LA RICERCA SOCIALE SULLA COMUNICAZIONE A CURA DI

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LA RICERCA SOCIALE SULLA COMUNICAZIONE A CURA DI FRANCESCO MARRAZZO Nuovi dati e nuovi

LA RICERCA SOCIALE SULLA COMUNICAZIONE A CURA DI FRANCESCO MARRAZZO Nuovi dati e nuovi metodi per l’analisi della comunicazione a. a. 2019 -2020 Prof. ssa Gabriella Punziano

INTRODUZIONE Sociologia della comunicazione: quale spazio di competenza? § Vocazione al dialogo con altre

INTRODUZIONE Sociologia della comunicazione: quale spazio di competenza? § Vocazione al dialogo con altre discipline. § Costruzione di affermazioni scientifiche fondate empiricamente attraverso l’applicazione di metodi e tecniche di indagine oggetto della metodologia della ricerca sociale. Caratteristiche: § multidisciplinarità, § commistioni e ibridazioni, § soprattutto il fondarsi sul pluralismo metodologico.

LO STUDIO DELLA COMUNICAZIONE TRA TEORIA E RICERCA SOCIALE Che cosa studiano i sociologi

LO STUDIO DELLA COMUNICAZIONE TRA TEORIA E RICERCA SOCIALE Che cosa studiano i sociologi della comunicazione? Presupposto: importanza del saper comunicare come garanzia di successo appannaggio di individui come di organizzazioni. Paradosso del sociologo della comunicazione: studiare scientificamente qualcosa che già tutti conoscono o credono di conoscere. Il che non significa adottare gli stessi metodi delle scienze naturali, ma non dare nulla per scontato e saper guardare il mondo con gli occhi dei bambini, con la capacità di lasciarsi sorprendere dalle cose apparentemente banali. Differenze tra discorso scientifico e discorso comune: il lessico delle scienze sociali.

COSA SI INTENDE PER INFORMAZIONE? Bateson (1979): è una differenza che produce un’altra differenza.

COSA SI INTENDE PER INFORMAZIONE? Bateson (1979): è una differenza che produce un’altra differenza. Percezione di una differenza: c’è bisogno di una coppia di entità, concrete o astratte, e di un soggetto in grado di metterle a confronto percependone le differenze. Nascono: § La cibernetica, «scienza del controllo e della comunicazione nell’animale e nelle macchine» (Wiener, 1948) con la pretesa di misurare quantitativamente l’informazione basandosi sul calcolo della probabilità su un evento noto. § La scienza informatica, che si affida al concetto di bit e alla teoria quantitativa dell’informazione per tradurre in formato digitale informazioni di qualunque tipo, rendendo possibile archiviazione, trasmissione ed elaborazione da parte del calcolatore (differenze tra digitalizzazione del testo e delle immagini). § E la sociologia? Si occupa dell’informazione nel momento in cui essa viene riempita di significato da parte degli esseri umani; alla semplice differenza percepita, le persone associano sistemi di interpretazioni, credenze, simboli, strettamente collegati a contesto storico, culturale e sociale in cui vivono, e tutto ciò rientra nell’ambito di studio più propriamente sociologico.

COSA SI INTENDE PER COMUNICAZIONE? /I I definizione: la comunicazione è un processo di

COSA SI INTENDE PER COMUNICAZIONE? /I I definizione: la comunicazione è un processo di trasmissione di informazione. Si sviluppa la Teoria matematica della comunicazione di Shannon e Weaver (1949) che propone un modello a schema rigido e sequenziale nel quale la fonte elabora il messaggio da inviare, l’apparato trasmittente (mezzo) provvede a codificare il messaggio trasformandolo in un segnale trasmissibile mediante un dato canale, il segnale transita lungo il canale dove può essere disturbato da una fonte di rumore, l’apparato ricevente decodifica il messaggio ricevuto trasformandolo in quello originale che giunge al destinatario; obiettivo: ridurre al minimo la possibilità che intercorra rumore e possa provocare distorsione del messaggio al destinatario. Critiche: § Derivazione ingegneristica poco declinabile su fatti sociologici; § Il modello si occupa solo di aspetti sintattici della comunicazione e non dei significati trasmessi; § Il modello implica linearità nella trasmissione, asimmetria di potere tra emittente e destinatario, decontestualizzazione socio-spaziale.

COSA SI INTENDE PER COMUNICAZIONE? /II § Come sociologi possiamo osservare che le persone

COSA SI INTENDE PER COMUNICAZIONE? /II § Come sociologi possiamo osservare che le persone comunicano di solito con modalità diverse da quelle previste dal modello matematico: la comunicazione è vissuta come un flusso in cui siamo costantemente immersi, senza un principio e una fine ben precisi. I ruoli di emittente e destinatario vengono scambiati in continuazione; il destinatario, qualora identificabile, si è rivelato essere molto più attivo (l’audience attiva) di quanto previsto dal modello matematico di Shannon e Weaver e più che di destinatario è corretto parlare di destinatari (i pubblici). L’intero processo è inoltre pienamente inserito in un dato contesto storico e sociale. § Definizione sociologica: comunicazione deriva dalla stessa radice di comune, comunità, comunione e contiene in sé il fondamento del vivere sociale, comunicare significa condividere, pertanto la comunicazione è un processo di costruzione collettiva e condivisa del significato, processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità. § «Sia essa immediata o mediata, la comunicazione è un confronto tra soggetti diversi, una negoziazione per arrivare ad un accordo di significati, un coordinamento almeno temporaneo ed operativo di punti di vista che dà l’impressione di essere intesi quel tanto che è necessario per andare avanti» (Bovone, 2000): il trionfo del paradigma della comunicazione.

TIPI DI COMUNICAZIONE OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE Comunicazione interpersonale Comunicazione di massa Comunicazione

TIPI DI COMUNICAZIONE OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE Comunicazione interpersonale Comunicazione di massa Comunicazione in rete

UNA LETTURA MENO RIGIDA: LA COMUNICAZIONE SIMBOLICA/I La comunicazione simbolica è definibile come «il

UNA LETTURA MENO RIGIDA: LA COMUNICAZIONE SIMBOLICA/I La comunicazione simbolica è definibile come «il lavoro di produzione, interpretazione, circolazione e scambio di simboli significativi, ovvero di simboli che stanno per altri simboli, in un processo di elaborazione potenzialmente infinito, per relazionarsi con se stessi e con gli altri. È soltanto il legame con un contesto storico che àncora tale processo all’interpretazione» (Savarese, 2004, 160). Dal punto di visto teorico generale, le diverse forme di comunicazione umana sono riconducibili al gioco di due variabili: spazio e tempo.

UNA LETTURA MENO RIGIDA: LA COMUNICAZIONE SIMBOLICA/II COMUNICAZIONE SIMBOLICA forme di rapporto comunicativo rispetto

UNA LETTURA MENO RIGIDA: LA COMUNICAZIONE SIMBOLICA/II COMUNICAZIONE SIMBOLICA forme di rapporto comunicativo rispetto alla tecnologia MEDIATA rapporto indiretto Cinema Fax Home video Stampa Televisione attraverso la tecnologia IM-MEDIATA rapporto diretto altoparlante radar radio ricetrasmittente realtà virtuale telefono

LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE I È identificata spesso come area di base, per cui non

LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE I È identificata spesso come area di base, per cui non è possibile studiare i mass media o internet senza rifarsi ad una conoscenza pregressa di cosa accade quando le persone comunicano faccia a faccia. La sociologia l’ha inizialmente considerata come territorio specifico di altre discipline (linguistica, semiotica, psicologia). Ma studi fruttuosi nascono dalla collaborazione tra sociologia e psicologia sociale ben espressa nelle ricerche della Scuola di Chicago (la vita nella metropoli, le gang, le subculture) di cui maggiori esponenti furono G. H. Mead e G. Simmel che ritenevano la comunicazione quale fondamentale principio di integrazione e socializzazione che consente di costruire il mondo sociale in cui si vive. Si fonda su metodi qualitativi (osservazione partecipante e storie di vita). Fondamentali anche gli studi della Scuola di Palo Alto (USA) del Mental Research Institute che raccoglie molteplici interessi disciplinari ed è impegnata nello studio e nella cura delle malattie mentali. Questi studiosi ritengono che nella comunicazione vi rientri un aspetto di contenuto ed un aspetto di relazione. Su tali basi la Scuola di Palo Alto sviluppa una pragmatica della comunicazione umana (è impossibile non comunicare) che attribuisce agli eventi comunicativi esiti estremamente concreti.

LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE II E. Goffman nel la vita quotidiana come rappresentazione studia la

LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE II E. Goffman nel la vita quotidiana come rappresentazione studia la comunicazione interpersonale come studio delle situazioni in cui le persone trascorrono la loro esistenza sociale andando alla ricerca di indizi che lo aiutino a definire cosa sta accadendo, una sorta di scoperta sociologica del banale e del quotidiano che avviene attraverso lo studio dei micro-rituali in cui siamo costantemente immersi e che dall’interno ognuno di noi contribuisce a reggere in piedi. Prende a prestito dal mondo del teatro gli elementi di scena e retroscena, giungendo alla consapevolezza che ognuno di noi è costantemente impegnato nella presentazione di una facciata personale e nella valutazione di quella altrui. L’etnometodologia con H. Garfinkel si concentra, invece, sullo studio dei metodi che la gente comune utilizza nel dare un senso alla realtà quotidiana al fine di renderla abbastanza ordinata per viverci. Il modo migliore per osservare questa impalcatura è quello di farla crollare creando elementi di disturbo e lasciare emergere ciò che è sotto gli occhi di tutti tanto che nessuno vi presta attenzione. Altro filone è quello dell’analisi della conversazione che sviluppa una sofisticata ed autonoma simbologia per trascrivere su carta le parole così come buona parte degli aspetti non verbali della comunicazione umana. Infine vi è la sociolinguistica che cercherà di mettere in luce la strettissima relazione di dipendenza tra linguaggio e struttura sociale (esiste una sociolinguistica svolta prevalentemente da linguisti e una svolta prevalentemente dai sociologi).

LA COMUNICAZIONE DI MASSA I È l’ambito più discusso e studiato dai sociologi. Secondo

LA COMUNICAZIONE DI MASSA I È l’ambito più discusso e studiato dai sociologi. Secondo H. Lasswell (1949) il processo di comunicazione si può scomporre in 5 elementi fondamentali (5 W: who, what, where, whom, what effect): § Chi (emittenti, loro organizzazione interna, ritmi di lavoro, professionalità coinvolte)→ ricerca sulle emittenti; § Che cosa (contenuto dei messaggi mediali) → analisi del contenuto; § Quale canale (aspetti tecnologici dei media) → analisi del mezzo; § A chi (pubblici di riferimento) → analisi dell’audience; § Quali effetti (in che misura e in quali tempi comportamenti ed opinioni del pubblico vengono effettivamente modificati dall’esposizione ai messaggi mediali) → analisi degli effetti. La ricerca sociologica si è particolarmente concentrata sullo studio degli effetti mediali: mass communication research o media studies come settore transdisciplinare. Ricostruzione per cicli dei media studies (Noelle Neuman, 1973; Mc. Quail, 1983) vs lettura per compresenza (Wolf, 1992).

LA COMUNICAZIONE DI MASSA II Ricostruzione per cicli (prospettiva lineare e cronologica): § Fase

LA COMUNICAZIONE DI MASSA II Ricostruzione per cicli (prospettiva lineare e cronologica): § Fase dell’onnipotenza mediale: teoria dell’ago ipodermico all’inizio del Novecento (teoria comportamentista che presuppone una società di massa atomizzata e passiva sulla quale i media hanno una funzione di manipolazione): non si tratta di una ricostruzione teorica (theory that never was) quanto di un paradigma interpretativo che tenta di fornire una spiegazione (pseudo-scientifica) rispetto all’emergere di una serie di paure legate agli effetti dei media; nello stesso periodo nascono anche i primi studi di Lasswell sulla propaganda che rientrano nell’ambito della content analysis. § Paradigma degli effetti limitati (anni ‘ 40 -‘ 60): teoria del flusso di comunicazione a due stadi (soggetti meno manipolabili, deboli effetti di persuasione ed influenza da parte dei mass media con funzione di rafforzamento delle opinioni esistenti più che loro produzione, introduzione delle variabili intervenienti; studi di P. Lazarsfeld del Princeton Radio Project e sui leader d’opinione): «alcuni tipi di comunicazione su certi tipi di argomenti portati all’attenzione di alcuni tipi di persone in determinante circostanze hanno alcuni tipi di effetti» (Berelson, 1948; trad. mia).

LA COMUNICAZIONE DI MASSA III § Ritorno agli effetti forti. Viene ripensata la variabile

LA COMUNICAZIONE DI MASSA III § Ritorno agli effetti forti. Viene ripensata la variabile temporale e vengono messe a punto indagini incentrate prevalentemente sugli effetti a lungo termine, sulla diffusione di modelli di comportamento da parte dei media, sulla loro capacità di incidere sulla formazione dell’opinione pubblica. Studiandone gli effetti non intenzionali e cumulativi sul lungo periodo non concernenti voto o acquisti ma sistema di valori, morale, cultura, socializzazione, i media ritornano potenti in qualità di costruttori della realtà sociale (Berger, Luckmann). Influenza (almeno a livello paradigmatico) della sociologia della conoscenza e della semiotica. Teorie di riferimento: la spirale del silenzio (Noelle Neuman); la coltivazione (Gerbner); l’agendasetting (Mc. Combs, Shaw). § Mc. Quail (2011) aggiunge una quarta fase dell’influenza negoziata dei media: vi rientrano gli studi sull’audience (modelli semiotici della comunicazione; Cultural Studies; etnografia dell’audience). La lettura per compresenza «mette in dubbio la caratterizzazione netta e univoca di ciascuna fase e pone maggiormente in rilievo la complessità del campo, l’intreccio e le preclusioni tra modelli e tematizzazione compresenti ma diversamente ‘forti’» (Wolf, 1992).

LA COMUNICAZIONE DI MASSA IV Ulteriori differenziazioni: § Ricerca amministrativa in ambito statunitense con

LA COMUNICAZIONE DI MASSA IV Ulteriori differenziazioni: § Ricerca amministrativa in ambito statunitense con Lazarsfeld (sofisticata architettura analitica, finanziamento privato, produzione di risultati direttamente utilizzabili dai committenti). § Teoria critica della Scuola di Francoforte concentrata sul tema del conflitto sociale e sulla veicolazione delle forme di potere (Adorno). § Le differenze tra le due scuole sono paradigmatiche, legate all’approccio pragmatico più che alla quello idealista o materialista (nel senso di «materialismo storico» ), alla definizione dell’oggetto scientifico proposto come ‘rompicapo’ più che come oggetto di valore, e, quindi, teso a considerare il processo comunicativo e i suoi effetti più che la qualità della cultura e le sue cause. E, infine, al metodo induttivo, piuttosto che a quello deduttivo (Schwendinger & Schwendinger, 1974). Dalla contrapposizione tra metodi quantitativi e qualitativi al pluralismo metodologico: fondamentale è padroneggiare in ogni caso metodi diversi, scegliendo di volta in volta quale utilizzare non secondo preferenze e simpatie ma in base ai propri obiettivi conoscitivi.

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/I Teoria dell’ago ipodermico/proiettile magico/bullet theory: relazione causale diretta tra

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/I Teoria dell’ago ipodermico/proiettile magico/bullet theory: relazione causale diretta tra stimolo e risposta (comportamentismo, il cane di Pavlov); individui come atomi privi di legame sociale e quindi facilmente soggetti a manipolazione e influenza. Payne Fund Studies: effetti del cinema e della radio sugli individui (vi rientra lo studio di Cantril su La Guerra dei Mondi di H. G. Wells) e messa in discussione del mito dei media onnipotenti: emergono nuovi fattori, quali variabili sociodemografiche e psicologiche degli individui e contesto sociale. Teoria dell’influenza selettiva: inedito ruolo attivo riconosciuto al destinatario dei messaggi mediali; ricerche, come quello di Hovland per l’Esercito USA, studiano sia fattori di mediazione del pubblico (attenzione, esposizione, percezione e memorizzazione selettiva) sia fattori di mediazione del messaggio (credibilità e autorevolezza della fonte; ordine e completezza delle argomentazioni).

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/II The People’s Choice (Lazarsfeld, Berelson & Gaudet, 1944). §

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/II The People’s Choice (Lazarsfeld, Berelson & Gaudet, 1944). § Oggetto di studio: come l’elettore elabora le proprie decisioni in campagna elettorale (elezioni presidenziali del 1940) § Campione: panel composto da 600 individui di Erie (Ohio), intervistati per 6 mesi a cadenza mensile § Variabili considerate: posizione alle precedenti elezioni; esposizione e coinvolgimento nella campagna elettorale (monitorata nell’arco di 6 mesi); intenzione di voto (monitorata nell’arco di 6 mesi). § Principali risultati: l’attenzione è selettiva; la gente vota «in gruppo» ; la gente sostiene di essere influenzata più dalle discussioni politiche da radio e stampa. § Emerge la presenza di leaders di opinione che sono distribuiti attraverso tutta la struttura sociale; persone attente alla propaganda diffusa dai mass media; sempre utenti dei media, anche fuori dalle campagne elettorali; consapevoli di essere leaders § Viene enunciata l’ipotesi del two step flow (flusso della comunicazione a due livelli), determinato appunto dalla mediazione che i leaders svolgono tra i media e gli altri individui del gruppo: «le idee passano dalla radio e dalla stampa ai leaders di opinione e da questi ai settori meno attivi della popolazione» .

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/III Personal Influence (Katz & Lazarsfeld, 1955). § Oggetto di

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/III Personal Influence (Katz & Lazarsfeld, 1955). § Oggetto di studio: l’obiettivo di questa ulteriore indagine è di specificare alcuni dei modi in cui le influenze, che hanno origine al di fuori di un gruppo, possono penetrare in esso con successo per influenzare certe idee e certi comportamenti; distinzione tra flusso delle informazioni e influenze di gruppo. § Campione: studio di panel su 800 donne di Decatur (Illinois: città di 60 mila abitanti). § Domanda 1: indicare tutte le influenze; Domanda 2: selezionare e valutare le più importanti. Sulla Base di D 1. e D 2. gli Autori elaborano Indice di efficacia: esposizione efficace/esposizione totale § Principali risultati: la comunicazione è più efficace quando i contatti personali sono apparentemente meno intenzionali e più difficili da evitare; la comunicazione faccia a faccia permette una maggiore elasticità sul contenuto; la componente «relazione» incide nell’accettazione; la componente «relazione» sembra correlata positivamente alla fiducia. § Ogni strato della società hai propri leader o gatekeeper (autorità cognitiva, esercita un’azione di selezione delle notizie e contribuisce a far focalizzare su di esse l’attenzione, v. journalism studies): emerge ad es. la leadership orizzontale in piccoli gruppi di donne.

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/IV Usi e gratificazioni: approccio funzionalista allo studio comunicazioni di

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/IV Usi e gratificazioni: approccio funzionalista allo studio comunicazioni di massa (riferimenti teorici: Parsons e Merton) delle § Media come sottosistema della società. § Dagli effetti dei media alle funzioni che i media svolgono nella società (viene considerata la normale fruizione dei media nella vita quotidiana) § Funzioni (sorveglianza dell’ambiente, correlazione delle componenti sociali, trasmissione dei valori culturali, v. Laswell, 1948) e disfunzioni dei media (conferimento status sociale; imposizione delle norme sociali; disfunzione narcotizzante; spinta verso il conformismo, v. Lazarsfeld, Merton, 1948). § Formula di Wright (1960): quali sono 1. le funzioni e 2. le disfunzioni 3. manifeste e 4. latenti delle comunicazioni di massa – 5. sorveglianza (informazioni), 6. correlazione (attività editoriale), 7. trasmissione culturale, 8. intrattenimento – rispetto alla 9. società, 10. ai gruppi sociali, 11. all’individuo, 12. ai sistemi culturali? § Usi e gratificazioni del pubblico: i media soddisfano 1. bisogni cognitivi di conoscenza e approfondimento; 2. bisogni affettivi-estetici (rafforzamento della sfera emotiva e appagamento estetico); 3. bisogni integrativi a livello della personalità (che combinano aspetti cognitivi ed emotivi); 4. bisogni integrativi a livello sociale (rafforzamento dei contatti); 5. bisogni di evasione (Katz, Gurevitch e Haas 1973).

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/V Spirale del silenzio (Noelle Neuman) § Interazione tra quattro

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/V Spirale del silenzio (Noelle Neuman) § Interazione tra quattro elementi: mezzi di comunicazione di massa; comunicazione interpersonale e rapporti sociali; manifestazioni individuali di opinione; percezione da parte degli individui dei «climi di opinione» nel proprio ambiente sociale. § Accresciuta dipendenza dai media degli individui per ottenere informazioni e formarsi opinioni personali sui fatti (esperienza di «seconda mano» ). § TV: ubiquità (sempre più personale e sempre più presente), consonanza (omogeneizzazione dei contenuti al dispetto dell’apparente aumento dell’offerta) e cumulatività (risultato di un’esposizione prolungata e continuata che determina l’abbattimento della selettività). § Percezione quasi-statistica del clima di opinione. § Concezione integrativa dell’opinione pubblica (pressione a conformarsi e paura dell’isolamento sociale: maggioranza silenziosa e minoranza rumorosa) § Esperimenti e ricerche in campo elettorale e non solo. § Critiche: abbattimento della selettività; media e mutamento sociale; sottovalutazione delle minoranze attive

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/VI Coltivazione (Gerbner) § Cultural Indicators Program (1967 -74): analizzare

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/VI Coltivazione (Gerbner) § Cultural Indicators Program (1967 -74): analizzare le conseguenze del crescere e del vivere con la televisione. § Tre strategie di ricerca: analisi dei processi istituzionali (poco curata), analisi del sistema dei mezzi (attraverso analisi del contenuto, AC), analisi della coltivazione (risposte fornite dai telespettatori circa la realtà sociale, survey). § Quattro diversi tipi di unità di analisi in AC: programmi campione, personaggi in genere, episodi violenti, personaggi coinvolti negli episodi violenti (ruolo attivo o passivo). Elaborazione di un violence index. § Importanza dei subcampioni nell’analisi della coltivazione. § Coltivazione: processo continuo, dinamico e in sviluppo di interazione tra messaggi, audiences e contesti. § Differenziale di coltivazione: margine di differenza in concezioni della realtà tra deboli e forti telespettatori appartenenti agli stessi sottogruppi demografici. § Mainstreaming: condivisione di comuni punti di vista tra i telespettatori. § Sopravvalutazione della violenza, della paura di essere di aggrediti e dell’alienazione tra i forti telespettatori tv, soprattutto tra quelli appartenenti alle classi che risultano maggiori vittime di violenza nei programmi tv. § Critiche: nessun riferimento a caratteristiche di personalità degli individui (solo quelle socio-demografiche), uso scorretto della correlazione e forte aderenza al contesto USA.

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/VII Agenda setting § La stampa non è capace di

MILESTONES OF MASS COMMUNICATION RESEARCH/VII Agenda setting § La stampa non è capace di suggerire alle persone cosa pensare, ma ha un potere sorprendente nel suggerire ai propri lettori intorno a cosa pensare (Cohen, 1963). § I media, descrivendo e precisando la realtà esterna, presentano al pubblico una lista di ciò intorno a cui avere un’opinione e discutere. L’assunto fondamentale dell’agenda setting è che la comprensione che la gente ha di gran parte della realtà sociale è mutuata dai media (Shaw, 1979). § Teoria del trasferimento di salienza dagli elementi costituenti le immagini del mondo presentate dai media agli elementi costituenti le nostre rappresentazioni mentali della realtà (Mc. Combs, 1996). § Prima ricerca empirica di Mc. Combs e Shaw (1972): disegni delle ricerche prevedono tre fasi: a) l’analisi dell’agenda dei media (tramite analisi del contenuto), b) l’analisi dell’agenda del pubblico (ovvero l’insieme degli argomenti e dei temi che l’opinione pubblica ritiene più importanti in un determinate momento), attraverso survey rivolte ai cittadini; c) il confronto (su base statistica), in termini di tematiche di maggiore interesse, tra l’agenda dei media e l’agenda del pubblico. § Differenze tra stampa e tv: agenda-setting vs spot-lighting (Mc. Combs, 1976). § Parte della ricerca sul tema si è concentrata sulla natura dei temi analizzati, oppure sui fattori di omogeneità del pubblico. § Secondo livello dell’agenda-setting: il framing, ovvero la capacità dei media «non soltanto di dirci intorno a cosa pensare, ma anche come e cosa pensare su un certo tema e persino cosa fare al riguardo» (Mc. Combs, 1996).

LA RICERCA SULL’AUDIENCE Audience Studies: filone molto variegato di ricerche sul consumo di prodotti

LA RICERCA SULL’AUDIENCE Audience Studies: filone molto variegato di ricerche sul consumo di prodotti culturali popolari (non solo mass media) sviluppatosi a partire dagli anni ‘ 80, in cui viene considerato prioritario il punto di vista delle audience. Approccio empirico che affonda i propri riferimento nel multidisciplinare percorso teorico dei Cultural Studies britannici, allargandone ulteriormente gli orizzonti. § I Cultural Studies nascono negli anni ‘ 50 e nel 1964 vengono istituzionalizzati all’interno del Centre for Contemporary Cultural Studies (Cccs) dell’Università di Birmingham. § Principali esponenti: Edward Thompson, Raymond Williams, Richard Hoggart. § Area di indagine iniziale: ricerche storiche e letterarie sulla cultura, e in particolare sulle pratiche sociali condivise e sulle forme culturali che definiscono l’identità della working class. § Seconda fase: strutturalismo (svolta linguistico-semiotica), ideologia ed egemonia (marxismo, Gramsci e Althusser). § Primi studi etnografici: subculture giovanili (Hebdige, 1979) e studi di genere.

LA RICERCA SULL’AUDIENCE Audience Studies – Media Group (concetti di identità e soggettività, encoding/decoding

LA RICERCA SULL’AUDIENCE Audience Studies – Media Group (concetti di identità e soggettività, encoding/decoding model di Hall, 1980): § Ruolo dell’audience quale componente attiva del processo di comunicazione, che partecipa alla costruzione dei significati e al senso del testo: negoziazione dei significati e attività interpretativa dell’audience. § Attenzione ai generi popolari (es. soap opera), agli usi individuali e sociali dei testi e al piacere di fruizione. § Applicazione di metodi etnografici: lo strumento principale è l’osservazione partecipante nel contesto domestico di fruizione, unita ad interviste qualitative. Svolta etnografica: televisione come evento sociale situato (Moores, 1993), modellamento sociale della ricezione (Dahlgren, 1997). § Filoni principali: pubblico femminile delle soap opera (Crossroads di Hobson 1982 e Watching Dallas di Ang, 1985) vs consumo familiare della tv (Family Television di Morley 1986) e delle tecnologie domestiche della comunicazione (progetto Household Uses of Information and Communication Technologies). Milestones degli Audience Studies: § The «Nationwide» Audience: Structure and Decoding (Morley, 1980): tra lettura preferita, negoziata e in opposizione. § Housewives and the Mass Media (Hobson, 1980): preferenze televisive specificamente femminili, casalinghe working class e routine domestiche. § Public Secrets: «East Enders» and Its Audience (Buckingham, 1987): battaglia dei significati e «inviti» del testo § The Export of Meaning: Cross-Cultural Readings of «Dallas» (Liebes, Katz 1990): tra Cultural Studies e usi e gratificazioni, studia differenti interpretazioni del programma offerte da pubblici appartenenti ad etnie diverse in Israele (uso dei focus group).

LA COMUNICAZIONE IN RETE Come i mass media hanno caratterizzato l’avvento del capitalismo industriale,

LA COMUNICAZIONE IN RETE Come i mass media hanno caratterizzato l’avvento del capitalismo industriale, analogamente le reti di computer sono legate alla società postindustriale dell’informazione (Castells). L’evoluzione del computer da strumento di calcolo a mezzo di comunicazione lo rende interessante sia dal punto di vista dell’infrastruttura tecnica sia dal punto di vista della comunicazione tra utenti attraverso la quale ha luogo la costruzione collettiva e condivisa di significato. Primi studi si hanno nel 1980 sull’introduzione del computer come macchina, fino ad evolversi nelle ricerche di campo della CMC (Computer-Mediated Communication) che valuta l’impoverimento sociale dell’azione comunicativa (basata su modello matematico dell’informazione). Nel 1990 si diffonde un approccio etnografico che riporta l’attenzione sulla ricchezza sociale della comunicazione, rituali, norme, linguaggio e ruoli sociali (oggetto di studio: le comunità virtuali). Si fondano su modelli comprendenti coadiuvati dal non perdere di vista le potenzialità strutturali offerte dalla rete. Anni 2000 e la definitiva maturità delle ricerche sulla CMC: vita in rete sempre più integrata con la vita sociale tout court, collegamento tra comunità virtuali e fisiche.

CARATTERISTICHE ED EFFETTI SOCIALI DEI MEDIA DIGITALI Sganciamento di spazio e tempo: connettività, mobile

CARATTERISTICHE ED EFFETTI SOCIALI DEI MEDIA DIGITALI Sganciamento di spazio e tempo: connettività, mobile network society e networked individualism. Confini sfumati tra pubblico e privato: spettacolarizzazione del self e nuovo regime della visibilità. Interattività: quasi interazione-mediata (Thompson 1995). Nuove modalità di interazione: il «nuovo sistema operativo sociale networked» (Rainie, Wellman, 2012), networked publics (Ito, Papachrissi, boyd) e autocomunicazione di massa (Castells, 2009) Nuova cultura professionale collaborativa e partecipativa (Benkler, 2006; Jenkins, Ford, Green, 2013): l’audience produttiva. Nuove sfere pubbliche (Benkler, Castells) e nuove dimensioni dell’identità (Meyrowitz e Thompson) es. Sherry Turkle. Nuova fase di ricerca qualitativa sull’audience 2. 0. § Ripensamento del concetto di audience e innovazione nella ricerca qualitativa tradizionale sugli usi sociali dei media (oltre usi e gratificazione e Cultural Studies). § Audiences al plurale (multiple, differenziate, frammentate), attive (selettive, autodirette, produttrici e consumatrici di testi), e sia inserite che distanti in/da specifici contesti di fruizione (Livingstone). § Temi oggetto di ricerca: appropriazione delle tecnologie digitali nella vita quotidiana, usi della rete (social media) e convergenza (fandom e social tv). § Esempi: ricerche qualitative su adolescenti e nuove tecnologie di danah boyd.

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE I La ricerca in sociologia della comunicazione presenta

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE I La ricerca in sociologia della comunicazione presenta le stesse argomentazione problematiche è possibile ritrovare in un qualunque testo di metodologia della ricerca sociale, ovviamente con le dovute declinazioni del caso mostrando differenti approcci alla realtà empirica ed appoggiandosi di volta in volta alle discipline più mature per trarne insegnamento (Comte e Mill riadattano il metodo delle scienze naturali a quelle sociali, Dilthey prende a prestito quello delle scienze umane tra storiografia e ermeneutica letteraria; sarà da Weber in poi che verranno formulati metodi specifici per le scienze sociali). Si possono riconoscere due visioni contrappose: § Oggettivismo (assimilabile a positivismo e neopositivismo) basato su metodo della spiegazione dei nessi casuali su formulazione di leggi matematiche, unicità del metodo scientifico, orientamento nomotetico (esempio la comunicazione interpersonale nei piccoli gruppi orientata al compito – Bavelas e Leavitt; comunicazione accentrata=efficienza; comunicazione decentrata=soddisfazione critiche). § Soggettivismo (assimilabile a interpretativismo e comportamentismo) basato su metodo della comprensione e scienze dello spirito, rifiuto del monismo metodologico, orientamento ideografico, interazione tra ricercatore e realtà studiata (analisi del codice dei detenuti di Wieder come studio di caso idiosincratico).

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE II L’adesione (anche implicita) all’una o all’altra visione,

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE II L’adesione (anche implicita) all’una o all’altra visione, ma anche il tentativo di superare questo dualismo, ha importanti ricadute sulle pratiche di ricerca. In particolare emergono due questioni di carattere generale: la formalizzazione della procedura di ricerca; la sua distinzioni in fasi sequenziali (in sintesi: disegno di ricerca, raccolta (o costruzione) della base empirica, analisi dei dati). L’idea che la ricerca empirica sia in gran parte regolabile attraverso procedure standardizzate, saperi e competenze trasferibili, attività strutturabili secondo precise sequenze gerarchiche, è in genere più diffusa tra chi guarda al versante oggettivista; chi si colloca più in prossimità del polo soggettivista vede invece la ricerca come un’esperienza fortemente personale ed empatica, guidata da regole solo in parte codificabili e trasferibili. Prospettive di ricerca case-study based e il sempre maggior successo dei multi e mixed-methods contraddicono la rigida separazione tra i due approcci.

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE III Ulteriore distinzione è stata effettuata tra: §

PARADIGMI SOCIOLOGICI E RICERCA SULLA COMUNICAZIONE III Ulteriore distinzione è stata effettuata tra: § Prospettiva dell’azione (qualsiasi fenomeno sociale va ricondotto a comportamenti e ad azioni individuali, la società è prodotto dell’azione individuale e bisogna comprendere il significato di quest’ultima – teoria della spirale del silenzio di E. Noelle-Neumann – determinismo tecnologico). § Prospettiva della struttura (la società produce l’azione individuale che va ricondotta a entità sovraindividuali – Video Playtime di A. Gray – svolta etnografica) § Prospettiva duale (teoria della strutturazione di A. Giddens con passaggio da dualismo struttura-azione a dualità come rapporto di implicazione reciproca). Attualmente il panorama di approcci all’interno della sociologia della comunicazione mostra un chiaro pluralismo sia a livello epistemologico sia a livello metodologico.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Riferimenti principali: Albano R. , Paccagnella L. (2006). La ricerca sociale

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Riferimenti principali: Albano R. , Paccagnella L. (2006). La ricerca sociale sulla comunicazione. Roma: Carocci, cap. 1. Liuccio M. , Ruggiero C. (a cura di). Studiare la comunicazione. Teorie e metodi per un approccio sociologico. Bologna: Maggioli, capp. 2 e 4 Bibliografia utilizzata: Bentivegna S. (2003). Teorie delle comunicazioni di massa. Roma-Bari: Laterza Capecchi S. (2015). L’audience attiva. Effetti e usi sociali dei media. Roma: Carocci (II edizione). Losito G. (2009). La ricerca sociale sui media. Oggetti d’indagine, metodo, tecniche. Roma: Carocci Savarese R. (2004). Comunicazione, media e società. Modelli, analisi e ricerche. Napoli: Ellissi-Simone. Wolf M. (1992). Gli effetti sociali dei media. Milano: Bompiani Ulteriori riferimenti bibliografici: Lowery S. A. , De Fleur M. F. (1988). Milestones in Mass Communication Research. Media Effects. New York: Longman (I edizione)