MATRICIDIO DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI TRAMA DELLORESTEA

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MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI TRAMA DELL’ORESTEA L'Orestea (in greco antico Ὀρέστεια) è

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI TRAMA DELL’ORESTEA L'Orestea (in greco antico Ὀρέστεια) è una trilogia composta dalle seguenti ragedie: • Agamennone • Le Coefore • Eumenidi Delle trilogie di tutto il teatro greco classico, è l'unica che sia sopravvissuta per intero. Le tragedie che la compongono rappresentano un'unica storia suddivisa in tre episodi: l'assassinio di Agamennone da parte della moglie Clitemnestra, la vendetta del loro figlio Oreste che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale di Atene.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Clitemnestra è una madre ingombrante, così come lo

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Clitemnestra è una madre ingombrante, così come lo è Agrippina per Nerone. Cornelio Tacito, Il matricidio di Nerone (Annales XIV, 8) 1. Frattanto si era sparsa la voce del pericolo corso da Agrippina, che si credeva del tutto accidentale, e ognuno si precipitava alla spiaggia a mano che apprendeva la notizia; alcuni salivano sui moli, altri sulle barche si trovavano a portata di mano; chi si inoltrava nel mare fin dove per la sua statura riusciva a toccare il fondo, chi tendeva le braccia; tutta la spiaggia era piena di lamenti, di invocazioni, di un vocio confuso in cui si intrecciavano domande contrastanti e risposte incerte: si andava radunando una folla immensa con le torce accese, quando giunse la notizia che Agrippina era salva, e tutti allora si avviarono per andare a congratularsi con lei, ma la vista di una minacciosa schiera di armati li costrinse a disperdersi. 2. Aniceto circondò la villa con un cordone di uomini, quindi, sfondata la porta, fece trascinare via tutti i servi che gli si facevano incontro finché giunse davanti alla porta della stanza da letto: qui stava di guardia uno sparuto gruppo di domestici, perché tutti gli altri si erano dileguati atterriti dall’irruzione dei soldati. 3. Nella camera, illuminata da una luce fioca, si trovava una sola ancella, mentre Agrippina era sempre più in ansia perché non arrivava nessun messo da parte del figlio e non ritornava neppure Agermo: le cose sarebbero state ben diverse, all’intorno, se gli eventi avessero preso una piega favorevole; ora invece non vi era che solitudine, un silenzio rotto da grida improvvise e tutti gli indizi di una irrimediabile sciagura. 4. Poiché l’ancella stava per andarsene, Agrippina si volse verso di lei per dirle: «Anche tu mi abbandoni? » , e allora vide Aniceto accompagnato dal trierarco Erculeio e dal centurione navale Obarito. E subito gli disse che, se era venuto per farle visita, poteva riferire a Nerone che si era ristabilita; se invece era lì per compiere un delitto, ella non poteva credere che ubbidisse a un ordine del figlio: era certa che egli non aveva comandato il matricidio. 5. I sicari circondarono il letto e il trierarca per primo colpì al capo con un bastone; quindi il centurione impugnò la spada per finirla, e allora Agrippina, protendendo il ventre, esclamò: «Colpisci qui» , e spirò trafitta da più colpi.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Analisi di Agrippina: Donna di nobili natali, discendente

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Analisi di Agrippina: Donna di nobili natali, discendente dalla dinastia giulio-claudia, è narrata dalla storiografia come abile manipolatrice, al punto che riuscì a sposare lo zio, che era l’imperatore Claudio, al quale fece adottare il proprio figlio, il quale sarebbe divenuto l’imperatore Nerone, a discapito del figlio legittimo di Claudio, Britannico. Si trattava dunque di una donna dal temperamento controllante e bramosa di potere. Volendo fare un’analisi del matricidio commesso da Nerone, si potrebbe sostenere che si sia trattato della ribellione finale e acritica alla sottomissione materna. Sia nel gesto di Oreste (piano mitologico) che in quello di Nerone (piano storiografico), sembra potersi leggere la mancanza del taglio simbolico tra il figlio e la madre. Perciò la madre affida al figlio questa responsabilità che sia in Oreste sia in Nerone assume la forma compiuta dell'atto matricida. Oreste e Nerone diventano gli «attori della loro separazione dalla madre» . Qui si colloca l'interesse pedagogico e antropologico che investe il gesto di Oreste nel mito e di Nerone nelle fonti storiche: come estrarre il soggetto dal vincolo incestuoso che lo assoggetta al capriccio materno in un tempo dove la funzione paterna è in declino?

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI La complessa questione della relazione distorta tra madre

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI La complessa questione della relazione distorta tra madre e figlio, che nella gran parte dei casi si situa al di sopra dell’atto matricida, pone diversi interrogativi se trasposta nelle disfunzioni relazionali più frequenti che il mondo contemporaneo presenta. Viviamo in un tempo spesso attraversato dalla presenza di un maternage perverso, incrementato da una «società maternalizzante» (Michel Schneider, Big Mother), che vincola la vita del figlio a quella della madre sopprimendo la dimensione terza incarnata dalla parola del padre. In questo corpo a corpo del figlio con la madre – che può essere assunto come paradigma clinico delle cosiddette dipendenze patologiche oggi diffuse epidemicamente – non circola ossigeno, aria, non c'è alcuna possibilità di differenziazione, di separazione, di soggettivazione. Ciò che distingue Oreste e Nerone dal matricida dei giorni nostri è il passaggio dall’ingombro materno all’annientamento del ruolo paterno e materno in una società che ha fatto tramontare la figura del padre normativo senza però dirgli quale identità assumere.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Confronto tra Oreste/Nerone e delitto di Codigoro. Esposizione

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Confronto tra Oreste/Nerone e delitto di Codigoro. Esposizione dei fatti di Codigoro. Differenze: • Sia Oreste che Nerone vogliono realizzare mediante il matricidio quel processo separativo dalla madre che non si è spontaneamente e fisiologicamente realizzato a causa del temperamento ingombrante di entrambe. • Il figlio che uccide i genitori nel ferrarese dichiara: «non sopportavo più le loro prediche» .

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI • La tragedia greca, da Edipo a Oreste,

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI • La tragedia greca, da Edipo a Oreste, ha elevato la ferocia del figlio che assassina il padre o la madre a paradigma di una scena universale: ogni figlio vuole liberarsi dei suoi genitori per realizzare il proprio desiderio di affermazione e di separazione. Il conflitto tra le generazioni è tornato infatti all’attenzione della psicoanalisi proprio per la sua funzione liberatoria e di emancipazione sul piano simbolico. • Per questo al termine delle tragedie appena richiamate il protagonista assoluto è il senso di colpa, presente sia nel gesto di Edipo che dopo aver ucciso il padre si cava gli occhi con i fermagli dei capelli di sua moglie e madre Giocasta, sia nella persecuzione delle Erinni ai danni di Oreste. • Nel delitto di Codigoro, invece, in primo piano non c'è alcuna esperienza autentica della colpa. La fredda frivolezza con la quale vengono messi a morte i genitori non tradisce alcun senso di colpa o sentimento di resipiscenza. Il figlio che, con la complicità di un amico reclutato a pagamento, ha macchinato il delitto, non mostra, infatti, al termine degli interrogatori, alcun segno di pentimento.

Il figlio matricida e parricida di Codigoro mostra di non saper sopportare la minima

Il figlio matricida e parricida di Codigoro mostra di non saper sopportare la minima frustrazione «non sopportavo più le loro prediche» . Questo figlio e anche figlio dello zeitgeist dei nostri giorni complessi, amari, in cui la liberazione da ogni senso di colpa viene salutata dal neo-libertinismo come un principio irrinunciabile, trascurando il fatto che esso non è di per sé una malattia, ma il fondamento di ogni possibile incorporazione soggettiva della Legge.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Ci troviamo di fronte a un vuoto di

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Ci troviamo di fronte a un vuoto di tradizione; parola la cui etimologia viene dal latino «tradere» , trasmettere. I ragazzi vivono così in un mondo in cui le cose che contano sono diverse da quelle che contano per i genitori. Ed è il loro mondo a rivestire carattere di ufficialità. Il loro mondo è quello riconosciuto, vezzeggiato e corteggiato, perché sono loro i nuovi consumatori. Al centro di questo mondo c’è la cultura del narcisismo. Lo spirito del tempo stordisce i Millennials con slogan come: «sii te stesso» , «realizza tutti i tuoi sogni» , «non farti condizionare da niente e nessuno» , «puoi avere tutto, se solo lo vuoi» . Più che un’educazione sentimentale è un’educazione al sentimentalismo. Al culto del sé, del successo facile, e del corpo come via al successo, sul modello dei calciatori e delle veline. I genitori, anche quelli che intendano farsi carico della responsabilità educativa, fanno più fatica che in passato. È finito il tempo in cui «i metodi educativi in famiglia non venivano smentiti o condannati dal contesto» , perché il contesto delegittima e sconfessa.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Nessun rifiuto, nessun limite, nessun «no» che venga

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Nessun rifiuto, nessun limite, nessun «no» che venga detto in famiglia (quando e se viene detto) trova una sua legittimazione nel mondo fuori. Il fallimento educativo che ne consegue è una delle cause più frequenti delle disfunzioni relazionali che affliggono la famiglia contemporanea. Ne sia una prova il fatto che a parlare del disagio giovanile oggi sono chiamati solo gli psicologi e gli psicanalisti e non gli educatori: come se il problema fosse nella psiche dell’individuo e non nella cultura della nostra società, come se la risposta andasse cercata in Freud e non in Maria Montessori o in Don Bosco. È dunque perfino ovvio che l’epicentro di questo terremoto sia la scuola. E che il conflitto più aspro con i ragazzi avvenga sul loro rendimento scolastico. A parte una minoranza di dotati e di appassionati, per la maggioranza dei giovani lo studio è inevitabilmente sacrificio, disciplina, impegno, costanza. Tutte cose che non hanno nulla a che vedere con il narcisismo del tempo.

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Soluzioni per lo spaesamento dei genitori contemporanei? Non

MATRICIDIO: DA ORESTE AI NOSTRI GIORNI Soluzioni per lo spaesamento dei genitori contemporanei? Non ce ne sono e sarebbe come banalizzare il problema l’individuazione di soluzioni semplici a questioni così complesse. Certo è che il primo passo è la presa di coscienza che il fenomeno che si analizza è di matrice culturale e involge anzitutto il tema dell’educazione. Senza dubbio bisognerebbe promuovere a tutti i livelli un’alleanza tra genitori, insegnanti, media, intellettuali, idoli rock, stelle dello sport, per riprendere come emergenza nazionale il tema dell’educazione, e sottoporre a una critica di massa la cultura del narcisismo. …Nella consapevolezza che nel frattempo i ragazzi cantano con Fedez: «E ancora un’altra estate arriverà/ e compreremo un altro esame all’università/ e poi un tuffo nel mare / nazional popolare/ La voglia di cantare non ci passerà» .

IL MATRICIDIO NEL TESTO «FAMIGLIE DI SANGUE» - Analisi del rapporto tra Camillo e

IL MATRICIDIO NEL TESTO «FAMIGLIE DI SANGUE» - Analisi del rapporto tra Camillo e sua madre - Similitudini tra il rapporto di sottomissione alla madre presente nel matricidio di Camillo e quello commesso da Nerone - Differenze tra le dinamiche intrapsichiche descritte nel matricidio classico, nel matricidio presente nel testo «Famiglie di sangue» e quelle che hanno animato il minorenne di Codigoro che ha ingaggiato l’amico per uccidere i genitori. - In molti casi di matricidio sono presenti nel figlio che uccide disturbi psichiatrici, ma non è infrequente che uccida per motivi economici (come nel celebre caso di Pietro Maso). - Certamente alla base vi è una dinamica familiare patologica e un rapporto conflittuale con il genitore.

Chi è dunque la buona madre? Recalcati cerca anche di rispondere alla domanda delle

Chi è dunque la buona madre? Recalcati cerca anche di rispondere alla domanda delle domande, ovvero che cosa fa di una madre una buona madre. E dà la stessa risposta di Lacan: se la madre è, secondo Freud, il primo soccorritore, l’essere che consente il soddisfacimento dei bisogni primari, per essere una buona madre deve continuare anche a essere donna, ad amare il mondo e a non fare del proprio figlio l’unico centro di interesse. Le madri che si sacrificano per la vita del figlio tendono anche a inglobarne l’esistenza, come in una eterna gravidanza: sono quelle che Lacan chiama madri coccodrillo, la cui frequenza dice Recalcati - è più alta nelle società in cui i padri incarnano la Legge (ruolo a cui oggi hanno oggi abdicato) e in cui le madri incarnano la cura. Se il desiderio di maternità si trasforma in desiderio del figlio, soffocandone la legittima necessità di autonomia, si realizza la figura della madre che fagocita, con le fauci aperte, la vita della propria progenitura. Le madri coccodrillo sono la psicopatologia della maternità del passato patriarcale, ma le madri narcise sono la psicopatologia della maternità moderna, afferma Recalcati. Se le prime inglobano i figli, le seconde li rigettano perché troppo occupate a perseguire il successo nel lavoro o le relazioni personali. Non v’è dubbio che questi due opposti generino nelle donne-madri l’ansia di essere, in un modo o nell’altro, in precario equilibrio tra l’essere troppo poco e l’essere troppo, tra donare quello che hanno (il seno, il nutrimento) e ciò che non hanno (essenzialmente il tempo). Certamente, la ricerca di questo equilibrio precario, tra successi e fallimenti, è la via per restituire alla madre contemporanea un volto.