ANALISI DEI TESTI POETICI Parte 4 VEGLIA di

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ANALISI DEI TESTI POETICI Parte 4

ANALISI DEI TESTI POETICI Parte 4

VEGLIA di Giuseppe Ungaretti

VEGLIA di Giuseppe Ungaretti

Parafrasi Un’intera nottata sdraiato accanto ad un compagno massacrato con la bocca contratta (con

Parafrasi Un’intera nottata sdraiato accanto ad un compagno massacrato con la bocca contratta (con i denti in mostra) rivolta verso la luna piena con le sue mani congestionate (quindi gonfie e livide) penetrate nel mio silenzio (nel profondo, nell’intimo del poeta) ho scritto lettere piene d’amore (alla morte il poeta oppone la vita “della scrittura”). Non sono mai stato tanto attaccato alla vita

Un Io, quello del poeta, chiamato a confrontarsi in maniera diretta con la morte

Un Io, quello del poeta, chiamato a confrontarsi in maniera diretta con la morte del compagno. Un’immagine forte rimarcata dall’ossessiva scansione ritmica conferita dalla ripetizione della doppia “t”, che ci trasporta verso il fulcro retorico dell’intero componimento. Dal verso 8 fino al verso 11, infatti, ha inizio una metafora straziante, in cui la corporalità del compagno morto “penetra” nell’interiorità del poeta. Ma quest’esperienza angosciante sfocia, per un paradosso simile a quello che caratterizza il titolo dell’intera raccolta, in un contrario pensiero vitale e dell’attaccamento alla vita che solo il dolore più estremo, come la visione d’un morto ucciso nella realtà di guerra, può suscitare. Elemento essenziale, è la novità linguistica e metrica. Una lingua, che chiude i contatti con le modalità della grande tradizione letteraria italiana (fatta d’una poesia che predilige versi come l’endecasillabo e il settenario) per divenire sincopata, essenziale. Oltre alla brevità dei componimenti si nota dunque, anche a livello del singolo verso, una forte contrazione. Non a caso, il modello poetico di Ungaretti finì più di tutti per influenzare quella corrente che prese il nome di “ermetismo”» . Si notino, a questo proposito, i brevissimi versi costituiti dai soli participi passati: “massacrato”, “digrignata”, “penetrata”. Parole dalla fortissima intensità semantica a cui viene lasciato enorme spazio e visibilità.

Veglia viene composta da Ungaretti il 23 dicembre 1915 ed entra a far parte

Veglia viene composta da Ungaretti il 23 dicembre 1915 ed entra a far parte della sezione Il Porto Sepolto dell’opera L’Allegria. Il componimento reca testimonianza della difficile esperienza del primo conflitto mondiale, combattuto tra il 1914 e il 1918. La poesia è composta di due strofe, la prima di 13 versi e la seconda di 3 versi. Si tratta di versi liberi dove un io, quello del poeta, è chiamato a confrontarsi in maniera diretta con la morte del compagno. Un’immagine forte rimarcata dall’ossessiva scansione ritmica conferita dalla ripetizione della doppia “t”, che ci trasporta verso il fulcro retorico dell’intero componimento e trasmette tutta la violenza e l’angoscia della situazione vissuta dal poeta. Ma quest’esperienza angosciante sfocia in un contrario pensiero vitale, all’attaccamento alla vita che solo il dolore più estremo, come la visione d’un morto ucciso nella realtà di guerra, può suscitare.

In questa poesia l’atmosfera è creata dalla presenza della luna, in un richiamo leopardiano,

In questa poesia l’atmosfera è creata dalla presenza della luna, in un richiamo leopardiano, che è probabilmente l’ultima cosa contemplata dal soldato, compagno di Ungaretti, che ormai ha perso la vita brutalmente. La sofferenza è data dai denti digrignati e dalle mani rosse e gonfie, gli occhi rivolti alla luna quasi a domandare: perché? Perché la morte, perché la sofferenza. Intanto Ungaretti è lì, accanto al corpo, che veglia il compagno e vede da vicino la morte: proprio in quel momento emergono sentimenti positivi nel poeta, in contrasto con la morte che vede lì, palese; la bellezza della vita spinge Ungaretti a cantarne le gioie scrivendole. Il silenzio è la sola cosa che accomuna i due opposti, vita e morte. La morte del soldato viene ascoltata e accolta dal poeta, che con le sue parole prova a dare voce a ciò che voce non ha, la fine di tutto. Sul finale lo slancio positivo di Ungaretti che, proprio perché davanti ai suoi occhi vede chiaramente la morte e lo strazio che

Livello metrico Elemento essenziale, è la novità linguistica e metrica. Una lingua, che chiude

Livello metrico Elemento essenziale, è la novità linguistica e metrica. Una lingua, che chiude i contatti con le modalità della grande tradizione letteraria italiana (fatta d’una poesia che predilige versi come l’endecasillabo e il settenario) per divenire sincopata, essenziale. Oltre alla brevità dei componimenti si nota dunque, anche a livello del singolo verso, una forte contrazione. Non a caso, il modello poetico di Ungaretti finì più di tutti per influenzare quella corrente che prese il nome di “ermetismo”» . Si notino, a questo proposito, i brevissimi versi costituiti dai soli participi passati: “massacrato”, “digrignata”, “penetrata”. Parole dalla fortissima intensità semantica a cui viene lasciato enorme spazio e visibilità.

Si nota una forte allitterazione di suoni aspri e duri (T, S) che contribuiscono

Si nota una forte allitterazione di suoni aspri e duri (T, S) che contribuiscono a comunicare drammaticità alla scena. Da mettere in evidenza anche la forte assonanza delle E negli ultimi tre versi della prima strofa, che contribuisce a staccare anche visivamente rispetto ai suoni dei versi precedenti.

SAN MARTINO DEL CARSO di Giuseppe Ungaretti

SAN MARTINO DEL CARSO di Giuseppe Ungaretti

Parafrasi Di queste case Sono rimasti soltanto alcuni pezzi di muro Dei tanti che

Parafrasi Di queste case Sono rimasti soltanto alcuni pezzi di muro Dei tanti che contraccambiavano il mio affetto non è rimasto neppure questo Ma nel mio cuore non manca nessun ricordo: È proprio il mio cuore il posto più lacerato e addolorato.

San Martino del Carso fa parte della sezione Il Porto sepolto della raccolta l’Allegria.

San Martino del Carso fa parte della sezione Il Porto sepolto della raccolta l’Allegria. La poesia, una delle più famose dell’intera raccolta, ci presenta immagini belliche molto crude: le case ridotte a brandelli, soldati uccisi dei quali non è rimasto nulla. Il paesaggio è umanizzato ed appare massacrato così come sono stati massacrati i soldati. L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, viene interiorizzata ed è per il poeta l’equivalente del suo cuore, distrutto dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nel suo animo. La lirica è di un’estrema essenzialità. Eliminando ogni descrizione e ogni effusione sentimentale Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese.

Livello metrico “San Martino del Carso” è un componimento in quattro strofe, in versi

Livello metrico “San Martino del Carso” è un componimento in quattro strofe, in versi liberi. I due ultimi distici sono endecasillabi spezzati. Il linguaggio è semplice, le parole usate dal poeta sono di uso comune e la lirica, nel complesso, è breve e compatta. Queste caratteristiche generali, in perfetta linea con l’Ermetismo nel quale Ungaretti si rivede, sono determinate anche dal tema della poesia: il lutto impone un rigore che il poeta si sente di mantenere. A fronte di ciò c’è un ampissimo impatto legato a queste poche parole e alcune forme stilistiche come l’enjambement, l’allitterazione e l’iterazione, l’inversione, l’analogia e la metafora. L’apertura delle prime due strofe (Di queste case / Di tanti) costituiscono anafora. In parallelo ancora nei primi due versi non è rimasto per due volte e tanto / tanti sono iterazioni.

Risulta straniante l’impiego del sostantivo “brandello”, solitamente da collegare alla carne umana o a

Risulta straniante l’impiego del sostantivo “brandello”, solitamente da collegare alla carne umana o a pezzi di stoffa, riferito, in questo caso, alla parola “muro”. Il “ma” con cui si apre la terza strofa è una congiunzione avversativa molto forte e serve a sottolineare l’importanza particolare del ricordo. Tratto stilistico da sottolineare di San Martino del Carso è appunto l’uso sapiente degli aggettivi deittici (cioè di tutti quegli elementi linguistici come pronomi e aggettivi dimostrativi, avverbi di luogo o tempo e così via, che indicano la situazione spazio temporale in cui avviene la comunicazione) e dei pronomi indefiniti. Ungaretti da un lato punta infatti a collocare la propria esperienza in un clima e un orizzonte ben definito (quello tragico e straniante della guerra di trincea) ma al tempo stesso eleva le sue considerazioni ad un valore universale sul senso dell’esistenza e della vita umana. Si noti anche la figura retorica dell’anastrofe, che consiste nell’inversione dell’ordine naturale del periodo (secondo lo schema soggetto - verbo - complementi). È un esempio di come la poetica ungarettiana, radicalmente innovativa nel proporre la parola “nuda” sulla pagina (nel rifiuto delle regole metriche convenzionali e addirittura della punteggiatura), si affidi comunque a tecniche espressive attentamente studiate, e non affatto banali o immediate.

San Martino del Carso tratta degli effetti devastanti della guerra, che non risparmia nulla,

San Martino del Carso tratta degli effetti devastanti della guerra, che non risparmia nulla, dello strazio che la morte porta nel mondo e nel cuore del poeta. All’inizio prevale l’immagine della distruzione del paese, ormai fatto solo di macerie di rovine; poi, il poeta si focalizza maggiormente sul proprio stato d’animo: Ungaretti, come gli è tipico, trova una forte analogia tra le immagini del mondo esterno e il sentimento interiore del suo cuore. La condizione del paese devastato è, infatti, del tutto analoga a quella del cuore del poeta, come confermano i due versi finali. La struttura del componimento è circolare: l’immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del “brandello di muro”, così come si richiamano a vicenda le “case” del primo verso e il “paese” dell’ultimo. Il ricordo degli amici scomparsi è presente e vivo nel cuore del poeta e vi rimarrà per sempre: è questa la cosa importante, ciò che rimane in mezzo a tanta distruzione senza speranza è proprio il cuore del poeta e il suo dolore, che ha il potere di redimere e di riportare quell’umanità che sembrava perduta, di ricostruire nel cuore addirittura un “paese”, quel paese che sembrava irrimediabilmente distrutto. Il fatto che degli amici deceduti non sia rimasto nulla, neanche un “brandello”, è indice di una devastazione ancor più totale e profonda di quella del paese.

SOLDATI di Giuseppe Ungaretti

SOLDATI di Giuseppe Ungaretti

“Soldati” è una delle più famose e corte poesie al mondo. Scritta da Giuseppe

“Soldati” è una delle più famose e corte poesie al mondo. Scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1918, la poesia parla dell’esperienza di vita del poeta soldato in trincea verso la fine della Grande Guerra ed è stata composta nel Bosco di Courton, in Francia. Luogo e data sono indicati proprio sotto il testo della poesia stessa, usanza ricorrente per dare alle poesie l’aspetto di un diario. Questo componimento è senza dubbio uno dei testi chiave che meglio rappresentano la poetica di Giuseppe Ungaretti. Tutto il senso di questa brevissima e intensa lirica è affidato a una similitudine: i soldati stanno in trincea, minacciati da uno scontro a fuoco e, come le foglie degli alberi d’autunno, possono cadere da un momento all’altro. L’autunno in questa poesia, è come la guerra e la morte, vista la trasformazione che subisce il paesaggio. L’assoluta brevità del componimento e la divisione in quattro versi contribuisce a far sentire in maniera pressante quell’istantaneo passaggio dalla vita alla morte che può giungere per i soldati in qualche istante.

Livello metrico Quattro versi liberi: unendo i versi 1 -2 e 3 -4 si

Livello metrico Quattro versi liberi: unendo i versi 1 -2 e 3 -4 si ottengono due perfetti settenari. L’assenza della punteggiatura, come in molte altre liriche di Ungaretti, accentua la capacità espressiva delle parole e ciò lo aiuta a dare l’idea di un flusso continuo, quasi come se il tempo si fosse fermato per quelle foglie e quei soldati negli istanti che precedono la fine. A livello denotativo i soldati sono come le foglie che, nel periodo autunnale, cadono dagli alberi A livello connotativo la poesia, scritta in tempo di guerra, vuole esprimere l'incertezza e la precarietà della vita dei soldati al fronte, che possono morire da un momento all'altro, come le foglie, in autunno, possono staccarsi improvvisamente dai rami.

Il poeta usa la forma impersonale (si sta) in quanto si riferisce a tutti

Il poeta usa la forma impersonale (si sta) in quanto si riferisce a tutti i soldati contribuendo a creare un'atmosfera di universalità, di indefinito e, nello stesso tempo, di immobilità e di fatalità. Il componimento strutturato in maniera circolare, così che il titolo soldati trovi corrispondenza solo con l’ultimo verso, nella parola foglie, e ci sono due enjambements (comed’autunno, alberi-le foglie). Questa poesia è quasi come un aforisma, una rapida e incontrovertibile sentenza: soldati e foglie vivono la stessa condizione: i primi, in trincea, non sapendo quando saranno attaccati e se sopravviveranno, le seconde che al primo colpo di vento cadranno dall’albero e saranno finite.

L’incertezza e la minaccia che vivono soldati e foglie è chiara e colpisce il

L’incertezza e la minaccia che vivono soldati e foglie è chiara e colpisce il lettore scatenando in lui intense sensazioni di rassegnazione e irrequietudine. La vita dei soldati in trincea è precaria così come quella delle foglie d’autunno, né gli uni né le altre possono fare nulla per modificare la loro condizione.

Leggendo il testo notiamo subito come quest'ultimo, insieme a moltissimi altri presenti nella medesima

Leggendo il testo notiamo subito come quest'ultimo, insieme a moltissimi altri presenti nella medesima raccolta, si riferisca alla guerra, e sia attraversato da un presagio di morte. Perché, dunque, chiamare L'Allegria una raccolta di poesie in cui prevalgono tali temi? Ungaretti spiega come il sentimento d'allegria, in questo caso, scaturisca nell'attimo in cui l'uomo realizza di essere scampato alla morte. L'esperienza diretta che il poeta fa della guerra durante il primo conflitto mondiale, la quotidiana tensione verso la vita nell'atto pratico della sopravvivenza, porta al culmine tale sentimento. Soldati rientra esattamente in questo filone tematico: esprime il dramma e la precarietà del momento storico e della condizione umana.

Al termine “soldati” è però facilmente sostituibile quello di uomini, e alla guerra è

Al termine “soldati” è però facilmente sostituibile quello di uomini, e alla guerra è applicabile la più ampia nozione di vita. Così ci rendiamo conto come non siano solo i militari al fronte a vivere una condizione precaria e incerta, ma come sia la natura stessa dell'essere umano a dover fare i conti con la propria finitudine. Il parallelismo tra uomo e foglie, immagine molto riuscita, non è una scelta letteraria innovativa operata da Ungaretti, ma possiamo ritrovarla in testi poetici anche molto antichi, ad esempio nell'Iliade.