MACCHIAIOLI Chiamati cos perch non sfumavano il colore

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MACCHIAIOLI Chiamati così perché non sfumavano il colore, ma applicavano le gradazioni più chiare

MACCHIAIOLI Chiamati così perché non sfumavano il colore, ma applicavano le gradazioni più chiare con pennellate decise che formavano delle macchie. Così i critici li hanno definiti “macchiaioli” sui giornali.

Dove e quando? E chi? • Toscana • Metà ottocento • Edgard Degas, Signori

Dove e quando? E chi? • Toscana • Metà ottocento • Edgard Degas, Signori Telemaco, Giovanni Fattori.

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, olio su tavola, 13 x 20 cm, 1875.

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, olio su tavola, 13 x 20 cm, 1875. • Il personaggio principale è posto sulla sinistra della scena e non al centro. La scena è divisa da una diagonale.

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, olio su tavola, 13 x 20 cm, 1875.

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, olio su tavola, 13 x 20 cm, 1875. L’uomo ritratto è un pittore in pausa e sembra assorto in riflessione. . La sua professione è caratterizzata dalla presenza di un cavalletto. La natura fa da sfondo ed è l’ambiente preferito dai pittori per l’utilizzo della luce diretta, ma è anche un luogo di riparo (letteratura cfr. “Solo e pensoso”). Il colore giallo ocra dello sfondo da risalto al personaggi che indossa i pantaloni scuri, neri, come la barba. Questo serve per mettere a fuoco l’attenzione su di lui. La scarpa indica il cammino e il lavoro, la fatica. Quindi ci permette di conoscere il personaggio: non è vestito da borghese e non conduce una vita cittadina.

Continuo lettura opera Sullo sfondo (a destra)vi sono altri due personaggi: i cui contorni

Continuo lettura opera Sullo sfondo (a destra)vi sono altri due personaggi: i cui contorni sono soltanto macchie di colore. E le foglie per terra sono state create con macchie di colore (pennellate decise e grossolane, non sfumate) per questo pittori come lui, con il suo stile e tecnica vengono detti “macchiaioli”. Le foglie per terra ci indicano che il quadro è ambientato in autunno. Sullo sfondo (a sinistra) ci sono le abitazioni, distanziate dallo spazio centrale, viste in lontananza: indicano che l’uomo è sempre legato al centro cittadino, ma cerca evasione. Sente il bisogno di isolarsi. In sintesi si tratta di una scena tratta da un episodio di vita quotidiana. Il pittore non riporta un fatto storico, ma solo ciò che vede nella sua quotidianità (vita sociale del tempo, in cui si preferiva la solitudine e la riflessione).

Silvestro Lega, Un dopo pranzo (o pergolato), olio su tela, 74 x 93, 5

Silvestro Lega, Un dopo pranzo (o pergolato), olio su tela, 74 x 93, 5 cm, 1864 -1868. Milano, Pinacoteca di Brera. Lo sfondo, l’ambientazione appeae in risalta rispetto ai personaggi , che sembrano quasi inglobati rispetto l’ambiente. La natura appare sempre dominante. Sono ritratte donne durante un dopo pranzo, una di loro sembra servire il caffè. Le donne e una bambina sono sotto il pergolato e sembrano ripararsi dal caldo, quindi forse la serva porta acqua fresca e non caffè. Una di loro infatti, ha un ventaglio in mano. Questo ci fa capire che la scena è ambientata in un mese estivo. I personaggi ritratti sono borghesi e si vede anche dagli abiti.

Continuo lettura opera Sullo sfondo a destra si intravede una casa: sarà la villa

Continuo lettura opera Sullo sfondo a destra si intravede una casa: sarà la villa di un altro signore aristocratico. Questo ci fa capire che i benestanti erano soliti farsi costruire delle ville fuori città per isolarsi dalla vita cittadina. Il fatto che ci siano solo donne e una bambina ci fa capire che gli uomini di famiglia erano rimasti nell’abitazione della città per lavorare.

Continuo lettura opera La tecnica a macchia è espressa dalle foglie verdi di edera

Continuo lettura opera La tecnica a macchia è espressa dalle foglie verdi di edera che sono sul pergolato. Il pittore ha usato macchie di colori di diverse gradazioni accostando le pennellate una accanto all’altra, perché poi a distanza l’occhio cattura i colori e ne mescola da solo le gradazioni di colore. Questo fatto di capire che l’occhio a distanza mescola da solo i colori primari e i colori secondari viene poi perfezionato dagli impressionisti, che fanno studi fotografici ed hanno frequentato studi di artisti a Parigi ( centro attivo per la cultura e per l’arte in particolare). Poi ritornati in Italia si incontravano nei bar con i loro amici a cui raccontavano le nuove tecniche apprese in Francia.

Diego Martelli (Firenze, 29 ottobre 1839 – Firenze, 20 novembre 1896) è stato un

Diego Martelli (Firenze, 29 ottobre 1839 – Firenze, 20 novembre 1896) è stato un critico d'arte italiano Diego Martelli a Castiglioncello, Giovanni Fattori Fu uno tra i primi sostenitori in Italia del realismo francese, inoltre sostenne e unì i Macchiaioli ospitandoli nella sua tenuta di Castiglioncello. Fino al 1865 abitò saltuariamente presso una villa di Capannoli, nella Valder a avuta in eredità, insieme alla fattoria, dallo zio Andrea Bernardi, patrizio pisano. La fattoria e la villa furono vendute a Rutilio Orlandini in seguito ad un dissesto finanziario, con grande dispiacere della madre. Nel 1861 ereditò un ampio territorio intorno a Castiglioncello sopra una collina che si affaccia su di una scogliera, e qui decise di abitarvi insieme all'amico Giuseppe Abbati. Cominciò ad invitare diversi amici frequentatori del Caffè Michelangiolo a Firenze, dove in genere i macchiaioli si riunivano. Diego iniziò così a diventare il riferimento culturale del movimento, tramite un lavoro di sostegno e di consiglio teorico del movimento, tanto da fondare attorno alla sua personalità la cosiddetta Scuola di Castiglioncello. All'epoca Castiglioncello era un minuscolo borgo di pescatori e contadini, come testimoniato nei numerosi quadri del movimento. Con Adriano Cecioni e Telemaco Signorini fondò nel 1867 il "Gazzettino delle arti del disegno" e nel 1873 il "Giornale artistico", periodici di diffusione artistica di idee. Sul finire del secolo la sua tenuta di Castiglioncello passò al barone Patrone, che demolì le strutture preesistenti per costruirvi la propria dimora, oggi nota col nome di Castello Pasquini. Martelli farà diversi viaggi a Parigi dove entrerà in contatto con l'ambiente culturale della città, e in special modo con quello degli impressionisti di cui diverrà un sostenitore. Nel 1879 visitò l'esposizione degli impressionisti, e a Giovanni Fattori riferì: «Fra i nostri espositori di qui i più in punta sono Monet, Caillebotte e Pissarro. » Tratto da https: //it. wikipedia. org/wiki/Diego_Martelli

©Tiziana Mazzaglia Si vieta ogni tipo di riproduzione.

©Tiziana Mazzaglia Si vieta ogni tipo di riproduzione.