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5. 3. Le riserve nell’economia dell’impresa Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II 2017

5. 3. Le riserve nell’economia dell’impresa Corso di Economia ed Organizzazione Aziendale II 2017 -18 Pierluigi Rippa Slide predisposte da Lorella Cannavacciuolo

Obiettivo della lezione Analizzare il concetto di riserva nelle diverse accezioni dell’Economia Aziendale e

Obiettivo della lezione Analizzare il concetto di riserva nelle diverse accezioni dell’Economia Aziendale e le implicazioni che tali accezioni comportano dal punto di vista contabile

Struttura della lezione 1. Concetto proprie 2. Riserve 3. Fondi di riserve del capitale

Struttura della lezione 1. Concetto proprie 2. Riserve 3. Fondi di riserve del capitale netto o riserve nell’accezione di riserve di utile del passivo o riserve improprie

Riserve del capitale netto o riserve proprie Il concetto di riserva quale ci perviene

Riserve del capitale netto o riserve proprie Il concetto di riserva quale ci perviene dagli studi di Economia Aziendale non è univoco. Esso può essere riferito a: 1. Ai soli risparmi di utile. 2. All’ammontare sociale. del capitale netto eccedente il capitale 3. Alla precedente differenza incrementata da alcuni fondi del passivo. 4. Alla 5. A misurazione dell’autopotenziamento interno. potenzialità disponibili per il governo dell’impresa.

Riserve del capitale netto o riserve proprie Una definizione di partenza per la loro

Riserve del capitale netto o riserve proprie Una definizione di partenza per la loro analisi è quella che identifica le riserve nella differenza tra il valore del capitale netto di bilancio ed il valore nominale del capitale sociale (Zappa). Sulla base della precedente definizione il capitale netto di imprese di società sarebbe formato dal valore nominale delle azioni o quote sottoscritte (capitale sociale) e dalle c. d. riserve proprie, cioè dalle voci che rappresentano riserve di utile e riserve di capitale.

Riserve proprie di utile Sono la conseguenza contabile di norme giuridiche e statutarie, nonché

Riserve proprie di utile Sono la conseguenza contabile di norme giuridiche e statutarie, nonché di decisioni autonome volte a trattenere nell’economia dell’impresa parte della ricchezza che si ritiene guadagnata nei periodi considerati (riserve di utile legali, statutarie o facoltative – straordinarie).

Riserve proprie di capitale Sono la conseguenza contabile di operazioni particolari che si riflettono,

Riserve proprie di capitale Sono la conseguenza contabile di operazioni particolari che si riflettono, in modo reale o virtuale, sui mezzi finanziari disponibili e sull’entità stesso del capitale netto. 1. Operazioni di aumento di capitale sociale con emissione di azioni o quote sopra alla pari. 2. Conferimenti aggiuntivi di alcuni l’ottenimento di particolari privilegi. 3. Contributi a fondo perduto in conto Capitale ricevuti da terzi. 4. Riduzione del capitale sociale mediante annullamento di azioni acquistate sotto la pari. soci per

Riserve del capitale netto o riserve proprie: Finalità Tutti i valori delle riserve proprie

Riserve del capitale netto o riserve proprie: Finalità Tutti i valori delle riserve proprie sia di utile, sia di capitale sono logicamente accomunati dalla finalità di salvaguardare l’integrità del capitale sociale in caso di perdite di esercizio che dovessero verificarsi.

Riserve intese come risparmio di utile Alcuni Autori (Besta et al. ) hanno sviluppato

Riserve intese come risparmio di utile Alcuni Autori (Besta et al. ) hanno sviluppato una concezione più restrittiva delle riserve, identificate esclusivamente nel risparmio di utili netti sottratti alla distribuzione e trattenuti nell’economia dell’impresa. Pertanto, i componenti ideali del capitale netto sarebbero, secondo questa visione, formati dal capitale sociale, dagli altri fondi di capitale (surplus e non riserve) e dalle riserve, necessariamente di utile.

Riserve intese come risparmio di utile Distinzione tra il capitale di conferimento ed il

Riserve intese come risparmio di utile Distinzione tra il capitale di conferimento ed il capitale di risparmio. Capitale di conferimento: formato dal valore nominale del capitale sociale, dagli ulteriori incrementi di capitale netto (nominali o reali) che le operazioni sul capitale sociale hanno determinato e che non portarsi in aumento dello stesso capitale sociale, nonché da eventuali mezzi finanziari conferiti da terzi in conto capitale. Capitale di risparmio: formato dalle rinunzie della proprietà a prelevare quote di redditi che si ritengono conseguiti nei vari periodi.

Riserve intese come risparmio di utile: Finalità La principale finalità della visione restrittiva del

Riserve intese come risparmio di utile: Finalità La principale finalità della visione restrittiva del concetto di riserva è di tipo conoscitivo, poiché evidenzia il risparmio di utile e perciò la misura del correlato autopotenziamento, in contrapposizione con la misura del capitale complessivamente conferito. La realtà dei bilanci evidenzia che spesso non è perseguita una netta separazione tra le riserve di utile e le riserve di capitale. Ne consegue che, pur essendo condivisibile la concezione ristretta di riserva (risparmi di utile), la dottrina utilizza generalmente il termine riserve di capitale in riferimento agli altri “fondi” di capitale che hanno origine da conferimenti di soci o di terzi.

Fondi del passivo o riserve improprie Il termine riserve, anche se accompagnato dall’aggettivo improprie

Fondi del passivo o riserve improprie Il termine riserve, anche se accompagnato dall’aggettivo improprie o false, viene anche utilizzato per indicare taluni componenti passivi del capitale connessi a perdite o a costi imputati al conto del reddito quali componenti negativi, non ancora verificatisi, ma solamente congetturati in relazioni a rischi specifici che gravano sui processi e sulle coordinazioni produttive in corso al termine del periodo considerato.

Fondi del passivo o riserve improprie Per l’analisi di tali fondi occorre soffermare l’attenzione

Fondi del passivo o riserve improprie Per l’analisi di tali fondi occorre soffermare l’attenzione sulla natura dei fondi che possono essere iscritti nei bilanci delle imprese, in quanto non sempre si identificano in passività presunte. Alcuni di tali valori, infatti, pur essendo tradizionalmente collocati nel passivo dei bilanci, nonché costituiti con accantonamenti posti a debito del conto dei profitti e delle perdite ed accomunati dalla qualifica di fondi, rappresentano poste di rettifica dell’attivo, o sono parti del capitale netto (vere e proprie riserve di utile, anche se impropriamente costituite), oppure hanno natura di passività reali, piuttosto che presunte.

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura a) Fondi, costituiti con imputazione

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura a) Fondi, costituiti con imputazione al conto del reddito, aventi natura vera e propria di debiti (e non di passività presunte) derivanti da rapporti di lavoro (per le indennità maturate a favore del personale), oppure da rapporti di natura fiscale (nei limiti delle imposte da corrispondere sulla base delle dichiarazioni dei redditi, sempre che siano determinate in misura corretta).

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura b) Fondi, costituiti con imputazione

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura b) Fondi, costituiti con imputazione al conto del reddito, esprimenti l’avvenuta perdita di valore dei fattori a fecondità ripetuta e di altri valori attivi, aventi evidente natura di posta di rettifica (o correzione) dei corrispondenti valori iscritti in attivo (e non natura di passività presunte) quando determinati in funzione di ragionevoli stime circa il degrado economico dei beni cui si riferiscono.

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura c) Fondi, costituiti con imputazione

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura c) Fondi, costituiti con imputazione al conto del reddito, predisposti in funzione di costi (o di perdite) futuri presunti, rivenienti dal manifestarsi di rischi specifici che gravano sulla gestione; fondi aventi natura di passività presunte quando determinati in funzione di ragionevoli attese circa il verificarsi degli eventi negativi temuti.

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura d) Fondi, impropriamente costituiti con

Classificazione dei fondi del passivo secondo la loro natura d) Fondi, impropriamente costituiti con imputazione al conto del reddito, predisposti in funzione di costi per investimenti futuri, aventi natura di riserve di utile (e non di passività presunte) in quanto esprimono chiaramente quote di utile netto trattenute in modo tecnicamente improprio e giuridicamente illecito in considerazione di ipotesi di sviluppo futuro dell’impresa. A tale proposito, le quote iscritte nel conto economico non possono costituire componenti negativi di reddito di competenza del periodo di cui sono imputate in quanto, riferendosi ad investimenti non ancora operanti, non possono aver incontrato nel conto del reddito del periodo considerato i relativi componenti positivi.

Analisi della natura dei fondi del passivo Dall’analisi precedente, risulta evidente che solo i

Analisi della natura dei fondi del passivo Dall’analisi precedente, risulta evidente che solo i fondi del tipo individuato c): “predisposti in funzione di costi (o di perdite) futuri presunti” hanno natura di passività presunte correlate a componenti negativi del reddito, introdotti nella competenza del periodo considerato in funzione di congetture circa il futuro svolgersi dell’attività dell’impresa.

Analisi della natura dei fondi del passivo I fondi sub d): “predisposti in funzione

Analisi della natura dei fondi del passivo I fondi sub d): “predisposti in funzione di costi per investimenti futuri” devono essere esclusi per il loro intero ammontare in quanto non costituiscono passività, ma quote di utile per differenti ragioni sottratte alla distribuzione nel corso della determinazione del reddito, anziché in occasione della sua assegnazione agli aventi diritto.

Analisi della natura dei fondi del passivo Meno evidente appare l’esclusione dei fondi sub

Analisi della natura dei fondi del passivo Meno evidente appare l’esclusione dei fondi sub b “esprimenti l’avvenuta perdita di valore dei fattori a fecondità ripetuta e di altri valori attivi” che sono allocati tra le passività come mere rettifiche contabili dei corrispondenti valori attivi o di valori passivi, che si stimano, rispettivamente, perduti o insufficienti. Inoltre, dovrebbero essere esclusi anche i fondi sub a “aventi natura vera e propria di debiti”, in quanto sono andati assumendo nel tempo, una natura sempre più vicina a quella di veri e propri debiti piuttosto che di passività presunte.

Fondi del passivo nell’ottica della IV Direttiva CEE La separazione dei fondi nelle precedentemente

Fondi del passivo nell’ottica della IV Direttiva CEE La separazione dei fondi nelle precedentemente considerate è all’impostazione della IV Direttiva CEE. Gli accantonamenti per rischi prevedono le seguenti voci: e categorie conforme oneri, infatti, 1. Fondo trattamento quiescenza e obblighi simili. 2. Fondi per imposte. 3. Altri accantonamenti.

Fondi del passivo nell’ottica della IV Direttiva CEE Alcune precisazioni: a) I fondi di

Fondi del passivo nell’ottica della IV Direttiva CEE Alcune precisazioni: a) I fondi di ammortamento e di svalutazione di elementi attivi vengono indicati in deduzione delle corrispondenti voci dell’attivo, ovvero, tali voci possono essere esposte al netto delle rettifiche. Comunque, gli accantonamenti per rischi ed oneri non possono avere la funzione di correggere i valori degli elementi dell’attivo. b) Tra i fondi di cui al punto 3 (altri accantonamenti) non possono essere inclusi i fondi per investimenti futuri, giusta la loro natura di riserva di utili.