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STORIA DELL’ARCHITETTURA MODERNA. In alcune aree geografiche il Rinascimento e il Tardo Gotico convivono

STORIA DELL’ARCHITETTURA MODERNA. In alcune aree geografiche il Rinascimento e il Tardo Gotico convivono e avanzano in maniera parallela. Il Rinascimento si differisce dal Tardo Gotico perché in quest’ultimo è assente la teoria e ed è legato ad una segretezza che tutela il sapere tecnologico servito a risolvere problemi costruttivi molto complessi. Nel Tardo Gotico vi è la ricorrenza di alcuni motivi, come ad esempio il fatto che si tendeva a complicare i problemi, i disegni, ecc al punto da rendere inscindibile e irriconoscibile la struttura portante dalle decorazioni, ad esempio alle nervature primarie delle volte venivano sostituite delle nervature secondarie e a volte anche terziarie la cui unica funzione era quella estetica. Il Perpendicular è uno stile presente in una cappella di un college di Cambridge, la quale ha delle volte a ventaglio create tramite l’intreccio di nervature, le quali hanno solo una funzione decorativa. Anche in Spagna si ha un esempio simile, in una volta a stella vengono utilizzate delle nervature decorative. In Portogallo invece si sviluppa uno stile per alcuni punti differente, lo stile Manuelino, il quale ha una ricchissima decorazione, ne è un esempio il Chiostro di Bathala (Bataglia) molto lussureggiante con decorazioni vegetali e conchiglie, in questo caso si parla di frenesia del Tardo Gotico a causa della sua complessità. PROTO-UMANISMO: è un movimento che anticipa alcune tendenze tipiche del Rinascimento, come nel Battistero Fiorentino le superfici sono ripartite diversamente, secondo uno schema geometrico, grazie alla bicromia e possibile distinguere la struttura portante dagli elementi decorativi. Clicca per andare avanti

RINASCIMENTO Per Rinascimento si intende la fase di rinnovamento dell’architettura antica (romano-classica) che si

RINASCIMENTO Per Rinascimento si intende la fase di rinnovamento dell’architettura antica (romano-classica) che si sviluppa nel primo ventennio del ‘ 400 circa. I protagonisti principali di tale rivoluzione sono il BRUNELLESCHI, DONATELLO e MASACCIO. La diffusione di queste teorie nel ‘ 400 riguardava solo parte del territorio italiano, per una diffusione più imponente bisogna attendere il ‘ 500. All’inizio del ‘ 400 si inizia a formulare un nuovo linguaggio architettonico in cui la prospettiva diviene un mezzo fondamentale per l’organizzazione dello spazio e quindi per la progettazione, in più non resta mera teoria ma inizia ad essere fondata su basi scientifiche. Dall’antichità vengono riprese alcuni elementi, tra i più utilizzati spiccano gli ordini architettonici. Clicca per andare avanti

Brunelleschi ( Firenze 1377 -1446 ) è considerato l’innovatore di questo periodo, egli ha

Brunelleschi ( Firenze 1377 -1446 ) è considerato l’innovatore di questo periodo, egli ha dato vita ad un corso rivoluzionario senza però allontanarsi troppo dall’architettura tradizionale. Il Brunelleschi può essere considerato il figlio del Romanico Fiorentino e il suo innovatore. Altri uomini importanti hanno partecipato alla formazione del Rinascimento come ad esempio lo scultore Ghiberti (considerato da molti un architetto virtuale), egli portò avanti delle sperimentazioni, la sua scultura si evolse parallelamente ma distaccatamente dall’architettura del Brunelleschi. Per dar vita alla terza porta del Battistero Fiorentino (detta Porta del Paradiso) Ghiberti dovette vincere nel 1401 un concorso, dopo il quale raffigurò per la prima volta il primo edificio centrico realizzato. Porta del Battistero di Firenze Clicca per andare avanti

Brunelleschi era un membro di una importante famiglia fiorentina nasce verso la fine del

Brunelleschi era un membro di una importante famiglia fiorentina nasce verso la fine del ‘ 300 e si trova subito a contatto con la classe cittadina degli architetti, facenti parte dell’oligarchia cittadina. La sua attività iniziale riguardava l’oreficeria, partecipò ugualmente ala concorso per la seconda porta del Battistero Fiorentino ma venne scartato, la delusione fu talmente forte che lo spinse a cambiare settore. Comincia così a basare la prospettiva su fondamenti scientifici e si dedica ai problemi prospettici. Le certezze sulle sue opere si iniziano ad avere solo verso il 1417, ossia da quando viene pagato per un lavoro che riguardava il completamento di una enorme cupola già fondata ma lasciata incompleta, tale struttura dava molti problemi anche per la difficoltà di reperire il materiale utile ai lavori di cantiere a causa delle sue spropositate dimensioni. Il Brunelleschi ribalta il problema sperimentando una cupola autoreggente ad anelli concentrici, ciò rendeva possibile il non utilizzo delle centine. La cupola venne concepita in due calotte indipendenti ma strettamente collegate tra loro e una struttura a spina di pesce. L’innovazione del Brunelleschi si fonda soprattutto sulla prospettiva come mezzo per organizzare lo spazio e quindi come strumento per costruire. Egli aveva concepito lo spazio come se fosse divisibile in moduli, i quali dovevano essere aggregati per creare diversi spazi ma sempre partendo da un modulo di base. Egli concepiva i moduli spaziali come diversi tra loro anche se solo dimensionalmente e collegati tra loro tramite dei rapporti semplici che potevano essere matematici, geometrici o proporzionali. Alcuni elementi venivano selezionati dall’architettura antica, come ad esempio gli archi e le colonne che fungevano da cerniere tra i vari moduli spaziali. La legge di aggregazione è favorita dalla differenza dimensionale dei moduli spaziali, tale tecnica è detta Sistema Sintattico di Aggregazione, dove l’arco dell’ordine inferiore è tangente alla linea inferiore della trabeazione dell’ordine superiore. Brunelleschi utilizza colonne Ioniche a fusto liscio e una parasta, ossia pilastri quadrati con sei scanalature per ogni lato, con un totale di ventiquattro scanalature. Clicca per andare avanti

Il primo esempio è “l’Ospedale degli Innocenti” (1419 circa), un edificio pubblico che ha

Il primo esempio è “l’Ospedale degli Innocenti” (1419 circa), un edificio pubblico che ha nove arcate nel portico racchiuse da due campate più larghe, nel progetto originale erano previste, nell’ordine superiore, delle paraste più piccole in asse con gli archi dell’ordine inferiore. Qui, come spesso accadeva in quel periodo vi era la differenziazione dei materiali per distinguere la struttura portante dai tamponamenti. Venne preso come modulo spaziale la volta a vela presente al suo interno. Filipppo Brunnelleschi: Ospedale degli Innocenti Clicca per andare avanti

Quasi contemporaneamente all’Ospedale degli Innocenti venne avviato un progetto di ristrutturazione delle Sagrestia Vecchia,

Quasi contemporaneamente all’Ospedale degli Innocenti venne avviato un progetto di ristrutturazione delle Sagrestia Vecchia, la quale ha uno schema abbastanza semplice che è stato preso come modulo spaziale. All’interno vi è un ambiente più grande detto Mausoleo il quale presenta delle paraste, qui la bicromia è ambigua, perché le colonne d’angolo hanno lo stesso colore dello scheletro strutturale pur essendo dei semplici abbellimenti. Pianta, Assonometria e sezione della Sagrestia vecchia Brunnelleschi: Disegno della Sagrestia Vecchia Clicca per andare avanti

La Chiesa di S. Lorenzo nel 1420 circa, il Brunelleschi pensa di farla ad

La Chiesa di S. Lorenzo nel 1420 circa, il Brunelleschi pensa di farla ad una navata singola, ma alla fine venne costruita in maniera tradizionale, a tre navate. Qui l’unica innovazione è rappresentata dalla presenza di tronchi di trabeazione alla fine delle colonne che sorreggono gli archi dell’ordine inferiore. Pianta della Chiesa di S. Lorenzo Foto della Chiesa di S. Lorenzo del Brunelleschi Clicca per andare avanti

Nel 1425 circa è l’ora della Cappella Pazzi, il cui tema è uguale a

Nel 1425 circa è l’ora della Cappella Pazzi, il cui tema è uguale a quello della Sacrestia Vecchia, ricompare la bicromia e per distinguere la struttura portante dal resto viene utilizzato un colore scure su sfondo chiaro. Schema e pianta della cappella Pazzi di Filippo Brunelleschi Foto della Cappella Pazzi del Brunnelleschi Clicca per andare avanti

Nella Chiesa di S. Spirito (1428/’ 34) scompare il pilastro (columnio quadrangular), qui si

Nella Chiesa di S. Spirito (1428/’ 34) scompare il pilastro (columnio quadrangular), qui si realizza per la prima volta una fusione coerente tra la cupola e le navate, nel progetto originale il Brunelleschi aveva previsto delle cappelle lungo tutto il perimetro della Chiesa, compresa la facciata principale, ciò comportava la presenza di colonne anche sugli assi principali, siano essi geometrici o visivi. Anche qui gli elementi sono collegati con il sistema sintattico e con delle regole matematiche, geometriche e proporzionali per poter effettuare l’accostamento di moduli differenti. Scompare l’ordine a paraste e qualsiasi parete piana e chiusa. Lo spazio è qualcosa di corporeo e più complesso. Alla fine tale edificio iniziò ad essere realizzato con pareti lisce, ma non venne mai completato. Foto della Chiesa di S. Spirito Clicca per andare avanti Confronto tra la pianta elaborata dal Brunnelleschi e la pianta realizzata

Leon Battista Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) È’ l’emblema della seconda metà del

Leon Battista Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) È’ l’emblema della seconda metà del ‘ 400 di cui ne incide l’arco, il suo trattato e tra i più intelligenti e con più fortuna critica. Senza la sua opera e i suoi suggerimenti il corso dell’architettura sarebbe stato differente, anche lui come il Brunelleschi nasce da una famiglia importante che venne esiliata da Firenze fino al 1428. nel frattempo svolse gli studi a Bologna. Tornato a Firenze seguì la Corte Papale che lo portò a spostarsi per l’Italia, così ha potuto acquisire diverse nozioni in campo architettonico e non. Quando andò a Roma, nel 1442 circa, si dice che prese parte ai programmi di rinnovamento urbanistico, ma a noi non sono pervenute prove sicure di ciò, né si può dire che prima degli anni ’ 50 fosse stato un architetto autore. La sua prima opera certa si colloca nel 1450. Il suo trattato comincia ad essere compilato prima che Nicolò V divenne Papa, tale trattato ebbe un circolo abbastanza ristretto perché non venne stampato subito ma solo nell’ 80 circa, quindi dopo la sua morte. Il trattato dà un fondamento teorico dell’architettura, dice che gli elementi sono collegati da rapporti armonici e matematici, per lui l’elemento decorativo per eccellenza era la colonna e l’elemento portante era il pilastro. La sua prima opera è il rinnovamento del Tempio Malatestiano o Chiesa di S. Francesco a Rimini, tale incarico non può esser fatto risalire a prima del 1450, data ritrovata su una medaglia coniata in onore di un voto fatto. Il suo apporto riguarda esclusivamente i fianchi e la facciata dell’edificio, ma anche all’interno possiamo riscontrare tecniche dell’Alberti, ma di ciò non esistono documentazioni certe. Per l’involucro esterno, preesistente, propone un intervento stupefacente, ovvero quello di realizzare una struttura indipendente da apportare come un guscio sulla medesima. L’Alberti riprende strutture simili a quelle del Colosseo. Per la facciata invece utilizza il motivo dell’arco trionfale per la parte centrale, il raccordo tra le navate laterali e quella centrale è concepito come una semicurva. Tutte le sue opere a noi giungono incomplete, tranne quelle realizzate per Giovanni Rucellai, come il suo palazzo privato (Palazzo Rucellai). Anche esso preesistente nella cui facciata deve intervenire rispettando però alcuni vincoli dovuti anche alla sua posizione nei pressi della strada. A causa di ciò sperimenta una superficie finissima quasi incisa. Alberti aveva preso spunto da Palazzo Medici, costruito da Michelazzi circa 10 anni prima, da dove riprende le bifore, il rivestimento in pietra (struttura lapidea incisa), la tessitura muraria, il sedile per i clienti ricombinandoli in modo innovativo. Palazzo Rucellai è il primo palazzo privato che presta gli ordini architettonici che si estendono a tutte le facciate, evitando la monotonia e utilizzando tre ordini differenti, dal Dorico Tuscanico al corinzio semplificato. Clicca per andare avanti

Oltre a tali variazioni utilizza il fregio con mensole. S. Maria Novella a Firenze.

Oltre a tali variazioni utilizza il fregio con mensole. S. Maria Novella a Firenze. Il suo è un intervento di recupero su un edificio preesistente, in cui deve tener conto di elementi fissi e immodificabili, decide di ricorrere ad un articolazione più imponente come l’affiancamento di imponenti pilastri alle colonne d’angolo, ai lati del portale all’antica. Il raccordo tra le navate laterali più basse e quella centrale più alta avviene tramite un timpano. La bicromia è un mezzo per mettere in risalto le sue opere. L’articolazione della facciata è basata sulla geometria quadrata. Rotonda degli Angeli. Fu uno dei suoi ultimi lavori e come gli altri anch’essa già esistente. Si pensa che realizzò solo la cupola che richiama l’arte romana. Dal ’ 50 Alberti risiede a Mantova, ma spesso si allontana, visita Urbino, in seguito torna a Firenze, ma tuttavia lavora a Chiese su commissione di Ludovigo Gonaga: S. Sebastiano 1460, S. Andrea 1472. La prima è una Chiesa centrica che secondo Alberti doveva essere cupolata, a quattro bracci coperti con volte a botte. Qui la novità è il cripta-portico. S. Andrea la cui costruzione è stata avviata circa due mesi prima della morte dell’Alberti. La Chiesa è costituita da tre bracci e la sua copertura consiste in una grande cupola, la navata centrale è voltata a botte con cassettoni, il peso di tale copertura venne convogliato sulle strutture murarie delle cappelle come nella Basilica di Massenzio. Un nuovo elemento consiste nell’articolazione delle pareti caratterizzata da un’alternanza di cappelle più grandi e più piccole, che prende il nome di travata ritmica, motivo ripreso dall’arco trionfale che si presta ad essere usato anche per la facciata esterna della Chiesa in modo da dare un ritmo di concatenazione costante. Clicca per andare avanti

Filippo Brunelleschi, per esteso Filippo di ser Brunellesco Lapi (Firenze, 1377 – 15 aprile

Filippo Brunelleschi, per esteso Filippo di ser Brunellesco Lapi (Firenze, 1377 – 15 aprile 1446), è stato un architetto, ingegnere, scultore, orafo e scenografo italiano del Rinascimento. Fu uno dei tre primi grandi iniziatori del Rinascimento fiorentino con Donatello e Masaccio. In particolare Brunelleschi, che era il più anziano, fu il punto di riferimento per gli altri due e a lui si deve l'invenzione della prospettiva a punto unico di fuga, o "prospettiva lineare centrica". Dopo un apprendistato come orafo e una carriera come scultore si dedicò principalmente all'architettura, costruendo, quasi esclusivamente a Firenze, edifici sia laici sia ecclesiastici che fecero scuola. Tra questi spicca la cupola di Santa Maria del Fiore, un capolavoro ingegneristico costruito senza l'ausilio delle tecniche tradizionali, quali la centina. Con Brunelleschi nacque la figura dell'architetto moderno che, oltre ad essere coinvolto nei processi tecnico-operativi, come i capomastri medievali, ha anche un ruolo sostanziale e consapevole nella fase progettuale: non esercita più un'arte meramente "meccanica", ma è ormai un intellettuale che praticava un'"arte liberale", fondata sulla matematica, la geometria, la conoscenza storica. La sua architettura si caratterizzò per la realizzazione di opere monumentali di ritmata chiarezza, costruite partendo da una misura di base (modulo) corrispondenti a numeri interi, espressi in braccia fiorentine, da cui ricava multipli e sottomultipli per proporzionare un intero edificio. Riprese gli ordini architettonici classici e l'uso dell'arco a tutto sesto, indispensabili per la razionalizzazione geometrico-matematica delle piante e degli alzati. Un tratto distintivo della sua opera è anche la purezza di forme, ottenuta con un ricorso essenziale e rigoroso agli elementi decorativi. Tipico in questo senso fu l'uso della grigia pietra serena per le membrature architettoniche, che risaltava sull'intonaco chiaro delle pareti. Clicca per andare avanti

Filippo Brunelleschi, detto anche dai contemporanei Pippo, era figlio del notaio ser Brunellesco di

Filippo Brunelleschi, detto anche dai contemporanei Pippo, era figlio del notaio ser Brunellesco di Filippo Lapi e di Giuliana di Giovanni Spinelli. Più o meno contemporaneo di Lorenzo Ghiberti (nato nel 1378) e di Jacopo della Quercia (1371 -1374 circa), crebbe in una famiglia agiata, che però non era imparentata con i nobili fiorentini Brunelleschi ai quali è tutt'oggi dedicata una via nel centro di Firenze. Suo padre era un professionista leale e stimato, che spesso venne incaricato di compiere ambascerie, come quella del 1364, quando fu inviato a Vienna a incontrare l'imperatore Carlo IV. La casa di famiglia si trovava nei pressi della chiesa di San Michele Betelde a Firenze (attuale San Gaetano), nella scomparsa piazza degli Agli. Filippo ricevette una buona istruzione come era comune nella borghesia agiata dell'epoca, apprendendo a leggere, a scrivere, a far di conto. Tramite lo studio dell'abaco poté apprendere le nozioni di matematica e geometria pratica che facevano parte del bagaglio conoscitivo di ogni buon mercante, comprese le nozioni di perspectiva, che a quell'epoca indicavano la pratica per calcolare misure e distanze inaccessibili con un rilevamento indiretto. Col tempo la sua cultura dovette arricchirsi delle materie del quadrivio, oltre che dalle letture personali (i testi sacri e Dante in primo luogo) e la conoscenza diretta di personaggi illustri, come Niccolò Niccoli, umanista e bibliofilo, e il politico Gregorio Dati. In quegli anni nacque in lui anche l'interesse per la pittura e il disegno, che diventarono la sua principale inclinazione. Il padre acconsentì alla scelta del figlio, senza insistere nel fargli seguire le sue orme negli studi giuridici, e lo mise a bottega da un orafo amico di famiglia, forse Benincasa Lotti, dal quale Filippo imparò a fondere e gettare i metalli, a lavorare con il cesello, con lo sbalzo, con il niello, a praticare castoni di pietre preziose, smalti e rilievi ornamentali, ma soprattutto praticò approfonditamente il disegno, base per tutte le discipline artistiche. Clicca per tornare indietro

Donatello - vero nome Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – Firenze,

Donatello - vero nome Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – Firenze, 13 dicembre 1466), è stato uno scultore, orafo e disegnatore italiano. Con la sua lunghissima carriera fu uno dei tre padri del Rinascimento fiorentino, assieme a Filippo Brunelleschi e Masaccio, oltre che uno dei più celebrati scultori di tutti i tempi. Diede un contributo fondamentale al rinnovo dei modi della scultura, facendo accantonare definitivamente le esperienze del tardo gotico e superò i modelli dell'arte romana classica, all'insegna di un espressionismo nuovo e inquieto che pervade le sue opere migliori. Inventò lo stile "stiacciato", basato su minime variazioni millimetriche degli spessori, che non impedisce la creazione di uno spazio illusorio, ma padroneggiò le più disparate tecniche e materiali (marmo, pietra serena, bronzo, legno). Si dedicò anche al disegno, fornendo i modelli ad esempio per alcune vetrate del Duomo di Firenze. Particolare fu la sua capacità di infondere umanità e introspezione psicologica alle opere, spesso con accenti drammatici o di energia e vitalità trattenute ma perfettamente visibili. Nacque a Firenze nel 1386, figlio di Niccolò di Betto Bardi, cardatore di lana non imparentato con la famiglia comitale dei Bardi. La sua era una famiglia modesta: il padre, irrequieto, condusse una vita tumultuosa, avendo partecipato prima alla rivolta dei Ciompi del 1378 e poi ad altre azioni contro Firenze, che lo portarono a essere condannato a morte e poi perdonato con il condono della pena; un carattere molto diverso da quel suo figliolo così minuto, signorile, elegante e delicato tanto da essere vezzeggiato con il nome di Donatello. Secondo il Vasari, il giovane Clicca per venne educato nella casa di Roberto Martelli. andare avanti

La presenza in Pistoia potrebbe essere legata ai lavori del giovane Filippo Brunelleschi e

La presenza in Pistoia potrebbe essere legata ai lavori del giovane Filippo Brunelleschi e della bottega di Lunardo di Mazzeo e Piero di Giovanni per l'altare di San Jacopo, magari come un ruolo di garzone-apprendista. Una formazione come orafo, allora molto comune per chi voleva intraprendere una qualsiasi carriera artistica, è suffragata solo da prove indiziarie come questa e non è sicura. Nel 1402, fino al 1404, fu a Roma con Brunelleschi, più anziano di lui di circa dieci anni, per studiare l'"antico". Tra i due si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia ed il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Essi poterono osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione. Il Vasari racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizj", arrivando a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno. Le dicerie iniziarono presto a circolare e la coppia veniva chiamata per dileggio "quella del tesoro", poiché si pensava che scavassero alla ricerca di tesori sepolti, e in effetti in qualche occasione rinvennero materiali preziosi, come qualche cammeo o pietra dura intagliata o, addirittura, una brocca piena di medaglie. Nel 1404 Donatello era già tornato a Firenze da solo, per collaborare nella bottega di Lorenzo Ghiberti alla creazione dei modelli in cera per la porta nord del Battistero, fino al 1407. Questa attività retribuita, legata alla lavorazione dei metalli, ha altresì fatto supporre la conoscenza dei rudimenti dell'attività di orafo. Nel 1412 infatti una nota nel registro della corporazione dei pittori lo indica come "orafo e schalpellatore". Clicca per tornare indietro

Masaccio, soprannome di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai (Castel San Giovanni, 21

Masaccio, soprannome di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai (Castel San Giovanni, 21 dicembre 1401 – Roma, estate 1428), è stato un pittore italiano. Fu uno degli "inventori" del Rinascimento a Firenze, rinnovando la pittura secondo una nuova visione rigorosa, che rifiutava gli eccessi decorativi e l'artificiosità dello stile allora dominante, il gotico internazionale. Partendo dalla sintesi volumetrica di Giotto, riletta attraverso la costruzione prospettica brunelleschiana e la forza plastica della statuaria donatelliana, inserì le sue «figure vivissime e con bella prontezza a la similitudine del vero» (Vasari) in architetture e paesaggi credibili, modellandole attraverso l'uso del chiaroscuro. Roberto Longhi disse di lui «Giotto rinato, che ripiglia il lavoro al punto dove la morte lo fermò» . « Fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che, avendo fisso tutto l'animo e la volontà alle cose dell'arte sola, si curava poco di sé e manco d'altrui. E perché è non volle pensar già mai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, e non che altro al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da' suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo, per Tommaso che era il suo nome, fu da tutti detto Masaccio. Non già perché è fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta straccurataggine. » Era l'attività del nonno di Masaccio nella quale egli si formò forse come pittore. Clicca per andare avanti

Maso (Tommaso) di ser Giovanni di Simone (Mone) Cassai, detto Masaccio, nacque a Castel

Maso (Tommaso) di ser Giovanni di Simone (Mone) Cassai, detto Masaccio, nacque a Castel San Giovanni (odierna San Giovanni Valdarno) il 21 dicembre 1401, giorno di san Tommaso Apostolo, da ser Giovanni di Mone Cassai, notaio, e da Jacopa di Martinozzo. In due vivevano nella casa, ancora esistente a San Giovanni, del nonno paterno Simone, che era un prospero artigiano costruttore di casse lignee (da cui il cognome "Cassai") sia per uso domestico che commerciale. Il padre doveva essere stato incoraggiato sin da piccolo all'attività notarile, facendogli studiare latino e procedura legale, se già a vent'anni, l'età minima per la professione, prendeva l'abilitazione per l'ufficio di notaio. Nel 1406 il padre morì improvvisamente, a soli ventisette anni, e poco tempo dopo la moglie diede alla luce un secondo figlio, chiamato in onore dello scomparso padre, Giovanni, successivamente detto lo Scheggia, che intraprese anche lui la carriera di pittore. Qualche anno più tardi Monna Jacopa si risposò con Tedesco di Mastro Feo, un ricco speziale anch'esso vedovo e con due figlie. Il 17 agosto del 1417 morì Tedesco di Mastro Feo e Masaccio divenne il capofamiglia. Una delle sorellastre di Masaccio, nel 1421, sposò un pittore locale, Mariotto di Cristofano. Per quanto si possa conoscere oggi, Masaccio non seguì il tradizionale apprendistato in una bottega, che sarebbe dovuto iniziare a dodici anni. Forse praticò i primi rudimenti in questo campo nella bottega del nonno e a contatto con il cognato, che era più grande di lui di soli sette anni ed all'epoca era l'unico pittore accreditato a Castel San Giovanni. Mariotto viveva e lavorava a Firenze almeno dal gennaio del 1419, dove era iscritto all'arte dei Legnaioli: in quello stesso anno è documentato un suo dipinto perduto, un San Giovanni Gualberto per la chiesa di San Remigio. Clicca per tornare indietro

Leon Battista Alberti nacque a Genova, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, esponente di una

Leon Battista Alberti nacque a Genova, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, esponente di una ricca famiglia di mercanti e banchieri fiorentini, banditi dalla città toscana nel 1401 per motivi politici. E’stato un architetto, scrittore, matematico e umanista italiano; fu inoltre crittografo, linguista, filosofo, musicista e archeologo: una delle figure artistiche più poliedriche del Rinascimento. Nelle sue opere menzionò alcuni canoni, ad esempio: nel De statua espose le proporzioni del corpo umano, nel De pictura fornì la prima definizione della prospettiva scientifica e infine nel De re aedificatoria (opera terminata nel 1450) descrisse tutta la casistica relativa all'architettura moderna, sottolineando l'importanza del progetto e le diverse tipologie di edifici a seconda della loro funzione. L'aspetto innovativo delle sue proposte consisteva nel mescolare l'antico ed il moderno esaltando così la prassi degli antichi e quella moderna inaugurata da Brunelleschi. Inoltre, secondo Leon Battista Alberti: «. . . l'artista in questo contesto sociale non deve essere un semplice artigiano, ma un intellettuale preparato in tutte le discipline ed in tutti i campi» . Una concezione figlia dell'enciclopedismo medievale degli uomini dotti, ma aggiornata all'avanguardia umanista. La classe sociale a cui Alberti faceva riferimento è comunque un'aristocrazia e alta "borghesia" illuminata fiorentina. Egli lavorò al servizio dei committenti più importanti dell'epoca: il papato, gli Este a Ferrara, i Gonzaga a Mantova, i Malatesta a Rimini. Come architetto Alberti viene considerato, accanto a Brunelleschi, il fondatore dell'architettura rinascimentale. La differenza essenziale tra i due si colloca soprattutto sul piano geometrico: dove Brunelleschi ideava sempre spazi tridimensionali, Alberti organizzava geometricamente le superfici bidimensionali. Un punto in comune è invece la valorizzazione della tradizione locale, attingendo nella storia del singolo edificio e razionalizzando gli elementi preesistenti, in modo da ottenere qualcosa di estremamente moderno ma radicato nello specifico. Clicca per andare avanti

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Clicca per finire VERIFICA Masaccio Leon Battisti Alberto Chi è stato il Progettista ? Brunelleschi Donatello Pianta della Chiesa di S. Lorenzo Niccolò di Betto Bardi Qual è il vero nome di Donatello ? Donatello di Betto Bardi Donato di Niccolò di Betto Bardi Tommaso di ser di Mone Masaccio era il soprannome di ? Quando nacque e dove, Leon Battista Alberti ? Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai Tommaso di Mone Cassai Nel 1410 a Genova Nel 1401 a Genova Nel 1405 a Firenze Clicca per andare avanti

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