LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA UNA

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LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA: UNA RIVOLUZIONE EUROPEA

LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA: UNA RIVOLUZIONE EUROPEA

Parte sesta FRA EVANGELISTI E VALDESIANI

Parte sesta FRA EVANGELISTI E VALDESIANI

Il sacco di Roma come La drammatica esperienza del sacco di Roma costituisce spartiacque

Il sacco di Roma come La drammatica esperienza del sacco di Roma costituisce spartiacque uno spartiacque per molti esponenti della Chiesa n n n cattolica, convinti che la devastazione della Città Santa sia stata una manifestazione della volontà di Dio. È partire dal 1528 che si viene costituendo un seno alla Chiesa – con una forte presenza di alti prelati - una corrente spirituale, o evangelica tesa a realizzare una profonda riforma morale del papato accogliendo anche alcune delle suggestioni di Lutero. Ad essa si connette - in piena autonomia – la teologia dell’umanista spagnolo Juan de Valdés, destinata a giocare un ruolo chiave nella Riforma italiana.

La riflessione di Alfonso de Nel manoscritto Dialogo de las cosas Valdés occurridas en

La riflessione di Alfonso de Nel manoscritto Dialogo de las cosas Valdés occurridas en Roma (1529) il segretario imperiale Alfonso de Valdés scrive: n «tutto quello che è avvenuto in Roma è intervenuto per manifesto giudicio del sommo Iddio per castigare et punire quella città in cui regnavano con grande ignominia et vituperio della religione christiana, tutti i vitii, tutti i peccati, tutte le scelerataggini che la malatia degli huomini, mossa dallo sfrenato della loro voglia, ha potuto ritrovare et immaginarsi» Jan Cornelisz, Ritratto di Alfonso de Valdés con in mano il ritratto del cardinale Mercurino di Gattinara, principale consigliere di Carlo V

Gli inizi: i circoli valdesiani n n n Roma (1531 -33) Napoli (1533 -41)

Gli inizi: i circoli valdesiani n n n Roma (1531 -33) Napoli (1533 -41) Viterbo (1541 -43) Presunto ritratto di Juan de Valdés (1505 -41) Ritratto di Giulia Gonzaga (1513 -66)

Juan de Valdés (1505 -1541) n n Figlio di un alto magistrato spagnolo e

Juan de Valdés (1505 -1541) n n Figlio di un alto magistrato spagnolo e di un’ebrea convertita, Juan de Valdés - fratello gemello di Alfonso de Valdés, segretario di Stato di Carlo V dal 1524 al 1532 – viene inizialmente influenzato dal pensiero di Erasmo e dal movimento spirituale degli «alumbrados» che vedevano predominante l'aspetto mistico e il legame intimo e diretto con Dio. Sottoposto in Spagna a processo inquisitoriale per «suspecta heresia luterana» , si trasferisce in Italia dopo il sacco di Roma dove nel 1531 è nominato consigliere segreto di papa Clemente VII nonché corrispondente segreto di Carlo V presso il papa. Incaricato di missioni a Mantova e a Bologna nel 1532, si sposta a Napoli nel 1533, per succedere al fratello nell'incarico di archiviario, intrattenendo una stretta corrispondenza sia con la corte imperiale che con il viceré spagnolo di Napoli Don Pedro de Toledo.

Juan de Valdés (1505 -1541) n n Nella dimora di Valdès a Chiaia si

Juan de Valdés (1505 -1541) n n Nella dimora di Valdès a Chiaia si riunisce, a partire dal 1534, un raffinato circolo letterario e religioso che promuove idee di riforma spirituale negli ambienti dell’alto clero e dell’aristocrazia italiana. Al circolo valdesiano si attribuiscono l'adozione della dottrina evangelica della giustificazione per la sola fede e il rifiuto dello scisma luterano. Tra i frequentatori e i corrispondenti di Valdés si ricordano l'arcivescovo di Otranto Pietro Antonio di Capua, il principe Galeazzo Caracciolo marchese di Vico, la principessa Caterina Cybo, il vicario generale dell'ordine dei cappuccini Bernardino Ochino, il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo, il priore degli Agostiniani Pietro Martire Vermigli. Ma soprattutto Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flaminio, Vittoria Colonna e Giulia Gonzaga, che diffonderanno il suo pensiero dopo la sua morte.

Juan de Valdés (1505 -1541) Valdés è autore di numerose opere manoscritte – composte

Juan de Valdés (1505 -1541) Valdés è autore di numerose opere manoscritte – composte fra il 1529 e il 1541 - che circolano ampiamente negli ambienti spirituali italiani, per essere poi pubblicate tutte, clandestinamente, solo dopo il 1545 ad opera dei suoi seguaci: n Diálogo de doctrina christiana (1529), n In che maniera il Christiano ha da studiare nel suo proprio libro, il Modo che si de tenere nell'insegnare et predicare il principio della religione Christiana; n Cinque Trattatelli Evangelici; n Alphabeto christiano che insegna la vera via d’acquistare il lume dello spirito santo.

. . . «tamquam aurum ex stercore colligentes» Secondo la deposizione resa da Pietro

. . . «tamquam aurum ex stercore colligentes» Secondo la deposizione resa da Pietro Carnesecchi al processo per eresia intentatogli nel 1566 -67, Valdés e i suoi discepoli non approvavano «intieramente la dottrina di esso Luthero, dicendo che essendo extra Ecclesiam era per consequente extra charitatem et che, sebene haveva detto bene in molte cose et interpretato bene molti luoghi della Scrittura, non si poteva per questo concludere che havesse lo spirito di Dio se non in quanto Dio li havesse concesso a beneficio et edificatione de’suoi eletti: et così pigliavano alcune cose della dottrina sua tamquam aurum ex stercore colligentes, et caetera (ut aiunt) reddebant coquo» .

Valdés principale protagonista della «Riforma italiana» L’insegnamento valdesiano è oggi considerato uno dei tramiti

Valdés principale protagonista della «Riforma italiana» L’insegnamento valdesiano è oggi considerato uno dei tramiti determinanti - anche se meno evidenti per l’assenza di polemica antiromana - della diffusione della dottrina centrale della teologia luterana: la giustificazione per sola fede, riassunta nel sintagma melantoniano di «beneficio di Cristo» .

Valdés ortodosso o eterodosso? Nel 1961 lo storico Delio Cantimori scriveva che Juan de

Valdés ortodosso o eterodosso? Nel 1961 lo storico Delio Cantimori scriveva che Juan de Valdés «seppe inserire il suo rifiuto della tradizione dogmatica cattolica e la sua propaganda per le dottrine luterane in quel movimento di ritorno alla pratica e alla fede dell’età evangelica e di quella apostolica, che viene chiamato evangelismo e che non ha nulla di eterodosso» . Questo giudizio oggi è completamente da rivedere.

Valdés come espressione più originale della Riforma italiana «L’affascinante cifra del magistero religioso del

Valdés come espressione più originale della Riforma italiana «L’affascinante cifra del magistero religioso del Valdés – e del suo straordinario successo italiano – non consiste nel suo essere stato un alumbrado, un erasmiano o un luterano, ma nell’aver offerto un messaggio diverso e originale (valdesiano appunto) che, pur muovendo da quei grandi maestri e traendone ispirazione, orientamenti, principi, li misurava tuttavia sul metro della sua personale «experientia» di fede, di illuminazione interiore, di ermeneutica scritturale, di riflessione teologica, di impegno pedagogico e proselitistico» (Massimo Firpo)

L’evangelismo italiano: un’occasione mancata (1535 -1555) n n Mentre in Europa si afferma la

L’evangelismo italiano: un’occasione mancata (1535 -1555) n n Mentre in Europa si afferma la Riforma nelle sue diverse componenti, in Italia prudenti idee di riforma maturano anche all’interno della Chiesa cattolica, coinvolgendo un significativo numero di vescovi e cardinali (Giberti, Sadoleto, Contarini, Pole, Morone, Soranzo). Fra gli anni trenta e gli anni quaranta l’evangelismo italiano - di matrice erasmiana, ma profondamente influenzato dal valdesianesimo - sembra influenzare lo stesso papato: il Consilium de emendanda Ecclesia (1536 -37) rappresenta il punto più alto dello sforzo riformatore, ma con il fallimento dei Colloqui di Ratisbona (1541) la strada è ormai aperta alla reazione che trionferà dopo il 1555 con l’elezione di papa Paolo IV Carafa.

Ombre e luci nel papato di Paolo III (Alessandro Farnese) 1534 -1549 n n

Ombre e luci nel papato di Paolo III (Alessandro Farnese) 1534 -1549 n n n Alessandro Farnese (1468 -1549), Discendente per parte materna dal papa Bonifacio VIII Caetani, si forma a Firenze alla corte di Lorenzo de’ Medici. Protetto da papa Alessandro VI Borgia, amante di sua sorella Giulia Farnese, è nominato nel 1491 Protonotario Apostolico e poi Tesoriere pontificio e cardinale. Celebra la sua prima messa solo nel 1519, dopo esse stato ordinato sacerdote, diciassette anni dopo essere stato consacrato vescovo. A sua volta padre di quattro figli naturali (Pier Luigi, Paolo, Ranuccio e Costanza), tutti collocati in posizioni di potere, è Decano del Sacro Collegio dal 1524, sotto Clemente VII de Medici. Presentatosi come esponente del partito imperiale, viene eletto Papa nel 1534, a 66 anni. Governerà la Chiesa di Roma per quindici anni.

Paolo III fra nepotismo e caute aperture n n n n In pochi mesi

Paolo III fra nepotismo e caute aperture n n n n In pochi mesi Paolo III crea 71 nuovi cardinali, il più giovane dei quali (il nipote Alessandro) ha solo 14 anni; ma fra loro vi sono anche molti esponenti riformatori ai quali il papa lascia campo libero. Nel 1545 ottiene lo scorporo del ducato di Parma e Piacenza dallo Stato della Chiesa per donarlo al figlio Pier Luigi. Apparentemente neutrale in politica estera, ma in realtà avversario dell’Imperatore, e mediatore in materia religiosa, istituisce nel 1536 il Consilium de emendanda Ecclesia, dando spazio agli esponenti riformatori (Sadoleto, Contarini, Pole, Morone). Sulla base del Consilium nel 1536 convoca per l’anno successivo un Concilio a Mantova, che fallisce immediatamente. Nel 1541 promuove il Colloquio di Ratisbona per tentare l’ultima mediazione con i protestanti prima di convocare il Concilio nel 1542. Alla fine del 1545 viene finalmente riunito il Concilio di Trento. Muore nel 1549 a 81 anni.

Il Consilium de emendanda Ecclesia: una riforma mancata Istituito da Paolo III nel 1536

Il Consilium de emendanda Ecclesia: una riforma mancata Istituito da Paolo III nel 1536 il Consilium de emendanda Ecclesia (1536 -37) mira ad una riforma della Chiesa dall’interno e vede protagonisti alcuni dei principali esponenti della corrente evangelica: n il cardinale Gasparo Contarini, che ne è il vero coordinatore, n insieme con il segretario pontificio Jacopo Sadoleto, n il cardinale d’Inghilterra Reginald Pole, n il vescovo di Modena cardinal Giovanni Morone, n il benedettino Gregorio Cortese, n il cardinale genovese Federico Fregoso, n il domenicano Tommaso Badia, n il vescovo di Verona Gian Matteo Giberti, n ma anche due fieri avversari di Lutero come il cardinale umanista Girolamo Aleandro e il fondatore dei Teatini Gian Pietro Carafa.

Gasparo Contarini (1483 -1542) n n Il patrizio veneziano Gasparo Contarini, diplomatico al servizio

Gasparo Contarini (1483 -1542) n n Il patrizio veneziano Gasparo Contarini, diplomatico al servizio della Repubblica e Senatore, già ambasciatore di Venezia presso Carlo V e poi ambasciatore a Roma, viene creato cardinale da Paolo III nel 1535 a 42 anni e successivamente ordinato sacerdote. Celebra la sua prima messa nel 1537. Di orientamento erasmiano, è uno dei principali esponenti del gruppo riformatore interno alla Chiesa cattolica. Promotore nel 1536 -37 di una riforma interna, tenta fino all’ultimo la conciliazione con i protestanti al Colloquio di Ratisbona (1541), ma viene sconfitto dagli intransigenti. Accusato di «luteranesimo» , muore l’anno successivo a Bologna «di crepacuore» .

Iacopo Sadoleto (1477 -1547) Il cardinale Iacopo Sadoleto, fine intellettuale umanista di ispirazione erasmiana

Iacopo Sadoleto (1477 -1547) Il cardinale Iacopo Sadoleto, fine intellettuale umanista di ispirazione erasmiana e vescovo di Carpentras, nonché segretario di Leone X, è il capofila dei vescovi riformatori e fautore del dialogo con i protestanti. n È interlocutore prima di Melantone e poi di Calvino nella celebre discussione epistolare del 1539 su “aggiornamento o riforma della chiesa? ”

Il Consilium de emendanda Ecclesia: una riforma mancata La proposta emersa dalla commissione è

Il Consilium de emendanda Ecclesia: una riforma mancata La proposta emersa dalla commissione è estremamente (1536 -37) radicale. Essa individua i principali mali della Chiesa: n nell’esasperato sviluppo del potere papale, n nella corruzione degli ecclesiastici, n nella vendita di uffici e benefici, n nell’assenza dei vescovi dalle loro sedi, n nella simonia. Letta dai protestanti come una conferma delle loro tesi e dagli ambienti curiali come un indebito attacco alla tradizione della Chiesa romana, la proposta viene presto archiviata.

 «il fundamento dello edificio de’ Luterani è verissimo» … «et però il fundamento

«il fundamento dello edificio de’ Luterani è verissimo» … «et però il fundamento dello edificio de’ Luterani è verissimo, né per alcun modo devemo dirli contra, ma accettarlo come vero e catolico, immo come fondamento della religione cristiana» (Gasparo Contarini a Reginald Pole, 12 giugno 1537)

1541 – Il Colloquio di Ratisbona: l’ultimo tentativo di conciliazione e dialogo fra diverse

1541 – Il Colloquio di Ratisbona: l’ultimo tentativo di conciliazione e dialogo fra diverse confessioni cristiane Restato lettera morta il Consilium, nel 1541 si tenta per l’ultima volta la via della conciliazione e del dialogo convocando un Colloquium nella città tedesca di Ratisbona, in contemporanea alla Dieta imperiale (4 aprile-29 luglio). L’irrigidimento dei teologi protestanti, coordinati da Bucero impedisce l’accordo. La sconfitta del gruppo erasmiano aprirà la strada alla reazione della Controriforma.

Il Colloquio di Ratisbona n n n Riunito dal 27 aprile al 22 maggio

Il Colloquio di Ratisbona n n n Riunito dal 27 aprile al 22 maggio 1541, il colloquio si tiene in concomitanza con la Dieta imperiale (5 aprile-29 luglio). Vi partecipano sei teologi, tre di parte cattolica: Johann Eck, Johann Gropper, Julius von Pflug e tre di parte protestante: Martin Bucero, Filippo Melantone, Johannes Pistorius, tutti designati da Carlo V. Assistono ai colloqui due delegati pontifici, il nunzio apostolico Giovanni Morone e il Maestro del Sacro Palazzo Tommaso Badia, e due delegati imperiali, ill segretario cesareo Gerhard Veltwick e il teologo Johann Cochlaeus. Il cardinale Gasparo Contarini è presente a Ratisbona anche se non prende direttamente parte al colloquio, ma interviene sull'agenda e sulle delibere per interposta persona, essendo quotidianamente informato dell'andamento del dibattito. La parte protestante si avvale della consulenza di un gruppo di teologi coordinato da Giovanni Calvino.

I margini stretti della A Ratisbona a maggior parte dei prelati riformatori, mediazione guidati

I margini stretti della A Ratisbona a maggior parte dei prelati riformatori, mediazione guidati da Contarini, sembra disponibile a convergere, con Melantone, sull’essenziale della Confessione augustana, ossia: n Traduzione in volgare delle Sacre Scritture n Giustificazione per sola fede Ma non n sul numero dei Sacramenti n sulla natura dell’Eucarestia (transustanzazione) n sul primato del Papa nella Chiesa

La crisi del 1542 n n n 16 -20 luglio 1541: morte di Juan

La crisi del 1542 n n n 16 -20 luglio 1541: morte di Juan de Valdés 22 maggio 1541: fallimento del Colloquio di Ratisbona 24 agosto 1542: morte di Gasparo Contarini 22 maggio 1542: convocazione del Concilio di Trento (che si riunirà solo nel 1545) 21 luglio 1542: Istituzione del Tribunale dell’Inquisizione romana 31 agosto 1542: fuga di Bernardino Ochino e di Pietro Martire Vermigli in Svizzera Fine delle speranze o apertura di una nuova stagione?

La prosecuzione dell’esperienza valdesiana. Il cardinale Reginald Pole e la «Ecclesia Viterbensis» n n

La prosecuzione dell’esperienza valdesiana. Il cardinale Reginald Pole e la «Ecclesia Viterbensis» n n Nominato nel 1541 «Legato al Patrimonio di S. Pietro» e Governatore della città di Viterbo – subito dopo la morte di Valdés - il cardinale Reginald Pole ospita nella sua residenza un circolo valdesiano cui fanno riferimento alti prelati, umanisti e nobildonne fra i quali Marcantonio Flaminio, Pietro Carnesecchi, Vittore Soranzo, Giovanni Morone, Vittoria Colonna e Giulia Gonzaga, nell’intento di influenzare l’imminente Concilio promuovendo la dottrina della giustificazione per sola fede. In questo ambiente- ad opera del Flaminio - vengono tradotte in italiano e preparate per la stampa le opere di Valdés e viene concepito il testo del Beneficio di Cristo, pubblicato clandestinamente a Venezia nel 1543. Vittoria Colonna Marcantonio Flaminio

Reginald Pole (1500 -1558) n n n Il cardinale inglese Reginald Pole, allontanato dal

Reginald Pole (1500 -1558) n n n Il cardinale inglese Reginald Pole, allontanato dal cugino Enrico VIII nel 1532, sostiene una riforma interna della Chiesa. Nel 1545 è rappresentante personale di papa Paolo III al Concilio di Trento e nel 1549 manca per un solo voto l’elezione al pontificato, segnando la sconfitta definitiva della corrente «spirituale» interna alla Chiesa. Tornato in Inghilterra nel 1554, sotto Maria Tudor, viene inquisito nel 1555 dal suo vecchio avversario Paolo IV Carafa per filoprotestantesimo. Muore prima della conclusione del processo, “in opinione a Roma di luterano et in Alemagna di papista”.

Un testo da decifrare: Il «Beneficio di Cristo» (1543) L’opera più significativa dell’evangelismo italiano

Un testo da decifrare: Il «Beneficio di Cristo» (1543) L’opera più significativa dell’evangelismo italiano è l’anonimo Trattato utilissimo del Beneficio di Giesù Christo Crocifisso verso i christiani, che propone, rielaborati in un’originale sintesi, spunti tratti da opere di Valdès, di Lutero e di Calvino, sostenendo: n la giustificazione per sola fede, n la rigenerazione spirituale della chiesa, n la fine del potere temporale dei papi.

Un testo da decifrare: Il «Beneficio di Cristo» (1543) n n n Composto fra

Un testo da decifrare: Il «Beneficio di Cristo» (1543) n n n Composto fra il 1540 e il 1542, a Viterbo nella cerchia del cardinale Reginald Pole, è di fatto un’opera collettiva: fra i suoi autori si identificano il monaco benedettino Benedetto Fontanini da Mantova, autore di una prima stesura manoscritta di ispirazione valdesiana, e l’umanista Marcantonio Flaminio, segretario del vescovo di Verona, Giberti, autore della rielaborazione, densa di citazioni (non dichiarate) di Calvino, di Melantone e di Lutero, ma soprattutto di Valdés. Prima diffuso manoscritto in ambienti ristretti e poi pubblicato anonimo a Venezia nel 1543, diviene in breve tempo il più noto testo della «Riforma italiana» , diffuso forse in 40. 000 copie in pochi anni e inserito nell’Indice dei libri proibiti solo nel 1559. Oggi ne restano solo cinque esemplari (Norimberga, Stoccarda, Vienna, Lubiana, Cambridge). Evitando ogni polemica diretta con le gerarchie ecclesiastiche, il «dolce libriccino» , apprezzato da teologi e cardinali, insiste soprattutto sulla giustificazione per sola fede e sulla possibilità di salvezza come esclusivo percorso interiore. Ad esso si rifà la corrente degli Spirituali composta da nobili, umanisti, alti prelati, che punta ad una riforma interna della Chiesa di Roma. Nelle intenzioni di Pole il Beneficio avrebbe potuto orientare in senso riformatore lo stesso Concilio di Trento.

La diffusione del «Beneficio di Cristo» nei primi anni quaranta n n Il cardinale

La diffusione del «Beneficio di Cristo» nei primi anni quaranta n n Il cardinale Gregorio Cortese, membro del Sant’Uffizio, affermava che ogni mattina non sapeva vestirsi «d’altro che di questo Beneficio di Christo» ; Il cardinale Cristoforo Madruzzo, Principe Vescovo di Trento, lo custodiva «ligato in oro» tra i suoi libri più cari; Il cardinale Giovanni Morone lo faceva distribuire a Modena; Il vescovo Vittore Soranzo a Bergamo ne consegnava dozzine di copie alle monache.

Una definizione del Beneficio di Cristo: …il «frutto più maturo e autentico della cosiddetta

Una definizione del Beneficio di Cristo: …il «frutto più maturo e autentico della cosiddetta Riforma italiana, una sorta di ambiguo manifesto programmatico, cautamente protetto dall’anonimato e dall’assenza di ogni spunto polemico o controversistico in chiave antiromana, con il quale un gruppo di grandi prelati e intellettuali si sforzava di dare una risposta adeguata e credibile alle nuove esigenze religiose che tormentavano le loro stesso coscienze, offrendo nel contempo ai vescovi che si apprestavano ad intervenire al Concilio una sorta di indirizzo dottrinale in grado di indicare il terreno di una ricomposizione possibile, tale cioè da riassorbire i fondamenti teologici della Riforma ed evitare dirompenti lacerazioni nel corpo dalla Chiesa e delle sue strutture gerarchiche. » (Massimo Firpo)

Pietro Carnesecchi (1508 -1567) n n n Esponente di una ricca famiglia di mercanti

Pietro Carnesecchi (1508 -1567) n n n Esponente di una ricca famiglia di mercanti fiorentini, legati a casa Medici, in virtù delle sue conoscenze Pietro entra al servizio di Clemente VII nel 1530 come Protonotario Apostolico divenendo nel 1533 Primo Segretario del Papa. In stretto rapporto con principi e cardinali, è uno degli animatori dei circoli valdesiani di Napoli e poi di Viterbo. Caduto in disgrazia con la morte di Clemente VII, mantiene strette relazioni con gli ambienti valdesiani e calvinisti, attivo fra Firenze, Napoli, Roma, Venezia. Fra il 1547 e il 1552 è alla corte francese di Caterina de’ Medici per evitare l’Inquisizione. Processato più volte, riesce sempre a cavarsela fino alla definitiva condanna a morte come «eretico impenitente» nel Sebastiano del Piombo, 1567. Ritratto giovanile di Pietro Carnesecchi

L’Evangelismo italiano: un bilancio «Tentativo fallito di riforma, messo in atto da un gruppo

L’Evangelismo italiano: un bilancio «Tentativo fallito di riforma, messo in atto da un gruppo di prelati eterodossi sostenuti da un movimento spirituale rinnovatore» . (Paolo Simoncelli) Tre tappe: 1. La via possibile della conciliazione e del dialogo con i protestanti (1517 -1542): Contarini, Sadoleto 2. La sconfitta della “terza via” erasmiana, la convocazione del Concilio e l’azione degli spirituali per cambiare la Chiesa dall’interno (1543 -1555): Pole, Morone 3. La chiusura del dialogo e la contrapposizione (15551564): Carafa, Ghislieri

n n Il Giudizio Universale di Commissionato da Clemente VII nel 1533, Michelangelo ma

n n Il Giudizio Universale di Commissionato da Clemente VII nel 1533, Michelangelo ma finito di affrescare sotto Paolo III nel 1541 – lo stesso anno di Ratisbona - il Giudizio Universale di Michelangelo nella cappella Sistina è una delle ultime espressioni della libertà dell’arte rinascimentale prima della Controriforma, quando sarà censurato, apparentemente per “immoralità”, ma in realtà per seri motivi dottrinali (assenza di Dio padre, assenza dello Spirito Santo, Gesù senza barba, angeli senza ali, santi nudi). Le ricerchepiù recenti (R. De Maio, E. Campi, M. Firpo) hanno dimostrato come Michelangelo fosse legato agli ambienti spirituali e influenzato da Vittoria Colonna e da Bernardino Ochino, e come fosse passato da un’originaria adesione al valdesianesimo, a simpatie calviniste e anabattiste.

Michelangelo e i suoi critici Narra Giorgio Vasari che nel 1540 «Messer Biagio [Martinelli]

Michelangelo e i suoi critici Narra Giorgio Vasari che nel 1540 «Messer Biagio [Martinelli] da Cesena, maestro delle cerimonie e persona scrupolosa, che era in cappella col Papa, dimandato quel che gliene paressi, disse essere cosa disonestissima in un luogo tanto onorato avervi fatto tanti ignudi che sì disonestamente mostrano le lor vergogne, e che non era opera da cappella di papa, ma da stufe e d’osterie. Dispiacendo questo a Michelagnolo e volendosi vendicare, subito che fu partito lo ritrasse di naturale senza averlo altrimenti innanzi, nello inferno nella figura di Minòs con una gran serpe avvolta alle gambe fra un monte di diavoli e che molto onestamente non mostrava le sue vergogne» .

Michelangelo e i suoi critici Saputolo, Biagio, inviperito, si recò nuovamente dal papa per

Michelangelo e i suoi critici Saputolo, Biagio, inviperito, si recò nuovamente dal papa per denunciare il fatto e chiedere che il ritratto offensivo fosse fatto cancellare al che Paolo III, secondo quanto riferito da Giorgio Vasari, avrebbe risposto ironicamente di avere il papa «potestà in cielo et in terra et anco nel Purgatorio, ma non nello Inferno» . E dunque di non potere fare nulla in sua difesa.

Michelangelo Buonarroti, La conversione di Saulo nella cappella Paolina

Michelangelo Buonarroti, La conversione di Saulo nella cappella Paolina

La conversione di Saulo di Tarso (o San Paolo folgorato sulla via di Damasco)

La conversione di Saulo di Tarso (o San Paolo folgorato sulla via di Damasco) « Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, perché mi perseguiti? » . Rispose: «Chi sei, o Signore? » . E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare» . Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. » (Atti 9, 1 -9)

Bibliografia: n n n n A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma: G. M. Giberti

Bibliografia: n n n n A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma: G. M. Giberti (14951543), Roma 1969 P. Simoncelli, Il caso Reginald Pole. Eresia e santità nelle polemiche religiose del Cinquecento, Roma 1977 P. Simoncelli, Evangelismo italiano del Cinquecento: questione religiosa e nicodemismo politico, Roma 1979 S. Peyronel Rambaldi, Sperenze e crisi nel Cinquecento modenese: tensioni religiose e vita cittadina ai tempi di Giovanni Morone, Milano 1979 A. Pastore, Marcantonio Flaminio. Fortune e sfortune di un chierico nell'Italia del Cinquecento, Milano 1981 S. Seidel Menchi, Erasmo in Italia, 1520 -1580, Torino 1987 E. Belligni, Evangelismo, riforma ginevrina e nicodemismo: l'esperienza religiosa di Renata di Francia, 2008 M. Firpo, Juan de Valdés e la Riforma nell’Italia del Cinquecento, Roma-Bari 2016