Lultimo Calvino uno scetticismo attivo Lideale che si

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L’ultimo Calvino: uno scetticismo “attivo” L’ideale che si sono costruiti gli scienziati nel corso

L’ultimo Calvino: uno scetticismo “attivo” L’ideale che si sono costruiti gli scienziati nel corso di tutto questo inizio di secolo è stato una presentazione della scienza non come conoscenza ma come regola e metodo. Si dànno delle nozioni (indefinibili), degli assiomi e delle istruzioni per l’uso, insomma un sistema di convenzioni. Ma questo non è forse un gioco che non ha nulla di diverso dagli scacchi o dal bridge? Prima di procedere nell’esame di questo aspetto della scienza, ci dobbiamo fermare su questo punto: la scienza è una conoscenza, serve a conoscere? E dato che si tratta (sin questo articolo) di matematica, che cosa si conosce di matematica? Precisamente: niente. E non c’è niente da conoscere. Non conosciamo il punto, il numero, il gruppo, l’insieme, la funzione più di quanto conosciamo l’elettrone, la vita, il comportamento umano. Non conosciamo il mondo delle funzioni e delle equazioni differenziali più di quanto “conosciamo” la Realtà Concreta Terreste e Quotidiana. Tutto ciò che conosciamo è un metodo accettato (consentito) come vero dalla comunità degli scienziati, metodo che ha anche il vantaggio di connettersi alle tecniche di fabbricazione. Ma questo metodo è anche un gioco, più esattamente quello che si chiama un jeu d’esprit. Perciò l’intera scienza, nella sua forma compiuta, si presenta e come tecnica e come gioco. Cioè né più né meno di come si presenta l’altra attività umana: l’Arte. Calvino, Il pensiero di R. Quenau

Lezioni americane: Visibilità Sarà possibile la letteratura fantastica nel Duemila, in una crescente inflazione

Lezioni americane: Visibilità Sarà possibile la letteratura fantastica nel Duemila, in una crescente inflazione d’immagini prefabbricate? Le vie che vediamo aperte fin da ora possono essere due. 1) Riciclare le immagini usate in un nuovo contesto che ne cambi il significato. Il post-modernism può essere considerato la tendenza a fare un uso ironico dell’immaginario dei mass media, oppure a immettere il gusto del meraviglioso ereditato dalla tradizione letteraria in meccanismi narrativi che ne accentuino l’estraneazione. 2) Oppure fare il vuoto per ripartire da zero. Samuel Beckett ha ottenuto i risultati più straordinari riducendo al minimo elementi visuali e linguaggio, come in un mondo dopo la fine del mondo.

Se una notte…. Remo Ceserani fa dell’opera Se una notte d’inverno un viaggiatore di

Se una notte…. Remo Ceserani fa dell’opera Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino (1979) il primo esempio di romanzo italiano perfettamente calato nell’atmosfera culturale postmoderna. A partire dalla sua pubblicazione qualcosa nel modo stesso di intendere la letteratura è cambiato, e un lungo processo è giunto alla sua piena maturazione. Esso è il superamento definitivo di ciò che costituiva l’essenza del romanzo moderno; oggetto del romanzo non è più la narrazione in sé, ma ciò che sta dietro all’atto del narrare e permette che esso si esplichi.

Letteratura postmoderna in Italia: le principali tematiche il labirinto: immagine della complessità del mondo

Letteratura postmoderna in Italia: le principali tematiche il labirinto: immagine della complessità del mondo contemporaneo e dall’impossibilità dell’uomo di acquisire tutte le conoscenze per comprenderlo e padroneggiarlo (Calvino) la biblioteca: immagine del sapere e di un mondo ridotto al linguaggio (Calvino, Eco) il complotto: trama oscura del potere e simbolo della sua indecifrabilità ed estraneità all’uomo comune (Sciascia) il linguaggio stesso: diventa tema letterario la riflessione sull’opera stessa, e cioè l’elemento meta-narrativo (Calvino) la storia e il passato, ricercati artificialmente (Eco) il già visto, il già detto, il già letto: tutto quanto si narra o si poetizza è stato già narrato e poetizzato; si ottiene così un senso di saturazione, di ripetizione, di sovrabbondanza, che può tradursi in malinconia o in comicità fumettistica degli stereotipi (intertestualità) la rappresentazione della fine delle esperienze e del trionfo del virtuale e dell’artificiale.

L’opera aperta… Il libro comprende dieci inizi di altrettanti romanzi, che si possono leggere

L’opera aperta… Il libro comprende dieci inizi di altrettanti romanzi, che si possono leggere come racconti autonomi ma tutti interrotti. Il libro si rivolge direttamente al lettore, presentandosi appunto come il suo romanzo, costruito secondo le diverse fasi del rapporto che questi instaura con la forma fisica e con i contenuti del libro. Il lettore non riesce a trovare davanti a sé un romanzo tradizionale omogeneo e concluso. Infatti si accorge che la copia di cui dispone contiene solo le prime sedici pagine. Messosi alla ricerca del resto del libro, si imbatte in altri nove inizi di romanzi diversi, in ciascuno dei quali sono riprodotte le forme di generi e modelli caratteristici della narrativa contemporanea.

Il gioco e la ricerca Questi inizi si risolvono in veri e propri racconti

Il gioco e la ricerca Questi inizi si risolvono in veri e propri racconti sospesi che alla grande varietà stilistica collegano una sostanziale unità tematica. Durante la sua ricerca, il protagonista incontra una lettrice, anche lei alla ricerca della fine del romanzo. Tra i due nasce un rapporto amoroso, che culminerà con il loro matrimonio. La ricerca del romanzo compiuto fallisce, come fallisce la ricerca di un significato complessivo da dare alla vita e al mondo. I titoli dei capitoli, letti di seguito, formano un altro incipit romanzesco.

Tra presente…e passato La struttura del romanzo è aperta, complessa e problematica, però inserita

Tra presente…e passato La struttura del romanzo è aperta, complessa e problematica, però inserita in una storia chiusa, tradizionale, dotata di un lieto fine che ha funzione di cornice. Questa struttura vuole allegoricamente alludere all’impossibilità di un senso compiuto e di un romanzo tradizionale. La cornice è procedimento antico, già presente nelle Città invisibili e che si ripeterà in Palomar Decameron di Boccaccio come modello insuperato

Palomar (1983) il narratore è esterno e il personaggio risulta fortemente autobiografico: il nome

Palomar (1983) il narratore è esterno e il personaggio risulta fortemente autobiografico: il nome Palomar deriva da un celebre osservatorio astronomico americano, proprio per indicare l’attitudine del personaggio ad essere osservatore. Il protagonista osserva aspetti diversi della natura e della società, cercando di trovare la chiave per capire la realtà e di rintracciare un ordine che gli permetta di padroneggiare la complessità del mondo, senza far ricorso a schemi precostituiti di tipo ideologico o scientifico. In una avvertenza finale al libro, lo stesso Calvino indica al lettore 3 aree tematiche: esperienza visiva; elementi antropologici e culturali; speculazioni Qualsiasi osservazione compiuta da Palomar (come dall’Uomo) è condizionata dai suoi strumenti di percezione e dal sistema di segni di cui dispone; bisognerebbe annullare l’io e paradossalmente l’uomo dovrebbe imparare ad “essere morto”.

Palomar e la conoscenza Nato come raccolta di racconti iniziati singolarmente, prende però subito

Palomar e la conoscenza Nato come raccolta di racconti iniziati singolarmente, prende però subito corpo come un'opera organica, e convince l'ipotesi che il testo, considerato nel suo complesso all'epoca della pubblicazione, appare in realtà piuttosto come una sorta di romanzo di cui i vari racconti rappresentano i capitoli. Da parte di Calvino, si assiste qui a una parziale rinuncia, venata di malinconica consapevolezza, a trovare una spiegazione all’esistenza e alla realtà; lo scrittore abbandona le riflessioni scientifiche e narratologiche, per mostrare la vanità stessa del sapere. Palomar, alter-ego di Calvino stesso, nel corso dell’opera si allontana dalla realtà concreta per immergersi in pensieri e riflessioni sul “rapporto tra l’io e il mondo e le dimensioni della mente”. Centrale nell’opera diventa, quindi, il silenzio, perché uno dei problemi della realtà è proprio quello capirsi e di intendersi.

Conclusioni: Palomar è Calvino? Oppure Ulisse? Si è parlato volutamente del signor Palomar come

Conclusioni: Palomar è Calvino? Oppure Ulisse? Si è parlato volutamente del signor Palomar come entità a sé, distinta. In verità la figura di questo personaggio si sovrappone quasi totalmente a quella di Calvino. La composizione della famiglia (moglie e una figlia), il lavoro (quello di Palomar non è definito con chiarezza ma lascia supporre che si tratti proprio dello stesso di Calvino), i viaggi fatti (Messico) e i luoghi abitati (Roma e Parigi), l'età matura, la passione per l’astronomia sono dati che tra i due combaciano. Rileggendo il tutto, m'accorgo che la storia di Palomar si può riassumere in due frasi: Un uomo si mette in marcia per raggiungere, passo a passo, la saggezza. Non è ancora arrivato.

Lezioni americane Le "Lezioni americane" di Italo Calvino (sottotitolo: Sei proposte per il prossimo

Lezioni americane Le "Lezioni americane" di Italo Calvino (sottotitolo: Sei proposte per il prossimo millennio) è un libro che raccoglie una serie di lezioni preparate dall'autore nel 1985 in vista di un ciclo di sei lezioni da tenere all'Università di Harvard. Il ciclo, previsto per l'autunno di quello stesso anno, non si è mai tenuto a causa della morte di Calvino avvenuta nel settembre 1985. Ogni capitolo è dedicato a uno dei 6 pilastri che secondo Calvino rappresentano un valore fondamentale del testo letterario (e, per estensione, della comunicazione in generale), dal più importante al meno importante.

La leggerezza Dopo quarant'anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto

La leggerezza Dopo quarant'anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti diversi, è venuta l'ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. Di fronte a un mondo sostanzialmente pesante (drammatico, grottesco) difficilissimo da rappresentare per uno scrittore o, più in generale, per un artista, Calvino contrappone il valore della leggerezza come l'unico in grado di produrre orizzonti aperti. L'arte, la scrittura sono due ambiti in cui l'uomo può riuscire a fare astrazione dalla pesantezza del reale, come lo è la scienza moderna che si prefigura ormai sempre più “leggera”, non affliggente e pesante come la prima rivoluzione industriale, ma come un sistema capace di spiegarci un mondo sintetizzato in formule sempre più semplici e capienti: Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del Dna, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi. . . Poi, l'informatica.

La “sottrazione” in arte Un esempio di sottrazione è nell’arte di Juan Mirò dove

La “sottrazione” in arte Un esempio di sottrazione è nell’arte di Juan Mirò dove prendono forma figure singolari, i cui tratti sono ridotti al minimo ma la cui espressività riempie lo spazio. La loro semplificazione è tale da riuscire a concentrare in esse intere categorie: il genere umano, la natura che si manifesta sotto forma di uccelli, l’infinito che si rispecchia nel simbolo della spirale, il cielo fatto di semplici stelle. Non c’è bisogno di altro per Miró. Gli elementi fondamentali sono tutti rappresentati Queneau definì “miroglifici” i segni di Mirò, un linguaggio unico e originale

Un esempio di leggerezza: humour invece di comico Come la melanconia è la tristezza

Un esempio di leggerezza: humour invece di comico Come la melanconia è la tristezza diventata leggera, così lo humour è il comico che ha perso la pesantezza corporea. Un esempio di leggerezza…la luna: «Leopardi, nel suo ininterrotto ragionamento sull'insostenibile peso del vivere, dà alla felicità irraggiungibile immagini di leggerezza: gli uccelli, una voce femminile che canta da una finestra, la trasparenza dell'aria, e soprattutto la luna. La luna, appena s'affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo (. . . ) Perché il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a proiettarvi l'ombra della sua assenza»

La rapidità La lezione americana che Calvino ha intitolato “rapidità” tratta della velocità del

La rapidità La lezione americana che Calvino ha intitolato “rapidità” tratta della velocità del pensiero e quindi anche della “semplicità” e della “consistenza”. La citazione che “(di)mostra” la lezione è un racconto che ha protagonista Carlomagno, in cui il sovrano francese si innamora di una ragazza tedesca, poi del cadavere imbalsamato di lei, poi di un arcivescovo, etc. . In realtà, Carlomagno si innamora di qualsiasi figura avesse un anello magico; è proprio questa continuità che rende il racconto facile e divertente da leggere. Calvino spiega che l’anello è il protagonista “perché sono i movimenti dell’anello che determinano quelli dei personaggi; e perché stabilisce i rapporti tra loro. ” Ogni racconto è un'operazione sulla durata, nel senso che il racconto manipola sempre la realtà temporale e l'efficacia narrativa in un testo dipendono molto da come si racconta la successione di avvenimenti, concatenandoli con un ritmo proprio e una logica essenziale.

La rapidità Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari;

La rapidità Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta d'arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario l'economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere. La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s'accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all'altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte. E in una società moderna dove tutto viene misurato in base alla sempre maggiore velocità raggiunta (velocità dei mezzi di trasporto, velocità dei mezzi di comunicazione), la velocità mentale appare come un valore universale, non misurabile, ma comunque portatore di piacere dell'intelletto Un esempio? L’Orlando Furioso

Un giudizio sulla scrittura “rapida” di Borges Ciò che più m'interessa sottolineare è come

Un giudizio sulla scrittura “rapida” di Borges Ciò che più m'interessa sottolineare è come Borges realizzi le sue aperture verso l'infinito senza la minima congestione, nel periodare più cristallino e sobrio e arioso; come il raccontare sinteticamente e di scorcio porti a un linguaggio tutto precisione e concretezza, la cui inventiva si manifesta nella varietà dei ritmi, delle movenze sintattiche, degli aggettivi sempre inaspettati e sorprendenti. Nasce con Borges una letteratura elevata al quadrato e nello stesso tempo una letteratura come estrazione della radice quadrata di se stessa: una “letteratura potenziale”

L’esattezza L'esattezza è un valore necessario, a fronte di un uso sempre più vago

L’esattezza L'esattezza è un valore necessario, a fronte di un uso sempre più vago e approssimativo del linguaggio. E la letteratura è forse l'unico ambito umano che può contrastare questo livellamento del linguaggio. Dal momento in cui ho scritto quella pagina [Le città invisibili] mi è stato chiaro che la mia ricerca dell'esattezza si biforcava in due direzioni. Da una parte la riduzione degli avvenimenti contingenti a schemi astratti con cui si possano compiere operazioni e dimostrare teoremi; e dall'altra parte lo sforzo delle parole per render conto con la maggior precisione possibile dell'aspetto sensibile delle cose.

Visibilità Possiamo distinguere due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e

Visibilità Possiamo distinguere due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all'immagine visiva e quello che parte dall'immagine visiva e arriva all'espressione verbale. Il primo processo è quello che avviene normalmente nella lettura: leggiamo per esempio una scena di romanzo o il reportage d'un avvenimento sul giornale, e a seconda della maggiore o minore efficacia del testo siamo portati a vedere la scena come se si svolgesse davanti ai nostri occhi, o almeno frammenti e dettagli della scena che affiorano dall'indistinto. Calvino spiega che quando si è accinto a scrivere storie fantastiche, il racconto testuale è nato da un'immagine; soltanto dopo la parola è entrata in scena: (All’) origine d'ogni mio racconto c'era un'immagine visuale. Per esempio, una di queste immagini è stata un uomo tagliato in due metà che continuano a vivere indipendentemente; un altro esempio poteva essere il ragazzo che s'arrampica su un albero e poi passa da un albero all'altro senza più scendere in terra; un'altra ancora un'armatura vuota che si muove e parla come ci fosse dentro qualcuno. Dunque nell'ideazione d'un racconto la prima cosa che mi viene alla mente è un'immagine che per qualche ragione mi si presenta come carica di significato, anche se non saprei formulare questo significato in termini discorsivi o concettuali. Appena l'immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una storia (…)

Tra scrittura e visione: quale strada resta ancora per la letteratura fantastica ( vedi

Tra scrittura e visione: quale strada resta ancora per la letteratura fantastica ( vedi slide 3) (…. ) direi che dal momento in cui comincio a mettere nero su bianco, è la parola scritta che conta: prima come ricerca d'un equivalente dell'immagine visiva, poi come sviluppo coerente dell'impostazione stilistica iniziale, e a poco resta padrona del campo. Sarà la scrittura a guidare il racconto nella direzione in cui l'espressione verbale scorre più felicemente, e all'immaginazione visuale non resta che tenerle dietro. In un mondo come il nostro, dominato dall'uso incondizionato delle immagini visive per lo più inflazionate, si potrebbe rassegnarsi all'impossibilità di continuare a produrre una letteratura fantastica. Le uniche vie d'uscita secondo Calvino potrebbero essere: riciclare le immagini già usate ma in un nuovo contesto che ne cambi il significato (come fa il postmoderno) fare il vuoto per ripartire da zero (come fa Samuel Beckett nelle sue opere)

Molteplicità A differenza della letteratura medievale che tendeva a opere che esprimessero l'integrazione dello

Molteplicità A differenza della letteratura medievale che tendeva a opere che esprimessero l'integrazione dello scibile umano in un ordine e una forma di stabile compattezza, come la Divina Commedia, dove convergono una multiforme ricchezza linguistica e l'applicazione d'un pensiero sistematico e unitario, i libri moderni che più amiamo nascono dal confluire e scontrarsi d'una molteplicità di metodi interpretativi, modi di pensare, stili d'espressione. Anche se il disegno generale è stato minuziosamente progettato, ciò che conta non è il suo chiudersi in una figura armoniosa, ma è la forza centrifuga che da esso si sprigiona, la pluralità dei linguaggi come garanzia d'una verità non parziale. La grande sfida per la letteratura oggi, secondo Calvino, è di fronte ai settorialismi e agli specialismi, continuare ad avere l’ambizione di obiettivi smisurati, di spiegazioni globali: il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo. Ogni testo può essere testo plurimo

Ultima lezione…. Concretezza: la sesta lezione è rimasta incompiuta: il titolo doveva essere Openness,

Ultima lezione…. Concretezza: la sesta lezione è rimasta incompiuta: il titolo doveva essere Openness, «da intendersi non come "franchezza", bensì nel senso di apertura, proporzione spaziale tra uomo e mondo» . Quella apertura ai diversi mondi e dei diversi mondi che tramite la letteratura Calvino ha sempre perseguito