Influenza del fascismo italiano in Europa orientale Alla
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Influenza del fascismo italiano in Europa orientale
• Alla fine della guerra l’Italia tenta di riprendere il discorso impostato con il Congresso dei popoli oppressi di Roma • Durante l’ultimo governo Giolitti (1920 -21), il ministro degli Esteri Carlo Sforza sviluppa una politica di cooperazione antiasburgica fra i «paesi eredi» dell’Impero austro-ungarico, stipulando trattati di collaborazione politica ed economica con Jugoslavia e Cecoslovacchia
• In questo contesto nasce l’Istituto per l’Europa orientale (Ipeo), fondato a Roma nel gennaio 1921 per iniziativa del capo ufficio stampa del ministero degli Esteri Amedeo Giannini • Collaborazione di esponenti della slavistica italiana, come Ettore Lo Gatto e Giovanni Maver • Inizialmente, collaborazione di intellettuali di orientamento mazziniano e di alcuni russi menscevichi e democratici antibolscevichi esuli in Italia
• Nel periodo interbellico l’Istituto funse da collegamento culturale fra Italia e paesi dell’Europa orientale e fu sostenuto dal governo, prima liberale poi fascista in quanto reputato utile per mantenere aperti i contatti culturali e politici con quell’area geografica • Anche quando nella seconda metà degli anni Venti Mussolini iniziò ad abbracciare la causa del «revisionismo» e quindi ad avvicinarsi all’Ungheria e ad avversare la Jugoslavia e la Piccola Intesa, i canali culturali e poi propagandistici con tutta l’Europa orientale rimasero aperti
Statuto dell’Istituto per l’Europa orientale
Lettera del presidente dell’Ipeo a Mussolini
Lettera di Mussolini al presidente dell’Ipeo
• Dall’inizio degli anni Venti vengono fondati Istituti di cultura italiana all’estero e in modo particolare nei paesi dell’Europa orientale • I primi due Istituti sono fondati a Praga (1922) e a Bucarest (1924), per iniziativa di intellettuali italiani impegnati presso le locali università, rispettivamente Giani Stuparich, lettore di italiano all’Università di Praga e Ramiro Ortiz, professore di lingua e letteratura italiana all’Università di Bucarest
• L’Italia ambisce a fare degli Istituti uno strumento concorrenziale rispetto alla tradizionale presenza della Francia in Europa orientale, esercitata nell’ambito culturale tramite gli Instituts français • L’andata al potere di Hitler in Germania e l’azione propagandistica esercitata dal Terzo Reich verso l’Europa centrale e sud-orientale allarmano Mussolini che dispone una centralizzazione degli istituti culturali e propagandistici italiani
• Obiettivo: competere con la propaganda nazista presso le classi dirigenti e le opinioni pubbliche conservatrici, nazionaliste e anticomuniste di quei paesi • Alla creazione del ministero per l’Educazione nazionale e la propaganda tedesco (marzo 1933), l’Italia fascista rispose con un sottosegretariato per la Stampa e la propaganda (1934), a sua volta trasformato in ministero per la Stampa e la propaganda (1935), infine ministero della Cultura popolare (1937) • Nel ministero operava la Direzione generale per la propaganda, che aveva l’obiettivo di organizzare la propaganda fascista all’estero
• Inoltre, nel 1933 presso il ministero degli Esteri si costituì un ufficio per gli Istituti di cultura italiana all’estero, per coordinarne l’azione • Gli Istituti di cultura italiana furono potenziati soprattutto in Europa orientale, in funzione antitedesca • Nel luglio 1933 sono creati i Caur (Comitati di Azione per l’Universalità di Roma), che si proponevano di propagandare l’ideologia «panfascista» per riunire intorno all’Italia fascista il mondo politico e culturale di destra dei paesi dell’Europa orientale
• Importante in questo quadro fu il ruolo del giornalista Asvero Gravelli, fondatore nel 1929 della rivista «Antieuropa» e ispiratore dei Caur, la cui direzione fu poi affidata a Eugenio Coselschi • Come scrisse il pubblicista Cornelio Di Marzio a Mussolini nel settembre 1930: «Il nome di Mussolini […] è moneta d’oro con la quale si può acquistare, dovunque, quello che si vuole»
• La propaganda italiana in Europa orientale voleva trasmettere l’idea di un’alterità irriducibile fra fascismo italiano e nazismo tedesco • Fascismo italiano: latino (civilizzazione), inclusivo, cattolico • Nazismo tedesco: barbaro, esclusivo (razzista), pagano • Esaltazione della primogenitura italiana del sistema corporativo, presentato come una «terza via» fra liberalismo capitalistico fallimentare e comunismo sovietico
• La diplomazia culturale e la propaganda italiana furono particolarmente attive in Romania, potendo far leva sul tema della comune «latinità» e su affinità storiche, dall’Impero romano di Traiano al Risorgimento, alla Prima guerra mondiale combattuta contro il comune nemico asburgico e alla costituzione della Legione romena d’Italia • In Romania l’Istituto di cultura italiana fu molto attivo e sviluppò una rete di sezioni provinciali
• Attivo fu anche il Caur di Bucarest, fondato nel maggio del 1936, che aveva coinvolto personalità quali Averescu, Iorga, Cuza, Vaida-Voevod oltre ad esponenti della Guardia di Ferro • Penetrazione dell’ideologia del corporativismo fascista: Mihail Manoilescu pubblicò Le siècle du corporatisme nel 1934 • Tuttavia l’antisemitismo, assente nell’ideologia fascista ma centrale in quella nazista, permette al nazismo di essere percepito come maggiormente affine dall’estrema destra romena
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