La relazione di aiuto Promozione della crescita reciproca

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La relazione di aiuto Promozione della crescita reciproca

La relazione di aiuto Promozione della crescita reciproca

Relazione di aiuto • • La relazione d'aiuto è quella in cui l'uno promuove

Relazione di aiuto • • La relazione d'aiuto è quella in cui l'uno promuove la crescita dell'altro, è dunque la relazione che si stabilisce tra terapeuta e cliente, tra insegnante e studente, tra medico e paziente, tra genitore e figlio. L'espressione "relazione d'aiuto" è un modo delicato per indicare un intervento di supporto allo sviluppo del sé, alla comprensione delle proprie motivazioni e predilezioni. La parola "aiuto" inclusa nell' espressione "relazione d'aiuto" assume un significato pedagogico, indica l'impegno profuso da colui che reca aiuto per sviluppare nell'altro la consapevolezza di sé ed emanciparlo dai condizionamenti che lo rendevano prigioniero delle aspettative degli altri. L'aiuto si orienta in direzione della crescita e dell' autonomia dell'altro. Nella scelta di quest' espressione è implicita una contestazione dei metodi eterodiretti e bidirezionali che procedono unilateralmente dal terapeuta al paziente (o dall'insegnante allo studente) e rischiano di risolversi in manipolazioni del soggetto o imposizioni di diagnosi e di dogmi che il soggetto è costretto ad accettare dall'esterno.

 • Rogers definisce la relazione di aiuto nel seguente modo: …. ”Con questo

• Rogers definisce la relazione di aiuto nel seguente modo: …. ”Con questo termine mi riferisco ad una relazione in cui almeno uno dei protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato ed integrato. L’altro può essere un individuo o in gruppo. In altre parole una relazione di aiuto potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o ambedue le parti, una valorizzazione delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione”…. . . Questa definizione comprende tutte le relazioni didattico- formative, le relazioni di orientamento, sia in campo formativo che professionale e quelle che si formano nell’ambito psicologico e psicoterapico. Infatti è comune la finalità perseguita: La promozione dello sviluppo e della maturazione dell’individuo. L’operatore che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del processo ed il controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente “abilità che sono tutt’uno con ciò che si è” (Mucchielli 1983). Infatti, una preparazione inadeguata dell’operatore, determina l’incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l’altro, requisito indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace. Alla luce di quanto esposto, possiamo affermare che la pratica della relazione di aiuto presuppone un faticoso focus personale centrato sul sè, coniugato con l’acquisizione di abilità specifiche e di una complessa padronanza tecnica. Per chi la esercita è necessario un training di formazione serio, puntuale, appropriato, caratterizzato dalla “programmaticità diacronica” e non da varie occasioni formative che si sommano. I presupposti fondanti della relazione di aiuto sono i seguenti: · Condizione di congruenza del soggetto che vi agisce. Per congruenza si intende la capacità di essere liberamente e profondamente se stessi nell’ambito della relazione; · La capacità di comprensione empatica, vale a dire la capacità di sentire il mondo personale del cliente “come se” fosse il nostro, senza mai perdere la qualità del “come se”; · La capacità di accettazione positiva ed incondizionata. La persona viene apprezzata senza cadere nel giudizio selettivo, in quanto persona distinta, specifica, unica, con sentimenti ed esperienze originali. Si presuppone rispetto profondo per l’altra persona. La forza del counsellig consiste nel mettere al centro dell’intervento la persona e la qualità della relazione umana instaurata.

Le categorie concettuali della relazione d'aiuto • Nella relazione d'aiuto intervengono categorie concettuali che

Le categorie concettuali della relazione d'aiuto • Nella relazione d'aiuto intervengono categorie concettuali che hanno una validità estendibile a tutte le relazioni umane. Concetti come percezione di sé, modificazione della personalità, valutazione degli elementi in vista di una scelta, influenzabilità, consapevolezza delle proprie motivazioni, sono concetti implicati in situazioni più numerose di quelle ufficialmente identificate come relazioni d'aiuto (C. Rogers). • Il condizionamento opera in contesti politici, l'influenzabilità in quelli pubblicitari, la percezione di sé è implicata nelle dinamiche di gruppo. Oltre al fatto che promuovere il benessere di entrambe le parti non è una peculiarità della relazione d'aiuto, ma è uno scopo di tutte le relazioni umane.

Empatia • L’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di

Empatia • L’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si agiti in lui, come si senta in una situazione e cosa realmente provi al di là di quello che esprime verbalmente. • L’empatia è la capacità di leggere fra le righe, di captare le spie emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato.

Comprensione empatica e intellettuale • La comprensione intellettuale si concentra sui fatti, indaga come

Comprensione empatica e intellettuale • La comprensione intellettuale si concentra sui fatti, indaga come stiano realmente le cose e ricostruisce l’esatta dinamica dell’accaduto. La comprensione empatica è più sottile e complessa di quella intellettuale e richiede una sensibilità molto fine e rara per essere attuata. • "L’empatia pone al centro la dignità della persona, non la considera un oggetto da manipolare per il bene dello stato, delle istituzioni educative, per “il suo bene” o per soddisfare il proprio bisogno di autorità. " (C. Rogers)

Componenti dell'empatia • • • La trasparenza è l’accordo tra i sentimenti manifestati e

Componenti dell'empatia • • • La trasparenza è l’accordo tra i sentimenti manifestati e quelli realmente provati. Se l’interlocutore percepisce trasparenza, si apre con fiducia, altrimenti si chiude difensivamente. Trasparenza non significa rivelare impulsivamente tutti i sentimenti, ma implica il non simulare un sentimento quando in realtà se ne prova un altro, perché l’interlocutore capterebbe la dissonanza. La comprensione empatica consiste nell’immedesimarsi nell’interlocutore per comprendere il suo punto di vista, senza assumerlo come proprio, ma mantenendo l'autocontrollo: un infermiere che si calasse nei panni del malato lasciandosi sopraffare dal dolore per le sue sofferenze renderebbe il malato emotivamente più abbattuto invece di offrirgli un sostegno. L’accettazione incondizionata consiste nell' astensione da valutazioni, da approvazioni o disapprovazioni e da correzioni. La comprensione empatica implica la sospensione dei giudizi morali suoi sentimenti riferiti dall’interlocutore: l’ascoltatore non ne misura la conformità alle norme, né indica il modo giusto di comportarsi, né illustra la situazione oggettivamente per indurre l’altro a rendersi conto di non averla affrontata con la dovuta maturità. L’ascolto empatico non impone una direttiva, ma pone l’altro nella condizione di esplorarsi per trovare la sua verità.

Fiducia • • • Adempiere agli obblighi esteriori non è sufficiente per meritare la

Fiducia • • • Adempiere agli obblighi esteriori non è sufficiente per meritare la fiducia. Presentarsi puntuali agli appuntamenti, rispettare gli impegni, mostrare sempre lo stesso atteggiamento, conferisce un'apparenza di impeccabilità, ma facilmente incrinabile: fa trapelare la preoccupazione di voler fornire un'immagine di sé professionale e rigorosa e di non voler investire nella relazione anche un lato più umano di sé. Meritare la fiducia non implica aderire ad una linea rigidamente coerente, ma richiede autenticità e congruenza tra i sentimenti manifestati e quelli effettivamente provati. Nell'ambito dell'insegnamento la freddezza del docente si ripercuote negativamente sulla motivazione ad apprendere e sull'interesse dello studente verso la materia. In ambito psicoterapeutico il formalismo del dottore impedisce al paziente di essere completamente se stesso e in generale nelle relazioni umane porsi come modello di perfezione a cui l'altro debba ispirarsi e dai cui l'altro debba dipendere rende tesa la relazione e la snatura, facendole perdere la sua essenza paritetica e facendole assumere connotati gerarchici.

Linguaggio La comunicazione empatica Quando la comunicazione diventa tesa e difensiva Un linguaggio che

Linguaggio La comunicazione empatica Quando la comunicazione diventa tesa e difensiva Un linguaggio che analizzi, interpreti, dia consigli e direttive, blocca nell'altro l'esplorazione di sé, e lo induce ad assumere comportamenti difensivi: questi si preoccupa allora di fornire un'immagine di sé conforme ai canoni morali, seleziona le parole da pronunciare per ricevere approvazione ed evitare biasimi e si concentra sull'effetto che sortiranno sull'altro, vivendo ansiosamente la comunicazione. In una comunicazione empatica l'interlocutore si astiene dall'analizzare e dal fornire direttive e rinuncia a giudicare positivi o negativi i comportamenti dell'altro: in una comunicazione empatica l'uno crea in sé il vuoto, per ascoltare l'altro incondizionatamente e senza gabbie.

Domande e risposte Tre tipi di comunicazione Bergmann ha monitorato una circostanza che si

Domande e risposte Tre tipi di comunicazione Bergmann ha monitorato una circostanza che si verifica nella relazione terapeutacliente, e più generalmente nelle relazioni umane, quella in cui l'uno chiede all'altro un parere, un consiglio per risolvere un problema, una valutazione dei progressi compiuti, un giudizio sulla moralità di un comportamento. Bergmann mise in relazione le risposte del terapeuta e le reazioni del cliente. 1) Quando il terapeuta rispondeva al cliente valutandone il comportamento, esprimendo un giudizio positivo o negativo, indicando comportamenti alternativi da adottare di preferenza, il cliente veniva a trovarsi in una situazione di dipendenza, abbandonava l'esplorazione di sé e non progrediva nell'autocoscienza. 2) Quando il terapeuta rispondeva con un'ulteriore domanda, chiedendo di riformulare la richiesta perché non risultava abbastanza chiara, il cliente reagiva ripetendo la domanda, ed anche in questo caso abbandonava l'esplorazione di sé. 3) Quando il terapeuta non badava alla domanda vera e propria, ma poneva attenzione al significato emotivo che assumeva per il cliente e provava ad esprimerne lo stato d'animo, anche parafrasando le parole del cliente stesso, questi continuava nell'esplorazione di sé, si impegnava a cogliere i nessi tra i suoi comportamenti e i sentimenti e progrediva nell'autocoscienza. Secondo la psicologia umanista, uno scopo della psicoterapia è l'emancipazione della persona dai condizionamenti e si attua attraverso l'aumento della consapevolezza. Il terapeuta che risponde meglio all'intento di sollecitare nel cliente l'esplorazione di sé, è quello che assume un l'atteggiamento privo di valutazioni, di interpretazioni e di biasimi e lodi.

Interazione • Relazione empatica Sospensione di biasimi e lodi • Una relazione empatica è

Interazione • Relazione empatica Sospensione di biasimi e lodi • Una relazione empatica è promotrice della crescita, del benessere e dell'indipendenza di entrambe le parti ed è incondizionata e priva di valutazioni. • " Questo è buono, questo è cattivo, questo vale un Ottimo e giudizi simili forse hanno una certa utilità in istituzioni come la scuola o le professioni, ma secondo la mia esperienza, non sono per niente utili per una crescita personale. " (C. Rogers, in "A therapist's view of Theraphy"). • Soltanto sospendendo il giudizio sull'altro si sollecita in lui il senso di responsabilità e di indipendenza interiore.

Relazioni • • Il bisogno di dipendenza dell'altro Orgoglio narcisistico e strutturazione non paritetica

Relazioni • • Il bisogno di dipendenza dell'altro Orgoglio narcisistico e strutturazione non paritetica delle relazioni Anche chi, come uno psicoterapeuta o un insegnante, dovrebbe sollecitare l'altro a rendersi indipendente nelle scelte e nelle ideologie, tende a proporsi o a imporsi come modello a cui ispirarsi. Nelle relazioni d'aiuto e generalmente nelle relazioni umane, si può rischiare di sfruttare il bisogno di dipendenza dell'altro per lusingare il proprio orgoglio. In famiglia la mancanza di empatia rende l'amore "condizionato", con la conseguenza che l'affetto viene dispensato in base ai risultati scolastici o all' adesione del figlio alle preferenze e alle aspettative dei genitori. Nelle relazioni umane si tende a vantare un successo non per intima soddisfazione, ma per carpire ammirazione e lodi, o a porsi in una posizione di superiorità dispensando consigli, indicando le giuste direttive o esprimendo verdetti positivi o negativi sul comportamento di un altro.

 • Contesti delle relazioni Psicoterapia, insegnamento e relazioni umane • I professionisti che

• Contesti delle relazioni Psicoterapia, insegnamento e relazioni umane • I professionisti che operano nelle relazioni d’aiuto come gli psicoterapeuti o quelli che sono a contatto con soggetti in crescita come gli insegnanti devono possedere non solo abilità tecniche (“competenze hard”), ma anche determinate qualità umane (“competenze soft”), perché la riuscita nei rispettivi ambiti dipende anche dal tipo di rapporto che stabiliscono con gli interlocutori. • Nell’insegnamento, il rapporto empatico tra insegnante e studente facilita l’apprendimento, perché suscita interesse per la materia e motivazione allo studio. Uno studente imbottito di teorie e nozioni è meno capace di capire il mondo dal punto di vista di un altro e tende ad imprigionarlo negli schemi appresi. Nelle relazioni umane un atteggiamento non giudicante e sinceramente comprensivo consente di vivere serenamente il rapporto.

Relazione psicoterapeutica In psicoterapia, un paziente “guarisce” quando si svincola da condizionamenti subdoli e

Relazione psicoterapeutica In psicoterapia, un paziente “guarisce” quando si svincola da condizionamenti subdoli e si rende veramente libero e capace di compiere scelte rispondenti alla sua interiorità ( C. Rogers). All’interno di una relazione psicoterapeutica empatica il paziente acquista fiducia in sé, laddove l’insicurezza era dovuta alla paura di deludere le aspettative e l’impegno per riuscire in un compito era motivato dal rischio di perdere la stima delle figure di riferimento. Modellare i propri comportamenti sulle attese degli altri genera frustrazione e insicurezza. Uno psicoterapeuta che assumesse un atteggiamento formale e professionale precluderebbe la riuscita della terapia che dipende anche dal rapporto di fiducia che sa stabilire col paziente (C. Rogers). In psicoterapia il rapporto tra medico e paziente non è scientifico, come tra studioso e oggetto di studio, ma umano ed empatico, perché più funzionale alla riuscita della terapia intesa come modificazione positiva del comportamento del paziente in direzione della consapevolezza e dell’autonomia.