LA GRATUITA DEL SERVIZIO Corso di Formazione per

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LA GRATUITA’ DEL SERVIZIO Corso di Formazione per volontari (2016) P. Pierpaolo Valli (camilliano)

LA GRATUITA’ DEL SERVIZIO Corso di Formazione per volontari (2016) P. Pierpaolo Valli (camilliano) 21/09/2021

Gratuità - Servizio • Gratuità dice il colore, la modalità, la caratteristica del servizio

Gratuità - Servizio • Gratuità dice il colore, la modalità, la caratteristica del servizio • Il servizio è ciò che facciamo al di là di come lo facciamo e perché lo realizziamo • Ci può essere un servizio gratuito (in termini di denaro) ma non gratuito veramente? • Il mio servizio è gratuito, ma è davvero disinteressato? • Ammettere che non è sempre gratuito vuol dire che non è un buon servizio? • Cosa vuol dire per me scoprire che il mio servizio non è sempre autentico? 21/09/2021

“Quando hai un banchetto, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché

“Quando hai un banchetto, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14, 13 s) • Nell’ottica cristiana, nella quale evidentemente mi muovo, il vero servizio gratuito è questo: fare un gesto di servizio non aspettandosi in cambio nulla. La categoria scelta è simbolica: è come se ci venisse detto: scegli di servire chi non ti può pagare e appagare • In questo senso umiltà (che non è umiliazione) e gratuità vanno insieme: quando cerchiamo l’applauso, il riconoscimento, manchiamo di umiltà e quindi di gratuità (cerchiamo la ricompensa) 21/09/2021

IL BISOGNO DELL’ALTRO… E IL MIO BISOGNO…. • Quando decidiamo di vagliare il nostro

IL BISOGNO DELL’ALTRO… E IL MIO BISOGNO…. • Quando decidiamo di vagliare il nostro servizio, fare un discernimento su come lo facciamo e sul perché lo facciamo, non possiamo che essere onesti con noi stessi e fare un lavoro su noi stessi prima ancora che sugli altri • L’onestà dice la bontà della lettura di noi stessi, e l’umiltà ci chiede di avere verso se stessi una lettura sofferta e faticosa delle nostre seconde intenzioni (spesso non dichiarate e spesso anche non consce) 21/09/2021

Il servizio INUTILE. . . ! • Per cogliere il senso della gratuità mi

Il servizio INUTILE. . . ! • Per cogliere il senso della gratuità mi pare utile richiamare una categoria evangelica (questo è lo spazio in cui mi muovo perché questa è la mia vita…!) • È la categoria dell’INUTILE. C’è una frase molto forte della Imitazione di Cristo che dice: “una cosa sola è massimamente necessaria. Che, abbandonando tutto, abbandoni anche te stesso, ed esca totalmente da sé, senza che gli rimanga un briciolo di amore di sé” (II, 11, 2) • Sul vocabolario “servo ha più meno questo significato: “uomo di fatica; facchino; dipendente; lavapiatti”. Alla voce “inutile” troviamo “superfluo, infruttuoso, vano”. Allora “servo inutile, servo che non serve”. 21/09/2021

Il Valore dell’inutile • L’inutile richiama il valore della chiamata al servizio: si appella

Il Valore dell’inutile • L’inutile richiama il valore della chiamata al servizio: si appella alla necessità di rinnegare se stessi, di non tener conto della propria vita (fare troppi conti…), non prendere in considerazione se stessi ma solo il valore abbracciato (per un credente Cristo, per un non credente il suo ideale di vita) • Al servo che vive la gratuità il bene che fa deve restare nascosto – e può perfino essere percepito come inutile; deve essere così, perché egli “deve badare a seguire Gesù e volgere la propria attenzione a colui che lo precede e non a se stesso e a ciò che fa” (Bonhoeffer, Sequela, Brescia 1975, 138. 21/09/2021

IL BISOGNO Qui tutto viene fatto per ottenere una ricompensa e per affermare se

IL BISOGNO Qui tutto viene fatto per ottenere una ricompensa e per affermare se stessi 21/09/2021 Servizio INUTILE Qui tutto viene fatto “senza utile”, e “senza guadagno”, tutto viene fatto semplicemente perché abbiamo scelto un ideale da abbracciare (per un credente: Cristo…)

Esempio • Ad un volontario viene proposto un servizio nei confronti di una persona

Esempio • Ad un volontario viene proposto un servizio nei confronti di una persona bisognosa molto difficile da trattare ed un altro servizio nel quale già si è sperimentato con buoni risultati (per esempio un servizio di trasporto in Ospedale a più persone) • Il primo servizio è meno desiderabile, evidentemente, il secondo lo è di più perché già sperimentato con successo • Tale volontario non ammette l’alternativa e la motiva così: “là (il secondo tipo di servizio) sento che potrei dare il 100 %, qui (nel primo caso) potrei dare al massimo il 70 %”. Come mai? Cosa fa la differenza tra un dono di sé totale e un dono al 70%? 21/09/2021

Tutti gli aiuti offerti dai diversi operatori della salute, si possono riassumere attorno a

Tutti gli aiuti offerti dai diversi operatori della salute, si possono riassumere attorno a quattro verbi che sintetizzano il mosaico della misericordia:

Che cosa possa fare per il malato? Che cosa possa comunicare al malato? Che

Che cosa possa fare per il malato? Che cosa possa comunicare al malato? Che cosa posso essere per il malato? Che cosa posso imparare dal malato?

Una mappa orientativa Un dialogo efficace tra aiutante e aiutato, suggerisce che la sequenza

Una mappa orientativa Un dialogo efficace tra aiutante e aiutato, suggerisce che la sequenza ottimale di un dialogo proceda in questo modo:

PRESENZA - ESSERE: rendersi prossimo a chi soffre DIALOGO - COMUNICARE: Addentrarsi nel suo

PRESENZA - ESSERE: rendersi prossimo a chi soffre DIALOGO - COMUNICARE: Addentrarsi nel suo mondo APPRENDIMENTO – IMPARARE: Scoprire le sue preoccupazioni, bisogni e risorse AGIRE – FARE: Offerta di aiuto concreto, alla luce delle valutazioni precedenti

Esercizio • Che cosa posso essere per il malato? ____________________________ • Che cosa posso

Esercizio • Che cosa posso essere per il malato? ____________________________ • Che cosa posso comunicare al malato? ____________________________ • Che cosa posso imparare dal malato? ____________________________ • Che cosa posso fare per il malato? ____________________________

Per “essere una presenza” che aiuta è necessario: ASCOLTARE OSSERVARE RISPONDERE SAPER

Per “essere una presenza” che aiuta è necessario: ASCOLTARE OSSERVARE RISPONDERE SAPER

“Se basta una parola, non fare un discorso. Se basta un gesto, non dire

“Se basta una parola, non fare un discorso. Se basta un gesto, non dire una parola. Se basta uno sguardo, evita il gesto. Se basta il silenzio, tralascia anche lo sguardo” (Aforisma cinese)

SAPER ASCOLTARE PREGIUDIZI SENTIMENTI CONDIZIONAN TI DISAGI AMBIENTALI CONDIZIONI FISICHE (Es. stanchezza) VALORI, CONVINZIONI,

SAPER ASCOLTARE PREGIUDIZI SENTIMENTI CONDIZIONAN TI DISAGI AMBIENTALI CONDIZIONI FISICHE (Es. stanchezza) VALORI, CONVINZIONI, ASPETTATIVE PERSONALI PROPRI RICORDI O ESPERIENZE PASSATE FILTRI CHE INTERFERISCON O CON L’ASCOLTO LA FRETTA…. (“Passò oltre)

PONENDO L’ALTRO AL CENTRO DELL’ATTENZIO NE METTENDOSI IN SINTONIA (Con le emozioni e i

PONENDO L’ALTRO AL CENTRO DELL’ATTENZIO NE METTENDOSI IN SINTONIA (Con le emozioni e i pensieri dell’interlocutor e) CON TUTTA LA PERSONA (Sguardo, contatto, udito…) COME SI ASCOLTA USANDO UNA VARIETA’ DI RISORSE (Gesti di affetto, sorriso, silenzio…)

TENDENZA A GIUDICARE (Imporre i propri schemi di riferimento o valori) SOMMINISTRAZIONE DI CONSIGLI,

TENDENZA A GIUDICARE (Imporre i propri schemi di riferimento o valori) SOMMINISTRAZIONE DI CONSIGLI, RICHIESTE, PREDICHE (Dare facili soluzioni ai problemi) DISTRAZIONE (Mentale, relazionale o ambientale) IMPAZIENZA (Eccessiva impulsività o protagonismo) SUPERFICIALITA’ (Tante domande e cambio frequente di argomento) ANSIETA’ (preoccupazione per sé, timore di essere inadeguati) PASSIVITA’ (Ascolto passivo) OSTACOLI DELL’ASCOLTO TENDENZA A SELEZIONARE (Scelta dei temi più facili)

SOSPENDERE OGNI TIPO DI GIUDIZIO EVITARE LE DISTRAZIONI VOGLIERE I TEMI DI FONDO CONCENTRARSI

SOSPENDERE OGNI TIPO DI GIUDIZIO EVITARE LE DISTRAZIONI VOGLIERE I TEMI DI FONDO CONCENTRARSI SULL’ALTRO ATTENDERE PRIMA DI RISPONDERE (capacità di stare in silenzio) ACCETTARE L’INTERLOCUTO RE SSERE CALMI E RILASSATI CONTRIBUTI ALL’ASCOLTO SINTETIZZARE I MESSAGGI

ICONA FINALE Buon Samaritano (Lc 10, 30 -37) SEI IMPRONTE TRACCIATE DAL SAMARITANTO NEL

ICONA FINALE Buon Samaritano (Lc 10, 30 -37) SEI IMPRONTE TRACCIATE DAL SAMARITANTO NEL SUO FARSI PROSSIMO 21/09/2021

La prima impronta è la CONSAPEVOLEZZA. Questo è il punto di riferimento che accomuna

La prima impronta è la CONSAPEVOLEZZA. Questo è il punto di riferimento che accomuna i tre protagonisti della parabola: il sacerdote, il levita, il samaritano. Ognuno, dice il vangelo, “lo vide”, ma ognuno guarda con occhi e cuore diversi. La consapevolezza genera responsabilità. Dinanzi a un volto che implora aiuto il levita e il sacerdote scelgono altre vie, ascoltano le loro priorità; invece il samaritano si adatta ai nuovi bisogni, interrompe il suo viaggio e mette l’altro al centro della sua attenzione. Nel nostro servizio la consapevolezza è feconda se è radicata nell’umiltà, se sappiamo vedere il malato come il nostro maestro e noi siamo discepoli che sanno ascoltare i suoi messaggi. 21/09/2021

La seconda impronta è la COMPASSIONE. E’ qui che si dividono gli itinerari dei

La seconda impronta è la COMPASSIONE. E’ qui che si dividono gli itinerari dei protagonisti del racconto. Il sacerdote e il levita sono condizionati dal tempo e dalla preoccupazione del culto e dell’obbedienza alla legge e praticano una relazione verticale con Dio, che trovano nel tempio e non sotto le sembianze di un poveraccio incontrato lungo la via. Il loro cuore non è in sintonia con la loro fede. Il Samaritano invece “ne ebbe compassione”, si lascia coinvolgere e coniuga la consapevolezza esterna con la sua risposta interiore. La compassione è il cuore che si lascia toccare, commuovere dalle immagini e dalle voci che chiedono ascolto. C’è chi si lascia intenerire, commuovere, ma senza fare propria la terza impronta: 21/09/2021

La VICINANZA: “gli si fece vicino”. Avvicinarsi va oltre l’osservazione e la commozione per

La VICINANZA: “gli si fece vicino”. Avvicinarsi va oltre l’osservazione e la commozione per trasformarsi in coinvolgimento. La sensibilità senza l’azione resta mortificata, occorre accettare i rischi e i benefici del coinvolgimento. L’accostarsi parla di disponibilità e ci sono tre modalità concrete per realizzarla: # La presentazione: farsi conoscere e conoscere il malato è un dettaglio concreto personalizzare l’incontro, così come “il pastore conosce le sue pecore e le pecore conoscono lui”. # L’osservazione: l’anatomia richiama le leggi della relazione: Dio ci ha creati con due occhi e due orecchi e una sola bocca perché spendessimo il doppio del tempo ad osservare e ad ascoltare e la metà del tempo a parlare. Purtroppo spesso il comportamento inverte le leggi dell’anatomia e c’è chi sembra avere più di una bocca per parlare, ma non ha orecchie per ascoltare ne’ occhi per osservare. 21/09/2021

# Il calore umano: nella relazione di aiuto due sono le fonti per trasmettere

# Il calore umano: nella relazione di aiuto due sono le fonti per trasmettere vicinanza: la voce e il contatto umano. La voce è uno strumento che deve essere adattato alle esigenze degli interlocutori: talvolta con gli anziani bisogna alzare il volume, in altre circostanze usarla dolcemente e gentilmente. Il contatto umano si esprime attraverso una presenza calda e silenziosa. Esistono silenzi che creano disagio perché nascono dalla confusione e dallo smarrimento, altri che sono sacri, perché trasmettono rispetto e parlano d’amore. 21/09/2021

Quarta impronta: il COINVOLGIMENTO. Dopo essersi fatto vicino, il samaritano “gli fasciò le ferite

Quarta impronta: il COINVOLGIMENTO. Dopo essersi fatto vicino, il samaritano “gli fasciò le ferite versandovi olio e vino”. Fasciare il malato significa avvolgerlo nell’accoglienza, offrire ospitalità al suo dolore e versare sulle sue ferite l’olio della guarigione e il vino della speranza. Il buon samaritano è previdente, non è giunto sul luogo dell’incontro sprovveduto, ha portato con sé delle risorse. Anche il “consolatore” non giunge al letto del malato impreparato, ma ha il suo olio da versare e il suo vino da offrire, che consistono nelle risorse umane e spirituali da porre al servizio della guarigione e della speranza: la presenza attenta, la catechesi, la preghiera, i sacramenti. 21/09/2021

La quinta impronta è la CONTINUITA’ NELL’IMPEGNO. “Poi caricatolo sul suo giumento, lo portò

La quinta impronta è la CONTINUITA’ NELL’IMPEGNO. “Poi caricatolo sul suo giumento, lo portò alla locanda e si prese cura di lui”. Il samaritano non ha lasciato il malcapitato sul ciglio della strada scusandosi di non poter far altro o di non avere il tempo; si è preoccupato di accompagnarlo verso la prossima tappa di speranza: ‘la locanda’. Fare “consolazione” vuol dire camminare insieme alle persone: il nostro compito non è di risolvere i problemi della gente, ma di farci compagni nel viaggio. Il samaritano non ha tolto il dolore, ma è stato presente nel dolore divenendo uno strumento di consolazione. All’entrata dell’astanteria dell’ospedale S. Giacomo di Roma, c’è un messaggio di un noto medico del secolo passato: “Venite per essere guariti, se non guariti almeno calmati, se non calmati almeno consolati”. La presenza attenta è l’arte di saper consolare. 21/09/2021

La sesta impronta è la COLLABORAZIONE. Dopo essersi trattenuto accanto al malcapitato per l’intera

La sesta impronta è la COLLABORAZIONE. Dopo essersi trattenuto accanto al malcapitato per l’intera notte, il samaritano “paga” di persona e coinvolge l’albergatore nell’assistenza del nuovo ospite. Il samaritano non pretende di fare tutto da solo. Questo aiuto è rappresentato oggi dal mosaico di forse e di presenze che caratterizzano per esempio l’organizzazione parrocchiale. Non si può agire autonomamente, occorre cooperare e armonizzare le iniziative per servire meglio il malato. Il “consolatore” riveste un ruolo di primaria importanza nel promuovere lo spirito comunitario e nel suscitare iniziative che contribuiscono all’umanizzazione ed evangelizzazione del mondo della sofferenza.

In conclusione, il samaritano attraverso il suo intervento ci ha lasciato una metodologia di

In conclusione, il samaritano attraverso il suo intervento ci ha lasciato una metodologia di grande attualità nel rispondere agli appelli di chi è provato dalla sofferenza; a noi è affidato il compito di ripercorrerne le orme. Nella misura in cui siamo abbastanza umili da permettere all’ammalato di essere il nostro maestro, abbastanza saggi per discernere quale olio versare sulle sue ferite e abbastanza aperti nel promuovere la collaborazione, cooperiamo direttamente a costruire il mosaico della misericordia.

La crocifissione bianca Marc Chagall, 1938, Art Institute, Chicago.

La crocifissione bianca Marc Chagall, 1938, Art Institute, Chicago.