Raimondo Montecuccoli Trattato della guerra 1641 La guerra

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Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra (1641) La guerra interna o ver civile si definisce

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra (1641) La guerra interna o ver civile si definisce esser l’armi de’suditi mosse contro al Principe o contro a se stessi. La guerra esterna si definisce esser la forza e l’arme mosse contra un Principe o contra un popolo straniero. L’Arte della guerra è l’arte di ben combattere per vincere: o diffendendosi, e si chiama guerra diffensiva; o offendendo, e si chiama offensiva; o diffendendo e offendendo, ed è mista. Quest’arte è sopra tutte l’altre arti e senz’essa niuna può aver vita, o uso tranquillo la patria, la libertà, i cittadini; et anche gli istessi Re si ricoprono nella tutela e nel presidio della virtù guerriera. Tutte l’arti che si ordinano in una civiltà per cagione del bene comune degli uomini, tutti gli ordini fatti per vivere con timor della legge e di Dio, sarebbono vani se non fussino preparate le diffese loro, le quali, ben ordinate, mantengono quelle anche ben ordinate.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Le cagioni della guerra interna sono remote o propinque

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Le cagioni della guerra interna sono remote o propinque Cagioni remote: • il fasto perché dagli eventi di tutte le età è manifesto che Dio suole quasi solennemente far ruinare i grandi imperi per questa strada, ed è legge immutabile di natura che ogni cosa perisca et abbia il suo periodo e dove una potenza è si grande ch’una forza esterna non è capace di muoverla o di abbassarla, dovendo cangiare stato è necessario che nascano turbe civili che la rendano fievole e stanca, e conseguentemente preda di un’altra. • Il lusso è l’altra cagione, perché da esso nascono i debiti e la povertà e quindi le nuove speranze degli impoveriti e indebitati

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Cagioni propinque: (parti o fazioni, la sedizione, la tirannide)

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Cagioni propinque: (parti o fazioni, la sedizione, la tirannide) • le parti sono una congiunzione di pochi o di molti tra loro ch’hanno dissensione co’ gli altri. Nascono da odi privati o pubblichi. . O vero dall’ambizione, mentre che ciascheduno vuole procedere e scavalcar l’altro. • La sedizione è un movimento subito, evidente della moltitudine contr’al Principe o contra al Magistrato. Nasce dall’oppressione. . . O dalla paura. . . O dall’indigenza soverchia o dall’inopia, mentre che quelli che non hanno cosa alcuna invidiano a i buoni, odiano le cose vecchie, desiderano le nuove e per l’odio del loro misero stato studiano ch’ogni cosa si muti. O da i capi c’eccitano la moltitudine e per contagione la fanno insanire • La tirannide è l’imperio violento d’un solo oltre i costumi e le leggi, ed è violento perché, nel commune odio di tutti, ricorre necessariamente il tiranno a quest’asilo della violenza e teme tutti perché si fa temere da tutti. . . La potestà sua non dura, è cacciato o morto

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Le cagioni della guerra esterna sono il più delle

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Le cagioni della guerra esterna sono il più delle volte l’ambizione e l’avarizia, l’ira e l’odio; sì che la profonda cupidità dell’imperio e le ricchezze e la libidine del dominare sogliono essere i motivi del guerreggiare de’ Principi che misurano la grandezza della gloria dalla grandezza dell’imperio. Questi ripongano ogni legge, ogni ragione nell’armi, stimano ch’ogni cosa sia delli uomini forti, cercano l’esito della guerra e non la causa, e fanno reo e colpevole il vinto. Qualunque sia la cagione della guerra, ella è colorita col candore della giustizia e del suo mantello ricoperta, dando pretesto all’armi di guerra giusta, la quale per essere giusta dee avere l’autore, la causa et il fine giusto.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra La causa giusta è di due sorte, cioè diffensione

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra La causa giusta è di due sorte, cioè diffensione et invasione. Nella diffensione chi dubita? Egli è non solamente giusto, ma anche necessario il diffendersi dalla forza con forza. . . E non solo si diffende giustamente se stesso et i suo ricoprendo coll’armi la libertà, la patria e i parenti, ma anche si diffendano giustamente i compagni e gli oppressi. . . perché a ciò sforza il commune legame della società umana, e chi non diffende né fa resistenza all’ingiuria potendo, tanto è colpevole quanto s’egli abbandonasse i parenti, la patria e i compagni; et è piena di giustizia quella fortezza che diffende gl’infermi, purché con questo pretesto non s’avanzi il piede e la mano e si pigli l’altrui. L’invasione è ancora lecita e giusta quando si vendica l’ingiuria e si richiede il suo che non vuole essere restituito. . . Anche legittima l’invasione contro a gente che ci è totalmente contraria di costumi e di religione. . . et abbiano fatto invasione nell’altrui, perché questa è coercizione e repressione del male.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Il fine giusto è quello che non ha proposta

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Il fine giusto è quello che non ha proposta la vendetta, la gloria o l’imperio, ma solo la tranquillità e la tutela, e così devesi intraprender la guerra che non paia che si cerchi altra cosa che la pace; per cagion della pace si fa la guerra, e per goder l’ozio si soffre il negozio. Sono parimenti altre cagioni che fanno intraprender una guerra esterna, benché tutte si ricoprano col manto della giustizia; e dove per rossore non si può direttamente mover guerra ad uno contro il quale non si sa trovare pretesto che vaglia, s’attacca indirettamente assalendo i suoi confederati, si che sendo obbligato ai aitarli, bisogna necessariamente che mova l’armi; se bene non mancano mai pretesti di colorare onestamente l’impresa contro chi sia, dicendo ch’egli abbia somministrato aiuto ai nostri avversari. . . E ch’ei sia mal animato contro alla nostra religione, . . o facendo sua propria una lite ch’un altro ha contro lui, o entrando in lega co’ suoi nemici

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Si ha causa di mover guerra. . . •

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Si ha causa di mover guerra. . . • Contro uno stato ch’è posto nel mezzo fra i tuoi e senza possedere il quale non puoi mantenere né avere comunicazioni col tuo; • Nella morte di un Principe. . . Nelle disunioni e nelle turbolenze de’ vicini, dove entrato come arbitro o come parte. . Si ha occasione di tenere in sequestro la città o la provincia; • Per non lasciar crescere un vicino in troppa gran potenza; • S’intraprende una guerra straniera per rimediare a una civile e s’intrattiene fuori per tenervi occupati gli spiriti ambiziosi et inquieti. . . ma le fantasie de’ spiriti bellicosi si scarichino fuori e non dentro; • Istigati da qualche capo o generale. . il quale temendo che in tempo di pace le pensioni e gli stipendi. . manchino. . . procura per tutti i modi di spingerlo [il Principe] a pigliar l’armi per rendersegli necessario e tenerlo in timore

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Li modi di prepararsi alla guerra civile sono diversi.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Li modi di prepararsi alla guerra civile sono diversi. • la parte che si teme d’essere inferiore mostra la necessità dell’armi alla quale si è indotti dagli insidiatori della sua salute. . . S’è alcuno volontariamente battuto e laceratosi il corpo, poi, uscito in pubblico, ha mostrato al popolo le ferite, s’è lamentato della parte contraria dalla quale ha simulato di aver ciò patito; ha aggiunto lacrime alle parole e, con orazione invidiosa, ha acceso gli animi della moltitudine credula dalla quale ha ottenuto un numero di satelliti per la guardia del corpo, col qual aiuto ha poi occupato il dominio • Nelle sedizioni s’incitano gli animi delli imperiti con arte varia. . . Occultamente e con colloqui notturni o su la sera, quando i migliori sono ritirati, si aggregano insieme i più dissoluti; quivi si inseriscono querele, parole ambigue del Principe et altre cose che sogliono commuovere il volgo. . . Si ricuoprono i vizi col nome di virtù chiamando fortezza la temerità, desiderio di giovare al pubblico lo studio di ingrandire se stesso, desiderio di libertà la libidine di dissoluzione

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Si va con pretesti diversi per le fortezze

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Si va con pretesti diversi per le fortezze e luoghi muniti e quivi si fanno conviti e festini a i Magistrati e mentre sono nel fervore dell’allegrezza s’ammoniscono a non lasciar tradire la pubblica libertà e a ricordarsi che sono in un Regno e non sotto una tirannide. . E quivi si cerca di rendere il Principe odioso e negletto. • Si comprano con denari e si corrompono i preti e i predicatori. . • Si spargono biglietti là dove non si può giungere con parole o dove l’esser autore della sedizione è pericoloso • Mentre che la sedizione è in fervore si fa commettere qualche scelleraggine. . accioché nessuno pensi più all’accordo né a separarsi dalla rivolta per paura della punizione e del castigo • Si fanno sette e partigiani Le congiure s’eseguiscono col ferro o col veleno e, quando riescono prosperamente, la potenza de’ successori ne opprime l’infamia

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Li modi di prepararsi alla guerra esterna sono diversi.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Li modi di prepararsi alla guerra esterna sono diversi. • Non bisogna lasciarsi trasportare dalla temerità, perché facilmente si comincia una guerra ma difficilmente si termina. • Quando vi s’è imbarcati bisogna risolversi ad ogni sorta di evento, et aver la costanza d’andare sin’in capo. . . perché molti hanno l’animo pronto et allegro nell’intraprendere la guerra, ma l’hanno molle e poco costante nel resistere alle calamità e gli uomini si inducono con più ardore a pigliare un’impresa ch’a continuarla nell’esecuzione • Si deve esaminar bene e fare un parallelo delle sue forze e di quelle dell’inimico e considerare la quantità e qualità dell’armata. . . La qualità del paese, dell’artiglieria, delle munizioni dei viveri, de’denari. . esaminare se il nemico che si vuole assalire è più forte sopr’acqua o su terra, fuori di casa o dentro casa sua, quali sieno le forze del suo stato, s’egli si governa in Repubblica o in Principato, e quali aiuti e da chi possa avere assistenza.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Prima che si dichiari la guerra bisogna vedere

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Prima che si dichiari la guerra bisogna vedere d’occupar con astuzia un luogo che sia di grande importanza e molt’opportuno per far la guerra: o sia sotto il pretesto di proteggerlo o di mandarvi soccorso; • Si deve confermare la pace e l’amicizia colle città e co’ stati propinqui. . . Che chiunque avea tre nemici, dovea cercare con ogni mezzo possibile di far pace coll’uno, tregua coll’altro e buona guerra col terzo essendo massima di stato che chi ha una guerra non dee intraprenderne un’altra se non ha finita la prima • E dentro allo stato bisogna aver tagliata la radice d’ogni moto civile, perché quando s’ha il nemico in casa non si dee cercare di fuori. • Si sollecitano gli altri Principi e si corrompono con denari e loro consiglieri accioché attacchino dalla loro arte quello stato contro al quale si muove guerra • Si fortificano le sue piazze e si muniscono di viveri, d’uomini e di munizioni, si fanno leghe con altri Principi;

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Se l’impresa et il movimento della guerra ha

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra • Se l’impresa et il movimento della guerra ha da essere segreto, non si denunzia la guerra, si fa l’apparecchio occultamente, si levano le genti in diversi luoghi e sotto diversi colori e diverse occasioni, si tiene gente appresso a quel Principe contro a chi si è risoluto di moversi che lo distorni da tutti i sospetti ch’ei potria concepire, se gli scrive lettere umilissime e si danno attacchi e s’accusano degli altri, dandoli quasi a intendere che l’suo corruccio sia contr’essi. • Si pubblicano le cause e la necessità della guerra per manifesti che si mandano in stampa e per uomini eloquenti che le spongono evidentemente in diversi luoghi, accioché tutti giudichino che le sue ragioni sono giustissime e che però s’abbia più facile il popolo a contribuire i stipendi et a soffrir i carichi della guerra, s’abbia maggior concorso di soldati, ch’hanno maggior confidenza dov’è maggiore la bontà della causa.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Sono alcuni che stimano, quando hanno buona causa, ch’ella

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Sono alcuni che stimano, quando hanno buona causa, ch’ella si manifesterà di per sé a ciascuno, il che li fà negligenti a pubblicare ciò che n’è, nella qual cosa essi errano, perché, se bene le cose giuste e vere mostrano sempre col tempo la loro chiarezza in ogni modo, in molte occorrenze egli è necessario d’anticiparla e che si conosca subito quel che non lasciarebbe d’essere conosciuto più tardi, ma non ne arriverebbe tanto frutto; e si come l’erbe cattive soffocano le buone se non si svelgono, così chi non rintuzza le calunnie ch’ordinariamento gli avversari mettono in obiezione a rincontro di ciò ch’è buono, senza dubbio si vedrà spesse volte oppresso. Per dar più colore alla giustizia della causa si cerca d’aver dalla sua parte un Principe del Sangue dello stato contro il quale si muove guerra. . . dicendo di volerlo rimettere in stato. . . E in tal modo s’ha maggior concorso di soldati e maggiore affezione degli uomini del paese

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide Si come egli è

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide Si come egli è cosa impossibile che un capitano si possa risolvere a qualche impresa buona e sicura senza prima sapere benissimo lo stato del nemico et averne minuto ragguaglio così non può mai esseguire cosa fruttuosa s’egli non tiene celati e segreti i suoi disegni e per contrario non usa ogni diligenza e spesa per avere buoni spioni, pratichi e fedeli, per la cui opera sia avvisato. . . Gli spioni si intrattengono fra il nemico et anche nella propria armata per conoscere li animi e i sentimenti dei suoi soldati; e siccome non si può fidare questo mestiero ad ognuno, né ad ognuno s’acconviene il farlo, così bisogna occuparvi persone che siano fedeli, perché dando falsi avvisi possono far cadere in grave pericolo; e sì come bisogna guardarsi dalla doppiezza loro , così anche è necessario guardarsi da quei del nemico, il quale bisogna presupporre che avrà spie nel tuo campo sì come tu ne hai nel suo.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide Gli spioni passano al

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide Gli spioni passano al campo del nemico sotto colore d’altri affari e per potersi intrattenere quivi lungo tempo fanno sembiante di cercar servizio o lo pigliano. . . Altri fingono di essere stati maltrattati e vanno come fuggiaschi nel campo del nemico e per dar colore alla finzione si fanno ferite in sul corpo da loro stessi o mostrano qualche altro segno verisimile dell’ingiuria recente e di disgusti. Prima di fuggire fanno anche spargere voce nel proprio essercito di esser malcontenti accioché poi non siano traditi, e per acquistar maggior fede riferiscono qualcosa di vero al nemico di quello che tu fai o che hai disegno di fare. Alcuni si fanno vivandieri e mercanti et entrano nei quartieri del nemico a vendere e trafficare. Altri che sono soldati e come del paese si travestono in paesani e servendo di guida ai nemici spiano i loro andamenti.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide E perché le spie

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Dei spioni e delle guide E perché le spie ordinarie non possono rapportar se non quelle cose che sono quasi note a tutti, hanno alcuni usato mandare ambasciatori al nemico e con quelli, sotto veste di famigli, uomini peritissimi in guerra i quali presa occasione di vedere l’essercito nemico e considerare le forze e le debolezze sue. . . E però si devono mandare spesse volte al nemico sotto specie di tregua o di trattar pace e principalmente nei giorni festivi o nelle solennità e nei tempi di spettacoli perché, concorrendovi a gara la moltitudine, si può facilmente conoscere la forza e la quantità dell’essercito. Per far sapere qualcosa al campo nemico, si fanno rilasciare sotto mano qualche prigionieri alla presenza dei quali s’è tenuto espressamente, mostrando però che sia successo inopinatamente e senza studio, quei discorsi che si vuole siano rapportati.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Del combattere Il combattere si fa più con gli

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Del combattere Il combattere si fa più con gli animi che coi corpi e però non sempre giova la moltitudine e bisogna ben porre cura che le prime genti che s’azzuffano sieno valorose, perché se i primi combattenti danno inizio alla fuga, facilmente col fuggir loro sbigottiscono e levano l’animo agli altri. Tutti gli stratagemmi coi quali assalire il nemico si riducono a quello che tu apparecchiato assalti il nemico non preparato; armato et unito l’assalti disarmato e disunito; vigilante e non visto l’attacchi che dorma; e che si vegga e stando in posto sicuro attacchi lui nelle difficoltà dei luoghi costituito. . . E dove vedi il nemico più facile ad essere colto, quivi devi particolarmente assalirlo.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Chi inganna i nemici può ritrovarli incauti, avendo messo

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra Chi inganna i nemici può ritrovarli incauti, avendo messo nell’animo loro sicurezza e fiducia col trattar una pace o col fare una tregua per qualche giorno, nel qual tempo attaccarli è astuzia più praticata che approvata; o coll’aver simulato timore o debolezza o con altra via può renderli disordinati e turbati, dando loro facoltà di seguir lui che fugge e quivi attaccarli e batterli et a queste cose non solo bisogna por cura e servirsene, ma bisogna anche inventarne e specularne sempre dell’altre et essaminata la natura del nemico ordir l’insidie appropriate. Il mezzo più proprio per far riuscire ogni impresa e stratagemma è la velocità e prestezza Se si è propinqui al nemico si fa vista di ritirarsi e d’andarsene altrove. . . poi. . . si ritorna improvvisamente sopra di lui e si sorprende incauto, sprovveduto e che non temendo di tal cosa o dorme, o per qualche giorno festivo o solennità è sepolto nel vino e nell’allegrezze.

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra La celerità e gli impeti repentini i quali si

Raimondo Montecuccoli, Trattato della guerra La celerità e gli impeti repentini i quali si fanno subitamente fuori dall’opinione, atterriscono le truppe del nemico benché valorose e in copia maggiore degli assalitori, perché il disavantaggio di essere sorpreso mostra una perdita evidente di colui che si lascia sorprendere. Ma se non si ha notizia della natura del luogo e si è nuovi del paese, non bisogna perseguitare i fuggitivi se non moderatamente. Quando il nemico s’è piazzato in qualche sito avantaggioso si cerca di farlo levare di là a forza di colpi. . . Ovvero bisogna mandar occultamente un nerbo di gente per qualche luogo difficile alle spalle del nemico che lo sbigottisca e tu col resto dell’armata lo attacchi dinnanzi.