Il processo di unificazione italiana 1 LItalia dopo

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Il processo di unificazione italiana 1 • L’Italia dopo il Congresso di Vienna •

Il processo di unificazione italiana 1 • L’Italia dopo il Congresso di Vienna • • • Eredità rivoluzionaria e napoleonica Arretratezza socioeconomica e politica Il movimento risorgimentale italiano (1830 -49) • • 2 • Il dibattito risorgimentale Il 1848 e la prima guerra d’indipendenza La conquista dell’Unità d’Italia (1849 -61) • • • Il Piemonte e Cavour: liberalismo, riforme, politica internazionale La seconda guerra d’indipendenza e l’unificazione (1859 -61) I primi anni del Regno d’Italia (1861 -76) • • • Il governo della Destra storica La soluzione delle questioni territoriali e la conquista di Roma La politica economica della Destra storica

L’Italia nel 1815 • frammentazione politica e amministrativa • egemonia austriaca • restaurazione dei

L’Italia nel 1815 • frammentazione politica e amministrativa • egemonia austriaca • restaurazione dei sovrani legittimi, eccetto: – Venezia (agli Asburgo) – Parma (alla consorte di Napoleone, poi ai Borboni-Parma) • ritorno dell’assolutismo • arretratezza economica e sociale

. . ma i principi della Rivoluzione francese erano ormai diffusi anche nella società

. . ma i principi della Rivoluzione francese erano ormai diffusi anche nella società civile italiana: 1. Libertà, uguaglianza, fratellanza 2. Ideali di indipendenza e repubblicani 3. Esigenza di ottenere un consenso popolare 4. Richiesta di costituzioni e di riforme sociali ed economiche 5. Sviluppo di prospettive rivoluzionarie per ottenere miglioramenti politici

. . . e vi era stata l’esperienza napoleonica 1. Prime forme di stati

. . . e vi era stata l’esperienza napoleonica 1. Prime forme di stati unitari italiani 2. Introduzione delle riforme amministrative adottate in Francia: il codice civile napoleonico 3. Sviluppo dell’idea di nazione 4. Prime riforme politico istituzionali 5. Importanza dei ceti medi: borghesia

Le ragioni socioeconomiche del ritardo agricoltura incapace di ammodernarsi (quella moderna era limitata alla

Le ragioni socioeconomiche del ritardo agricoltura incapace di ammodernarsi (quella moderna era limitata alla pianura padana) borghesia chiusa, provinciale e inefficiente (mancanza di imprenditori dinamici nel settore industriale) Arretratezza economica sistema creditizio e bancario inadeguato a sostenere lo sviluppo mancanza di un mercato interno e di una rete ferroviaria estesa

Debolezza politica Dipendenza dagli stati egemoni (Austria, Francia) Divisione territoriale in stati regionali deboli

Debolezza politica Dipendenza dagli stati egemoni (Austria, Francia) Divisione territoriale in stati regionali deboli Assolutismo Impossibilità di riforme istituzionali Debolezza e marginalità dei moti insurrezionali (per la costituzione e le riforme) 1820 -21 1830 -31

Il concetto di “risorgimento” sviluppato dai “patrioti” della seconda metà dell’Ottocento: Impero Romano Un

Il concetto di “risorgimento” sviluppato dai “patrioti” della seconda metà dell’Ottocento: Impero Romano Un andare avanti guardando indietro (alla classicità, all’Impero) anziché intorno (al resto d’Europa) medioevo Rinascimento invasioni barbariche 1860: il Risorgimento l’Italia “serva dello straniero” nel Seicento. Settecento Così per Giosuè Carducci, l’intellettuale più influente sulla cultura politica italiana di fine Ottocento

Le correnti del dibattito risorgimentale (1830 -49) Liberalismo moderato – le proposte • riforme

Le correnti del dibattito risorgimentale (1830 -49) Liberalismo moderato – le proposte • riforme (abolizione privilegi feudali, libero mercato) • lega doganale – gli esponenti: • Cesare Balbo, • Massimo D’Azeglio: monarchia piemontese • Federalismo cattolico • Vincenzo Gioberti: - Neoguelfismo: confederazione di stati presieduta dal papa Repubblicanesimo – soluzione democratica e repubblicana esponenti: Giuseppe Mazzini Federalismo democratico – federazione di Stati – democratica e repubblicana esponenti: Carlo Cattaneo

La polarizzazione delle vie nel momento dell’azione V. Gioberti, M. D’Azeglio e C. Balbo

La polarizzazione delle vie nel momento dell’azione V. Gioberti, M. D’Azeglio e C. Balbo Giuseppe Mazzini Liberali e altri moderati Democratici Iniziativa: popolare e rivoluzionaria Iniziativa: istituzionale, affidata ai sovrani Ipotesi per lo stato unitario: repubblicano democratico Ipotesi per lo stato unitario: monarchico costituzionale

1848 i moti costituzionali e insurrezionali • 12 gennaio insurrezione a Palermo • 10

1848 i moti costituzionali e insurrezionali • 12 gennaio insurrezione a Palermo • 10 febbraio: concessa la Costituzione a Napoli • 17 febbraio: concessa la costituzione in Toscana • [22 febbraio: insurrezione a Parigi] • 4 marzo: concessa la costituzione nel regno di Sardegna (Statuto albertino) • 14 Marzo: Pio IX concede lo Statuto nello stato pontificio • 17 marzo: insurrezione a Venezia • 18 -23 marzo: “Cinque giornate a Milano”

Lo STATUTO ALBERTINO Così venne chiamata la Carta costituzionale concessa da Carlo Alberto al

Lo STATUTO ALBERTINO Così venne chiamata la Carta costituzionale concessa da Carlo Alberto al Regno di Sardegna nel 1848, poi progressivamente estesa alle regioni italiane che vi furono annesse e che, nel 1861, costituirono il Regno d’Italia. Restò in vigore fino al 1946 quando il Referendum istituzionale diede vita alla Repubblica. Nel 1948 fu sostituito dalla Costituzione repubblicana. Istituiva due camere, una elettiva (Camera dei deputati), l’altra di nomina regia (il Senato del regno) e attribuiva al sovrano il potere di nomina dei ministri ; inoltre comprendeva alcune norme sui diritti civili e politici dei cittadini. Di carattere flessibile, quindi possibilmente contraddetto da leggi ordinarie e facilmente modificabile, fu svuotato di molte sue norme durante il fascismo. 4 marzo 1848: Carlo Alberto firma lo Statuto

Prima guerra di indipendenza La fase liberal-moderata: 23 marzo: il regno di Sardegna dichiara

Prima guerra di indipendenza La fase liberal-moderata: 23 marzo: il regno di Sardegna dichiara guerra all’Austria con il sostegno di Leopoldo II, Ferdinando II, Pio IX e di volontari Carlo Alberto è sconfitto a • Custoza: luglio 1848 • Novara: marzo 1849 abdica a favore del figlio Vittorio Emanuele II Il regno del Piemonte conserva lo “Statuto Albertino”

Perché. . . ü. . . Carlo Alberto entra in guerra? ü per la

Perché. . . ü. . . Carlo Alberto entra in guerra? ü per la pressione dei piemontesi liberali e democratici, che vogliono approfittare della crisi dell’Impero asburgico (simultaneamente impegnato a contrastare le insurrezioni a Vienna, a Praga, a Berlino e a Budapest) per liberare l’Italia dagli austriaci ü per estendere verso est i confini del Regno di Sardegna (da sempre un obiettivo dei Savoia) ü per il timore (condiviso, nelle diverse regioni, da tutti i sovrani italiani ed europei) che il Lombardo-Veneto diventasse un centro di agitazione repubblicana ü. . . e perché non approfitta a fondo dell’occasione? ü il suo obiettivo principale era annettere al suo Regno il Lombardo-Veneto, NON quello di contribuire all’indipendenza nazionale ü Pio IX, Ferdinando II di Toscana e Ferdinando II di Borbone, che NON vogliono che il Piemonte si avvantaggi troppo, ritirano le loro truppe regolari, e a combattere contro gli austriaci restano solo i volontari democratici (guidati da Mazzini, Garibaldi, e dai democratici toscani), che disobbediscono agli ordini dei sovrani ü Carlo Alberto NON vuole lasciare spazio all’azione dei democratici, quindi non li sfrutta per proseguire la guerra, e le sue truppe vengono nettamente sconfitte da quelle austriache, guidate dal maresciallo Radetzky

Rimangono a lottare le forze democratiche: ceti medi, ma nessun sostegno da parte delle

Rimangono a lottare le forze democratiche: ceti medi, ma nessun sostegno da parte delle masse contadine cacciato il papa, stesa una costituzione, attuate riforme agrarie La fase democratica e popolare • 1848 -49 – restaurazione della repubblica di Venezia – insurrezione popolare in Toscana – proclamazione della Repubblica romana • 1849: la repressione armata – l’Austria riprende Venezia, Brescia e la Toscana – i Borbone riconquistano la Sicilia – la Francia di Luigi Napoleone Bonaparte liquida la Repubblica romana

Perché il ‘ 48 non ha fatto l’unità? • Frattura all’interno del movimento indipendentista:

Perché il ‘ 48 non ha fatto l’unità? • Frattura all’interno del movimento indipendentista: 1. I liberali vogliono una riforma istituzionale che non tocchi la proprietà privata (temono lo “spettro del comunismo”) 2. I democratici vogliono delle riforme di tipo repubblicano (e vengono guardati con sospetto dai liberali) 3. Le masse popolari sarebbero interessate a riforme di tipo sociale, ma rimangono scarsamente coinvolte Sia i democratici che i liberali moderati pensano alla rivoluzione nazionale e istituzionale, ma non vogliono un cambiamento radicale nei rapporti sociali

Secondo Karl Marx e Carlo Pisacane, per vincere: • Marx: <<se il Piemonte fosse

Secondo Karl Marx e Carlo Pisacane, per vincere: • Marx: <<se il Piemonte fosse una repubblica, se il governo di Torino fosse rivoluzionario e avesse il coraggio di usare i mezzi rivoluzionari, nulla sarebbe perduto (…). Sollevazione in massa, guerra rivoluzionaria, guerriglia dappertutto, ecco l’unico mezzo con cui un piccolo popolo può vincere uno grande, e un esercito meno forte resistere contro un esercito più forte e meglio organizzato>> (01/04/1849, Neue Rheinische Zeitung). • Pisacane: <<L’uguaglianza politica è derisione, allorché i rapporti sociali dividono i cittadini in due classi distintissime, l’una condannata a perpetuo lavoro per miseramente vivere, l’altra destinata a godersi il frutto dei sudori di quelli (…). In una società ove la sola fame costringe il maggior numero al lavoro, la libertà non esiste, la virtù è impossibile, il misfatto è inevitabile: la fame e l’ignoranza, sua conseguenza immediata, rendono la plebe sostegno di quelle medesime istituzioni, di que’ pregiudizi da cui emerge la loro miseria; rivolgono la spada del cittadino contro i cittadini medesimi a difesa d’una tirannide che opprime tutti. >> (“La Rivoluzione”, in Saggi storici-politici-militari sull’Italia, scritti nel periodo 1850 -55 e pubblicati postumi ).

Un raffronto tra due costituzioni del 1848: la frattura tra liberali e rivoluzionari •

Un raffronto tra due costituzioni del 1848: la frattura tra liberali e rivoluzionari • Lo Statuto albertino: • La Repubblica romana: 1. <<La religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi. Lo stato è retto da un governo monarchico rappresentativo. La libertà individuale è guarentita. Niuno può essere arrestato, o tradotto in giudizio, se non nei casi previsti dalla legge, e nelle forme che essa prescrive Al Re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il capo supremo dello stato: comanda tutte le forze di terra e di mare; dichiara la guerra; fa i trattati di pace. La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi>>. 1. <<La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello stato romano è costituito in Repubblica democratica Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici Le persone e le proprietà sono inviolabili Nessuno può essere arrestato che in flagrante delitto, o per mandato del giudice. La pena di morte e di confisca sono proscritte. La manifestazione del pensiero è libera: la legge punisce l’abuso senza alcuna censura preventiva. L’Assemblea ha il potere legislativo. Decide della pace, della guerra e dei trattati>>. 2. 3. 4. 5. 2. 3. 4. 5. 6. 7.