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Indice La canzone del Piave Le cause dello scoppio della prima guerra mondiale Il

Indice La canzone del Piave Le cause dello scoppio della prima guerra mondiale Il sistema delle Alleanze L’uccisione di Francesco Ferdinando D’Austria Scontro tra Neutralisti ed Interventisti 24 maggio 1915: L’ITALIA ENTRA IN GUERRA 1917: l’anno decisivo (entrata in guerra degli Stati Uniti) 1917: la disfatta di Caporetto La vita nella trincea Equipaggiamento e nuove armi Ideato da…

Menù LA CANZONE DEL PIAVE Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei

Menù LA CANZONE DEL PIAVE Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio: l’esercito marciava per raggiunger la frontiera e far contro il nemico una barriera. . Muti passaron quella notte i fanti tacere bisognava e andare avanti! S’udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell’onde Era un presagio dolce e lusinghiero il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!" Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento e il Piave udiva l’ira e lo sgomento Ahi quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto poi che il nemico irruppe a Caporetto Profughi ovunque! Dai lontani monti venivano a gremir tutti i suoi ponti S’udiva allor dalle violate sponde sommesso e triste il mormorio de l’onde: come un singhiozzo in quell’autunno nero Il Piave mormorò : "Ritorna lo straniero!" E ritornò il nemico per l’orgoglio e per la fame: volea sfogare tutte le sue brame vedeva il piano aprico di lassù voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora "No" disse il Piave "No" dissero i fanti "Mai più il nemico faccia un passo avanti!" Si vide il Piave rigonfiar le sponde! E come i fanti combattevan l’onde Rosso del sangue del nemico altero Il Piave comandò: "Indietro va straniero!" Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento e la Vittoria sciolse le ali al vento Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro, Battisti L’onta cruenta e il secolare errore infranse alfin l’italico valore Sicure l’Alpi libere le sponde E tacque il Piave: si placaron l’onde Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi la pace non trovò né oppressi né stranieri

Menù La prima guerra mondiale Le cause Ø La Francia aspirava a riprendere il

Menù La prima guerra mondiale Le cause Ø La Francia aspirava a riprendere il possesso delle ricche regioni minerari dell’Alsazia e della Lorena perse durante la guerra franco prussiana del 1870. Ø L’Inghilterra intendeva mantenere la supremazia marittima e coloniale ed era preoccupata della concorrenza economica e della crescita militare della Germania. Ø nella penisola balcanica l’annessione da parte dell’Austria nel 1908 della Bosnia Erzegovina, una regione dell’impero Ottomano dove abitavano molti Serbi, aveva suscitato l’ostilità del regno di Serbia. Ø La Russia aspirava ad espandersi nei Balcani a spese dell’impero ottomano, per conquistare uno sbocco diretto sul mediterraneo. Per tal motivo appoggiava la Serbia nell’aspirazione delle popolazioni slave. ØAnche il nazionalismo alimentava rivalità e risentimenti. I numerosi movimenti nazionalisti speravano nella guerra.

Menù Sin dalla fine del 1800 in Europa nasce tra gli stati un forte

Menù Sin dalla fine del 1800 in Europa nasce tra gli stati un forte rapporto di alleanze con l’obiettivo del mantenimento della pace, ma poiché le alleanze vincolavano gli stati all’aiuto reciproco in caso di guerra, esse si trasformarono i alleanze contro qualcuno. Dal 1882 la Germania, l’impero austro ungarico e l’Italia facevano parte della Triplice Alleanza. L’accordo impegnava ciascuno dei tre stati ad intervenire in difesa degli altri, se fossero stati attaccati; conteneva, tuttavia, elementi di fragilità. Continuavano, infatti, ad esserci tensioni fra l’Austria e l’Italia, che aspirava a completare, dopo la guerra del 1866, l’unità nazionale, liberando il Trentino e la Venezia Giulia. Inoltre l’Italia non intendeva rispettare l’accordo in caso di conflitto contro l’Inghilterra. Infine, l’Italia sarebbe scesa in guerra solo se le nazioni amiche fossero state aggredite e non certo nel caso che l’aggressione fosse partita da loro, perciò il 3 Agosto 1914 l’Italia dichiara la propria neutralità La Francia, l’Inghilterra e la Russia si erano alleate firmando nel 1907 il patto della Triplice Intesa, per contrastare soprattutto la Germania. Le alleanze

Menù Il 28 giugno 1914 a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero

Menù Il 28 giugno 1914 a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero d’Austria e Ungheria, venne ucciso, assieme alla moglie Sofia, da un nazionalista serbo. Questo avvenimento segnò l’avvio della prima guerra mondiale. L’Austria ritenne la Serbia responsabile dell’attentato e minacciò la guerra; in realtà l’Austria voleva approfittare dell’occasione per conquistare la Serbia. Quando l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, 28 luglio 1914, entrarono in gioco le alleanze stabilite negli anni precedenti. Con l’eccezione dell’Italia, tutti i più importanti Stati europei entrarono in guerra: - Da una parte i cosiddetti imperi centrali (Austria - Ungheria e Germania. - dall’altra, le potenze della triplice intesa (Inghilterra, Francia, Russia) più la Serbia e altri Stati. Allo scoppio della guerra l’Italia si dichiarò neutrale. Il governo italiano si giustificò affermando che l’Austria e la Germania non erano state aggredite: le condizioni della triplice alleanza erano difensive e quindi non potevano essere applicate. La scintilla della guerra

Menù Scontro tra neutralisti e interventisti. La società italiana allo scoppio della guerra era

Menù Scontro tra neutralisti e interventisti. La società italiana allo scoppio della guerra era ben divisa in due rispettive fazioni: INTERVENTISTI NEUTRALISTI - I NAZIONALISTI: (fra cui si distingueva G. D’ANNUNZIO) volevano entrare in guerra contro l’Austria per liberare Trento e Trieste. - I GRANDI GRUPPI INDUSTRIALI: che pensavano ai profitti che avrebbero ricavato dalle spese di guerra. - ALCUNI SOCIALISTI E DEMOCRATICI: secondo i quali l’Italia doveva schierarsi con le nazioni democratiche (Inghilterra e Francia) contro gli Stati autoritari (Germania e Austria. - BENITO MUSSOLINI: che per tal motivo era stato espulso dal partito socialista. Gli interventisti erano una minoranza, ma potevano contare sull’appoggio del re e di molti giornali. Così il 26 aprile 1915 il governo italiano firmò a Londra un patto segreto con Francia e Inghilterra: l’Italia si impegnava ad entrare nel conflitto in cambio della promessa di notevoli acquisti territoriali. - SOCIALISTI: secondo loro questa era la guerra dei capitalisti, a cui i proletari non dovevano partecipare. - I CATTOLICI: il Papa Benedetto XV definirà la guerra un’orrenda carneficina che disonora l’Europa. MOLTI PARLAMENTARI LIBERALI, guidati da GIOLITTI, i quali pensavano che l’Austria avrebbe ricompensato con dei territori la neutralità dell’Italia, e che perciò l’intervento era inutile.

Menù 24 maggio 1915: L’ITALIA ENTRA IN GUERRA Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò

Menù 24 maggio 1915: L’ITALIA ENTRA IN GUERRA Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria. L’Austria era da tempo preparata a una guerra con l’Italia, perciò aveva predisposto una serie di fortificazioni ben armate lungo un fronte di 700 Km. A nord, dal Trentino alle Alpi Carniche e, ad est, lungo il fiume dell’Isonzo. L’esercito italiano era composto di circa un milione e mezzo di soldati, in maggioranza contadini, che erano costretti a lasciare le loro terre e le loro famiglie. Erano perciò maldisposti verso la guerra e inoltre erano poco addestrati e insufficientemente equipaggiati. Il comandante dell’esercito italiano, il generale Luigi Cadorna, lanciò, fra il giugno e il dicembre del 1915, quattro attacchi nel settore orientale. Queste battaglie “battaglie dell’Isonzo”, che pure costarono 60000 morti e 170000 feriti, non inflissero al nemico nessuna sconfitta e non aprirono nessuna breccia nelle linee austriache. Così anche sul fronte italiano cominciò quasi subito una dura guerra di posizione. Fu una guerra combattuta anche ad alta quota, in condizioni difficilissime, dove i soldati non morivano soltanto in combattimento, ma anche per il freddo, le fatiche, le malattie e i disagi insopportabili della trincea

Menù 1917: l’anno decisivo (entrata in guerra degli Stati Uniti) Per approvvigionare gli eserciti

Menù 1917: l’anno decisivo (entrata in guerra degli Stati Uniti) Per approvvigionare gli eserciti e la popolazione, Austria e Germania potevano contare quasi soltanto sulle risorse del loro territorio, perché la flotta inglese esercitava un rigido controllo sui mari e impediva alle navi mercantili di sbarcare rifornimenti nei porti tedeschi. Nell’intento di forzare il blocco economico e navale, la Germania decise di scatenare una guerra sottomarina indiscriminata, affondando tutte le navi, anche quelle neutrali, che si fossero avvicinate alle coste dei paesi nemici. L’arma usata, per attuare questo piano, fu il sommergibile. Uno di questi affondò il transatlantico Luisitania, che causò la morte di un migliaio di persone, fra cui 124 cittadini statunitensi. L’offensiva tedesca spinse il presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, a decidere l’entrata in guerra (6 aprile 1917) affianco dell’Intesa. Fino ad allora gli Stati Uniti avevano aiutato l’Inghilterra con crediti finanziari e forniture di materiale bellico. Con l’intervento diretto degli USA la superiorità di risorse degli alleati divenne enorme e la sconfitta degli imperi centrali apparve probabile.

Menù Il 24 ottobre 1917 un’offensiva austro tedesca sfondò a Caporetto, sull’alto Isonzo, le

Menù Il 24 ottobre 1917 un’offensiva austro tedesca sfondò a Caporetto, sull’alto Isonzo, le linee italiane. L’esercito italiano arretrò disordinatamente, con gravissime perdite, fino al monte Grappa e al fiume Piave. Il nemico catturò decine di migliaia di prigionieri e si impadronì di molto materiale. Con grande fatica si riuscì a stabilire una nuova linea di difesa lungo il fiume Piave. Questo fu possibile grazie agli ordini impartiti dal nuovo comandante supremo, Armando Diaz. Cadorna che attribuiva la catastrofe di Caporetto alla vigliaccheria dei soldati, venne sostituito. Intanto a causa dei ripetuti attacchi dei francesi, inglesi e americani, la situazione interna della Germania e dell’Austria precipitava. Fu così che l’esercito italiano passò alla controffensiva, ottenendo la decisiva vittoria di Vittorio Veneto. L’Austria chiese l’armistizio e l’Italia risultava vittoriosa (4 Novembre). L’imperatore austriaco Carlo d’Asburgo (salito al trono nel 1916, dopo la morte di Francesco Giuseppe) fu costretto ad abdicare e un’assemblea nazionale proclamò la nascita della repubblica austriaca. Anche in Germania l’imperatore Guglielmo II fu costretto ad abdicare e il 9 novembre fu proclamata la repubblica tedesca. Stessa sorte toccò all’impero ottomano, che si dissolse e dalle ceneri nacque la repubblica. 1917: la disfatta di Caporetto

Menù La prima guerra mondiale fu molto diversa dalle guerre precedenti. La classica battaglia

Menù La prima guerra mondiale fu molto diversa dalle guerre precedenti. La classica battaglia ottocentesca era caratterizzata dallo scontro in campo aperto tra gli eserciti, l’utilizzazione delle mitragliatrici e dei grandi cannoni rese impossibile questa tattica. Attaccare in campo aperto, infatti, significava farsi massacrare dal fuoco dell’artiglieria nemica. Da ciò derivò la guerra di trincea. I soldati erano esposti al sole, alla pioggia, alla neve. Erano costretti a vivere nella polvere o nel fango, a contatto con feriti e morti. Moltissimi soldati furono gravemente sconvolti per anni da questa esperienza. Le trincee erano collegate per mezzo di camminamenti. Attraverso questi camminamenti passavano i soldati, che portavano alla prima linea ordini, viveri o altri rifornimenti. Le trincee avversarie normalmente distavano 100 -400 metri. In mezzo, nella terra di nessuno, vi erano sistemati dei reticolati. Prima dell’assalto dovevano essere tagliati, con grave pericolo per gli uomini con questo incarico. Nonostante questi reticolati, il nemico era vicino. I tiratori scelti, i cecchini, erano sempre pronti a sparare. Un attacco o un bombardamento potevano avvenire in qualunque momento. A rendere ancora più dura la vita dei soldati giunsero anche i gas velenosi. La vita nella trincea

Menù Gli eserciti disponevano di armi nuove: fucili di precisione e mitragliatrici. Montate su

Menù Gli eserciti disponevano di armi nuove: fucili di precisione e mitragliatrici. Montate su solidi treppiedi, ben nascoste in postazioni ben mimetizzate, le mitragliatrici potevano sparare 500 colpi al minuto a grande distanza. Altra arma dominante nella guerra di posizione divenne l’artiglieria. Solo i cannoni, che sparavano da kilometri di distanza, potevano aprire varchi nelle linee difensive nemiche. Di solito un lungo bombardamento preparatorio (che poteva durare anche alcuni giorni) era il segnale che l’attacco stava per avvenire. Nel 1915 vi fu da parte dei tedeschi l’utilizzo delle bombe che sprigionavano gas velenosi e come difesa a quest’ultima arma fu inventa la maschera antigas. Gli inglesi , invece, verso la fine della guerra, sperimentarono il carro armato che rese possibile di nuovo una guerra di movimento. Infine, i cieli videro le prime battaglie aeree; ma, più che per i bombardamenti l’aereo fu usato per l’osservazione delle linee nemiche. Equipaggiamento e nuove armi

Le alleanze INGHILTERRA FRANCIA RUSSIA TRIPLICE INTESA VS TRIPLICE ALLEANZA ITALIA AUSTRIA GERMANIA

Le alleanze INGHILTERRA FRANCIA RUSSIA TRIPLICE INTESA VS TRIPLICE ALLEANZA ITALIA AUSTRIA GERMANIA

Alsazia e Lorena

Alsazia e Lorena

VITTORIO VENETO

VITTORIO VENETO

PIAVE Il Piave nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle

PIAVE Il Piave nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle pendici meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada, in provincia di Belluno, a quota 2. 037 m s. l. m. La sua foce è nel Mar Adriatico, a nord-est di Venezia, presso il porto di Cortellazzo fra Eraclea e Jesolo.

ARMANDO DIAZ Armando Vittorio Diaz (Mercato San Severino, 5 dicembre 1861 – Roma, 29

ARMANDO DIAZ Armando Vittorio Diaz (Mercato San Severino, 5 dicembre 1861 – Roma, 29 febbraio 1928) è stato un generale italiano, capo di Stato Maggiore del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, ministro della guerra e maresciallo d'Italia. Nominato Duca della Vittoria alla fine della guerra Nel 1914, alla dichiarazione di intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale, Luigi Cadorna lo nominò maggior generale, con incarico al Corpo di Stato Maggiore come addetto al comando supremo del reparto operazioni. Ma nel giugno del 1916 chiese di essere destinato a un reparto combattente. Promosso tenente generale di divisione, gli fu affidato il comando della 49 a Divisione nella 3 a Armata, e nell'aprile del 1917 assunse la carica superiore al XXIII Corpo d'armata. Questo breve periodo prima di Caporetto gli valse la medaglia d'argento al valor militare per una ferita riportata alla spalla. La sera dell'8 novembre 1917 fu chiamato, con Regio Decreto, a sostituire Luigi Cadorna nella carica di capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano. Egli disse in proposito: «Assumo la carica di capo di Stato Maggiore dell'esercito. Conto sulla fede e sull'abnegazione di tutti» . E ancora, sulla condizione dell'esercito: «L'arma che sono chiamato a impugnare è spuntata: bisognerà presto rifarla pungente: la rifaremo» . Recuperato quello che rimaneva dell'esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto, organizzò la resistenza sul monte Grappa e sul fiume Piave. Memore della esperienza nello Stato Maggiore di Cadorna, decentrò molte funzioni ai sottoposti, riservandosi un ruolo di controllo. Nell'autunno del 1918 guidò alla vittoria le truppe italiane, iniziando l'offensiva il 24 ottobre, con lo scontro tra 55 divisioni italiane contro 60 austriache. Il piano non prevedeva attacchi frontali, ma un colpo concentrato su un unico punto - Vittorio Veneto - per spezzare il fronte nemico. Iniziando una manovra diversiva, Diaz attirò tutti i rinforzi austriaci lungo il Piave, che il nemico credeva essere il punto dell'attacco principale, costringendoli all'inazione per la piena del fiume. Nella notte tra il 28 e 29 ottobre, Diaz passò all'attacco, con teste di ponte isolate che avanzavano lungo il centro del fronte, facendo allargare le ali per coprire l'avanzata. Il fronte dell'esercito austriaco si spezzò, innescando una reazione a catena ingovernabile. Il 30 ottobre l'esercito italiano arrivò a Vittorio Veneto, mentre altre armate passarono il Piave e avanzarono, arrivando a Trento il 3 novembre. Il 4 novembre 1918 l'Austria capitolò, e per la storica occasione Diaz stilò il famoso Bollettino della Vittoria, in cui comunicava la rotta dell'esercito nemico ed il successo italiano.

TRENTINO E VENEZIA GIULIA TRENTINO VENEZIA GIULIA

TRENTINO E VENEZIA GIULIA TRENTINO VENEZIA GIULIA

LUIGI CADORNA Ascolta il discorso di Cadorna per la disfatta di Caporetto

LUIGI CADORNA Ascolta il discorso di Cadorna per la disfatta di Caporetto

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