Rafael Moneo ARCHITETTURA E CONTESTO Moneo il contesto

  • Slides: 36
Download presentation
Rafael Moneo ARCHITETTURA E CONTESTO

Rafael Moneo ARCHITETTURA E CONTESTO

Moneo: " il contesto architettonico è un fattore decisivo per un progetto. Però devo

Moneo: " il contesto architettonico è un fattore decisivo per un progetto. Però devo insistere a dire che non intendo il progetto come qualcosa che completa o che sia una mera continuazione di quanto preesiste. Quello che realmente genera un progetto è un'idea che opera sopra il contesto, sociale o materiale, in una forma specifica, ma che non è una semplice conseguenza dell'esistente. Per me questa idea prima, lo stabilimento di una strategia appropriata, è cruciale per la consistenza di un progetto. E' molto importante che una architettura sia ben orientata dal principio, nel senso di dirigere l'organizzazione dell'edificio nel modo più opportuno, più utile per risolvere il problema che l'edificio propone. . . " "Per me un progetto consiste fondamentalmente nell'elaborare progressivamente la sostanza implicita nella prima risposta che si dà al problema quando l'intuizione agisce con libertà, senza tentare di organizzare spazialmente le funzioni. Il problema è di trovare il modo con cui la città, mantenendo la continuità col passato sia capace di evolversi. La città è come una nuvola, la cui forma precisa si sviluppa a partire dalla forma anteriore in un determinato istante ed è chiamata a sparire nell'immediato futuro. L'opera di architettura si produce nel testo non finito che è la città. Perciò è più importante darsi conto di quali sono i valori strutturali piuttosto che inseguire l'individualità esasperata dell'opera architettonica. Intendere la relazione dialettica fra la struttura della città e la struttura formale dell'architettura mi pare importante e necessario perché un'architettura sopravviva debitamente. E' vitale indovinare, conoscere quale sia la struttura, il canovaccio, il quadro, la trama in cui si va a produrre una determinata opera. "

La fondazione Mirò a Palma di Majorca Curtis: "La fondazione Mirò fuori Palma di

La fondazione Mirò a Palma di Majorca Curtis: "La fondazione Mirò fuori Palma di Majorca, è probabilmente l'edificio più ricco e stimolante dopo. Merida ed il programma contiene aspetti analoghi. Ovviamente gli stili sono diversi (mediterraneo anziché romano) ma ci sono alcuni punti di simiglianza nella combinazione del muro perimetrale e di aggiunte irregolari, nella orchestrazione di una complessa promenade discendente e nell'intreccio di muri e schermi e trasparenze. Si ritrovano assonanze con le biblioteche di Aalto. " Il programma della fondazione - centro studi e galleria - si manifesta nell'immagine dell'edificio, che è composto da un elemento lineare (servizi del centro studi) e da un volume stellato per le collezioni di pittura. Il muro bianco dell'edificio lineare centra la visione del paesaggio verso il mare e divide dalla edificazione indiscriminata dei dintorni. (vedi LC - Refuge) Dal muro si passa in una piazzetta che apre al giardino. L'entrata si incontra con uno spazioso portico che corre lungo l'edificio lineare. Oltre la reception si sviluppa il programma dei servizi amministrativi. La galleria cerca di sintonizzarsi col contenuto dell'opera di Mirò presentandosi come unos spazio indifinibile e frammentato, capace di creare un'atmosfera speciale in accordo con lo spirito della pittura. Si è prestata un'attenzione speciale all'illuminazione, che proviene dagli interstizi entro i muri, a volte ampi a volte angusti, ma sempre suscettibili di trasformarsi in fonti di illuminazione naturale diretta.

Il Kursaal di San Sebastian (dalla relazione di Moneo) Dire che la bellezza di

Il Kursaal di San Sebastian (dalla relazione di Moneo) Dire che la bellezza di San Sebastian si deve, in larga parte, al paesaggio, è quasi un luogo comune. . La nostra risposta al lotto del Kursaal è semplice: non si deve costruire un edificio che distrugga la presenza del fiume Urumea. Alcune delle proposte precedenti al concorso tentarono di risolvere un suolo tanto problematico come se fosse un isolato in più del Barrio de Gros e, dunque senza dubbio quelle proposte potevano avere un certo interesse urbano, ma certamente avrebbero fatto scomparire il fiume, assorbito entro l'architettura. L'imboccatura del fiume deve invece essere visibile. . Di qui la nostra scelta di intendere l'Auditorium e la Sala dei Congressi , pezzi chiave del complesso culturale progettato, come due giganteschi scogli rocciosi che vengono varati nell'imboccatura del fiume Urumea: essi non appartengono alla città, sono parte del paesaggio. . Per mantenere il carattere di accidente geografico dell'intervento, era necessario costruire in un modo compatto. Così che solo l'auditorium e la sala dei congressi si manifestassero come volumi autonomi. La sala delle esposizioni, quelle per le riunioni, i servizi, i ristoranti etc. vengono perciò contenuti entro la piattaforma che esalta il protagonismo delle due masse cubiche. La piattaforma rialza la presenza delle due sale principali, guadagnando un'altezza sufficiente per sfruttare la vista del mare. Ma la piattaforma è anche aperta al Paseo della Zurriola, verso il quale si produce in un generoso spazio aperto dove si trova l'accesso all'auditorium, alla sala dei congressi, alle altre sale di riunione ed esposizione. In questo spazio aperto confluiscono anche le scale provenienti dal parcheggio, con le relative strutture di informazione e biglietteria. Consideriamo questo spazio cruciale per la struttura del complesso, perché è quello che lo congiunge con la città.

Il volume dell'auditorium è un prisma di 60 x 48 x 27 metri, leggermente

Il volume dell'auditorium è un prisma di 60 x 48 x 27 metri, leggermente inclinato verso il mare, ad accentuare la sua natura "quasi-geografica". E' risolto con una struttura metallica che produce una doppia parete tamponata da due vetrate continue di blocchi di vetro pressato. . Il volume si presenta così come una massa densa, opaca, riflettente e cangiante nel corso del giorno, che si trasforma nella notte in una misteriosa fonte di luce. Otteniamo così la condizione astratta, distante, che intendiamo proporre. Nell'interno del prisma vetrato flotta, iscritto asimmetricamente, il volume dell'auditorio. L'asimmetria consente che lo spazio del foyer orienti inconsciamente i passi verso il livello più alto, dal quale si può contemplare il mare sullo sfondo del monte Urgull. A queste quote più alte si accede con scale ascensori e rampe che girano attorno al volume dell'auditorium e che ne garantiscono la fluidità. Presso l'ampia finestra a mare sta il bar, situato sopra il ristorante, altro polo di attrazione con ampia vista sul mare. . Con analoghi criteri è progettata la sala dei congressi, che è iscritta in un prisma di 42 x 36 x 24. , pure leggermente inclinato, orientato verso il monte Ulia. La sala è in diretto rapporto con le altre sale dentro la piattaforma, che sono alte circa 6 metri, illuminate da lucernai. Il ristorante funge da rapporto con la città ed è orientato verso di essa. Molto importante è anche la struttura di parcheggio (di 720 posti-macchina) coi relativi accessi: un ampio elicoide che dà accesso ai vari livelli, con una strada ribassata che corre parallelamente al Paseo de la Zurriola, e serve i magazzini della sala esposizioni e dell'auditorium e quelli del ristorante.