli istinti • Volpe (“il carnivoro biondo”) è una creatura terrestre, incarna l’eros, la vitalità, l’istinto.

MOSCA “Satura”, il quarto libro di poesie di Montale, raccoglie, ordina e sistema le

MOSCA “Satura”, il quarto libro di poesie di Montale, raccoglie, ordina e sistema le poesie scritte tra il 1962 e il 1970 e fu pubblicato nel 1971 dalla Casa editrice Mondadori. Contiene 103 poesie divise in quattro grandi sezioni, introdotte dalle due poesie introduttive “Il tu” e “Botta e risposta I”. La prima sezione è Xenia I; la seconda sezione è Xenia II; la terza sezione è Satura I, la quarta sezione è Satura II.

Il titolo “Satura” riprende una precedente pubblicazione di poesie di Montale del 1962 che

Il titolo “Satura” riprende una precedente pubblicazione di poesie di Montale del 1962 che conteneva 5 poesie pubblicate per le nozze Fagioli – Crespi. I nomi delle sezioni sono indicativi dei temi e degli argomenti trattati nelle poesie. “Xenia” è termine latino che Montale riprende dal poeta Marziale e significa “doni votivi inviati a qualcuno che si era avuto ospite”; nella sezione le poesie sono indicate come doni mandati dal poeta alla donna che era stata ospite della sua vita.

 • Satura (1971): non c’è più l’attesa dell’evento salvifico. Il poeta si volge

• Satura (1971): non c’è più l’attesa dell’evento salvifico. Il poeta si volge indietro in un muto colloquio con Mosca, la moglie morta (Drusilla Tanzi): • questa è caratterizzata non dagli occhi d’acciaio, dallo sguardo di cristallo o dalla sacralità del personaggio di Clizia, ma dalle pupille offuscate e dalla vita di tutti i giorni. • “insetto miope” ma capace di orientarsi istintivamente con il “suo radar di pipistrello” (Xenion 5) • di fronte al tramonto della civiltà occidentale, al trionfo della massificazione, Mosca incarna il valore della pura esistenza fisica e materiale • Diario del ’ 71 e del ’ 72 e Quaderno di quattro anni (1977) unica presenza femminile è ancora quella di Mosca

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei più è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni **di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Xenia II, 1967 ** Sono gli elementi con cui l’uomo, che crede che la realtà sia quella che si vede, (quella visibile quale viene percepita da chi vive in preda alle scadenze temporali e agli impegni pratici), cerca di fissare delle coordinate. Il senso profondo della vita coincide con la percezione e con l’accettazione della nullità dell’esistenza e dunque non ha niente a che fare con il senso moderno del tempo.

Il riferimento alle pupille offuscate rimanda alla concezione che Montale ha della realtà, intesa

Il riferimento alle pupille offuscate rimanda alla concezione che Montale ha della realtà, intesa come un inganno, per cui se la realtà non è quella che si vede, gli occhi di Mosca sono avvantaggiati in quanto vedono dietro le apparenze e quindi riescono a scorgere la verità delle cose. Anche in questo senso vediamo che l’umile insetto espleta l’importante funzione di guida come tutte le altre figure femminili che hanno caratterizzato la vita poetica di Montale.

L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili, delle carte, dei quadri che stipavano un

L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili, delle carte, dei quadri che stipavano un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto. Forse hanno ciecamente lottato i marocchini rossi, le sterminate dediche di Du Bos, il timbro a ceralacca con la faccia di Ezra, il Valèry di Alain, l’originale dei Canti Orfici – e poi qualche pennello da barba, mille cianfrusaglie e tutte le musiche di tuo fratello Silvio. Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura di nafta e sterco. Certo hanno sofferto tanto prima di perdere la loro identità. Anch’io sono incrostato fino al collo se il mio stato civile fu dubbio fin dall’inizio. Non torba m’ha assediato, ma gli eventi di una realtà incredibile e mai creduta. Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo. Xenia II, 27 novembre 1966

L'alluvione-metafora della cultura di massa, dominante a partire dagli anni Cinquanta, minaccia di travolgere

L'alluvione-metafora della cultura di massa, dominante a partire dagli anni Cinquanta, minaccia di travolgere la cultura raffinata e non provinciale (di cui i libri citati nel testo - Dino Campana, Valéry, Ezra Pound - sono parte integrante); e nella "perdita d'identità" di quella cultura Montale, che ha contribuito a diffonderla, vede drammaticamente simboleggiata la perdita anche della propria identità.

In sintesi…. . . • La distruzione operata dalle acque fangose sugli oggetti conservati

In sintesi…. . . • La distruzione operata dalle acque fangose sugli oggetti conservati dal poeta nella cantina diviene l’allegoria della fine dei suoi miti personali e della crisi ormai irrecuperabile della sua identità. • Il riferimento è in particolare alla ideologia degli anni Trenta cioè alla convinzione – tipica degli intellettuali non fascisti durante il regime – di poter affermare la propria identità e difendere il significato della cultura attraverso l’isolamento e la conservazione dei valori della civiltà e della poesia: la cantina rappresenta qui la cittadella delle lettere, con i suoi fragili miti.

Con la morte della moglie si chiude il cerchio e si ritorna all’assenza della

Con la morte della moglie si chiude il cerchio e si ritorna all’assenza della guida ed al disorientamento del poeta In Diario del 71 e del 72: Per finire Raccomando ai miei posteri (se ne saranno) in sede letteraria, il che resta improbabile, di fare un bel falò di tutto ciò che riguardi la mia vita, i miei fatti, i miei non-fatti. Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere ed è già troppo vivere in percentuale. Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose. Troppo spesso invece piove sul bagnato.

Umberto Saba, Dopo la tristezza (da Trieste e una donna. 1910 -12) Questo pane

Umberto Saba, Dopo la tristezza (da Trieste e una donna. 1910 -12) Questo pane ha il sapore d'un ricordo, mangiato in questa povera osteria, dov'e piu abbandonato e ingombro il porto. E della birra mi godo l'amaro, seduto del ritorno a mezza via, in faccia ai monti annuvolati e al faro. L'anima mia che una sua pena ha vinta, con occhi nuovi nell'antica sera guarda un pilota con la moglie incinta; e un bastimento, di che il vecchio legno luccica al sole, e con la ciminiera lunga quanto i due alberi, e un disegno fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni. E chi mi avrebbe detto la mia vita cosi bella, con tanti dolci affanni, e tanta beatitudine romita!

Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più

Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco. In Mediterranee (1947)