LETTURA DANTE Inferno Canto Terzo A CURA DI

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LETTURA DANTE Inferno. Canto Terzo A CURA DI BENITO CIARLO « Canto terzo, nel

LETTURA DANTE Inferno. Canto Terzo A CURA DI BENITO CIARLO « Canto terzo, nel quale tratta de la porta e de l’entrata de l’inferno e del fiume d’Acheronte, de la pena di coloro che vissero sanza opere di fama degne, e come il demonio Caron li trae in sua nave e come elli parlò a l’auttore; e tocca qui questo vizio ne la persona di papa Cilestino. » (Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)

La porta dell'inferno - versi 1 -21 1 2 3 “Per me si va

La porta dell'inferno - versi 1 -21 1 2 3 “Per me si va ne la città dolente, Attraverso me si entra nella città per me si va ne l'etterno dolore, dolorosa, nel dolore che mai avrà per me si va tra la perduta gente. termine, tra le anime dannate.

4 5 6 7 8 9 Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la

4 5 6 7 8 9 Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapïenza e ’l primo amore. Dio, mio eccelso creatore, fu mosso dalla giustizia: io sono opera del Padre (la divina potestate), del Figlio (la somma sapienza) e dello Spirito Santo ('I primo amore). Dinanzi a me non fuor cose create Prima di me non fu creata nessuna cosa se non etterne, e io etterna duro. eterna, e io durerò fino alla fine dei tempi. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Abbandonate, entrando, ogni speranza » .

Vidi questa sentenza dal minaccioso 10 Queste parole di colore oscuro significato. incisa in

Vidi questa sentenza dal minaccioso 10 Queste parole di colore oscuro significato. incisa in cima a una porta; per 11 vid’ïo scritte al sommo d’una porta; 12 per ch’io: "Maestro, il senso lor m’è duro". cui mi rivolsi a Virgilio: «Maestro, ciò che essa dice per me è terribile » . 13 14 15 Ed elli a me, come persona accorta: "Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta. 16 17 18 Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ ho detto che tu vedrai le genti dolorose c’ hanno perduto il ben de l’intelletto". 19 20 21 E poi che la sua mano a la mia puose con lieto volto, ond’io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose. Ed egli, da persona perspicace qual era: « A questo punto occorre abbandonare ogni esitazione; ogni forma di pusillanimità deve ora sparire. Siamo giunti dove ti dissi che avresti veduto le anime doloranti che hanno perduto la speranza di vedere Dio » . Poi Virgilio conforta Dante prendendolo per mano e mostrando un lieto volto: entrano così nelle segrete cose (cioè segregate, separate dal mondo).

Gli ignavi - vv. 22 -69 22 23 24 Quivi sospiri, pianti e alti

Gli ignavi - vv. 22 -69 22 23 24 Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle, per ch’io al cominciar ne lagrimai. 25 26 27 Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle. 28 29 30 facevano un tumulto, il qual s’aggira sempre in quell’aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira. Ivi echeggiavano nell'aria senza luce gemiti, pianti e acuti lamenti, tanto che (udendoli) per la prima volta ne piansi. Differenti lingue, orribili pronunce, espressioni di dolore, esclamazioni di rabbia, grida acute e soffocate, miste al percuotersi delle mani l'una contro l'altra creavano nell'aria buia, priva di tempo, una confusione eternamente vorticante, così come (rapida vortica) la sabbia quando soffia un vento turbinoso.

31 32 33 E io che avevo la testa attanagliata dai dubbi, E io

31 32 33 E io che avevo la testa attanagliata dai dubbi, E io ch’avea d’error la testa cinta, dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo? esclamai: "Maestro, che significano queste e che gent’è che par nel duol sì vinta? ". grida? Che gente è questa, che appare così sopraffatta dal dolore ? "

34 35 36 Ed elli a me: "Questo misero modo tegnon l’anime triste di

34 35 36 Ed elli a me: "Questo misero modo tegnon l’anime triste di coloro che visser sanza ’nfamia e sanza lodo. E Virgilio: "Questa infelice condizione è propria delle anime spregevolì di quelli che vissero senza meritare né biasimo né lode.

37 38 39 Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non

37 38 39 Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon ribelli né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro Sono mescolate alla malvagia schiera degli angeli che (in occasione della rivolta di Lucifero) non si ribellarono né rimasero fedeli a Dio, ma fecero parte a sé.

40 41 42 Caccianli i ciel per non esser men belli, Perché il loro

40 41 42 Caccianli i ciel per non esser men belli, Perché il loro splendore non ne sia offuscato, i cieli li tengono lontani da sé, né in sé li né lo profondo inferno li riceve, ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli". accoglie la voragine infernale, perché i colpevoli (gli angeli che parteggiarono per Lucifero) avrebbero di che vantarsi rispetto ad essi ".

43 44 45 E io: "Maestro, che è tanto greve a lor che lamentar

43 44 45 E io: "Maestro, che è tanto greve a lor che lamentar li fa sì forte? ". Rispuose: "Dicerolti molto breve. 46 47 48 Questi non hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto bassa, che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte. 49 50 51 Ed io: "Maestro, cosa riesce loro così insopportabile, da farli prorompere in così disperati lamenti? " Rispose: "Te lo dirò in pochissime parole. Costoro non possono sperare in un completo annullamento del loro essere (cioè nella morte dell'anima) e (d'altra parte) la loro vita senza scopo è tanto miserabile, da renderli invidiosi di qualsiasi altro destino. Il mondo non lascia sussistere alcun Fama di loro il mondo esser non lassa; ricordo di loro; Dio non li degna né della misericordia e giustizia li sdegna: sua pietà né di una sentenza di condanna non ragioniam di lor, ma guarda e passa". non parliamo di loro, ma osserva e va oltre ".

52 53 54 E io, che riguardai, vidi una ’nsegna che girando correva tanto

52 53 54 E io, che riguardai, vidi una ’nsegna che girando correva tanto ratta, che d’ogne posa mi parea indegna; 55 56 57 e dietro le venìa sì lunga tratta di gente, ch’i’ non averei creduto che morte tanta n’avesse disfatta. E io, guardando con maggiore attenzione, scorsi un vessillo che girava correndo così velocemente, da sembrare incapace di una qualsiasi forma di quiete; e dietro ad esso avanzava una tale moltitudine, quale mai avrei immaginato fosse stata annientata dalla morte.

58 59 60 61 62 63 Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, Dopo aver ravvisato

58 59 60 61 62 63 Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, Dopo aver ravvisato qualcuno nella folla, vidi e riconobbi l'anima di colui che per pusillanimità fece vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. per viltà il gran rifiuto. Incontanente intesi e certo fui che questa era la setta d’i cattivi, a Dio spiacenti e a’ nemici sui. Compresi allora d'un tratto e fui sicuro che questa era la turba dei vili, sgraditi a Dio non meno che ai suoi nemici (i diavoli). 64 65 66 Questi sciaurati, che mai non fur vivi, Questi miserabili, che vissero come se non fossero vivi (in quanto non seppero affermare la loro erano ignudi e stimolati molto da mosconi e da vespe ch’eran ivi. personalità), erano nudi, continuamente punti da 67 68 69 Elle rigavan lor di sangue il volto, Esse rigavano il loro volto di sangue, che, misto a che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi lagrime, era succhiato ai loro piedi da vermi da fastidiosi vermi era ricolto. nauseabondi. mosconi e da vespe che si trovavano lì.

Il fiume Acheronte e Caronte - vv. 70 -129 70 71 72 E dopo

Il fiume Acheronte e Caronte - vv. 70 -129 70 71 72 E dopo aver spinto il mio sguardo più in là, vidi sulla riva di un gran fiume una folla; perciò interpellai Virgilio: "Maestro, consentimi 73 74 75 E poi ch’a riguardar oltre mi diedi, vidi genti a la riva d’un gran fiume; per ch’io dissi: "Maestro, or mi concedi ch’i’ sappia quali sono, e qual costume le fa di trapassar parer sì pronte, com’i’ discerno per lo fioco lume". 76 77 78 Ed elli a me: "Le cose ti fier conte quando noi fermerem li nostri passi su la trista riviera d’Acheronte". Virgilio mi rispose: « Le cose ti saranno note (conte: conosciute) quando fermeremo i nostri passi presso il doloroso fiume Acheronte » . di apprendere chi sono queste genti, e quale consuetudine le fa apparire così ansiose di passare sull'altra riva, come intravedo attraverso la debole luce".

79 80 81 Allor con li occhi vergognosi e bassi, Allora, con gli occhi

79 80 81 Allor con li occhi vergognosi e bassi, Allora, con gli occhi abbassati per la temendo no ’l mio dir li fosse grave, vergogna, temendo che il mio discorso gli infino al fiume del parlar mi trassi. riuscisse fastidioso, cessai di parlare finché arrivammo al fiume.

82 83 84 Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per

82 83 84 Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: "Guai a voi, anime prave! 85 86 87 Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo. Non illudetevi di poter più vedere il cielo: vengo per traghettarvi sull'altra riva nel buio eterno, nel fuoco e nel ghiaccio. 88 89 90 E tu che se’ costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti". Ma poi che vide ch’io non mi partiva, E tu che, ancora in vita, ti trovi con loro, allontanati dalla turba dei già morti» . Ma dopo aver visto che non me n'andavo, 91 92 93 disse: "Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti". continuò: « Attraverso vie e luoghi di imbarco diversi giungerai alla riva, che non è questa, da dove sarai traghettato (per passare): una barca più leggiera ti dovrà trasportare » . E (dopo essere qui giunti) ecco dirigersi alla nostra volta, su un'imbarcazione, un vecchio, canuto (bianco per antico pelo), che gridava: « Sventura a voi, anime cattive!

94 95 96 97 98 99 E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare:

94 95 96 97 98 99 E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare". E Virgilio gli disse: « Non te n'avere a male, o Caronte: si vuole così là dove si può fare tutto ciò che si vuole (è la decisione divina presa nel cielo Empireo, dove tutto ciò che è voluto può avere immediata attuazione), e non chiedere altro » . Da questo istante si calmarono le gote ricoperte di fluente barba del Quinci fuor quete le lanose gote traghettatore del buio fiume (livida al nocchier de la livida palude, che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote. palude: livido è, per antonomasia, il colore della morte), che aveva intorno agli occhi cerchi di fuoco.

100 101 102 Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i

100 101 102 Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che ’nteser le parole crude. 103 104 105 Bestemmiavano Dio e lor parenti, l’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme di lor semenza e di lor nascimenti. Ma quelle anime, che erano affrante e inermi, trascolorarono e batterono i denti, non appena ebbero udite le crudeli parole: maledicevano Dio e i loro genitori, il genere umano e il luogo e il tempo (in cui erano state generate) e l'origine della loro stirpe e della loro nascita.

106 107 108 Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva

106 107 108 Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch’attende ciascun uom che Dio non teme. 109 110 111 Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s'adagia. 112 113 114 Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, Come in autunno le foglie si staccano l'una dopo l'altra (dal ramo), finché questo vede sparsa a terra tutta la sua veste frondosa, 115 116 117 similemente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una, per cenni come augel per suo richiamo. allo stesso modo la corrotta progenie di Adamo si precipita da quella riva, anima dopo anima, a un cenno (di Caronte), come il falco (augel) al richiamo (del falconiere). 118 119 120 Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di là discese, anche di qua nuova schiera s’auna. Poi si adunarono tutte insieme, piangendo dirottamente, sulla riva del fiume del male che aspetta tutti coloro che non temono Dio. II demonio Caronte, con occhi fiammeggianti, facendo loro segni, le accoglie tutte (nella barca); percuote col remo chiunque tarda (ad obbedirgli). Avanzano così sull'acqua buia, e prima che questa moltitudine sia sbarcata sulla riva opposta, un'altra già s'accalca nel punto d'imbarco.

121 122 123 "Figliuol mio", disse 'l maestro cortese, "quelli che muoion ne l'ira

121 122 123 "Figliuol mio", disse 'l maestro cortese, "quelli che muoion ne l'ira di Dio tutti convegnon qui d'ogne paese; « Figlio mio » , spiegò cortesemente Virgilio, « tutti coloro che muoiono in stato di peccato (nell'ira di Dio) si radunano qui (venendo) da ogni luogo della terra: 124 125 126 e pronti sono a trapassar lo rio, ché la divina giustizia li sprona, sì che la tema si volve in disio. e sono (spiritualmente) disposti a varcare il fiume, poiché la giustizia di Dio li stimola, in modo che il timore (delle pene) si converte in loro nel desiderio (di affrontarle). 127 128 129 Di qui non passano mai anime virtuose: e Quinci non passa mai anima buona; perciò, se Caronte si lamenta della tua e però, se Caron di te si lagna, presenza, puoi ben puoi sapere omai che ’l suo dir suona". comprendere ormai quale significato hanno le sue parole. »

Terremoto e svenimento di Dante - vv. 130 -136 130 131 132 Finito questo,

Terremoto e svenimento di Dante - vv. 130 -136 130 131 132 Finito questo, la buia campagna tremò sì forte, che de lo spavento la mente di sudore ancor mi bagna. 133 134 135 La terra lagrimosa diede vento, uscì un vento, che si convertì in un lampo che balenò una luce vermiglia sanguigno il la qual mi vinse ciascun sentimento; quale mi fece perdere i sensi; 136 e caddi come l’uom cui sonno piglia. e caddi come chi cede al sonno. Appena Virgilio ebbe finito di parlare, la terra buia tremò con tanta violenza, che il ricordo (la mente: la memoria) dello spavento provato m'inonda ancora di sudore. Dalla terra bagnata dalle lagrime dei dannati