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“Il Signore Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra, dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano. ” (Isaia 40, 28 -31).

Anche l’apostolo Paolo disse qualcosa di simile.

E’ interessante notare che Paolo scrisse quelle parole ai Greci, che esaltavano l’intelletto, la prestanza fisica e il coraggio, l’uomo e le sue imprese, e non tenevano in considerazione i deboli. Tuttavia sappiamo che Paolo aveva una menomazione fisica, la sua “spina nella carne”, come la chiamava (2 Corinzi 12, 7), e i Greci dicevano di lui, ”la sua presenza fisica è debole e la sua parola è cosa da nulla" (2 Corinzi 10, 10). Nemmeno il fatto che fosse stato schernito, lapidato, frustato e imprigionato migliorava molto la sua reputazione. In poche parole, Paolo non incarnava esattamente la concezione greca di forza.

Spesso è con le persone senza talenti particolari, senza grande addestramento, senza grandi conoscenze della sapienza umana, che Dio riesce a concludere di più; poichè sono umili, vuote, deboli, e dipendono da Dio per la loro forza, Lui è in grado di operare attraverso di loro. Complementa quella debolezza con la sua forza, così diventano veramente forti.

Mosè era un pessimo oratore, al punto che Dio disse che suo fratello Aronne poteva parlare al suo posto. Ma poichè aveva imparato a dipendere totalmente da Dio, Mosè diventò il più grande legislatore che il mondo abbia conosciuto. La maggior parte dei discepoli di Gesù erano poco istruiti, ma l’influenza di quegli uomini deboli si sente ancor oggi. Dio fu in grado di usarli perchè erano consapevoli della loro debolezza e non riponevano fiducia in se stessi.

Mi ricordo quando mia figlia stava imparando a camminare. Era di natura molto impulsiva e insisteva nel cercare di camminare da sola invece di permettermi di tenerla per mano e guidarla. Non sapeva ancora camminare bene, ma con il suo spirito indipendente continuava a divincolarsi per andare da sola, inciampando, cadendo e facendosi male in continuazione…. e quasi sempre portava i segni della sua ostinatezza sulla punta del naso.

Quanti di noi portano i segni della loro indipendenza, del volersi appoggiare alle proprie forze, finendo a volte battuti, sconfitti e delusi, prima di imparare a dipendere dalla forza divina invece che dalla propria?

E’ penoso che dobbiamo dipendere dalla natura umana, quando possiamo avere quella divina; che attingiamo solo dalle nostre risorse naturali, quando abbiamo a disposizione tutte le risorse del Cielo!

Desidera darci la sua forza, ma se insistiamo a camminare da soli, con le nostre forze, proprio come ho appena detto, ci lascerà sbattere di quà e di là, finchè ci renderemo conto dei nostri limiti. Scenderà dal palcoscenico della nostra vita e ci lascerà da soli finchè le fondamenta della nostra superbia e della nostra fiducia nelle nostre forze umane saranno scosse e finalmente capiremo che la nostra forza è in realtà debolezza.

Lui dice: “Sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito” (Isaia 57, 15). Chiedete a Dio la sua saggezza e la sua forza e lui ve la darà, “affinchè questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi “(Matteo 7, 7; 2 Corinzi 4, 7).

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