Analisi economica della provincia di Asti Tendenze di

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Analisi economica della provincia di Asti Tendenze di breve e medio periodo Coordinamento: Luca

Analisi economica della provincia di Asti Tendenze di breve e medio periodo Coordinamento: Luca Quagliotti - CGIL Asti A cura di Francesco Montemurro e Valerio Porporato Luglio 2019 1

Il sistema Asti: principali conclusioni Punti di forza ü Elevata performance dell’Industria agro-alimentare (bevande)

Il sistema Asti: principali conclusioni Punti di forza ü Elevata performance dell’Industria agro-alimentare (bevande) ü Discreto peso del valore aggiunto prodotto dal manifatturiero ü Tasso di imprenditorialità elevato ü Brand - filiera vitivinicola ü Economia familiare diffusa (agricoltura) Punti di debolezza ü Valore aggiunto pro capite più basso (dopo il Vco) in Piemonte ü Indicatori congiunturali sulle prestazioni d’impresa negativi (produzione, ordinativi, fatturato, clima di fiducia, previsioni per investimenti) per la seconda parte del 2018 e i primi tre mesi del 2019. Al 31 marzo 2019 nell’astigiano l’export ha fatto registrare -7, 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ü Bassa specializzazione produttiva e scarsa incidenza delle grandi imprese (unità locali e addetti) ü Lavoro stagionale (agricoltura) governato non adeguatamente ü Scarsa qualificazione del capitale umano ü Retribuzioni nelle pmi e nelle grandi aziende molto più basse della media regionale, specie per quanto riguarda gli uomini ü Squilibri territoriali (frammentazione comunale, politiche di area vasta) non adeguatamente governati ü Basso livello degli investimenti pubblici e delle infrastrutture (enti locali) ü Elevata incidenza di bassi redditi e alto numero di richiedenti il Reddito di cittadinanza ü Spesa sociale degli enti locali insufficiente rispetto ai fabbisogni standard – bassa quota di utenti presi in carico dai servizi sociali ü Indicatori sulla sicurezza (criminalità e delinquenza) negativi, un fenomeno legato anche alla forte presenza di Insediamenti urbani sparsi 2

Il sistema Asti: principali conclusioni Opportunità ü Sviluppo dei settori produttivi innovativi anche grazie

Il sistema Asti: principali conclusioni Opportunità ü Sviluppo dei settori produttivi innovativi anche grazie ai finanziamenti straordinari ü Maggiore qualificazione del Polo Universitario e miglioramento dell’integrazione industria – servizi per le imprese (attività professionali scientifiche e tecniche, servizi amministrativi e di supporto) ü Potenziamento del partenariato pubblico/privato per lo sviluppo, da finalizzarsi anche al miglioramento dell’attrattività del territorio per l’attività delle medie e grandi imprese ü Integrazione e potenziamento delle filiere Agricoltura - Turismo - Cultura ü Vertenze per l’aumento salariale nelle pmi e nelle grandi imprese ü Accoglienza diffusa ai migranti stagionali, consolidamento ed ampliamento del protocollo d’intesa regionale sul «collocamento pubblico» per l’area di Saluzzo ü Avanzo di amministrazione degli enti locali – Investimenti ü Fusioni di comuni e gestione associata dei servizi ü Incremento dei servizi sociali, specie quelli per l’infanzia (asili nido) e le persone anziane (isolamento relazionale, trasporti e accompagnamento, invecchiamento attivo) ü Integrazione del reddito di cittadinanza con misure sociali predisposte ad hoc, allo scopo di promuovere politiche d’inclusione ü Politiche per il ripopolamento dei piccolissimi comuni in declino demografico Minacce ü Rarefazione dei servizi di base nelle aree rurali e nei nuclei urbani sparsi ü Indebolimento della coesione sociale e delle politiche di integrazione degli immigrati ü Eccessiva frammentazione del sistema produttivo e carenza di politiche di filiera ü Declino di attività imprenditoriali (agricoltura, artigianato) a fronte della carenza di politiche per il ricambio generazionale 3

La congiuntura, gli indicatori macroeconomici

La congiuntura, gli indicatori macroeconomici

La congiuntura astigiana: nei primi tre mesi del 2019 diminuiscono la produzione, il fatturato

La congiuntura astigiana: nei primi tre mesi del 2019 diminuiscono la produzione, il fatturato e gli ordinativi nel manifatturiero Dopo un intero 2017 di espansione, la produzione industriale manifatturiera dell’Astigiano ha mostrato un deciso rallentamento negli ultimi nove mesi del 2018, a seguito di una variazione tendenziale positiva nel primo trimestre dell’anno (+3, 9%). Gli indicatori rilevati nel primo trimestre del 2019 mostrano un’ulteriore contrazione rispetto allo stesso periodo del 2018 che investe la produzione, il fatturato, gli ordinativi interni (sostanzialmente invariati tra il 2017 e il 2018) e persino gli ordinativi esteri che, dopo nove trimestri consecutivi di crescita, hanno subito una battuta d’arresto (-0, 4%). Variazioni tendenziali (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). Periodo 2017 -2019. Provincia di Asti. Settore manifatturiero. +12% +10% +8% +6% +4% +2% +0% -2 % -4 % I II 2017 Produzione Fonte: stime CCIAA di Asti IV III IV 2018 Fatturato Ordinativi interni I 2019 Ordinativi esteri 5

La produzione manifatturiera: in peggioramento la produzione in tutti i settori ad eccezione dell’alimentare

La produzione manifatturiera: in peggioramento la produzione in tutti i settori ad eccezione dell’alimentare Sia nell’ultimo trimestre del 2018 sia nel primo trimestre del 2019 la produzione industriale piemontese si è ridotta dello 0, 4% su base tendenziale. La contrazione dell’ 1, 2% di Asti nell’ultima rilevazione rappresenta quindi una performance peggiore della media. Guardando alla composizione della dinamica per settori dell’industria astigiana, si osserva un peggioramento in tutti i comparti ad eccezione del settore alimentare, dove la crescita è stata «piatta» in tutti e due i trimestri. Variazioni tendenziali (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). Quarto trimestre del 2018 e primo trimestre del 2019. Piemonte e Provincia di Asti. Settore manifatturiero. Piemonte Alessandria 1. 2% Asti Biella 0. 8% -1. 6% 0. 0% Alimentare -0. 5% Verbano-Cusio-. . . -0. 5% Vercelli 1. 9% -1. 8% Chimica e Gomma -3. 1%-1. 6% -2. 3% Torino Altre industrie manifatturiere -0. 2% -1. 0% -1. 2% Piemonte -4% Metalmeccanica -1. 2% Cuneo Novara Provincia di Asti Media dei settori -0. 4% -2% 0% IV 2018 I 2019 Fonte: stime CCIAA di Asti 2% 4% 0. 5% -1. 2% -5% IV 2018 I 2019 0% 5% 6

Migliora il clima di fiducia delle imprese dopo il raffreddamento del primo trimestre, ma

Migliora il clima di fiducia delle imprese dopo il raffreddamento del primo trimestre, ma Asti e Biella restano in zona negativa Ø Clima di fiducia nella prima metà del 2019. Complessivamente, nelle imprese piemontesi dei servizi, prevalgono sia nel primo sia nel secondo trimestre dell’anno le attese positive su quelle negative (ad eccezione dell’export), mentre nell’industria si è osservato un marcato deterioramento della fiducia durante il primo trimestre, migliorato significativamente nel trimestre successivo rispetto all’occupazione, alla produzione, agli ordinativi e all’export. Peggiorano invece le attese sulla redditività: un possibile segnale del fatto che le imprese hanno adottato una strategia di contenimento dei prezzi per mantenere le proprie posizioni sui mercati. In tutte le province ad eccezione di Biella il saldo ottimisti-pessimisti circa la produzione (nel complesso dei settori) è migliorato, allontanando per il momento il pericolo di una svolta recessiva. Le stime inducono all’ottimismo circa la ripresa di Alessandria, Cuneo, Novara e del Canavese. Ad Asti, tuttavia, questo indicatore, dopo l’improvviso deterioramento tra il quarto trimestre del 2018 e il primo del 2019, è ancora negativo e pari a -5, 5% (saldo ottimisti-pessimisti rispetto al totale). Ø Previsioni investimenti nel II trimestre del 2019. Nel primo trimestre la percentuale di aziende piemontesi disposte ad effettuare investimenti è calata in tutte le aree piemontesi su base tendenziale, ad Asti dal 33, 3% al 23, 1%. Si tratta di segnali che sembrano confermare le stime preliminari dell’Istituto Prometeia sul calo degli investimenti (-0, 4% tra il 2018 e il 2019). Saldo «ottimisti» – «pessimisti» rispetto al totale degli imprenditori intervistati sulle prospettive della produzione del primo e del terzo trimestre del 2019. Piemonte e aree territoriali. Alessandria Asti -5. 0% -8. 8% Biella Canavese II trimestre. Cuneo Novara I trimestre Torino Verbano-Cusio-. . . Vercelli -20% Fonte: dati Confindustria Piemonte 0% 20% 7

A inizio 2019 calano le assunzioni nelle industrie astigiane Variazione percentuale delle nuove assunzioni

A inizio 2019 calano le assunzioni nelle industrie astigiane Variazione percentuale delle nuove assunzioni (al netto di quelle giornaliere) tra il primo trimestre del 2018 e il primo trimestre del 2019 per settore e comparto economico. Provincia di Asti. AGRICOLTURA INDUSTRIA IN SENSO STRETTO Alimentare Tessile-Abbigliamento-Pelli Chimica, Gomma-Plastica Metalmeccanico Altri comparti industriali COSTRUZIONI 5. 0% -20. 8% 35. 3% -7. 0% SERVIZI Commercio Alloggio e ristorazione Trasporto e magazzinaggio Servizi avanzati imprese Servizi tradizionali imprese Istruzione Sanità e assistenza Altri servizi TOTALE 1. 7% Un’indicazione del peggioramento della congiuntura economica è rappresentato dal calo delle assunzioni nel settore dell’industria in senso stretto dove, tra il primo trimestre del 2018 e il primo trimestre del 2019, si è verificata una riduzione del 20, 8% dei nuovi contratti. Dei principali comparti, il tessile è l’unico ad aver mostrato una dinamica positiva (+35, 3%), mentre preoccupa il forte rallentamento degli avviamenti nel settore chimico (-41, 2%) e metalmeccanico (-22, 5%). Segnali negativi riguardano anche le costruzioni (-7%) mentre crescono gli avviamenti nel settore agricolo (+5%). Stabili invece i servizi (+1, 7%). -2. 6% -50% -30% -10% 30% 50% Fonte: Elaborazione su dati ORML 8

Le previsioni di investimento: calo in tutte le aree piemontesi Il calo delle aziende

Le previsioni di investimento: calo in tutte le aree piemontesi Il calo delle aziende che prevedono di fare investimenti è più marcato nella provincia di Asti (dal 33, 3% al 23, 1%) rispetto alla media regionale (dal 31, 1% al 25, 5%). Le barriera principale agli investimenti risulta essere la disponibilità economica, sia in relazione alla mancanza di risorse finanziarie interne (segnalate dal 34% delle imprese che hanno investito nel triennio 2016 -2018) sia per i costi troppo elevati relativi delle innovazioni (20, 1%). Seguono la mancanza di personale qualificato (4%) e la mancanza di partner (2, 1%). Delle aziende astigiane che prevedono investimenti per il 2019, il 72, 2% ha programmato acquisti di macchinari e attrezzature e il 40% acquisti di elaboratori e sistemi elettronici. Seguono, per tipologia, gli impianti fissi (22, 4%), i fabbricati (17, 7%) e, solo al 10, 3%, gli investimenti in R&S (Ricerca e Sviluppo). Aziende che, intervistate nel primo trimestre dell’anno, prevedevano di effettuare investimenti nel trimestre successivo. Anni 2018 e 2019. Piemonte e aree territoriali. 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 33. 3% te on em rc el li Ve -O C V- rin To Pi 2018 Fonte: dati Confindustria Piemonte o a N ov ar un eo C e an av es C el la Bi As ti ria 23. 1% es sa nd Al 31. 1% 25. 5% 2019 9

Gli ammortizzatori sociali: la Cassa Integrazione Guadagni Nei primi cinque mesi del 2019, in

Gli ammortizzatori sociali: la Cassa Integrazione Guadagni Nei primi cinque mesi del 2019, in Piemonte sono state autorizzate 12 milioni e 900 mila ore di cassa integrazione, il 48, 1% di CIGO, il 51, 9% di CIGS e una parte minoritaria (appena 32 ore) di Cassa Integrazione in Deroga. Rispetto allo stesso periodo del 2018, si rileva una contrazione del 7, 4% che conferma la prosecuzione della fase discendente osservata nei primi cinque mesi dei due anni precedenti (-58, 5% tra il 2016 e il 2017, 2% tra il 2017 e il 2018). La riduzione è dovuta alla dinamica delle ore di Cassa Integrazione Straordinaria (-13, 6, %) che, essendo destinata ai lavoratori di imprese in ristrutturazione o in forte crisi aziendale, suggerisce che si siano in parte attenuate o risolte alcune situazioni di sofferenza. Le ore di Cassa Integrazione Ordinaria sono invece lievemente aumentate (+0, 7%). Le province di Asti, Cuneo, Vercelli e del Verbano mostrano cali consistenti dovuti soprattutto alla componente delle ore di CIGS, mentre la crescita è concentrata nelle province di Biella e Torino. Sul dato della Città Metropolitana pesa l’introduzione di circa 3. 000 lavoratori della FIAT Mirafiori in Cassa Integrazione per l’intero 2019: un intervento che risponde, da un lato, alle esigenze di FCA di riconvertire parte dello stabilimento per la produzione della nuova 500 elettrica e, dall’altro, al calo delle commesse per le Maserati fabbricate a Mirafiori e a Grugliasco. Nel Biellese si segnalano le situazioni di sofferenza di molte aziende del tessile (61 le richieste di cassa integrazione da parte di questo settore nel primo trimestre). Nella prima parte dell’anno, la provincia di Asti è stata quella meno toccata dal fenomeno della Cassa Integrazione, con appena 94. 000 ore autorizzate (di cui 87. 000 di CIGO). Ci attendiamo tuttavia un aumento, da qui a dicembre, per la crisi di Mercatone Uno a Villafranca d’Asti e della Blutec di Asti. Variazione tendenziale delle ore autorizzate nei primi cinque mesi dell’anno 2016 -2017 Ordinaria Straord. Deroga -42, 2% -31, 8% -34, 2% -53, 6% 18, 5% -39, 4% -51, 9% 95, 1% -26, 7% -23, 3% -15, 2% -55, 2% -42, 3% -16, 1% -52, 6% -8, 9% -78, 1% -15, 8% Totale -33, 6% -7, 4% 41, 1% -20, 9% -26, 1% -69, 4% -68, 2% -33, 2% 119, 7% 61, 4% -61, 9% -32, 0% 1, 9% -58, 5% -5, 8% -1, 6% -50, 3% -37, 8% Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio-63, 3% 55, 4% Ossola 125, 6% -28, 4% Vercelli -16, 8% -67, 2% Piemonte Fonte: Elaborazione su dati INPS 2017 -2018 Ordinaria Straord. Deroga 50, 3% -30, 5% -100, 0% -49, 3% -63, 1% -100, 0% 60, 5% -86, 8% -99, 0% -22, 6% 87, 1% -99, 9% -17, 5% -66, 7% -100, 0% -2, 9% -41, 8% -95, 9% 2018 -2019 Totale Ordinaria Straord. Deroga -21, 6% -30, 4% +15, 2% -61, 3% -16, 1% -97, 9% -69, 6% +2, 7% +119, 5% -100, 0% 29, 4% +9, 1% -93, 4% -100, 0% -54, 9% +18, 1% +28, 7% -29, 2% +14, 8% +19, 8% -100, 0% Totale 2, 6% -79, 6% 46, 7% -63, 6% 23, 7% 17, 2% -100, 0% 81, 2% -61, 8% -100, 0% - -82, 0% -100, 0% -97, 5% -30, 9% -27, 2% -51, 6% +0, 7% -47, 8% -13, 6% -99, 7% -50, 1% -7, 4% 10

Nonostante la ripresa del 2015 -2017, il PIL pro capite piemontese è ancora uno

Nonostante la ripresa del 2015 -2017, il PIL pro capite piemontese è ancora uno dei più bassi del Centro-Nord - Nonostante gli scenari prospettati a inizio 2018 dall’Istituto Prometeia sulla crescita del PIL fossero positivi (+1, 6%), tale proiezione non è stata 2018 - 2019 confermata dalle rilevazioni di Banca d’Italia (2019), che stima per il 2018 un aumento dell’ 1%. - Per il 2019, Prometeia stima un più marcato rallentamento dell’economia regionale, con un incremento del PIL dello 0, 4%. 2017 - Secondo le stime dei Conti Economici dell’ISTAT, la crescita tra il 2016 e il 2017 è stata dell’ 1, 1% (1, 4% in valori pro capite, a causa del decremento della popolazione) ed ha raggiunto i 123 miliardi ai prezzi del 2010. E’ il valore più alto a partire dal 2012 ma è ancora decisamente inferiore ai livelli precedenti alla Grande Recessione, rispetto ai quali si è ridotto dell’ 8, 5% (9, 8% in valori pro capite). - Il Piemonte è una delle regioni più povere del Centro-Nord, con un PIL pro-capite più alto soltanto di Umbria e Marche e simile a 2015 - 2017 quello della Toscana. Evoluzione del Prodotto Interno Lordo a prezzi costanti Pil in milioni di euro Variazione rispetto all'anno precedente Pil pro capite Variazione rispetto all'anno Fonte: elaborazione su dati ISTAT precedente 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 134. 819 132. 033 120. 921 125. 299 126. 473 120. 724 120. 636 119. 587 120. 849 122. 374 123. 372 +0, 8% -2, 1% -8, 4% +3, 6% +0, 9% -4, 5% -0, 1% -0, 9% +1, 1% +1, 3% +1, 1% 31. 290 30. 393 27. 739 28. 717 29. 001 27. 652 27. 383 26. 991 27. 376 27. 822 28. 222 +0, 2% -2, 9% -8, 7% +3, 5% +1, 0% -4, 7% -1, 0% -1, 4% +1, 6% +1, 4% 11

Il PIL pro capite: Asti è una delle aree più povere del Piemonte Dal

Il PIL pro capite: Asti è una delle aree più povere del Piemonte Dal confronto tra province rispetto al PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (ovvero corretto al fine di compensare le distorsioni indotte dalle differenze nei livelli dei prezzi che si osservano tra i territori), Asti nel 2016 risultava essere la penultima provincia piemontese, con un valore di 3. 300 euro inferiore alla media regionale. Torino e Cuneo sono le uniche due province con valori significativamente superiori rispetto alla media (31. 900 euro pro capite), mentre il V-C-O, con un valore di 24. 000 euro, presenta un gap importante rispetto agli altri territori. Pil pro capite a parità di potere d’acquisto. Anno 2016. Piemonte e province piemontesi. 35, 000 30, 000 31, 900 29, 500 28, 000 25, 500 27, 300 26, 500 28, 832 24, 000 25, 000 20, 000 15, 000 10, 000 5, 000 0 Alessandria Asti Fonte: dati IRES Piemonte Biella Cuneo Novara Torino V-C-O Vercelli Piemonte 12

Il valore aggiunto pro-capite: come per il PIL, Asti è al penultimo posto Ø

Il valore aggiunto pro-capite: come per il PIL, Asti è al penultimo posto Ø Tra il 2017 e il 2018 il valore aggiunto pro capite del Piemonte (espresso in prezzi correnti, senza tenere conto dell’inflazione) è cresciuto di quasi 713 euro, ovvero del 2, 6%. Ø La crescita più consistente è stata quella di Torino (+3, 6%), che ha recuperato il primato perduto nel 2017, quando venne superata da Cuneo, che nel 2018 ha fatto registrare una più modesta variazione dell’ 1, 8%. Il Verbano-Cusio-Ossola è cresciuto ad un tasso del 2% ma rimane per distacco la provincia con il più basso valore aggiunto pro capite (meno di 22. 000 euro, che corrispondono quasi a 6. 000 euro in meno rispetto alla media regionale). Ø Asti, con un +1, 8% rispetto al 2017, si posiziona anche nel 2018 al penultimo posto tra le province piemontesi, con un valore aggiunto per abitante di 23. 271 euro. Valore aggiunto pro capite a prezzi correnti 30, 000 25, 682 25, 000 28, 894 23, 271 24, 379 26, 468 29, 342 25, 132 27, 750 21, 964 20, 000 15, 000 10, 000 5, 000 0 Alessandria Asti Biella Cuneo 2016 Novara 2017 Torino V-C-O Vercelli Piemonte 2018 Fonte: stime CCIAA di Cuneo 13

Il lavoro e le imprese

Il lavoro e le imprese

Il tessuto produttivo astigiano dominato dalle micro-imprese, con rischi per la produttività e la

Il tessuto produttivo astigiano dominato dalle micro-imprese, con rischi per la produttività e la tutela sul posto di lavoro - - La nostra regione (dati 2016) ha un tessuto produttivo più frammentato rispetto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia-Romagna, con un 95, 4% di micro-imprese in cui viene impiegato il 43, 2% degli addetti. Solo il 39% degli addetti lavorano in imprese di medie e grandi dimensioni, che presentano migliori indicatori di redditività e garantiscono salari più elevati. Questa percentuale è inferiore a quella della Lombardia (46%) e maggiore rispetto a quella di Veneto (34%) e Toscana (25%). Per quanto riguarda la composizione degli addetti è riscontrabile una certa eterogeneità territoriale, con province come Torino, Vercelli e Biella che contribuiscono ad innalzare la percentuale regionale di addetti delle grandi imprese. Asti e il Verbano-Cusio-Ossola, d’altra parte, sono le province con la più bassa percentuale di addetti delle imprese medie e grandi (rispettivamente il 25, 9% e il 14, 5%) e le uniche in cui più della metà degli addetti si concentra nelle micro-imprese (il 54, 3% ad Asti, il 64, 3% nel V-C-O). La contenuta dimensione di impresa sembra rappresentare un elemento di vulnerabilità per questi due territori caratterizzati attualmente da una bassa produttività, come rilevano gli indicatori sul prodotto interno lordo e sul valore aggiunto. Complessivamente, nella Provincia di Asti, predomina la forma giuridica dell’impresa individuale (il 70, 9% delle imprese attive nel primo trimestre del 2019), mentre le società di capitale costituiscono solo il 10% del totale (contro il 16% a livello regionale). Composizione delle imprese e degli addetti dell’industria, del commercio e dei servizi alle imprese e alle famiglie rispetto alla classe dimensionale dell’impresa. Anno 2016. Grandi regioni del Centro-Nord, Piemonte e province piemontesi. Imprese Addetti 0 -9 10 -49 50 -249 > 250 Alessandria 95, 5% 3, 9% 0, 6% 0, 1% 48, 8% 18, 5% 15, 5% 17, 2% Asti 95, 9% 3, 7% 0, 4% 0, 1% 54, 3% 19, 8% 10, 9% 15, 0% Biella 95, 3% 4, 0% 0, 6% 0, 1% 40, 9% 18, 1% 14, 6% 26, 3% Cuneo 94, 9% 4, 4% 0, 6% 0, 1% 46, 7% 20, 3% 15, 2% 17, 8% Novara 95, 0% 4, 3% 0, 6% 0, 1% 47, 8% 21, 3% 17, 0% 13, 9% Torino 95, 5% 3, 9% 0, 5% 0, 1% 39, 3% 16, 0% 11, 2% 33, 4% Verbano-Cusio-Ossola 96, 0% 3, 6% 0, 4% 0, 0% 64, 3% 21, 3% 11, 6% 2, 9% Vercelli 95, 9% 3, 5% 0, 1% 43, 8% 15, 7% 12, 0% 28, 5% Piemonte 95, 4% 4, 0% 0, 5% 0, 1% 43, 2% 17, 6% 12, 7% 26, 6% Lombardia 94, 1% 5, 0% 0, 7% 0, 1% 35, 2% 19, 2% 15, 5% 30, 2% Veneto 94, 0% 5, 3% 0, 7% 0, 1% 42, 5% 22, 9% 15, 2% 19, 4% Emilia-Romagna 94, 5% 4, 8% 0, 6% 0, 1% 41, 2% 20, 4% 14, 0% 24, 5% Toscana 95, 1% 4, 5% 0, 4% 0, 1% 52, 9% 22, 5% 10, 8% 13, 8% Fonte: elaborazione su dati ISTAT 15

Le retribuzioni medie orarie astigiane sono tra le più basse della regione Le retribuzione

Le retribuzioni medie orarie astigiane sono tra le più basse della regione Le retribuzione media oraria nelle imprese private astigiane è inferiore a quella regionale (13, 6 Euro lordi/ora rispetto a 14, 6 Euro lordi/ora). In particolare, è inferiore a tutte le province ad eccezione del Verbano-Cusio-Ossola: come per il PIL e il valore aggiunto, Asti si colloca al penultimo posto. In tutte le province, le retribuzioni aumentano al crescere della fascia di età ( «effetto anzianità/esperienza» ) e del titolo di studio ( «effetto capitale umano» ). Inoltre sono più alte, in media, per gli uomini rispetto alle donne e per gli italiani rispetto agli stranieri. In media, hanno retribuzioni più basse i lavoratori a tempo determinato e in regime di part time: queste categorie, pertanto, non solo conseguono una retribuzione annua più contenuta per effetto del monte ore (a causa delle discontinuità contrattuali e dell’orario giornaliero ridotto) ma sono anche penalizzate da una retribuzione oraria più bassa. Infine, come ampiamente documentato dalla letteratura, un altro fattore che spiega le differenze retributive è la dimensione di impresa: maggiore la classe dimensionale, più alta la retribuzione dei lavoratori. La ridotta dimensione delle imprese astigiane pare quindi una caratteristica fortemente penalizzante per i salari di questo territorio. Si osservi infatti come, a parità di classe dimensionale, le retribuzioni astigiane sono inferiori alla media regionale soltanto per l’effetto «distorsivo» della provincia di Torino, che contribuisce significativamente ad alzare la media regionale. Dopo quelle torinesi, le grandi imprese verbanesi e astigiane sono quelle che garantiscono le retribuzioni più elevate ai propri dipendenti. Retribuzioni medie orarie dei lavoratori dipendenti del settore privato per diverse caratteristiche del lavoratore. Italia, Piemonte e province piemontesi. Anno 2016. Sesso Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino V-C-O Vercelli Piemonte Italia Luogo di nascita Età M F 15 -29 30 -49 50+ Estero 14, 6 14, 0 14, 8 14, 7 14, 9 16, 1 13, 6 14, 7 15, 4 14, 7 12, 7 13, 1 12, 6 12, 7 13, 2 14, 0 12, 1 13, 0 13, 5 13, 0 11, 4 11, 1 11, 0 11, 4 12, 0 10, 5 11, 4 11, 6 11, 2 13, 7 14, 0 14, 1 14, 9 13, 2 13, 9 14, 5 14, 0 15, 8 15, 6 15, 1 16, 3 16, 5 18, 0 14, 3 15, 9 17, 1 16, 3 11, 5 11, 8 11, 2 11, 6 12, 1 11, 0 12, 1 11, 8 11, 7 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Titolo di studio Fino Italia alla media 14, 3 12, 4 14, 1 12, 2 13, 9 12, 3 14, 4 12, 3 14, 6 12, 4 15, 7 12, 8 13, 3 11, 8 14, 2 12, 2 15, 0 12, 5 14, 4 12, 0 Dipl. 14, 3 14, 4 14, 3 14, 8 15, 5 13, 7 14, 5 15, 0 14, 3 Contratto Regime orario Laurea Deter- Inde- Tempo e oltre minato term. pieno parz. 18, 0 17, 1 16, 8 19, 1 19, 3 20, 1 16, 1 18, 9 19, 5 19, 1 11, 7 11, 4 11, 3 11, 2 11, 8 12, 6 11, 0 11, 9 12, 1 14, 5 14, 2 14, 3 14, 8 14, 9 15, 9 13, 7 14, 7 15, 3 14, 8 14, 6 14, 2 14, 3 14, 5 15, 0 16, 2 13, 6 14, 5 15, 0 11, 8 12, 1 12, 0 11, 9 11, 8 12, 4 11, 4 12, 2 11, 6 Dimensione impresa 0 -9 10 -49 50 -249 250 e Totale più 11, 4 11, 6 12, 2 11, 6 11, 7 12, 0 11, 1 11, 4 11, 8 11, 5 13, 3 12, 8 13, 4 12, 7 13, 3 14, 0 12, 5 13, 4 13, 5 13, 2 15, 5 15, 6 14, 4 15, 5 15, 3 17, 0 15, 9 15, 5 16, 4 15, 2 14, 9 14, 4 15, 0 16, 2 15, 7 14, 2 14, 5 15, 4 15, 2 13, 8 13, 6 13, 7 13, 9 14, 2 15, 2 13, 0 14, 6 14, 0 16

Il lavoro flessibile: Asti contiene l’aumento del tempo determinato Incidenza dei lavoratori dipendenti del

Il lavoro flessibile: Asti contiene l’aumento del tempo determinato Incidenza dei lavoratori dipendenti del settore privato (esclusa l’agricoltura e i servizi domestici) contratti a tempo determinato e stagionale e con regime orario part-time. Anni 2008 e 2017. Piemonte e province. Stagionali e tempo determinato Var % 082008 2017 17 17, 6% 22, 2% +4, 6% Alessandria 19, 3% 21, 5% +2, 1% Asti 16, 2% 20, 3% +4, 1% Biella 20, 0% 24, 7% +4, 7% Cuneo 17, 4% 21, 9% +4, 6% Novara 18, 3% 20, 9% +2, 6% Torino 23, 1% 31, 0% +7, 9% Verbano-Cusio-Ossola 19, 5% 23, 5% +4, 0% Vercelli 18, 5% 22, 0% +3, 5% Piemonte Fonte: Elaborazione su dati INPS Part-time 2008 2017 21, 7% 19, 3% 20, 4% 19, 7% 21, 0% 21, 5% 21, 7% 20, 4% 21, 1% 28, 5% 27, 8% 28, 2% 27, 0% 27, 8% 28, 9% 32, 4% 26, 6% 28, 5% Var % 0817 +6, 8% +8, 6% +7, 8% +7, 3% +6, 7% +7, 4% +10, 6% +6, 2% +7, 4% 17

Il basso livello di capitale umano della popolazione piemontese: Asti è tra le ultime

Il basso livello di capitale umano della popolazione piemontese: Asti è tra le ultime province in Italia nella creazione di nuovi laureati Ø L’incidenza dei laureati tra gli occupati (si vedano le osservazioni di De Panizza e De Santis pubblicate in ISTAT (2018)), è un indicatore dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto rappresenta la diffusione del capitale umano di maggiore qualità nel tessuto produttivo. Una bassa offerta di capitale umano è un ostacolo alla capacità innovativa e rappresenta, come abbiamo mostrato, un fattore penalizzante per le retribuzioni del lavoro dipendente. Rileviamo, a questo proposito, che nell’ultimo decennio si è accentuato gravemente il gap tra Piemonte e Veneto da una parte e Lombardia, Toscana e Emilia-Romagna dall’altra. I laureati nel 2018 rappresentavano il 21, 9% degli occupati piemontesi, più del 20, 8% del Veneto ma circa 2 punti percentuali in meno di Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana. Ø Il Piemonte è anche, tra le grandi regioni del Centro-Nord, quella in cui si è prodotta la crescita più bassa del peso dei laureati tra gli occupati (+5, 9 punti percentuali tra il 2008 e il 2018). Ø Il livello di capitale umano espresso dalla popolazione piemontese è molto basso: ad eccezione di Biella e Torino, tutte le province del Piemonte si collocano agli ultimi posti nella classifica italiana del tasso di nuovi laureati ogni 1. 000 giovani residenti. Asti nel 2016 si trovava al 102 esimo posto, tra le 110 province italiane, con un tasso di 59 per 1. 000 residenti. Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino V-C-O Vercelli Laureati nella popolazione 25 -30 (2016) Valori per 1. 000 abitanti Posizione nella classifica delle arrotondati Province all’unità 67 87/110 59 102/110 79 33/100 57 105/110 64 94/110 69 78/110 62 98/110 61 100/110 Fonte: dati Sole 24 Ore Numero medio di anni di studio nella popolazione over 25 (2016) Valore arrotondato all’unità Posizione nella classifica delle Province 10 10 11 10 10 10 53/110 80/110 48/110 81/110 19/110 27/110 71/110 75/110 18

La formazione professionale: Asti «maglia nera» del 2017 Nel 2017, le imprese torinesi e

La formazione professionale: Asti «maglia nera» del 2017 Nel 2017, le imprese torinesi e vercellesi hanno attivato iniziative di formazione per il personale in proporzione maggiore rispetto a quelle delle altre province piemontesi. Asti si distingue, in negativo, per la più bassa percentuale della Regione (26, 6% rispetto a quella regionale complessiva del 30, 5%). Essa mostra rispetto al 2016 un calo del 2, 6% che non trova riscontro nelle altre province, in cui la propensione alla formazione è aumentata (ad eccezione di Cuneo, dove si è osservato un calo dell’ 1, 3%). Ancora una volta, il gap della nostra provincia sembra in parte attribuibile alla scarsa incidenza di aziende medie e grandi che, in tutte le aree considerate, hanno fatto ricorso alla formazione in proporzione maggiore rispetto a quelle piccole e micro. Basti considerare che, nel 2016, il 66, 1% delle imprese astigiane con più di 50 addetti ha attivato la formazione a fronte di un 26, 1% osservato tra le imprese fino a 49 addetti. Percentuale di imprese che hanno fatto formazione. Anni 2016 e 2017. Piemonte e province. Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino V-C-O Vercelli Piemonte Dimensione di impresa (numero di addetti) 2016 1 -49 50+ 23, 2 65, 6 26, 1 66, 1 26, 6 66, 7 28, 3 70, 6 25, 3 69, 2 27, 6 72, 7 23, 4 70, 8 25, 0 72, 2 26, 6 70, 3 Settore economico 2016 Industria 29, 0 35, 9 31, 2 37, 9 33, 8 34, 3 35, 5 33, 5 34, 2 Servizi 25, 1 25, 0 30, 3 26, 4 26, 2 28, 1 21, 3 27, 0 Totale 2016 26, 5 29, 2 30, 7 29, 1 30, 1 26, 1 29, 3 29, 5 2017 28, 8 26, 6 30, 9 29, 4 30, 2 31, 7 27, 3 31, 4 30, 5 Fonte: dati Excelsior 19

Il mancato decollo delle Start Up Innovative: solo 6 registrate ad Asti Ø In

Il mancato decollo delle Start Up Innovative: solo 6 registrate ad Asti Ø In valori assoluti il Piemonte è la 6° regione d’Italia per numero di Start Up Innovative (502, al primo trimestre del 2018) ma, considerando la loro «densità» (il numero di SUI in rapporto alla popolazione residente di 23 -55 anni), si posiziona soltanto al 13° posto. L’indice di densità piemontese è pari a 1, 8, mentre il Lazio ha un indice di 20, l’Emilia-Romagna e la Basilicata di 19, la Lombardia di 15. Solo a Torino e Novara la loro diffusione è in linea con la media nazionale. Le SUI piemontesi si caratterizzano inoltre per una bassa redditività: i ricavi, la posizione finanziaria netta ( «debiti finanziari» - [ «attività finanziarie a breve» + «disp. Liquide» ]) e il ROI (rapporto tra utile netto esercizio e capitale proprio) forniscono una panoramica sull’incerta fruttuosità dell’investimento nelle SUI e sulle potenziali difficoltà a stabilizzare/incrementare il proprio business. Il loro valore aggiunto netto mediano è poco meno della metà di quello dell’Emilia-Romagna e 1/3 di quello veneto. Ø Asti, con 0, 4 SUI ogni 1. 000 imprese, era nel 2018 la provincia con la minor diffusione dopo Vercelli. Delle 502 start up innovative piemontesi, solo 6 sono localizzate nella nostra provincia: una operante nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, una nella ricerca e sviluppo, una nella produzione di software e consulenza informatica, una nella fabbricazione di autoveicoli e due nella fabbricazione di macchinari. SUI ogni 1. 000 imprese. Primo trimestre 2018. Piemonte e province. 1. 8 1. 6 1. 4 1. 2 1 0. 8 0. 6 0. 4 0. 2 0 1. 7 1. 5 1. 2 0. 9 0. 6 te lli Pi em on ce Ve r -O C V- o rin Al To ov ar a N C un eo 0. 3 Bi el la As ti 0. 4 es sa nd r ia 0. 5 0. 8 Fonte: Elaborazione su dati CCIAA e Movimprese 20

La bassa remunerazione del fattore lavoro Ø La remunerazione del fattore lavoro (dato relativo

La bassa remunerazione del fattore lavoro Ø La remunerazione del fattore lavoro (dato relativo al 2015 e riferito a tutti i settori non agricoli) è più bassa nelle province di Cuneo, V-C-O e Asti, mentre presenta valori dell’indice più alti nelle province di Torino e Vercelli. Ø Asti è al terzultimo posto in questo indicatore che esprime l’incidenza delle retribuzioni sul valore aggiunto, pari, nel complesso di tutte le attività produttive, al 38, 5%. Pertanto, le disparità salariali con le altre province potrebbero dipendere non soltanto dalla bassa produttività ma anche da una più bassa remunerazione del lavoro. Questo risultato è il frutto, in particolare, di un gap retributivo nei settori dei servizi, dove l’indice è inferiore al 35%, mentre nelle industrie risulta pari al 41, 3%, più di Cuneo, di Novara e del V-C-O. on te em Pi rc el li Ve -O us io o. C Industria Ve rb an Industria + Servizi Fonte: elaborazione su dati ISTAT s. . . o rin To ov ar a N un eo C el la Bi As ti Al es sa n dr ia Indice di remunerazione del fattore lavoro nei servizi e nell’industria (incidenza delle retribuzioni sul valore aggiunto). Anno 2015. Piemonte e province piemontesi. 50% 41. 9% 41. 2% 40. 5% 45% 40. 2% 38. 5% 37. 6% 36. 8% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Servizi 21

Il mercato del lavoro: la debole ripresa dell’occupazione, le difficoltà della forza lavoro più

Il mercato del lavoro: la debole ripresa dell’occupazione, le difficoltà della forza lavoro più giovane In una fase di ripresa dell’occupazione che ha interessato la maggior parte delle aree del Centro-Nord (compreso il Piemonte) grazie all’accresciuta partecipazione femminile e all’aumento delle posizioni di lavoro dipendente, il mercato del lavoro di Asti si contraddistingue per il perdurare di alcuni storici fattori di debolezza. Infatti, la nostra provincia si distingue con il V-C-O per una complessiva immobilità dell’offerta di lavoro, se valutata su base decennale. Rispetto al 2008, il suo tasso di attività (dato dal rapporto tra forze di lavoro e popolazione residente), considerando soltanto gli individui tra 15 e 64 anni, è rimasto quasi immobile (+0, 4 punti percentuali) a fronte di una crescita regionale di 3, 2 punti. Il suo tasso di occupazione, inoltre, è diminuito di 2, 5 punti percentuali, collocandosi al 64% nell’ultimo anno di rilevazione, ovvero nella posizione più bassa tra le province piemontesi. Il calo è spiegato interamente dalla dinamica del tasso femminile, in grave ritardo rispetto alla media regionale (-4 punti percentuali) e persino in calo dal 2008, mentre in tutti i paesi europei (Italia compresa) fornisce il maggior contributo alla crescita dell’occupazione. La disoccupazione non si è ridotta in misura significativa nemmeno rispetto al 2013, quando gli effetti della Grande Recessione colpivano più duramente il Paese, ed è preoccupante la sostanziale immobilità del tasso di disoccupazione giovanile, pari al 23, 1%. In tutte le altre aree del Piemonte questo indicatore, seppure si mantenga molto al di sopra degli standard europei, ha invece intrapreso un percorso di discesa. Considerando le aree in maggiore difficoltà, il tasso di disoccupazione giovanile è sceso in cinque anni di 5, 6 punti percentuali ad Alessandria, di 7, 4 punti a Biella e di 8, 7 punti a Torino. Il miglioramento più sensibile è stato registrato a Vercelli, dove è sceso di quasi 20 punti. Principali indicatori del mercato del lavoro. Anni 2008, 2013 e 2018. Italia, Piemonte e province piemontesi Tasso di attività (15 - Tasso di occupazione disoccupazione (15 e disoccupazione 64) (15 -64) femminile (15 -64) oltre) giovanile (15 -29) 2008 2013 2018 2008 2013 2018 Alessandria 65, 1 69, 6 71, 9 61, 2 64, 6 53, 7 53, 2 57, 8 4, 8 11, 7 10, 0 9, 7 27, 1 21, 5 Asti 69, 5 69, 0 69, 9 66, 5 62, 3 64, 0 57, 6 55, 0 54, 8 4, 2 9, 6 8, 4 9, 6 23, 8 23, 1 Biella 70, 8 70, 3 73, 3 67, 4 63, 4 68, 4 60, 6 58, 5 64, 1 4, 8 9, 6 6, 5 10, 2 31, 0 22, 6 Cuneo 71, 0 70, 2 71, 8 68, 5 65, 3 68, 6 59, 7 57, 6 59, 8 3, 5 6, 8 4, 3 5, 4 19, 2 11, 8 Novara 69, 1 69, 4 70, 5 65, 2 60, 8 64, 3 54, 6 53, 4 55, 6 5, 5 12, 3 8, 5 14, 0 31, 7 18, 6 Torino 68, 6 69, 6 72, 6 64, 7 61, 6 65, 8 57, 4 55, 7 59, 8 5, 6 11, 3 9, 2 12, 2 31, 3 22, 6 Verbano-Cusio-Ossola 69, 1 67, 7 68, 3 65, 6 62, 7 64, 3 56, 4 55, 0 55, 1 5, 0 7, 3 5, 7 7, 2 17, 4 10, 7 Vercelli 67, 5 71, 3 71, 7 64, 5 62, 7 66, 4 54, 7 56, 2 57, 0 4, 4 11, 9 7, 2 10, 2 37, 5 17, 7 Piemonte 68, 7 69, 6 71, 9 65, 2 62, 2 65, 9 57, 1 55, 6 58, 9 5, 1 10, 5 8, 2 10, 6 28, 4 19, 9 Italia 62, 9 63, 4 65, 6 58, 6 55, 5 58, 5 47, 2 46, 5 49, 5 6, 7 12, 1 10, 6 15, 3 29, 8 24, 8 Fonte: Elaborazione su dati ISTAT 22

Composizione per età forza lavoro: dopo Biella, Asti ha gli occupati meno giovani La

Composizione per età forza lavoro: dopo Biella, Asti ha gli occupati meno giovani La scarsa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro è confermata dall’andamento degli indicatori: il tasso di occupazione dei giovani 1529 enni del Piemonte è sceso dal 52, 8% del 2004 al 42, 8% del 2011 fino al 37, 1% rilevato nel 2018. Questo andamento è stato condizionato dalla lunga fase di recessione che ha penalizzato le fasce più giovani rispetto a quelle degli «insider» anziani più tutelati, contribuendo ad accentuare la «dualizzazione» del mercato del lavoro italiano. Tuttavia risultano cruciali anche i cambiamenti nella piramide demografica, elementi di natura culturale e abitativa, la crescita della partecipazione ai percorsi universitari, l’innalzamento dell’età media del pensionamento, le carenze del sistema scolastico e la scarsa partecipazione ai programmi di formazione professionale, proprio in una stagione di profondi cambiamenti nella struttura demografica che impongono una riflessione sulle necessità di riformare il mondo dell’istruzione e di creare maggiori sinergie con quello dell’impresa. Un altro elemento di rilievo è il blocco del turnover nella Pubblica Amministrazione, dove gli occupati giovani si sono dimezzati nell’arco di dieci anni (ISTAT, 2019). La forza lavoro piemontese (e italiana) è in una fase di senilizzazione critica (che rischia di generare squilibri nell’offerta di capitale umano), solo in parte giustificata dai cambiamenti nella piramide demografica. La percentuale di lavoratori 15 -29 enni sul totale è passata dal 18, 9% del 2004 al 12% del 2018 e, nello stesso lasso di tempo, gli ultrasessantacinquenni sono passati dal 10, 3% al 21, 2%. Nella nostra provincia gli occupati giovani sono una percentuale ancor più ridotta (10, 9%), che supera soltanto quella di Biella, la provincia più anziana del Piemonte. Composizione anagrafica degli occupati. Anni 2004, 2011 e 2018. Piemonte e province piemontesi. 2004 15 -29 anni 30 -54 anni Alessandria 18, 6% Asti 18, 4% Biella 19, 8% Cuneo 20, 4% Novara 19, 1% Torino 18, 4% Verbano-Cusio-Ossola 20, 8% Vercelli 18, 2% Piemonte 18, 9% Italia 18, 9% Fonte: elaborazione su dati ISTAT 69, 8% 70, 5% 70, 6% 67, 4% 72, 0% 71, 7% 71, 2% 71, 0% 70, 8% 69, 8% 2011 55 e più anni 11, 6% 11, 1% 9, 6% 12, 3% 8, 8% 9, 9% 8, 0% 10, 8% 10, 3% 11, 3% 15 -29 anni 30 -54 anni 12, 6% 13, 8% 12, 5% 17, 4% 13, 7% 13, 3% 13, 6% 14, 1% 13, 9% 72, 8% 70, 7% 74, 7% 69, 0% 73, 2% 73, 1% 71, 3% 72, 4% 72, 1% 2018 55 e più anni 14, 5% 15, 5% 12, 8% 13, 6% 13, 3% 13, 1% 13, 6% 15, 1% 13, 6% 14, 1% 15 -29 anni 30 -54 anni 11, 7% 10, 9% 10, 4% 14, 7% 11, 8% 11, 6% 13, 0% 12, 1% 12, 0% 65, 7% 65, 6% 64, 9% 69, 5% 67, 6% 65, 8% 64, 6% 66, 8% 66, 4% 55 e più anni 23, 3% 23, 4% 24, 0% 20, 4% 18, 6% 20, 8% 21, 2% 23, 3% 21, 2% 21, 5% 23

La composizione degli occupati Ø Il 27, 2% degli occupati della Provincia di Asti

La composizione degli occupati Ø Il 27, 2% degli occupati della Provincia di Asti sono lavoratori indipendenti: una percentuale in forte calo nell’ultimo triennio, all’inizio del quale raggiungeva il 32, 4%. Ø La forza lavoro locale è impiegata per il 9, 3% nel settore agricolo, per il 26% nel settore manifatturiero, per l’ 8, 2% nelle costruzioni e per il 55, 6% nei servizi. Rispetto al 2008 l’occupazione astigiana non si è «terziarizzata» come avvenuto nella maggior parte delle aree del paese, ma ha aumentato il proprio peso nei settori dell’agricoltura e delle industrie. Composizione degli occupati per settore di attività economica e incidenza dei lavoratori indipendenti sul totale degli occupati. Periodo 2008 -2018. Provincia di Asti. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 40. 5% 41. 0% 19. 2% 15. 6% 7. 8% 8. 2% 23. 8% 26. 0% 8. 6% 9. 3% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Agricoltura, silvicoltura, pesca Industria escluse costruzioni Commercio, alberghi, ristorazioni Altri servizi Indipendenti Fonte: Elaborazione su dati ISTAT 2017 2018 24

La composizione delle imprese: meno della metà sono attive nei servizi Ø Il tessuto

La composizione delle imprese: meno della metà sono attive nei servizi Ø Il tessuto produttivo della nostra provincia mostra, in affinità con quello cuneese, una consistente presenza di imprese agricole, che incidono per il 28, 6% sul totale delle imprese astigiane e soltanto per il 13, 5% sul totale delle imprese piemontesi. Il complesso del settore industriale (costruzioni, manifattura e altre industrie) comprende il 24% delle imprese attive (un’incidenza leggermente inferiore a quella regionale). Le imprese attive nei servizi sono meno del 50%, mentre la stessa percentuale supera il 60% a Biella, a Novara e nel V-C-O ed è vicina al 70% nella provincia di Torino. Ø Il valore aggiunto prodotto dalle circa 6. 000 imprese agricole dell’Astigiano è tuttavia una quota marginale rispetto al totale, essendo pari soltanto al 4, 2%. Il settore delle industrie produce il 29, 7% del valore aggiunto (il 21, 2% se si considera soltanto la manifattura), quello dei servizi il 66, 1%. Composizione delle imprese attive per settore economico. Primo trimestre 2019. Piemonte e province Agricoltura Costruzioni Alessandria 20, 4% 15, 5% Asti 28, 6% 14, 9% Biella 9, 6% 16, 0% Cuneo 30, 8% 13, 5% Novara 7, 9% 17, 3% Torino 6, 2% 15, 6% VCO 5, 8% 17, 6% Vercelli 15, 8% 16, 4% Piemonte 13, 5% 15, 4% Fonte: Elaborazione su dati Movimprese Industria escluse le costruzioni 10, 3% 9, 1% 12, 4% 9, 2% 12, 3% 9, 7% 12, 2% 10, 7% 10, 0% Servizi 53, 8% 47, 4% 62, 0% 46, 6% 62, 6% 68, 5% 64, 4% 57, 1% 61, 0% Totale 100, 0% 100, 0% 100, 0% 25

Il settore agricolo: le minacce alla crescita Ø La produzione agricola astigiana è stata

Il settore agricolo: le minacce alla crescita Ø La produzione agricola astigiana è stata protagonista di una crescita nell’arco dell’ultimo decennio. Seppure resti marginale, la sua quota di valore aggiunto è cresciuta dal 3, 6% al 4, 2% nel periodo 2008 -2016. Questo è avvenuto in una fase di ricomposizione del tessuto produttivo agricolo, durante la quale le imprese si sono ridotte di un quarto nell’arco di dieci anni, con un calo che ha interessato esclusivamente le imprese individuali (passata da 7. 861 a 5. 494), mentre le società di capitale e le società di persone, anche se costituiscono soltanto una piccola frazione del totale, sono aumentate (da 393 a 482). Alcuni risultati positivi riguardano le produzioni di alta qualità legate all’industria agro-alimentare (come il comparto viti-vinicolo) che hanno conseguito negli ultimi anni ottime performance sui mercati internazionali. Ø Le sfide per il futuro del settore agricolo astigiano riguardano, da un lato, la competitività delle micro imprese, la cui decimazione prosegue incessante, dall’altro il mancato ricambio generazionale nelle aziende a conduzione familiare (alcune esperienze e testimonianze riferiscono un declino della propensione dei giovani a farsi carico dell’eredità aziendale) e le difficoltà nel reperire forza lavoro, accresciute con il progressivo venire meno dell’offerta dall’Europa Orientale. I dati dell’INPS confermano una netta riduzione delle aziende a conduzione familiare di piccole dimensioni. I coltivatori diretti con 3 collaboratori o meno si sono ridotti dal 21 al 25% a seconda delle dimensione aziendale, mentre gli imprenditori agricoli, che a differenza dei coltivatori diretti non si dedicano Aziende per tipologia. 2008 e 2017. Asti. (+66, 7%). necessariamente alla coltivazione in primaagricole persona, sono passati. Anni da 81 a 135 tra Provincia il 2008 e di il 2017 Coltivatori diretti - di cui solo titolare - di cui con 1 collaboratore - di cui con 2 collaboratori - di cui con 3 collaboratori - di cui con 4 e più collaboratori Coloni e mezzadri Imprenditori agricoli professionali Totale Fonte: Elaborazione su dati INPS 2008 5. 043 3. 587 1. 146 243 53 14 4 81 5. 128 2017 3. 879 2. 826 807 191 40 15 0 135 4. 014 Var. % 08 -17 -23, 1% -21, 2% -29, 6% -21, 4% -24, 5% +7, 1% -100, 0% +66, 7% -21, 7% 26

Il sotto-utilizzo del territorio: in calo la superficie agricola utilizzata Superficie agricola utilizzata. Periodo

Il sotto-utilizzo del territorio: in calo la superficie agricola utilizzata Superficie agricola utilizzata. Periodo 2007 -2018. Provincia di Asti. 65, 500 Ettari 64, 500 64, 708 63, 500 62, 356 61, 500 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Fonte: dati ARPA Piemonte 27

Il quadro regionale: la crescita dell’occupazione sostenuta dalle forme contrattuali flessibili e la parziale

Il quadro regionale: la crescita dell’occupazione sostenuta dalle forme contrattuali flessibili e la parziale inversione di tendenza del 2018 -2019 La ripresa delle assunzioni nelle imprese piemontesi, iniziata dopo il minimo toccato nel 2013, sembrava essersi arrestata nel 2015 con la fine degli incentivi previsti dalla riforma del mercato del lavoro (Jobs Act). Tuttavia, dopo una riduzione nel 2016, il numero degli avviamenti è tornato a crescere. L’impennata del 2017 va messa in relazione al miglioramento delle condizioni economiche generali, alle ottime prestazioni delle province di Torino, Novara e - soprattutto – Cuneo, e, infine, al ricorso maggiore, da parte delle aziende, di forme contrattuali flessibili, che ha incrementato il turnover, determinando una crescita concomitante delle procedure di cessazione. Nel 2018 il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato positivo per circa 32. 800 unità, con un calo di 2. 100 rispetto al 2017. Infatti, risultano cresciute le assunzioni e, in misura maggiore, anche le cessazioni a causa dell’incremento delle interruzioni di contratti a termine. Come per i due anni precedenti, anche nel 2018 l’ultimo trimestre dell’anno è stato caratterizzato da un più alto numero di cessazioni. Un altro cambiamento è dato dall’aumento del peso dei contratti a tempo indeterminato sulle nuove procedure: aumentano infatti i nuovi contratti «stabili» (+12, 7% tra il 2017 e il 2018), le cessazioni di contratti a termine (+7, 6%) e, soprattutto, le trasformazioni dal tempo determinato all’indeterminato o all’apprendistato (+97, 9%). Queste novità sembrano riconducibili almeno a tre fattori: Ø L’alto volume di contratti a termine attivati tra il 2017 e il 2018 che hanno comportato un «fisiologico» aumento delle trasformazioni; Ø Gli incentivi per le assunzioni di Under 15 previsti dalla Legge di Bilancio 2018; Ø Le restrizioni introdotte per i contratti a termine (in particolare l’obbligo della causale previsto dal «Decreto Dignità» ) che hanno indotto le imprese ad adottare altre strategie per le assunzioni, comprese le trasformazioni contrattuali. In quest’ottica sarà opportuno monitorare l’andamento delle aperture di partite IVA, per le quali è stato recentemente esteso il limite di ricavi (da 30. 000 a 65. 000 euro) che consente di aderire al regime di tassazione forfettaria al 15%. Uno dei timori legati a questa misura è che lo strumento possa essere utilizzato come sostituto improprio dei contratti a tempo determinato. Nel primo trimestre del 2019 (primo anno di applicazione del nuovo regime), le aperture in Piemonte sono aumentate dell’ 11, 2%. Queste novità hanno avuto l’effetto di invertire la tendenza registrata negli anni precedenti, facendo aumentare nel 2018 l’incidenza dei nuovi contratti a tempo indeterminato. Nel primo trimestre del 2019 gli avviamenti a tempo indeterminato mostrano un’ulteriore crescita rispetto allo stesso periodo del 2018 (da 27 mila a 32 mila e 300) e quelli a termine calano di 20 mila unità. Inoltre, le trasformazioni a tempo indeterminato crescono da 8 mila e 900 a 17 mila e 600, accentuando le tendenze osservate nel 2018. I movimenti, complessivamente, sono in calo, sia dal lato delle cessazioni sia, soprattutto, dal lato delle assunzioni, determinando un peggioramento del saldo complessivo, che resta positivo per 23. 800 unità (-5. 800 rispetto al primo trimestre del 2018). 28

Il quadro regionale: la crescita dell’occupazione sostenuta dalle forme contrattuali flessibili e la parziale

Il quadro regionale: la crescita dell’occupazione sostenuta dalle forme contrattuali flessibili e la parziale inversione di tendenza del 2018 -2019 Assunzioni, cessazioni, trasformazioni e saldo dal I trimestre del 2016 al IV del 2018 (valori in migliaia) Assunzioni Totale Cessazioni Tempo ind. Tempo + Apprend. determinato Totale Trasformazioni da tempo determinato in tempo Tempo indeterminato o + Apprend determinato apprendistato -1, 9 +22, 3 4, 5 Saldo Assunzioni-Cessazioni Tempo ind. Tempo + Apprend determinato Totale I 86, 7 22, 2 64, 5 66, 3 24, 1 42, 2 +20, 4 II 87, 8 20, 2 67, 6 73, 6 25, 4 48, 2 +14, 2 -5, 3 +19, 5 4, 2 2016 III 90, 0 17, 7 72, 3 88, 9 25, 5 63, 4 +1, 1 -7, 7 +8, 9 5, 2 IV 96, 4 23, 8 72, 6 110, 0 30, 2 79, 8 -13, 6 -6, 3 -7, 2 11, 8 I+II+IV 361, 0 83, 9 277, 0 338, 8 105, 2 233, 6 +22, 2 -21, 3 +43, 3 25, 7 I 103, 7 23, 0 80, 7 77, 6 26, 7 50, 9 +26, 1 -3, 6 +29, 7 4, 4 II 118, 1 21, 0 97, 1 93, 2 26, 0 67, 2 +25, 0 -5, 0 +30, 0 4, 6 2017 III 114, 5 19, 0 95, 5 110, 8 26, 9 83, 9 +3, 8 -7, 9 +11, 7 4, 8 IV 113, 5 19, 5 94, 0 133, 4 31, 1 102, 4 -20, 0 -11, 6 -8, 3 5, 3 I+II+IV 450, 1 82, 6 367, 5 415, 2 110, 8 304, 4 +34, 9 -28, 2 +63, 1 19, 1 I 126, 8 27, 0 99, 8 97, 2 26, 1 71, 2 +29, 6 0, 9 +28, 7 8, 9 II 123, 1 22, 4 100, 7 105, 8 27, 3 78, 4 +17, 3 -4, 9 +22, 2 7, 0 2018 III 114, 2 21, 8 92, 4 112, 7 26, 8 85, 9 +1, 5 -5, 0 +6, 5 9, 3 IV 106, 9 22, 0 85, 0 122, 5 30, 5 92, 0 -15, 6 -8, 5 -7, 1 12, 5 I+II+IV 471, 0 93, 1 377, 9 438, 2 110, 7 327, 5 +32, 8 -17, 6 +50, 4 37, 8 112, 0 32, 3 79, 8 88, 2 27, 1 61, 0 +23, 8 +5, 2 +18, 8 17, 6 2019 I Nota 1: sono assimilati al «tempo determinato» i contratti a termine, in somministrazione, di lavoro intermittente e stagionali. Nota 2: sono esclusi dall’analisi i contratti per i lavoratori domestici e per le prestazioni di lavoro occasionale. Fonte: Elaborazione su dati INPS 29

Gli avviamenti contrattuali ad Asti: nel corso del 2018 aumentano i contratti nel settore

Gli avviamenti contrattuali ad Asti: nel corso del 2018 aumentano i contratti nel settore agricolo, nelle fasce di età più anziane e nella componente maschile della forza lavoro Ø Dalle rilevazioni effettuate presso i centri per l’impiego, emerge che nella nostra Provincia, tra il 2017 e il 2018, gli avviamenti contrattuali complessivi sono passati da 29. 476 a 31. 443, per una crescita di circa 2. 000 unità (+6, 7%). Secondo lo stesso Osservatorio, mentre a livello Piemontese i contratti a tempo indeterminato (compreso l’apprendistato) crescevano dell’ 11, 9% nell’Astigiano questa variazione era più contenuta, del 7, 4%. La crescita degli avviamenti nella nostra Provincia, infatti, continua ad essere sostenuta dal ricorso alle forme contrattuali flessibili (+6, 5%), che a livello regionale sono rimaste sostanzialmente stabili (+1, 7%). L’ 82, 4% dei nuovi contratti firmati ad Asti nel corso del 2018 sono a termine, mentre la percentuale regionale è del 79, 9%. Ø Più della metà della crescita degli avviamenti, infatti, è spiegata dalla dinamica del settore agricolo (+13, 3%), dove è forte l’incidenza dei rapporti stagionali e i lavoratori sono in prevalenza uomini. A questo proposito, è da sottolineare come la crescita dei nuovi contratti sia dovuta quasi interamente dalla componente maschile: le assunzioni di lavoratori uomini sono aumentate del 10, 6%, quelle di lavoratrici donne del 2, 1%. Anche le assunzioni negli altri settori sono aumentate, seppure a tassi più contenuti: +5, 9% nell’industria in senso stretto, +1, 0% nelle costruzioni, +3, 9% nei servizi. Ø Rispetto alla fascia di età, sono i contratti ai lavoratori anziani (over 50) a vivere la crescita più marcata (+11, 2%), superiore anche rispetto a quella dei contratti dei giovani 15 -29 enni (+6, 9%). Pur non essendo disponibili dati che possano confermare l’ipotesi, anche questa variazione potrebbe essere spiegata dalla performance positiva del settore agricolo. Ø Si rammenta tuttavia che l’andamento positivo del 2018 è stato seguito da una battuta d’arresto nel settore dell’industria che ha portato a una riduzione tendenziale del 2, 6% nel primo trimestre del 2019. 30

Gli avviamenti contrattuali ad Asti: nel corso del 2018 aumentano i contratti nel settore

Gli avviamenti contrattuali ad Asti: nel corso del 2018 aumentano i contratti nel settore agricolo, nelle fasce di età più anziane e nella componente maschile della forza lavoro Numero di avviamenti contrattuali (al netto di quelli giornalieri). Anni 2017 e 2018. Provincia di Asti. Contributi alla crescita 2017 -2018 degli avviamenti contrattuali. Provincia di Asti. Maschi Femmine Agricoltura Industria in senso stretto Edilizia Servizi Tempo determinato Tempo ind. + Apprend. 15 -29 30 -39 40 -49 50 e oltre Totale 2017 2018 Sesso 15. 948 17. 634 13. 528 13. 809 Settore economico 8. 113 9. 189 5. 000 5. 295 1. 615 1. 631 14. 748 15. 328 Tipologia contrattuale 24. 319 25. 906 5. 157 5. 537 Età 9. 854 10. 534 6. 596 6. 983 7. 050 7. 279 5. 976 6. 647 29. 476 31. 443 Fonte: Elaborazione su dati ORLM Var. % 17 -18 2, 500 +10, 6% +2, 1% 2, 000 +13, 3% +5, 9% +1, 0% +3, 9% +6, 5% +7, 4% +6, 9% +5, 9% +3, 2% +11, 2% +6, 7% 1, 500 1, 000 500 0 Sesso Settore Tipologia Classe di età contrattuale 31

La scarsa capacità di auto-contenimento della forza lavoro In parte legato alle caratteristiche negative

La scarsa capacità di auto-contenimento della forza lavoro In parte legato alle caratteristiche negative del mercato del lavoro astigiano (bassa redditività, bassa occupazione, lavoro povero, …) è il fenomeno del mancato auto-contenimento della forza lavoro la quale, in misura maggiore rispetto alla media regionale, tende a stabilire la propria sede di occupazione in altre province, a danno del capitale umano a disposizione del tessuto produttivo locale e della capacità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, soprattutto per le lavoratrici donne. Se si considerano gli avviamenti al lavoro tra gennaio e dicembre 2018 di persone che risiedono nella Provincia di Asti (limitatamente alle procedure dei centri per l’impiego piemontesi), ben il 29, 4% ha riguardato posti di lavoro fuori provincia: solo Vercelli presenta una più bassa capacità di auto-contenimento della propria forza lavoro. Ad Alessandria questa percentuale è dell’ 11, 3%, a Cuneo del 7, 8% e nel V-C-O del 9, 1%. Quello degli spostamenti per lavoro fuori provincia appare come un fenomeno di entità inedita, almeno al confronto con le altre province piemontesi. Infatti, nel 2011, in occasione del censimento della popolazione, era stata rilevata, sulla popolazione in età da lavoro della Provincia di Asti, una percentuale di pendolari per motivi di lavoro pari al 33, 8%, persino più bassa rispetto a quella regionale (35%). Composizione degli avviamenti contrattuali (al netto di quelli giornalieri) tra gennaio e settembre 2018 rispetto alla provincia in cui è situato il posto di lavoro. Nella provincia di residenza Alessandria 88, 7% Asti 70, 6% Biella 82, 0% Cuneo 92, 2% Novara 88, 7% Torino 94, 6% V-C-O 90, 9% Vercelli 64, 9% Piemonte 90, 1% Fonte: Elaborazione su dati ORML Fuori dalla provincia di residenza 11, 3% 29, 4% 18, 0% 7, 8% 11, 3% 5, 4% 9, 1% 35, 1% 9, 9% 32