La trama Il romanzo racconta la storia di

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La trama Il romanzo racconta la storia di Amir, orfano di madre e figlio

La trama Il romanzo racconta la storia di Amir, orfano di madre e figlio di Baba, un ricco commerciante di Kabul, che vive in una grande villa insieme al servitore Alì e suo figlio Hassan. I due bambini, oltre a trascorrere insieme tutti giorni della loro infanzia, formano una coppia straordinaria che partecipa a tutti i tornei cittadini di gare tra aquiloni, considerato lo sport nazionale afgano. Amir ricopre il ruolo di “pilota” mentre Hassan lo segue come suo “secondo”. Diventano così gli avversari più temuti da parte di tutti i partecipanti ai tornei cittadini. Ma l’armonia tra i due improvvisamente si interrompe quando un fatto terribile coinvolge Hassan per colpa del suo amico Amir. A questo punto l’atteggiamento ed il comportamento tra i due cambierà radicalmente. Di lì a poco i russi invadono l’Afghanistan e questo drammatico evento porterà le due famiglie a separarsi. Amir e suo padre Baba lasceranno il Paese per rifugiarsi negli Stati Uniti mentre Alì ed Hassan resteranno in Afghanistan, nascosti in qualche località più sicura della capitale.

La scelta e l’autore Abbiamo scelto questo libro perché affronta, tra le altre, la

La scelta e l’autore Abbiamo scelto questo libro perché affronta, tra le altre, la tematica dell’immigrazione. Proprio come sta accadendo negli ultimi anni, famiglie come quella di Amir e il padre sono costrette a scappare da paesi di guerra come l’Afghanistan, costrette a pagare cifre esorbitanti per viaggiare in condizioni disumane, affidandosi ai trafficanti di esseri umani. L’autore del libro ha vissuto una vicenda simile a quella narrata. Khaled Hosseini nacque a Kabul nel 1965. Nel 1980, dopo l’arrivo dei russi, ottiene asilo politico negli Stati Uniti e si stabilisce con la sua famiglia a San Josè in California. Si laurea in medicina all’università di San Diego e nel 2003 scrive il suo primo romanzo il “Cacciatore di aquiloni”. Ne conseguono altri best-seller come “Mille splendidi soli”. Nel 2008 la Dreamworks ha comprato i diritti d’autore per trarre un film da entrambi i romanzi.

Il contesto storico dell’Afghanistan Ci troviamo nel 1980 quando Amir è costretto a fuggire

Il contesto storico dell’Afghanistan Ci troviamo nel 1980 quando Amir è costretto a fuggire dall’Afghanistan, funestato dall’occupazione sovietica; quando vi fa ritorno nel 2001, il paese è oppresso dal regime totalitario imposto dai talebani. È quindi opportuno chiarire le vicende politiche hanno interessato l’Afghanistan nei vent’anni di assenza del protagonista. Nel 1979 la Repubblica Democratica dell’Afghanistan (RDA), guidata da Hfizullah Amin, si era arrogata le inimicizie delle tribù rurali dal paese, che si erano organizzate in piccole formazioni armate di Mujaheddin. L’Unione Sovietica, che appoggiava il regime, decise di intervenire militarmente nel paese per stabilizzare il territorio. I continui sabotaggi dei Mujaheddin afghani, finanziati e riforniti militarmente da Stati Uniti, Regno Unito, Pakistan e Cina, impedirono ai sovietici di occupare totalmente e stabilmente il territorio.

Così nel 1989, dopo 10 anni di sanguinosa guerriglia, l’armata rossa si ritirò oltre

Così nel 1989, dopo 10 anni di sanguinosa guerriglia, l’armata rossa si ritirò oltre i suoi confini. L’Afghanistan precipitò in una violenta guerra civile che portò alla caduta della RDA nel 1992 e all’istituzione dello Stato Islamico dell’Afghanistan, guidato dalle varie fazioni di Mujaheddin. Ben presto sorsero disaccordi insuperabili tra le fazioni al potere che sfociarono in una seconda guerra civile. Il gruppo dei talebani, inizialmente un movimento studentesco islamico che mirava a fondare un nuovo emirato, supportato segretamente da Stati Uniti, Arabia Saudita e Pakistan, dopo sanguinosi scontri si impose sulle altre fazioni. Tra 1996 al 2001, anno di ritorno in madrepatria del nostro protagonista, i talebani istituiscono un regime totalitario di stampo islamico sul paese, perseguitando le minoranze etniche non pashtun.

Gli orrori della guerra Nella vita di Amir si materializzano all’improvviso gli incubi tangibili

Gli orrori della guerra Nella vita di Amir si materializzano all’improvviso gli incubi tangibili della fame e dell’indigenza fisica quando gli Afghani, spodestati dalla loro terra, sono costretti ad indossare le ispide vesti dei migranti. Mentre il filo di aquilone, che viene sotteso all’inizio del libro, ferisce le mani e appassiona il lettore in procinto di spezzarsi sempre e di spezzare l’anima di Amir, che rammenta quanto gli costò compiacere il padre, esplode il dramma dell’emigrazione. Atroci episodi di omicidi e suicidi in camion-carri bestiame, corpi e anime soffocati nelle cisterne-nascondigli divenute trappole mortali: “Panico. Apri la bocca. La apri tanto che le mandibole scricchiolano. Ordini ai polmoni di inspirare aria, adesso, ne hai bisogno adesso. Ma le vie respiratorie non rispondono. La bocca si chiude, le labbra si stringono inaridite. Dalla gola esce un rantolo soffocato. Le mani tremano e si contorcono. Come se si fosse aperta una crepa in una diga, un fiotto di sudore freddo ti inzuppa il corpo. Vorresti gridare. Lo faresti, se potessi. Ma per gridare devi respirare. Panico. ”

Il cacciatore di aquiloni è anche il viaggio di un migrante che ritornato nella

Il cacciatore di aquiloni è anche il viaggio di un migrante che ritornato nella sua terra non la riconosce più: “Tornare a Kabul era come imbattersi in un vecchio amico e scoprire che la vita era stata impietosa con lui, privandolo di tutto. ” “Questo è il vero Afghanistan, agha sahib. L’Afghanistan che io conosco. Lei? Lei è sempre stato un turista qui, solo che non lo sapeva. ”

Due concezioni della storia L’invasione sovietica e l’intervento americano in Afghanistan hanno provato a

Due concezioni della storia L’invasione sovietica e l’intervento americano in Afghanistan hanno provato a introdurre nel paese un modello di sviluppo industriale prettamente occidentale. Questo però è stato fortemente ostacolato da tutti i gruppi etnici afghani che fanno riferimento alla concezione della storia musulmana, radicalmente differente dalla concezione della storia illuministica, la quale ha costituito il paradigma dello sviluppo nei paesi occidentali. Una sintetica rappresentazione della concezione musulmana è rappresentata da un segmento che ha il suo inizio nella creazione e procede a zig-zag: gli alti rappresentano la comparsa dei profeti; i bassi le croniche ricadute dell’umanità nell’idolatria. Il segmento, comune a tutti poiché implica che ogni uomo nasce musulmano, si conclude con il giudizio universale. La concezione illuministica, invece, si può schematizzare in una retta che rappresenta il progresso infinito della civiltà in tutti gli ambiti della conoscenza.

Le etnie L’instabilità politica ed economica, causata da vent’anni di guerre che hanno devastato

Le etnie L’instabilità politica ed economica, causata da vent’anni di guerre che hanno devastato il territorio afghano, ha prodotto un flusso migratorio dal paese di proporzioni considerevoli verso gli Stati Uniti e l’UE. Nei paesi ospitanti la problematica dell’integrazione portò all’istituzione di studi sull’etnologia più approfonditi. In seguito ad essi possiamo affermare che le razze non esistono; si tratta invece di etnie (dal greco θνος, èthnos, che indica un gruppo di persone caratterizzato da una comune ascendenza): il confronto del DNA mitocondriale e del DNA del cromosoma Y, in soggetti appartenenti a svariati gruppi di popolazioni, ci fornisce informazioni sulle mutazioni genetiche contraddistinguono determinate etnie. Parliamo di queste perché le mutazioni genetiche nel DNA non sono marcate al punto da costituire differenti razze.

L’esperienza dell’autore Anche l’autore del libro, Hosseini, è stato un rifugiato: all’età di 11

L’esperienza dell’autore Anche l’autore del libro, Hosseini, è stato un rifugiato: all’età di 11 anni, quando la sua famiglia ha cercato asilo politico negli Stati Uniti dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan. “Il sogno del rifugiato è sempre andare a casa” dice l’autore “Va ricordato a tutti che i profughi sono persone come ognuno di noi. Tra loro ci sono medici, insegnanti o semplici esseri umani che vendono sigarette per la strada. Si lasciano alle spalle ciò che amano facendo un terribile salto nel vuoto. E se lo fanno, è perché è la loro ultima risorsa, perché la loro vita e quella delle loro famiglie è in pericolo, perché cercano una vita dignitosa. Nessuno sceglie di essere un rifugiato. Nessuno vuole diventare un peso in altre parti del mondo. Il meno che si possa fare è rispondere loro con compassione ed empatia. E nel caso dei paesi europei, facilitando l’accesso sicuro e legale per i rifugiati, aumentando i reinsediamenti e rimuovere gli ostacoli al ricongiungimento familiare. E soprattutto rimuovendo le ragioni della loro fuga e del loro dolore”.

“Quest’estate ho visitato il Libano e l’Italia […] E in Sicilia sono stato in

“Quest’estate ho visitato il Libano e l’Italia […] E in Sicilia sono stato in un cimitero pieno di tombe anonime. […] Ognuno di loro è stato ridotto a un numero e un codice scritto sulla tomba, ma erano uomini, donne e bambini che sognavano un futuro migliore. Ho provato una tristezza inenarrabile. Dovremmo unirci per evitare future tragedie. Che un uomo, una donna, un bambino, siano solo dei poveri numeri” denuncia Hosseini, nel doppio ruolo di scrittore e ambasciatore dell’UNHCR, l’agenzia delle nazioni Unite per i rifugiati. Ma chi è il profugo, per lo scrittore afghano trapiantato in America? “Prendi uno specchio e guardati — dice — potresti essere tu. Ognuno di noi può diventare profugo, avere la vita sconvolta da eventi imprevedibili, essere costretto ad abbandonare tutto”.

I rifugiati Il problema dei rifugiati si affacciò sulla scena europea all’inizio degli anni

I rifugiati Il problema dei rifugiati si affacciò sulla scena europea all’inizio degli anni 1920, quando un gran numero di persone provenienti in massima parte dalla Russia e dai territori già soggetti alla sovranità dell’Impero ottomano si vide costretto all’esilio sotto la pressione dei capovolgimenti politici seguiti alla Prima guerra mondiale e alla Rivoluzione russa. A differenza del concetto di profugo, termine usato per definire genericamente chi si è allontanato dal Paese di origine per le persecuzioni o per una guerra, ciò che caratterizza il rifugiato è l'aver ricevuto dalla legge dello Stato che lo ospita o dalle convenzioni internazionali questo status e la relativa protezione attraverso l'asilo politico. La definizione di rifugiato data dall’articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951 è la seguente: "Chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide (persona che, avendo perduto la cittadinanza di origine e non avendone assunta alcun’altra, non è cittadino di alcuno stato) e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. "

Le novità sul diritto di asilo Il diritto di asilo è tra i diritti

Le novità sul diritto di asilo Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell'uomo ed è riconosciuto dall'articolo 10, terzo comma, della Costituzione allo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Il diritto di asilo e l'attuazione del Sistema europeo di asilo sono spesso usati come sinonimi, l'istituto del diritto di asilo non coincide con quello del riconoscimento dello status di rifugiato. La normativa UE ha introdotto l'istituto della protezione internazionale che comprende due distinte categorie giuridiche: • i rifugiati, disciplinati come si è detto dalla Convenzione di Ginevra; • le persone ammissibili alla protezione sussidiaria, di cui possono beneficiare i cittadini stranieri privi dei requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Nel settembre 2017 è stato presentato il primo Piano nazionale di integrazione rivolto ai

Nel settembre 2017 è stato presentato il primo Piano nazionale di integrazione rivolto ai beneficiari di protezione internazionale, volto ad agevolare il pieno inserimento nella società dei rifugiati. Ultimamente, il decreto-legge n. 113/2018 (c. d. decreto sicurezza ed immigrazione) ha inciso sulla disciplina nazionale della protezione per motivi umanitari (art. 5, comma 6, Testo unico sull'immigrazione) sopprimendola come istituto generale e mantenendone singole tipologie "tipizzate per legge" quale protezione "speciale" riconducibile a movente umanitario. Mentre la direttiva 115/2008/UE prevede infatti la possibilità per gli Stati membri di ampliare l'ambito delle forme di protezione tipiche sino ad estenderlo ai motivi "umanitari", "caritatevoli" o "di altra natura", rilasciando un permesso di soggiorno autonomo o altra autorizzazione che conferisca il diritto di soggiornare a un cittadino di un Paese terzo il cui soggiorno sia irregolare. Su tale riforma è intervenuta la Corte di Cassazione, chiarendo che la normativa, introdotta con il D. L. 113/2018, non trova applicazione in relazione alle domande di riconoscimento di un permesso di soggiorno per motivi umanitari proposte prima dell'entrata in vigore della nuova legge. La corte ha precisato che farà seguito il rilascio da parte del Questore di un permesso di soggiorno contrassegnato dalla dicitura "casi speciali" e soggetto alla disciplina e all'efficacia temporale prevista dal citato decreto legge.

L’accoglienza Il sistema di accoglienza dei migranti si fonda, in primo luogo, sul principio

L’accoglienza Il sistema di accoglienza dei migranti si fonda, in primo luogo, sul principio della leale collaborazione, secondo forme apposite di coordinamento nazionale e regionale, basate sul Tavolo di coordinamento nazionale. Parallelamente alle politiche migratorie, si realizza nel nostro Paese un sistema di accoglienza che vede al centro la rete degli enti locali che realizza progetti di 'accoglienza integrata' sul territorio: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Per attivare il sistema, gli enti locali possono utilizzare le risorse finanziarie messe a disposizione dal ministero dell'Interno attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Con questo strumento, vengono assegnati contributi in favore degli enti locali che presentino progetti destinati all’accoglienza per i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria. Il Sistema di protezione è caratterizzato da: • il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e dagli enti responsabili dell'accoglienza, e dal governo centrale secondo una logica di governance multilivello; • la partecipazione volontaria degli enti locali alla rete dei progetti di accoglienza; • politiche sinergiche sul territorio con i soggetti del terzo settore che contribuiscono in maniera essenziale alla realizzazione degli interventi.

Essere accolti in un Paese diverso da quello di origine, più evoluto, offre anche

Essere accolti in un Paese diverso da quello di origine, più evoluto, offre anche molto opportunità, come l’autore spiega nel libro “A vent’anni, presi il diploma di scuola media superiore, alla cerimonia di consegna dei diplomi ero il più vecchio… Ricordo di aver visto Baba in mezzo alla folla… Mi si avvicinò e mi abbracciò dandomi un bacio in fronte. Orgoglioso… Successivamente annunciai a Baba che in autunno avrei iniziato l’università. ” E per molti queste nuove opportunità rappresentano una via di fuga da una realtà crudele e segnata dal terrore come viene esplicitato “Molto prima che l’esercito russo invadesse l’Afghanistan, molto prima che interi villaggi fossero dati alle fiamme e le scuole distrutte, molto prima che la terra fosse disseminata di mine e i bambini venissero sepolti in tombe segnate solo da mucchi di pietre, Kabul era diventata una città piena di spettri per me… L’America era diversa. L’America era un fiume che scorreva tumultuoso, immemore del passato. Potevo immergermi in questo fiume lasciando che i miei peccati venissero trascinati verso il fondo, lasciandomi trasportare lontano. In qualche luogo senza spettri, senza ricordi, senza peccati. Se non per altro, almeno per questo io abbracciai l’America. ”