LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA UNA

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LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA: UNA RIVOLUZIONE EUROPEA

LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA: UNA RIVOLUZIONE EUROPEA

Parte nona: LA RIFORMA NEGLI SPAZI ITALIANI

Parte nona: LA RIFORMA NEGLI SPAZI ITALIANI

La Riforma in Italia. Un problema storiografico n n n L’emergere di una originale

La Riforma in Italia. Un problema storiografico n n n L’emergere di una originale «Riforma italiana» è la vera novità storiografica degli ultimi 30 anni, non ancora pienamente accolta dalla manualistica. Il fatto che la Riforma italiana sia stata sconfitta non significa che non ci sia stata. La Riforma non è stata limitata ad un ristretto gruppo di intellettuali «eretici» (Cantimori, Croce), ma - fra il 1520 e il 1560 - ha investito tutta la penisola e ha attraversato tutti i ceti sociali. Ha avuto una forza di penetrazione analoga a quella nel mondo tedesco, in Francia e in Svizzera, ma non si è consolidata. Non ha ottenuto – se non occasionalmente - l’appoggio politico dei Principi, condizione essenziale per la sopravvivenza. È stata spazzata via dalla durissima reazione della Chiesa cattolica della Controriforma a partire dal 1550 e soprattutto dopo la «presa del potere dell’Inquisizione romana» nel 1555 (papa Carafa).

I perché di una disattenzione storiografica 1. 2. 3. 4. Limitato accesso alle fonti

I perché di una disattenzione storiografica 1. 2. 3. 4. Limitato accesso alle fonti d’archivio (archivi diocesani solo in parte accessibili; Archivio del Sant’Uffizio accessibile a tutti solo dal 1999). Pregiudizio cattolico ( «Italia sempre e tutta cattolica» )/pregiudizio laico (l’opposizione alla Chiesa è rappresentata dalla cultura anticlericale). Attenzione concentrata sulla ricerca dei «protestanti» italiani a scapito delle diverse espressioni del nonconformismo religioso. Attenzione concentrata essenzialmente su Valdesi (Jalla, Comba, Pascal) o «pecore matte» (Croce, Cantimori), trascurando la diffusione a livello popolare.

La Riforma in Italia: una realtà a lungo negata L’esistenza di un ampio movimento

La Riforma in Italia: una realtà a lungo negata L’esistenza di un ampio movimento riformatore italiano – a lungo negato dagli storici cattolici - è una realtà ormai ampiamente documentata e da almeno trent’anni accettata dalla storiografia più attenta. n n La Riforma italiana riguarda egualmente tutta la penisola, ma con un particolare addensamento nei territori del centro-nord; è un fenomeno prevalentemente urbano che si radica soprattutto fra le élites, pur in presenza di una diffusione anche a livello popolare; si diffonde essenzialmente attraverso la stampa e la predicazione. Non è sempre riconducibile ai modelli della Riforma europea, sia magisteriale che radicale (luteranesimo, calvinismo, anabattismo), ma è spesso frutto di originali sincretismi, oppure rappresenta una proposta del tutto originale come nel caso del movimento valdesiano.

 «Lutero contro i preti» n n La cultura italiana dotta del Rinascimento è

«Lutero contro i preti» n n La cultura italiana dotta del Rinascimento è fondamentalmente laica e anticlericale e quindi recepisce inizialmente Lutero come un ribelle contro il clero e contro il papa, che, come scrive Francesco Guicciardini, potrebbe «ruinare o almanco tarpare le a questa scelerata tirannide de’preti» . Nel 1527 il «sacco di Roma» viene letto da molti come una punizione di Dio, ad opera dei Luterani, contro la Chiesa corrotta.

I primi contatti n n Tra il 1525 e il 1526 sono documentati i

I primi contatti n n Tra il 1525 e il 1526 sono documentati i primi contatti fra l’Italia e Lutero tramite gli ambienti agostiniani. Martin Butzer scrive nel 1527 una Lettera ai fratelli italiani da Strasburgo. A partire dagli anni trenta predicatori italiani come Agostino Mainardi, Giulio da Milano e Bernardino Ochino diffondono in Italia le nuove idee di riforma. Nel 1532, con il Sinodo di Chanforan, le comunità Valdesi del Piemonte – dichiarate eretiche dal 1184 - aderiscono alla Riforma nella sua versione ginevrina. Si tratta della prima comunità protestante italiana organizzata.

I Valdesi del Piemonte: la Riforma in una terra di frontiera Dopo l’adesione nel

I Valdesi del Piemonte: la Riforma in una terra di frontiera Dopo l’adesione nel 1532 alla Riforma ginevrina e dopo una serie di spedizioni militari contro di loro, i circa 6. 000 Valdesi del Piemonte – per lo più contadini e montanari poverissimi, ma guidati da un’élite di pastori di formazione europea - ottengono una parziale tolleranza con il Trattato di Cavour del 1561 con il quale il Duca Emanuele Filiberto concede il diritto di praticare il culto riformato esclusivamente nelle tre Valli alpine (Pellice, Chisone e Germanasca) dove storicamente erano insediate le comunità valdesi. Per secoli questa risulta essere la sola autentica presenza protestante in Italia.

I libri e le traduzioni n n n Le 95 tesi di Lutero vengono

I libri e le traduzioni n n n Le 95 tesi di Lutero vengono subito diffuse e lette in Italia, sia in latino che in italiano, inizialmente ad opera degli Agostiniani luterani di Venezia, Firenze, Palermo (Geremia, da Tripedi, Alessio da Favizzano, Giulio da Milano, Agostino Mainardi, Ambrogio Cavalli). Pubblicati anonimi e senza indicazioni di stampa, negli anni venti gli scritti di Lutero e di Melantone o loro sintesi circolano ampiamente in Italia: da Milano a Venezia, a Bologna. Spesso i testi della Riforma vengono occultati sotto altri titoli e nomi di autori di fantasia o pseudonimi. Il dissenso si manifesta innanzitutto attraverso la lettura della Bibbia in italiano in base alle prime traduzioni del Nuovo Testamento ad opera di Antonio Brucioli (Venezia, 1530), Pietro Olivetano (Ginevra, 1535), Massimo Teofilo (1551). In secondo luogo attraverso la massiccia diffusione della «dottrina della Grazia» , o «giustificazione per sola fede» .

I testi chiave della Riforma italiana n n Sommario della Santa Scrittura (1534) Il

I testi chiave della Riforma italiana n n Sommario della Santa Scrittura (1534) Il Beneficio di Cristo (1543) [di Benedetto Fontanini, Marcantonio Flaminio e altri] Pasquino in estasi (1543) [di Celio Secondo Curione] Tragedia del libero arbitrio (1546) [di Francesco Negri ]

Fra eresia e satira Il piemontese Celio Secondo Curione, già docente a Milano e

Fra eresia e satira Il piemontese Celio Secondo Curione, già docente a Milano e a Pavia, poi esule a Venezia, a Ferrara e a Lucca, infine esule in Svizzera, pubblica clandestinamente fra il 1542 e il 1543 il Pasquino in estasi testo anticlericale e satirico nel quale si attaccano violentemente la Chiesa e il Papato.

Echi della Riforma nel poema di Ariosto Addirittura nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (canto

Echi della Riforma nel poema di Ariosto Addirittura nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (canto XIV), la cui edizione definitiva è del 1532, si trovano echi della teoria luterana della Grazia: «So che i meriti nostri atti non sono A satisfar al debito d’un’oncia Ma se vi aggiugni di tua grazia il dono Né del tuo aiuto disperar possiamo Qualor di tua pietà ci ricordiamo»

Un’Italia «infetta del contagio de diverse heresie» n n n Fin dagli anni trenta

Un’Italia «infetta del contagio de diverse heresie» n n n Fin dagli anni trenta le fonti inquisitoriali denunciano il diffondersi dell’eresia fra «le persone basse» che ne discutevano «per le piazze, per le botteghe, per le taverne et insino per li lavatoi delle donne con i sarti, i legnaiuoli, i pescivendoli et l’altra feccia del vulgo» . «Ciascuno di qual vuoi condizione, così femmina come maschio, così idiota come letterato, vuol intendere le profundissime questioni de la teologia e Divina Scrittura» . A Venezia una certa Franceschina spiegava alle vicine che «è mala cosa andare a messa, perché Cristo non l’ha ordinata» e negava la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e il Purgatorio.

Il cosmo del mugnaio Menocchio n Il mugnaio friulano Domenico Scardella, detto Menocchio –

Il cosmo del mugnaio Menocchio n Il mugnaio friulano Domenico Scardella, detto Menocchio – processato dall’Inquisizione tra il 1583 e il 1599 e condannato per eresia, al quale lo storico Carlo Ginzburg ha dedicato un libro nel 1976 – attingendo alla Bibbia, al Corano e alla cultura popolare, elabora un’originale visione cosmogonica e teologica secondo la quale il mondo - destinato a realizzare la concordia universale - era una gigantesca forma di formaggio e Dio e gli angeli i vermi, nati per generazione spontanea.

Venezia, «porta della Riforma» n La prima città italiana ad essere investita dalla Riforma

Venezia, «porta della Riforma» n La prima città italiana ad essere investita dalla Riforma è Venezia, con le sue numerose tipografie, e con una forte presenza di mercanti tedeschi, dove i testi della Riforma giungono rapidamente per essere tradotti e diffusi clandestinamente in tutta la penisola. n Nel febbraio 1524 si scriveva da Venezia che «molti avevano letto qualchuna delle opere de Martin» e che «tuti dicono quel medesimo: zioé che le opere di Martin sono fondate sopra la Scrittura et che, se ne potessero haver, ne compreriano volentiera» . n Umanisti come Aonio Paleario, Alvise Priuli, Marcantonio Flaminio, Gasparo Contarini, addirittura il patriarca di Aquileia Giovanni Grimani, maturano interesse per le proposte riformatrici di Erasmo e di Lutero, mentre esponenti del patriziato come Bernardo Navagero, o Andrea Da Ponte aderiscono esplicitamente alla nuova fede.

La rapida diffusione della Riforma nel Veneto n n Presente ereticali sono segnalate a

La rapida diffusione della Riforma nel Veneto n n Presente ereticali sono segnalate a Padova (Gribaldi e gruppi universitari), Rovigo (Roncalli, Mazzarelli e cellule calviniste), Treviso, Vicenza (Trissino, Pellizzari, Thiene e gruppi anabattisti), Monselice (Quarto), Cittadella (Spiera e gruppi luterani e anabattisti). Solide presenze luterane sono segnalate in Friuli (Pordenone, Udine, Gorizia, Trieste), a causa della contiguità con l’Impero.

La diffusione dell’anabattismo nel Veneto n n A Padova, città universitaria, gli ambienti intellettuali

La diffusione dell’anabattismo nel Veneto n n A Padova, città universitaria, gli ambienti intellettuali leggono avidamente e discutono le novità provenienti d’oltralpe, mentre si organizzano gruppi anabattisti, guidati dal predicatore Tiziano e influenzati dopo il 1525 dalla rivolta popolare tirolese capeggiata da Michael Gaismayr. Nel 1550 a Venezia si tiene un vero e proprio Sinodo anabattista i cui contenuti sono rivelati all’Inquisizione nel 1551 dalla delazione di don Pietro Manelfi.

La Verona del vescovo Giberti A Verona la presenza dal 1524 del vescovo riformatore

La Verona del vescovo Giberti A Verona la presenza dal 1524 del vescovo riformatore Gian Matteo Giberti (1495 -1543), affiancato dall’umanista Marcantonio Flaminio come segretario, consente la formazione di circoli evangelici sensibili alle idee di riforma.

La Verona del vescovo Giberti A Verona, infatti, il Giberti: «ordinava si recitassero ogni

La Verona del vescovo Giberti A Verona, infatti, il Giberti: «ordinava si recitassero ogni dì le ore canoniche; i benefiziati risiedessero; fosser cacciate dalle canoniche le donne sospette; i chierici radesser la barba e portasser cappuccio; vestissero con gravità; i canonici non andassero passeggiando per la cattedrale nelle ore dell'ufficio divino; non giuocassero alla palla entro le canoniche; niuno andasse a colloquii con le monache senza licenza del vescovo; il capitolo mandasse alcuni de' suoi a studiare gius canonico nell'università di Padova; niun monaco o frate vagasse per la diocesi, se non ne avea licenza dalla sede apostolica. Queste riforme ferivano molti abusi e perciò destarono molte ire ed al Giberti arrecarono lunghe molestie» .

Nella terraferma veneta: n A Brescia nel 1527 -28 un carmelitano è Brescia n

Nella terraferma veneta: n A Brescia nel 1527 -28 un carmelitano è Brescia n segnalato a predicare «idee erronee false ac scandalose» ; negli anni successivi si segnalano gruppo cripto-riformati, mentre le idee luterane sembrano dilagare in ogni strato sociale. Al patriziato cittadino appartengono alcuni dei primi dissidenti religiosi come Vincenzo Maggi, monaco benedettino, esule nei Grigioni nel 1553; il medico Girolamo Donzellino, processato per eresia a Venezia; il canonico Celso Martinengo, che diverrà pastore della chiesa riformata italiana di Ginevra.

Nella terraferma veneta: Bergamo n n La presenza del vescovo riformatore Vittore Soranzo (1500

Nella terraferma veneta: Bergamo n n La presenza del vescovo riformatore Vittore Soranzo (1500 -58), esponente degli «spirituali» e processato nel 1551 e nel 1557 per eresia, consente anche qui lo sviluppo di circoli eterodossi e l’ampia diffusione di testi della Riforma. Bergamasco è anche il canonico Girolamo Zanchi nel 1551 esule a Ginevra e a Basilea, poi professore di teologia riformata a Starburgo e ad Heidelberg.

n n n «Nicodemismo» e dissimulazione L’atteggiamento prevalente fra gli eterodossi italiani (soprattutto fra

n n n «Nicodemismo» e dissimulazione L’atteggiamento prevalente fra gli eterodossi italiani (soprattutto fra gli intellettuali e gli alti prelati) è il «nicodemismo» , ossia l’adesione solo esteriore e formale ai precetti della Chiesa di Roma e alle opinioni dominanti, mentre l’adesione interiore e spirituale va alla «Chiesa rinnovata» . L'espressione deriva dal personaggio biblico di Nicodemo, il fariseo citato nel Vangelo secondo Giovanni, che di notte andava di nascosto ad ascoltare Gesù, mentre di giorno simulava una piena adesione all’ebraismo farisaico. Il «nicodemismo» , praticato e suggerito da Juan de Valdés, è duramente condannato da Calvino che esorta i credenti alla pubblica testimonianza della propria fede a costo del martirio. Michelangelo Buonarroti, autoritratto nelle vesti di Nicodemo nell’incompiuta Pietà fiorentina.

n Pier Paolo Vergerio da vescovo di Capodistria a pastore nei Grigioni Vescovo riformatore

n Pier Paolo Vergerio da vescovo di Capodistria a pastore nei Grigioni Vescovo riformatore di Capodistria dal 1541, Pier Paolo Vergerio (1498 -1595), già nunzio papale a Vienna fra il 1533 e il 1535, sarà sottoposto a processo per eresia e costretto a rifugiarsi prima a Mantova e poi nei Grigioni, dove si convertirà al protestantesimo divenendo pastore riformato a Vicosoprano in Val Bregaglia, partecipando alle maggiori polemiche dell'epoca.

Nel Milanese: Cremona, Pavia, Piacenza, Como, Lodi, Casalmaggiore n Uno dei primi esuli italiani

Nel Milanese: Cremona, Pavia, Piacenza, Como, Lodi, Casalmaggiore n Uno dei primi esuli italiani nei Grigioni è il n domenicano Bartolomeo Maturo, fuggito nel 1528 da Cremona dove si costituisce una vera e propria Chiesa dissidente di ispirazione calvinista di cui fanno parte popolani, artigiani e aristocratici (Maggi, Fossa, Sommi, Bondiolo). Altre comunità – di ispirazione calvinista o anabattista - si formano negli anni Quaranta anche a Pavia, Piacenza, Como, Lodi, Casalmaggiore (Pietro Bresciani, medico).

Il Ducato di Mantova e la famiglia Gonzaga n n n Protetti dal potentissimo

Il Ducato di Mantova e la famiglia Gonzaga n n n Protetti dal potentissimo cardinale Ercole Gonzaga, filoimperiale e perciò nemico di papa Paolo III, molti eterodossi (fra i quali P. P. Vergerio) trovano rifugio a Mantova, dove si mantiene a lungo un clima di tolleranza. Il nipote Francesco III è Duca di Mantova, il fratello Ferrante è Viceré di Sicilia (1535 -46) e poi Governatore di Milano (1546 -54), la sorella Eleonora è Duchessa di Urbino, la cugina Giulia contessa di Fondi. Il cardinale Ercole Gonzaga (1505 -1563)

La Modena di Giovanni Morone, «infetta del contagio de diverse heresie come Praga» A

La Modena di Giovanni Morone, «infetta del contagio de diverse heresie come Praga» A Modena è da ricordare la presenza del vescovo riformatore Giovanni Morone (1509 -1580) che protegge il dissenso religioso alimentando il partito degli «spirituali» prima di essere per due volte, nel 1550 e nel 1555, candidato al papato, sconfitto per pochi voti ed infine sottoposto a processo inquisitoriale per eresia. Gran parte del patriziato modenese (Rangoni, Valentini, Grillenzoni, Carandini, Molza), riunito attorno alla celebre Accademia, si riconosce – fra gli anni ‘ 30 e gli anni ‘ 40 - nelle idee della Riforma.

La Ferrara di Renata di Francia Alla corte ferrarese di Renata di Valois-Orléans (1510

La Ferrara di Renata di Francia Alla corte ferrarese di Renata di Valois-Orléans (1510 -1576), filocalvinista, figlia di Luigi XII e moglie del duca Ercole II d’Este, si crea un circolo dissidente molto elitario che diviene punto di riferimento del dissenso religioso italiano. Alla corte di Renata è attivo il poeta calvinista Clément Marot. Lo stesso Calvino è ospite di Renata a Ferrara nel 1536.

La Repubblica di Lucca: una «Ginevra italiana» n n Storica rivale della Firenze medicea

La Repubblica di Lucca: una «Ginevra italiana» n n Storica rivale della Firenze medicea e disgustata da un vescovo assenteista, la Repubblica di Lucca è uno dei centri di maggior diffusione delle idee della Riforma che – grazie alla predicazione di B. Ochino e di P. M. Vermigli attecchiscono non solo fra gli artigiani, ma anche fra gli esponenti delle principali famiglie del grande patriziato mercantile: Arnolfini, Diodati, Turrettini, Burlamacchi, Santeschi, che si convertono al calvinismo, con il sostegno delle autorità cittadine, cercando di realizzare, attorno al 1542, una «città di Dio» sul modello di Ginevra. Attaccati dall’Inquisizione, fra il 1555 e il 1556 molti di loro si rifugiano a Ginevra dando vita a illustri dinastie di pastori e teologi protestanti.

La Repubblica di Siena n Anche a Siena, come a Lucca, lo spirito di

La Repubblica di Siena n Anche a Siena, come a Lucca, lo spirito di indipendenza antimediceo e l’avversione per gli spagnoli induce le élites ad aderire alla Riforma. n Fra gli esponenti più noti sono da ricordare il predicatore Agostino Museo, il giurista Lelio Sozzini (1525 -1562) ed il nipote Fausto (15391604), dapprima simpatizzanti del calvinismo, poi emigrati in Svizzera (Berna, Basilea, Zurigo, Gnevra), infine esuli in Transilvania e in Polonia e animatori del movimento eterodosso degli «Antitrinitari» (o Sociniani).

Bernardino Ochino (1487 -1564) Uno dei più celebri predicatori italiani è il frate cappuccino

Bernardino Ochino (1487 -1564) Uno dei più celebri predicatori italiani è il frate cappuccino senese Bernardino Ochino, giunto nel 1538 a ricoprire la carica di Vicario generale dei cappuccini di tutt’Italia. Esponente degli spirituali negli anni trenta, aderisce alla Riforma nel 1542 e si rifugia a Ginevra insieme con P. M. Vermigli. Entrato presto in urto con Calvino a causa delle sue posizioni radicali e antitrinitarie, è costretto ad un lungo esodo per l’Europa orientale dove morirà di peste nel 1564.

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Significativa è la diffusione del dissenso religioso

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Significativa è la diffusione del dissenso religioso nel Regno di Napoli, inizialmente tollerato dalle autorità spagnole e dallo stesso Carlo V il cui segretario, Juan de Valdés, è uno dei maggiori esponenti del pensiero eterodosso. In un secondo momento sono i feudatari a difendere la loro autonomia giurisdizionale contro le autorità spagnole e contro l’Inquisizione dominata dal cardinale Carafa.

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Uno dei campioni del dissenso è il

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Uno dei campioni del dissenso è il principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, seguace di Valdés e animatore di una corte di simpatie spirituali, costretto nel 1551 all’esilio a Venezia e poi in Francia, con l’accusa di «eresia, sodomia e ribellione» . Accanto a lui è il vescovo di Salerno Girolamo Seripando, già priore degli Agostiniani ed esponente dell’ «Evangelismo» , vicino al cardinale Pole.

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Un altro noto esponente dell’eterodossia religiosa è

Il dissenso religioso nel Regno di Napoli Un altro noto esponente dell’eterodossia religiosa è Galeazzo Caracciolo, Marchese di Vico, già seguace di Valdès a Napoli, poi costretto all’esilio nel 1551 ed emigrato a Ginevra dove diverrà pastore della Chiesa calvinista italiana.

La fine della comunità Valdese di Calabria n n Da non dimenticare, infine, è

La fine della comunità Valdese di Calabria n n Da non dimenticare, infine, è la numerosa presenza di riformati in Calabria dove, dal XIII secolo, erano emigrati molti contadini dalle Valli Valdesi del Piemonte per dissodare le terre abbandonate. La comunità valdese di Calabria (circa 6. 000 persone), dopo aver aderito alla Riforma ginevrina, mantenne la sua identità religiosa fino al 1561 -64 quando fu oggetto di una durissima repressione che ne segnò la fine.

La Riforma in Sicilia n n Neppure la Sicilia è esente dalle nuove idee

La Riforma in Sicilia n n Neppure la Sicilia è esente dalle nuove idee che si diffondono grazie alla circolazione dei libri e alla presenza di mercanti stranieri in città come Palermo, Catania, Messina. Dalla Sicilia proviene il francescano Paolo Ricci (alias Camillo Renato), attivo fra Padova, Venezia, Modena e Bologna, eretico più volte processato in Italia, incarcerato ed evaso prima di rifugiarsi in Valtellina dove sarebbe stato scomunicato anche dai calvinisti. Catanese è il monaco benedettino Giorgio Rioli (noto come Giorgio Siculo) - confratello nel monastero di San Nicolò dell’autore del Beneficio di Cristo, Benedetto Fontanini da Mantova - autore a sua volta del Libro Grande, condannato e ucciso dall’Inquisizione nel 1551. Palermitano è il barone Bartolomeo Spadafora processato dall’Inquisizione per i suoi legami con il gruppo valdesiano e costretto ad un lungo esilio a Venezia.

1547 -50: il fallito progetto filoimperiale in Italia Alla fine degli anni quaranta, fra

1547 -50: il fallito progetto filoimperiale in Italia Alla fine degli anni quaranta, fra Milano, Mantova, Ferrara e Firenze, si coalizza in Italia - capeggiato dal cardinale Ercole Gonzaga - un vasto fronte filoasburgico e antipapale animato da principi e cardinali, fra i quali: n n n n il governatore di Milano Ferrante Gonzaga, il duca di Mantova Francesco Gonzaga, il duca di Ferrara Ercole II d’Este, il duca di Toscana Cosimo de’Medici, l’ambasciatore spagnolo Diego Hurtado de Mendoza il cardinale di Mantova Ercole Gonzaga, il cardinale di Ferrara Giovanni Salviati, il cardinale di Ravenna Benedetto Accolti.

Giudizi di cardinali su papa Paolo III Farnese n Nel 1544 il cardinale Ercole

Giudizi di cardinali su papa Paolo III Farnese n Nel 1544 il cardinale Ercole Gonzaga scriveva di Paolo III Farnese: essere ormai non solo «fritto, ma mangiato et caccato senza reverenza et ridotto già in polvere» , mentre il cardinale Benedetto Accolti si dichiarava speranzoso che Carlo V calasse su Roma per «far piazza pulita di quel bordellazzo» .

1547 -50: il fallito progetto filoimperiale in Italia L’obiettivo del progetto era realizzare una

1547 -50: il fallito progetto filoimperiale in Italia L’obiettivo del progetto era realizzare una vasta coalizione volta a sostenere un intervento militare di Carlo V in Italia contro il papato di Paolo III Farnese (analogo all’impresa del 1527 conclusasi col «sacco di Roma» ), teso a ristabilire la piena autorità imperiale su tutta la penisola e ad eliminare lo Stato della Chiesa (da scomporre in piccoli territori feudali assegnati ai principi italiani) riportando il papato alla sua condizione spirituale.

Le ragioni del fallimento della Riforma italiana 1. 2. 3. 4. Mancata adesione dei

Le ragioni del fallimento della Riforma italiana 1. 2. 3. 4. Mancata adesione dei prìncipi territoriali alla Riforma Debolezza dell’ «Evangelismo» elitario Presenza pervasiva della Chiesa cattolica e del papato Vittoria dell’Inquisizione nel 1555 con l’elezione al papato di Paolo IV Carafa

Bibliografia n n n D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, Sansoni, Firenze, 1939 (nuova

Bibliografia n n n D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, Sansoni, Firenze, 1939 (nuova edizione: Einaudi, Torino, 1992) D. Cantimori, Prospettive di storia ereticale italiana, Einaudi, Torino, 1960 F. Chabod, Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell’epoca di Carlo V, Einaudi, Torino, 1971 M. Welti, Breve storia della Riforma italiana, Marietti, Casale Monferrato, 1985 S. Caponnetto, La Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento, Claudiana, Torino, 1992 (nuova ediz: 1997) M. Firpo, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari, 1993