SOCIET ADOLESCENZIALE E PRATICHE SPETTACOLARI MASSIMILIANO STRAMAGLIA AMORE

  • Slides: 8
Download presentation
SOCIETÀ ADOLESCENZIALE E PRATICHE SPETTACOLARI MASSIMILIANO STRAMAGLIA AMORE È MUSICA. GLI ADOLESCENTI E IL

SOCIETÀ ADOLESCENZIALE E PRATICHE SPETTACOLARI MASSIMILIANO STRAMAGLIA AMORE È MUSICA. GLI ADOLESCENTI E IL MONDO DELLO SPETTACOLO, SEI, TORINO, 2011

DEFINIRE IL MONDO DELLO SPETTACOLO �Nella prospettiva avanzata da Mario Gennari, lo spettacolo è

DEFINIRE IL MONDO DELLO SPETTACOLO �Nella prospettiva avanzata da Mario Gennari, lo spettacolo è tra i possibili «mondi culturali intorno a cui» l’adolescente può scegliere di impostare «specifici progetti» che «richiamano l’idea fondamentale di “vita”» : una sorta di inter-esse che l’adolescente avverte come prossimo «alla sua personalità» , ovvero «alla sua sensibilità formativa» , e che appare di fatto incomprensibile se non alla luce dello stesso «mondo della vita dell’adolescente» . In estrema sintesi, l’idea di spettacolo è riferibile, in questa prima accezione, a uno tra i tanti mondi culturali attraversati dal soggetto in fase di crescita: dal laboratorio teatrale alla fruizione collettiva di musica.

� Nell’ottica suggerita da Niklas Luhmann, l’ambiente dello spettacolo risponde al criterio dell’attualizzabilità e

� Nell’ottica suggerita da Niklas Luhmann, l’ambiente dello spettacolo risponde al criterio dell’attualizzabilità e include tutte le possibilità, circoscritte e definite, realizzabili nel cosiddetto contesto “spettacolare” (ad esempio, partecipare a un provino per la televisione o per uno spettacolo teatrale, o a feste “vip”). � Il sistema dello spettacolo (nel linguaggio comune, “mondo dello spettacolo”) risponde al criterio dell’effettività, e include l’intera filiera di tutto ciò che è realizzato nell’ambito dei sottosistemi televisivo, cinematografico, musicale, teatrale, della moda e radiofonico. � Moltissimi, tra gli adolescenti, abitano il reale come fosse concretamente il mondo (sistema) dello spettacolo, quando sono più prossimi all’ambiente spettacolare.

�In una terza accezione, elaborata da Guy Debord, lo spettacolo è definibile quale «pseudo-mondo

�In una terza accezione, elaborata da Guy Debord, lo spettacolo è definibile quale «pseudo-mondo a parte, oggetto della sola contemplazione. �Lo spettacolo in generale, come inversione concreta della vita, è il movimento autonomo del non-vivente» . �La riflessione del regista e filosofo francese ingenera delle implicazioni rilevantissime ed estremamente attuali in merito alla relazione tra adolescenti e “mondo dello spettacolo”.

� Si potrebbe quasi affermare che, nella società odierna, l’adolescente sta alla famiglia come

� Si potrebbe quasi affermare che, nella società odierna, l’adolescente sta alla famiglia come il sogno sta al film. La trasposizione cinematografica della vita reale non include, infatti, le pratiche tediose della quotidianità, e la narrazione filmica segue perlopiù i criteri del piacere e dell’immediatezza. L’adolescente e il giovane adulto che vivono in famiglia, alla stessa stregua, delegano le pratiche noiose della quotidianità alle figure adulte di riferimento, percependo la vita reale come “piacere” e “immediatezza”. Un esempio classico: gli adolescenti amano addobbare, travestire, “potenziare” il proprio corpo, ma tendenzialmente non si preoccupano di curarne la salute e l’igiene (Gustavo Charmet-Elena Rosci); si soffermano sugli aspetti piacevoli legati alla corporeità, trascurando il dato relativo ai bisogni concreti di un corpo sano. � Un ulteriore “salto ermeneutico” consente di comparare l’adolescente alla celebrità: le grandissime personalità dello spettacolo, infatti, non adempiono a incombenze monotone e ripetitive, come “fare la spesa” o “pagare le bollette”; si tratta di compiti delegati a terzi, che assumono una funzione simile a quella del genitore per l’adolescente, preoccupato solo di costruire una buona immagine di Sé e di apparire vincente per riceverne conferma.

PERSONA E PERSONAGGIO � Cosa fa di una persona un personaggio? � In prima

PERSONA E PERSONAGGIO � Cosa fa di una persona un personaggio? � In prima battuta, per potersi dire tale, il personaggio deve possedere caratteristiche amplificate di medietà: se Madonna o Lady Gaga fossero innegabilmente bellissime, non godrebbero del successo garantito da un rispecchiamento adeguato. Il pubblico ama ritrovare nel personaggio la propria perfezione, non quella ingombrante della celebrità. Il talento, ingrediente importantissimo del successo delle artiste menzionate, deve però conciliarsi con il bisogno di identificazione da parte dei fan: l’inavvicinabilità creerebbe distanza. � Il personaggio, in seconda battuta, deve incarnare senza sosta l’illusione amata dal pubblico, al quale diverte, invero, il gioco delle parti. «I personaggi ammirevoli in cui il sistema si personifica sono ben noti per non essere ciò che sono» , «e tutti lo sanno» (Guy Debord). � In terza battuta, il personaggio, pure “avvicinabile”, deve essere immortale, dire parole e compiere gesti eclatanti, “rimanere nella storia”: «il divo» , infatti, «non può morire. Sono le persone, i singoli, gli individui che muoiono. Non i miti, le leggende incarnate, le espressioni dell’anima popolare profonda» (Franco Ferrarotti). � Se il “vip” è alla continua ricerca di un equilibrio tra popolarità e privatezza, la persona umana, alla stessa stregua, dovrebbe educarsi a “uscire dal personaggio” e a progettare un personale “copione” (la vita vera) in cui sentirsi realmente protagonista.

LA SOCIETÀ DEL LIFTING � Il successo planetario della chirurgia estetica è riflesso dell’

LA SOCIETÀ DEL LIFTING � Il successo planetario della chirurgia estetica è riflesso dell’ «odierno contesto sociale» , in cui «gli individui si comportano sempre più» acriticamente «come i divi, i quali vivono continuamente sotto i riflettori e godono» , da tempi consolidati, «di uno statuto particolare, a metà strada tra la vita quotidiana e il mondo delle divinità» (Vanni Codeluppi). � Unica certezza inconfutabile nell’evoluto scenario anestetico è che «l’uomo d’oggi, nella sua somiglianza con Dio, non si sente felice» (Sigmund Freud). � Quale richiamo etico in un società del lifting? La responsabilità verso il prossimo, la dimensione dell’Alterità (complementare a un sano sviluppo del Sé), appaiono, oggi, smodatamente piegate sul versante cognitivo-percettivo dell’intelligibilità della “faccia” piuttosto che su una «risposta contestuale all’appello concreto di un “volto”» (Angela Chionna). � Per Emmanuel Lévinas, «l’accesso al volto» è «immediatamente etico» : nel vedere «un naso, degli occhi, una fronte, un mento» , ci «si rivolge ad altri come se questi fosse un oggetto» . «Il volto» , invece, a prescindere da giudizi estetici di valore, «si manifesta a partire da se stesso, senza concetto» (Id. ).

UOMO-DONNA-BAMBINO � Il binomio musica pop-immagine è mediato dal mondo mondano della moda. �

UOMO-DONNA-BAMBINO � Il binomio musica pop-immagine è mediato dal mondo mondano della moda. � La novità degli ultimi decenni in fatto di gusto e di stile consiste in una sorta di adolescentizzazione delle proposte che diluisce maschile, femminile e infantile in un unico trend ibrido e asessuato, tale, pertanto, da indurre a considerare la moda quale luogo odierno della massima (con)fusione genere-generazionale. � L’abbigliamento “uomo donna bambino” ha «un valore nostalgico» , testimonia «un sogno di totalità dove non è necessario scegliere, perché si può essere tutto contemporaneamente» (Umberto Galimberti); si tratta della drammatizzazione di un eterno «presente in cui la moda stessa, dall’abbigliamento ai cantanti, si è [quasi] immobilizzata» , dimenticando «il passato e» non dando «più l’impressione di credere in un futuro» (Guy Debord). � Le popstar rappresentano, per adolescenti e giovani adulti, modelli visivi di riferimento mondani. A loro volta, le celebrità emulano le mode dei giovani al fine di garantire l’immediato e reciproco rispecchiamento. � Anche per le grandi star della musica, come per gli adolescenti e per molti tra i giovani adulti, il Sé «risulta consistere essenzialmente nella propria immagine riflessa negli occhi degli altri» (Nicola Squicciarino).