Nei dintorni della psiche 3 giugno 2020 Nei

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Nei dintorni della psiche 3 giugno 2020

Nei dintorni della psiche 3 giugno 2020

Nei dintorni della psiche • • • La figura del Padre La crudeltà Il

Nei dintorni della psiche • • • La figura del Padre La crudeltà Il sadismo I reati sessuali (e il castigo) Il senso di colpa L’autopunizione e la Legge La pulsione di morte L’ordalia Una paleobiologia dell’abitudine L’avvenire della psicanalisi Il lavoro analitico e il diritto penale «Ho il diritto di godere del tuo corpo, può dirmi chiunque, e questo diritto lo eserciterò senza che alcun limite mi fermi»

La psicoanalisi è nata da necessità mediche, è scaturita dal bisogno di dare aiuto

La psicoanalisi è nata da necessità mediche, è scaturita dal bisogno di dare aiuto ai nevrotici, che non avevano trovato sollievo nelle cure di riposo, nell'idroterapia o nelle cure elettriche. Un'importantissima osservazione di Josef Breuer ha fatto nascere la speranza che quanto più a fondo si comprenderà l'origine, ancora sconosciuta, dei loro sintomi, tanto più efficacemente saremo in grado di soccorrere questi pazienti. Da ciò il fatto che la psicoanalisi, in origine semplice tecnica medica, sin da principio si è indirizzata all'indagine intesa alla scoperta di nessi causali, ad un tempo remoti e occulti. La sua ulteriore evoluzione l'ha allontanata dallo studio dei determinanti somatici della malattia nervosa, ad un punto tale da destare stupefazione nei medici. Invece è entrata in contatto col substrato psichico della vita umana, non la vita del malato soltanto, ma anche quella del sano normale e supernormale. Ha dovuto occuparsi di emozioni e di passioni, soprattutto di quelle che i poeti mai si stancano di descrivere ed esaltare: le emozioni dell'amore. Ha imparato a riconoscere il potere dei ricordi, l'insospettata importanza che gli anni dell'infanzia hanno per la formazione dell'adulto, la forza dei desideri, che falsano i giudizi umani e impongono direzioni fisse all'operato dell'uomo. Parve, per qualche tempo, che la psicoanalisi fosse destinata ad essere assorbita dalla psicologia senza poter spiegare perché la psicologia del malato differisca da quella del normale. Però, nel corso del suo sviluppo, essa si trovò ad affrontare il problema dei sogni, prodotti abnormi della mente creati da individui normali trovantisi in condizioni fisiologiche ricorrenti a intervalli regolari. Con la risoluzione del problema dei sogni, la psicoanalisi aveva individuato, nei processi psichici inconsci, il terreno comune in cui affondano le radici gli impulsi psichici più elevati e quelli più bassi e da cui sorgono le produzioni psichiche normali, come quelle più morbose ed aberranti. Il nuovo quadro del lavorio della mente cominciava a delinearsi sempre più chiaramente e completamente. Era un quadro di oscure forze istintive, di origine organica, che lottavano per raggiungere finalità innate, ma, soprattutto, era la rappresentazione di un'entità che comprende strutture psichiche più altamente organizzate - acquisizioni dell'evoluzione umana realizzate sotto la spinta della storia umana -, un'entità che si è impadronita di una parte degli impulsi istintuali, li ha ulteriormente sviluppati o li ha persino indirizzati a fini più alti, e che, comunque, li tiene strettamente imbrigliati e ne controlla le energie per servirsene ai propri fini. Però, questa organizzazione più elevata, che conosciamo col nome di Io, ha respinto un'altra parte degli stessi impulsi istintuali elementari, essendo essi inutili in quanto non trovano collocazione nell'unità organica dell'individuo o recalcitrano di fronte alle finalità più elevate dell'individuo stesso. L'Io non è in grado di annullare queste potenze mentali indomate, per cui volge loro la schiena, le relega nei più bassi livelli psicologici, si schermisce dalle loro richieste erigendo con vigore barriere protettive e antitetiche, oppure cerca di scendere a patti con loro mediante soddisfazioni sostitutive. Questi istinti vittime della rimozione, inalterati e indistruttibili, eppure messi nell'impossibilità di svolgere qualsiasi attività unitamente ai loro primitivi rappresentanti psichici, costituiscono gli inferi della psiche, il nucleo del vero inconscio, e sono sempre pronti ad affermare le loro esigenze e ad aprirsi, per amore o per forza, un varco verso la soddisfazione. Da ciò derivano l'instabilità dell'orgogliosa sovrastruttura della mente, l'affiorare, durante la notte, del materiale rimosso e proscritto sotto forma di sogni, la tendenza a contrarre nevrosi e psicosi non appena l'equilibrio di poteri tra Io e rimosso subisca uno spostamento a svantaggio dell'Io. Fu sufficiente una breve riflessione per dimostrare che una concezione della vita della mente umana come questa non poteva limitarsi all'ambito dei sogni e dei disturbi nervosi. Se questa concezione ha colto nel vero, deve potersi applicare ugualmente bene ai fatti psichici normali e persino le più elette conquiste dello spirito umano devono recare i segni di un rapporto dimostrabile con i fattori evidenziabili nella patologia: la rimozione, gli sforzi di dominare l'inconscio e la possibilità di soddisfare gli istinti primordiali. Si sentì, dunque, la tentazione irresistibile, che, invero, era anche un dovere scientifico, di applicare i metodi di indagine della psicoanalisi, in regioni quanto mai remote dal suolo natio, alle diverse scienze dello spirito. In effetti, lo stesso lavoro psicoanalitico con i pazienti invitava insistentemente a questo nuovo compito, dato che era chiaro che le forme assunte dalle diverse nevrosi riecheggiavano i prodotti più altamente ammirati della nostra cultura. Così gli isterici sono senza dubbio immaginifici artisti, anche se esprimono le loro fantasie mimeticamente, nella maggioranza dei casi, senza curarsi della loro intelligibilità per gli altri; i cerimoniali e i divieti dei nevrotici ossessivi ci inducono a credere che costoro si siano creati una religione privata per proprio conto; i deliri dei paranoici possiedono una sgradevole rassomiglianza esteriore e un'affinità interiore con i sistemi dei nostri filosofi. Non possiamo evitare di dedurne che questi malati compiono, in modo asociale, veri e propri tentativi di risolvere i loro conflitti e di sedare le loro pressanti necessità, che, quando tali tentativi siano compiuti in modo accettabile per la maggioranza, vanno sotto il nome di poesia, religione e filosofia.

Perché la psicanalisi? • Per venire a capo del rapporto dell’uomo con la morte

Perché la psicanalisi? • Per venire a capo del rapporto dell’uomo con la morte con il desiderio di uccidere • Per porre in questione la psicanalisi stessa: un altro rapporto con la morte un altro concetto dell’inconscio un altro diritto penale • Per un’etica della decostruzione Th. Reik 1888 -1969 S. Freud 1856 -1939 «E’ relativamente senza importanza sapere quale dei tre fratelli [Karamaxov] abbia commesso il fatto. Psicologicamente è molto più importante sapere quale dei tre lo desiderava; e lo desideravano tutti e tre. Stando così le cose, non ci vuol molto ad arrivare a supporre che tutti possiamo essere colpevoli»

 «La nostra teoria analitica di diritto penale tenta di avvantaggiare questo sviluppo psicologico»

«La nostra teoria analitica di diritto penale tenta di avvantaggiare questo sviluppo psicologico» Io confesso Alfred Hitchcock 1953 Dalla punizione alla confessione Il significato universale della coazione a confessare «È facile prevedere che le esplorazioni psicologiche della psicanalisi trasformeranno profondamente nel prossimo futuro la criminologia ed il diritto penale» «La rimozione è un processo che consiste nel respingere e nel porre al di fuori della coscienza certi impulsi e certi pensieri […]. La costrizione a confessare può essere considerata una delle forze più potenti che portano al ritorno del rimosso. Il suo scopo è la confessione inconscia e rappresenta una forma speciale di un ritorno del materiale rimosso» , «Le teorie dell’impedimento […] non danno alla punizione un carattere penale. Tendono tutte inconsapevolmente verso un’evoluzione che conduca ad eliminare completamente il castigo e lo sostituisca con misure preventive o profilattiche […] Questa osservazione indica la via al diritto penale, che deve raggiungere una completa e definitiva eliminazione del castigo» La psicanalisi «è una scienza che non ha immediati scopi pratici, ma che mostra quale intralcio r quale impedimento rappresentino per la civiltà gli impulsi istintuali rimossi ed il bisogno di punizione […]. La confessione sociale dell’analisi si assume una missione civile che tende a portare l’uomo a guardare in faccia la società, ad affrontare la critica. Non si avvale di ragioni morali, Non fa che dimostrare gli effetti psicoterapeutici della verità […] Vogliamo sperare che mediante la confessione guidata scientificamente come avviene in analisi possa crescere nella comunità il coraggio morale di essere sincera»

 «Per noi è assolutamente impossibile raffigurarci la nostra morte, ed ogni volta che

«Per noi è assolutamente impossibile raffigurarci la nostra morte, ed ogni volta che tendiamo di farlo, ci rendiamo conto di assistervi da spettatori. E’ per questo che la scuola psicoanalitica si è ritenuta in diritto di affermare che, in fondo, nessun crede alla propria morte, o, il che è lo stesso, che ciascuno è inconsciamente convinto della propria immortalità» . ( «Ogni morte è conseguenza di una magia» , Th. Reik) «Di fronte al cadavere della persona amata sorsero non solo la dottrina delle anime, la credenza nell’immortalità, ma anche, insieme al senso di colpa che non tardò a mettere radici profonde, i primi comandamenti morali. Il primo e più importante comandamento […] fu: non uccidere. Esso esprime la reazione contro il sentimento di soddisfazione piena di odio che si provava, insieme alla tristezza, di fronte al cadavere della persona cara, e si è poco a poco esteso agli estranei indifferenti e persino ai nemici odiati […] Non c’è bisogno di proibire ciò che nessuno desidera» . Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte S. Freud, 1915 …Come volete che io muoia?

Nel nome del Padre Edipo Il senso di colpa Il bisogno di punizione Il

Nel nome del Padre Edipo Il senso di colpa Il bisogno di punizione Il taglione L’ordalia Che cos’è un atto? «Se trattiamo psicoanaliticamente il materiale preistorico ed etnologico sull'argomento, giungiamo a un risultato inattesamente preciso: Dio Padre un tempo camminava sulla terra in forma corporea ed esercitava la sua sovranità quale capo della primordiale orda umana, finché i suoi figli non si unirono per trucidarlo. Inoltre emerge il fatto che questo delitto liberatorio, e le reazioni che ne seguirono, ebbero il risultato di far nascere i primi legami sociali, le fondamentali limitazioni di ordine morale e la più antica forma di religione, il totemismo. Però anche le religioni successive hanno il medesimo contenuto e, da un lato, esse si preoccupano di cancellare le tracce di quel delitto o di espiarlo proponendo altre soluzioni al conflitto tra il padre e i figli, mentre, d'altro canto, non possono evitare di ricorrere, ancora una volta, all'eliminazione del padre. A questo proposito rileveremo che anche nei miti si ravvisa un'eco di questo avvenimento mostruoso, che getta la sua ombra sull'intero corso dell'evoluzione umana» , S. Freud

 «la sensazione di colpa non è una conseguenza delitto. Al contrario, ne è

«la sensazione di colpa non è una conseguenza delitto. Al contrario, ne è il movente […] Sappiamo di poter trovare nel complesso di Edipo le radici di questa preesistente sensazione di colpa. In considerazione della doppia funzione del castigo, aggiungiamo che il castigo appaga anche il bisogno di colpa collettivo con la inconscia identificazione della società col criminale. Questo effetto catartico del castigo ed il processo di identificazione portano i processi emozionali nella procedura penale molto vicini a quelli della tragedia antica» I contorni lineari non sono in grado di rendere la natura dello psichico, ma servirebbero aree cromatiche sfumanti l'una nell'altra, come nei pittori moderni «L’umanità per molto tempo ancora non perderà questa sensazione di colpa, ma forse sarà posibile trovarle altre vie d’uscita [diverse dal bisogno di punizione]. Anche se non si riuscisse ad eliminare ancora una delle più forti tendenze al delitto, si potrebbe portarla ad un diverso impiego» «Nessun mortale sa mantenere un segreto» S. Freud «l’autoaccusa filtra da tutti i pori» Th. Reik «Un segreto fa un chiasso indiavolato» , Th. Reik «La costrizione a confessare può essere considerata una delle forze più potenti che portano al ritorno del rimosso. Il suo scopo è la confessione inconscia e rappresenta una forma speciale di un ritorno del materiale rimosso» , Th. Reik Voi sapete qual è il concetto religioso per questo bisogno di punizione. Esso consiglia: “non farti male con inutile resistenza”, “non ti opporre al male” «La classe media tende molto a stabilire che un baratro insormontabile la separa dai fuori legge»

 «Il giuramento, nel diritto penale moderno, è una sopravvivenza del Giudizio di Dio»

«Il giuramento, nel diritto penale moderno, è una sopravvivenza del Giudizio di Dio» «Al principio la domanda [la ricerca della verità sul colpevole] non veniva rivolta a Dio ma al morto» per l’uomo primitivo mangiare e uccidere era la stessa cosa, e l’uccisore mangiava realmente la propria vittima. La nostra conclusione, dunque, è che la prova orale si ricollega originariamente col cannibalismo Il giudizio di Dio è, originariamente, una prova orale (l’ingestione di un pezzetto del cadavere) «per l’uomo primitivo mangiare e uccidere era la stessa cosa, e l’uccisore mangiava realmente la propria vittima. La nostra conclusione, dunque, è che la prova orale si ricollega originariamente col cannibalismo «Non può essere senza significato per la teoria del diritto penale che l’autopunizione inconscia dei nevrotici si fondi completamente sulla legge del taglione, sulla legge «occhio per occhio, dente per dente «Fare della rappresaglia [del taglione] il fine della punizione corrisponde semplicemente a conferire nobiltà teorica a una pulsione onnipotente Kant e lo ius talionis: solo una razionalizzazione? Mamuthones

Che cos’è un atto? • «Si può abolire il desiderio o la compulsione che

Che cos’è un atto? • «Si può abolire il desiderio o la compulsione che detta la pena di morte e che vi presiede sovranamente? » • Perché vi sia sofferenza psichica, la pena non può provenire dal di fuori né dal di dentro, ma «dal dentro di fuori, dal di fuori dentro» • Bisogna essere adulti per uccidere il padre, ma si diventa adulti uccidendo il padre

Ovunque c’è della morte, il mondo si ferma La morte dichiara ogni volta la

Ovunque c’è della morte, il mondo si ferma La morte dichiara ogni volta la fine del mondo nella sua totalità, la fine di tutto il mondo possibile, ed ogni volta la fine del mondo come totalità unica e quindi insostituibile e quindi infinita. Questo è un libro d’addio. Un saluto, più di un saluto. Ogni volta unico. Ma è l’addio di un saluto che si rassegna a salutare, come credo sia tenuto a fare ogni saluto degno di questo nome, la possibilità sempre aperta, cioè la necessità del possibile non ritorno, la fine del mondo come fine di ogni resurrezione. Ogni volta unica, la fine del mondo

Un altro concetto dell’inconscio • L’inconscio freudiano, che non conosce grazie, non conosce perdono,

Un altro concetto dell’inconscio • L’inconscio freudiano, che non conosce grazie, non conosce perdono, né il tempo o la prudenza, ineducabile e incorreggibile, tiene conto di tutto e non tralascia nulla. • «…una lunga storia filogenetica, un’immemoriale ma storica sedimentazione dell’hexis, […], una paleobiologia dell’abitudine o dell’habitus che non può non passare attraverso l’inconscio e attraverso complessi calcoli del corpo inconscio, di un corpo originariamente sociale, collettivo, culturale, non individualizzato. Tutte le domande relative all’opposizione spargere/stagnare, che si tratti di lacrime o di sangue, esigono il ricorso ultimo a questa psicanalisi filogenetica del corpo detto proprio» S. ZADEMACK

Ricordatevi che è sempre più facile ottenere il perdono che il permesso Etica e

Ricordatevi che è sempre più facile ottenere il perdono che il permesso Etica e psicanalisi La psicanalisi minaccia quell’insieme dei concetti su cui si accorda la morale e il diritto (libertà, colpa, responsabilità - «Tutto lo strato fondamentale (omicidio, castrazione, decapitazione, crimine e pena capitale, ecc. ) tutto questo strato si fonda su una base quasi naturale e inaffidabile, anche se la cultura, la civiltà, il diritto, ecc. , possono addolcirne o dissimularne gli effetti» La necessità dell’economia libidinale deve rimanere, proprio perché l’impossibile resti impossibile Questo incondizionale non deve dipendere dalla coscienza, ma è piuttosto «la fenomenologia economicistica della coscienza egologica» che, facendolo apparire come tale, «grazie a questo come tale re-iscrive l’incondizionale (il dono, il perdono impossibile) «nel campo economico della gratitudine, della riconoscenza o della ricompensa» , distruggendolo «ciò che la coscienza sembrava donare nella figura del perdono e dell’ospitalità»

La decostruzione e l’esperienza • «Derrida non esce mai all’aperto a prendersi • «Tutti

La decostruzione e l’esperienza • «Derrida non esce mai all’aperto a prendersi • «Tutti questi tentativi, ipotesi, paradossi una boccata d’aria. Barricato dentro l’edificio non hanno come fine o come funzione del segno saussuriano e intento a smontarlo rovesciare le opposizioni o sostituirle con dall’interno, è come uno che, arrivato col altre, ma sospendere la nostra ingenua treno in stazione, entra direttamente nella fiducia, quella del buon senso e della metropolitana e non ne esce più. In pratica è credenza consapevole in distinzioni e come se non fosse mai uscito dalla stazione: opposizioni come dentro/fuori, naturale e dove sarà mai la città? Legge i cartelli e le interiore/non-naturale ed esteriore, autoindicazioni: piazza Castello, piazza della ed etero-punizione, esecuzione, omicidio o Repubblica, via dei Giardini, corso suicidio. A importarmi, qui, è il tremare di Garibaldi…dove sono queste «cose» ? Non vi è queste frontiere» J. Derrida altra traccia se non quella dei loro lugubri significanti. La città è un’allucinazione. Derrida non confida mai nell’ «ingenuità» (in tutti i sensi) dell’esperienza. Avendo criticato, con solidi argomenti, l’appello fenomenologico alle «cose stesse» , perché inficiato dal presupposto del logos e della voce platonica, ha lasciato cadere anche il senso antiintellettualistico dell’appello stesso” C. Sini J, DERRIDA DI D. LEVINE