Chiesa e Islam nel Concilio Vaticano II Una
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Chiesa e Islam nel Concilio Vaticano II
Una visione d’insieme
Le religioni non cristiane al concilio � Nei rapporti tra chiesa e Islam, il Concilio Vaticano II segna il passaggio da un atteggiamento missionario-antagonista ad un atteggiamento dialogico. � Per il concilio i rapporti con le altre religioni e anche con quella dell’Islam devono essere improntati al dialogo. Ma il concilio lascia aperte due questioni di fondo: � dialogo in quali forme? � dialogo per che cosa? a quale scopo?
Il “dialogo” secondo Paolo VI � Ecclesiam suam (1964) � Poi intorno a noi vediamo delinearsi un altro cerchio, immenso anche questo, ma da noi meno lontano: è quello degli uomini innanzi tutto che adorano il Dio unico e sommo, quale anche noi adoriamo … � Noi non possiamo evidentemente condividere queste varie espressioni religiose, né possiamo rimanere indifferenti, quasi che tutte, a loro modo, si equivalessero, e quasi che autorizzassero i loro fedeli a non cercare se Dio stesso abbia rivelato la forma, scevra d'ogni errore, perfetta e definitiva con cui Egli vuole essere conosciuto, amato e servito; ché anzi, per dovere di lealtà, noi dobbiamo manifestare la nostra persuasione essere unica la vera religione ed essere quella cristiana, e nutrire speranza che tale sia riconosciuta da tutti i cercatori e adoratori di Dio.
La “Lumen gentium” � 16. I non cristiani e la Chiesa � Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio…. � Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. � Ma molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr. Rm 1, 21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: « Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15), mette ogni cura nell'incoraggiare e sostenere le missioni.
La “Nostra Aetate” � 1. Introduzione � Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni noncristiane. … � I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, … hanno anche un solo fine ultimo. � Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.
La “Nostra Aetate” � 3. La religione musulmana � La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. � Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà. …
Il “Segretariato per le religioni non-cristiane” � Alcuni riferimenti cronologici al contesto storico (1965 -1978) � Il processo di decolonizzazione: paesi giovani che cercano la via di una propria autonomia politica e culturale � Acuirsi del conflitto arabo-israeliano: � � giugno 1967: guerra dei sei giorni => Israele occupa la striscia di Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan ottobre 1973: guerra del Kippur => Inizio della crisi petrolifera indotta dai paesi dell’Opec � Guerra civile in Libano (1975 -1990)
Il “Segretariato per le religioni non-cristiane” Il Segretariato per le religioni non cristiane cerca di definire i propri compiti: � rapporti con la Congregazione “De propaganda Fide” ; � quali obiettivi? Conoscenza reciproca, convivenza, collaborazione; � quali temi? Trascendenza, Rivelazione, temi morali, azione sociale; � quali strategie? Cercare protagonisti e interlocutori; dialogo dall’alto – dialogo dal basso; incontri e colloqui a livello ufficiale;
Il “Segretariato per le religioni non-cristiane” � Le difficoltà del «dialogo» � l’incidente degli Ulema egiziani – ottobre 1974 � l’incidente di Tripoli – gennaio 1976
Il “Consiglio per le religioni non-cristiane” «Dialogo e Missione» - 1984 La missione: è costituita � � � dalla semplice presenza e dalla testimonianza viva della vita cristiana; dal servizio agli uomini e dalla promozione sociale; dalla preghiera e dalla contemplazione dal dialogo dall’annuncio e dalla catechesi Il dialogo � La Chiesa si apre al dialogo per fedeltà all’uomo … La “conversione” � Nel contesto del dialogo tra credenti di fede diversa, non si può evitare di riflettere sul cammino spirituale della conversione. Nel linguaggio biblico e cristiano, la conversione è il ritorno del cuore umile e contrito a Dio, con il desiderio di sottomettergli più generosamente la propria vita (Cfr. AG 13). … L’edificazione del Regno �. . . La Chiesa confida nella promessa fattale da Cristo che lo Spirito la guiderà, nella storia, verso la pienezza della verità (cfr, Gv. 16, 13). Per questo va incontro agli uomini, ai popoli e alle loro culture, conscia che ogni comunità umana ha germi di bene e di verità e che Dio ha un disegno di amore per ogni nazione (cfr. Atti 17, 26 - 27). La Chiesa quindi vuole collaborare con tutti per la realizzazione di questo disegno…
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II Alcuni riferimenti cronologici al contesto storico (1978 -1990) � Relativa distensione nel conflitto arabo-israeliano � 1979: rivoluzione sciita in IRAN: l’ayyatolah Khomeini si impossessa del paese => Guerra con l’Iraq (1980 -1988) � 1979 -1989: invasione sovietica in Afganistan => comincia la resistenza da parte dei «talebani» e degli altri gruppi politico-religiosi � 1989: caduta del muro di Berlino
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II Tre elementi di fondo per il dialogo: Ø la centralità di Gesù Cristo per la salvezza dell’uomo Ø la necessità di una “nuova evangelizzazione” Ø La possibilità di un “dialogo” comune per la pace : la via di Assisi
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II � «Redemptor hominis» - 1979 � L'attività che tende all'avvicinamento con i rappresentanti delle religioni non cristiane si esprime mediante il dialogo, i contatti, la preghiera comunitaria, la ricerca dei tesori della spiritualità umana, i quali - come ben sappiamo - non mancano neppure ai membri di queste religioni. … � É nobile esser predisposti a comprendere ciascun uomo, ad analizzare ogni sistema, a dare ragione a ciò che è giusto; ma questo non significa assolutamente perdere la certezza della propria fede, ovvero indebolire i princìpi della morale, la cui mancanza si farà risentire ben presto nella vita di intere società, determinando, fra l'altro, deplorevoli conseguenze …
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II � L’incontro interreligioso di Assisi – 1986 �Il dialogo si esprime attraverso la preghiera �Un dialogo per la pace di tutti gli uomini
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II � Il contesto politico: dopo la caduta del muro di Berlino � 1990 -1991 – I Guerra del Golfo in risposta all'aggressione dell'Iraq in Kuwait. � 1991 -1995: guerra nella ex Jugoslavia � 1991 -1999: guerra civile in Algeria � uccisione dei monaci trappisti a Tibhirine - 1996 � uccisione del vescovo di Algeri P. Cleverie - 1996 � 1996: i talebani prendono il potere in Afganistan e fondano l’”Emirato islamico dell’Afganistan” � Il fondamentalismo islamico diventa un problema politico internazionale grazie ad Al Qa’ida � � 1998 2001 2002 2003 7 agosto: attentati di Al Qa’ida alle ambasciate USA in Tanzania e in Kenia 11 settembre: attacco di Al Qa’ida alle torri gemelle di New York Guerra USA in Afganistan: sconfitta del regime talebano Seconda guerra del Golfo
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II Redemptoris Missio - 1990 17. Il Regno in rapporto a Cristo e alla chiesa. � [Alcuni descrivono] il compito della chiesa come se dovesse procedere in una duplice direzione: da un lato, promuovere i cosiddetti «valori del regno» , quali la pace, la giustizia, la libertà, la fraternità; dall'altro, favorire il dialogo fra i popoli, le culture, le religioni, affinché in un vicendevole arricchimento aiutino il mondo a rinnovarsi e a camminare sempre più verso il regno. � Accanto ad aspetti positivi, queste concezioni ne rivelano spesso di negativi. Anzitutto, passano sotto silenzio Cristo: il regno, di cui parlano, si fonda su un «teocentrismo» , perché - dicono - Cristo non può essere compreso da chi non ha la fede cristiana, mentre popoli, culture e religioni diverse si possono ritrovare nell'unica realtà divina, quale che sia il suo nome. � Per lo stesso motivo esse privilegiano il mistero della creazione, che si riflette nella diversità delle culture e credenze ma tacciono sul mistero della redenzione. � Inoltre, il regno, quale essi lo intendono, finisce con l'emarginare o sottovalutare la chiesa, per reazione a un supposto «ecclesiocentrismo» del passato e perché considerano la chiesa stessa solo un segno, non privo peraltro di ambiguità.
Dialogo e missione secondo Giovanni Paolo II Redemptoris Missio - 1990 55. Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatrice della chiesa. � … Alla luce dell'economia di salvezza, la chiesa non vede un contrasto fra l'annuncio del Cristo e il dialogo interreligioso; sente, però, la necessità di comporli nell'ambito della sua missione ad gentes. Occorre, infatti, che questi due elementi mantengano il loro legame intimo e, al tempo stesso, la loro distinzione, per cui non vanno né confusi, né strumentalizzati, né giudicati equivalenti come se fossero intercambiabili. � Anche se la chiesa riconosce volentieri quanto c'è di vero e di santo nelle tradizioni religiose del buddismo, dell'induismo e dell'islam. . . il fatto che i seguaci di altre religioni possano ricevere la grazia di Dio ed essere salvati da Cristo indipendentemente dai mezzi ordinari che egli ha stabilito, non cancella affatto l'appello alla fede e al battesimo che Dio vuole per tutti i popoli. � Il dialogo deve esser condotto e attuato con la convinzione che la chiesa è la via ordinaria di salvezza e che solo essa possiede la pienezza dei mezzi di salvezza. � 56. Deriva da qui lo spirito che deve animare tale dialogo nel contesto della missione. L'interlocutore deveessere coerente con le proprie tradizioni e convinzioni religiose e aperto a comprendere quelle dell'altro, senza dissimulazioni o chiusure, ma con verità, umiltà, lealtà, sapendo che il dialogo può arricchire ognuno. Non ci deve essere nessuna abdicazione né irenismo, ma la testimonianza reciproca per un comune progresso nel cammino di ricerca e di esperienza religiosa …
Il dialogo secondo il “Consiglio per il dialogo interreligioso” «Dialogo e Annuncio» - 1991 � L’ANNUNCIO NELLA MISSIONE EVANGELIZZATRICE 76. Il sacro dovere di annunciare � È anche utile sottolineare ancora una volta che annunciare il nome di Gesù ed esortare i popoli a divenire suoi discepoli all’interno della Chiesa è un dovere sacro e fondamentale che la Chiesa stessa non può trascurare. L’evangelizzazione sarebbe incompleta senza di esso (EN 22), poiché, senza questo elemento centrale, gli altri - pur essendo in sé stessi forme genuine della missione della Chiesa - perderebbero la loro coesione e la loro vitalità. � È perciò evidente come e perché, in situazioni nelle quali - per ragioni politiche o di altra natura - l’annuncio in quanto tale è praticamente quasi impossibile, la Chiesa sta già portando avanti la sua missione evangelizzatrice non solo tramite la presenza e la testimonianza ma anche per mezzo di attività come lo sforzo per una promozione dello sviluppo umano integrale e per il dialogo. � Dall’altro lato, in quelle altre situazioni in cui le persone sono disposte ad ascoltare il messaggio del Vangelo e hanno la possibilità di metterlo in pratica, la Chiesa è assolutamente in dovere di soddisfare pienamente le loro aspettative.
Il dialogo secondo il “Consiglio per il dialogo interreligioso” «Dialogo e Annuncio» - 1991 LA CHIESA E LE RELIGIONI 79. L’universalità della missione della Chiesa � Nel compiere la sua missione, la Chiesa entra in contatto con persone di altre tradizioni religiose. Alcune di esse diventano discepoli di Gesù Cristo nella Sua Chiesa, come risultato di una profonda conversione e tramite una libera decisione personale. Altre sono attratte dalla persona di Gesù e dal suo messaggio, ma per varie ragione non entrano nell’ovile. Altre ancora sembrano avere un interesse scarso o nullo nei confronti di Gesù. Qualsiasi caso ci si trovi di fronte, la missione della Chiesa si estende a tutti. � La Chiesa ha un ruolo profetico nel dialogo anche in relazione alle religioni cui le persone alle quali essa si rivolge appartengono: testimoniando i valori del Vangelo, essa fa nascere degli interrogativi all’interno di queste religioni. Analogamente, la Chiesa, dal momento che porta il marchio dei limiti umani, si può trovare impegnata in una sfida. Così, nel promuovere questi valori, in uno spirito di emulazione e di rispetto per il Mistero di Dio, i membri della Chiesa e i fedeli di altre religioni si trovano ad essere compagni di strada sul sentiero comune che l’umanità è chiamata a percorrere.
Il dialogo secondo la Congregazione per la Dottrina della fede � Dichiarazione “Dominus Iesus“ circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della chiesa – 2000 Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l'unità personale tra il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, l'unità dell'economia del Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l'unicità e l'universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa, l'inseparabilità , pur nella distinzione, tra il Regno di Dio, Regno di Cristo e la Chiesa, la sussistenza nella Chiesa cattolica dell'unica Chiesa di Cristo. In base a tali presupposti, che si presentano con sfumature diverse, talvolta come affermazioni e talvolta come ipotesi, vengono elaborate alcune proposte teologiche, in cui la rivelazione cristiana e il mistero di Gesù Cristo e della Chiesa perdono il loro carattere di verità assoluta e di universalità salvifica, o almeno si getta su di essi un'ombra di dubbio e di insicurezza.
Il dialogo secondo la Congregazione per la Dottrina della fede Dichiarazione “Dominus Iesus“ circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della chiesa – 2000 � Contro ogni pericolo di relativismo o di sincretismo si ribadisce: � la pienezza e definitività della rivelazione di Gesù Cristo � l’unicità dell’evento salvifico nella persona storica di Gesù Cristo � l’esclusività della salvezza in Cristo � l’esclusività della salvezza attraverso la chiesa � l’intima connessione tra il «Regno» e la «Chiesa» � il perenne dovere della «missione» evangelizzatrice di insicurezza.
La sfida del dialogo con l’Islam nella stagione del terrorismo Il contesto politico 2005 -2015 � L’affermazione dei gruppi jiadisti all’interno dell’Islam => l’uso programmatico di strategie terroriste => il progetto di ricostituire un califfato � � � Al Qa’ida Isis in Iraq e Siria Boko Haram � La «primavera araba» 2010 -2011 � La guerra in Siria 2011 � L’emigrazione di massa dai paesi dell’Africa e dell’Asia sposta la tensione con l’Islam all’interno della stessa Europa
La sfida del dialogo con l’Islam nella stagione del terrorismo - Benedetto XVI Necessità e urgenza del dialogo interreligioso Ø Il dialogo deve partire sempre dalla consapevolezza della verità cristiana e dal suo valore assoluto Ø Il dialogo deve partire dal confronto culturale Ø Il cristianesimo è necessariamente “inculturato” nella cultura occidentale Ø
La sfida del dialogo con l’Islam nella stagione del terrorismo Benedetto XVI : l’”incidente” di Regensburg – settembre 2006 - L’inopportuna citazione dei colloqui dell’imperatore bizantino Manuele II con un persiano sui rapporti tra cristianesimo e islam (1391): “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava” - “Non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell'Oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. Possiamo esprimerlo anche inversamente: questo incontro, al quale si aggiunge successivamente ancora il patrimonio di Roma, ha creato l'Europa e rimane il fondamento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa”.
La sfida del dialogo con l’Islam nella stagione del terrorismo Differenziare gli approcci � Nei paesi islamici dove è possibile una convivenza «cordiale» : Ø Ø � Nei paesi islamici dove non è possibile una convivenza «cordiale» : Ø dialogo di testimonianza / martirio � In Europa: Ø Ø approfondire la conoscenza reciproca approfondire il “dialogo di vita” approfondire il “dialogo di carità” (collaborare alla costruzione del Regno) approfondire il “dialogo di preghiera”: lo spirito di Assisi garantire spazi di libertà e uguaglianza il problema del rapporto tra diritti civili – diritti religiosi
La sfida del dialogo con l’Islam nella stagione del terrorismo I problemi del dialogo con l’Islam � scegliere gli interlocutori (un ruolo profetico all’interno dell’Islam? ) � il presupposto di un’idea dinamica della verità / valore � l’assolutismo monoteistico � lo statuto della Rivelazione � il rapporto tra religione e politica � il rapporto tra religione e violenza
Papa Francesco Esortazione apostolica «Evangelii Gaudium» - 2013 250. Il dialogo interreligioso � …Questo dialogo è in primo luogo una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i vescovi dell’India «un atteggiamento di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e le loro pene» . Così impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere, di pensare e di esprimersi. Con questo metodo, potremo assumere insieme il dovere di servire la giustizia e la pace, che dovrà diventare un criterio fondamentale di qualsiasi interscambio.
Papa Francesco Esortazione apostolica «Evangelii Gaudium» - 2013 � 252. In quest’epoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam, oggi particolarmente presenti in molti Paesi di tradizione cristiana dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella società. � Non bisogna mai dimenticare che essi, «professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale» . Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalità, è di Dio e per Lui. Riconoscono anche la necessità di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i più poveri.
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