Antonella Stirati Dipartimento di Economia Universit Roma Tre
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Antonella Stirati, Dipartimento di Economia, Università Roma Tre Audizione XIV Commissione politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati Roma, 17 giugno 2020
Quali prospettive per l’Italia? • Pensare di ridurre il debito-Pil con avanzi primari già a partire dai prossimi anni avrebbe effetti drammatici sull’economia e anche sul rapporto debito-PIL (che aumenterebbe). E’ una strada che ci porterebbe a dover scegliere tra italexit o default+crisi bancaria+Troika. • L’unica possibilità è un percorso tale da mantenere per lunghi periodi di tempo il tasso di interesse nominale medio sull’intero stock di debito pubblico più basso del tasso di crescita nominale del PIL: • i<g • Se il saldo primario è in pareggio, i (tasso di interesse medio sullo stock di debito) rappresenta anche il tasso di crescita del debito, mentre g è il tasso di crescita del PIL.
Il MES ‘pandemico’ • Prestito di 37 miliardi per spese sanitarie dirette e indirette (? ), con maturità decennale e tasso di interesse molto basso. L’importo andrebbe comunque a gravare sul debito pubblico italiano. • Vantaggi economici diretti (risparmi) limitati MASSIMO 700 milioni all’anno per 10 anni rispetto alla alternativa emissione di titoli del debito pubblico • Vantaggi economici INDIRETTI e poco probabili: il ricorso al MES è condizione necessaria MA NON SUFFICIENTE, perché la BCE possa dar luogo al programma OMT – mai sinora utilizzato – di acquisto illimitato dei titoli del paese. Ma accetterebbe mai il board della BCE di approvare tali misure per l’Italia, per di più senza porre condizioni macroeconomiche? Sembra piuttosto improbabile • Insidie: questo tipo di prestito NON comporta una condizionalità iniziale, al momento del prestito eccetto i vincoli di destinazione. Ma come da trattati istitutivi, rimane vero che i paesi debitori del MES sono sottoposti ex-post da parte della Commissione a sorveglianza rafforzata sulla situazione macroeconomica. Cfr Cottarelli e Moavero in un loro articolo su Repubblica:
• “Gli effetti dell’ineludibile "sorveglianza rafforzata" sono comunque significativi per lo Stato (vedi articolo 3): una più attenta indagine sulle sue finanze, con l’obbligo di fornire a livello Ue le medesime informazioni previste dalla procedura d’infrazione per disavanzi eccessivi; le "missioni di verifica periodiche" della Commissione, della Bce, "se del caso, con l’Fmi" (stessi attori, pur con ruolo diverso, della troika); poi, il Consiglio Ue può — punto nodale — raccomandare allo Stato "misure correttive" o un "progetto di programma di aggiustamento macroeconomico", una "raccomandazione" di peso, specie se combinata al timore della reazione negativa dei mercati. ” (Carlo Cottarelli e Enzo Moavero, Repubblica del 28 aprile 2020)
Il next generation EU • Secondo la proposta della Commissione si tratta di un ‘Pacchetto’ di 750 miliardi in 4 anni (eu 27) erogabili come prestiti ai paesi o come sovvenzioni contenenti un elemento di ‘fondo perduto’. • MODALITA’ di FINZIAMENTO • Per tutti i 750 miliardi la Commissione ricorrerà ai mercati finanziari emettendo titoli a basso tasso di interesse e maturità variabile tra 2028 e 2058. L’importo del programma non graverà sui bilanci dei singoli paesi e nel computo del loro debito pubblico. • I tassi di interesse su questi titoli sarebbero pagati dalla Commissione con ‘risorse proprie’ (IVA; tassazione ‘green’; multinazionali). E’ ragionevole ipotizzare che il contributo proveniente da ciascun paese alle entrate fiscali della Commissione sia proporzionale alla sua quota sul PIL europeo (IT: 12, 8% nel 2019)
RIMBORSO DEI TITOLI A SCADENZA • ‘Risorse proprie’ derivanti da prelievo fiscale della Commissione • Per la parte non coperta dalla Commissione: contributo che i singoli paesi dovranno dare, diverso a seconda dello strumento utilizzato (grants o loans – ‘sovvenzioni’ o prestiti) • I singoli paesi otterranno le risorse per rimborsare i prestiti e ‘sovvenzioni’ verosimilmente con emissione di titoli di debito pubblico. MOLTO IMPORTANTE a tale riguardo però la lunga MATURITA’ e dilazione nel tempo delle scadenze dei titoli emessi dalla Commissione.
Erogazione del ‘Recovery fund’ • LOANS/PRESTITI: devono essere restituiti per intero dal paese ricevente • ‘GRANTS’/’SOVVENZIONI’: distribuzione: (disponibilità massima) in base ad un insieme di indicatori (reddito procapite, disoccupazione); rimborso: in base alla quota di PIL della UE rappresentato dal PIL del paese. Per l’Italia si prospetta un massimo di erogazione pari al 20, 4% dei ‘grants’ e una quota di restituzione del 12, 8%. • IMPORTI EROGABILI • Dei 750 miliardi previsti • RECOVERY AND RESILIENCE FACILITY: • 560 miliardi divisi tra 310 ‘GRANTS’ e 250 LOANS destinati entrambi a investimenti pubblici (‘Green’ e digitalizzazione) e riforme. • Dei rimanenti 190, distribuiti su programmi europei già esistenti, secondo la relazione di accompagnamento 140 sarebbero anch’essi distribuiti come ‘Grants’ • Per i 560 miliardi: importo massimo spettante all’Italia di ‘Grants’ 63 miliardi sui 310 suddivisi in 4 anni + prestiti con un limite massimo pari al 4, 7% del Pil cioè circa 84 miliardi, distribuiti su 4 anni. • Se i 140 si distribuiscono allo stesso modo sarebbero altri 28 miliardi. Quindi grants sarebbero 63 + 28 = 91. Di questi si rimborserebbero 57, 6 miliardi cioè il 12, 8 di 450 (310+140).
Impatto macroeconomico • Dunque le risorse effettivamente ‘a fondo perduto’ al massimo 34 miliardi su 4 anni, 8, 5 miliardi annui. (per confronto: contributo netto annuo dell’Italia al bilancio europeo tra i 4 e 5 miliardi) • Paesi contributo netto molto elevato Est Europa (e Spagna), molto meno l’Italia. La ‘condizionalità’ dovrebbe tener conto del fatto che si tratta, per lo più, di ‘soldi nostri’. • L’impatto della spesa aggiuntiva per l’Italia sarebbe al MASSIMO (cioè se tutto il potenziale previsti venisse utilizzato, compresi tutti i prestiti disponibili) di circa 44 miliardi di euro all’anno per 4 anni, pari (su base annua) a circa il 2, 3% del PIL del 2019. • Nella negoziazione: preservare o allungare maturità; molta attenzione ai contenuti della condizionalità; criteri di contribuzione tali da non diventare il alcun caso contributori netti (anche in caso di mancata erogazione); inserire tra i criteri assegnazione anche danni da Covid - caduta Pil nella prima parte del 2020.