Sviluppo e sottosviluppo Diana Dragoni Il concetto di

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Sviluppo e sottosviluppo Diana Dragoni

Sviluppo e sottosviluppo Diana Dragoni

Il concetto di SVILUPPO e SOTTOSVILUPPO INDUSTRIALIZZA TI SONO CONSIDERATI «SVILUPPATI» NASCE NELLA SECONDA

Il concetto di SVILUPPO e SOTTOSVILUPPO INDUSTRIALIZZA TI SONO CONSIDERATI «SVILUPPATI» NASCE NELLA SECONDA METÀ DELL’ 800, QUANDO I PAESI PRIVI DI FABBRICHE «SOTTOSVILUPPA TI» «INCIVILI» «CIVILIZZATI» Hanno il dovere di civilizzare (attraverso le colonie)

Dalla seconda metà del Novecento si parla di PRIMO MONDO = paesi sviluppati a

Dalla seconda metà del Novecento si parla di PRIMO MONDO = paesi sviluppati a economia capitalistica SECONDO MONDO = paesi industrializzati che seguono il modello socialista TERZO MONDO = paesi a economia fragile e fortemente dipendenti dall’esportazione di materie prime QUARTO MONDO = stati più poveri bisognosi di aiuti

Dopo il tramonto delle economie socialiste si parla di NORD del mondo SUD del

Dopo il tramonto delle economie socialiste si parla di NORD del mondo SUD del mondo L’ONU oggi preferisce distinguere tra PAESI SVILUPPATI PAESI MENO SVILUPPATI o meno avanzati (di cui fanno parte 50 paesi a sviluppo minimo

Cause del sottosviluppo FATTORI NATURALI �Difficoltà legate al clima e alla morfologia �Scarsa qualità

Cause del sottosviluppo FATTORI NATURALI �Difficoltà legate al clima e alla morfologia �Scarsa qualità dei suoli �Ineguale distribuzione delle risorse �Sproporzione fra popolazione e risorse disponibili �Posizione geografica sfavorevole o lontana dalle aree più sviluppate 1.

FATTORI ANTROPICI �Modelli culturali e credenze religiose �Disinteresse per la ricerca scientifica �Dominio coloniale

FATTORI ANTROPICI �Modelli culturali e credenze religiose �Disinteresse per la ricerca scientifica �Dominio coloniale e successiva decolonizzazione caotica e segnata da guerre 2.

ISU Dal 1990 l’ONU elabora l’INDICE di SVILUPPO UMANO che unisce diversi parametri: 1.

ISU Dal 1990 l’ONU elabora l’INDICE di SVILUPPO UMANO che unisce diversi parametri: 1. Pil-ppa procapite 2. Speranza di vita 3. Tasso di alfabetizzazione 4. Scolarizzazione Si esprime con decimali da 0 a 1 > 0, 800 paesi ad alto sviluppo umano 0, 800 – 0, 500 a medio sviluppo < 0, 500 a basso sviluppo

Osserviamo il PLANISFERO con l’ISU Le aree sviluppate: � Paesi di più antica industrializzazione

Osserviamo il PLANISFERO con l’ISU Le aree sviluppate: � Paesi di più antica industrializzazione (es. USA, Giappone, Europa occ. ) � Paesi di nuova industrializzazione (es. Corea del Sud, Taiwan) Caratteristiche comuni: � Industrie tradizionali (pesanti, chimiche, meccaniche) in declino � Reddito proveniente soprattutto dalle attività terziarie � Agricoltura moderna � Distribuzione del reddito fra gli abitanti meno iniqua

Le aree emergenti (es. Cina, India) sono caratterizzate da: �Consistenti risorse minerarie ed energetiche

Le aree emergenti (es. Cina, India) sono caratterizzate da: �Consistenti risorse minerarie ed energetiche �Buoni apparati industriali �Carenze nel settore tecnologico e terziario �Produzione agricola ottenuta con metodi tradizionali e moltissima manodopera �Elevati tassi di crescita �Forti squilibri sociali ed economici

Le aree a sviluppo medio (molti paesi dell’America latina, dell’Asia e dell’Africa mediterranea)sono caratterizzate

Le aree a sviluppo medio (molti paesi dell’America latina, dell’Asia e dell’Africa mediterranea)sono caratterizzate da: �Strutture industriali poco efficienti che riforniscono solo il mercato interno �Forti disparità di reddito Lo stesso vale per i grandi esportatori di petrolio (paesi del Golfo Persico, Iran, Iraq, Malaysia, Indonesia, Venezuela) e gli stati che dipendono dalle rendite finanziarie (i «paradisi fiscali» ) o dal turismo (Bahamas, Maurizio, Seicelle, Maldive).

Le aree a sviluppo minimo (nell’Africa subsahariana, Caraibi, alcune regioni dell’Asia) sono caratterizzate da:

Le aree a sviluppo minimo (nell’Africa subsahariana, Caraibi, alcune regioni dell’Asia) sono caratterizzate da: �basso reddito pro capite �Scadente qualità della vita (alti tassi di mortalità infantile, elevata fecondità, breve durata media della vita) �Esportazione (a volte) di minerali o prodotti tropicali �Agricoltura di sussistenza �Scarsità di capitali che ostacolano la costruzione di infrastrutture �Dittature �Corruzione dilagante

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

I paesi sviluppati, cioè il 20% dell’umanità, utilizza il 70 – 80 % di

I paesi sviluppati, cioè il 20% dell’umanità, utilizza il 70 – 80 % di tutte le risorse naturali rifiuti e sostanze inquinanti emergenze ambientali CONFLITTO TRA CRESCITA ECONOMICA E DISPONIBILITA’ DI RISORSE

Anni ’ 70 del Novecent o Fine anni ’ 80 del Novecent o Tesi

Anni ’ 70 del Novecent o Fine anni ’ 80 del Novecent o Tesi dei LIMITI DELLO SVILUPPO: è necessario stabilizzare la popolazione mondiale e frenare lo sviluppo per evitare il collasso Nasce il concetto di SVILUPPO SOSTENIBILE: non si deve frenare, ma promuovere uno sviluppo sociale ed economico compatibile con la disponibilità delle risorse EQUA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE garantendone la disponibilità anche per le future generazioni CRESCITA ECONOMICA + INCREMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA

�Lo SVILUPPO è impossibile in assenza di cittadini e di lavoratori istruiti e preparati

�Lo SVILUPPO è impossibile in assenza di cittadini e di lavoratori istruiti e preparati professionalmente. �L’ANALFABETISMO è maggiormente diffuso in Africa e nell’Asia meridionale, ma anche in America latina. �Carta dell'istruzione primaria femminile �Carta dell'istruzione primaria maschile

Le convenzioni internazionali sull’ambiente � 1972 Stoccolma: 1 a conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente

Le convenzioni internazionali sull’ambiente � 1972 Stoccolma: 1 a conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente � 1992 Rio de Janeiro: 2° conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo: salvaguardia dell’ambiente e sviluppo economico devono procedere insieme. AGENDA 21 Obiettivi per il XXI sec. CONVENZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO

� 1997 Kyoto (Giappone): Protocollo di Kyoto I paesi firmatari si impegnano a ridurre

� 1997 Kyoto (Giappone): Protocollo di Kyoto I paesi firmatari si impegnano a ridurre entro gli anni 20082012 a ridurre le principali emissioni di gas serra � 2002 Johannesburg (Sudafrica): Vertice mondiale dello sviluppo sostenibile Ne emerse che i risultati realizzati nel decennio precedente erano molto inferiori alle aspettative, pur essendo obiettivi modesti

� 2007 Bali: tutti i paesi, anche quelli meno sviluppati, si impegnano a fornire

� 2007 Bali: tutti i paesi, anche quelli meno sviluppati, si impegnano a fornire il loro contributo riguardo la riduzione di emissioni. � 2009 Copenaghen: gli stati delineano alcune misure concrete per contenere il riscaldamento globale sotto i 2°C.